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MessaggioInviato: 02/11/2009, 20:42 
Ecco, sia chiaro per tutti, questi temi hanno bisogno di un' assimilazione lenta e meditata.

Rileggere anche 10 volte un post e un libro non fa male.

zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 02/11/2009, 20:43, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 03/11/2009, 08:12 
Cita:
barionu ha scritto:


Rileggere anche 10 volte un post e un libro non fa male.

zio ot [;)]


... e la faccina che legge e beve una tazza di te???
ma dove le prendi???



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MessaggioInviato: 03/11/2009, 12:27 
Archivio zio ot . [;)]

PER EMILIO E A TUTTI GLI STUDIOSI

Il titolo : sempre IL CRSISTO STORICO DI ...

Se volete aprirne altri , specificate il tema , ad es. :

Il Cristo Storico di Emilio Salsi . Paolo di Tarso.

Ordine, teufel, ordine ! [;)] [8D]


zio ot [img]/Public/data/Barionu/200842184257_bevo.gif[/img]


Ultima modifica di barionu il 03/11/2009, 12:28, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 04/11/2009, 19:21 
http://www.capurromrc.it/cristo/1trial.html
(GESU' IL CRISTO - QUALCHE IPOTESI SULLA FIGURA STORICA)
il processo
A latere della breve disquisizione sulla figura di Cristo credo opportuno fornire qualche chiarimento in merito alla questione del "processo", che, oltre a costituire una delle cause prime della squallida persecuzione attuata verso gli ebrei, sembra rappresentare una graziosa ed incompetente giustificazione di un possibile evento di "giustizia" (la crocifissione) per i cristiani a venire.
Vorrei evitare di trattare l'eventuale problema della "responsabilità" dell'esecuzione di Gesù, limitando l'indagine agli aspetti di incongruità che questo processo ha evidenziato nei racconti e nelle relazioni canoniche.
A questo scopo mi permetto di fare seguire una serie di tabelle di comparazione delle sezioni dei vangeli che attengono all'argomento. I testi sono tratti da, The Trial of Jesus of Nazareth , Samuel Brandon, 1968, London , nella traduzione di Matilde Segre. L'ordine degli eventi, come noto, non è precisamente lo stesso nei quattro documenti, così come la loro descrizione, e, volutamente, mentre mi attengo alla sequenza di Marco ho cercato di adattare quanto contenuto negli altri tre vangeli. Il controllo della sequenza, peraltro critico solo in Giovanni, risulta agevole attenendosi alle numerazioni originali. Ad ogni tabella provvedo a premettere un breve commento/segnalazione al fine di porre in evidenza le discrepanze più significative. In calce alla sequenza di tabelle seguirà un'analisi riassuntiva del processo:

L'ARRESTO/CATTURA :
Si verifica di notte (la Legge Ebraica prevede che, salvo in caso di flagranza, si debba verificare di giorno, alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti, proprio perché nulla deve essere in ombra o nascosto), apparentemente in assenza di un vero e proprio mandato legale (di cui potremmo però ipotizzare la ragionevole esistenza). La procedura ha le caratteristiche di una cospirazione con la presenza dichiarata di almeno un cospiratore/traditore: il povero Giuda, forse deluso nelle sue speranze patriottiche dal messia.

MARCO (Roma, ca 70/90 e.V.)
43. e subito, mentre ancora parlava, si accosta Giuda, uno dei dodici, e con lui una turba con spade e bastoni, da parte dei capi dei sacerdoti, degli scribi e degli anziani. 44 Colui che lo tradiva aveva dato loro un segnale dicendo:"Colui che bacerò è lui. Prendetelo e conducetelo via tenendolo ben stretto". 45 E arrivato, tosto fattosi avanti, gli dice: "Maestro" e lo baciò. 46 Essi allora gli misero le mani addosso e lo arrestarono.

MATTEO (Alessandria, ca 80/100 d.C)
47 E mentre egli ancora parlava ecco venire Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui molta folla con spade e bastoni da parte dei pontefici e degli anziani del popolo. 48 Colui poi che lo tradiva aveva dato loro un segno dicendo: "Quello che bacerò è lui, arrestatelo". 49 E subito, avvicinatosi a Gesù, disse: "Salve Rabbi" e lo baciò. 50 Ora Gesù gli disse: "Amico, a che scopo sei qui?". Allora quelli, fattisi avanti, misero le mani su Gesù e l'afferrarono.

LUCA (Grecia o Siria, ca 85/100 e.V.)
47 mentre ancora parlava, ecco della gente e colui che era chiamato Giuda, uno dei dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo.48 Gesù gli disse:"Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?".

GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V.)
3 Giuda dunque, presa la coorte e la schiera dei servi dai pontefici e dai farisei, arriva là con lanterne, torce ed armi. 4 Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadere, uscì e disse loro: "Chi cercate?". 5 Gli risposero: " Gesù Nazareno". Dice loro: "Sono io". Era con loro anche Giuda, quello che lo tradiva. 6 Come dunque egli ebbe detto loro: "Sono io" essi arretrarono e caddero a terra. 7 Allora egli domandò loro di nuovo: "Chi cercate?". E quelli dissero: "Gesù Nazareno". 8 Rispose Gesù: "Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano". 9 Onde si adempisse la parola che aveva detto: "Non ho perduto alcuno di quelli che mi hai dato".
LA REAZIONE : esiste una reazione armata e violenta da parte dei presenti (apostoli, discepoli ed altri). E' bene ricordare la raccomandazione di Gesù di acquistare e/o procurarsi due spade (le due spade rituali dei guerrieri ebrei: corta e lunga). Notare anche nel corso di tutto l'evento il persistente riferimento alle profezie, costante anche nel resto dei resoconti evangelici (la venuta, Deuteroisaia; figlio dell'Uomo, Daniele; arrivo a Gerusalemme, Deuterozaccaria; espulsione dei mercanti, Geremia; sofferenze e squartazione, Zaccaria; ritorno in gloria , Baruch; etc. etc.)
MARCO (Roma, ca 70/90 e.V.) GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V.)
47 Ma uno dei presenti, sguainata la spada, colpì il servo dal capo dei sacerdoti e gli portò via l'orecchio. 48 E Gesù, rispondendo, disse loro: " Siete venuti come contro un ladro con spade e bastoni a catturarmi. 49 Ogni giorno ero presso di Voi nel tempio ad insegnare e non mi avete preso, ma questo avviene perché si compiano le Scritture". 50 E abbandonatolo, tutti figgirono. 51 Vi fu però un giovanetto che lo seguiva, avvolto il corpo nudo in un lenzuolo, e lo prendono; 52 ma quello, lasciato il lenzuolo, se ne fuggì nudo.

MATTEO (Alessandria, ca 80/100 d.C)
51 Ed ecco che uno di quelli che erano con Gesù, stesa la mano trasse fuori la sua spada e, percotendo il servo del pontefice, gli tagliò un orecchio. 52 Allora Gesù gli dice: "Rimetti la tua spada al suo posto, poiché tutti coloro che prendono la spada di spada periranno. 53 Credi tu che non possa raccomandarmi al Padre mio, il quale mi manderebbe subito più di dodici legioni di angeli? 54 Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che così avvenga?". 55 In quello stesso momento Gesù disse alle folle: " Come contro un brigante siete usciti con spade e bastoni per prendermi. Ogni giorno sedevo nel tempio per insegnare e non mi avete preso. 56 Ma tutto questo è avvenuto, affinché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

LUCA (Grecia o Siria, ca 85/100 e.V.)
49 Quelli che gli stavano attorno, vedendo ciò che stava per accadere, dissero:"Signore, colpiamo con la spada?". 50 E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli portò via l'orecchio destro. 51 Ma Gesù disse: "Lasciate, Non più". E, toccato l'orecchio, lo risanò. 52 Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, comandanti delle guardie del tempio ed anziani: "Come contro un brigante siete venuti con spade e bastoni. 53 Ogni giorno ero con Voi nel tempio e non m avete messo le mani addosso, Ma questa è la Vostra ora e il potere delle tenebre".

GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V.)
10 Simon Pietro allora, che aveva una spada, la sguainò, colpì il servo del pontefice e gli mozzò l'orecchio destro. Ora quel servo aveva nome Malco. 11 Gesù disse a Pietro: "Rimetti la spada nella guaina. Non berrò dunque il calice che mi ha dato il Padre?".

PRIMO SINEDRIO: sempre notte. La convocazione del Sinedrio appare ufficiosa ed irregolare. Sono presenti testimoni, falsi o non concordi. Sono presenti, indebitamente, sia discepoli sia altri soggetti non appartenenti alla corte. Vengono portate accuse di blasfemia e viene "estorta" una sorta di confessione, con seguente unanimità dei voti. I primi interrogatori vengono posti in essere da singoli individui ed in assenza di una corte legale. L'arrestato viene indebitamente maltrattato.

