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 Oggetto del messaggio: Il Cristo Storico di Emilio Salsi
MessaggioInviato: 25/10/2009, 21:00 
Le origini del Cristianesimo

La dottrina cristiana, così come la leggiamo oggi nei Vangeli, non è stata elaborata “a tavolino”, da questo o quell’evangelista, o frutto di una singola immaginazione, piuttosto, come risulta dalla ricerca, tale “Credo” è il risultato finale di un’evoluzione teologica avviata dagli Esseni, una delle quattro correnti religiose ebraiche presenti in Palestina, nel corso del I secolo, insieme a Farisei, Sadducei e Zeloti.
Dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio, per opera di Tito nel 70 d.C., in conseguenza della disfatta militare furono perpetrate dai pagani gravi persecuzioni contro le comunità giudaiche e le loro famiglie in molte città orientali dell’Impero, dalla Siria all’Egitto.

Alcune congregazioni di Esseni, a partire dall’Egitto, iniziarono a modificare la loro dottrina revisionando il concetto ancestrale del “Messia” divino, al quale i Giudei si richiamavano anelandone l’avvento come loro “Salvatore” contro il dominio pagano.
Come dimostrano i rotoli del Mar Morto, il “Messia” ebraico era troppo nazionalista e foriero di una nemesi apocalittica contro i pagani e contro Roma: un Dominatore del Mondo … quindi, ideologicamente troppo pericoloso per i fedeli della diaspora che vivevano nelle Province, lontano dalla Giudea, a stretto contatto con seguaci di credi diversi.

L’Unto di Yahwè, profetato nell’antica Legge, atteso dagli Ebrei durante l’era messianica, era il prescelto da Dio per riunire, in una rinnovata alleanza, le componenti ebraiche disperse dei “figli d’Israele”… un lontano passato appartenenti alle dodici tribù che si spartirono la “Terra Promessa”. Doveva essere un Re condottiero che, come fece Davide con i Filistei alla guida del suo popolo, avrebbe annientato i pagani invasori della loro patria. Un Dio che chiedeva alla nazione ebraica di impegnarsi in una lotta, secondo quanto riportato da Giuseppe Flavio, “senza indietreggiare di fronte allo spargimento di sangue che poteva rendersi necessario”. Un Dio che pretendeva dai Giudei un comportamento coerente con la Legge degli antichi padri: un comportamento “zelota”… sino al martirio
Gli Esseni residenti in Palestina, come documentato dai loro manoscritti originali, erano favorevoli alla lotta di liberazione nazionale contro i “Kittim” Romani e si attivarono per incitare la popolazione incoraggiandola a combattere e spronandola con le loro profezie, fino al 70 d.C..
Si dichiararono depositari di “Rivelazioni Divine” che garantivano un intervento messianico per “salvare” il popolo eletto annientando i nemici pagani.

Dalla morte di Erode il Grande, il 4 a.C., si susseguirono una serie di rivolte contro il potere romano che si protrassero sino alla guerra santa di liberazione conclusasi nel 70 d.C.: fu una strage. Dopo una simile catastrofe i sacerdoti esseni, fautori del vaticinio che annunciava l’avvento di un “Salvatore” divino in soccorso dei Giudei, per controbattere le accuse mosse contro di loro sulla mancata profezia, causa di tanto sangue versato inutilmente, ribadirono che il “Messia” era effettivamente venuto ma … gli Ebrei non lo avevano riconosciuto.
Prendendo spunto dall’ancestrale Legge in cui, fra le tante, viene riferita una profezia di Isaia, “Egli (il Messia), dopo essere passato fra gli uomini in maniera così umile e modesta nelle parvenze da non essere rimarcato da alcuno, seguirà i suoi carnefici silenzioso e docile come un agnello”, gli Esseni usarono questa “profezia” per giustificarsi nei confronti dei Giudei e individuarono il loro “Messia” in un sacerdote di nome Giovanni, figlio primogenito del fariseo rivoluzionario, Giuda detto il Galileo, fondatore, il 6 d.C., della “filosofia” Zelota antiromana, la quarta “filosofia”, riferita da Giuseppe Flavio: “Giuda e Saddoc diedero inizio tra noi a una astrusa filosofia, riempirono il corpo politico di tumulto e vi inserirono i semi di quei torbidi che in seguito lo sopraffecero; e tutto avvenne per la novità di quella filosofia finora sconosciuta. Giuda il Galileo si pose come guida di una quarta filosofia che concorda con tutte le opinioni dei Farisei eccetto che costoro hanno un ardentissimo amore per la libertà, convinti come sono che solo Dio è loro guida e Padrone; ad essi poco importa affrontare forme di morte non comuni” : una ideologia che prevedeva l’abolizione della schiavitù e delle caste sacerdotali filo romane. Lo stesso Giuda, dopo la morte di Erode il Grande avvenuta il 4 a.C., attaccò Seffori, la capitale della Galilea, si proclamò Re dei Giudei e sottomise tutta la regione provocando la reazione di Roma che riuscì a riconquistarla grazie all’intervento delle legioni di Quintilio Varo, Legato di Cesare Augusto e Governatore di Siria.

Giuda il Galileo ebbe cinque figli maschi, i cui nomi corrispondono ai quattro fratelli di “Gesù” riportati nei Vangeli di Matteo e di Marco, più Giovanni; nomi, autenticamente giudaici, uguali a quelli dei figli delle numerose “Marie” riportate nei Vangeli e come quelli di alcuni “Apostoli”… duplicati o triplicati.
Durante il conflitto avvenuto dal 34 al 37 d.C. fra l’Impero Romano e il Regno dei Parti, Giovanni, nuovo capo degli Zeloti, con i suoi fratelli, prese il potere a Gerusalemme proclamandosi Re dei Giudei … e il popolo lo riconobbe come “Salvatore” fino a quando i Romani, dopo aver domato la ribellione, lo crocifissero per la Pasqua del 36.
Due generazioni dopo, su quello sfortunato discendente di sangue asmoneo, negli anni successivi alla distruzione di Gerusalemme del 70 d.C., alcuni sacerdoti Esseni d’Egitto iniziarono a concepire una nuova figura di “Salvatore” (Yeshuà) e “Messia” (Cristo) ebraico, ispirandosi all’astratto “Logos” del filosofo ebreo Filone d’Alessandria, morto nel 45 d.C. … Un “Messia”divino non più combattente nazionalista, quindi accettabile dal potere imperiale di Roma e meno pericoloso per la popolazione ebraica della diaspora. Ma non fu così semplice…

La “gnosi” (conoscenza di Dio) dei monastici Esseni era portata a idealizzare “Salvatori” divini, non ancora contrastanti con l’antica Legge, diversi tra loro e adatti ad un’esaltazione mistica, ma poco richiesti, perché incompresi, da un popolo bisognoso di “eternità” e di miracoli terapeutici.
In Giudea, intanto, la componente zelotica ebraica, pur sconfitta militarmente e repressa con le persecuzioni, ideologicamente sopravvisse sino a ricostituirsi, condotta dal loro ultimo “Salvatore”, Simon bar (figlio di) Kosiba, chiamato con il titolo messianico di “bar Kochba” (figlio della Stella), come forza capace, ancora una volta, di affrontare le legioni romane nel 132 d.C., nell’ultima guerra contro l’Impero sotto Adriano.
Si concluse con un’altra strage: i Giudei, sconfitti nel 135, furono costretti ad abbandonare una Gerusalemme nuovamente distrutta e, dispersi, esuli, si aggregarono alle variegate comunità ebraiche disseminate nell’oriente dell’Impero Romano, sino alla Mesopotamia e ancora più lontano.

