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Cecco,

è proprio così: nel 58 d.C. Ananìa, figlio di Nebedeo, non poteva essere Sommo Sacerdote del Tempio...e Marta Sordi lo ha capito.
Se lo avesse rivelato, questa scoperta avrebbe minato la credibilità storica degli "Atti degli Apostoli" e dello stesso Saulo Paolo, allora non gli rimaneva che modificare la storia. In effetti la docente ha tentato di convincere l'auditorium facendo leva soltanto sulla propria autorità didattica anziché presentare argomenti convincenti. Tutti si sono resi conto che il rinvenimento di monete risalenti al 53 e 54 d.C., coniate da Felice, non possono escludere che il Procuratore abbia continuato a governare in Giudea.
Queste monete sono importanti perchè confermano la corretta testimonianza di Giuseppe Flavio e quella di Tacito.

Ora amico, scegli pure l'albergo e manda il conto a Barionu.

Ciao e buone vacanze. Emilio



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MessaggioInviato: 28/11/2009, 20:52 
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Paolo non conosceva Gesù di Nazareth!!!


Le Lettere di Paolo non solo ci forniscono la documentazione più antica della Cristianità, ma sollevano anche le domande più profonde sulla forma originaria di questa fede.

Per quanto concerne la valutazione della loro importanza ai fini del nostro studio, si può notare l'assenza, evidente in ogni Lettera, di ogni riferimento a Gesù come figura storica".

Questa caratteristica non può certo essere imputata al fatto che Paolo nei documenti presi in esame non stesse dando una descrizione formale della fede. E' vero che le Lettere si occupano principalmente di problemi specifici, soprattutto di natura disciplinare, sorti nelle diverse comunità cristiane alle quali tali scritti erano indirizzati. Tuttavia, anche ammettendo la natura ad hoc di questi documenti, risulta ugualmente sorprendente che questo grande apostolo potesse scrivere tanto sulla fede, ai suoi convertiti e ai Cristiani di Roma, senza accennare alle circostanze storiche della vita di Gesù e senza citarne le parole, come fanno invece gli autori dei Vangeli scritti più tardi.

Questo evidente disinteresse per Gesù come figura storica è analogo a una valutazione altrettanto particolare della morte di Gesù, che astrae completamente l'evento dal contesto storico.

Nel più accurato resoconto che Paolo ci offre della Crocifissione, l'evento è presentato come l'attuazione di un piano divino, che portò i demoniaci dominatori di quell'epoca inconsapevolmente e a loro stesso danno, a crocifiggere il preesistente "Signore della Gloria" che Paolo evidentemente identificava per alcuni aspetti con Gesù`. Egli non colloca l'evento né nello spazio né nel tempo; quanto ai responsabili della morte di Gesù, secondo Paolo sono gli archontes, e non i soldati romani che eseguirono gli ordini di Pilato e realizzarono i desideri dei capi ebrei`.

Questa concezione esoterica di Gesù e della sua morte costituisce il punto focale di quello che Paolo chiama il suo "vangelo", rivelatogli, egli afferma, direttamente da Dio, senza alcuna mediazione umana`. Nonostante gli scritti di Paolo ci forniscano la più antica testimonianza della Cristianità, è dífficile credere che una dottrina così esoterica rappresentasse la fede dei primi discepoli di Gesù, se non altro per l'assenza di ogni riferimento al contesto storico della sua vita e della sua morte e per i concetti antiebrei adottati.




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Un caro saluto


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 28/11/2009, 21:19, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 29/11/2009, 12:42 
Carissimi Amici

leggete attentamente, notate quante capriole e salti mortali fa per convincere l'auditorium e soprattutto se stessa:
IL RICORDO/ Marta Sordi: l’ultima conferenza la volle dedicare a San Paolo
Redazione martedì 7 aprile 2009

Con Marta Sordi scompare una delle menti più lucide che gli studi storici italiani hanno avuto negli ultimi decenni. Per chi ha avuto la fortuna di assistere alle sue lezioni di Storia greca e Storia romana all’Università Cattolica di Milano, il ricordo che rimane intatto è quello di una mente vivacissima, capace di maneggiare con una confidenza straordinaria le fonti storiche antiche, conducendo lo studente alla scoperta personale e criticamente raggiunta della verità dei fatti accaduti nei secoli lontani della classicità.
Ma quello che resta è anche l’apporto specifico del magistero di Marta Sordi: gli studi insuperati sulla diffusione del cristianesimo nei primi secoli dell’impero romano, la capacità di leggere nel loro valore storico le fonti neotestamentarie, contro ogni pregiudizio ideologico, la lungimiranza nel seguire senza timidezza strade mai battute da altri. Questo il debito perenne che tutti noi abbiamo nei confronti di questa grandissima studiosa: l’aver tolto dai fumi dello scetticismo ideologico la storia delle origini e dei primi secoli del cristianesimo, restituendone la vera dimensione e il vero portato culturale e sociale. Per tenere vivo il ricordo di tutto questo, abbiamo deciso di proporre qui ai nostri lettori un inedito di Marta Sordi: una lezione/dibattito tenuta al Centro Culturale di Milano sulla figura di San Paolo. Ci sembra un buon modo per ricordarla.


