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Emilio Salsi
FLAVII IOSEPHII ANTIQVITATVM IVDAICARVM
Per Hier. Frobenium e Nic. Episcopium, Basileae, MDXLVIII (Lib. XX, cap. 8)


In essa, come si può vedere in basso a destra, è riportato “fratello di Gesù Cristo di nome Giacomo”.

Appartiene al Sig. Emilio Salsi.


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MessaggioInviato: 29/10/2009, 09:52 
Il suo post,sig Salsi,e’ semplicemente perfetto,mi permetta pero' di approfittare della sua cortesia ancora un’altra volta per farle qualche domanda e poi magari mi limitero solo a leggerla.
L’esecuzione della condanna a morte,nel caso specifico per lapidazione,necessitava di un certo lasso di tempo per poter essere eseguita,? oppure poteva essere comminata subito dopo il verdetto del Sinedrio ?
Per subito dopo intendo “quasi immediatamente”!
Perche’ se cosi fosse,Giacomo sarebbe stato ucciso prima che la lettera di Albino fosse arrivata ad Anano,il quale sicuramente poi ne avrebbe pagato le conseguenze ,ma come si sa l’odio e l’interesse accecano e non ci si cura poi tanto del futuro.
Seconda domanda:Poteva un vuoto di potere,quindi l’assenza del prefetto-procuratore,come per esempio,quello avvenuto tra Marcello(36-37) e Marullo (37-41) e quello tra Festo(59-62) ed Albino(62-64) consentire al sinedrio di applicare la condanna a morte?
Ed in fine :Eisenman,pur avendo solo degli indizi,molto pesanti direi, ventila la possibilità che il Maestro di giustizia,e il Sacerdote empio,dei quali tanto si parla nei rotoli di Qumran, possano essere Giacomo il Giusto e Paolo -Saulo(detta in parole terra terra).
Se Giacomo il Giusto e Paolo non sono mai esistiti,quali personaggi storici di quel tempo lei candiderebbe a tale ruolo?


Un saluto


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MessaggioInviato: 29/10/2009, 16:50 
Leviatan,

la condanna a morte veniva eseguita subito dopo che la prassi, prevista dal diritto civile romano (per i militari era diverso), era stata ottemperata. Il Sommo Sacerdote Anano, il massimo della “licenza” che si permise (rifletta ancora sul passo) fu quella di convocare il Sinedrio senza che fosse presente il Procuratore Albino; se fosse andato oltre - facendo lapidare più persone senza il preventivo consenso, si sarebbe arrogato un diritto di uccidere (il ius gladii) che gli Imperatori concedevano solo ai propri Governatori o Re, Etnarchi, Tetrarchi, da loro nominati nelle Province o territori sottomessi - avrebbe veramente rischiato lui stesso di essere ucciso. Ecco perché “il lasso di tempo”, a maggior ragione se era breve, avrebbe costituito una aggravante; significava, dal punto di vista di Albino e del potere-dovere che rappresentava: “tu hai approfittato della mia breve assenza per uccidere persone sostituendoti al mio potere delegato da Cesare, pertanto ti incateno e ti invio a Roma con questa imputazione e Nerone deciderà della tua sorte”… No! Anano sapeva quali erano i suoi limiti e andare oltre avrebbe corso il rischio di lasciarci la pelle…come suo fratello Gionata prima di lui.
La Legge ebraica, giocoforza, era subordinata alla Legge di Roma (la quale, a sua volta, era finalizzata al mantenimento del potere) e non poteva entrare in contrasto con essa.

Il Sinedrio fu un organo importante per gli Ebrei dell’epoca, i quali, costituiti in società teocratica,
lo consideravano come Tribunale, Corte Costituzionale e Governo amministrativo: un centro di potere che Roma doveva controllare, sino a ridurlo un Ente fantoccio … di facciata.
Lo stesso Sommo Sacerdote del Tempio di Gerusalemme che, per l’ecumene ebraica, era il Papa dei
cattolici odierni, veniva nominato e deposto da un Prefetto o Procuratore imperiale.
In Giudea, tranne quando vi fu la guerra del 34/37 d.C. fra Tiberio e Artabano III (ma di questo episodio gravissimo, in cui si verificò il vero vuoto di potere che riguarderà “Gesù”, ne parleremo in seguito) non venne mai meno la potenza di Roma sino al 66 d.C..
Marcello sostituì Pilato nel 36 d.C., e nel 37 d.C., fu sostituto da Marullo che, per ordine di Gaio Caligola, divenne Prefetto di Giudea e vi rimase sino a che Claudio nominò Erode Agrippa I Re di tutta la Palestina nel 41 d.C.. Agrippa fu sottoposto da Claudio alla giurisdizione del Legato di Siria Vibius Marso. Alla morte di Erode Agrippa, nel 44, i Prefetti verranno sostituiti dai Procuratori.