Fu dopo questa seconda, tragica, sciagura che iniziò a diffondersi, nelle terre dell’ex impero ellenico, una nuova dottrina che, pur rifacendosi all’Antico Testamento giudaico, postulava la “resurrezione” del corpo oltre la morte. Sino allora le dottrine ebraiche, palesemente conosciute, di Farisei, Esseni e Zeloti, confidavano solo sull’eternità dell’anima, mentre i Sadducei neanche in quella.
I rituali pagani dei culti misterici di vari semidei “Soter” (Salvatore), preesistenti al “Cristo Salvatore”, prevedevano la “resurrezione” del fedele dopo la morte. Venivano praticati da sacerdoti di provenienza orientale, riservati esclusivamente a privilegiati neofiti benestanti, attraverso liturgie in cui era previsto bere il sangue di un animale sacrificato nel momento in cui il Dio ne prendeva possesso per poter entrare in comunione con Lui ed acquisire “la grazia” di risorgere dopo morti.

L’innesto del rituale pagano teofagico nella religione giudaica degli “Antichi Padri” dette origine al “Cristianesimo gesuita”: Gesù, il Messia, Salvatore di tutti gli uomini, era già venuto e si era offerto in sacrificio a Dio per loro. Secondo i suoi insegnamenti, per “salvarsi” dalle pene dell’inferno - poter risorgere con un corpo sano e perfetto e vivere eternamente nel nuovo Regno dei Cieli - bastava adeguarsi ai codici di comportamento dettati dai “ministri” del nuovo Dio, purificarsi, e mangiare una frazione di pane consacrato in cui era (ed è) presente il corpo e il sangue del Messia ebraico “Nostro Signore Gesù Cristo”: la “hostia”, dal latino, la vittima sacrificata al Dio…
Ma Nessuna profezia dell’Antico Testamento prevedeva l’Avvento di un Messia destinato da Dio ad essere sacrificato per poi venire suddiviso in “particole” da dare in pasto ai “gentili” e farli risorgere dopo morti. Tale escatologia non poté essere concepita inizialmente dagli Ebrei Esseni: sarebbe entrata in contrasto con la ancestrale Legge … e con i loro stessi seguaci.

Si rese necessaria una evoluzione nella dottrina gnostica primitiva essena; un cambiamento, tale, da coinvolgere gli stessi pagani: il cristianesimo paolino. Ovvero la dottrina cristiana pervenuta sino ai nostri giorni. E’ per questo che fu creato “San Paolo” dai Padri Fondatori della nuova fede … o meglio, lo fecero creare dallo stesso “Messia” dopo resuscitato. Su quale “testimonianza storica”? Semplice: gli “Atti degli Apostoli”, alcune “lettere” fatte risultare scritte da lui e … dalla Storia Ecclesiastica dei “Padri Apologisti” che raccontano di San Paolo, San Pietro, San Giacomo … ma ...
Perché nessuno scrittore del I secolo riporta il termine “Apostolo”?… Perché la Storia non ne registra la presenza, sotto tale nome, nonostante, secondo i Vangeli, siano stati loro a “testimoniare” l’Avvento di Gesù Cristo nelle Province dell’Impero e in Roma stessa, dimostrandone la “Potenza e la Gloria” con esibizioni di miracoli che sbalordirono folle di credenti … come il loro “Maestro”?…

Per capire come uno studioso, oggi, possa giungere a simili conclusioni è necessario leggere i
Vangeli e confrontarli alla Storia … quella vera. Leggere le testimonianze sul Cristianesimo degli scrittori del I e del II secolo, chi erano e quale potere e funzioni svolsero nell’Impero in quell’epoca e compararle con le testimonianze dei Padri Apostolici e Apologisti, della stessa epoca e di quelle successive; confrontarle e verificarne la veridicità dei contenuti sotto il profilo della autenticità e l’esattezza dei dati storici riferiti da Tacito, Svetonio e Plinio il Giovane, funzionari al vertice della gerarchia imperiale, coevi, con diritto di consultare gli Atti del senato e gli archivi imperiali; confrontarle con il diritto vigente nella Roma del I secolo; nonché Giuseppe Flavio e Cassio Dione; conoscere la datazione dei manoscritti più antichi per valutare l’effettivo valore della “testimonianza” di una “tradizione” creata a posteriori e accreditata a “Padri” vissuti secoli prima, i manoscritti originali dei quali non esistono più … distrutti, anziché essere conservati, per eliminare le contraddizioni storiche e teologiche in essi contenute; per nascondere le prove dell’evoluzione e della “costruzione” della nuova dottrina creata da uomini, non da Dio … per impedire di individuarne gli errori e scoprire i moventi. In ultima analisi se, effettivamente, ci fu un “Cristianesimo” e relativi martiri, seguaci di un “Gesù Cristo” già venuto nel I secolo … oppure se quei “cristiani”, sottoposti a supplizio, furono solo “messianisti” ebrei in attesa del “Messia” sino allora soltanto profetato … come attestato dai Rotoli di Qumran.
E' la storia che ci permette di risolvere l'enigma di "Cristo". E' su questi temi che invito a dibattere gli "agnostici curiosi", gli "scettici", i "credenti" e gli "atei". A presto.

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MessaggioInviato: 26/10/2009, 09:49 
Si rese necessaria una evoluzione nella dottrina gnostica primitiva essena; un cambiamento, tale, da coinvolgere gli stessi pagani: il cristianesimo paolino. Ovvero la dottrina cristiana pervenuta sino ai nostri giorni. E’ per questo che fu creato “San Paolo” dai Padri Fondatori della nuova fede … o meglio, lo fecero creare dallo stesso “Messia” dopo resuscitato. Su quale “testimonianza storica”? Semplice: gli “Atti degli Apostoli”, alcune “lettere” fatte risultare scritte da lui e … dalla Storia Ecclesiastica dei “Padri Apologisti” che raccontano di San Paolo, San Pietro, San Giacomo … ma ...