MARCO (Roma, ca 70/90 e.V.)
53 Allora, essi condussero Gesù davanti al capo dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. 54 E Pietro lo seguì da lontano fin dentro l'atrio del capo dei sacerdoti. E si mise a sedere coi servi e si scaldava al fuoco. 55 Ora i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per farlo morire, ma non la trovavano, 56 perché molti testimonivano falsamente contro di lui, ma le loro testimonianze non erano concordi, 57 E alcuni dei presenti testimoniavano il falso contro di lui dicendo: 58 "Noi l'abbiamo sentito dire: Io distruggerò questo tempio fatto da mano d'uomo e in tre giorni ne costruirò un altro non fatto da mani d'uomo". 59 Ma neppure così la loro testimonianza era concorde. 60 E alzatosi in mezzo, il capo dei sacerdoti interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Di cosa costoro ti accusano?". 61 Ma egli taceva e non rispose nulla. Di nuovo il capo dei sacerdoti lo interrogava e gli dice: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Benedetto?". 62 Gesù rispose: "Io lo sono, e vedrete il Figlio dell'Uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo". 63 Allora il capo dei sacerdoti, strappandosi le vesti, dice: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64 Avete sentito la bestemmia? Che vi pare?", Tutti allora sentenziarono che era reo di morte. 65 E alcuni cominicarono a sputargli addosso, gli coprivano il volto e lo schiaffeggiavano dicendogli: "Indovina". E i servi gli davano degli schiaffi.

MATTEO (Alessandria, ca 80/100 d.C)
57 Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero da Caifa, sommo sacerdote, presso il quale gli scribi e gli anziani si erano radunati. 58 Pietro lo seguiva da lontano fino al cortile del sommo sacerdote, ed entratovi, sedeva con i servi per vedere la fine. 59 Ora i pontefici e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire, 60 ma non ne trovavano, pur essendosi presentati molti falsi testimoni. Finalmente , accostatisi due, 61 dissero: "Costui ha detto: Io posso distruggere il tempio di Dio e riedificarlo in tre giorni". 62 Il sommo sacerdote, alzatosi, gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testificano costoro contreo di te?" 63 Ma Gesù taceva. Il sommo sacerdote gli disse: " Ti scongiuro per il Dio vivente, che tu ci dica se sei il Cristo, il Figlio di Dio". 64 Gesù gli risponde: "Tu l'hai detto. Anzi vi dico: da ora vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza, venire sulle nubi del cielo". 65 Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti, dicendo: "Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora voi avete udito la sua bestemmia. 66 Che ve ne pare?". Ora quelli, rispondendo, dissero: " E' reo di morte!". 67 Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri poi lo percossero, 68 dicendo: "Indovina, o Cristo, chi ti ha percosso".

LUCA (Grecia o Siria, ca 85/100 e.V.)
54 Dopo averlo preso, lo condussero via e lo portarono nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.

GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V.)
12 La coorte allora, il tribuno e le guardie dei Giudei si impadronirono di Gesù. Lo legarono 13 e lo condussero prima da Anna, che era suocero di Caifa, il quale era pontefice quell'anno. 14 Caifa era colui che aveva consigliato i Giudei: "Conviene che un uomo solo muoia per il popolo"..... salto a 19 per inizio episodio di Pietro
19 Il pontefice dunque interrogò Gesù intorno ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20 Gesù gli rispose: "Io ho parlato apertamente al mondo, ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio dove tutti i Giudei si radunano e nulla ho detto di nascosto. 21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito che cosa ho detto loro, ecco, essi sanno che cosa ho detto". 22 Ma avendo egli detto queste cose, uno dei ministri presenti diede uno schiaffo a Gesù dicendo: "Così rispondi al pontefice?". 23 Gesù gli rispose: "Se ho parlato male testimonia del male, ma se ho parlato bene perché mi percuoti?".24 Anna allora lo mandò legato dal pontefice Caifa.

PIETRO
MARCO (Roma, ca 70/90 e.V.)
66 Mentre Pietro era di sotto, nell'atrio, viene una delle serve del capo dei sacerdoti 67 e, veduto Pietro che si scaldava, guardatolo attentamente, dice: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù". 68 Ma egli negò dicendo: "Non lo conosco, nè capisco ciò che tu dici". E se ne andò fuori, nel vestibolo, e un gallo cantò. 69 Ora la serva, vedutolo, cominciò di nuovo a dire ai presenti: "Costui è di quelli". 70 Ma egli di nuovo lo negava. E poco dopo, di nuovo, i presenti dicevano a Pietro: "Sicuramente sei di quelli: infatti sei galileo". 71 Ma egli cominciò ad imprecare e a giurare: "Non conosco quest'uomo di cui parlate". 72 E subito un gallo cantò per la seconda volta. Allora Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che un gallo canti due volte mi rinnegherai tre volte". E scoppiò in un pianto dirotto.

MATTEO (Alessandria, ca 80/100 d.C)
69 Pietro, intanto, era seduto fuori nel cortile quando gli si accostò una serva, dicendo: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo". 70 Ma egli negò davanti a tutti dicendo: "Non so che cosa dici". 71 Ora, uscito sul portico, un'altra lo vide e dice a quelli che erano colà: "Questi era con Gesù il Nazareno". 72 Ma di uovo egli negò con giuramento. " Non conosco quell'uomo". 73 E poco dopo, accostatisi i presenti, dissero a Pietro: "Veramente anche tu appartieni ad essi, infatti anche il tuo modo di parlare ti dà a conoscere". 74 Allora cominciò a maledie e giurare: "Non conosco quell'uomo". E subito il gallo cantò. 75 Pietro si ricordò della parola dettagli da Gesù: "Prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte". E uscito fuori, pianse amaramente.

LUCA (Grecia o Siria, ca 85/100 e.V.)
55 Avendo poi acceso un fuoco in mezzo al cortile, vi si sedettero intorno ed anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56 Ora una serva , avendolo visto seduto presso la fiamma e avendolo fissato, gli disse: "Anche questi era con lui". 57 Ma egli negò dicendo: "Non lo conosco, donna". 58 E poco dopo, avendolo visto un altro, disse: "Anche tu sei di quelli". Ma Pietro rispose: "O uomo, non lo sono". 59 Passata circa un'ora, un altro insistè dicendo: "E' vero anche questi era con lui, infatti è galileo". 60 Ma Pietro gli rispose: "O uomo, non so cosa dici". E subito, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61 Allora Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: "Oggi prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". 62 e, uscito fuori, pianse amaramente. 63 Intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù, lo schernivano, percuotendolo 64 e, dopo averlo bendato, lo interrogavano dicendo: "Indovina, chi ti ha percosso?" 65 e bestemmiando, dicevano contro di lui molte altre cose.

GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V.)
15 Seguivano Gesù, Simon Pietro e un altro discepolo. Ora questo discepolo era conosciuto dal pontefice ed entrò con Gesù nel cortile del pontefice. 16 Pietro invece stava fuori della porta. Uscì dunque l'altro discepolo conosciuto dal pontefice, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17 Dice dunque a Pietro la serva portinaia: "Sei forse anche tu dei discepoli di quest'uomo?" Risponde quegli: "Non lo sono". 18 Ora i sevi e le guardie avendo fatto della brace, poiché era freddo, stavano a scaldarsi. E anche Pietro stava con loro a scaldarsi.
salto a 25 per seguito episodio Pietro
25 E Simon Pietro stava scaldandosi. Gli dissero dunque: "Sei forse anche tu uno dei suoi discepoli?". Egli negò e disse: "Non lo sono. 26 Ma uno dei servi che era parente di quello a cui Pietro aveva mozzato l'orecchio, dice: "Non ti ho visto nell'orto con lui?". 27 Pietro allora negò ancora una volta e subito un gallo cantò.
SECONDO SINEDRIO: manca il rispetto del periodo di Legge tra prima e seconda eventuale udienza. Di nuovo apparente unanimità dei voti. Impossible discrepanza con il periodo pasquale, nel corso del quale era vietato al Sinedrio di riunirsi

MARCO (Roma, ca 70/90 e.V.)
XV
1 E subito, la mattina, i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio, con gli anziani e gli scribi, dopo aver tenuto consiglio, legato Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato.

MATTEO (Alessandria, ca 80/100 d.C)
XXVII
1 Fattosi poi giorno, presero consiglio tutti i pontefici e gli anziani del popolo contro Gesù per farlo morire. 2 Legatolo, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.

LUCA (Grecia o Siria, ca 85/100 e.V.)
66 Quando si fece giorno, si radunò il consiglio degli anziani del popolo, capi dei sacerdoti e scribi e lo fecero condurre davanti al loro sinedrio, 67 dicendo: "Se tu sei il Cristo, diccelo". Ma egli disse loro: "Se ve lo dico non mi crederete, 68 se vi interrogherò non mi risponderete. 69 D'ora innanzi il Figlio dell'uomo siederà alla destra della potenza di Dio". 70 Allora tutti dissero: "Dunque tu sei il Figlio di Dio?". Egli rispose loro: "Sì, lo sono". 71 Allora essi dissero: "Abbiamo ancora bisogno di testimonianze? Noi stessi l'abbiamo udito dalla sua bocca".

GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V.)
28 Intanto conducono Gesù da Caifa, nel pretorio. Era mattina. Ed essi non entrarono nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la pasqua.













GIUDA
MARCO (Roma, ca 70/90 e.V.)

