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MessaggioInviato: 15/02/2010, 10:14 
Lynn Picknett, Clive Prince
Il libro che Gesù non ti avrebbe mai fatto leggere
Newton Compton Editori, ottobre 2009, pp 384 - 390.

Il grande segreto.
Un potenziale disastro per l’equilibrio della Chiesa cominciò con la scoperta, nel Vecchio Cairo del diciannovesimo secolo, di quasi duecentomila manoscritti ebraici di vari periodi nel geniza (magazzino) di una sinagoga del nono secolo. Uno di questi, comprende due copie incomplete, era particolarmente entusiasmante non solo perché risaliva al 100 AEC ca., ma anche perché era stato prodotto da una setta precedentemente sconosciuta.

Questo “Libro dei comandamenti” diceva che il gruppo era stato fondato intorno all’epoca della rivolta maccabea da un uomo divinamente ispirato, chiamato semplicemente il “Maestro di rettitudine”, “Unico maestro” o “Unico”, il Messia sia di Aronne sia di Israele, nonché la “stella che spunta da Giacobbe” profetizzata nel Libro dei Numeri.

Quando questo maestro o messia fu rifiutato, la setta si ritirò a Damasco, dove egli morì, anche se ci si aspettava che risorgesse trionfante “alla fine dei tempi”.

Una caratteristica singolare del testo era la sua incompatibilità con la tribù di Giuda e con la linea di Davide, perché chiaramente il Maestro in questione proveniva da un’altra tribù. Per questa setta, la linea di sangue messianica di Davide era stata sostituita da quella che aveva origine con Sadoc, il sommo sacerdote di Davide; di qui la definizione di “figli di Sadoc”, da cui gli studiosi coniarono il termine “sadochiti”.

Un importante studio di quello che era noto all’epoca come il Libro sadochita dei comandamenti fu pubblicato nel 1910 da Salomon Shechter, presidente del Jewish Theological Seminary of America, secondo il quale questa setta, precedentemente sconosciuta, corrispondeva da vicino a quel poco che si sapeva della setta dei dositeani, fondata dall’uomo che, come sappiamo, la letteratura pseudo clementina associava a Giovanni il Battista e a Simon Mago. Non solo certe caratteristiche dei loro credo corrispondevano, ma il nuovo testo rivelava anche che usavano lo stesso calendario di trenta giorni, e gli scrittori arabi dicevano che i dositeani usavano, per definire il loro fondatore, due titoli alternativi attribuiti al “maestro di rettitudine”, ossia l’Unico e la Stella. Alla luce di questo, Schechter avanzò l’ipotesi che i dositeani fossero una propaggine dei sadochiti, sorta dal periodo di scismi e apostasie che il Libro dei comandamenti descrive come conseguenza della morte del Maestro(60).

E c’era di più. Il testo spiegava uno degli aspetti più strani della letteratura pseudo clementina, quando diceva che la prima spaccatura importante, nella serie di scismi che produssero i movimenti di Giovanni il Battista, Simon Mago e Dositeo, fu quella dei sadducei. Di certo non poteva esserci niente di più lontano da quel trio eterodosso dell’aristocrazia sacerdotale ultraconservatrice alla base dell’establishment del Tempio. Non sorprende che questa sia stata sempre considerata una prova dell’inaffidabilità degli pseudoclementini. In ogni caso, “sadduceo” è la traduzione greca dell’ebraico Zadokim. Sia i sadducei sia i “figli di Sadoc” sostenevano di discendere da Sadoc, anche se gli ultimi contestavano ardentemente le asserzioni dei primi, ritenendosi loro stessi i legittimi eredi del sacerdote. Entrambi i gruppi potrebbero chiamarsi sadochiti o sadducei, a seconda della lingua usata, quindi, inaspettatamente, la scoperta del Cairo dimostrò che gli autori degli scritti pseudoclementini sapevano di cosa stavano parlando: esisteva in effetti un collegamento tra “sadducei” e “dositeani.”(61).

Schechter sosteneva anche che i sadochiti/dositeani avessero compiuto “speciali tentativi missionari” presso il tempio ebraico fondato da Onias nell’egiziana Leontopoli, scrivendo:
Il distacco degli ebrei egiziani dall’influenza palestinese […] preparò il terreno per le dottrine di una setta come quella dei sadochiti, in cui veniva respinta la fedeltà a Giuda e a Gerusalemme, e in cui i discendenti della Casa di Sadoc (di cui lo stesso Onias faceva effettivamente parte) rappresentavano sia il Sacerdote sia il Messia.(62)

Le conclusioni di Schechter, però, dovettero essere riviste dopo la scoperta dei rotoli del Mar Morto. Il Libro sadochita dei comandamenti, e la setta che stava dietro di essa, sono ora molto più noti, dato che un certo numero di copie – tutte incomplete, ma comunque sufficienti a ricostruire l’intera opera – sono state trovate a Qumran. Si pensa che l’opera in questione, attualmente nota come Regola di Damasco (o Documento di Damasco), riguardi le origini e gli statuti della setta di Qumran, che attualmente si ritiene formata da esseni, invece che da dositeani.

Come abbiamo visto nel settimo capitolo, la scoperta dei rotoli del Mar Morto aveva fatto riprendere in considerazione un altro esempio di ortodossia accademica che, per un corso fortuito degli eventi, si riferisce anch’esso alla setta di Giovanni il Battista. Era la questione delle origini mandaiche. Prima della scoperta dei rotoli, la linea accettata era che i mandei fossero davvero i discendenti dei seguaci del Battista; in seguito, però, dalla fine degli anni Cinquanta fino agli anni Ottanta del secolo scorso, essi vennero considerati una creazione successiva, priva di qualunque collegamento con lui o con la sua epoca. Ora, invece, i mandei sono stati ricollegati alla Palestina del primo secolo, sia pure con alcune riserve sulla portata del loro collegamento storico con il Battista.

La posizione precedente alla scoperta dei rotoli del Mar Morto era dovuta in gran parte all’influenza di accademici come Richard Reitzenstein e, soprattutto, Rudolf Bultmann, che avevano dimostrato dei paralleli tra i testi sacri dei mandei e certi concetti contenuti nel Vangelo di Giovanni. Ovviamente esisteva un collegamento tra loro e la comunità che aveva prodotto il vangelo in questione. Ma quando poi i rotoli del Mar Morto hanno cambiato gli atteggiamenti nei confronti dei mandei, fornendo un altro parallelo, molto più vicino geograficamente e storicamente, per la scrittura del Vangelo di Giovanni, il consenso si è spostato da un’origine mandaica del Vangelo di Giovanni a un’altra che indicava una connessione settaria ebraica (e di conseguenza gli studi sui mandei sono caduti in discredito per alcuni anni).

Stranamente la nuova generazione riteneva che i rotoli del Mar Morto dessero torto a Bultmann, mentre in realtà gli avevano dato ragione. Egli non ha mai sostenuto che i mandei fossero esistiti esattamente nella stessa forma oggi nota, prima che fosse scritto il Vangelo di Giovanni. In realtà, riteneva che una setta da cui i mandei sarebbero discesi, e i cui scritti erano andati perduti, fosse esistita nello stesso periodo e avesse influenzato l’evangelista e la sua comunità. In effetti, le scoperte di Qumran hanno rivelato l’esistenza proprio della setta, e degli scritti, che Bultmann aveva predetto. Come ha dichiarato Charles H.H. Scobie del Presbyterian College di Montreal nel suo studio del 1964 su Giovanni il Battista, “nell’ipotesi mandaica, i rotoli si trovano nello stesso posto in cui ci aspetteremmo di trovare le idee che entrarono a far parte del cristianesimo attraverso un Giovanni il Battista pre-mandaico”.(63)

Uno dei pochi ad accorgersi che i rotoli hanno confermato e non smentito la tesi di Bultmann sembra sia Wayne A. Meeks, il quale ha scritto, nel 1967, a proposito dei sostenitori della nuova posizione: “Forse non è troppo dire che, se riuscissero a dimostrare la loro tesi, riuscirebbero a portare l’ideologia di Qumran sotto l’ombrello del mito gnostico di Bultmann. (64) Questo implica l’esistenza di un collegamento tra la setta di Qumran e i mandei, proprio come hanno sostenuto alcuni ricercatori, quali il tedesco Otto Huth. (65) In effetti, sin dall’inizio si sono notati dei collegamenti specifici tra la letteratura di Qumran e quella mandaica. Nel 1957, per esempio, Theodor H. Gaster, nel primo libro popolare sui rotoli del Mar Morto, parlò dei primi entusiasmi provocati dalla convinzione di poter finalmente risolvere alcuni dei misteri delle origini cristiane:

