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 Oggetto del messaggio: Giovanni dalla Teva: l'arcano degli atti di Pilato
MessaggioInviato: 12/12/2009, 20:55 
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Scoperto l'arcano degli atti di Pilato


Dopo lunghe riflessioni, osservando gli studi dell'indimenticabile Sig. Marco Capurro e del Sig. Emilio Salsi, sono riuscito finalmente a dare una spiegazione a ciò che riguarda gli atti di Pilato e del Salvatore riportati da Eusebio da Cesarea in "Storia Ecclesiastica", libro IX, argomento 5° "I falsi atti".

Osservando lo scritto sempre di Eusebio da Cesarea, Storia Ecclesiastica, libro I, argomento 9, "I tempi di Pilato" qui di seguito riportato:

"Anche lo storico su menzionato conferma che Archelao detenne il potere dopo Erode. Descrive poi anche il modo in cui egli ricevette il regno sui Giudei grazie al testamento del padre Erode e al decreto di Cesare. Aggiunge inoltre che, spodestato dopo dieci anni di regno, i fratelli Filippo ed Erode il giovane ebbero le proprie tetrarchie insieme con Lisania. Lo stesso storico, nel diciottesimo libro delle Antichità, attesta che Ponzio Pilato divenne governatore della Giudea nel dodicesimo anno del regno di Tiberio (quest'ultimo ereditò la guida dell'impero da Augusto, che l'aveva detenuta per cinquantasette anni), e ricoprì questa carica per dieci anni interi, fino alla morte dell'imperatore. Dunque si smaschera facilmente la falsificazione di coloro che in passato hanno scritto[size=175] Memorie contro il nostro Salvatore: già da solo infatti il tempo indicato nel titolo basta a dimostrare che i loro autori hanno raccontato il falso. Essi infatti pongono sotto il quarto consolato di Tiberio, che coincide col settimo anno del suo regno, i supplizi che i Giudei osarono infliggere al nostro Salvatore. In quel periodo però Pilato non era ancora stato designato governatore della Giudea, se si deve prestare fede alla testimonianza di Giuseppe, che indica chiaramente, nel libro già citato, che tale designazione avvenne nel dodicesimo anno del regno di Tiberio. [/size]

si possono notare alcune falsificazioni di Eusebio da Cesarea, (il primo cristiano che, in virtù della sua posizione altolocata nella corte di Costantino, poté accedere agli archivi imperiali e manomettere o eliminare quei rotoli che interessavano i veri protagonisti del cristianesimo primitivo. da Emilio Salsi)


La prima di queste falsificazioni riguarda "che Ponzio Pilato divenne governatore della Giudea nel dodicesimo anno del regno di Tiberio (quest'ultimo ereditò la guida dell'impero da Augusto, che l'aveva detenuta per cinquantasette anni), e ricoprì questa carica per dieci anni interi, [size=175]fino alla morte dell'imperatore." [/size]
Eusebio viene smentito da Giuseppe Flavio in Antichità Giudaiche libro XVIII, 89,:
"Vitellio allora mandò Marcello, suo amico, ad amministrare la Giudea e ordinò a Pilato di fare ritorno a Roma per rendere conto all'imperatore delle accuse fattegli dai Samaritani. " e qui siamo nella primavera del 36 d.c. durante la prima prima discesa a Gerusalemme del console Lucio Vitellio.

Noi sappiamo che l'imperatore Tiberio muore il 15 marzo del 37 d.c. e che il console Lucio Vitellio ne prende notizia mentre si trova a Gerusalemme durante la sua seconda discesa nella primavera del 37 d.c., Antichità Giudaiche libro XVIII, 123:
"Al suo arrivo(Lucio Vitellio), fu salutato con speciale calore dalla moltitudine giudaica. Restò qui tre giorni durante i quali depose il sommo pontefice Gionata dal suo ufficio e pose al suo posto Teofilo, fratello dì Gionata. Nel quarto gli fu recapitata la lettera che gli annunziava la morte di Tiberio , ed egli condusse il popolo a giurare obbedienza a Gaio. Richiamò poi l'esercito, ordinando che ognuno rientrasse al proprio quartiere d'inverno poiché non era più autorizzato, come prima, a fare guerra all'estero ora che il comando era passato nelle mani di Gaio"

Ora esaminando lo scritto di Eusebio sopra riportato:"Dunque si smaschera facilmente la falsificazione di coloro che in passato hanno scritto Memorie contro il nostro Salvatore: già da solo infatti il tempo indicato nel titolo basta a dimostrare che i loro autori hanno raccontato il falso.
ci comunica indirettamente che, sotto il quarto consolato di Tiberio, che coincide col settimo anno del suo regno (nel 21 d.c.), ci fu un'altra crocifissione molto scomoda da riportare e quindi censurata successivamente dai padri falsari, quella relativa a Giuda il Galileo, l'autore della quarta filosofia.