MATTEO (Alessandria, ca 80/100 d.C)
3 Allora Giuda che l'aveva consegnato, vedendo che era stato condannato, preso dal rimorso, restituì i trenta denari d'argento ai pontefici ed agli anziani, 4 dicendo: "Ho peccato, avendo consegnato un sangue innocente". Ma quelli risposero: "Che importa a noi? pensaci tu". 5 E gettati i denari nel tempio, si allontanò ed andò a impiccarsi. 6 Ma i pontefici, presi i denari, dissero: "non è lecito metterli nel tesoro, perché è prezzo di sangue". 7 e, dopo aver tenuto consiglio, comprarono con essi il campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. 8 Perciò quel campo fu chiamato :"Campo di sangue" fino ad oggi. 9 Allora si adempì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: "Presero i trenta denari d'argento, prezzo di colui che era stato venduto, messo a prezzo dai figli d'Israele, 10 e li diedero per il campo del vasaio, come il Signore mi aveva ordinato".

LUCA (Grecia o Siria, ca 85/100 e.V.)
GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V.)

PILATO E ERODE : sequenza di accuse apparentemente incongrue sino a quella di tradimento e rivolta contro Cesare e Roma. Doppia sanzione (flagellazione e crocifissione). Misteriosa e sconosciuta usanza pasquale di rilasciare un prigioniero.

MARCO (Roma, ca 70/90 e.V.)
2 Allora Pilato lo interrogò: "Tu sei il re dei Giudei?". Ed egli, rispondendo, gli dice:"Tu lo dici". 3 I capi dei sacerdoti intanto lo accusavano di molte cose. 4 E Pilato lo interrogava di nuovo dicendo: "Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano". 5 Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che, Pilato rimase meravigliato.
6 Ora per la festa soleva liberare loro un carcerato, qualunque richiedessero. 7 Vi era uno, chiamato Barabba, incarcerato insieme a dei sediziosi che in una ricolta avevano commesso un omicidio. 8 E la folla, facendosi avanti, cominciò a chiedere quanto egli era solito concedere loro. 9 Pilato rispose loro dicendo: "Volete che vi liberi il re dei Giudei?". 10 Capiva bene infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11 Ma i capi dei sacerdoti istigarono la folla, perchè liberasse loro piuttosto Barabba. 12 E Pilato, rispondendo di nuovo, diceva loro: "Che farò dunque di colui che chiamate il re dei Giudei?" 13 Ma quelli urlarono di nuovo. "Crocifiggilo". 14 E Pilato diceva loro: "Che ha fatto dunque di male?". Ma quelli gridavano ancora più forte: "Crocifiggilo". 15 Pilato, allora, volendo fare cosa gradita alla folla, liberò loro Barabba e consegnò Gesù, dopo averlo fatto flagellare, perché fosse crocifisso.....

MATTEO (Alessandria, ca 80/100 d.C)
11 Gesù poi comparve davanti al governatore e il governatore lo interrogò dicendo: "Tu sei il re dei Giudei?" Gesù rispose: "Tu lo dici". 12 Ma egli, mentre era accusato dai pontefici e dagli anziani, non rispose nulla. 13 Pilato allora gli dice: "Non senti quante cose attestano contro di te?" . 14 Ma non rispose neppure ad una parola, sicché il governatore se ne meravigliò assai. 15 In ogni festa, il governatore era solito rilasciare alla folla un prigioniero, quello che essi volevano. 16 Allora, avevano un prigioniero famoso detto Barabba. 17Pilato dunque, essendo essi radunati, disse loro: "Chi volete che vi liberi, Barabba o Gesù detto il Cristo?". 18 Egli infatti sapeva che glielo avevano consegnato per invidia. 19 Mentre sedeva in tribunale, la moglie gli mandò a dire: "Non vi sia nulla fra te e quel giusto perché oggi, in sogno, ho molto sofferto per causa sua". 20 Ora, i pontefici e gli anziani persuasero le folle a chiedere Barabba e a perdere Gesù. 21 Riprendendo la parola, il governatore disse loro: "Quale dei due volete che io vi liberi?". Allora essi dissero: "Barabba". 22 Dice loro Pilato: "Cosa dunque farò di Gesù detto il Cristo?" Rispondono tutti: "Sia crocifisso". 23 Ma egli replicò: "Che male dunque ha fatto?". Essi intanto gridavano più forte dicendo: "Sia crocifisso". 24 Allora Pilato, visto che non approdava a nulla ma anzi, ne nasceva un tumulto, prese dell'acqua e si lavò le mani davanti al popolo dicendo : "Io sono inocente del sangue di questo giusto. Ve la vedrete voi". 25 E tutto il popolo rispose: " Il sangue suo ricada su di noi e sui nostri figli". 26 Allora, egli lasciò loro libero Barabba e, dopo averlo fatto flagellare, consegnò loro Gesù, perché fosse crocifisso....

LUCA (Grecia o Siria, ca 85/100 e.V.)
XXIII
1 Allora, tutta l'assemblea si alzò, lo condusse da Pilato 2 e cominciarono ad accusarlo dicendo: "Abbiamo trovato costui che sovverte la nostra gente e proibisce di pagare i tributi a Cesare, dicendo di essere il re messia". 3 Pilato lo interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Egli rispondendo gli disse: "Tu lo dici". 4 Pilato allora disse ai capi dei sacerdoti e alle folle: "Non trovo alcuna colpa in quest'uomo". 5 Ma essi insistevano dicendo: "Solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, a cominciare dalla Galilea fin qui".. 6 Udito ciò Pilato chiese se quell'uomo fosse galileo 7 e, saputo che era della giurisdizione di Erode, lo mandò ad Erode il quale, in quei giorni, si trovava a Gerusalemme. 8 Erode, visto Gesù, si rallegrò molto: era infatti molto tempo che desiderava vederlo per tutto quello che aveva udito dire di lui e sperava che l'avrebbe visto compiere un miracolo. 9 Gli rivolse dunque molte domande, ma egli non rispose nulla. 10 I capi dei sacerdoti e gli scribi che stavano lì, l'accusavano con violenza. 11 Ed Erode, dopo averlo disprezzato insieme ai suoi soldati e averlo vestito con una veste bianca, lo rimandò a Pilato. 12 Erode e Pilato quel giorno divennero amici, essi che prima erano nemici l'un l'altro.13 Pilato poi, convocati i capi dei sacerdoti, i magistrati e il popolo, 14 disse loro: "Mi avete condotto quest'uomo come un sobillatore del popolo, ed ecco che io, dopo averlo esaminato alla vostra presenza, non ho trovato in quest'uomo nessuna delle colpe di cui l'accusate, 15 ma neppure Erode: infatti l'ha rimandato a noi ed ecco, non ha fatto niente che sia degno di morte. 16 Perciò, dopo averlo flagellato, lo liberererò".
17 Ora, egli doveva in occasione della festa liberare loro un prigioniero. 18 Tutti insieme gridarono dicendo: "Togli via costui e liberaci Barabba". 19 Costui era in carcere per una sommossa capeggiata in città e per un omicidio. 20 Di nuovo Pilato parlò loro, volendo liberare Gesù, 21 ma essi gridavano dicendo: "Crocifiggilo! Crocifiggilo!". 22 Egli disse loro per la terza volta: "Quale male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che sia meritevole di morte perciò, dopo averlo flagellato, lo rimetterò in libertà". 23 Ma quelli insistevano a gran voce perché venisse crocifisso e le loro voci ingrossavano sempre di più. 24 Allora Pilato deliberò che fosse fatto ciò che chiedevano. 25 Liberò invece colui che per sedizione e omicidio era stato gettato in carcere e che essi avevano richiesto, consegnando Gesù alla loro volontà.

GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V
29 Pilato uscì dunque fuori da loro e disse: "Quale accusa portate voi contro quest'uomo?". 30 Gli risposero e dissero: "Se costui non fosse un malfattore, non te lo avremmo consegnato". 31 Pilato allora disse loro: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli dissero i Giudei: "A noi non è lecito uccidere alcuno". 32 Affinché fosse adempiuta la parola che Gesù aveva proferito alludendo alla sorta di morte di cui doveva morire: 33 Pilato entrò dunque ancora nel pretorio, chiamò Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?". 34 Rispose Gesù: "Dici questo da te stesso o altri te lo dissero di me?". 35 Rispose Pilato: "Sono forse io giudeo? La tua gente e i pontefici ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?". 36 Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo i miei ministri avrebbero combattuto perché io non fossi consegnato ai Giudei. Ma il mio regno non è di qui". 37 Gli disse allora Pilato: "Dunque, sei tu re?". Rispose Gesù: "Tu dici bene che sono re. Io per questo sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza di verità. Chiunque è della verità ascolta la mia voce". 38 Gli dice Pilato: "Che cosa è la verità?". E detto questo, uscì di nuovo dai Giudei e dice loro: "Io non trovo in lui alcuna colpa. 39 Ora , è consuetudine che io vi liberi uno nella pasqua. Volete dunque che vi liberi il re dei Giudei?". 40 Allora gridarono di nuovo dicendo: "Non costui, ma Barabba". E Barabba era un ladro.
XIX
1 Pilato dunque prese Gesù e lo fece flagellare. 2 E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e lo vestirono con un pallio di porpora. 3 Poi gli venivano davanti e dicevano : "Salve, o re dei Giudei". e gli davano delle percosse. 4 Pilato intanto uscì ancora fuori e dice loro: "Ecco, ve lo conduco fuori affinché sappiate che non trovo in lui alcuna colpa". 5 Gesù uscì dunque fuori, portando la corona di spine e il pallio di porpora. E dice loro: "Ecco l'uomo!". 6 Quando dunque lo videro i pontefici e i ministri gridarono dicendo: "Crocifiggilo, crocifiggilo". Dice loro Pilato: " Prendetelo voi e crocifiggetelo, ché io non trovo in lui alcuna colpa". 7 Gli risposero i Giudei: "Noi abbiamo una legge e secondo la legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio". 8 Quando dunque Pilato udì questo discorso si impaurì di più, 9 entrò ancora nel pretorio e dice a Gesù: "Tu, di dove sei?". Gesù però non gli diede risposta. 10 Gli dice dunque Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di liberartu e il potere di crocifiggerti?". 11 Rispose Gesù: "Non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo ha una colpa più grande chi mi ha consegnato a te". 12 Da allora Pilato cercava di liberarlo. I Giudei invece gridavano dicendo: "Se liberi costui non sei amico di Cesare, chiunque si fa re va contro Cesare". 13 Uditi questi discorso, Pilato condusse fuori Gesù e si assise in tribunale nel luogo detto Litostroto, in ebraico Gabbata. 14 Era la vigilia della pasqua, era quasi l'ora sesta. Ed egli dice ai giudei: "Ecco il vostro re!". 15 Quelli allora gridarono: "Via, via, crocifiggilo". Dice loro Pilato: "Devo crocifiggere il vostro re?". Risposero i pontefici: "Non abbiamo altro re che Cesare". 16 Allora lo consegnò loro affinché fosse crocifisso.
Credo necessario riferimi anche alla questione della targa posta da Pilato o altri sopra la croce, di non poco significato: appare oggetto e causa reale della pena inflitta "tradimento e rivolta contro Roma"
MARCO (Roma, ca 70/90 e.V.) GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V.)
.....26 E l'iscrizione che indicava il motivo della sua condanna diceva :"Il re dei Giudei""....