M. SORDI - Noi sentiamo parlare di Paolo ancora persecutore al tempo del martirio di santo Stefano. Questo si data, secondo me, nel 34 d.C. – eventualmente potrei spiegare perché lo dato con certezza nel 34 d.C. – e il testo degli Atti dice che Paolo era neanias, giovane; in latino classico questo “giovane” sarebbe tradotto con adulescens, che vuol dire sotto i trent’anni. Quindi doveva essere nato fra il 6, il 7, l’8 d.C.. Questa è l’unica cosa che si può dire, che sia proprio nato nell’8 d.C. non è certo. Però la data è scelta bene, in sostanza: doveva avere circa ventisei-ventisette anni, e va bene l’adulescens dei Romani. Per fare subito una scaletta della cronologia di Paolo, credo che si possa andare più sul sicuro, anche se sono in contrasto con quella tradizionale. La data del proconsolato di Cipro di Sergio Paolo è attestata da iscrizioni romane ed è tra il 46 e il 48 d.C.. Sergio Paolo è sicuramente anteriore al cosiddetto Concilio di Gerusalemme, per comune accettazione del 49, e si può stabilire sulla base della lettera ai Galati di san Paolo con le indicazioni “tre anni” e poi “quattordici anni”; con il calcolo inclusivo partendo dal 34 viene appunto il 49. Invece la data più importante per cominciare una cronologia di Paolo è il proconsolato di Gallione in Acaia. Giunio Gallione era il fratello di Seneca adottato da un’altra famiglia, ed è arrivato come proconsole in Acaia (e qui abbiamo l’iscrizione precisa) nell’estate del 51. Al momento dell’arrivo di Gallione, san Paolo era già da un anno e mezzo a Corinto, quindi doveva essere arrivato nel 50. Si incontra con Gallione e parte dopo alcuni giorni. Questo quadra perfettamente con l’arrivo di Aquila e di Priscilla da Roma, che erano arrivati prosphàtos, dice il testo, cioè recentemente, da poco, in seguito all’espulsione degli ebrei da Roma da parte di Claudio – attenzione, ho detto degli ebrei, e non dei cristiani e degli ebrei come si ritiene generalmente, perché questo è un falso, è un’interpretazione tarda di Orosio: chrestos non è Cristo, è un normale ebreo di Roma; il nome Crestus era molto diffuso tra gli ebrei, perché voleva dire buono. Quindi nel 49 Aquila e Priscilla, che poi saranno i collaboratori principali di Paolo, erano ancora ebrei; ovviamente si convertono, e diventano i suoi amici più intimi. Erano arrivati da poco; Paolo, dunque, sta a Corinto dal 50 fino all’estate del 51. Da lì parte per l’Asia - si parla di tre mesi e poi di due anni a Efeso: arriviamo al 52-53. Da Efeso egli ha già l’idea di andare a portare le collette a Gerusalemme per la Pentecoste dell’anno successivo, e poi vorrebbe andare a Roma.


Essendo ad Efeso nel 53, la Pentecoste cui lui pensava, evidentemente, è la primavera avanzata del 54. Arriva a Gerusalemme nel 54, effettivamente confermato dal fatto della procuratela di Antonio Felice – potrebbe essere anche Claudio, Felice è comunque il nome del procuratore romano di Giudea – il quale è il primo cui viene denunziato san Paolo e che inizia il processo. A questo punto gli Atti dicono: “essendo passati due anni, Felice ebbe come successore Porzio Festo”. Questi due anni sono la chiave di tutta la cronologia, perché sono stati intesi erroneamente, a mio avviso, come gli anni passati da Paolo in prigionia sotto Felice. Invece già uno studioso tedesco, il Lambertz – io mi sono rifatta a questo studio - sostiene giustamente che questi due anni sono gli anni delle procuratele sotto Claudio dei governatori della Giudea. I predecessori di Felice erano stati in carica tutti per due anni; dopo Porzio Festo avremo un cambiamento perché il procuratore si tratterrà per tutta la Giudea: non si tratta più di Claudio, bensì di Nerone; i governatori del tempo di Claudio, comunque, rimangono in carica tutti due anni, vale a dire dalla fine del 52 alla fine del 54, in questo caso. Questo è confermato dalle monete di Felice del 53 e del 54.

Controprova: sappiamo che gli ebrei accusarono Felice a Roma, perché aveva governato male, mentre Festo poi governò molto bene, e qui fu lasciato sul posto fino alla morte. In seguito al malgoverno di Felice, quindi, arrivò una protesta dei suoi sudditi e l’imperatore avrebbe dovuto punirlo, ma sia Tacito sia Flavio Giuseppe ci dicono che la causa fu insabbiata da Pallante, che era il fratello, uno dei potentissimi liberti di Claudio che era ancora al potere e che riuscì a bloccare la questione. Ora Pallante cadde in disgrazia da Nerone verso la metà del 55, quindi Felice è arrivato a Roma nel 55 e Festo alla fine del 54; Paolo è stato una stagione circa, di nuovo, con Porzio Festo, ha subito un processo sotto di lui e, ad un certo momento, ha fatto l’appello a Cesare per essere mandato a Roma direttamente. Festo, che aveva mandato anche Erode Agrippa per aiutarlo a capire qualcosa in questa faccenda disse: “Noi avremmo anche potuto assolvere, ma siccome si è appellato a Cesare ha diritto di andare a Roma”. La partenza di san Paolo per Roma è dell’anno 55 avanzato: gli Atti raccontano il viaggio che finì in autunno dopo varie soste in diversi punti del Mediterraneo, in seguito a quella a Malta nel 56, con l’arrivo in Sicilia e infine a Roma. La prigionia romana di Paolo, quindi, che è datata due anni interi, va dalla primavera/estate del 56 alla primavera/estate del 58. Un ultimo punto sulla cronologia che mi sembra molto saldo è che, stranamente, le lettere di Paolo a Seneca, di cui poi parleremo parlando di Roma, cominciano esattamente nell’estate del 58 e questo un falsario non poteva saperlo.