Per mettere l’intera questione nella giusta prospettiva, si dovrebbe osservare che nei rotoli del Mar Morto si possono trovare tanti paralleli con il Nuovo Testamento quanto con gli apocrifi e gli pseudoepigrafi dell’Antico Testamento… e con le parti più antiche del Talmud. Inoltre, molti di questi paralleli si trovano anche nelle antiche dottrine di sette come i mandei dell’Iraq e dell’Iran e i samaritani, perciò anche se non ci sono pervenuti attraverso canali ebraici, possiamo comunque riconoscere in essi parte del pensiero e del folclore comune all’epoca in Palestina.(66)

Gaster dimostrò anche quante delle espressioni specifiche usate dagli autori dei rotoli, a proposito della loro comunità, fossero identiche a quelle che i mandei usavano per definirsi. Ma ancora più significativamente, Gaster collegò i rotoli alle “antiche dottrine” dei mandei e dei samaritani, riunendo tra loro ancor più strettamente le varie componenti.

E c’è dell’altro. La setta di Qumran sembra aver usato la versione samaritana del Pentateuco: vi sono aggiunte e omissioni, soprattutto nella loro versione dell’Esodo, e delle citazioni contenute nei rotoli del Mar Morto rivelano le stesse peculiarità. Inoltre, la studiosa francese del Nuovo Testamento Annie Jaubert ha stabilito dei collegamenti tra il calendario di Qumran e quello samaritano, che differiscono entrambi da quello ebraico standard dell’epoca. (67)

Come nel caso dei mandei e dei samaritani, esistono tanto delle somiglianze quanto delle differenze tra il materiale contenuto nei rotoli del Mar Morto e quel che sappiamo degli insegnamenti e degli obiettivi di Giovanni il Battista. Vi è una diffusa teoria secondo cui questi – se non Gesù stesso – era membro della setta di Qumran, ma nel caso sia suo sia di Gesù, la differenza tra quel che insegnavano e il materiale dei rotoli sono evidenti quanto le somiglianze. Almeno nel caso di Giovanni il Battista, sembra ci sia stata una conoscenza di parte del materiale dei rotoli, anche se forse poco di più. (68)

Non esiste una corrispondenza assoluta tra le idee e i concetti esposti nei rotoli del Mar Morto e, rispettivamente, quelle dei mandei, dei samaritani e di Giovanni il Battista. Esistono però delle somiglianze specifiche in quantità sufficiente a dimostrare che tutti questi movimenti facevano parte dello stesso complesso di sette. E anche se non è esatto dire che la comunità di Qumran fosse mandaica, esiste un collegamento più forte di quello che viene generalmente riconosciuto.

In questo quadro dobbiamo aggiungere i sadochiti che, prima della scoperta dei rotoli, gli accademici avevano collegato ai dositeani. Anche questo implica un contatto tra la setta di Qumran e la famiglia di sette che comprendeva il gruppo del Battista. In effetti, alcuni hanno continuato a vedere il collegamento anche dopo la scoperta dei rotoli del Mar Morto. L’eminente specialista di origini gnostiche, Robert McLachlan Wilson, e Jean Daniélou (il gesuita francese docente di origini del cristianesimo diventato poi cardinale) sostenevano entrambi che i componenti della setta di Qumran fossero effettivamente dositeani. (69) Daniélou, in particolare, avvicinava ancora di più le componenti dicendo che Dositeo “sembra rappresentare un messianesimo samaritano combinato con gli ideali ascetici, una sorta di essenismo samaritano”. (70)

Di certo, però, i rotoli del Mar Morto significano che dobbiamo restare fermamente, persino tenacemente, nel tradizionale ebraico, con una comunità che si isolò dal mondo gentile per studiare i propri testi sacri, senza lo scomodo materiale “da misteri pagani”, che troviamo invece in Simon Mago e in Gesù. Ma inaspettatamente, anche qui si colgono allettanti segni di influenze esterne. Pochi parlano della “grotta 7” di Qumran, scoperta nel 1955 e piena di documenti – ora ridotti a miglia di piccoli frammenti perlopiù illeggibili – tutti in greco (uno dei quali proveniente da una commedia di Menandro) e difficilmente compatibili con l’immagine puritana della setta del Mar Morto. (71) Alcuni dei loro rotoli (per esempio il Manuale di disciplina) si servono di “una terminologia simile a quella dei misteri”,(72) facendo pensare che la setta di Qumran avesse una certa familiarità con pratiche misteriche.

Un altro segno del fatto che la comunità era più complessa di quanto si credesse generalmente proviene dall’opera del metallurgista e storico Robert Feather sul famoso rotolo di rame. Questo enorme manufatto, lungo circa ventiquattro metri, è fatto di rame sottile inciso con scritte che si suppone rivelino le ubicazioni dei depositi nascosti di tesori e di altri preziosi. Vari indizi nella grafia e nello stile di scrittura dimostrano che, benché sia stato creato nel primo o secondo secolo AEC, il rotolo di rame era una copia di un documento risalente forse a seicento anni prima. Feather ha stabilito che la composizione chimica del rame è quasi identica a quella di rotoli analoghi utilizzati in Egitto (il solo posto in cui si praticava la scrittura su rotoli di rame, visto che quello di Qumran costituisce l’unico altro esempio di scrittura del genere). Lo studioso ha dimostrato anche che le liste di quantità di metalli preziosi e di altri beni di lusso facevano uso di pesi e misure egiziani. Ma perché mai una setta ebraica del periodo romano avrebbe dovuto possedere qualcosa che non solo costituiva un legame con l’antico passato di Israele, ma anche con l’Egitto? Quantomeno ciò dimostra che sette come quella di Qumran preservavano degli antichi segreti.

Malgrado la credenza popolare al riguardo, non è ancora stato dimostrato in modo conclusivo che la comunità di Qumran facesse parte della setta essena, come è stato proposto subito dopo la scoperta dei rotoli. Ma se non faceva parte, era comunque una componente di un gruppo di sette collegate, sorte in quei tempi apocalittici che cercavano di scoprire cosa riservasse il futuro riscoprendo il passato. Se, per esempio, gli appartenenti a queste sette sapevano che i loro antenati avevano venerato una dea, potevano essere ispirati a indagare sul contemporaneo culto egiziano di Iside.

Perciò, quando vennero alla luce nel 1947, i documenti del Mar Morto sembravano poter fornire le prove di due teorie collegate alla setta di Giovanni il Battista. C’erano sia l’ipotesi avanzata da Solomon Schechter di un collegamento tra la Regola di Damasco e i dositeani, sia la predizione di Rudolf Bultmann sull’esistenza di una setta, che avrebbe colmato la lacuna tra comunità per cui fu scritto il Vangelo di Giovanni (che sembra sia stata samaritana) e i mandei. La possibilità di scoprire la verità a lungo soppressa su Giovanni il Battista fornisce una ragione molto più solida per giustificare la reazione e il comportamento dei cattolici, preoccupati che il loro segreto bi millenario stia per essere rivelato.