MATTEO (Alessandria, ca 80/100 d.C)
...37 Al di sopra del suo capo posero scritto il motivo della sua condanna: "Questi è Gesù, il re dei Giudei".....

LUCA (Grecia o Siria, ca 85/100 e.V.)
...38 C'era anche sopra di lui una scritta in greco, latino ed ebraico: "Questi è il re dei Giudei".

GIOVANNI (Asia Minore?, c. 100/120 e.V.)
...19 Pilato scrisse anche un cartello e lo pose sulla croce. E vi era scritto: "gesù Nazareno, re dei Giudei". 20 Questo cartello lo lessero molti dei Giudei, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città e lo scritto era in ebraico, latino e greco. 21 Dicevano dunque a Pilato i pontefici dei Giudei: "Non scrivere: Re dei Giudei, ma che egli ha detto: sono re dei Giudei". 22 Pilato rispose: "Quel che ho scritto, ho scritto".

Predisposte le tabelle di cui sopra mi sembra necessario evidenziare le discrepanze:
Per comprendere le dimensioni delle incongruità sarà bene esaminare alcune caratteristiche della Legge Ebraica (Toràh) vigente all'epoca dei fatti:
Nell'ambito di applicazione della Legge Ebraica risulterebbe certo che non sia possibile la condanna per un reato capitale basata sulla testimonianza di un numero di testimoni inferiore a due. Un testimone sembra avere lo stesso valore di nessun testimone. Nel caso vi fossero solo due testimoni essi dovevano concordare in ogni più piccolo particolare delle loro versioni,
Sotto le prescrizioni rabbiniche (Talmud), l'accusato aveva il diritto di utilizzare consulenza legale. Se non poteva disporre di, o pagare, un difensore esperto nella Legge, doveva venine nominato uno appositamente per lui che agisse in sua difesa.
Per la Legge Mosaica non poteva venire richiesto ad un accusato di testimoniare a proprio sfavore. Anche per la Legge Ebraica in generale una confessione volontaria non sembra essere stata sufficiente per ottenere una condanna. Mentre in oggi, negli ordimenti giuridici evoluti, Il cosiddetto "onere della prova" pesa sullo Stato essenzialmente al fine di stabilire che una confessione, se prestata, sia stata fornita liberamente, volontariamente ed intelligentemente, tale non era la situazione ai tempi di Gesù e sotto la Legge Ebraica: essa non ammetteva mai, in sè, la "confessione", ritenendo che lo Stato non possa mai basarsi su quello che una persona accusata, non confortata da testimoni, afferma con la sua bocca medesima.
Allo stesso modo non risultano essere state giudicate ammissibili le cosiddette prove circostanziali, come pure non venivano in alcun modo considerate le "cose riferite" di seconda mano. Testimoni e testimonianze dovevano essere prestate di persona e su argomenti direttamente oggetto della personale esperienza del teste.
Persino all'epoca di Cristo era generalmente in vigore la "presunzione di innocenza" e costituiva norma "legale " quando venne crocifisso.
L'accusato, in un processo per reati capitali, doveva essere processato e giudicato "di giorno" ed in pubblico. Nessuna prova e/o testimonianza poteva essere prodotta in assenza dell'accusato medesimo.
I testimoni non dovevano sottostare ad alcun giuramento. Si supponeva che il comandamento "Non fornirai falsa testimonianza (Non dire il falso testimonio contro il tuo prossimo)" fosse sufficiente ad evitare gli spergiuri e le menzogne. Mentire in giudizio, giuramento o non giuramento, costituiva uno "spergiuro". A questo si aggiungevano alcuni ulteriori deterrenti: ogni testimone che mentiva nel corso di un processo per reati capitali era lui medesimo soggetto alla pena di morte. Se un accusato in un processo per reati capitali veniva condannato, i testimoni erano obbligati a presenziare all'esecuzione. E' presumibile che in tali circostanze i testimoni prestino particolare attenzione e cautela alle proprie parole.
Il Grande Sinedrio (supremo consiglio/corte ebrea) era l'unica assise con giurisdizione sui crimini punibili con la morte. Era una corte di 70 membri, presieduta da un Gran Sacerdote (o da due soggetti , secondo alcuni) e composta da una "camera/sezione" religiosa di 23 membri (sadducei) , da una "camera/sezione" legale di 23 scriba (esperti della Legge, di estrazione farisea) ed una "camera/sezione" popolare di 23 anziani (sadducei anch'essi).La sua istituzione viene fatta risalire alle istruzioni impartite a Mosè (Numeri, XI,16)
Veniva usata una grande attenzione nel selezionare i componenti di questa corte. L'età minima era di quarant'anni ed ogni membro doveva avere avuto esperienze in almeno tre "uffici" pubblici di crescente dignità. Ogni membro doveva essere di impeccabile integrità e tenuto nella più alta considerazione dai suoi concittadini. ( Si ricorda però, anche, che le prescrizioni non potevano avere valore molto diverso da quello che hanno oggi per la valutazione dei nostri governanti/politici/giudici). I membri del Sinedrio, che agivano sia come giudici sia come giuria, dovevano essere ebrei stretti (cioè con entrambi i genitori ebrei). Ogni membro che avesse personali interessi nel caso in discussione veniva esentato. La corte doveva decidere innocenza o colpevolezza solo sulla base delle prove e delle testimonianze presentate in "aula" (se così si può dire). In nessun caso sembra poi che il Sinedrio si sarebbe potuto riunire durante il periodo pasquale (allora sette/otto giorni interi), ragione per la quale alcuni studiosi ipotizzano che la festività di cui si parla fosse in realtà diversa (forse quella detta "dei tabernacoli").
Per le Prescrizioni rabbiniche il Sinedrio aveva anche l'incarico di proteggere e difendere l'accusato. In nessun caso gli anziani avrebbero percosso o colpito un "imputato" e nessun membro della corte poteva agire escusivamente come accusatore o difensore. La Legge imponeva di concedere alla persona imputata il beneficio del dubbio e di assisterla al fine di determinarne la possibile innocenza.
Le procedure processuali sembrano essere consistite in un udienza preliminare nel corso della quale veniva portato, a cura di uno dei giudici, all'attenzione della corte un sommario delle prove e delle testimonianze a carico. Venivano quindi allontanati gli eventuali spettatori e si procedeva ad una votazione. Una maggioranza semplice era sufficiente ad assolvere o condannare. Se veniva decisa l'assoluzione il processo si chiudeva immediatamente e l'eventuale "difensore" veniva immediatamente esonerato dall'incarico.
Se invece veniva decisa l'imputabilità allora veniva dato corso ad una differente procedura. Nessun annunzio di "verdetto" poteva essere emesso in quello stesso giorno. La corte doveva "aggiornarsi" per un giorno solare intero. I giudici potevano recarsi a casa, ma non dovevano permettere ai propri pensieri divagazioni od occuparsi in affari e attività sociali. Il loro compito era quello di considerare e riconsiderare le prove e ritornare il giorno seguente per discutere e deliberare di nuovo. In questa seconda votazione nessun giudice, per cosi dire, "innocentista" poteva modificare il suo voto, mentre potevano modificare il proprio voto i giudici "colpevolisti" nel corso della prima votazione. Non era possibile alcun verdetto unanime di colpevolezza. Tale situazione avrebbe condotto ad una immediata assoluzione e rilascio dell'imputato, sulla base di quanto previsto dalla Legge Mosaica, che imponeva una "split decision", considerando tale evento come evidenza di cospirazione verso l'accusato, di assenza di un giusto obbligo di difesa, dell'impossibilità che accusato fosse privo di amici o difensori.
Salvo casi eccezionali (corrispondenti alla nostra flagranza) gli arresti potevano essere effettuati solo di giorno. Durante la notte costituivano una violazione della Legge, così come violazione della Legge Mosaica avrebbe rappresentato una riunione formale del Sinedrio di notte ed al di fuori della sede di legge. L'utilizzo, ai fini dell'arresto, del tradimento "cospiratorio" di Giuda, peraltro dichiaratamente "corrotto" dal pagamento della famosa bustarella dei "trenta denari d'argento" (sarà bene non dimenticare che, criticabile o meno che sia, il metodo di corrompere i complici è in uso anche presso il nostro "moderno" ordinamento giudiziario: i pentiti ricevono protezione, assistenza ed un discreto assegno di mantenimento), rappresentava una violazione delle Prescrizioni rabbiniche, mentre l'assenza di un mandato "legale" all'arresto era un'altra violazione del codice Mosaico.
Dai vangeli non risulta che tali procedure siano state rispettate, così come appare evidente che non sia stato possibile sfruttare testimonianze "coerenti" contro Gesù. Apparentemente le accuse vennero indirizzate direttamente all'accusato a cui fu richiesto di difendere se stesso, in violazione delle norme vigenti.
Peraltro, in chiave giudiziaria, il comportamento di Gesù è quanto mai ambiguo in tutte le fasi del procedimento. Quasi tutte le sue espressioni verbali risultano incoerenti con il Sitz im leben, anche se relativamente congrue con la spirituale costruzione religiosa cristiana (posteriore di almeno un secolo). Gesù rifiuta sostanzialmente di rispondere e quando risponde le sue parole hanno duplici possibili significati. Sembra assomigliare molto ad un esseno. Frasi come "Tu lo dici" [Marco e Matteo] (alla domanda "Tu sei il re dei Giudei?") possono significare sia "l'hai detto tu!", sia "è come tu dici", sia "questo è quello che dici tu", ma Pilato sembra considerarla una negazione. Tutto il suo atteggiamento sembra denotare disprezzo ed indifferenza verso i "persecutori/repressori", che ricordano posizioni (in aula) mostrate oggidì dai terroristi definiti "irrecuperabili". Non ultima osservazione è quella che concerne l'eventuale blasfemia, per gli ebrei dell'epoca, del dichiarare se medesimi "messia", "figlio di dio" o "figlio dell'uomo" . L'episodio si era già verificato ripetute volte in passato, secondo quanto riportato dalle scritture, senza che nessuno abbia mai nemmeno pensato ad accusare i responsabili di "blasfemia" (che è una bella incongruenza!)
Sembrerebbe che la prima "udienza" di fronte al Sinedrio, conclusasi apparentemente con un primo verdetto di colpevolezza, (ammettendo che due ce ne siano state) sia terminata verso le tre o le quattro del mattino, con un aggiornamento della corte (sempre in violazione della Legge) limitato a poche ore invece che ad un giorno intero. A questa seconda udienza nuovamente vengono poste in essere le medesime irregolarità che hanno connotato la prima: accuse dirette, assenza di difensore, false ed incoerenti testimonianze, interrogazione diretta dell'accusato ed imputazione sulla base delle sue risposte. Occorre altresì rilevare che il racconto di Giovanni, diversamente dai sinottici, mostra una conoscenza diretta delle procedure di Legge ebraiche e sembra indicare che il reato di "sedizione" fosse di espressa competenza romana: Caifa interroga Gesù praticamente da solo e, probabilmente, una volta accertato che il reato non era di competenza del Sinedrio, lo conduce direttamente da Pilato , investendolo della questione. In questo particolare contesto, relato da Giovanni, nessuna riunione del Sinedrio appare necessaria. Si tratta di un arresto di un criminale immediatamente condotto (forse dopo certa resistenza che potrebbe giustificare le percosse) alle autorità competenti per il gravissimo reato commesso (un po' come beccare uno che mette una bomba, bloccarlo con ogni mezzo e consegnarlo alla polizia) . Nella realtà del contesto (ricordiamo che Gesù godeva comunque di un notevole seguito ed i tempi erano stretti) una riunione del Sinedrio avrebbe presentato non pochi rischi: Nicodemo e parecchi altri giudici farisei avrebbero potuto invalidare le decisioni assunte, come succede nel processo a Pietro riportato negli "Atti".