J. M. GARCIA - La cronologia più classica è diversa, però ha le sue ragioni. Voglio solo fare una domanda alla professoressa perché anche gli stessi Paolo e Luca, negli Atti degli Apostoli, dicono che Felice era da molti anni giudice di questo popolo, del popolo ebraico; la stessa informazione viene anche da Tacito.

M. SORDI - Rispondo subito, dice da alcuni anni…

J. M. GARCIA – Il greco dice molti anni!

M. SORDI - Il punto è questo: effettivamente Felice era stato anni prima in Samaria, quindi conosceva la zona e quindi è possibile dire che da parecchi anni nel 54…

J. M. GARCIA –Sì, però da parecchi anni non vuol dire due…

M. SORDI - Non so se si può giocare sui numeri… e comunque la data esatta viene riferita.

J. M. GARCIA – Sì, però il problema è che neanche Luca ha tanto interesse nel datare le procuratele dei prefetti… comunque l’unico punto interessante, che secondo me vale la pena indagare (perché la cronologia di Paolo è veramente molto discussa e su di essa, al 100 per cento, non avremo mai certezze, tanto che non siamo neanche sicuri sulla nascita, né sull’anno della morte) sono questi rapporti molto ben stabiliti di Paolo con quelle personalità del mondo politico e culturale; su questo vale la pena fermarci un po’.

M. SORDI – Certamente. Pensavo poi di parlarne in riferimento all’Asia o Roma, però non so se parlarne già adesso…

J. M. GARCIA - Parliamone…

M. SORDI - Una cosa che colpisce è la capacità di Paolo di stabilire i rapporti con Pagani eminenti, sia Romani che Greci a Roma, questa è una cosa che mi ha colpito molto, oppure anche a livello semplicemente di centurioni. Proprio il rapporto con Sergio Paolo, il proconsole di Cipro – su cui in seguito insisteremo - poi ancora il rapporto a Efeso con gli asiarchi. Gli asiarchi erano suoi amici: quando scoppia il tumulto degli argentieri gli asiarchi, che erano amici di Paolo, gli dicono “non ti preoccupare, ci presentiamo noi a placare la folla” ed erano pagani, anzi erano coloro che si dedicavano al culto pagano delle province, erano Greci ma rappresentavano gli uomini di fiducia di Roma; il segretario dell’assemblea, ad un certo punto, dice: «state attenti, se ne occuperà il proconsole che non gradisce queste cose». Paolo, dunque, era in rapporto con gli asiarchi, con il segretario della Boulè che interviene a suo favore. Nel viaggio per Roma nasce il rapporto con un centurione, che si affeziona subito a Paolo. Il centurione doveva portare vari prigionieri a Roma: quando la nave è in pericolo e viene voglia di affondarla e di buttare a mare i prigionieri, non lo fa proprio perché vuole salvare Paolo. C’è, dunque, una capacità notevole di impostare il dialogo con i pagani, anche pagani della classe dirigente sia greca che romana. Questa è una premessa molto importante per il famoso epistolario ritenuto per lo più apocrifo fra san Paolo e Seneca, che invece rivelerebbe una amicizia duratura, un amicizia fra il principale consigliere di Nerone prima del 62 e Paolo. Ritorneremo su questo perché la capacità di dialogo, di discutere con questa gente, è un elemento molto importante.