Gli “indizi pesanti” di Eisenman, pur se laico, visti da uno storico, sono soltanto “fede”. La ricerca, a volte, può partire da un “indizio” ma poi deve essere deve essere comprovata dalla storia.
Nel caso di “Giacomo il fratello di Gesù”, man mano che lo leggevo riportavo appunti sul libro con la matita sottolineando i gravi errori e le sviste che evidenziavo procedendo nello studio.
Non dico questo affinché lei mi creda, anzi, non deve credermi, ma la invito ad unirsi e seguire criticamente il percorso cognitivo intrapreso sul “Cristo Storico” e … vedremo cosa sapremo ricavare dagli eventi riferiti dagli scribi storici del I secolo comparati ai personaggi descritti nei vangeli e dai “Padri” … eventi e fatti sfuggiti ad un eminente studioso come Eisenman al quale tutti dobbiamo rendere atto dell’impegno profuso presso il Dipartimento delle Antichità di Israele e ringraziarlo per essere riuscito, faticosamente, dopo lunghissime reticenze delle Autorità, ad ottenere l’accesso a ulteriori rotoli del Mar Morto e permetterci di approfondire le analisi che ci portano ad individuare le origini del Messianismo giudaico, le sue finalità e i suoi moti.

Profezie e ribellioni avvenute prima della distruzione di Gerusalemme e del Tempio da parte di Tito nel 70 d.C.. Un Messianismo, profetato dai Giudei Esseni, prima dell “Avvento di Nostro Signore” … evolutosi, dopo quella catastrofe, nel Cristianesimo (Messianismo)…di “Gesù”.
Mi chiede: se San Giacomo il Giusto e San Saulo Paolo (stiamo parlando di Santi descritti nei Vangeli) non sono mai esistiti, chi potrebbero essere i personaggi reali candidati a tale ruolo?…
Intanto dobbiamo ancora provare che non sono esistiti, le analisi storiche sono appena iniziate … ma se dimostreremo che non sono esistiti, ciò vorrà dire che furono inventati. Solo dopo potremo ragionare sul perché furono inventati … e da chi.
A presto.


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MessaggioInviato: 29/10/2009, 21:27 
Dedicato al Sig. Barionu, ringraziando i Sig. Emilio Salsi e Giancarlo Tranfo, gli ispiratori dell'analisi


L'arresto di Giacomo il fratello di Gesù figlio di Damneo descritto da Giuseppe Flavio in "Ant. Giud. II libro 20.9. pag. 1246 e seguenti Libreria Utet a cura di Luigi Moraldi", è completamente diverso dal racconto descritto da Eusebio da Cesarea in Storia Ecclesiastica libro II, 23, pag. 126 -127 - Città Nuova;

tabella dimostrativa delle diversità dei due racconti riguardanti lo stesso evento



In questo caso bisogna notare che Giuseppe Flavio parla di un'azione riferita a un gruppo di persone, mentre Eusebio da Cesarea descrive la morte di una sola persona.

cliccare sopra per ingrandire

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La descrizione della morte di Giacomo il Giusto, fatta Eusebio da Cesarea in Storia Ecclesiastica II, 23 pag. 126 -127 - Città Nuova;

é ripresa


dalla descrizione della morte di Menahem riportata da Giuseppe Flavio in "La guerra giudaica II, 17 ,9".



cliccare sopra per ingrandire

Immagine



Non c'é alcun dubbio che la descrizione della morte di Giacomo il Minore o il Giusto, che fa Eusebio di Cesarea "Storia Ecclesiastica II, 23 pag. 126 -127 - Città Nuova; è la stessa di quella fatta sempre da Giuseppe Flavio in "La guerra giudaica II, 17", riguardante la morte di Memahem l'ultimo figlio di Giuda il Galileo nel settembre del 66 d. c.

E' lo stesso Eusebio di Cesarea che lo dichiara indirettamente, quando termina il suo racconto scrivendo "Subito dopo Vespasiano cinse d'assedio la città".

Infatti noi sappiamo che la morte di Menahem avenne nel 66 d.c. subito prima dell'assedio di Gerusalemme, mentre Eusebio da Cesarea costruisce il falso Giacomo il Giusto da un fatto successo nel 62 d. c. e lo collega alla morte di Festo governatore della Giudea.

Si può notare che tutta la descrizione di Eusebio inerente a Giacomo il giusto è un'invenzione, infatti l'autore in Storia Ecclesiastica libro II,23 pag. 126,127,128 ed. Città Nuova, collega l'inizio del falso martirio di Giacomo il giusto alla morte del governatore della giudea Festo nel 62 d.c. e lo fa terminare nel 67 d. c. o successivi con Vespasiano che cinse d'assedio la città di Gerusalemme. Teoricamente i suoi assassini avrebbero impegnato cinque anni o più per ammazzarlo.



Ricordiamo che Menahem fu il figlio più giovane di Giuda il Galileo e il suo nome era Giuseppe.