Ricordiamo che Giuda il Galileo fu il padre di Giovanni di Gamala e che Giovanni di Gamala verrà crocifisso nella primavera del 36 d.c. da Lucio Vitellio, dopo una insurrezione armata, con cui aveva conquistato il potere a Gerusalemme, mentre prefetto era Ponzio Pilato.
Successivamente quest'ultima crocifissione sarà usata per costruire la storia di Gesù Cristo di Nazareth il figlio di Dio.


Le "Memorie" sono gli Atti di Pilato, già menzionati da Giustino in "I Apologia" 35,6 e 48,3:

35,6. La frase: "Mi trafissero le mani ed i piedi" era la spiegazione dei chiodi infissi sulla croce, nelle mani e nei piedi di Lui. Dopo averlo crocifisso, i suoi crocifissori trassero a sorte la Sua veste e la divisero tra loro. Che tutto questo sia veramente accaduto, potete apprenderlo dagli Atti redatti sotto Ponzio Pilato.48,3. Che Egli abbia compiuto queste azioni, lo potete apprendere dagli Atti redatti sotto Ponzio Pilato.

e diffusi nel 312 d.c. al tempo di Massimino Daia come riportato da Eusebio da Cesarea in "Storia Ecclesiastica", libro IX, argomento 5° "I falsi atti":
"Inventati allora Atti di Pilato e del Salvatore nostro , pieni di ogni bestemmia contro il Cristo, vennero inviati per decisione dell’imperatore in tutte le province a lui sottomesse, ordinando per mezzo di circolari che fossero esposte in pubblico in ogni luogo, nei campi e nelle città. Si ordinò pure che i maestri di scuola li dessero a studiare a tutti gli studenti al posto delle loro lezioni e glieli facessero imparare a memoria."

Quindi si può notare che per Eusebio e i padri falsari, le verità storiche erano bestemmie.

Infatti, risulta che ne furono inviate copie anche alle scuole affinché i bambini le imparassero a memoria e si rendessero conto della pericolosità sociale dei cristiani.

Strano ed irritante è altresì il fatto che, con l'avvento di Costantino, questa documentazione, venne letteralmente fatta sparire e soppressa, mentre nessun tentativo di contestarla o confutarla nel merito risulta compiuto dalla Chiesa cristiana dell'epoca; perchè questo avrebbe lasciato trasparire ciò che ultimamente Emilio Salsi ha individuato e riportato di seguito a grandi linee dal sottoscritto:

"Verso un periodo dell'anno del 35 d.c. circa, si pianificava e si attuava una delle numerose rivolte armate messianiche esseno/zelote a Gerusalemme, favoriti da una carestia e da un conflitto fra Roma e il Regno dei Parti , quando prefetto della Giudea era Ponzio Pilato che però risiedeva a Cesarea Marittima.
IL presunto Messia Giovanni di Gamala, capo degli insorti, con i suoi fratelli, entrava trionfalmente a Gerusalemme facendosi proclamare Re dei Giudei, occupava il tempio e il popolo lo riconosceva come “Salvatore”, da cui deriva il nome Gesù.
Successivamente a causa dell'intervento del console Lucio Vitellio Luogotenente, dell'imperatore Tiberio, con pieni poteri su tutto l’Oriente,(Giuseppe Flavio- Antichità Giudaiche libro XVIII, 90 e successivi) che con le legioni romane incominciava l'assedio a Gerusalemme; gli erodiani, i sadducei e una parte di farisei anche a causa di tradimenti, ripresero il potere a Gerusalemme e istaurarono trattative di resa e di richieste. Le richieste esaudite furono che Vitellio rilasciò in perpetuo agli abitanti della città tutte le tasse sulla vendita di prodotti agricoli, e acconsenti che l'abito del sommo pontefice, e con esso tutti i suoi arredi, fossero custoditi dai sacerdoti nel tempio. Antichità Giudaiche libro XVIII, 90.
Il re dei Giudei Gesù per i Vangeli, in realtà Giovanni di Gamala, pragmaticamente si convinse che la resa, rimaneva la situazione migliore in quel momento, e si sacrificò per tanti, arrivarono ad arrestarlo, le guardie del tempio e forse anche i soldati romani.
Ecco perchè non ci fu alcuna battaglia, né tradimento di Giuda Iscariota .
Il possibile tradimento fu operato da alcune persone importanti Ebree, nel togliere l'appoggio politico al Giovanni figlio di Giuda il Galileo, re non autorizzato da Roma, sconvolti dall'arrivo delle legioni di Vitellio.(Giuseppe Flavio- antichità Giudaiche libro XVIII, 90 e successivi). Non dimentichiamo le parole di Caifa. "«E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo». (vangelo di Giovanni 18,14) Quindi, fu crocifisso il deposto re, Giovanni di Gamala figlio di Giuda il Galileo, senza tanti processi formali e pomposi; una semplice esecuzione di morte, da parte di soldati romani, su ordine del console Lucio Vitellio, Luogotenente, dell'imperatore Tiberio, con pieni poteri su tutto l’Oriente, dopo che aveva trattato la resa della città di Gerusalemme, con i suoi nuovi padroni.
Si ricorda, che Pilato era già stato destituito, con l'arrivo a Cesarea Marittima di Marcello, mandato in precedenza da Vitellio. (Giuseppe Flavio- antichità Giudaiche libro XVIII, 89)"