J. M. GARCIA – Abbiamo fatto un salto sulla formazione di Paolo, e secondo me questo è molto importante. Faccio un riferimento alla nascita e alla formazione di Paolo, perché sicuramente è l’apostolo più conosciuto da tutti, grazie alle sue lettere e ai racconti che abbiamo nel libro degli Atti degli Apostoli. Addirittura Paolo ha scritto qualche notizia autobiografica nelle sue lettere, tutte molto interessanti. Da queste notizie autobiografiche si può dedurre almeno qualche punto fisso della sua origine e formazione. Prima di tutto ci tiene a dire che fa parte della tribù Beniamino, una delle tribù che rimasero fedeli al Patto con Javhé, perché abitava nella Giudea. Fu circonciso nell’ottavo giorno, tutto legale, come stipulato nella legge di Mosè. Ripete parecchie volte che è ebreo, figlio di ebrei. Secondo parecchi studiosi ciò significa che i suoi genitori erano originari della Palestina e addirittura che, probabilmente, parlavano la lingua aramaica. Evidentemente questo lo ripete dappertutto, in quasi tutte le sue lettere, è fariseo, educato proprio nella setta dei farisei. Cosa vuol dire questo? Secondo me è una cosa molto importante, perché significa che non appartiene soltanto a una setta di osservanza stretta della legge e che è uno studioso costante - questo si capisce leggendo le sue lettere: ha una conoscenza enorme dell’Antico Testamento – ma che apparteneva a un’élite religiosa, composta da laici preoccupati soltanto della santità rituale o della purezza rituale. Era impossibile poter vivere come un ebreo ortodosso fuori dalla terra della Palestina. Nella Diaspora non c’erano dei farisei. Questo significa che l’educazione di Paolo è avvenuta all’interno della terra della Palestina. Luca, negli Atti degli Apostoli, scrive questo su Paolo: “Io sono un giudeo (un ebreo), nato a Tarso di Cilicia, ma allevato in questa città (a Gerusalemme), educato ai piedi di Gamalien, nella rigida osservanza della legge dei nostri padri”. Qui usa tre verbi, tre participi, che sono molto interessanti, perché parla della sua nascita, situata a Tarso. Poi la crescita e anche la sua formazione come fariseo avviene a Gerusalemme. Uno studioso, poi seguito da altri, ha studiato filologicamente in modo molto accurato questi verbi: secondo lui Paolo cominciò a vivere nella città sacra prima che potesse guardare fuori dalla porta e camminare per la strada: cioè arriva da bimbo. Cosa vuol dire questo? Che tutta la formazione di Paolo è ebrea. Questo, secondo me, ha delle conseguenze molto interessanti rispetto a quella opinione o ipotesi molto diffusa soprattutto nel XIX e inizio del XX secolo, che afferma che Paolo è stato il vero fondatore del cristianesimo, perché è stato lui a fare questa simbiosi tra la fede cristiana della Palestina con la cultura greca ellenistica che aveva imparato nella città di Tarso. Invece no. Da quello che si deduce dalle sue lettere e da quello che afferma lo stesso Luca, lui è ebreo e la sua formazione non permette di fare questa simbiosi. Dopo mi fermerò un po’ per ragionare che non si può dedurre neanche da quello che lui racconta nella lettera ai Galati. Però è vero che lui sa il greco, anche se riconosce di saperlo male, per due volte lo riconosce (la seconda volta nella lettera ai Corinzi). Questo è normale perché la cultura greca era molto diffusa – su questo può parlare molto bene la professoressa Sordi – era molto diffusa e aveva anche penetrato la lingua e la cultura greca all’interno della Palestina. La cul tura, non tuttavia la religione, perché gli ebrei tenevano tantissimo a rimanere fedeli alla loro religione monoteistica, al loro Patto con Javhé. Quindi dalla sua formazione, dalla sua conoscenza, dal suo sviluppo, dall’infanzia fino a diventare un “rabbino”, lui non ha avuto questo influsso questa conoscenza della cultura ellenica. È vero che fa riferimento a qualche autore greco, che a volte cita, soprattutto nel discorso ad Atene, però uno potrebbe fare riferimenti a frasi e affermazioni di certi filosofi che invece non ha letto. Quindi non è che da lì si può dedurre con chiarezza che lui abbia avuto una formazione greca. Relativamente all’aspetto della formazione, sottolineerei questo aspetto, che è ebraico: lui inizia con Barnaba il suo primo viaggio missionario e infatti arriva al primo posto che loro due scelgono: Cipro. Normalmente gli studiosi dicono che è un’isola dove la presenza ebraica era molto diffusa, e questo potrebbe favorire la diffusione del cristianesimo. Però anche Alessandria era una città molto ebrea. Perché scelgono Cipro e poi il resto del primo viaggio?

M. SORDI – Io sono d’accordo sul fatto che la formazione fondamentale di Paolo sia ebraica: lo dice lui. Però bisogna anche ricordare che era cittadino romano dalla nascita, il che vuol dire che apparteneva a una famiglia di rango piuttosto elevato, che probabilmente aveva avuto la cittadinanza - la cittadinanza l’aveva il padre - sotto Augusto. Infatti una delle ipotesi sul nome vero di Paolo come cittadino romano sarebbe Caius Iulius Saul. Iulius è probabile perché sarebbe il nome della gens di Augusto, e in generale i cittadini romani stranieri che prendevano cittadinanza romana assumevano il nome del patrono, cioè di colui che l’aveva data. Quindi andrebbe benissimo questa ipotesi. Naturalmente è un’ipotesi perché potrebbe essere stato un governatore romano ad avergliela data. Qui di fatto, l’essere cittadino romano dalla nascita presuppone anche un certo tipo di cultura. Indubbiamente sapeva il greco. Le citazioni che fa di Cleante o di Arato, che sono dei poeti greci stoici, di tendenza stoica nel discorso dell’Areopago, non necessariamente rivelano una cultura “appiccicata”, perché più avanti vedremo che lui sa impostare molto bene questo dialogo con gli stoici. Ora veniamo senz’altro alla missione in Asia, che per me è veramente importantissima perché è quella nella quale Paolo prende coscienza della sua missione per le genti. Dunque la prima tappa è Cipro: a Cipro Paolo e Barnaba non hanno intenzione di parlare ai pagani, sembra, ma stanno parlando a una sinagoga ebraica. Il proconsole di Cipro, che aveva presso di sé un mago ebreo, interessato a queste notizie lo chiama, Paolo compie un miracolo davanti a lui, e gli Atti dicono “il proconsole credette”. Non c’è dubbio che qui si tratta di una conversione, visto che il verbo greco pisteuo indica la credenza per fede: accettò la fede.