Il fatto che la paura del Vaticano fosse proprio questa riceve conferma da una strana storia, emersa di recente attraverso Robert Feather, l’esperto del rotolo di rame. (73) Col suo profondo interesse per l’archeologia biblica e le origini cristiane, Feather si conquistò la fiducia di uno dei componenti fondamentali della squadra archeologica originale dell’École Biblique a Qumran, il solitario Jósef T. Milik, un ex prete cattolico polacco stabilitosi in Francia. Nel 1999, Feather venne a sapere da Milik che una scoperta era stata tenuta nascosta. Non si trattava di un rotolo, bensì di resti umani nel terreno di sepoltura della comunità: un corpo senza testa, che Milik era convinto appartenesse a Giovanni il Battista. In preda all’entusiasmo e alla curiosità, come racconta in modo affascinante nel suo The Secret Initiation of Jesus at Qumran (2005), Feather confermò che il corpo in questione era stato effettivamente trovato, ma la scoperta era stata occultata. Tra il 1949 e il 1956, la squadra dell’École Biblique aveva riportato alla luce diversi corpi. Ne aveva passato la maggior parte ad altri istituti negli Stati Uniti e in Europa, ma ne aveva anche nascosti alcuni, pur avendolo negato regolarmente fino al 2000. Nel corso di questi trasferimenti, alcuni resti “scomparvero” e ora risultano impossibili da rintracciare. I documenti relativi a uno di essi non parlano di un teschio. Alla fine, però, nonostante il suo tenace lavoro d’indagine, Feather non riuscì a rintracciare questi resti. Insomma, sembra che a Qumran sia stato trovato un corpo senza testa durante i primi scavi, ma che per qualche motivo l’informazione sia stata tenuta nascosta per circa mezzo secolo. Perché? Forse non perché le autorità cattoliche sapevano che il corpo era di Giovanni il Battista – come potevano saperlo con certezza? – ma perché temevano che potesse esserlo, e che potesse stabile un collegamento tra lui, Qumran e i rotoli del Mar Morto. Se non altro, avrebbe potuto ispirare il tipo di interesse per il Battista che avevano sempre cercato di ostacolare. Se si fosse pensato, o anche soltanto ipotizzato, che i discepoli di Giovanni avessero portato il suo corpo a Qumran, allora questo avrebbe suscitato un maggior interesse per il collegamento tra i rotoli del Mar Morto, i dositeani e, ancor più significativamente, i mandei, che fino a quel momento era stato minimizzato con tanto successo.



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MessaggioInviato: 18/02/2010, 11:46 
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Nella Bibbia, la parola #1499;#1512;#1502;#1500; (Carmelo) ricorre circa 43/44 volte ma con significati diversi. La si trova come nome "comune" per significare "giardino", inteso come luogo dove cresce "abbondante vegetazione naturale", cioè non coltivata né da Dio né dagli uomini (cfr Is 32, 15-16).

Sempre nella Bibbia la stessa parola "Carmelo" è usata anche come nome "proprio" per indicare "Il Monte" per eccellenza.

La parola "Carmelo" significa inoltre il colore rosso: il rosso "carminio" (cfr Cantico dei Cantici 7, 5-6). Infine, "Carmelo" vuol dire anche "chicco" di frumento o di orzo non duro, non ancora maturo (Lv 2, 14; 23, 14; 2 Re 4, 42).

fonte>>> http://www.carmelovocazioni.it/carmelo/ordine.html

Carmelo il monte per eccellenza... [;)] [;)] [;)]



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MessaggioInviato: 18/02/2010, 13:25 
Cita:
peppe ha scritto:

Significato del nome:
Nella Bibbia, la parola #1499;#1512;#1502;#1500; (Carmelo) ricorre circa 43/44 volte ma con significati diversi. La si trova come nome "comune" per significare "giardino", inteso come luogo dove cresce "abbondante vegetazione naturale", cioè non coltivata né da Dio né dagli uomini (cfr Is 32, 15-16).

Sempre nella Bibbia la stessa parola "Carmelo" è usata anche come nome "proprio" per indicare "Il Monte" per eccellenza.

La parola "Carmelo" significa inoltre il colore rosso: il rosso "carminio" (cfr Cantico dei Cantici 7, 5-6). Infine, "Carmelo" vuol dire anche "chicco" di frumento o di orzo non duro, non ancora maturo (Lv 2, 14; 23, 14; 2 Re 4, 42).

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Vecchia 'sola'!..... (leggi 'suola')

Forse ho capito dove vuoi andare a parare.... Ma tanto è inutile: Gesù non è mai esistito, sigh.. [B)]


Ciao!


Veritas


PS: tra i Baha'i del Monte Carmelo circola una 'strana' leggenda, che i monaci Carmelitani del Carmelo si tramandano da tempo immemorabile.. Purtroppo, al riguardo non esiste più nulla su Internet, ma quel discolaccio di Veritas, che si rifiuta di credere nei santi e 'salvifici' dogmi della chiesa, ha provveuto a salvare il tutto a tempo debito!

.


Ultima modifica di Veritas il 18/02/2010, 13:26, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 19/02/2010, 08:35 
Cita:
Veritas ha scritto:
circola una 'strana' leggenda, che i monaci Carmelitani del Carmelo si tramandano da tempo immemorabile..


QUALCOSINA QUA...

Il Monte della Bellezza (#8594; Maria)

Il Carmelo è una catena montuosa nel nord della Palestina, che si affaccia sul mare e che dagli autori biblici viene indicato come luogo e simbolo di particolare bellezza. Il termine indica originariamente una ricca boscaglia, una macchia verdeggiante.

* Nel Cantico dei Cantici –secondo un caratteristico gusto orientale che ama trarre i suoi simboli dal panorama geografico– i capelli della Sposa sono paragonati al Carmelo (Ct 7,6).
* In Is 32,15-20 il profeta chiede agli israeliti la conversione promettendo in cambio quasi un ritorno al paradiso terrestre: «il deserto diventerà un Carmelo e il Carmelo diventerà una foresta. Il diritto dimorerà nel deserto e la giustizia abiterà nel Carmelo»
* In Is 35 1-2 l’autore si serve poi della stessa immagine per descrivere la gloria della Gerusalemme ritrovata, così bella che diventa quasi un riflesso della gloria di Dio: «Si rallegrino la steppa e la terra arida e fiorisca il deserto di gioia. Come fiore di narciso fiorisca, canti di gioia ed esulti: le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Sharon. Essi vedranno la gloria del Signore, lo splendore del nostro Dio…». Allo stesso modo, ma con motivo contrapposto, altri profeti descrivono l’infedeltà a Dio come distruzione della bellezza della santa montagna: «Basan e il Carmelo inaridiscono, anche il fiore del Libano languisce» (Na 1,4). «Il Signore fa udire la voce da Gerusalemme: sono desolate le steppe dei pastori, è inaridita la cima del Carmelo»



Vergine Annunciata - Giovan Battista Salvi

(Am 1,2). Soprattutto il profeta Geremia descrive il tempo del fidanzamento tra Dio e il suo popolo e ricorda il dono della terra promessa con le parole: «Io vi ho condotto in una terra di delizie (letteralmente: “Vi ho condotto condotti nella terra del Carmelo”) perché ne mangiaste i frutti» (Ger 2,7). Soprattutto nella versione latina usata dai Padri della Chiesa e dagli scrittori spirituali, il nome «Carmelo» era sempre esplicitato, e la santa montagna divenne nei loro commenti il luogo della bellezza, dell'alleanza, della sponsalità. Le espressioni più personali («il tuo capo è come il Carmelo», «Ti è data la bellezza del Carmelo» ecc…) vennero attribuite soprattutto a Maria e si svilupparono delle leggende che legavano il Carmelo alla Vergine Santa. Un opuscolo che si diceva scritto addirittura dall’evangelista S. Matteo (Lode e infanzia della Beata Vergine) —composto in parallelo al Vangelo sull’infanzia di Cristo— raccontava che un angelo aveva un giorno trasportato Maria Bambina dal Tempio di Gerusalemme sul Carmelo, e la fanciulla l’aveva inizialmente scambiato per il paradiso. L’angelo le aveva risposto che quel luogo era soltanto l’immagine del paradiso, ma che lei, Maria, avrebbe potuto –consacrandosi a Dio col voto di verginità ricondurre in paradiso tutta l’umanità. Maria era rimasta lì tutta la notte, assorta in paradisiaca contemplazione e lì aveva pronunciato il suo voto. Poi l’angelo l’aveva riportata nel Tempio.