Gentile sig Salsi,per me e' un piacere e un onore poterle fare qualche domanda
Personalmente sono convinto che se mai un personaggio e' stato inventato ,questo e' sicuramente il Gesu' dei vangeli;mentre ritengo storici personaggi come Giacomo Fratello di Gesu' e Paolo di Tarso
Certo,ha ragione lei quando afferma che sarebbe quanto meno da ingenui fidarsi degli Atti e di un paio o poco piu' di "lettere";ma non escluderei del tutto altre fonti ,come nel caso specifico quella relativa a G Flavio;sono convinto che il Saulo di quest'ultimo possa essere il Paolo degli Atti,infatti quest'ultimo si muove,pensa,agisce e viaggia come quello meno conosciuto di Flavio
Daltra parte,chi sarebbe stato e quale nome avrebbe avuto,quel rabbioso avversario dell'ebionita Giacomo?
Chi,in qul tempo e in quel luogo dichiaro',rischiando continuamente la vita,che la legge era oramai "superata" ?
Dobbiamo quindi ammettere,che non esistette mai un Paolo-saulo cittadino romano,ostile al giudaismo,amico degli Erodiani?


Un saluto


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MessaggioInviato: 26/10/2009, 11:34 
Carissimo Leviatan

Personalmente sono convinto che se mai un personaggio e' stato inventato ,questo e' sicuramente il Gesu' dei vangeli;mentre ritengo storici personaggi come Giacomo Fratello di Gesu' e Paolo di Tarso
Sempre con grande amicizia, non noti nel tuo dire che tu stesso ti cotraddici; Gesù inventato, ma esiste Giacomo fratello di un Gesù inventato. Bohhhhhh

Saluti saluti Cecco


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MessaggioInviato: 26/10/2009, 14:17 
Caro cecco,una cosa e' il Gesu' inventato,per intenderci quello dei vangeli,un'altra cosa e' Giacomo ,personaggio realmente esistito il cui fratello era ben altro che il figlio di Dio dei canonici !
Ed e' proprio grazie a Giacomo che possiamo arrivare a capire chi fosse nella realta' il vero Gesu'!
Il sue essere rigidamente attaccato alla legge mosaica ,la scelta del nazireato a vita,le diatribe rabbiose con Paolo-Saulo,l'essere punto di riferimento di tutte le sette messianiche dell'epoca,l'essere capo indiscusso di una di esse:gli ebioniti.Ci dice chiaramente che il Gesu' storico non poteva in alcun modo essere diverso da lui.
Non quindi l'effeminato paolino figlio di Dio dei canonini,che porge l'altra guancia e invita al pagamento delle tasse,bensi' un capo carismatico messianista il cui sogno era la liberazione di Israele dal dominio romano,grazie anche a l'intervento di Dio;sogno che si infrangera' contro i legni della giustizia romana come era prevedibile!
E' Giacomo che concorre a dirci tutto questo ,non sottovalutiamolo !

Un saluto


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MessaggioInviato: 26/10/2009, 17:07 
Cita:
Sig. Cecco scrive:
Personalmente sono convinto che se mai un personaggio e' stato inventato ,questo e' sicuramente il Gesu' dei vangeli;mentre ritengo storici personaggi come Giacomo Fratello di Gesu' e Paolo di Tarso
Sempre con grande amicizia, non noti nel tuo dire che tu stesso ti cotraddici; Gesù inventato, ma esiste Giacomo fratello di un Gesù inventato. Bohhhhhh



Cita:
Sig. leviatan scrive:

Caro cecco,una cosa e' il Gesu' inventato,per intenderci quello dei vangeli,un'altra cosa e' Giacomo ,personaggio realmente esistito il cui fratello era ben altro che il figlio di Dio dei canonici !
Ed e' proprio grazie a Giacomo che possiamo arrivare a capire chi fosse nella realta' il vero Gesu'!
Il sue essere rigidamente attaccato alla legge mosaica ,la scelta del nazireato a vita,le diatribe rabbiose con Paolo-Saulo,l'essere punto di riferimento di tutte le sette messianiche dell'epoca,l'essere capo indiscusso di una di esse:gli ebioniti.Ci dice chiaramente che il Gesu' storico non poteva in alcun modo essere diverso da lui.
Non quindi l'effeminato paolino figlio di Dio dei canonini,che porge l'altra guancia e invita al pagamento delle tasse,bensi' un capo carismatico messianista il cui sogno era la liberazione di Israele dal dominio romano,grazie anche a l'intervento di Dio;sogno che si infrangera' contro i legni della giustizia romana come era prevedibile!
E' Giacomo che concorre a dirci tutto questo ,non sottovalutiamolo !




Quella che esporrò è solo una mia opinione personale.


I figli di Giuda il Galileo furono:


Giovanni il Galileo, il futuro Gesù Cristo figlio di Dio dei Cristiani crocifisso nel 36 circa " riportato dai Vangeli"
Giuda, nome di battaglia Teuda decapitato nel 45 "riportato da Giuseppe Flavio"Ant. Giud. XX, 5.1 -97-99"
Giacomo, nome di battaglia il Giusto crocifisso nel 46 "riportato da Giuseppe Flavio Ant. Giud. 20. 5.2-102
Simone, nome di battaglia Kefas crocifisso nel 46 "riportato da Giuseppe Flavio" Ant. Giud. 20. 5.2-102"
Giuseppe, nome di battaglia Menahem fu ucciso durante la guerra giudaica nel 66 d.c. Giuseppe Flavio in "La guerra giudaica II, 17".

Chi scrisse il primo vangelo chiamato di Marco ispirandosi al Gesù Cristo fantasioso di Saulo, il San Paolo successivo, o chi per lui, lo identificò con i primogenito di Giuda il Galileo e con l'epopea storica dei Galilei intesa come famiglia, infatti così scrisse:

Non è costui il falegname,il figlio di Maria, il fratello di Giacomo,di Giuseppe, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi? (Marco 6,3)

Matteo che copia tale e quale marco scrive:

Non è egli forse il figlio dei carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? (Mt. 13,55)


Quindi il potere dinastico di questa potente famiglia, passa dal padre Giuda il Galileo a suo figlio Giovanni/Gesù che viene crocifisso nella primavera del 36 d.c..

Dopo la morte di Giovanni/Gesù il potere dinastico passa a Giuda/Teuda che viene decapitato nel 45 d.c..

Dopo la morte di Giuda/Teuda il potere dinastico passa a Giacomo il Giusto che viene crocifisso nel 46 d.c. assieme all'altro fratello Simone/Kefas.

Dopo la morte di Giacomo il Giusto il potere dinastico passa a Giuseppe/Menahem che viene ucciso nel tempio nel 66 d.c. con adosso la veste regale.