Da questo momento si stabilisce un rapporto importantissimo fra Paolo e Sergio Paolo. Luca da questo momento dice Paolo, Saul anzi (fino a questo momento lo chiama Saul), era diventato il cognome dei trianomina romani, Saul o Kaipaulos, detto anche Paolo. Da questo momento in poi è solo Paolo. Quindi il cognome diventa da signum cognome e da questo momento è Paolo il nome romano. Poi un altro elemento interessante è che la famiglia dei Sergi Pauli appare legata stranamente alla Chiesa a Roma, perché il figlio di Sergio Paolo fonda un collegium codeste in domo per la sepoltura degli schiavi liberti: con ogni probabilità è una chiesa cristiana. La terminologia è la stessa: al posto della formula “la chiesa che è in casa di…” cui seguiva il nome o i nomi di coloro che ospitavano queste chiese domestiche – tale formula si trova spesso nella Lettera ai Romani - la terminologia ufficiale diventa “collegium codeste in domo”. Questi si trovano sotto il figlio di Sergio Paolo e poi con Sergia Paulina, la nipote, nel II secolo dopo Cristo. Un’altra cosa interessante è che Sergia Paulina si sposa e avvengono matrimoni all’interno di famiglie probabilmente cristiane. Ad esempio gli Aciri Glabiones, un cui membro era morto addirittura martire sotto Domiziano. Quindi si stabilisce indubbiamente un rapporto, ma c’è qualcosa di più importante: la decisione di andare in Asia e non nell’Asia costiera molto nota, Efeso, Mileto, le grandi e civilissime città greche dell’Asia minore, ma nell’Asia interna, che era stata colonizzata di recente dai romani e che faceva parte della provincia della Grazia (l’attuale Turchia) e ci era stata sottomessa nella provincia recente con colonie romane e Paolo va proprio in questa zona, e tocca tutte le colonie romane di Augusto, seguendo la Via Sebaste, che era la via augustea fondata da Augusto. In questa zona, i Sergi Pau li avevano i loro beni perché probabilmente erano discendenti dei coloni augustei di Antiochia di Pisidia: infatti, il primo luogo che Paolo affronta è Antiochia di Pisidia, poi c’è Listri, quindi Conio e Derbe. Proprio lungo la Via Sebaste, che ci porta nel cuore della attuale Turchia, la Galazia antica. Il modo di predicare di Paolo in questa zona: prima di tutto si rivolge agli ebrei nelle sinagoghe. Una cosa interessante è però la composizione etnica di questa regione: era già stata civilizzata dai Macedoni e dai Seleucidi e quindi c’era l’elemento greco, poi c’era stata la colonizzazione romana al tempo augusteo, poi c’era il fondamento indigeno, licaonico, che viene messo in evidenza dagli Atti: gli Istri parlavano ancora la loro lingua. E poi c’erano moltissimi ebrei e colonie ebraiche fortissime. Paolo sceglie di parlare per primo alla sinagoga di sabato. Partecipano anche i cosiddetti timorati di Dio (i cosiddetti seboumenoi) che ascoltano: quindi pagani che non avevano preso la circoncisione (quelli erano i proseliti) ma che apprezzavano le idee fondamentali del giudaismo, soprattutto il monoteismo. A questi Paolo parla un linguaggio assolutamente riservato agli ebrei. Il primo discorso di Paolo ricorda molto quello di Stefano; mette i evidenza tutti i profeti, la storia ebraica, le grandi profezie su Cristo, fino ad arrivare a Cristo come adempimento delle profezie e poi alla sua morte e resurrezione. È la linea che aveva seguito Stefano a Gerusalemme e che Paolo segue regolarmente nel discorso con gli ebrei. La settimana dopo arriva tutta la città di Antiochia di Pisidia compresi i pagani veri, molti si convertono e molti degli ebrei si staccano da Paolo e vannovia. A questo punto Paolo dice che parlerà coi pagani.

La stessa cosa avviene esattamente nelle altre città di Conio e poi a Derbe. L’Istri è un po’ un’eccezione, perché la prevalenza lì è degli indigeni pagani che scambiano Paolo e Barnaba addirittura per degli dei scesi in terra. C’è il discorso che rivela un metodo completamente diverso e che in un certo senso preannuncia quello dell’Areopago ad Atene, con meno cultura ma con le idee sostanziali di Dio creatore, Dio che ha stabilito l’ordine delle stagioni, per cui gli uomini trovano il vitto, possono sopravvivere e poi Cristo che viene. Ma parte dal Dio-creatore, non parte più dalle profezie, non parla più delle vicende del popolo giudaico, ma un discorso che ricorda molto quello di Atene. Questo è il primo viaggio di Paolo. Poi c’è il Concilio di Gerusalemme che nasce proprio dalla protesta di alcuni ebrei circa questa adesione in massa dei pagani e dal fatto che bisognerebbe imporre anche a loro la circoncisione. E invece il concilio, proprio per iniziativa di Pietro (e questo rivela come Paolo non sia il fondatore del cristianesimo e dell’apertura al giudaismo ma segue una linea che era stata anche di Pietro). Pietro ricorda il caso del centurione Cornelio, e quindi il Concilio di Gerusalemme dichiara che i pagani non devono essere circoncisi. Il secondo viaggio, di ritorno da questo, per confermare le chiese già fondate e che hanno già dei presbiteri. Quindi mette persone di sua fiducia alla testa delle singole chiese. Voleva ancora rimanere in Asia ma c’è il famoso messaggio divino dell’immagine del Macedone che viene improvvisamente a Troade e gli dice: «Vieni da noi, abbiamo bisogno di te», e Paolo passa in Europa. E lì il cammino parte dalla colonia romana dei Filippi. La caratteristica romana dei Filippi è calcata da Luca negli Atti: non si parla di arconte e di capi ma di stategorici ederdunviri e ureglavi, poi di vittori e la gente stessa protesta. La cosa interessante è che lì il giudaismo era pochissimo penetrato tanto che Paolo non trova una sinagoga in cui parlare ma deve parlare ad alcune donne pie monache di Dio ma di origine non ebraica che si riunivano per la preghiera intorno a un fiume. A Filippi, poi, si stabilirà un rapporto, dopo il famoso episodio dell’incarceramento e del terremoto, rapporto con lo stesso carceriere e un rapporto con la città, che è fondamentale, perché nella lettera ai Filippesi Paolo dirà che sono gli unici con cui ha un rapporto: erano quelli che mandavano viveri e mezzi a Roma; è molto importante il rapporto di Paolo con questa colonia, che era stata fondata da Marcantonio, risaliva probabilmente alla battaglia di Filippi. Poi c’è la sosta a Tessalonica, quindi a Berea e poi c’è il famoso passo all’Areopago ad Atene, poi Corinto: prima c’è la Sinagoga, poi la sosta nella città (ho già detto la cronologia di Corinto). Tutto finisce dopo una accusa degli ebrei davanti al proconsole, accusa secondo la quale Paolo predicava contro la legge; Paolo risponde “sarà la vostra legge, non la nostra”. Paolo, dopo qualche giorno, parte. La seconda visita di Paolo in Asia lo porta a rivedere le chiese della Galatia cui era molto attaccato, che subivano le pressioni dei giudeizzanti che volevano imporre la circoncisione - pensate alla lettera ai Galati, quella più forte, in cui dice: “Galati insensati, volete tornare indietro da quello che vi ho detto?”. La visita più importante è a Efeso, dove soggiornerà due anni: Efeso era la capitale della provincia d’Asia, città greca. Ora anche questa era una partecipazione indigena molto antica,che si manifestava in questo culto dell’Artemide Fevia, da cui scoppia poi l’insurrezione, contro Paolo, degli argentieri.
http://www.ilsussidiario.net/articolo.a ... colo=15974