Menahem era il suo sopranome, con il quale veniva riconosciuto dalla gente di quel tempo e Giuseppe Flavio non aveva nessun interesse a chiamarlo con il suo vero nome, se lo sapeva, constatato che essendo uguale al suo, poteva generare confusione ai lettori.

http://www.storiacristianesimo.it/giaco ... giusto.htm

Per il Sig. Leviatan

Secondo i miei studi, Giacomo il Giusto era un figlio di Giuda il Galileo, che potrebbe essere stato a capo della tribù dei Galilei, il cui fondatore era stato Giuda il Galileo; dal 36 d.c. anno della morte di suo fratello maggiore Gesù/Giovanni, fino alla sua morte; avvenuta per crocifissione nel 46 d.c. assieme a suo fratello Simone, Kefas.

I padri falsari cristiani, hanno con questo meccanismo sopra riportato, allungato l'esitenza terrena di Giacomo il Giusto, di ben 20 anni, fino all 66 d.c. per coprire l'operato dell'ultimo figlio di Giuda il Galileo, cioè Giuseppe chiamato Menahem.

I padri della chiesa dovevano riportare nei loro scritti e in particolare negli atti degli apostoli, l'operato di Menahem l'ultimo figlio di Giuda il Galileo ma non il suo nome, perciò si inventarono altri Giacomi (dovevano coprire quello morto nel 46 d.c.) e fecero vivere più a lungo il Giacomo il Giusto o il minore.

Infatti tutto quello che negli atti degli apostoli si riferisce a Giacomo il Giusto in realtà é il vissuto di Menahem, quella persona che guidò effettivamente il movimento insurrezionale dei Nazirei o Galilei, ereditato dalla sua famiglia (che va da Ezechia nel 47 a. c. fino probabilmente alla morte di Lazzaro nel 73 d. c. a Masada) dopo la morte dei suoi fratelli Simone e Giacomo crocifissi nel 46 d. c. in seguito ad una insurrezione contro il potere di Roma "riportato da Giuseppe Flavio Ant. Giud. 20. 5.2-102" fino alla sua morte nel settembre del 66 d. c., dopo essere diventato re.

I falsari per rendere il personaggio Giacomo il Giusto, da loro falsificato, più credibile alla gente di allora che forse conservava ancora qualche vago ricordo trasmesso oralmente, gli cucirono addosso la morte capitata al personaggio che doveva nascondere, cioè Menahem ultimo figlio di Giuda il Galileo.

Appare così, chiaro e veritiero il contenuto dei vangeli dove vengono elencati i nomi dei fratelli del presunto Messia, Vangelo di Mc 6,3 , Mt 13,55. Non è egli forse il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? (Mt. 13,55)


Gli evangelisti non potevano dire, che Giuseppe, essendo il fratello minore di Giovanni il Galileo, appena crocifisso per insurrezione armata, il futuro Gesù Nazareno figlio di Dio per i Cristiani, era l'unico che poteva richiere il suo corpo per la sepoltura.

Infatti dovettero inventarsi Arimatea, città del discepolo segreto, un ebreo di alto rango (Lc 23,50), ricco (Mt 27,57), e onorevole (Mc 15,34). Il tutto corrisponde esattamente al ritratto che Giuseppe Flavio fa di Menahem. Tutta questa confusione perché nessuno doveva sapere chi effettivamente fosse, questo Giuseppe fratello del Gesù dei vangeli.

Un caro saluto a tutti.


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 29/10/2009, 22:20, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 29/10/2009, 22:03 
Sig. dresda99,

tutte le correnti o sette ebraiche dell’epoca (ve ne sono ancora oggi, soprattutto in Russia) erano in attesa del Messia divino. I Giudei lo anelavano nella convinzione che Israele avrebbe trionfato sui pagani dando vita ad un Regno Universale che non sarebbe mai tramontato.
Perché, io e molti altri, vediamo negli Esseni gli iniziatori del Cristianesimo?
Sono i rotoli originali da loro manoscritti, ritrovati a Qumran presso il Mar Morto, a dimostrare, con un linguaggio simile o uguale a quello dei Vangeli, che la dottrina da essi descritta è la più simile, spesso la stessa, a quella cristiana.
Anche nelle usanze adottate, lo stesso modo di vivere praticato all’interno delle loro comunità, descritto da Giuseppe Flavio, con regole distinte dalle altre sette giudaiche, li faceva diversi dagli altri Giudei, e lo dichiarano nei manoscritti.
Erano messianisti votati al martirio, come gli Zeloti, la setta della “quarta filosofia” giudaica, questi ultimi erano Farisei non conservatori ma “fanatici nazionalisti”, rivoluzionari antiromani. Entrambe le sette erano contro la schiavitù e i privilegi delle caste sacerdotali opportuniste e corrotte.