Dopo la morte di Giuseppe/Menahem il potere dinastico passa a Eleazar suicidato nel 73 d.c. a Masada, riportato da Giuseppe Flavio "La Guerra giudaica libro VII,9,1".

Nella famiglia di Giuda il Galileo ci fu un solo Giacomo sopranominato il Giusto.


Il cristianesimo per coprire le falsità collegate al Gesù Nazareno, dovette inventarsi altri Giacomi come minimo tre o quattro.

La Chiesa cattolica, con il concilio di Trento, identifica — mentre altre, e i critici indipendenti li distinguono — con Giacomo il MINORE, oltre a Giacomo figlio di Alfeo,(Marco 3,18; Matteo 10,3; Luca 6.15; Atti 1,13) anche il Giacomo « fratello del Signore» (Marco, 6,3; Matteo, 13,55), che appare come uno dei personaggi più importanti della primitiva comunità di Gerusalemme dopo la morte di Giacomo fratello di Giovanni: fu visitato da San. Paolo che lo considerò una delle o colonne e dice che a lui apparve il Signore risorto;

Quindi, se ho ben capito, la chiesa cattolica associa in una unica persona, un fratello carnale con un cugino.

Mentre Giacomo il MAGGIORE viene identificato con Giacomo figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni. Tale Giacomo viene soppresso da Erode Agrippa (Atti Apostoli 12,2).

Attraverso gli atti degli apostoli la chiesa cristiana sostine che al suo comando dopo la morte di Giovanni Gesù ci fu Giacomo il Giusto, ma questo è un falso spudorato perchè:

1) In Palestina dal 36 d.c. al 66 d.c. non ci fu alcuna chiesa cristiana ma solo la famiglia di Giuda il Galileo che seguiva la quarta filosofia.

2) La famiglia di potere di Giuda il Galileo fu guidata dal 36 d.c. al 45 d.c. da suo figlio Giuda cioè Teuda;
http://www.storiacristianesimo.it/teuda.htm

dal 45 al 46 d.c. da Giacomo il Giusto un altro figlio di Giuda il Galileo e dal 46 al 66 d.c. Giuseppe/Menahem ultimo figlio di Giuda il Galileo.

http://www.storiacristianesimo.it/giaco ... giusto.htm

Chi armonizò tutte le falsità necessarie per continuare il mito di Gesù di Nazareth fu Eusebio da Cesarea.

Un caro saluto a tutti


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 26/10/2009, 17:15, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 26/10/2009, 19:43 
A Giovanni
Il tuo dire è un libro aperto che non occorre neanche leggerlo, perche parla da solo. Sei grande.

Per Leviatan
Sempre rimarcando il tuo dire: "Personalmente sono convinto che se mai un personaggio e' stato inventato, questo e' sicuramente il Gesu' dei vangeli." Dico, Se è falso il re, tutta la sua corte è falsa.

Un saluto amici carissimi Cecco


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Egr. sig. Leviatan,

sono lieto potermi confrontare con un laico interessato alla problematica del “Cristo Storico”, la quale, inevitabilmente, riguarda tutti i protagonisti evangelici e gli stessi “Padri” fondatori.
Credo sappia che sono autore di una ricerca specifica, pubblicata in un saggio, ma non mi sento depositario di alcuna “verità” perché ogni ricerca è suscettibile di essere corretta o migliorata, diversamente dai “Sacri Testi”. In effetti il mio interesse, da pensionato, era rivolto, per diletto, alla conoscenza della storia dell’Impero Romano e non alla “fede” (sono ateo da giovanissima età); solo il caso mi ha indirizzato ad approfondire questi studi.
Consapevole che quella “Cattolica” è la religione del nostro Stato, non mi sarei mai permesso di progredire in una indagine critica senza basarla su “constatazioni” storiche anziché semplici teorie o tesi … infinite. La bibliografia in merito è enorme e nessun uomo avrebbe la possibilità di leggerla tutta, neanche resuscitasse dieci volte.
Infatti il mio studio si basa sulla storiografia del I e II secolo comparata alle narrazioni evangeliche nonché i rotoli di Qumran e quelle patristiche successive: queste sono le “fonti” cui attingo i dati per le mie (e spero nostre) analisi, nelle quali, ogni volta, mi obbligo a riportare le citazioni.
E’ mio desiderio approfondire la sua richiesta ma non ho capito bene a quale “Giacomo” si riferisce, dei due riportati dallo storico ebreo, o dei tre risultanti da Vangeli e “storia clericale”; e a quale “Saul”, realmente vissuto… credo, il fratello di Costobaro di “La Guerra Giudaica”.
Probabilmente mi sbaglio … ma ho la sensazione che lei concordi con le ipotesi di Eisenman.
Resto in attesa di una sua precisazione prima di passare alle verifiche storiche sulla effettiva esistenza di “San Giacomo”, “San Paolo” e gli altri eroi-martiri neotestamentari.
Un cordiale saluto … anche a Cecco e Giovanni dalla Teva. Emilio

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Cita:
Sig. Cecco scrive:

Se è falso il re, tutta la sua corte è falsa.



Sig. Cecco, La vorrei ringraziare per il bagliore di luce che ha portato ad illuminare le falsità in modo sintetico e chiaro.

Vorrei inoltre ringraziare, il Sig. Emilio Salsi che attraverso la sua analisi storica e perciò inattacabile; ha dimostrato in modo analitico la falsità della corte, cioè degli apostoli.

http://www.storiacristianesimo.it/falsi%20apostoli.htm

Ho osservato, che gli ultimi difensori della grande menzogna cristiana, non avendo motivi validi per contrastare questa ammirevole analisi storica del Sig. Emilio Salsi, addottano sempre la stessa strategia usata nello sviluppo dei vangeli e degli atti degli Apostoli, cioè cercano di introdurre a posteriori nuovi personaggi, cioè una nuova copia di quel personaggio che risulta esserre per loro di ostacolo e di inciampo.

Quindi arrivano a sostenere che esistevano diversi Teuda, così come in altre analisi arrivano a sostenere che ci furono diversi Giuda Galilei, esattamente come è stato fatto con i fratelli di Giovanni/Gesù per giustificare l'esistenza degli apostoli; o con tutte le Marie che compaiono nei Vangeli per dimostrare la verginità di una.

Un caro saluto.