Saluti Cecco


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Caius Iulius Saul

La relazione dell’ultima “lezione dibattito” tenuta dalla insigne docente di studi paolini, Marta Sordi, già titolare della cattedra di Storia dell’Università Cattolica di Milano, ci obbliga a fare alcune considerazioni sul “metodo storiologico” condiviso da tutti gli studiosi genuflessi della materia.
Fra gli intervenuti, dedicati alla vita di san Paolo, nessuno si pone la domanda se il super Apostolo sia esistito veramente. Per essi, il solo dovere consiste nel cercare di “ricostruirne” l’esistenza e superare, con ipotesi senza alcun valore probatorio, le numerose contraddizioni che si evidenziano negli scritti di “Atti” e “Lettere”.
Marta Sordi introduce la lezione partendo da un “adolescente” Saulo, precoce persecutore di santo Stefano, senza sentirsi in dovere di verificare se quell’episodio, così come descritto, sia potuto veramente accadere.
Pur consapevoli che san Paolo viene descritto come un essere dotato di poteri sovrannaturali, né la Sordi né i convenuti sono sfiorati da quello che dovrebbe essere un legittimo, elementare, dubbio: verificare se la narrazione degli incontri, avuti dal santo, con personalità famose dell’epoca, siano compatibili con la realtà storica. Al contrario: dopo oltre 1600 anni che la dottrina paolina supporta il potere secolare della Chiesa, la professoressa si accorge (sic! Miracolo!) che nell’incontro di Paolo col Procuratore Felice si evidenzia una “cantonata” madornale, presa dallo scriba cristiano inventore del santo, a causa del Sommo Sacerdote del Tempio, Ananìa.
E la docente cosa fa? … Evita di denunciarla, come sarebbe suo dovere, ma cerca di porvi rimedio manipolando la storia per far apparire che l’incontro con Felice ebbe luogo all’inizio del suo mandato, cioè il 52 d.C., anno dell’avvicendamento con il Procuratore Ventidio Cumano: stesso anno in cui Ananìa fu arrestato dal Legato di Siria Ummidio Durmio Quadrato.
Almeno su questo punto viene contestata dall’altro Grande studioso di san Paolo, J. Martinez Garcia, emerito paleografo con riconoscimenti internazionali, quindi alla pari in quanto “autorità didattica”.
Ma solo su questo punto.
La Marta Sordi continua, imperterrita, nella disamina biografica di san Paolo.
Lo fa nascere a Roma (e Tarso?), sotto Augusto, appartenente ad una famiglia di rango elevato, dopodiché ci svela il vero nome di san Saulo Paolo: Caius Iulius Saul.
Ecco fatto! Tutto risolto! … Dopo quasi 2000 anni dagli eventi narrati in “Atti” sappiamo che l’evangelista Luca si sbagliò a chiamare Saulo Paolo il super Apostolo.
Ma … le prove? … Quali prove!: l’ha detto Marta Sordi, docente dell’Università Cattolica, quindi … “ispirata da Dio”.
E tutti i presenti, assidui e concordi nella preghiera, si accommiatano con l’usuale … “sia lodato Gesù Cristo” … “sempre sia lodato” …



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Emilio sei grande


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Grazie ad Emilio anche da parte mia!


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 30/11/2009, 14:48, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 01/12/2009, 12:54 
Dresda99,

in "Origini delle religioni" ho visto il documentario sui Soter: ZEITGEIST.
Ti ringrazio per averlo trovato e ne consiglio la visione.
E' un ottimo lavoro, utilissimo a chi è interessato approfondire questa tematica sotto il profilo culturale ... e non solo.
Ci sono "credenti" superstiziosi e suggestionabili, altri, non troppo convinti, si lasciano trasportare dalla "corrente" o dalla "tradizione": "se ci credono tutti ... credo anch'io".
Esistono anche "credenti" in quanto "ricattati moralmente" dalle "fiamme dell'inferno" dopo morti.
Essendo ateo dall'età di 14 anni, vissuto in un ambiente quasi totalmente indifferente alla religione, non avrei mai creduto esistessero uomini condizionabili da questo tipo di "ricatto morale".
Ma ho dovuto ricredermi: ricevo telefonate da lettori che mi ringraziano per averli aiutati a superare questo aspetto particolare della loro coscienza. Dichiarano apertamente che la conoscenza e la logica li ha resi "liberi" e guardano alla propria esistenza senza più sentire quel fardello di vincoli ... minacciosi, che li distoglieva dalla realtà del presente.