Ricordiamo questa leggenda raccontata con tutta serietà dal più grande teologo carmelitano del secolo XIV (Giovanni Baconthorp, nell’opera Laus carmelitarum). In seguito altre leggende racconteranno della visione di Elia che, sul Carmelo, intravide prefigurata la Vergine Immacolata nella nuvoletta che sorgeva dal mare per ristorare la terra assetata da tre anni di siccità; della anticipata venerazione di cui la fecero oggetto i “figli dei profeti” raccolti sulla stessa santa montagna. E poi altre leggende ancora parleranno di una visita compiuta al Carmelo da Gioacchino ed Anna che vi condussero la piccola Maria; di una certa familiarità esistente tra la famiglia di Nazareth e gli stessi discepoli di Elia; di una sosta sella sacra famiglia nel viaggio di ritorno dall’Egitto (e la Vergine dormì nella cella che era stata di Elia); di una breve predicazione di Gesù ai figli dei profeti; delle visite che Maria continuo a fare al Carmelo, dopo l’ascensione, accompagnata sempre da uno stuolo di fanciulle per le quali eresse lì un monastero. Tutti questi racconti e l’ininterrotta devozione dei primi eremiti produssero col tempo l’uso di chiamare Maria «Virgo Carmelitana» (già in un testo del 1466), e di onorarla col titolo «Decor Carmeli» (Bellezza del Carmelo).{mospagebreak title=La montagna della gelosia e della decisione #8594; Elia}

fonte>>> http://209.85.129.132/search?q=cache:0U ... clnk&gl=it



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MessaggioInviato: 19/02/2010, 15:34 
Abelard Reuchlin

Abelard Reuchlin, uno pseudonimo, è uno scrittore giornalista il quale, in base alle sue conoscenze in merito all'annoso problema delle vere origini del catto-cristianesimo, ha deciso di mettere 'nero su bianco' ed ha redatto un libretto all'uopo, il cui scopo, più o meno dichiarato, è quello di mettere in guardia i suoi correligionari più 'deboli' a non farsi incantare dal richiamo della 'sirena' cattolica.

Nel suo libro, "The True Autorship Of The New Testament", egli scrive:

Cita:
"Il Nuovo Testamento, la Chiesa e il cristianesimo furono tutte creazioni della famiglia di Ario Calpurnio Pisone, che apparteneva all'aristocrazia romana. Il Nuovo Testamento e tutti i personaggi che vi appaiono - Gesù, tutti i Giuseppe, tutte le Marie, tutti i discepoli, gli apostoli, Paolo, Giovanni Battista - sono inventati. I Pisoni hanno creato quella storia e quei personaggi: l'hanno ambientata in un'epoca e in un luogo preciso e l'hanno collegata a persone marginali realmente esistite, come gli Erodi, Gamaliele, i procuratori romani, etc. (...) Gesù era una figura composita e i vangeli riprendono elementi dei racconti di Giuseppe in Egitto e di altri personaggi veterotestamentari, oltre a basarsi su alcuni scritti esseni e pagani (...). I Pisoni erano stoici e in quanto tali credevano che si potesse controllare la gente con la paura e la speranza..."



Pisone, secondo il Reuchlin, avrebbe fatto realizzare a Gesù alcune profezie di Isaia, presenti nell'Antico Testamento. Oltre a Pisone sarebbero stati coinvolti anche Seneca, Petronio, Luciano e molti altri. Secondo Reuchlin, sarebbero stati loro i veri autori dei Vangeli, e ciò dovette avvenire nel I secolo d.C.

Ovviamente lo scrittore, pur partendo da felici 'intuizioni', ha finito con il mancare alla grande il bersaglio. Tuttavia, almeno per me, rimane il fatto estremamente importante che egli ha proposto dei dati assolutamente inediti, del tutto sconosciuti al mondo dell'erudizione ufficiale (il quale, ovviamente, lo ha totalmente ignorato!).

Quando, dopo lunghi ed estenuanti anni di ricerche, sono finalmente riuscito ad intuire chi fu il VERO motore che portò alla creazione del culto catto-cristiano, ho cominciato ad indagare nei 'paraggi', sino a quando, un giorno, sono letteralmente 'saltato' sulla sedia!.. Avevo 'scovato' un dato, anche se di importanza marginale, il quale mi confermava indirettamente che i dati proposti dal Reuchlin, ed ignorati dagli eruditi, erano puntuali!!...

A questo punto mi sono chiesto se per caso lo scrittore, essendo di origine ebrea, avesse 'attinto' ad una fonte informativa non scritta, ma che, attraverso i secoli, si è tramandata aspetti di una verità che il rabbinato ufficiale, per non andare incontro a 'supplementi' persecutori, decise, a suo tempo, scientemente di ignorare, salvo la presenza di tale informativa nella memoria orale: una singolare forma di trasmissione mnemonica della storia e dei singoli fatti particolarmente congeniale al popolo ebraico.

A questo punto mi sono chiesto se sia stato un caso che il Reuchlin sia andato così abbondantemente fuori strada, oppure se la cosa sia stata voluta....che so..una sorta di promessa fatta da lui alla sua fonte informativa.

Persino il richiamo alla figura di Giuseppe Flavio, quale autore materiale dei vangeli, mi è apparsa estremamente verosimile, quando ho ricollegato a tutto ciò un'informazione appresa nei primi anni delle mie ricerche, vale a dire la circostanza secondo cui gli alti porporati del basso Medioevo ritenevano che Giuseppe Flavio si era convertito al 'cristianesimo': tutto ciò per tentare di giustificare l'allucinante incongruenza del 'testimonium flavianum'. Evidentemente, malgrado l'improbabile opinione di quegli ameni 'figuri', il riferimento al cristianesimo appariva troppo sicuro, tant'è che ancora oggi una parte dell'alto clero, quella più conservativa, continua a sostenere una tale opinione, espressa molti secoli fa dai loro predecessori.

Ci fu davvero qualcosa di reale in tutto ciò? ....Probabilmente sì. Solo che, sicuramente, NON si trattò affatto di una conversione (Giuseppe F. nacque giudeo ortodosso e tale rimase sino alla sua morte), e neppure si trattò del cristianesimo che intendiamo oggi: bensì del GIUDEO-CRISTIANESIMO!!...

Quasi sicuramente, Giuseppe Flavio, in virtù della sua grande erudizione e della perfetta conoscenza del Tanak (Bibbia ebraica), della storia del popolo ebraico e delle sue tradizioni, anche quelle più antiche, giocò il ruolo di esperto in materia, al servizio dei VERI autori della letteratura 'sacra' del 'giudeo-cristianesimo' (tra cui un vangelo: sicuramente il primo nella storia a chiamarsi così, il quale contemplava la figura di Giovanni di Gamala, il sedicente 'Christos' fatto crocifiggere dai romani al tempo di Pilato).Veri autori che il Reuchlin identifica erroneamente (caso o scelta?) con la famiglia dei Pisoni, sebbene egli abbia ragione quando afferma che si trattò di una famiglia della 'nobiltà romana' (più esattamente di quella 'provinciale')

I Pisoni entrarono in questa intricata storia attraverso la figura di Gaio Calpurnio Pisone, uno dei presunti congiurati del complotto antineroniano. Quasi sicuramente, costui fu tra coloro (forse addirittura la guida) che ordirono il complotto per uccidere Simon Mago (e NON Nerone, come ancora oggi si crede!!)(*).

Esecutore materiale di tale complotto, fu il 'santo' SIMON PIETRO, elevato successivamente al rango di 'fondatore' del papato romano (sic!!); come dire: il buongiorno si vede dal mattino!.. Per portare a termine il compito che gli era stato affidato dai suoi mandanti (Gaio Calpurnio, Seneca, Petronio ed altri), Pietro si servì della sua banda di scellerati: probabilmente la stessa con cui aveva massacrato i poveri coniugi Anania e Sapphira.

Forse lo stesso gruppo di 'santi' malviventi con cui, anni prima, Pietro aveva portato a termine un ricco furto ai danni di una ricca vedova, simpatizzante di Gesù di Nazareth. Quest'ultimo, dopo essere stato informato del 'fattaccio' dalla stessa vedova, escogitò un piano che lo portò a smascherare Pietro ed i suoi complici, i quali, tra i vari oggetti, avevano sottratto alla ricca vedova anche una preziosa statuina d'oro (fu proprio durante il tentativo di rivenderla che Gesù li colse sul fatto!). E' estremamente probabile che la celeberrima frase, "..Vade retro, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!.." sia stata pronunciata da un Gesù infuriato proprio in tale frangente!