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MessaggioInviato: 27/10/2009, 13:54 
Sig Salsi,intanto la ringrazio per la risposta e per la cortesia dimostratami ; purtroppo conosco solo parzialmente i suoi studi sul cristianesimo primitivo,e spero a breve di poter leggere il suo libro “Giovanni il Nazireo”
Relativamente a Eisenman penso che lei abbia azzeccato,si,mi piacciono le sue teorie che non mi vergogno di dire,hanno condizionato pesantemente il mio pensiero.
Il Giacomo a cui mi riferisco,ma lei lo ho gia’ capito,e quello di XX,9 di G Flavio
So che scatenerò le ire di qualcuno,ma a differenza del T F ,la cui lettura ed analisi ,come lei mi insegna ,porta con certezza a dire trattarsi di un falso,altrettanto non possiamo dire di quest’ultimo passo,sul quale possiamo solo fare delle deboli congetture!
E d’altra parte non vedo quale vantaggio ne avrebbe avuto un falsario a interpolare questo passo con il riferimento ad un Cristo generico che tutto avrebbe potuto essere tranne che quello di Nazaret.
Relativamente a Paolo ,trovo davvero difficile pensare possa trattarsi di un personaggio inventato,che le sue lettere sono state scritte da altri,e che possono risalire al II secolo.
Le somiglianze col Saulo fratello di Costobaro in G.Flavio sono notevoli,per quale ragione dovremmo escludere che non possa trattarsi della stessa persona?
Mi interessa sapere cosa pensa lei di tutto questo e quali possano essere le sue considerazioni anche alla luce dei suoi studi.


Un saluto


Ultima modifica di leviatan il 27/10/2009, 14:02, modificato 1 volta in totale.

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Cita:
Cecco ha scritto:

A Giovanni
Il tuo dire è un libro aperto che non occorre neanche leggerlo, perche parla da solo. Sei grande.

Per Leviatan
Sempre rimarcando il tuo dire: "Personalmente sono convinto che se mai un personaggio e' stato inventato, questo e' sicuramente il Gesu' dei vangeli." Dico, Se è falso il re, tutta la sua corte è falsa.

Un saluto amici carissimi Cecco


In questo caso,caro Cecco,e' la corte ad essere vera!solo la corte!
Quella corte che successivamente creera' il suo "re":il re dei vangeli !!


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MessaggioInviato: 27/10/2009, 14:12 
Gentile sig. Salsi,

Ho letto il suo libro ed anche il suo discorso iniziale. Tutto quanto è molto interessante... ma le volevo fare una domanda.

Lei dice:
Cita:
La dottrina cristiana, così come la leggiamo oggi nei Vangeli, non è stata elaborata “a tavolino”, da questo o quell’evangelista, o frutto di una singola immaginazione, piuttosto, come risulta dalla ricerca, tale “Credo” è il risultato finale di un’evoluzione teologica avviata dagli Esseni, una delle quattro correnti religiose ebraiche presenti in Palestina, nel corso del I secolo, insieme a Farisei, Sadducei e Zeloti.
Dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio, per opera di Tito nel 70 d.C., in conseguenza della disfatta militare furono perpetrate dai pagani gravi persecuzioni contro le comunità giudaiche e le loro famiglie in molte città orientali dell’Impero, dalla Siria all’Egitto.

Alcune congregazioni di Esseni, a partire dall’Egitto, iniziarono a modificare la loro dottrina revisionando il concetto ancestrale del “Messia” divino, al quale i Giudei si richiamavano anelandone l’avvento come loro “Salvatore” contro il dominio pagano.
Come dimostrano i rotoli del Mar Morto, il “Messia” ebraico era troppo nazionalista e foriero di una nemesi apocalittica contro i pagani e contro Roma: un Dominatore del Mondo … quindi, ideologicamente troppo pericoloso per i fedeli della diaspora che vivevano nelle Province, lontano dalla Giudea, a stretto contatto con seguaci di credi diversi.


Lei giustamente cita gli Zeloti, i Sadducei, i Farisei ma loro non avevano un loro credo? Non avevano anche loro delle ispirazioni sull'avvento di un Messia?

La domanda è: "Perchè lei parte dagli esseni come punto di inizio del cristianesimo?"...

Grazie.



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MessaggioInviato: 27/10/2009, 17:44 
Lei dice:
Cita:
La domanda è: "Perchè lei parte dagli esseni come punto di inizio del cristianesimo?"...

Grazie.


Per il semplice motivo che il cristianesimo altro non è che un essenismo revisionato dal movimento paolino filoromano,e quindi demessianizzato e spoliticizzato.Il messa ebreo,il Cristo, fu trasformato nel "salvatore figlio di dio" dal movimento esseno-revisionista,che perdendo ogni fiducia nell'avvento del regno terreno del dio di Israele,trasformò la sconfitta in croce di un rivoltoso figlio di Giuda Galileo,in vittoria sulla morte!



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MessaggioInviato: 28/10/2009, 13:44 
Cita:
Iperboreo ha scritto:

Lei dice:
Cita:
La domanda è: "Perchè lei parte dagli esseni come punto di inizio del cristianesimo?"...

Grazie.


Per il semplice motivo che il cristianesimo altro non è che un essenismo revisionato dal movimento paolino filoromano,e quindi demessianizzato e spoliticizzato.Il messa ebreo,il Cristo, fu trasformato nel "salvatore figlio di dio" dal movimento esseno-revisionista,che perdendo ogni fiducia nell'avvento del regno terreno del dio di Israele,trasformò la sconfitta in croce di un rivoltoso figlio di Giuda Galileo,in vittoria sulla morte!


Scusa... ma ho capito poco! [:(]

Il punto di vista di uno Zelota sulla faccenda? E quello di un Fariseo?

Forse perchè non abbiamo ritrovamenti del loro pensiero? Per questo?



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MessaggioInviato: 28/10/2009, 19:42 
Un saluto a tutti i visitatori.

Dopo un paio di giorni di “oscurità digitale”, eccomi nuovamente nel forum pronto ad affrontare e dibattere il tema di comune interesse: la veridicità dei protagonisti del Nuovo Testamento attraverso la comparazione con la storiografia d’epoca.
Le persone cui devo delle spiegazioni sono il sig. Leviatan e il sig. marziano dresda 99, con quattro stellette e tanto di medaglia al valore. Prima approfondiamo “Giacomo il Minore”, ovvero l’Apostolo fratello di Gesù “detto Cristo” che, secondo la “storia ecclesiastica” e Robert Eisenman, (lo ho letto) fu il successore del Redentore e capo della Chiesa “assiso sul trono episcopale di Gerusalemme” come riferisce lo storico Eusebio di Cesarea.
Ma, innanzitutto, questo “fratello” di Gesù, è esistito veramente? E…fu martirizzato?
Provo a sottoporvi una analisi storiologica della testimonianza di Giuseppe Flavio: studio che ho già dibattuto con eminenti esegeti clericali … rimasti di stucco e incapaci di replicare.

Giacomo il Minore. I^ parte: sintesi.

Paleografi, papirologi, biblisti e filologi hanno svolto il loro lavoro ma l’enigma “Gesù Cristo”, Apostoli e Sacra Famiglia non sono riusciti a risolverlo o non vogliono. Adesso tocca agli storici analisti capaci di indagare, senza essere condizionati dalla fede, le vicende evangeliche calandosi nel contesto dell’epoca con una visione generale dei fatti.