Ciao.


Ultima modifica di Emilio Salsi il 01/12/2009, 12:58, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 02/12/2009, 12:58 
La dottoressa Sordi, nonché l'accozzaglia del forum talebano snippano spesso anche su argomenti come questo.

ALAN F. ALFORD
Quando gli Déi scesero sulla terra. Le radici divine delle antiche civiltà
Pagg. 19-21

[...]
Dobbiamo anche notare che il termine greco mysterion deriva dal verbo musteion, che significa "chiudere gli occhi o la bocca"(28).
La natura degli antichi misteri era tale che agli iniziati si richiedeva di chiudere gli occhi in alcune parti dell'iniziazione e di chiudere la bocca (riguardo alle rivelazioni) per il futuro.
Va detto che alcuni specialisti sostengono che i misteri noti a Paolo erano differenti da quelli gnostici o pagani perché essi venivano rivelati e proclamati apertamente al mondo, invece che nascosti e tenuti segreti alle masse. Ma questo non è del tutto vero, perché c'è una grande differenza tra rendere manifesta l'esistenza di un mistero (cosa che Paolo sicuramente fece) e rendere manifesto il significato esoterico di un mistero (cosa che al contrario Paolo non fece).
Tutto ciò ci porta a chiedere se Paolo fosse stato iniziato a certi misteri di Cristo, il significato dei quali non è mai stato rivelato a tutta la congregazione dei cristiani. Immediatamente il pensiero corre al racconto della conversione di Paolo sulla via di Damasco. Negli Atti degli Apostoli leggiamo:
Improvvisamente, una luce dal cielo gli [Saulo, cioè Paolo] sfolgorò intorno. Ed essendo caduto in terra, udì una voce [lo spirito di Gesù] che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Come vedremo tra breve, l'improvvisa apparizione di una luce splendente è una classica caratteristica dell'iniziazione a una scuola misterica. Saulo ebbe veramente un incontro soprannaturale? Oppure questo racconto conserva un riferimento alla sua iniziazione, scritto in un linguaggio cifrato?

Esistono diversi indizi che suggeriscono che l'episodio rappresentasse un'iniziazione. Primo, è interessante notare che Saulo dopo la visione della luce fu colpito da cecità. Questa, che simboleggia le tenebre, fu seguita da un'apertura degli occhi tre giorni dopo (At. 9:9 e 9:18). Il periodo di tre giorni era abbastanza tipico delle antiche iniziazioni, specialmente di quelle in cui il candidato veniva privato della luce. Come abbiamo visto precedentemente, la chiusura degli occhi è il significato di base del termine "mistero". Nel complesso, l'episodio della via di Damasco sembra riferirsi a un iniziato a una scuola misterica in atto di acquisire una conoscenza esoterica.
Secondo, sappiamo che Saulo rimase senza cibo né acqua per gli stessi tre giorni in cui perse la vista. Anche il digiuno è una caratteristica delle iniziazioni alle antiche scuole misteriche e come tale è indicato nell'Epistola ai Filippesi, in cui Paolo scrive:
In tutto e per tutto, sono stato iniziato al segreto di essere sazio e di avere fame; di essere nell'abbondanza o di essere nella penuria(30).

Terzo, è certamente significativo il fatto che Paolo sia stato battezzato dopo l'apertura degli occhi (At. 9:18). Il battesimo segnava l'ingresso al culto cristiano ed era anche un rito di purificazione presente in molte altre
tradizioni misteriche Quarto, non bisogna dimenticare che quest'evento segnò l'improvvisa trasformazione di Saulo da persecutore a uno dei principali portavoce dei cristiani. Un tale mutamento - equivalente a una rinascita personale - era un'importante elemento delle antiche iniziazioni. E' altamente probabile che a quest'episodio risalga il cambiamento del nome di Saulo in "Paolo", specialmente perché "Paolo", che significa "piccolo", sembra evocare il mistero della resurrezione in cielo tramite Cristo. Mi riferisco qui al testo gnostico scritto da Valentino, in cui Gesù afferma: "Sono divenuto molto piccolo, in modo che per mezzo della mia umiltà potessi condurvi alla grande altezza da cui eravate caduti".(31)

Il cambio del nome sarebbe stato quindi altamente simbolico, caratteristica tipica dei nomi nuovi spesso attribuiti agli iniziati alle antiche scuole misteriche. Quinto, il maestro gnostico Valentino confermava che Paolo era stato davvero iniziato a una dottrina segreta di Dio e aveva iniziato altri, ma solo i pochi eletti che erano,"spiritualmente maturi" e pronti a riceverla(32). Uno di questi iniziati, Teuda, a quanto sembra aveva iniziato Valentino e questo, a sua volta, si era offerto d'iniziare altri, ma ancora una volta solo coloro che erano maturi, poiché gli immaturi non sarebbero stati in grado di comprendere la saggezza.(33) Sesto e ultimo, torniamo alle parole di Paolo. Nella Prima epistola ai Corinzi, gli scrive:

"Esponiamo la sapienza di Dio misteriosa e occulta",

mentre nella Seconda epistola ai Corinzi, parla di se stesso come di uno che "fu rapito fino al terzo cielo (il terzo "grado" dei misteri?) dove "udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di proferire".(34) Gli studiosi odierni sono inclini a pensare che Paolo fosse al corrente di qualche tipo di conoscenza segreta.(35)
Riassumendo, validi argomenti inducono a pensare che Paolo - da molti considerato il fondatore del cristianesimo - fosse un iniziato a segreti mai completamente divulgati nelle sue lettere e mai esposti con chiarezza nei testi e nei rituali cristiani. Al contrario, la natura stessa di questi segreti faceva si che essi potessero essere tramandati in modo sicuro (con discrezione) solo tramite insegnamenti verbali a pochi eletti, o per mezzo di parole in codice e parabole esoteriche comprese solo dai prescelti.
Voi e io, cari lettori, con poche,o nessuna eccezione, non siamo tra questi "pochi eletti".