Non esiste letteratura classica che possa paragonarsi a quella degli Esseni, sotto ogni profilo, ad iniziare da quello religioso. Anche se la Chiesa cristiana da loro evolutasi, sin dall’inizio della nuova dottrina riformata, arrampicandosi sugli specchi, tenterà di “ellenizzare” il nuovo Credo, addirittura facendo sparire gli Esseni dagli stessi documenti neotestamentari. Infatti nei Vangeli ritroviamo Farisei, Sadducei e Zeloti (gli stessi “Apostoli”, più avanti ne parleremo) ma non i veri fondatori del cristianesimo … perché prefigurarono il Messia prima del Suo “Avvento”, anelandolo, ma furono costretti a nascondere i loro rotoli il 67 d.C. testimoniando, di fatto, che lo stavano ancora aspettando.
Ma il pathos escatologico degli scribi di Qumran è lo stesso che emerge dal Nuovo Testamento. Faccio qualche esempio, è solo la sintesi di una analisi storica molto più ampia, importante, che investe anche gli “Atti degli Apostoli” e le lettere di Paolo sino alle opere di Giuseppe Flavio…ma ci arriveremo in seguito, passo dopo passo …

Il “Figlio di Dio” fu profetato dagli Esseni fino al 67 d.C.. Frammento 4Q 246:
Egli sarà chiamato il Figlio di Dio: essi lo chiameranno Figlio dell’Altissimo. Un popolo schiaccerà un altro popolo e una Nazione un’altra Nazione, fino a che il Popolo di Dio si leverà e fermerà tutti con la spada. Il Suo Regno sarà un Regno Eterno”.
Notiamo che anche il “Figlio di Dio” è visto come uno zelante nazionalista nelle visionarie profezie essene (ancora non è avvenuto l’olocausto di Vespasiano e Tito; e le guerre, la storia insegna, riescono a far cambiare le ideologie e le dottrine ai perdenti).
Dello stesso tono anche il frammento 4Q 525:
Coloro che vi odiano verranno distrutti…si allieterà il vostro cuore e godrete in Dio…camminerete sulle schiene dei vostri nemici…E la vostra anima vi libererà da ogni male, e la minaccia dei vostri nemici non si avvicinerà…erediterete la Gloria”.
L’incitamento alla lotta di liberazione è evidente … sempre prima di Tito.
Frammento 4Q 286-287:
“…Lo Spirito Santo che si posa sul suo Messia…”
Frammento 4Q 416-418:
“…non scambiare il Santo Spirito per nessuna ricchezza, poiché nessun prezzo è degno…”
Per Sua volontà dedichiamoci al Suo servizio e la sapienza in Esso contenuta…e verrà per Lui un Figlio Primogenito, ed Egli ti amerà come un uomo ama suo figlio”.
Sul Battesimo rituale praticato dagli adepti alla setta. Frammento 4Q 414
“…nella Verità della Tua Alleanza…per essere purificati dalla contaminazione di…e dopo che egli sarà entrato nell’acqua egli risponderà e dirà: Tu sia benedetto”. (Giovanni Battista era un esseno).

Il frammento 4Q 346 è una importante testimonianza su Gerusalemme: dimostra come fosse ancora intatta quando vennero sepolti i rotoli per salvarli dalla distruzione dei legionari romani che giunsero sino a Qumran. Infatti, se fossero stati nascosti in epoca successiva alla distruzione della Città Santa e del suo Tempio, gli scribi Esseni lo avrebbero riportato nei loro manoscritti data la gravità dell’olocausto perpetrato da Roma (fu una strage). Dimostra anche che i rotoli più tardivi sono datati entro il 67 d.C., anno del contrattacco di Vespasiano dopo la sconfitta subìta dai legionari di Cestio Gallo nel 66. E’ anche una testimonianza profetica messianica a dimostrazione che, fino al 67 d.C., ancora non era venuto il Messia (visto sempre come Dominatore): a quella data era solo profetato.
Egli distruggerà ed eliminerà i Popoli e gli empi…moltiplicherà il Bene…conforterà i miseri per mangiare il Suo Frutto e la Sua Bontà. Come un uomo la cui madre lo conforta, così Egli li conforterà in GerusalemmeEgli innalzerà il Suo Trono per sempre in futuro…Benedetto sia il nome dell’Altissimo…”.
Nel Pesher su Abacuc leggiamo:
Nel Giorno del Giudizio, Dio sterminerà tutti coloro che venerano gli idoli e gli empi della Terra”.

Gli Esseni definivano se stessi “Figli della Luce”, “Figli dell’Aurora”, “Figli della Giustizia”, “Figli della Verità”, “Figli della Salvezza” (profetavano il Salvatore divino); si chiamavano “I Giusti” (Zaddikim) e “I Poveri” (Ebionim).

Nel “Documento di Damasco”, un rotolo intero, leggiamo:
Oracolo di Dio! Percuoti il pastore e sarà disperso il gregge”, lo ritroviamo nei vangeli di Marco e Matteo: Gesù disse loro: “Sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse” (è giunto Gesù…dopo l’olocausto etnico romano).
Nel “Rotolo della Guerra”, intero:
Allorché i Figli della Luce porranno mano all’attacco contro i Figli delle Tenebre” lo ritroviamo (non più combattivo, dopo l’olocausto) nel Vangelo di Giovanni:
chi cammina nelle Tenebre non sa dove va. Mentre avete la Luce credete nella Luce per diventare Figli della Luce” (Gv 12, 36);
Nel rotolo della “Regola della Comunità”
In una sorgente di Luce sono le origini della verità” lo ritroviamo nel Vangelo di Giovanni:
Chi opera la verità viene alla luce…” (Gv 3, 21);
“Documento di Damasco”:
Il Principio della creazione è: maschio e femmina li creò” lo ritroviamo in Marco e Matteo
All’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina” (Mc 10, 6; Mt 19, 4).