Se una qualche documentazione pubblica o un rapporto di Pilato favorevole a Gesù fosse materialmente esistito, senza dubbio esso sarebbe stato trionfalmente pubblicato dai cristiani una volta raggiunto il potere.
Il fatto che venga invece fatto sparire sembra ulteriormente dimostrare che tale rapporto doveva essere assai sfavorevole, sia pure limitandosi a descrivere gli eventi che condussero al processo a Gesù/Giovanni di Gamala ed alla sua successiva condanna per "sedizione".


Un caro saluto a tutti.


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MessaggioInviato: 15/12/2009, 19:55 
Carissimo Giovanni,

occhio al ... "contro paccotto". Non vada a Forcella senza almeno una guida scugnizza ... con le mani libere: una davanti ed una di dietro.

Un abbraccio. Emilio



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MessaggioInviato: 16/12/2009, 18:33 
E' possibile che invece di Giovanni di Gamala fu crocifisso Simone di Cirene? e' ipotesi plausibile?


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MessaggioInviato: 16/12/2009, 19:07 
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Cita:
Il sottoscritto Giovanni dalla Teva ha scritto:

Se una qualche documentazione pubblica o un rapporto di Pilato favorevole a Gesù fosse materialmente esistito, senza dubbio esso sarebbe stato trionfalmente pubblicato dai cristiani una volta raggiunto il potere.
Il fatto che venga invece fatto sparire sembra ulteriormente dimostrare che tale rapporto doveva essere assai sfavorevole, sia pure limitandosi a descrivere gli eventi che condussero al processo a Gesù/Giovanni di Gamala ed alla sua successiva condanna per "sedizione".



Quindi, eventualmente per atti di Pilato si deve intendere il rapporto o i rapporti della situazione che Ponzio Pilato ha inviato all'Imperatore Tiberio o al suo diretto superiore Lucio Vitellio Luogotenente, dell'imperatore Tiberio, con pieni poteri su tutto l’Oriente, o a entrambi; per informarli che Giovanni di Gamala un figlio di Giuda il Galileo, attraverso una rivolta armata si era impadronito della città di Gerusalemme, dove veniva proclamato re.

quando Ponzio Pilato scriveva questi rapporti si trovava a Cesarea Marittima la sua normale residenza e non aveva le forze militari necessarie per ripristinare la situazione che c'era prima della sommossa.


Quindi il rapporto di Pilato (Atti di Pilato), sicuramente una informazione di tipo militare, non conteneva notizie relative ad alcun processo, ma solo la descrizione e le conseguenze di una sollevazione armata, a cui capo c'era Giovanni di Gamala il capo zelota o nazional fanatico o galileo, che si era impadronito di Gerusalemme.

Un caro saluto


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 16/12/2009, 19:30, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 17/12/2009, 12:50 
Carissimo Giovanni mi complimento con lei,

pur tuttavia mi consenta aggiungere un paio di riflessioni.
Secondo quanto affermano gli storici baciapile, se vi fossero stati gli “Atti di Pilato” riferiti da Eusebio, i quali, secondo quanto ci propina con la sua “Historia” inventata, furono diffusi nelle scuole dell’Impero da Massimino … come lei giustamente afferma, almeno qualche centinaio di copie originali di “rotolini” di papiro i Venerabilissimi Episcopi cristiani le avrebbero conservate per farle giungere sino a noi.
Gli esegeti genuflessi, rifacendosi a Eusebio e alla documentazione esclusivamente clericale medievale (“Giustino martire”, la storia lo manderà a farsi friggere, come san Giovanni), quando parlano di “Atti” intendono “Pubblici Decreti” deliberati da un funzionario di Roma, Legato dell’Imperatore Tiberio, dopo aver condotto la sua personale indagine nel corso di un processo da lui stesso presieduto come giudice unico e con diritto di uccidere.
Quegli “Atti” riguardavano il Messia, Redentore di tutta l’Umanità, Re dei Giudei, pertanto Pilato DOVEVA aver informato PUBBLICAMENTE Tiberio per entrare nella storia e nel … CREDO: l’ATTO di Fede che gli adepti dolciotti recitano durante la Messa con una litania infinita e puerile: “patì sotto Ponzio Pilato” … “sotto”, vuol dire, non per colpa del “Prefetto”, ma dei Giudei.