L'importanza di quanto narrato da Marco in questo contesto ( " e tutti sentenziarono che era reo di morte") è a carattere assoluto. L'imputato Gesù, in quanto condannato all'unanimità, doveva essere assolto proprio per quanto espressamente stabilito dalla Legge.
Altro elemento da considerare sembra essere il sistema di esecuzione caratteristico degli ebrei: la lapidazione. Gli ebrei non crocifiggevano, come Greci e Romani mi sembra opportuno anche ricordare che per i romani avevano vigenza differenti procedure giudiziarie (che spesso si intrecciavano parzialmente): le quaestiones , limitate in genere all'ambito territoriale di Roma, che prevedevano formali giudizi con giuria ed eventuale difensore, nelle quali reato e pena erano praticamente prefissate. Nelle quaestiones (nel periodo storico in discorso) sembra che la pena potesse anche essere "capitale" (mediante decapitazione o strangolamento), cui si poteva sfuggire mediante l'esilio (aqua et igni interdictio); e la cognitio ( o cognitio extra ordinem), in cui potere inquisitorio (di indagine) e decisionale risiedevano essenzialmente nelle mani del magistrato romano, con grande discrezionalità (l'emissione del decretum (sentenza) poteva conseguire, anche nella cognitio, a procedimenti diversi: pro tribunale, quando la sentenza veniva emessa con contraddittorio delle parti e assistenza al magistrato giudicante da parte del suo "consilium"; de plano, quando la sentenza veniva emessa direttamete, senza speciali formalità ed il magistrato assumeva la veste di investigatore, giudice e giuria), e che potevano comportare anche i "summa supplicia" (crocifissione, condanna "ad bestias", vivicombustione), oltre a nuove forme di sanzione quali la condanna "ad metalla", "ad ludos", in "opus publicum", "deportatio", "relegatio", "exilium" e molte altre. In epoca augustea, all'estendersi della cognitio, hanno assunto rilievo significativo anche altre figure criminali, come il "crimen maiestatis", la praevaricatio, la tergiversatio, la vilazione del sepolcro e molti delitti che in precedenza erano fonte di azione privata e rientravano nell'editto pretorio (una roba come l'odierna querela di parte; lo stato ora si fa carico direttamente dell'azione)., ma lapidavano o strangolavano a seconda della natura del crimine punito. Nel caso di specie sembrerebbe che dovesse essere posta in essere una lapidazione, specifica punizione per il reato di "blasfemia", imputato dagli accusatori a Gesù. Anche supponendo che non fosse possibile per il Sinedrio, nel contesto dell'occupazione romana, esercitare appieno il proprio mandato (porre in essere esecuzioni capitali, che, secondo alcuni studiosi potevano rientrare nella competenza giurisdizionale che Roma si era riservata. L' idea è ragionevole ed appare giustificata dal contesto di un paese particolarmente ribelle, nel quale, se fosse stato concesso all'autorità locale il potere del "gladium" , cioè di condannare a morte, questa avrebbe in brevissimo tempo potuto togliere di mezzo tutti coloro che avrebbero potuto essere favorevoli ai romani, peggiorando in maniera significativa una situazione già difficile), resta il fatto che quello della sottoposizione a Pilato dell'intera questione rappresenta l'unico particolare validamente giustificato della procedura.
Ricordiamo che il sistema giudiziario romano rappresenta tuttora la base strutturale dell'odierno diritto e che vigeva in esso una astratta indipendenza dalle pressioni politiche (non fingiamo di credere ciò che materialmente non è). Quale procuratore imperiale in territorio di occupazione romana, Pilato aveva il dovere legale di riesaminare tutti i casi e tutte le prove nei delitti capitali. Sembra anche essere stato un giudice severo e puntuale. Non pare che la procedura seguita sia quella di una quaestio, nella quale veniva formata una corte vera e propria. Pilato è solo e la procedura sembra quella di una cognitio extra ordinem (propria delle zone provinciali, periferiche e difficili). L'azione si svolge nel praetorium (forse la fortezza Antonina , forse nella zona del palazzo di Erode a Gerusalemme destinata agli alloggi ed agli uffici dei romani, anch'essa denominata praetorium.
Una volta condottogli l'accusato, Pilato non domanda per che cosa sia stato condannato dal Sinedrio, ma di che cosa sia accusato. Nella risposta presentata in Giovanni " se costui non fosse un malfattore non te lo avremmo consegnato" , anche Pilato sembra vedere un indebito tentativo di limitare il suo potere di indagine ed infatti risponde " prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge". Al chè i sacerdoti riconoscono la loro impossibilità a condannare a morte.
In questo specifico contesto ed ipotizzando (cosa di cui dubito) che la realtà sia quella descritta dai vangeli, la situazione dei sacerdoti appare giuridicamente difficile: se accusano Gesù di blasfemia sulla base delle testimonianze "non conformi" di due soli testimoni , Pilato rovescerà il verdetto ; se presentano Gesù come reo confesso, Pilato annullerà la sentenza; se dichiarano di averlo condannato con voto unanime, Pilato emetterà un verdetto assolutorio. Il tutto sulla base e nel rispetto della Legge Ebraica. In questo contesto la soluzione sembra essere quella di accusare Gesù di nuovi e differenti reati che maggiormente interferiscano negli interessi romani. Il tradimento verso Cesare e Roma (decisamente gravissimo), la sobillazione contro le autorità costituite. la proibizione di pagare i tributi a Cesare, l'affermare di essere Re e Scelto (o Unto). Tali accuse appaiono chiaramente evidenziate in Luca e risultano giustificate e confortate, nella sostanza, dal comportamento precedente di Gesù (attacco ed occupazione del tempio, proclamazione della propria Maestà [il mio regno non è di questo mondo è un'impropria aggiunta al racconto. Nessun ebreo o gentile lo avrebbe preso sul serio, se l'avesse detto veramente, e contrasta con le profezie a cui dice di attenersi] , rifiuto di pagare il tributo, uso e porto di armi in luogo pubblico, azioni violente contro l'autorità) . Risulta comunque assai Improbabile l'immagine di un prefetto romano (della Giudea, luogo all'epoca assolutamente critico) al quale debba essere ricordata la Legge romana e l'interesse di Cesare, salvo che l'espressione non venga utilizzata per assolvere ulteriormente i romani da ogni eventuale responsabilità.
Pilato sembra rispettare (sempre ipotizzando che i fatti siano quelli descritti) la Legge, sia Ebraica sia Romana (ricordiamo che presso i romani già da molto tempo esistevano leggi e norme che regolavano in maniera estesa le varie materie in oggetto: il crimen maiestatis , con la lex Cornelia de maiestate, il crimen vis, con la lex Plautia, la lex Cornelia de sicariis et veneficis che colpiva chi girava armato in città ed altri reati, le leges Iuliae che successivamente regolarono ulteriormente le materie, etc., anche se la cognitio extra ordinem concedeva al magistratum un ambito di imperium discrezionale) quasi letteralmente (con esclusione del problema degli estranei presenti, mi sembra mai ammessi nelle corti romane durante il "dibattimento". Fatta esclusione per accusatori e testimoni ( e corte nelle quaestiones) mi risulta che gli estranei potessero presenziare solo al verdetto) sino al momento in cui , dopo aver tentato di spostare sulle spalle di Erode la responsabilità dell'affaire (Erode che appare propenso ad una assoluzione o ad una dichiarazione di incompetenza, restituendolo indenne e vestito di bianco), sembra cedere alle pressioni politiche e popolari adottando un comportamento inqualificabile dal punto di vista giuridico: dopo averlo ripetutamente dichiarato innocente, decide apparentemente di punirlo (fustigazione) e quindi rilasciarlo. Questo, che sembra essere un estremo tentativo di soddisfarre , almeno in parte, le richieste dei sacerdoti, fallisce miseramente e Pilato, sbragando miserevolmente, punisce Gesù due volte : fustigazione (già di per se una pena micidiale) e , quindi, crocifissione (summum supplicium). Questa metodica sanzionatoria costituisce di per se medesima un'incongruenza molto rilevante, nell'ottica del pragmatismo romano.
Unica plausibile spiegazione potrebbe essere l'esigenza di presentare un epilogo assolutamente spaventoso e terrorizzante, per gli ebrei, a qualunque genere di ribellione contro l'autorità costituita romana. Insomma una sanzione a carattere deterrente e repressivo verso una popolazione ribelle ed indisciplinata. Non sembra altrimenti possibile che la sequenza di eventi sopra descritti abbia determinato un finale così tragicamente perverso.
Anche una eventuale esecuzione capitale, improbabile conclusione giuridica della favoletta evangelica ma realistico epilogo della saga di un ribelle pericoloso, avrebbe avuto la semplice connotazione di una crocifissione romana (pur deprecabile) priva del contorno di torture e fustigazioni del tutto ingiustificate.
Due dei sistemi giuridici più illuminati che siano mai esistiti, quello romano e quello ebraico, appaiono ridicolizzati dagli inconferenti racconti prodotti dagli ipotetici "evangelisti" e dai loro seguaci, con le conseguenze che ogni incompetenza comporta per i contemporanei ed i posteri
Solo per utile conoscenza esistono studiosi e cultori della materia che teorizzano la contemporanea presenza di due Gesù: Gesù Cristo e Gesù Barabba, sostenendo che il primo avesse le connotazioni del messia ebraico (colui che renderà libero il popolo ebrei , schiacciandone i nemici con la spada), mentre il secondo sarebbe stato un messia pacifico e non violento. Dei due sarebbe sopravvissuto solo il secondo ed è per la sua saggezza e bontà che gli ebrei ne avrebbero chiesto la liberazione e Pilato l'avrebbe concessa. Il primo, patriota e terrorista, sarebbe stato regolarmente crocifisso. In seguito alla scomparsa della chiesa gerosolimitana ed alla confusione delle due figure i personaggi avrebbero subito una sovrapposizione o una sorta di identificazione. L'immagine di Ponzio Pilato che se ne lava le mani (secondo le poche fonti dell'epoca Pilato era un duro della più bella specie, saldamente pragmatico, che se ne fotteva allegramente delle credenze religiose e che sembra si sia comportato con inusitata durezza in tutte le località nelle quali era stato inviato [mancano però fonti attendibili]) rappresenta una specie di favoletta inventata evidentemente ad uso e consumo dei dominatori romani (al fine di dissociarne la responsabilità nella morte del Messia), ma con un occhio di riguardo ai nuclei originari di Ebrei della diaspora.
La cerimonia di purificazione del lavaggio delle mani non è infatti mai stata un usanza romana, anche se il suo significato non doveva sfuggire alla popolazione dell'impero, ma costituiva invece solida tradizione ebraica e rappresentava una precisa indicazione per gli ebrei/cristiani, dispersi e profondamente feriti dagli eventi distruttivi dell'ultima guerra ebraica, della non responsabilità dei romani nella eliminazione fisica di Gesù.
Lo stesso discorso vale anche per la presunta usanza di liberare un condannato in occasione della Pasqua (ipotetica scelta tra Gesù e Gesù Barabba), mai esistita e non riportata da alcun documento romano dell'epoca. Qualche studioso cattolico la giustifica sostenendo il desiderio dei romani di addolcire la fiera resistenza ebrea mediante l'associazione di una procedura di liberazione singola alla festività della Pasqua (che è festa di liberazione del popolo ebraico), ma, in realtà, sembra quasi inventata ad hoc per attribuire ai giudei il quantitativo massimo di responsabilità, alleggerendo quella romana.
http://www.capurromrc.it/cristo/cristo7.htm