Si andrebbe avanti troppo a lungo con gli esempi, ma il manoscritto che più di tutti dimostra la genesi essena della religione cristiana è costituito dal “Rotolo della Guerra”. Oltre al linguaggio escatologico in esso ritroviamo una similitudine impressionante con la dottrina della “Apocalisse di Giovanni”, giunta sino a noi unitamente ai Vangeli canonici.
Come visto linguaggio e dottrina degli Esseni (descritti anche da Giuseppe Flavio), riportati nei rotoli di Qumran, si ritrovano in tutti i Vangeli canonici, con una assenza che diventa una prova schiacciante contro il “cristianesimo gesuita” riformato:
nei rotoli dei “testimoni” Esseni non si parla di Gesù Messia, né della Vergine Maria che lo partorì, né di Saulo Paolo, né di Apostoli, né di miracoli, né di un Messia che si dette in Sacrificio a Dio per poi resuscitare dopo tre giorni passati negli Inferi, né che si sarebbe fatto dividere, corpo e sangue, in particole entro frazioni di pane da far mangiare agli uomini per poi aprir loro le porte del Paradiso e farli vivere felicemente per l’eternità…dopo essersi confessati ai Ministri del nuovo Dio.

Un saluto. A presto.

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Sig. Giovanni dalla Teva,

concordo pienamente sulla prima parte della analisi riferita sulla morte di Giacomo il Minore completata dalla tabella utile ad evidenziare le diversità delle testimonianze discordanti fra la storia vera e la contradditoria "storia clericale". Non condivido la seconda parte pechè è basata su ipotesi non comprovate e non comprovabili con l'accostamento dei due eventi tramite una seconda tabella. Al contrario, anzichè rafforzare la dimostrazione iniziale finisce per indebolirla. Questo è il risultato che si ottiene quando ci si basa su teorie che non si possono dimostrare, ancor più dannose che inutili perchè qualsiasi esegeta genuflesso avrebbe il diritto di chiedere una prova a verifica, prova che lei non sarà in grado di dare. Nel forum stiamo criticando una religione di Stato, al potere da oltre 1600 anni, mi dia retta, lasci stare i condizionali, non ne abbiamo bisogno. E' sempre la storia che ci permette di rafforzare, ulteriormente, le prove che Giacomo, fratello di Gesù, figlio di Damneo, non fu Giacomo fratello di Gesù Cristo. Storia che mi riserverò di rendere pubblica quando lo riterrò opportuno.
Tenga presente che in qualsiasi momento potremmo confrontarci con qualche "Ministro di Dio" (io l'ho richiesto in forma ufficiale), esegeti di primordine, preparati, con alle spalle i Centri di Studi Biblici. Pertanto, la invito con tutta la cordialità e l'amicizia possibili, a contenere le nostre analisi nei limiti della verifica storica. E' l'unico argomento critico, veramente efficace, a mettere in crisi le verità evangeliche.
Un fraterno saluto da Emilio.



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MessaggioInviato: 30/10/2009, 18:59 
Carissimo Emilio

Libro XVIII:89 Vitellio allora mandò Marcello, suo amico, ad amministrare la Giudea e ordinò a Pilato di fare ritorno a Roma per rendere conto all'imperatore delle accuse fattegli dai Samaritani. Così Pilato, dopo avere passato dieci anni nella Giudea, si affrettò a Roma obbedendo agli ordini di Vitellio, dato che non poteva rifiutassi. Ma prima che giungesse a Roma, Tiberio se n'era andato.

Vitellio a Gerusalemme (I volta)
Libro XVIII:90 - 3. Intanto Vitellio giunse in Giudea e salì a Gerusalemme dove i Giudei stavano celebrando la loro festa tradizionale chiamata Pasqua. Accolto con sommi onori, Vitellio rilasciò in perpetuo agli abitanti della città tutte le tasse sulla vendita di prodotti agricoli, e acconsentì che l'abito del sommo pontefice, e con esso tutti i suoi arredi, fossero custoditi dai sacerdoti nel tempio, come era già stato un privilegio anche prima.
Libro XVIII:95 Vitellio fu guidato dalla nostra legge in merito alle vesti e diede istruzioni al custode di non preoccuparsi né dove fossero da riporsi né quando si dovevano usare. Dopo avere concesso questi benefici alla nazione rimosse dal suo sacro ufficio il sommo sacerdote Giuseppe, soprannominato Caifa, e designò al suo posto Gionata, figlio del sommo sacerdote Anano. Poi prese la via del ritorno ad Antiochia.