Dopo il fallito tentativo di sopprimere Simon Mago (il quale, contrariamente a quanto ancora oggi si crede, riuscì a sopravvivere)(**), avvenuto in casa del senatore Marcello, Pietro (perchè consigliato da coloro che lo avevano ospitato: sicuramente giudei della diaspora romana), insieme alla sua banda del 'buco' cercò di fuggire di notte lungo la via Appia, probabilmente in direzione di Puteoli, da cui potersi imbarcare per la Palestina. Tuttavia, grazie alle 'soffiate' (probabilmente confessioni ottenute sotto tortura), Pietro ed i suoi vennero intercettati e catturati dai pretoriani del questore Agrippa, incaricato da Nerone di rintracciare i responsabili, al terzo miglio della via Appia. (oggi il santo clero falsario ricorda l'evento con l'improbabile "Quo vadis Domini?", sic!). Fu una 'frecciata' mortale per i complottisti, i quali ormai pensavano di averla fatta franca.

Sicuramente la scelta di un SICARIO GIUDEO ("Iudaeus Sicarius", da cui GIUDA ISCARIOTA!!) fu determinata dal fatto che gli inquisitori di Nerone avrebbero potuto pensare che si fosse trattato di una faida interna al mondo giudaico della diaspora romana; tanto più che era nota, in detto ambiente, la rivalità che opponeva Pietro a Simon Mago. (v. Atti degli Apostoli, Atti di Pietro e Atti di Pietro e Paolo)

Sotto tortura (evento di cui si ha indirettamente conferma dalla stessa letteratura patristica), sicuramente l'anziano Pietro rivelò ai suoi inquisitori i nomi dei suoi mandanti romani e molte altre cose. (utilizzate poi da Marco per redigere alcuni importanti documenti, i quali, circa 80 anni dopo, serviranno ai santi padri falsari per comporre il celebratissimo vangelo 'secondo' Marco!)

Tornando al 'caso' Reuchlin, è altamente probabile che egli, inconsapevolmente o coscientemente, abbia fatto una sorta di 'pamphlet' con notizie afferenti la nascita del culto giudeo-cristiano (i cui aderenti vennero chiamati 'MINIM', cioè eretici, dai giudei ortodossi) e quello successivo catto-cristiano, i cui seguaci vennero chiamati impropriamente 'NOZTRIM' (nazareni) dai giudei ortodossi, i quali, evidentemente, non se la sentirono di chiamarli "MESHICHYIM" (Christianoi in greco, cioè 'cristiani'), in quanto, con tutta probabilità, ritennero tutto ciò blasfemo. Infatti, i testimoni oculari giudaici del I e del II secolo, non potevano non sapere che tra il 'gesuanismo gnostico' (i VERI 'Noztrim') ed i 'christianoi' correva un abisso!


Saluti

______________________________________________

Note:

(*) - esistono importanti punti nella vicenda relativa al presunto complotto contro Nerone, i quali andavano approfonditi e ponderati con molta più attenzione; cosa che, tuttavia, non è stata fatta, ed ancora oggi l'intero pianeta erudito è convinto che vi sia stato effettivamente un complotto per uccidere Nerone, così come per l'improbabile incendio del 64, a seguito del quale Nerone avrebbe fatto 'martirizzare' un numero indefinito di 'cristiani' (indicazione valida SOLO se riferiti ai 'messianisti' irredentisti, sicuramente presenti nel tessuto giudaico della diaspora romana). La verità circa il complotto è che esso venne pensato per eliminare Simon Mago, ritenuto dalle forze conservatrici patrizio-senatoriali quale 'anima nera' di Nerone, in quanto suo presunto 'corruttore' morale. Probabilmente Simone, in virtù del suo bagaglio etico, ereditato dalla scuola di Giovanni Battista, aveva convinto Nerone, grazie al suo ascendente su di lui, ad attuare un certo numero di riforme economiche con risvolti sociali, atte a mitigare le disastrose condizioni di vita della sterminata massa degli schiavi e dei poveri di tutto l'impero. Riforme che, però, si scontravano con gli egoistici interessi della classe patrizia, detentrice di tutte le leve del potere economico di tutto l'impero: da qui la decisione di eliminare tale anima 'nera', vale a dire il 'mago' Simone! La decisiva riflessione, che avrebbero dovuto fare gli eruditi in merito alla questione, è che persone come Seneca, Petronio, Luciano ed altri, i quali erano stati grandi amici di Claudio Nerone e della sua famiglia, non avevano alcun motivo di covare tanto odio verso quest'ultimo da volerne la morte! Inoltre, cosa altrettanto importante, se il complotto fosse statto indirizzato verso l'imperatore, difficilmente Nerone avrebbe concesso a costoro la scelta del suicidio, ma li avrebbe fatti morire tra atroci tormenti (10 imperatori su 10 avrebbero fatto altrettanto!!)

(**) - oltre a varie evidenze storiche (tra cui l'assoluta discordanza tra le varie fonti circa la fine di Simon Mago), la scampata morte di Simone si evince anche per vie 'traverse': vale a dire attraverso gli Atti di Paolo e Tecla, dove la figura di Simon Mago venne 'nascosta' dietro quella di un servitore CARO A NERONE, il quale CADDE ACCIDENTALMENTE da una finestra! (chiaro riferimento al mago Simone, caduto durante un tentativo di 'volo')


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MessaggioInviato: 19/02/2010, 15:46 
Fiuuuuuu, grande Veritas , autore che non conoscevo. Di grandissimo interesse.

http://www.google.it/webhp?sourceid=nav ... e34781a738

zio ot [;)] [^]


Ultima modifica di barionu il 19/02/2010, 15:47, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 19/02/2010, 21:34 
Cita:
peppe ha scritto:

Cita:
Veritas ha scritto:
circola una 'strana' leggenda, che i monaci Carmelitani del Carmelo si tramandano da tempo immemorabile..



QUALCOSINA QUA...



Per l'appunto... era proprio quello a cui mi riferivo io...

Della legenda secondo cui Giuseppe, Maria e Gesù di ritorno dall'Egitto sostarono presso il monte Carmelo, io ne venni a conoscenza visitando il sito dei Baha'i, i quali hanno edificato un loro centro di culto proprio sul Carmelo....


Saluti


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MessaggioInviato: 20/02/2010, 08:33 
Errata corrige

Cita:
Veritas ha scritto

... La decisiva riflessione, che avrebbero dovuto fare gli eruditi in merito alla questione, è che persone come Seneca, Petronio, Luciano ed altri, i quali erano stati grandi amici di Claudio Nerone e della sua famiglia, non avevano alcun motivo di covare tanto odio verso quest'ultimo da volerne la morte!




"..è che persone come Seneca, Petronio, Luciano "

Un lapsus 'freudiano' mi ha portato a scrivere 'Luciano'. In realtà si trattò di LUCANO, poeta autore del poema 'Pharsalia' (o 'De Bellum Civile').



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MessaggioInviato: 20/02/2010, 12:54 
I due Messia


Cita:
Christine ha scritto:

.. Il messia che gli ebrei si aspettavano,tutto era tranne che quello che è stato Gesù;essi infatti non attendevano l'agnello che si immolasse per salvare il mondo dai peccati,bensi un uomo normale che fosse loro re,condottiero e che li liberasse dalle presenze straniere riunificando in un solo regno le originarie 12 tribù d'israele...ma che facesse tutto questo guidato da dio,esattamente come re Davide o Salomone.




In realtà il 'messsia' Gesù Cristo NON venne 'confenzionato' per poi proporlo al 'pubblico' giudaico, dal momento che la realtà giudaica era ben poca cosa di fronte alla vastità dell'Impero di allora. Il Messia 'Salvatore', immolatosi sulla croce per i 'peccati' del mondo (e non solo per quelli dei giudei), era un modello da proporre alle folle 'pagane' residenti nelle varie provincie dell'Impero.

Se si fosse voluto costruire un 'messia' per i giudei, le sue caratteristiche (e con esso quelle del culto cattolico) sarebbero state nettamente diverse, in quanto NESSUN ebreo, nato ebreo, avrebbe mai fatto proprio il messia dei cattolici, nè avrebbe accettato le dottrine ed i precetti di una tale religione: palesemente pagana (almeno rispetto al giudaismo) e spudoratamente antisemita!!... Come si poteva pensare di veicolare un qualunque messaggio verso il mondo giudaico con tali 'arnesi'?..E' folle il solo pensarlo!..