Buona lettura con ringraziamento a Marco Capurro
Cecco


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MessaggioInviato: 11/11/2009, 18:52 
Cita:

http://www.capurromrc.it/cristo/cristo7.htm

Buona lettura con ringraziamento a Marco Capurro
Cecco

Grazie di cuore Cecco per questo trascritto.
Ciò che hai fatto è soprattutto UN OMAGGIO AL RICORDO DI MARCO CAPURRO, venuto a mancare nel maggio del 2008.
Segnalerò il link di questa pagina alla figlia che gentilmente rispose a una mia mail al povero Marco che però, nel frattempo aveva perso la sua battaglia contro la malattia che lo affliggeva da tempo.
Iron Iko


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MessaggioInviato: 11/11/2009, 20:37 
Anche da parte mia, un grandissimo grazie al Sig. Cecco che con il suo intervento, ha ricordato nell'onore una grandissima persona che ha cercato, riuscendoci, ad aggiungere qualche bel mattone per ricostruire la verità storica.

Un caro saluto


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MessaggioInviato: 11/11/2009, 23:06 
MI ASSOCIO AI RINGRAZIAMENTI !!..e al ricordo dell'uomo CAPURRO.


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MessaggioInviato: 12/11/2009, 12:50 
Carissimi amici miei

Marco meriterebbe una grandissima medaglia onoris causa anche per tutta la ricostruita storia sul papato, che io ritengo, opera grandiosa. Quando lo leggevo e tuttora lo leggo, penso sempre, anche noi abbiamo il Karl Heins Deschner Italiano. Ad Iron dico , fatti sentire piu spesso.

Ciao Cecco


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Le "Immmacolate Concezioni"

E’ ormai trascorso un anno di silenzio dei “media” da quando, in data 15.11.2008 - su invito rivolto dalla Rai nei confronti di qualsiasi storico intendesse confutare il programma “Inchiesta su Gesù”, condotta in tutte le reti rai TV, nei periodi natalizi, da Giovanni Minoli e Andrea Tornielli - decisi di onorare la richiesta, unitamente a Giancarlo Tranfo, chiedendo un confronto con gli esegeti della Chiesa Cattolica nelle persone del sacerdote Gian Franco Ravasi e Vittorio Messori.
Documento reso pubblico e leggibile sul sito:

http://www.vangeliestoria.eu/index.php

cui non è stato dato seguito, se non “abrogare”, tacitamente, il programma in oggetto.
E’ una strategia, ma …
la Chiesa e gli storici spiritualisti genuflessi, per risolvere le contraddizioni e le falsificazioni riportate nei “sacri testi” sono ora costretti a farlo tramite canali destinati ai loro fedeli e, per confortarli, li accontentano con “ipotesi” che, in un dibattito pubblico, verrebbero immediatamente smentite perché la Storia è chiarissima e non si presta a equivoci.
Sin dagli albori del cristianesimo la Chiesa si arrovella per rendere compatibili due “Natività” del Cristo inventate di sana pianta da evangelisti fantasiosi; nascite, per di più, complicate dagli interventi dei Padri Apologisti che, già dal III secolo in poi, tentarono, maldestramente, di conciliarne le contraddizioni ottenendo, invece, l’esatto contrario.
Nel dicembre dello stesso anno, dal sito clericale di “cristianesimo primitivo”, ho rivolto un appello ai fedeli credenti affinché sollecitassero uno storico famoso vivente, magari titolare della cattedra di Storia dell’Università Cattolica, e fargli dichiarare che Pubblio Sulpicio Quirino effettuò un censimento in Giudea prima della morte di Erode il Grande: silenzio assoluto!.
Ho riproposto, poi, la sfida in altri forum, pur frequentati da credenti, ma, da quanto risulta, neanche la notoria sicumera ostentata dai “ciellini” di “Comunione e Liberazione”, ha interesse “capire” la realtà della Storia: meglio non confrontarsi con essa.