Tiberio, Vitellio, Artabano re dei Parti
Libro XVIII:96 - 4. Ora Tiberio inviò una lettera a Vitellio invitandolo a stringere amicizia con Artabano re dei Parti; perché Artabano che gli era ostile e aveva distaccato l'Armenia, gli infondeva la paura che sarebbe stato causa di altre sommosse. Ma istruì Vitellio di porre fede in un trattato d'amicizia soltanto a condizione che gli consegnasse gli ostaggi, in particolare il figlio di Artabano.
Libro XVIII:97 Scrivendo questa lettera a Vitellio, Tiberio offriva grandi somme di denaro ai re degli Iberi e degli Albani per indurli a muovere guerra senza difficoltà contro Artabano. Da parte loro, tuttavia, questi re si mantennero contrari a lui, ma diedero agli Alani il libero transito per le loro terre aprendo loro le porte del Caspio per muovere contro Artabano.
Libro XVIII:103 E Artabano inviò suo figlio Dario a Tiberio come ostaggio, e con lui molti doni; tra questi un uomo alto sette cubiti, giudeo di stirpe, di nome Eleazaro, il quale per l'enorme sua statura era detto il Gigante. Sistemati questi affari Vitellio partì per Antiochia, e Artabano per Babilonia.

Morte di Filippo; guerra tra Areta ed Erode; Giovanni !!!Battista!!!
Libro XVIII:106 - 6. Ora fu in questo tempo che morì Filippo, fratello di Erode, nel ventesimo anno di Tiberio, dopo avere governato per trentasette anni la Traconitide, la Gaulanitide e la tribù detta dei Batanei. Nel governo si dimostrò moderato, amante della mode¬stia e della pace.
Libro XVIII:114 Nella battaglia che ne seguì, l'esercito di Erode era distrutto quando alcuni fuorusciti venuti dalla tetrarchia di Filippo si unirono all'esercito di Erode e tradirono.
Libro XVIII:115 Erode inviò un resoconto di questi eventi a Tiberio, il quale, sdegnato dall'arroganza di Areta, ingiunse a Vitellio di marciare contro di lui, inviarglielo in catene, qualora lo catturasse vivo, e, se morto, mandargli la testa. Queste furono le istruzioni che Tiberio inviò al governatore della Siria.

Vitellio a Gerusalemme. Morte di Tiberio (II volta)
Libro XVIII:120 - 3. Vitellio si allestì presto alla guerra contro Areta con due legioni di fanteria pesante e di fanteria leggera e cavalleria annessa a loro come ausiliare; procedendo dai regni che erano sotto il giogo dei Romani, marciò in direzione di Petra e occupò Tolemaide.
Libro XVIII:121 Quando incominciò a condurre l'esercito attraverso le terre della Giudea, i Giudei notabili andarono a incontrarlo per pregarlo di non attraversare la loro terra, essendo contrario alla loro tradizione permettere che immagini, e ce n'erano molte sui loro stendardi, attraversassero il loro suolo. Libro XVIII:122 Accogliendo la loro supplica, egli abbandonò il suo piano originale e ordinò all'eser¬cito di marciare lungo la Grande Pianura, mentre lui con Erode tetrarca e i suoi amici salì a Gerusalemme a offrire sacrifici a Dio durante la festa tradizionale che i Giudei stavano celebrando.
Libro XVIII:123 Al suo arrivo, fu salutato con speciale calore dalla moltitudine giudaica. Restò qui tre giorni durante i quali depose il sommo pontefice Gionata dal suo ufficio e pose al suo posto Teofilo, fratello di Gionata.

Carissimo Emilio rileggendo cronologicamente antichità, ho fatto questa riflessione con domanda:
Vitellio scende a Gerusalemme la prima volta, prima della morte di Filippo Tetrarca, cioè il 34 e.v.
La seconda volta dopo aver sistemato il caso Artabano-Armenia. Allora Giovanni il Nazireo quando fu crocifisso prima del 34 e.v. o a Pasqua del 37 e.v.?
Al XVIII/90, il sottolineato non puzza di penna amanuense, es.noi leggiamo spesso nei vangeli, che per andare da Nazareth si saliva a Gerusalemme e tanti altri esempi simili?

Un saluto e un abbraccio Cecco


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MessaggioInviato: 31/10/2009, 00:48 
Salve Cecco.

No. Vitelliosi recò a Gerusalemme per la Pasqua del 36.
Rileggi la tua prima citazione (Libro XVIII 89): "...così Pilato, dopo aver passato dieci anni nella Giudea..." Poichè fu inviato da Tiberio il 26 d.C. ciò vuol dire che fu esautorato da Vitellio il 36, ma si presentò a Roma dopo la morte di Tiberio, avvenuta il 15 Marzo del 37 d.C., per non correre il rischio di essere processato dall'Imperatore a causa della carneficina di Samaritani, fedeli a Roma, mentre era in corso la guerra con i Parti...
Libro XVIII 90. "Intanto Vitellio giunse in Giudea..." Siamo nel 36 (prima volta). Al par. 106 lo storico riferisce che Filippo morì "nel ventesimo anno di Tiberio" cioè il 34 d.C.
I territori della sua tetrarchia non furono assegnati ad alcun tetraca giudeo ma rimasero sotto la amministrazione di Roma. Erode Antipa vi mise gli occhi sopra e ripudiò la figlia di Areta IV per sposare la vedova di Filippo, Erodiade. Questo fatto provocò la guerra fra Areta e Antipa dopo che Vitellio, lasciata Gerusalemme (nel 36), ritornò ad Antiochia in Siria perchè la guerra contro i Parti era sempre in corso.