In verità, un messia adatto a veicolare un messaggio di 'pace' verso il mondo giudaico, venne storicamente 'costruito'. Si trattò del 'messia' Giovanni di Gamala, un discendente asmoneo che negli anni trenta (probabilmente verso la fine del mandato di P. Pilato) venne catturato in seguito ad un tentativo di sommossa, scatenatosi per reazione al criminale comportamento di Pilato verso i giudei, e represso dal Governatore Vitellio, superiore gerarchico di Pilato, il quale poi destituì quest'ultimo e lo fece imprigionare.

Giovanni di Gamala venne fatto diventare (letterariamente) il 'messia' del culto 'giudeo-cristiano', fondato in Antiochia tra l'85 ed il 90. Si trattò, come la stessa denominazione suggerisce, di un culto strettamente filogiudaico, adatto, quindi, a veicolare tra i giudei quel messaggio di pace che i fondatori di tale culto si aspettavano che giungesse al fronte ribelle dei 'messianisti' zeloti, i quali, a distanza di una decina d'anni dalla sconfitta nella prima guerra giudaica (66-70), cominciavano pericolosamente a rialzare la testa (perchè schiavi di un indomabile spirito di rivincita), con il concreto pericolo di originare una seconda ribellione giudaica, con effetti, per l'intera Palestina, ancora più devastanti della prima guerra. (cosa che avvenne puntualmente nella guerra del 132-135, detta la 'guerra di Bar Kochba', alla cui sconfitta giudaica, la seconda, fece seguito l'ultima e definitiva diaspora dei giudei, destinata a durare sino al secolo scorso).

Il motivo per cui venne fondato il culto filogiudaiuco chiamato 'giudeo-cristianesimo' (denaturato del suo VERO significato dai 'santi' falsari fondatori del catto-cristianesimo!) fu proprio quello di allontanare tale mortale pericolo dal destino di Israrele, con la speranza, quindi, di indurre i ribelli zeloti a convertirsi a questo nuovo culto ed a cessare per sempre ogni forma di antagonismo verso il dominatore romano. Tuttavia, ad aderire al giudeo cristianesimo furono soprattutto i giudei collaborazionisti dei romani (erodiani, sadducei, casta sacerdotale, alta borghesia farisaica etc.), mentre i ribelli zeloti proseguirono nella loro strada, conducendo il paese alla catastrofe finale.

Tra il 140-150, a pochi anni dalla fine della guerra di Bar Kochba (la cui sconfitta giudaica aveva sancito anche la fine dell'esperienza 'giudeo-cristiana'), venne fondato a Roma un nuovo culto, destinato, però, a tutte le realtà dell'impero, con prerogative ed aspettative non dissimili da quelle che avevano spinto alla creazione del culto giudeo-cristiano, tanto è vero che i fondatori di tale culto (la cui nascita fu sponsorizzata dal potere imperiale-senatoriale dell'epoca) presero a modello proprio il culto giudeo-cristiano, sostituendo, però, il 'messia' Giovanni di Gamala con Gesù di Nazareth, il quale, in virtù delle sue capacità di guaritore taumaturgico e di 'mago' illusionista, esecutore di 'opere meravigliose' (leggi 'miracoli'), fatte passare per 'prodigi trascendentali dai falsari fondatori del catto-cristianesimo, si era guadagnato grande fama e grande carisma nella parte orientale dell'Impero e nella stessa Roma.

Più che di una sostituzione di 'messia', si dovrebbe parlare di una 'sovrapposizione': la figura di Gesù di Nazareth sovrapposta a quella di Giovanni di Gamala. Straordinarie ed irripetibili analogie tra i due personaggi, ne agevolarono grandemente la 'fusione' letteraria e fu così possibile 'trasferire' la crocifissione di Giovanni di Gamala sulla figura di Gesù di Nazareth, il quale, i realtà, non venne MAI CROCIFISSO, in quanto venne giustiziato dai giudei (e quindi NON dai romani!) mediante lapidazione. Ciò avvenne intorno all'anno 72, quando Gesù aveva raggiunto l'età di 66 anni (il 'doppio di 33', come si accenna 'cripticamente' nel Talmud dei rabbini). E' altamente probabile che insieme a lui venne giustiziato anche il suo fratello gemello Giuda Tomaso (il martiriologico cattolico, infatti, lo dà martirizzato proprio nel 72), il quale, quasi come un'ombra, aveva seguito il fratello Gesù per tutta la sua vita e, sicuramente, sino alla sua morte.


Saluti


Veritas



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MessaggioInviato: 20/02/2010, 14:21 
Per Veritas


Il motivo per cui venne fondato il culto filogiudaiuco chiamato 'giudeo-cristianesimo' (denaturato del suo VERO significato dai 'santi' falsari fondatori del catto-cristianesimo!) fu proprio quello di allontanare tale mortale pericolo dal destino di Israrele, con la speranza, quindi, di indurre i ribelli zeloti a convertirsi a questo nuovo culto ed a cessare per sempre ogni forma di antagonismo verso il dominatore romano. Tuttavia, ad aderire al giudeo cristianesimo furono soprattutto i giudei collaborazionisti dei romani (erodiani, sadducei, casta sacerdotale, alta borghesia farisaica etc.), mentre i ribelli zeloti proseguirono nella loro strada, conducendo il paese alla catastrofe finale.

A completamento del tuo interessantissimo post,potresti dire ,se ti va,da chi fu fondato tale culto?


Un saluto


Ultima modifica di leviatan il 20/02/2010, 14:22, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 20/02/2010, 17:28 
Appare molto probabile che almeno parte dei vangeli sia stata costruita a tavolino. Mi riferisco, in particolar modo, al racconto dei processi, tenuti di notte a passo di corsa, e al coinvolgimento dagli ebrei i quali, peraltro, alcuni giorni prima dell'arresto avevano acclamato Gesù come re, assumendo quindi un comportamento inspiegabilmente contraddittorio. Tanto poi per calcare la mano sulla cattiveria e sulle colpe degli ebrei, agli stessi viene fatto dire che ricadesse sulle loro teste la colpa per l'uccisione del Cristo. Per quale ragione tanta premura nello scagionare i romani? Chi aveva interesse a farli assolvere. Non certo un ebreo, ma i romani stessi e i loro amici. Inoltre chi ha scritto i vangeli canonici sembra avere una scarsa conoscenza delle usanze e dei luoghi ebraici per cui sembrerebbe che siano stati scritti fuori della Palestina.


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MessaggioInviato: 26/02/2010, 16:42 
Gli Esseni, autori dei rotoli del Mar Morto, non sono mai esistiti?
Julius Ebnoether
domenica 04 ottobre 2009
testi_esseni.jpgSecondo la Prof.ssa Rachel Elior, i cui studi sull’argomento saranno presto resi noti, sarebbe sbagliata la teoria che propugna gli Esseni come un gruppo religioso ebraico esistente in Giudea prima della distruzione del Secondo Tempio nel 70 d.C. Elior è contro l’opinione diffusa tra gli studiosi dei rotoli del Mar Morto secondo la quale gli Esseni hanno scritto i ‘rotoli’ a Qumran. La studiosa sostiene invece che questi siano stati scritti a Gerusalemme dai sacerdoti del Tempio spodestati. A suo avviso sono stati sprecati sessanta anni di ricerca per tentare di trovare nei rotoli tracce degli Esseni, ma questi non sono mai esistiti, sono un’invenzione da Giuseppe Flavio (storico ebreo-romano). Nel suo libro “La Guerra Giudaica”, Giuseppe Flavio descrive gli Esseni come una setta religiosa ascetica e mistica che viveva in astinenza dai piaceri mondani, compreso il sesso. E’ una storia di errori che semplicemente non ha senso. Si ritiene comunemente che siano stati gli Esseni a scrivere i rotoli del Mar Morto, scoperti nelle grotte di Qumran nel 1947. I rotoli consistono in svariati documenti religiosi compresi copie, ben conservate, di alcuni libri della Bibbia ebraica. Molti studiosi dichiarano che gli Esseni furono i primi cristiani o erano collegati a Giovanni il Battista e a Gesù Cristo.
Il Prof. James Charlesworth, studioso della Bibbia, specializzato anche nei rotoli del Mar Morto, in Giuseppe Flavio e nel Vangelo di Giovanni, pensa che Giovanni il Battista visse tra gli Esseni per almeno un anno e attinse alcune delle sue idee centrali da loro.