Da “Antichità Giudaiche” XX, 197-203:
Venuto a conoscenza della morte di Festo, Cesare (Nerone) inviò Albino come Procuratore della Giudea. Il re Agrippa poi allontanò dal sommo sacerdozio Giuseppe, detto Kabi figlio del sommo sacerdote Simone e gli diede come successore nell’ufficio il figlio di Anano, il quale si chiamava anche egli Anano. Con il carattere che aveva, Anano pensò di avere un’occasione favorevole alla morte di Festo mentre Albino era ancora in viaggio: così convocò i Giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, detto Cristo, e certi altri, con l’accusa di avere trasgredito la Legge e li consegnò perché fossero lapidati. Ma le persone più equanimi della città, considerate le più strette osservanti della Legge (i Giudici del Sinedrio) si sentirono offese da questo fatto. Perciò inviarono segretamente legati dal re Agrippa supplicandolo di scrivere una lettera ad Anano dicendogli che il suo primo passo non era corretto, e ordinandogli di desistere da ogni ulteriore azione. Alcuni di loro andarono incontro ad Albino che era in cammino da Alessandria informandolo che Anano non aveva alcuna autorità di convocare il Sinedrio senza il suo assenso. Convinto da queste parole, Albino, sdegnato, inviò una lettera ad Anano minacciandolo che ne avrebbe espiato la pena dovuta. E il re Agrippa, per la sua azione, depose Anano dal sommo pontificato che aveva da tre mesi, sostituendolo con Gesù, figlio di Damneo.