Con il presente studio intendiamo dimostrare che la “Natività” di Cristo fu inventata nel corso del processo evolutivo della primitiva dottrina gnostica esseno messianica. In essa fu, successivamente, “innestato”, nel Messia divino giudaico, il sacrificio eucaristico teofagico pagano finalizzato alla risurrezione del fedele dopo la morte.
I culti orientali pagani, preesistenti al cristianesimo gesuita, contemplavano l’adorazione di Semidei “Soter” (Salvatori) generati da una Divinità che si accoppiava con una giovane vergine.
Erano per metà uomini e metà Dei, pertanto, con la caratteristica di morire in quanto uomini, ma, con il dono di risorgere, come Dei, dopo tre giorni trascorsi negli “inferi”.
La verginità della fanciulla era condizione necessaria in quanto “garanzia di purezza” durante l’accoppiamento col Dio perché non doveva nascere un “bastardo”: era obbligatoria una … “Immacolata Concezione”.
Il cristianesimo gesuita riprese da questi miti la “Natività”. Fu un “involucro ideologico” con cui rivestire il Messia divino giudaico, ma … i Padri creatori fecero molta, troppa, confusione:
la presunzione di farla apparire “storia”, di una “vera” nascita di uomo, venne, sin dall’inizio, sconfessata a causa delle contraddizioni riportate nei “sacri testi”.
Il “padre putativo” di Gesù, san Giuseppe, la S.S. Vergine Maria, e la “sacra famiglia” tutta, divennero protagonisti di vicende assurde … fino al ridicolo … e all’offesa, da parte dei Pagani e degli stessi Ebrei.


Le "Natività"


I parte: sintesi.

In base alle descrizioni degli avvenimenti fatte dagli evangelisti Luca e Matteo, gli unici che ne parlano, la nascita di Gesù risulta totalmente diversa, tranne i nomi dei protagonisti.
Se togliessimo i nomi ci troveremmo di fronte a due eventi talmente estranei fra loro ed incompatibili al punto di far decadere la testimonianza dell’Avvento del Messia Salvatore, o meglio, anziché attestarne la “Rivelazione Divina”, ne dimostrano l’invenzione umana.

Lo capirono, sin dall’inizio, i Padri Apologisti della Chiesa i quali, nel tentativo di giustificare i contrasti insanabili contenuti nei due Vangeli, ottennero l’effetto contrario; come testimonia Celso, il filosofo greco loro coevo, vissuto fra il II e III secolo d.C. che dichiarò nel suo “Discorso Veritiero” contro i cristiani:

“E’ noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano apportate”.

Infatti Luca, facendo nascere Gesù il 6 d.C., anno in cui, Publio Sulpicio Quirino fece il censimento in Siria e Giudea, cioè, 10 anni dopo la morte di Erode il Grande; condannò la Madonna a rimanere 12 anni incinta rispetto alla nascita avvenuta, secondo Matteo, il 6 a.C., ossia, 2 anni prima della morte dello stesso Re ... sempre che i due evangelisti di riferissero alla stessa donna, allo stesso parto e allo stesso “Figlio” di Dio.
“In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò di fare il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino (Lc. 2, 1).

Il primo ad accorgersi della grave contraddizione (un censimento ordinato da Cesare Augusto in tutto l’Impero sarebbe stato riferito da tutti gli storici) fu Tertulliano, Padre apologista cristiano, il quale, ignorando l’assurdità che il Vangelo riporta un "censimento di tutta la terra", nel III secolo, smentendo Luca, per “eliminare” il problema, eliminò “Quirino” e lo sostituì con il Legato “Senzio Saturnino”, Governatore di Siria durante gli ultimi anni di vita di Erode il Grande:
“Risulta siano stati fatti censimenti sotto Augusto, in Giudea, con Senzio Saturnino, nei quali è possibile sia stata ricercata la sua (di Gesù) origine” (Adversus Marcionem IV 19,10).
La titubante “testimonianza” di Tertulliano (ovviamente senza alcuna risultanza storica), eliminato Quirino, smentì la “Nascita” di Luca senza risolvere il problema ... al contrario: dimostrò che i Vangeli, “dettati da Dio”, erano incoerenti e dovevano essere modificati.

A complicare ulteriormente la data di nascita di Gesù ci si mise, nel III secolo, il maggiore dei “Padri”, Orìgene, il quale affermò:
nei giorni del censimento, quando con ogni probabilità nacque Gesù, un certo Giuda Galileo conquistò al suo seguito un gran numero di Giudei… (Contra Celsus I, 57).
Per Orìgene: censimento, nascita di Gesù e rivolta di Giuda il Galileo furono contemporanei, come per San Luca, e sappiamo avvennero il 6 d.C.; e lo ribadisce, subito dopo, cercando, comunque, di “coordinare” Luca e Matteo, ma:
Erode il Tetrarca (Antipa) mandò degli uomini per uccidere tutti i bambini nati nello stesso tempo, ritenendo di eliminare anche Gesù per timore che gli potesse occupare il regno” (C.Ce. I, 58).

Orìgene, dando per scontato la nascita di Gesù il 6 d.C., come appena riportato, ne dedusse, smentendo la “Nascita” di Matteo e di Tertulliano, che, a quella data, solo Erode Antipa, Tetrarca della Galilea, avrebbe potuto fare la “strage degli innocenti” poiché sapeva che Erode il Grande era morto il 4 a.C. e, essendo stato esiliato (il 6 d.C.) Erode Archelao da Cesare Augusto, in Giudea non c’era alcun Re a governare ma Coponio, un Prefetto romano.

Peraltro, Erode il Grande e i suoi discendenti sapevano bene che solo l’Imperatore decideva se potevano continuare a regnare o destituirli e, in quel caso, il Re poteva solo obbedire perché ad Antiochia stanziava il Legato di Siria, al comando delle legioni di Roma, pronto a far rispettare i decreti imperiali.

Secondo Matteo la “strage” riguardava direttamente il neonato “Gesù bambino”; lui era l’obiettivo di Erode e la conseguente “fuga in Egitto”, propiziata dalla omertà dei “Magi” venuti ad adorare il “Re dei Re”, fu un evento drammatico per la “Sacra Famiglia” al punto che l’esilio in quella terra si protrasse fino alla morte del Re “criminale”. Dramma che finirà, alla morte di Erode, nella celestiale “Nazaret”, unica città tranquilla della Galilea, ove la Madonna e san Giuseppe potranno accudire “Gesù bambino” ignari (come Matteo evangelista Pubblicano) del sangue che scorreva sulla loro terra, messa a ferro e a fuoco dalle legioni romane di Quintilio Varo, il Legato di Siria di Cesare Augusto, inviato per domare, con migliaia di crocifissi e decine di migliaia fra morti in battaglia e schiavi, la ribellione giudaica capeggiata da Giuda il Galileo, Re “pro tempore” di quella regione.

La sempliciotta ignoranza, palesata da Matteo, sugli avvenimenti che sconvolsero la Galilea dopo la morte di Erode il Grande, attesta la falsità del suo Vangelo ad iniziare dalla “fuga in Egitto”; infatti “Nazaret”, dove ritornò la “Sacra Famiglia”, era vicinissima (6 Km) alla capitale Seffori, che fu rasa al suolo e i suoi abitanti uccisi o deportati come schiavi.
San Luca, al contrario, ignora il pericolo che corre il “bambin Gesù”; per lui “Erode” non è un criminale: è un altro “Erode”… e la “Sacra Famiglia” può pensare al suo tranquillo “mènage” domestico quotidiano senza avere la necessità di fuggire da alcuno.
Poiché gli evangelisti, Luca, Marco e Giovanni, non riportano il grave pericolo corso da “Gesù bambino”, con la “fuga” per sfuggirlo, ciò significa che è un’invenzione … e il “Natale”, festeggiato da centinaia di milioni di fedeli in tutto il mondo, è una subdola montatura ideata dai “Padri” del cristianesimo gesuita per sostituire, sia la festa annuale pagana del Dio Sole, resa ufficiale in tutto l’Impero da Aureliano a partire dal 25 dicembre del 274 d.C. (Dies Natalis Solis Invicti), sia quella del Dio Mitra, il “Salvatore” con maggior seguito popolare prima del nuovo “Salvatore” Gesù … nati entrambi, come il Dio Sole, nello stesso giorno dell’anno.