Quello che ti ha fuorviato è l'interpretazione del par. 114 "Nella battaglia che ne seguì, l'esercito di Erode (Antipa) era distrutto quando alcuni fuoriusciti venuti dalla tetrarchia di Filippo si unirono all'esercito di Erode (Antipa) e tradirono". I "fuoriusciti dalla tetrarchia di Filippo" non vuol dire che Filippo fosse ancora vivo. La sua vedova lo era. La tetrarchia è intesa come territorio e gli "usciti fuori" dalla loro terra "tradirono" Erode Antipa passando dalla parte di Areta provocando la distruzione dell'esercito del tetrarca. Questo avvenne nel 36 quando Vitellio era ormai in Siria. Contro prova: Lucio Vitellio fu nominato Console nel 34 e nella primavera del 35 fu inviato da Tiberio, con pieni poteri su tutto l'Oriente, a combattere Artabano III che si era impadronito dell'Armenia. Tacito, Annali VI 32. Ecco perchè Vitellio non potè fare il suo primo intervento a Gerusalemme nel 34, come da te ipotizzato. Pertanto Giovanni fu giustiziato per la Pasqua del 36.
Nel 37 Lucio Vitellio si recò in Giudea su ordine di Tiberio, con quattro legioni, soltanto per sconfiggere Areta e riprendersi i territori da questi conquistati con la vittoria su Antipa. Ma l'Arabo nabateo si ritirò a Petra e nel frattempo Tiberio morì. Il Legato plenipotenziario di Roma vinse su tutti i fronti.

Ciao. Emilio.


Ultima modifica di Emilio Salsi il 31/10/2009, 01:05, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 31/10/2009, 15:41 
Carissimo Emilio

Allora i capitoli dal 90 al 96 sono dei falsi?

Cecco


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Carissimo Emilio

Rimarcando l'onore della tua presenza, qui nel sito.
Dovrai anche aspettarti 1miliardo di domande;
Domanda1) Cosa fece di così importante Gesù-Giovanni, da essere
tanto ricordato oralmente dal popolo Ebraico, ed essere preso come
locomotiva guida dalle penne amanuensi?
2) quanti anni-mesi-settimane-giorni, durò il suo regno?
3) Perche fu presa la vita di Giovanni e non quella di Simon Bar Kochba?

Un caro saluto Cecco


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Caro Cecco,

Gesù-Giovanni, a capo del movimento zelota di liberazione, si proclamò Re dei Giudei nel 35 d.C. dopo aver annientato la guarnigione militare romana di stanza a Gerusalemme, mentre era in corso la guerra fra l'Impero romano e il Regno dei Parti. Era in atto anche una grave carestia che esacerbò il popolo e fu durante la Festa delle Capanne che prese il potere.
Lucio Vitellio, Console del 34, fu inviato da Tiberio, con pieni poteri su tutto l'Oriente, nella primavera del 35 d.C., a combattere Artabano III, Re dei Parti, che si era impossessato dell'Armenia l'anno prima.
Per la Pasqua del 36 d.c., il Legato imperiale si porterà in Giudea al comando delle sue legioni e, dopo aver ripristinato la sovranità di Roma su quel territorio, giustizierà il monarca illegittimo (per i dominatori) con la crocifissione, secondo l'uso romano.
Gli Esseni, o una parte di essi, dopo la distruzione di Gerusalemme da parte di Tito nel 70 d.C. e il genocidio entnico perpetrato dai romani e le popolazioni orientali pagane, individuarono in Giovanni il Messia da loro profetato al popolo d'Israele. Ma non poterono raffigurarlo come un "Dominatore del Mondo" pertanto si ispirarono ad una profezia di Isaia che lo assimilava ad un agnello da sacrificare.
Simone Bar Kochba verrà dopo che i monastici Esseni, grazie alla loro "gnosi" (conoscenza di Dio), avevano già "testimoniato" l'Avvento del Messia divino. Siamo all'inizio di un processo dottrinale che si evolse per secoli.

Bisogna considerare un aspetto importante: quando parliamo di "Giovanni" sovrapponendolo a "Gesù", i visitatori del sito, credo la maggioranza, non possono capire di cosa stiamo parlando e finire col considerarci dei visionari. Le analisi, comparate fra i vangeli e la storia, che ci permettono di avanzare nella ricerca, sono appena iniziate.
Parlo della verifica dei protagonisti teologici descritti nel Nuovo Testamento. Abbiamo esaminato solo Giacomo il Minore ma credo sia doveroso progredire con lo studio, perchè già richiesto, e accertare l'esistenza reale, come uomo e Apostolo, di san Paolo. E' quanto intendo fare. Ora ti saluto e mi metto all'opera.
Ciao.

http://vangeliestoria.eu/


Ultima modifica di Emilio Salsi il 31/10/2009, 21:51, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 01/11/2009, 09:28 
Carissimo Emilio

Leggendo Attentamente la tua esposizione su mia richiesta, deduco che i paragrafi dal 89—95 sono dei falsi conclamati, posti PRIMA della morte di Filippo Tetrarca.
Fatto notare anche da me, sul linguaggio usato da parte amanuense riguardo a salì a Gerusalemme, usato spesso da loro nei vangeli.