Innanzitutto Anano “consegnò” (stato di fermo momentaneo, affidamento) degli uomini “perché fossero lapidati” e non “li fece lapidare ”. Su quegli uomini c’era un capo d’imputazione gravissimo che prevedeva la pena di morte, ma Anano non poteva lapidare nessuno senza il benestare del Procuratore e questo il Pontefice lo sapeva benissimo; si limitò (e qui commise l’errore) a metterli in stato di fermo per anticipare i tempi in attesa del suo arrivo.
Anano era consapevole che il “diritto di uccidere” era prerogativa assoluta del Procuratore imperiale, e il minimo che gli poteva accadere, se si fosse arrogato lui quel potere, era di finire in catene come avvenuto dieci anni prima al Sommo Sacerdote Ananìa, o, ancora peggio, poteva fare la fine del proprio fratello più anziano, Gionata, Sommo Sacerdote prima di lui, fatto uccidere dal Procuratore Felice (Ant. XX 163) soltanto per averlo contestato; ma soprattutto, sapeva che i Romani non si fidavano dei Sommi Sacerdoti giudei…sino al punto di pretendere di essere loro, di persona, a “processare” ed interrogare gli accusati, sotto tortura, per accertarsi se erano dei ribelli e farsi rivelare i nomi dei complici prima di eliminarli.
Anano era certo, “col carattere che aveva”, che la logica della grave motivazione prevalesse sull’iter formale della procedura la quale prevedeva la presenza del rappresentante di Roma per poter convocare il Sinedrio. Questa norma consentiva all’Imperatore, attraverso il suo funzionario di fiducia, di controllare politicamente cosa decideva il Sinedrio fantoccio di Gerusalemme.
Della lapidazione di Giacomo o chicchessia, per aver violato la Legge ebraica, ad Albino non importava affatto. Quando il Sinedrio si riuniva, il Procuratore lo voleva sapere e, preso visione degli argomenti che venivano trattati, a suo giudizio insindacabile, approvarli o meno prima di essere deliberati … Roma, semplicemente, non si fidava: tutto qui.
La fazione sacerdotale in quel momento contraria al Sommo Sacerdote Anano colse l’occasione per fargli le scarpe e alcuni di loro andarono ad Alessandria ad intercettare Albino (lui era il vero detentore del potere), “informandolo che Anano non aveva alcuna autorità di convocare il Sinedrio senza il suo assenso”; questo era l’oggetto del contendere.
Al Procuratore non fu denunciata la gravità del reato di Anano per aver lapidato alcune persone perché ancora non era stata eseguita la sentenza…impossibile senza la ratifica del funzionario di Roma; la denuncia riguardava solo la convocazione del Sinedrio avvenuta senza la sua approvazione e il romano “convinto da queste parole” non volle sapere altro.
Giacomo non venne neanche nominato ad Albino, né avrebbe potuto conoscerlo; pertanto il Procuratore fece intervenire il Re “vassallo” Agrippa II e gli ordinò di deporre Anano, che aveva osato convocare il Sinedrio “senza il suo assenso”, e al suo posto fu nominato l’altro “papabile” Sommo Sacerdote: Gesù, figlio di Damneo…fratello di Giacomo.
Infatti, dopo aver riletto il passo su riportato, se togliamo “detto Cristo”, rimarrebbe solo “Giacomo, fratello di Gesù”, senza patronimico (d’obbligo in prima citazione), di conseguenza, l’unico “Gesù” che ha il patronimico èGesù, figlio di Damneo”, pertanto lo scrittore non riporta il patronimico di Giacomo perché, essendo fratello di Gesù, figlio di Damneo, anche Giacomo è figlio di Damneo. Infatti, se fosse stato un altro giudeo di nome “Gesù”, non figlio di Damneo, lo storico ne avrebbe dovuto riportare l’altro patronimico.
Che non fosse Gesù “Cristo”, viene testimoniato anche dal Padre apologista cristiano Orìgene che, nel III secolo, in due sue opere (Commentarium in Matthaeum X,17 e Contra Celsum I,47), riferendosi a questo episodio dichiara candidamente, sorpreso e nello stesso tempo dispiaciuto, che « Giuseppe (Flavio), non conosceva Gesù come “Cristo” ». Particolare talmente importante che vale anche per il “Testimonium Flavianum”.
L’intromissione spuria di “Cristo” nella frase riportata “Giacomo, fratello di Gesù, detto Cristo”, richiama, volutamente, Gesù Cristo e la sua famiglia, come ci è stata descritta dai “Sacri Testi”, ma è proprio questo a dimostrarci che Giuseppe Flavio, veramente, non conosceva affatto “Gesù Cristo” e quindi non poteva riferirsi a lui perché, altrimenti, avrebbe dovuto scrivere: “Giacomo, uno dei fratelli di Gesù, detto Cristo” … o, ancora meglio, secondo quanto sostiene la Chiesa: “Giacomo, uno dei cugini di Gesù, detto Cristo” cui, obbligatoriamente, avrebbe dovuto seguire…figlio di…?…e qui iniziano i dolori, come stiamo per vedere. Giacomo, fratello di Gesù, figlio di Damneo, e certi altri, se la cavarono. Infatti, se (per assurdo) fossero già stati uccisi, che bisogno c’era di correre ad Alessandria da Albino?. L’accusa contro Anano di aver convocato il Sinedrio senza la sua autorizzazione rimaneva e la avrebbero potuta usare dopo, aggravata dalla violazione del “ius gladii” (diritto di uccidere), giusto il tempo che il romano giungesse da Alessandria…e soprattutto, non “si sentirono offesi” per il linciaggio: sarebbe una frase ridicola se fosse collegata all’eccidio di molti uomini.
La mania del “martirio” è tale che la manipolazione della sua invenzione ci viene testimoniata anche dal Santissimo Vescovo “storico” Eusebio di Cesarea che, nel IV secolo, così la racconta: “In realtà vi furono due Apostoli di nome Giacomo: uno il Giusto, fu gettato giù dal pinnacolo del Tempio e bastonato a morte da un follatore; l’altro fu decapitato” (HEc. II 1,5). Inoltre, per dare maggior peso alla “testimonianza”, accredita a Giuseppe Flavio la falsa affermazione che “il martirio di Giacomo causò la distruzione di Gerusalemme come punizione divina” (HEc. II 23, 19-20). Abbiamo visto che le “gesta” di questi due “Giacomo”, Apostoli inventati con fini dottrinali, (il Tempio di Gerusalemme non aveva “pinnacoli”) non sono rapportabili a “Giacomo, fratello di Gesù” riferito dallo storico ebreo; piuttosto denunciano i tentativi, falliti, di costruire una vicenda religiosa alla quale dare credibilità storica tramite un appiglio costituito dal nome “Gesù”, molto popolare fra i Giudei dell’epoca.
E tutti gli esegeti mistici fanno finta di ignorare la “piccola contraddizione” contenuta nel “Sacro Testo”: San Luca segue gli Apostoli nei loro “Atti” fino al 64 d.C. ma non riporta la morte di “Giacomo il Minore”… la ignora, senza provare per lui alcuna “pietà”.
San Luca riferisce di Saulo e lo segue fino a Roma nel 63-64 d.C. (At. 28, 30), ma ignora il “linciaggio di Giacomo il Minore” che sarebbe avvenuto nel 62 d.C. … eppure si trattava di uno dei “Dodici Apostoli”, Capo della Chiesa di Cristo e Vescovo di Gerusalemme…ma, evidentemente, ancora non era stato inventato l’alter ego dell’unico “Giacomo” esistente nei manoscritti originali. Questa lacuna negli “Atti degli Apostoli” è talmente grave che il solito Eusebio di Cesarea decide di “correggerla” raccontandola così: “Poiché Paolo si era appellato a Cesare Nerone e Festo l’aveva inviato a Roma, i Giudei si volsero contro Giacomo, fratello del Signore, al quale gli apostoli avevano assegnato il trono episcopale di Gerusalemme” (HEc. II 23,1). Visto come è semplice creare la “storia”…i Vescovi assisi sul trono e…la religione? … Giuseppe Flavio non riporta le motivazioni dell’accusa del Sommo Sacerdote limitandosi ad un generico “per avere trasgredito la Legge” perché il procedimento contro gli accusati, in stato di fermo, “consegnati”, fu annullato dalla rimozione di Anano.
Altro particolare importante da sottolineare è che, in “Atti degli Apostoli”, “Gesù” non viene mai nominato nel Sinedrio, dai Giudei, se non con la generica definizione di “costui”, pertanto, questo episodio, riferito a un vero Sinedrio, sconfessa gli “Atti degli Apostoli” poiché si dimostra che i Sacerdoti Giudei non avevano problemi a nominare “Gesù”…tranne negli “Atti” di Luca: per i Giudei “Gesù” ricordava “Giosuè” (colui che salva), mentre per San Luca e gli altri evangelisti, non era un nome ma un attributo divino “Salvatore” e, come tale, non riconosciuto dagli Ebrei. Inoltre, se fosse veramente esistito il “cristianesimo gesuita” entro il I secolo, lo storico lo avrebbe conosciuto e avrebbe scritto così: “Giacomo l’Apostolo, Episcopo di Gerusalemme, uno dei fratelli di Gesù, detto Cristo…”.
Giuseppe, nelle sue opere, non usa mai il termine “Apostoli”: non li conosce…come non ha mai conosciuto o sentito parlare di “miracoli” spettacolari da loro esibiti davanti al Tempio e nelle piazze di Gerusalemme al cospetto di folle venute dalle città vicine (lo storico nacque nel 37 d.C.).
Ma ciò che rende veramente importante questo Atto del Sinedrio, risalente al 62 d.C., è costituito dal fatto che è l’unico, registrato dallo storico, dalla morte di Erode il Grande in poi, e il motivo per cui fu lasciato, ovviamente, è quello che stiamo dibattendo.
Intanto, se abbiamo potuto leggere la cronaca di questo Sinedrio è per un solo scopo: il nome “Gesù”; ma non il “Cristo” che tutti sappiamo, come ci si vorrebbe far credere con la piccola manomissione, bensì un altro, uno dei tanti ebrei di nome “Gesù” (Giosuè) che vivevano nella Giudea del I secolo. “Cristo” non può averlo scritto Giuseppe Flavio: è stato aggiunto da un “pio” falsario, organizzato e diretto da mani forti. Chi altri, se non uno scriba cristiano con un preciso disegno, avrebbe potuto mettere nella penna di un eminente sacerdote fariseo la parola “Cristo” equivalente a “Messia”, il prescelto da Dio come guida del suo popolo?…senza minimamente riflettere che lo scrittore, come ebreo, si sarebbe sentito in obbligo di riempire svariati rotoli manoscritti per descrivere la divinità che lui stesso attendeva …

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MessaggioInviato: 28/10/2009, 20:51 
Giacomo il Minore. II^ parte.

Sin dal lontano passato, la Chiesa, al fine di provare l’esistenza del suo “Salvatore” come uomo, ha inteso supportare le verità evangeliche con una documentazione storica inventandosi il “Testimonium Flavianum” e manipolando un episodio totalmente vero riferito ad un tale Giacomo, fratello di Gesù, il Sommo Sacerdote figlio di Damneo, come si evince dallo scritto dello storico.
La dimostrazione dell’alterazione del testo originale segue due percorsi:
1° , la constatazione che la modifica introdotta varia, dai tempi più remoti, da un manoscritto all’altro sempre sullo stesso punto, vitale per la “prova teologica”: la parola “Cristo”.
Purtroppo questo spazio non mi permette di inviare la fotocopia di un testo antico dello storico ebreo, tradotto dal greco, risalente a cinque secoli fa, come riportato sul frontespizio:

FLAVII IOSEPHII ANTIQVITATVM IVDAICARVM

Per Hier. Frobenium e Nic. Episcopium, Basileae, MDXLVIII (Lib. XX, cap. 8).