Mentre i ricercatori pensano in genere che furono gli Esseni o la setta di Qumran, che visse vicino al Mar Morto, a scrivere i rotoli, solo in pochi credono che i rotoli siano stati scritti a Gerusalemme o da qualche altra parte e furono portati presso il Mar Morto solo più tardi. Norman Golb sostiene che i Rotoli del Mar Morto non sono stati scritti dagli Esseni e che gli studiosi contrari alla sua tesi cercano di metterlo a tacere. Golb descrive i suoi oppositori come una setta non meno fanatica di quella di Qumran che essi sostengono abbia scritto i rotoli. Elior osserva che Golb ha un approccio radicale alla questione che non è considerato legittimo tra gli studiosi, ma accetta alcune sue critiche nei confronti del parere comune degli studiosi dei rotoli.

Elior pensa che Giuseppe Flavio abbia ideato la figura degli Esseni ispirandosi alle descrizioni di vita nella città greca di Sparta. Non vi è alcuna testimonianza storica dell’esistenza degli Esseni in ebraico o in aramaico. E’ impensabile che migliaia di persone vivessero in astinenza, in contrasto con la legge della Torah, e che nessuno abbia mai parlato di loro.

Chi ha dunque scritto i rotoli?

Secondo Elior i veri autori sono i Sadducei, una setta discendente dal sommo sacerdote Sadok, che consacrò Salomone come re. I rotoli appartengono al Tempio e furono portati al Mar Morto per essere protetti. I rotoli parlano in chiaro ebraico dei sacerdoti figli di Sadok. L’averli chiamati Esseni è una distorsione della storia. La profezia apocalittica, citata nei rotoli, di una guerra tra i Figli della Luce e i Figli delle Tenebre è una guerra tra i figli di Sadok, che svolsero il servizio di sommi sacerdoti fino al 175 a.C., quando furono cacciati dagli asmonei, e i discendenti di Mattatia.

Il Prof. Hanan Eshel della Bar-Ilan University, al contrario, ritiene privo di fondamento negare l’esistenza degli Esseni. Circa settanta studiosi sostengono che un gruppo di Esseni è vissuto a Qumran. Uno dei rotoli descrive un piccolo gruppo di persone vivente in comunità. Come è possibile che provenissero da Gerusalemme?

Julius Ebnoether

FONTE>>> http://www.italyday.net/antiquitas/bibl ... stiti.html



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MessaggioInviato: 24/03/2010, 15:10 
Cita:
David Donnini ha scritto:

Sull'esistenza di Nazaret al tempo di Gesù si discute molto perché:
1 - non è mai nominata nel Vecchio Testamento;
2 - non è mai nominata da Giuseppe Flavio, lo storico ebreo del I sec. d.C. che fu comandante delle truppe giudaiche in Galilea, durante la guerra ebreo-romana, e ha descritto nei suoi scritti 45 località di... quella regione (fino alle più piccole);
3 - non è mai nominata nel Talmud, che cita almeno 63 diversi centri abitati della Galilea;
4 - non è mai nominata, almeno fino al III sec. d.C., da alcuna fonte storica che non appartenga al Nuovo Testamento cristiano;
5 - non è mai nominata negli stessi primi scritti del Nuovo Testamento, che sono le Lettere di Paolo, precedenti di almeno una trentina d'anni la stesura dei Vangeli; in pratica San Paolo non sapeva assolutamente dove avesse vissuto Gesù;
6 - il titolo "nazareno" non significa cittadino di Nazaret, ma ha un significato religioso/settario, i primi giudeo cristiani erano chiamati "nazareni" e avevano un Vangelo chiamato "Vangelo dei nazareni";
7 - le evidenze archeologiche mostrano che quel luogo era abitato molti secoli prima di Cristo, ma poi era stato completamente distrutto; non esistono resti evidenti di sinagoghe del I sec. d.C., solo in epoca bizantina la città si sviluppò perché la chiesa vi aveva localizzato arbitrariamente la presunta città di Gesù all'incirca ai tempi dell'imperatore Costantino;
8 - il Vangelo di Filippo, un testo gnostico dichiarato apocrifo dalla chiesa, dissocia il titolo "nazareno" dalla città di Nazaret e afferma che ha tutt'altro significato;
9 - una mole di autorevoli studiosi e accademici italiani, israeliani e di altri paesi, negano che Nazaret fosse la città di Gesù;
10 - la vera città di Gesù era situata a 8 km dalla riva nord orientale del Lago di Tiberiade e aveva molte ragioni per essere dimenticata;
11 - la morfologia e la geografia della Nazaret attuale sono inconciliabili con molte caratteristiche della narrazione evangelica...



Ritrovamenti archeologici rinvenuti nei pressi dell'attuale Nazareth, o nella stessa città, hanno dimostrato che un abitato esisteva sicuramente nel primo secolo della nostra era, vale a dire quando visse Gesù di Nazareth. Probabilmente tale abitato ebbe le sue origini nel tardo VII secolo a.c. o al più tardi nei primi decenni del VI.

Al tempo in cui visse Gesù esso era un modestissimo villaggio, abitato prevalentemente dalle donne nazarene (Natzaroth o Notzoroth in ebraico): singolarità da cui, quasi sicuramente, derivò il nome Nazareth, attraverso una denigrante distorsione del termine 'Natzaroth', introdotta beffardamente dai giudei ortodossi, i quali detestavano i nazareni.

Uno straordinario elemento, rinvenuto dagli archeologi nel sito di Nazareth, ci conforta nella certezza che quello fu proprio il villaggio 'delle nazarene'. Si tratta di una vasca per le abluzioni. Ciò è del tutto congruente con le tradizioni dei nazareni e dei nasurei (v. Giovanni il Battista ed i Mandei) i quali, prima ancora che nazareni, erano degli 'esseni' (cioè 'guaritori', del tutto analoghi ai 'therapeutes' d'Egitto) e, come i loro 'cugini' di Qumran, prendevano ritualmente delle frequenti abluzioni.

Dalla letteratura patristica sappiamo che anche le donne esseno-nazarene seguivano gli stessi rituali 'acquatici' dei loro uomini: da qui l'origine della vasca rinvenuta nel sito archeologico di Nazareth. Oltre a ciò, la stessa fonte ci informa che le donne nazarene vestivano come i loro uomini (v. l'iconografia gesuana), con una tunica bianca e con una cinghia di cuoio stretta alla vita. Se si fa un po' di 'mente locale', ci si accorge con stupore che tali immagini richiamano prepotentemente alla mente le figure 'papiracee' di donne egizie.

Ciò, comumque, non dovrebbe stupire più tanto, dal momento che la cultura nazarena affondava profondamente le sue radici in quella mosaica: a sua volta strettamente legata alla cultura egizia. (Mosè, infatti, fu un sommo sacerdote del dio Amen/Amon presso il tempio dedicato a questo dio nella città di Tebe o Eliopolis).

Non è neppure escluso che le ritualità delle 'sacre' abluzioni (chiamate poi 'battesimi' dai teologi fondatori di culti) siano a loro volta connesse con dei rituali 'sacri' che, in Egitto, si svolgevano nei pressi del Nilo (il quale, come si sa, era considerato addirittura un dio nell'antica mitologia egizia). Da tenere presente, infine, che nella letteratura dei Mandei è riportata l'importantissima informazione secondo cui "..ai tempi di Mosè la religione vera era quella degli egiziani..": il che è tutto dire!..

Comunque, tutto questo non vuole assolutamente dire che la descrizione fatta da Luca nel suo presunto vangelo, sia stata quella relativa alla città di Nazareth, in quanto si trattò effettivamente di Gamala!.. Ciò non dovrebbe sorprendere più di tanto, dal momento che, quasi sicuramente, il vangelo di Luca che attualmente conosciamo venne ottenuto, attraverso successivi e ripetuti 'rimaneggiamenti' e trasformazioni, da un archetipo che contemplava proprio la figura di Giovanni di Gamala. (non è neppure escluso che il vangelo canonico di Giovanni, sia stato titolato così proprio per obnubilare l'esistenza di questo primitivo vangelo riferito a Giovanni di Gamala)

E' altamente probabile, secondo un 'certo' autorevole indizio, che il nome di tale testo archetipo possa essere stato "il vangelo di Giovanni', laddove, ovviamente, il Giovanni in questione fu Giovanni di Gamala e NON il pseudo autore del IV vangelo canonico. E' altresì probabile che l'utilizzo del termine 'vangelo' (euaggelion), per indicare un testo 'sacro', venne fatto per la prima volta proprio per descrivere tale testo.