Accreditati di capacità profetiche e taumaturgiche miracolose (quasi quanto gli Apostoli), i “Magi” erano i sacerdoti del culto del Dio Mitra, originario nell’antica Persia, diffuso ed evolutosi nell’Impero Romano e anch’esso nato in una grotta (mitreo). Sia la grotta che il bue e l’asino non compaiono nei Vangeli canonici, e la “grotta”, in particolare, era un simbolo cultuale ricorrente in altre religioni orientali, preesistenti al cristianesimo; religioni che contemplavano la nascita di una divinità partorita in una grotta da una vergine, in fuga, cui le forze del male davano la caccia per impedire che il bene potesse sopravvivere ad esse per poi sconfiggerle.

L’evangelista Matteo (Mt. 2, 9), dal lontano Oriente, con tanta fantasia, fece recare i Magi a Betlemme - guidati da una stella che li precedette, lentamente, sino a posizionarsi (vista solo da loro ma non da Erode e i suoi militi, diventati tutti miopi) sulla casa dove era nato “Gesù bambino” - per sottomettersi al nuovo “Re dei Re” (era il titolo degli imperatori Parti) offrendo i doni simbolici del potere regale (oro), di quello spirituale (incenso) e della vita eterna (mirra). Ovviamente in casa mancavano il bue e l’asino.

“Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Entrati nella casa…lo adorarono” (Mt. 2, 9/11).

Impossibilitata a rendere coerente la data di nascita di un “uomo”, per le contraddizioni esistenti fra il Vangelo di Luca e quello di Matteo, agli inizi del VI secolo la Chiesa incaricò un erudito monaco, Dionigi il Piccolo, di risolvere il problema attraverso l’adozione di un nuovo sistema di riferimento per la numerazione degli anni della storia. Anziché dalla fondazione di Roma, in vigore sino allora, tutte le vicende narrate dovevano riferirsi all’anno della nascita di “Nostro Signore”: l’Anno Domini … corrispondente al 753° anno dalla fondazione dell’Urbe. Dionigi fece i calcoli esatti ma, di fronte alle contraddizioni di Luca e Matteo, posizionò “diplomaticamente” la nascita di Gesù proprio a metà fra le due nascite, col risultato che … smentì entrambi gli evangelisti.

La Chiesa non dette peso all’anacronismo e, contando sull’ignoranza delle masse dei credenti, adottò tale calcolo pur sapendo che l’Anno Domini 1 aveva tagliato sia la “strage degli Innocenti”, attuata da Erode il Grande (secondo Matteo) 6 anni prima, sia “l’anno del censimento di Quirino”, riportato da Luca 6 anni dopo … inoltre, i mistici inventori si prodigarono, nei secoli a venire, per arricchire la favola stabilendo in “tre” il numero dei “Magi”, con tanto di nomi e doni: il tutto ignorato dai Vangeli.

Di fronte a queste incongruenze, gli esegeti “ispirati” odierni, stanno facendo “miracoli” per falsificare la storia tentando di accreditare a Quirino un altro inesistente censimento, basato su impossibili ipotesi, potendo contare sul silenzio dei “media” e delle istituzioni scolastiche.
Sanno che la storia, così come risulta nella realtà, smentisce la realtà di “Gesù” e ad essi non rimane altro che modificare la realtà della storia pur di “garantire” la loro dottrina, ne consegue che, una volta fatta propria la “teoria” del doppio censimento di Quirino, per esigenze di coerenza, devono insistere e mantenere la tesi basata su vuoti sofismi.

Per la documentazione degli avvenimenti e i loro moventi, per l’archeologia, per la semplice elementare logica, tutti gli storici (tranne i pochi mistici pervasi da profonda fede), riconoscono l’unico censimento effettuato da Quirino il 6 d.C., quando, per la prima ed unica volta, fu inviato da Cesare Augusto come suo Legato in Siria a sovrintendere tale atto.
Roma deliberò il provvedimento finalizzato all’esazione diretta dei tributi come misura amministrativa conseguente alla costituzione della nuova Provincia, annessa alla Siria, sui territori della ex Etnarchia di Erode Archelao, appena deposto dall’Imperatore Augusto ed esiliato in Gallia per inettitudine. (Ant. XVII 344).

Le reggenze di Archelao e di Antipa furono contrassegnato da numerose sommosse guidate da ribelli che si proclamarono “Re”, non riconoscendo loro il diritto a sedersi sul trono dei Giudei (Ant. XVII 271/285) e solo il continuo intervento delle legioni romane di Siria riuscì ad eliminarli tutti, tranne Giuda il Galileo, ripristinando l’ordine, finché…dopo dieci anni, Augusto, vista la incapacità di Archelao a governare, prese in mano la situazione sottoponendo quel territorio alla diretta egemonia di Roma.

“La regione soggetta ad Archelao fu annessa alla Siria e Quirino, persona consolare, fu mandato da Cesare a compiere una stima delle proprietà in Siria e vendere il patrimonio di Archelao”[/b] (Ant. XVII 355). “Quirino vendette i beni di Archelao, e nello stesso tempo ebbero luogo le registrazioni delle proprietà che avvennero nel trentasettesimo anno dalla disfatta di Azio, inflitta da Cesare ad Antonio (Ant. XVIII 26). La battaglia di Azio avvenne il 31 a.C..

I territori dell’ex Etnarca, costituiti da Giudea, Idumea e Samaria, furono registrati come possedimento di Roma e affidati con “pieni poteri e diritto di uccidere”, il 6 d.C., al Prefetto Coponio, di rango equestre, di stanza a Cesarea Marittima con guarnigioni militari dislocate anche a Gerusalemme e a Sebaste, capitale della Samaria. (Ant. XIX 365).
Nell’ambito di quei territori, l’egemonia del Prefetto era subordinata solo al Legato di Siria e all’Imperatore e contemplava il “ius gladii”, il diritto di processare, sottoporre a supplizio (torturare) e condannare a morte anche i cittadini civili che si fossero ribellati all’autorità del funzionario di Roma.
Queste furono le vicende che, da quella data (6 d.C.), indussero i Giudei a ribellarsi nuovamente a Roma, capeggiati dal potente Dottore della Legge, il fariseo zelota, Giuda detto “il Galileo”

Ho riportato solo la prima parte dell’analisi tesa ad evidenziare le molte e insanabili contraddizioni riscontrabili fra le nascite di Gesù narrate nei Vangeli di Luca e di Matteo…e la datazione è una di queste. Poiché in altri forum clericali, ho constatato, è consuetudine avvalorare e rendere credibili tesi insostenibili e in tal modo zittire chi solleva dubbi … [b]rinnovo la richiesta, ai fedeli credenti, di sollecitare uno storico famoso, italiano, magari titolare della cattedra di storia dell’Università Cattolica, a dichiarare e sottoscrivere col suo vero nome che Pubblio Sulpicio Quirino effettuò un censimento in Giudea prima della morte di Erode il Grande.

In attesa di una risposta, nel frattempo, diamo la possibilità che il messaggio arrivi alla sua precisa destinazione.

A presto.


http://www.vangeliestoria.eu/index.php


Ultima modifica di Emilio Salsi il 05/12/2009, 20:34, modificato 1 volta in totale.


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Signor Salsi, le Sue ricostruzioni sono molto simili a quelle di Giancarlo Tranfo, autore del libro La croce di spine. Le conosce?


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Cita:
Lukas ha scritto:

Signor Salsi, le Sue ricostruzioni sono molto simili a quelle di Giancarlo Tranfo, autore del libro La croce di spine. Le conosce?


http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ ... rms=tranfo,



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Carissimo Lukas

Tranfo e Salsi sono GEMELLI FRATELLI, ovvero BI-DIDIMI-THOMAS.
Conosciamoli nelle loro scritture e sapremo non il perche del loro scritto, ma il risultato raggiunto, che è quello che conta.

saluti Cecco


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MessaggioInviato: 06/12/2009, 09:24 
Signori Lukas e Dig Dug,

una volta raccolte le risultanze degli studi fatti attraverso la ricerca storica, spedii i dattiloscritti a Luigi Cascioli, David Donnini, Giancarlo Tranfo e Bortolin Giovanni. Successivamente anche ad Alessandro ed Alessio De Angelis, i quali hanno pubblicato il libro "Giovanni il Galileo ovvero Gesù".
Ognuno ne a fatto l'uso che ha ritenuto opportuno.
Sono convinto che tutti noi critici non genuflessi, oggi, così come coloro che ci hanno preceduto, ognuno si è avvalso della ricerca lasciata in eredità da precursori ... ad iniziare da Celso.
Per quanto concerne la cultura e la conoscenza, sono ideologicamente contrario al "diritto d'autore".
In particolare sulla storiografia e le sacre scritture: nessuno di noi può accampare alcuna "esclusiva".
E' tutto scritto e tradotto: basta leggere ... attenendosi alla logica.

Un saluto a tutti i curiosi.



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Grazie della precisazione.



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MessaggioInviato: 06/12/2009, 12:31 
Grazie della risposta, Signor Salsi.

Le volevo chiedere se Lei ha studiato l'Apocalisse detta di Giovanni ed a quali conclusioni è giunto.

[:)]


Ultima modifica di Lukas il 06/12/2009, 12:33, modificato 1 volta in totale.

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