In essa è riportato “fratello di Gesù Cristo di nome Giacomo”.
Poiché queste traduzioni, provenienti da manoscritti “curati” da Episcopi motivati a far risultare vera la dottrina che postulava l’avvento del Messia Gesù, essendo adulterate con modalità diverse in quell’unico punto del brano, si dimostra che quella piccola frase non era originale ma aggiunta posteriormente, pertanto, se si elimina “Cristo”, rimane un solo Gesù, figlio di Damneo, con un fratello di nome Giacomo. Peraltro, dalla lettura approfondita dei Vangeli, la presenza di un Giacomo, fratello di Gesù Cristo, in questo Sinedrio è aggravata dalla impossibilità di individuarne il padre, come risulta dalla stessa indagine apologetica fatta dal Pontefice, come stiamo per vedere.

2°, l’analisi critica prova che non vi fu alcuna esecuzione della lapidazione delle persone incriminate dal Sommo Sacerdote ma solo il decreto da lui emesso che viene contestato ed annullato a causa della procedura errata seguita da Anano in contrasto con la normativa voluta da Roma. Tale norma era vigente sin prima dell’epoca di “Gesù” (sotto il Prefetto Coponio, il 6 d.C.), tanto è vero negli stessi Vangeli leggiamo che “Cristo” fu prima consegnato e poi ucciso, ma solo grazie alla presenza del legato imperiale Pilato ed il suo intervento nel “processo a Gesù”. Almeno sotto questo aspetto (l’unico), l’evangelista, prima di inventarsi la sceneggiatura generale, si è informato sulle leggi di Roma.

Una argomentazione che non posso condividere è il deprezzamento (da parte di alcuni) delle testimonianze storiografiche in generale e quella di Giuseppe Flavio in particolare. Le vicende che oggi conosciamo ci provengono dagli scrittori di quell’epoca e, soltanto laddove si riscontrano delle contraddizioni, si fa ricerca per chiarire quell’evento.
Per rimanere in tema, riporto cosa ha dichiarato Benedetto XVI (è in rete) nella Udienza Generale tenuta il 28 Giugno 2006 proprio in merito all’Apostolo Giacomo il Minore

“Cari fratelli e sorelle, accanto alla figura di Giacomo “il Maggiore, figlio di Zebedeo”, nei Vangeli compare un altro Giacomo, che viene detto “il Minore”. Anch’egli fa parte delle liste dei dodici Apostoli scelti personalmente da Gesù, e viene sempre specificato come “figlio di Alfeo” (Mt 10,3; Mc 3,18; Lc 5). E’ stato spesso identificato con un altro Giacomo, detto “il Piccolo” (Mc 15,40), figlio di una Maria (ibid) che potrebbe essere la “Maria di Cleofa” presente, secondo il Quarto Vangelo, ai piedi della Croce insieme alla Madre di Gesù (Gv 19,25). Anche lui era originario di Nazaret e probabile parente di Gesù (Mt 13,55; Mc 6,3), del quale alla maniera semitica viene detto “fratello” (Mc 6,3; Gal 1,19). … Tra gli studiosi si dibatte la questione dell’identificazione di questi due personaggi dallo stesso nome: Giacomo figlio di Alfeo e Giacomo “fratello del Signore”. Le tradizioni evangeliche non ci hanno conservato alcun racconto né sull’uno né sull’altro. La più antica informazione sulla morte di questo Giacomo ci è offerta dallo storico Flavio Giuseppe. Nelle sue “Antichità Giudaiche” (20, 201 s), redatte a Roma verso la fine del I° secolo, egli ci racconta che la fine di Giacomo fu decisa con iniziativa illegittima dal Sommo Sacerdote Anano, figlio dell’Annas attestato nei Vangeli, il quale approfittò dell’intervallo tra la deposizione di un Procuratore romano (Festo) e l’arrivo del successore (Albino) per decretare la sua lapidazione nell’anno 62.”…

Come i curiosi, ed anche i fedeli utenti possono constatare, l’impossibilità di dare un certificato anagrafico è più che evidente allo stesso Papa. Infatti se quel “Giacomo” fosse stato identificato dallo storico con il patronimico, prassi rispettata dall’ebreo per tutti i protagonisti dell’episodio sopra esaminato, in riferimento al Giacomo, fratello di Gesù Cristo, avrebbe dovuto dichiarare che erano entrambi figli di San Giuseppe, il quale, sappiamo tutti, era sposato con Maria, perché la “maniera semitica” riferita da Papa Benedetto non ha rappresentato alcun problema a Giuseppe Flavio per distinguere tra numerosi fratelli, cugini o fratellastri, da lui citati, poiché scrisse le sue opere prima in aramaico (la lingua di Gesù) e poi le tradusse in greco come gli scritti evangelici.

Pertanto si è capito benissimo quale contraddizione si sarebbe palesata per la dottrina cristiana se avessimo trovato scritto “Giacomo figlio di Cleofa”, sposato con “Maria” sorella di “Maria”, la Madonna (Gv. 19, 25) - che Benedetto XVI, consapevole del rischio, ha opportunamente evitato di ricordare ai fedeli credenti - a sua volta imparentata, o addirittura sorella di “Maria” moglie di Alfeo; uomini che diverrebbero tutti potenziali padri di “Gesù”, essendo Giacomo loro figlio e nello stesso tempo fratello di Cristo. Ricordiamoci che, da quanto sinora evidenziato dai Sacri Testi e dalla Storia Ecclesiastica, stiamo parlando di un fratello di Cristo, suo Apostolo e successore, Vescovo di Gerusalemme.

In sintesi: le deposizioni di Eusebio di Cesarea e degli evangelisti, già contrastanti e quindi contraddittorie fra loro (oltre agli altri “Padri”), diventano incompatibili con la testimonianza di Giuseppe Flavio che si rivela falsificata per fare apparire vera una persona mai esistita. Giacomo il Minore è una figura ideologica creata dai Padri inventori del cristianesimo in modo scoordinato.
Di questo la Chiesa ne è consapevole, infatti, quando fu rinvenuto l’ossario di Giacomo, prima ancora che le autorità di Israele scoprissero l’inganno, senza scomporsi più di tanto ne denunciò la menzogna: gli esegeti ecclesiastici sanno che Giacomo il Minore, o il Piccolo, o il Giusto, furono inventati dai loro predecessori ideologici per non far risultare che Giacomo, uno dei veri fratelli di “Gesù Cristo”, fu ucciso dal Procuratore Tiberio Giulio Alessandro nel 46/48 d.C.
“Gesù” e “Cristo” furono appellativi scelti per designare con due titoli divini “Salvatore” e “Messia” un uomo con un suo nome proprio: Giovanni il Nazireo di Gàmala. Come si può affermare ciò ? Andiamo avanti con le analisi ...

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