Sottolineo il fattore tre giorni quando Gesù parla del segno di Giona e quando sono passati tre giorni dalla "sepoltura" di Lazzaro...
Anche in questi casi l'allusione ad un rituale misterico dei tre giorni è palese...

Secondo me questo rituale qualcuno lo pratica anche oggi...
http://www.darkroom432hz.net/



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MessaggioInviato: 02/12/2009, 13:37 
Cita:
Emilio Salsi ha scritto:


Cecco,

è proprio così: nel 58 d.C. Ananìa, figlio di Nebedeo, non poteva essere Sommo Sacerdote del Tempio...e Marta Sordi lo ha capito.
Se lo avesse rivelato, questa scoperta avrebbe minato la credibilità storica degli "Atti degli Apostoli" e dello stesso Saulo Paolo, allora non gli rimaneva che modificare la storia. In effetti la docente ha tentato di convincere l'auditorium facendo leva soltanto sulla propria autorità didattica anziché presentare argomenti convincenti. Tutti si sono resi conto che il rinvenimento di monete risalenti al 53 e 54 d.C., coniate da Felice, non possono escludere che il Procuratore abbia continuato a governare in Giudea.
Queste monete sono importanti perchè confermano la corretta testimonianza di Giuseppe Flavio e quella di Tacito.

Ora amico, scegli pure l'albergo e manda il conto a Barionu.

Ciao e buone vacanze. Emilio




COMUNICAZIONE DI SERVIZIO PER GLI ARPIOLIDI


Caro Conte GDT,

se vuole tenere il suo avatar centro pagina mi raccomando lo faccia solo
in questa sezione e in Origine delle Religioni, in quanto lo facesse a Chiacchiere ufologiche corre il rischio di una reazione tipo :

Emilioooooo ?????????


PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR !!!!!!!!!!!!


Con stima.





zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 02/12/2009, 13:41, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 02/12/2009, 16:08 
Barionu,

e mi riterrei fortunato. Prova immaginare cosa vorrebbero farmi i clericali e gli storici genuflessi dopo che ho "cancellato" i loro "apostoli" dalla storia.
Non molto tempo addietro la pira ardente purificatrice sarebbe stato il giusto "castigo divino" cui avrei avuto diritto.

Ricambio la stima (senza prrrr)
e un saluto agli ufologi.

Emilio



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Precisazione per i lettori.

Dovete sapere che zio ot ed Emilio sono stati entrambi bocciati all' esame di 3 media e promossi l' anno dopo solo per disperazione dei Presidi.

In compenso siamo Eterni Goliardi .

Ciao Emilio,

con infinita stima.



zio ot et emilio In Taberna quando sumus [:278]



Ultima modifica di barionu il 02/12/2009, 17:14, modificato 1 volta in totale.


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Peppe,

è veramente interessante lo studio che hai pubblicato. Stai scavando nel periodo evolutivo del Cristianesimo primitivo, "apocrifo", presumo da molto tempo. Le lettere di Saulo Paolo sono soprattutto "dottrina" la quale, ovviamente, doveva tenere conto o commisurarsi con le altre fedi, soprattutto nel corso del III secolo, quando le divinità capitoline si dimostrarono incapaci di proteggere Roma e i suoi confini imperiali.
Comunque, a parer mio, è una strada difficilissima da percorrere (Giovanni dalla Teva e Dresda99 ci stanno provando).
Tutta la documentazione pervenutaci è passata attraverso un filtro ideologico religioso ad iniziare dalla DOTTRINA: l'argomento teologico prevalse su tutto. La sfilza di "Concilii" del IV secolo lo dimostra. Qualche svista è rimasta sotto il profilo storico.
E' lì che mi sono "infiltrato" ... e vedo che sto facendo danni ... ai clericali.

Ciao.


Ultima modifica di Emilio Salsi il 02/12/2009, 16:59, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 03/12/2009, 13:43 
**Negli Atti degli Apostoli leggiamo: Improvvisamente, una luce dal cielo gli [Saulo, cioè Paolo] sfolgorò intorno. Ed essendo caduto in terra, udì una voce [lo spirito di Gesù] che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". Come vedremo tra breve, l'improvvisa apparizione di una luce splendente è una classica caratteristica.**

Riflessione poi domanda: Che bisogno aveva Dio-Gesù di porre questa domanda, così formulata lui già sa tutto.
Caius Iulius Saul. cosa gli rispose lì subito, a domanda fatta?
La scaltra penna non ha folgorato Shaul, ma 1miliardo e 170 milioni di poveri creduli, folgorati da troppo “SOLE” in testa.

Cecco


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Su Paolo , con gli ultimi aggiornamenti :

http://www.vangeliestoria.eu/approfondimento.asp?ID=4




zio ot [;)]



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MessaggioInviato: 18/08/2020, 11:01 
cari amici , metto qui, per ora, in attesa i approfondimenti
Cita:
2 Cor 12, 7 “Perché non montassi in superbia mi è stata messa una spina nella carne


mi è venuto in mente..microcip o impianto alieno [:291]

ciao
mauro



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