catwalk ha scritto: Il berretto frigio simbolo di Libertà. Dal culto di Mitra a Salvador Dalì, passando per Robespierre http://cedocsv.blogspot.com/2015/06/il- ... berta.html"Copriti con questo berretto: vale più della corona di un re" ...
E dunque, da dove viene questo copricapo, e perché la sua valenza simbolica lo ha reso così espressivo? Per capirne la genesi dobbiamo risalire le tappe storiche che lo hanno visto protagonista.
In primis bisogna considerare la sua forma peculiare, che nasce da quella della pelle di un capretto aperta. Inizialmente, infatti, il copricapo era ottenuto da una pelle intera: le zampe posteriori erano legate al mento mentre quelle anteriori formavano la sua caratteristica protuberanza anteriore, che poteva pendere sul davanti o sul dietro o rimanere in posizione verticale.
Col tempo non è stato più ottenuto in questo modo, ma ha mantenuto la caratteristica forma che ancora allude all’originaria preparazione.
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I MISTERI ELEUSINI
I primi testi che ci parlano del berretto frigio — detto così perché, come vedremo, diviene famoso come copricapo degli antichi persiani che avevano nel VI secolo a C. conquistato la Frigia, l’attuale Anatolia turca — sono quelli inerenti ai Misteri eleusini, riti religiosi misterici che si celebravano ogni anno nel santuario di Demetra nell’antica città greca di Eleusi. Al culmine del rito, dice Ermia Alessandrino, nell’epopteia, la visione: «L’anima recupera la totalità della sua essenza dalla frammentarietà e dalla molteplicità del sensibile».
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MITRA
Ma, prima delle divinità greche, che d’altra parte veicolavano il medesimo significato simbolico, il berretto fu utilizzato dai sacerdoti del Sole, nella regione della Frigia, per i riti dedicati al dio Mitra.
La figura di Mitra compare primariamente nei Veda, gli antichi testi indiani risalenti al XX secolo a C., come uno degli Aditya, un gruppo di divinità solari dell’induismo discendenti da Aditi e Kashyapa.
Aditi è una Dea Madre, una delle innumerevoli ipostasi della Grande Dea nei secoli, nel Ṛgveda, (I, 89,10), il testo più antico, si dice: «Aditi è il firmamento, Aditi è l’atmosfera, Aditi è la madre, è il padre, è il figlio, Aditi è tutti gli Dei, Aditi è le cinque razze degli uomini, Aditi è ciò che è già nato, Aditi è ciò che deve ancora nascere».
Kasyapa è invece una figura paterna, un dio-Padre che, all’epoca della religiosità pre-vedica, era un dio primordiale divenuto poi, in epoca vedica, lo sposo di Aditi. Joseph Campbell nel suo "Le maschere di Dio", saggio sulla mitologia orientale, ci ricorda come fosse originariamente raffigurata come una mucca.
Da qui una prima relazione col toro mitraico che troveremo in tutte le raffigurazioni posteriori. Mitra, divinità dunque di origine indo iranica, primariamente parte di una trinità formata da madre, padre e figlio, sussunse poi col tempo le altre due assumendo una sempre maggiore importanza nella civiltà persiana fino a identificarsi, nella concezione rigidamente monoteista dello Zoroastrismo, o Mazdeismo appunto, con Ahura Mazda l’unico Dio, creatore del mondo sensibile e di quello sovrasensibile.
Questo nome in avestico significa «spirito che crea con il pensiero» da: Ahura derivato dall’antico avestico anshu nel significato di «respiro vitale», collegato ad ansu (spirito), e Mazdā derivato dalla radice indoeuropea mendh che indica l’«apprendere»; quindi nel significato di «memoria» e «pensiero».
Qui si mostra una seconda determinante simbolica legata al berretto frigio: il «retto pensiero» che, con la retta visione epopteica si pone come ulteriore elemento della triade simbolica che verrà poi completata dall’agire libertario.
Il culto di Mitra appare per la prima volta a Roma all’epoca di Nerone, che si fece iniziare ai suoi misteri; nel tempo, sostenuto dai legionari romani che lo avevano importato dall’Oriente perché vedevano in lui un dio guerriero per via della sua lotta contro il Toro — al tempo stesso simbolo astrologico delle rinascente primavera e emblema della forza creatrice — si diffuse a tal punto che convenne agli imperatori, capi supremi dell’esercito, divenire miste, cioè iniziati e gran sacerdoti del dio.
Con Aureliano, nel 279 d.C., il culto fu poi fatto coincidere con quello del dio Sole, il Sol Invictus e, da quel momento, la fede in Mitra e la sua adorazione divennero un dovere che l’imperatore esigeva in modo da legittimare il suo potere teocratico.
La religiosità mitraica, misterica ed esoterica, comprendeva sette gradi:
corvo, ninfo, miles, leone, persiano, heliodromos e Pater,
che riproponevano simbolicamente il viaggio dell’anima a ritroso, cioè nella sua risalita attraverso le varie sfere, sino ad oltrepassare quella dell’Aquila, vertice del mondo delle Potenze, e raggiungere così il Principio, il Mondo dell’Origine, l’iperuranio platonico in cui vivono le Idee.
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_________________ " La Giustizia del Padre è lenta ed Inesorabile. " Eugenio Siragusa
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