Ora facciamo questa riflessione:
Libro XX:162 Felice era risentito verso il sommo sacerdote Gionata a motivo dei frequenti avvertimenti di amministrare meglio gli affari della Giudea; Gionata, infatti, temeva di incorrere nella censura della gente, in quanto, era stato lui che aveva domandato a Cesare di inviare Felice come procuratore della Giudea. Felice trovò un pretesto per allontanare dalla sua presenza un uomo che ormai gli era diventato importuno: incessanti rimproveri annoiano coloro che hanno scelto di agire malamente.
Libro XX:163 Per tale motivo, dunque, con la promessa di una grande somma, Felice corruppe l'amico più fidato di Gionata, nativo di Gerusalemme, di nome Dora, con la promessa di dargli una grande somma da portare ai briganti per attaccare Gionata e ucciderlo. Dora accettò ed escogitò di farlo assassinare dai briganti nel seguente modo.
Libro XX:164 Alcuni di questi briganti salirono in città come se avessero l'intenzione di venerare Dio, ma sotto le vesti portavano i pugnali, e mischiatisi con la gente attorno a Gionata, lo assassinarono.

Gionata figlio di Anano, fatto uccidere dal Procuratore Felice il 52)

Libro XVIII:95 Vitellio fu guidato dalla nostra legge in merito alle vesti e diede istruzioni al custode di non preoccuparsi né dove fossero da riporsi né quando si dovevano usare. Dopo avere concesso questi benefici alla nazione rimosse dal suo sacro ufficio il sommo sacerdote Giuseppe, soprannominato Caifa, e designò al suo posto [b]Gionata, figlio del sommo sacerdote Anano.[/b] Poi prese la via del ritorno ad Antiochia.
Libro XVIII:123 Al suo arrivo, fu salutato con speciale calore dalla moltitudine giudaica. Restò qui tre giorni durante i quali depose il sommo pontefice [b]Gionata dal suo ufficio [/b] e pose al suo posto Teofilo, fratello di Gionata.
Carissimo Emilio come c’è finito Il sommo sacerdote Gionata Bar Anano, fatto uccidere dal procuratore Felice nel 52-53, nelle righe storiche di Vitellio? (36 e.v.---52-53 e.v.)o viceversa?
Un caro saluto Cecco


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Cecco,

non condivido le tue deduzioni. Lo storico non riporta la morte di Filippo e basta. Il racconto parte dalla sua morte avvenuta solo due anni prima dell'intervento di Vitellio ma gli avvenimenti descritti continuano ... e spiegano le cause che portarono Areta ad attaccare Antipa, fatto che avvenne nel 36 dopo la partenza di Vitellio. Ne abbiamo già parlato: ripudio della figlia di Areta e matrimonio con Erodiade, vedova di Filippo. Per quanto riguarda Gionata, sotto Felice, era una ventina d'anni più vecchio. Ma tutti invecchiamo ... se abbiamo fortuna. Anano, suo fratello, era il più giovane dei figli di Anano, cioè l'Annas dei vangeli che, insieme a Giuseppe detto Caifa, fu il principale accusatore di Cristo.

Ciao.



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Carissimo Emilio
Esclusivamente per capirci e far capire di più a chi ci legge.
Io leggo Antichità, che sai bene che non ho scritto io nò.
Al paragrafo 90 del XX° smetto di leggere, cosa debbo pensare,
Vitellio a Gerusalemme, c’è stato o no?
Perche io rimarco che questi paragrafi sono dei falsi conclamati, perche
dovevano essere posizionati, dopo l’avvenuta morte di Filippo.
Vitellio fù mandato in medio oriente nel 35 e.v., su richiesta a Tiberio tramite
missiva dell’Antipa sconfitto-distrutto da Areta.
Il 90 più che un escursus di cose avvenute, sembra una profezia di
evento avvenuto poi nel 36 e.v..

Un caro saluto dal tuo amico Cecco


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MessaggioInviato: 02/11/2009, 10:51 
Gentile sig. Salsi, la ringrazio per la sua risposta.

Adesso, non posso far altro che continuare a studiare perchè sono ancora all'inizio.

So di conoscere ancora poco (studio da quasi 2 anni il cristianesimo primitivo) e mi sono fatto un'idea diversa dalla sua.

Anche se lei dimostra una certezza storica reale, personalmente sono ancora dubbioso.

Fra qualche libro... rileggerò il suo nuovamente... perchè se la prima volta ho capito 30 al secondo giro arriverò a 50... e per me sarà un successo.

Grazie e Saluti



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