San Nicola, l’inverosimile Vescovo di Myra, patrono di Bari
San Nicola è oggetto di culto da parte di quasi tutta la cristianità e, in Italia, specificamente dagli abitanti di Bari, città capoluogo della Regione Puglia.
Secondo la Chiesa Cattolica (vedi sito web Cathopedia, Enciclopedia Cattolica), san Nicola sarebbe probabilmente nato a Pàtara di Licia, odierna Turchia, fra il 260 ed il 280 d.C. e, in quanto figlio di ricchi cristiani ne divenne erede dopo la loro morte, quindi, manco a dirlo, avrebbe impiegato il considerevole patrimonio in favore dei bisognosi. Le narrazioni biografiche delle sue gesta, diffuse dai suoi inventori, riferiscono che san Nicola si distinse subito con svariati atti di fede mirabolanti in favore del prossimo (che risparmiamo ai lettori), grazie ai quali il popolo di Myra lo acclamò unanimemete Vescovo di quella città.
Il santo Vescovo raggiunse l’apice del suo cursus miraculorum “facendo resuscitare tre bambini, uccisi e messi sotto sale da un macellaio malvagio per venderne la carne” (Cathopedia, Enciclopedia Cattolica).
In seguito, nella sua veste di Vescovo, Nicola forse avrebbe partecipato al Concilio di Nicea del 325 d.C. sotto Costantino il Grande e, “in un momento d’impeto avrebbe preso a schiaffi Ario”, il capo degli eretici. Nicola sarebbe poi morto di vecchiaia nel 343 d.C. all’età di 73 anni (cfr Cathopedia).
Tutto ciò premesso, visti i numerosi condizionali biografici, ci sentiamo in dovere di verificare l’esistenza del presunto santo avvalendoci delle antiche fonti storiche dirette.
Era dall’epopea degli Apostoli che non avvenivano più resurrezioni, pertanto, una volta conseguito simile curriculum vitae “San Nicola, Vescovo di Myra in Licia, celebre per la sua santità e la sua intercessione presso il trono della grazia divina” (Martirologio Romano), il nostro “Nicola”, immancabilmente, avrebbe dovuto essere conosciuto dal principale cronista cristiano di tutti i tempi: Eusebio di Cesarea, con sede in Nicomédia in Bitinia, nella corte di Costantino il Grande, e autore della "Historia Ecclesiastica": il primo e più antico documento storico riguardante le biografie di tutti i Vescovi ed i màrtiri beatificati, dall'epoca degli apostoli sino al 325 d.C.
A maggior ragione in quanto sia Nicola che Eusebio erano entrambi coevi e “colleghi spirituali” di Diocesi vicine comprese nella attuale Turchia (Lycia et Bithynia). Ma il Vescovo Eusebio di Cesarea non ha mai sentito parlare di alcun “Vescovo Nicola”, né delle sue mirabilia celestiali, tantomeno che abbia malmenato l'eresiarca Ario.
Come non conoscevano “san Nicola Vescovo di Myra” gli scribi redattori degli ultimi due manoscritti della “Historia Ecclesiastica” di Eusebio, risalenti al tardo medio evo - il “Codex Parisinus 1431” (sec. XII) ed il “Codex Parisinus 1433” (sec. XII) - i quali, se avessero saputo del plurisecolare avvento del santo Vescovo Nicola, "resuscitatore di bambini in salamoia”, ne avrebbero trascritto le gesta.
Così come, è altrettanto vero, neppure lo storico cristiano e Dottore della Chiesa, san Girolamo Sofronio, segretario del Pontefice Massimo, Papa Damaso I, mezzo secolo dopo Eusebio, aveva mai sentito nominare “san Nicola, il Vescovo resuscitatore di bambini sotto sale”, degno di essere commemorato fra “Gli uomini illustri” (De viris illustribus), opera principale di Girolamo (dopo la traduzione della Bibbia “Vulgata” latina), a testimonianza dell’esistenza della “sequela Christi” concernente tutti gli eroi, protagonisti della intera cristianità, sin dalla risalita in cielo di Cristo Salvatore.
Addirittura, non conoscevano “san Nicola” neanche gli amanuensi che, a fine IX secolo, trascrissero il “De viris illustribus” di Girolamo nel “Codex Ms 2Q Neoeboracensis”, oggi custodito nel Seminario Teologico di New York.
Ma allora, poiché sino a tutto il XII secolo nessuno aveva mai sentito parlare di san Nicola, a quando risale il primo manoscritto che ne attesti l’invenzione, peraltro tanto ingenua quanto inverosimile? La Chiesa esibisca un autentico manoscritto antico che dimostri da chi e quando le presunte “spoglie” - miseri anonimi resti umani battezzati come “reliquie” - vennero prelevate.
E da quale antica catacomba, risalente al 343 d.C. (anno della morte del màrtire), furono asportate per essere deposte, secoli dopo, in un sarcofago - all’interno di un comune edificio (non Chiesa) di Myra datato all’VIII secolo - e successivamente traslate a Bari nell’XI secolo, poco prima che iniziassero le Crociate.