Anche in questo caso abbiamo una giustificazione storico-logica, dal momento che tale termine ('buona notizia') era prevalentemente utilizzato negli ambienti di corte per richiamare ed esaltare eventi felici, come ad esempio la nascita di un erede al re, all'imperatore o al principe, e, quasi sicuramente, nella nascita del culto che vide celebrata la figura di Giovanni di Gamala (la prima figura di messia 'evangelico'), rimase coinvolto in prima persona un importante personaggio dell'ambiente imperiale romano.

Ancora di più: in tale 'parto' evangelico potrebbe essere rimasto coinvolto persino lo storico Giuseppe Flavio!.. Questo potrebbe giustificare sia il fatto che lo scrittore ebreo Abelard Reuchlin (un pseudonimo) abbia indicato in Giuseppe Flavio uno degli autori del Nuovo Testamento, sia il fatto che le 'alte teste' porporate' affermavano, nel basso Medioevo, che Giuseppe si era convertito al cristianesimo! Naturalmente, se Giuseppe Flavio vi partecipò davvero, il suo ruolo fu limitato a quello di preziosa fonte erudita: sia per quanto riguardava la religione ebraica nel suo complesso, sia per quanto riguardava la storia, anche quella più recente, degli ebrei.


Saluti


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MessaggioInviato: 14/04/2010, 00:32 
GESU', MITO O STORIA?


Il culto catto-cristiano è stato edificato grazie ad un allucinante cumulo di menzogne che non ha eguali nella storia delle religioni. Sono stati falsificati testi, personaggi e la stessa storia. Persino l'archeologia è stata 'violentata' per supportare le menzogne del clero!

Sostenere che Gesù sia stato un carattere REALMENTE storico, non vuol dire avallare tutte le menzogne del clero, tutti i suoi crimini legati alla necessità di tenere nascosta la verità storica; non vuol dire affermare che Gesù fu il 'figlio di Dio' e Dio a sua volta; non vuol dire affermare che egli veramente risorse (nel senso che risorse dopo essere morto fisicamente).

Sostenere la storicità di Gesù significa semplicemente affermare che egli fu un UOMO come tutti gli altri, il quale come tutti gli altri camminò su questa terra. Egli fu un personaggio straordinariamente ecclettico e poliedrico: aspetto questo che gli permise di interpretare numerosi ruoli ed assumere un certo numero di identità diverse. E' soprattutto a ciò che si deve il fatto che egli sia apparentemente poco conosciuto dagli uomini del suo tempo.

A lui si sarebbero dovuti interessare solo storici e romanzieri e NON i teologi falsari, i quali ne hanno stravolto completamente il profilo storico, 'cucendogli' addosso caratteristiche quasi del tutto aliene al personaggio Gesù di Nazareth! A causa della sua estrosità, egli venne preso per pazzo dal mondo giudaico del suo tempo ed echi di ciò si trovano persino negli stessi vangeli canonici! (nel Talmud egli è chiaramente indicato come un pazzo!)

Se si nega ad oltranza la storicità del personaggio di Nazareth, significa, tuttavia, rinunciare a scoprire quella verità storica ricercata inutilmente da tanti eruditi del passato, i quali, seppur bravi e preparati, non disponevano però delle risorse che l'attuale tecnologia mette a disposizione degli studiosi. Questo è il vero motivo del fallimento di chi ci ha preceduto nella ricerca del Gesù storico e non perchè questo personaggio non sia mai esistito, in quanto presuntamente frutto di una costruzione 'mitologica'...

Detto questo, va comunque chiarito che la dottrina cristiana, soprattutto quella originale, traboccava (ed ancora trabocca!) di elementi appartenenti ai culti pagani del tempo, e questo perchè coloro che 'progettarono' tale culto ebbero come obiettivo NON i fedeli della religione giudaica (in quanto si sapeva già che sarebbero stati refrattari verso la nuova teologia cattolica, la quale alle loro orecchie suonava come un oltraggio alla loro religione), ma tutti i sudditi pagani dell'impero: ergo, la nuova religione doveva contenere elementi famigliari ai potenziali nuovi adepti al culto catto-cristiano, provenienti dal mondo pagano.

Sebbene Gesù, nel corso della sua vita extrapalestinese, si rifece a vari modelli di 'Padre incarnato nel Figlio' presenti in abbondanza nella mitologia greco-romana, tuttavia i falsari fondatori, per lo scopo di 'modellare' il Gesù Cristo dei vangeli, non si rifecero a nessuna di tali divinità elleniche o romane, ma bensì ad una figura del mondo mitologico egizio: quella del dio SERAPIS! (divinità che venne poi fortemente ellenizzata dai dominatori greci)



Veritas

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MessaggioInviato: 26/04/2010, 00:43 
« Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo »
( Storia Augusta, vita di Saturnino, 8, 2 Adriano)

Il legame tra Serapis ed il cristianesimo è probabilmente molto più intimo di quanto si pensi. Infatti, proprio per la sua caratteristica di essere una divinità composita (Osiris+Apis: la seconda considerata la materializzazione antropomorfa della prima), Serapis operò come una sorta di 'modello' mitologico per la definizione concettuale del Gesù Cristo della fede cristiana.

Ciò che ancora oggi gli esegeti professionisti di tutto il mondo (quelli che producono ogni anno quintali di libri e saggi sul tema Gesù della storia) non hanno ancora realizzato, è il carattere duale della figura carismatica centrale del culto cristiano, dal momento che tale figura è formata da due caratteri distinti: Gesù + Cristo, essendo il primo Gesù di Nazareth, un personaggio realmente vissuto, il quale ebbe una vita straordinariamente avventurosa e variegata, mentre il secondo, vale a dire il Cristo crocifisso, fu un discendente asmoneo, cioè Giovanni di Gamala, il quale venne catturato nel corso di una aperta ribellione contro il potere romano, provocata dal criminale comportamento di P. Pilato. Dopo essere stato processato dalle autorità romane, egli, insieme agli altri zeloti catturati insieme a lui, venne crocifisso: un'esecuzione che i romani riservavano espressamente per i ribelli, sia nei confronti del potere governativo dell'impero, sia contro i propri padroni, qualora si fosse trattato di schiavi.

Più che di una fusione sincretica, si trattò di una 'sovrapposizione' letteraria, dal momento che il carattere cristologico di Giovanni di Gamala era già stato definito dagli inventori del 'giudeo-cristianesimo'. Si trattò però di un messia rigorosamente affine al concetto che i giudei del tempo avevano di lui, contrariamente alla figura del Cristo del culto cristiano, che i giudei avvertivano come una cosa del tutto aliena al loro modo di pensare e, soprattutto, rispetto alle loro tradizioni. (un Messia, quello cristiano, dalle spiccate caratteristiche pagane)

Con tutta probabilità, l'utilizzo della figura mitologica di Serapis nella definizione del Cristo dei cristiani, fu prospettata da Valentino, il quale faceva parte del 'team' che diede origine al culto catto-cristiano. Valentino, infatti, proveniva da Alessandria d'Egitto, dove era forte il culto dedicato a questa divinità egizia (successivamente 'ellenizzata' per volontà dei Tolomei), così come pure nella città di Menphis.

Sicuramente i pagani, ed i giudei del tempo, erano abbastanza informati di tale aspetto (*) e non mancarono di rinfacciarlo al clero cattolico, nel corso dei loro scontri verbali. Questo e non altro giustifica la 'strana' quanto sconcertante difesa ad oltranza, da parte patristica, della figura di Serapis, tanto che questi santi falsari arrivarono all'incredibile affermazione secondo cui Serapis sarebbe stato 'uno dei nostri' (vale a dire degli ebrei e, di conseguenza, anche dei cristiani), dal momento che sotto le vesti di Serapis, in realtà gli egiziani avrebbero adorato Giuseppe, il mitico personaggio biblico venduto dai suoi fratelli a dei mercanti egizi!..




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Nota:

(*) - soprattutto gli esponenti delle caste sacerdotali pagane, i quali avevano cominciato a provare forti timori dall'emergere in modo tumultuoso ed incontrollato del nuovo culto, voluto dalle autorità imperiali e senatoriali del tempo.



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