Rispondano alla domanda d’obbligo le sottili menti vaticane! A quale data risale il più antico documento capace di informare l'intera cristianità di tale sequela di vicende, dalla natività del santo Nicola sino all'ultima traslazione della salma a Bari? Eventi sconosciuti da tutti gli storici cristiani fino al XII secolo!
E' oltremodo evidente che stiamo parlando di una leggenda, inventata in epoca posteriore da ipocriti prelati cristiani, pertanto ancora sconosciuta dall’altro grande popolare “reporter”, inventore di miti e miracoli falsamente accreditati agli apostoli ed ai loro successori: Jacopo da Varazze, autore della famosa “Legenda Aurea”, risalente a fine XIII secolo, riguardante le “fanta biografie” di 243 santi protagonisti dell’Epopea Cristiana, dagli apostoli fino al tardo medio evo. Dunque, il Vescovo Jacopo da Varazze, morto a Genova il 1298, non sapeva niente di “san Nicola, Vescovo e resuscitatore di bambini”, tantomeno del macchinoso iter delle sue spoglie, forzosamente inventato dai soliti ignoti che citarono falsi protagonisti al punto di coinvolgere le città di Bari e Venezia, i cui abitanti - stando a quanto ci si vuol far credere - ambivano la salma del santo.
"Una spedizione barese di 62 marinai, tra i quali i sacerdoti Lupo e Grimoldo, partita con tre navi di proprietà degli armatori Dottula, raggiunse Myra e si impadronì delle spoglie di Nicola che giunsero a Bari il 9 maggio 1087".
Così recitano i tardivi inventori del mito di san Nicola, narrati da Cathopedia, del quale ne evidenzia la grande diffusione: "Tale tradizione si consolidò ulteriormente nel tempo, anche per il gran numero di eventi prodigiosi a lui imputati e che si diffusero ampiamente in Oriente, a Roma e nell'Italia meridionale".
Ma in tal caso, se queste narrazioni prodigiose fossero basate su autentiche vicende, inevitabilmente tali fatti avrebbero dimostrato la popolare conoscenza del santo, sia in Oriente che in Occidente ... al contrario, una notorietà ignorata da Jacopo da Varazze e tutti i suoi contemporanei: un insieme di riscontri che smentiscono l’esistenza di san Nicola e la insensata “odissea” delle sue oscure spoglie.
Stabilto ciò, ci dicano pure, adesso, gli opportunisti chiesastici: quando e chi iniziò a identificare il mai esistito “san Nicola” con “Babbo Natale”? Infatti - stando alle favole escogitate dagli attuali falsari ecclesiastici che evitano di citare le fonti dirette - per i moderni cristiani “san Nicola” equivale al femminile “santa Claus”… con tanto di barbone bianco.
Ignorando le comprovate risultanze storiche, basate su precise fonti dirette, il Prof. Alessandro Barbero, bravo medievista ma inetto in “Storia del Cristianesimo”, allo scopo di ingraziarsi il potente Vaticano, in data 25 dicembre 2017 ore 21,10, “scende in campo” su Rai Storia introducendo, quindi garantendone la vericidità, lo pseudo documentario “Il vero volto di Babbo Natale”.
Di fatto assistiamo alla “ricostruzione scientifica”, operata da un gruppo di ricercatori, impegnati a ricostruire il volto di miseri resti anonimi nella convinzione, loro indotta, che siano quelli reali di “san Nicola”.
Una inutile rappresentazione, oltretutto ridicola per il fine palesemente errato dato il suo falso presupposto, secondo la quale risulta che l'impossibile santo avesse il naso fratturato, fatto che, secondo gli "illuminati" scienziati animisti “rende il volto più realistico”.
Questo è un enunciato buono come barzelletta, tenuto conto che, dalla rabberciata biografia ecclesiastica riguardante san Nicola, "il risuscitatore di bambini in salamoia", non risulta alcun evento che giustifichi tale violenta fatalità. Semmai, al contrario, la frattura porta ad escludere un “Babbo Natale” col naso rotto: un inaspettato “incidente archeologico” falsamente reinterpretato dagli scienziati amanti dell'Aldilà nella convinzione che il mondo sia pieno di sprovveduti e, in quanto tali, inconsapevoli del fatto che tutte le icone dedicate a san Nicola lo rappresentano col naso dritto.
E’ come se un dottore pretendesse di curare un paziente avvalendosi di una radiografia riguardante un altro malato ... il tutto sotto la sovrintendenza del “Primario” Prof. Alessandro Barbero.
Risultato: grazie agli opportunisti "studiosi chiesastici", il secolare lavaggio del cervello religioso è stato capace di piegare la scienza al proprio fine rendendola complice di una spettacolare contraffazione, utile al possente Clero per indottrinare le ignare masse al Credo della salvezza eterna … contrapposto al Ricatto delle fiamme dell’inferno.
Epilogo: è doveroso informare i lettori che la pubblicazione del presente studio, relativo alla inesistenza di san Nicola, ha causato il seguente scambio epistolare con il prof. Alessandro Barbero.
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