In realtà, dal 34 sino agli inizi del 37 d.C., anno in cui venne stipulato il trattato di pace, Roma era in guerra con i Parti perché Artabano III, il Re dei Re, si era impadronito dell’Armenia e minacciò di riprendersi le terre appartenute a Ciro il Grande per affacciarsi al Mediterraneo. Fra queste terre era compresa Siria e Palestina.
Roma rispose inviando ad Antiochia, agli inizi del 35, il Console Lucio Vitellio, capo di Stato Maggiore di tutte le forze d’Oriente, Luogotenente di Tiberio, con un mandato antipartico che lo rendeva l’uomo più potente dopo l’Imperatore.
Ecco perché non vi fu alcun “Atto” di Pilato, bensì, come lei afferma, un rapporto esclusivamente militare al suo superiore diretto per informarlo che Gerusalemme era caduta in mano agli Zeloti ribelli guidati da Giovanni di Gàmala, di sangue Asmoneo, alleato di Artabano e già proclamatosi Re dei Giudei, per la festa delle Capanne del 35 d.C., mentre era in corso una gravissima carestia.
La stessa guarnigione militare del Prefetto, a Cesarea Marittima, era a rischio.

Lucio Vitellio, che aveva condotto le sue legioni oltre l’Eufrate, il fiume che segnava il limes dei due Imperi, dopo aver ripreso l’Armenia e costretto Artabano alla fuga, rientrò in Antiochia, alla fine del 35 inizi del 36 d.C., per far riposare i soldati nei quartieri d'inverno, e solo allora seppe del rapporto del Prefetto.
Fu Vitellio ad inviare l’Atto che informava Roma della situazione politica e militare, tutta positiva tranne per un aspetto: la condotta di Ponzio Pilato.
La storia documenta solo l’azione, criminosa e stupida al contempo, contro i Samaritani, fedeli alleati di Roma; ma, se fosse stato solo per quello, l’unico rischio che poteva correre il cavaliere Pilato avrebbe riguardato la sua carriera, al massimo l’esilio, perché l’Imperatore non l’avrebbe mai ucciso.
Era un militare scelto dallo stesso Imperatore, un cavaliere che conosceva personalmente, e con tutta probabilità aveva combattuto sotto di lui quando era un giovane condottiero al tempo di Augusto.
Agli occhi di Tiberio, la vera colpa, gravissima, sarebbe stata quella di aver perso Gerusalemme e tutta la Giudea e, forse anche l’Idumea. Come Governatore della Giudea era tenuto a prevenire le condizioni che i rivoluzionari del movimento di liberazione nazionale potevano sfruttare per innescare sommosse popolari pericolose e impedire che la situazione politica precipitasse.
Questo fu il vero “delitto” di Pilato. Lui sapeva che avrebbe rischiato la pelle: ecco perché disobbedì agli ordini di Vitellio che gli imponeva di rientrare a Roma per rendere conto del suo operato. Allora si dileguò. Non si fece più vedere nella capitale sino a quando non venne nominato Imperatore Gaio Caligola, il quale odiava Vitellio proprio per i suoi successi, sino al punto di tentare d’ucciderlo.
Per appunto, uno dei successi di Vitellio fu quello di riprendere Gerusalemme, 600 km a sud di Antiochia, mentre, stretta nella morsa della fame, era impossibilitata a resistere ad un assedio, dopo che Artabano, in quel momento, vide infranti i suoi sogni.

Fu questa carestia che ci ha permesso di collegare i Vangeli con Lucio Vitellio dandoci la possibilità di uscire da un mito, creato dagli scribi cristiani, ed entrare nella storia, quella vera.
Lo studio apposito è riportato a pag. 1 di “Non sono esistiti gli Apostoli” in data 7/11/2009.
A Giovanni di Gàmala, detto il Nazireo, il nuovo “Unto” Re dei Giudei, non restò che accettare il destino che Yahwè, l’Altissimo, “decretò” tramite il Console imperiale: il supplizio … sino all’ultimo istante di vita, come monito indirizzato a chiunque non intendeva sottomettersi alla gloria di Roma.
Non ci fu alcun processo, la prassi militare “d’ingaggio” (per usare un termine moderno) non lo obbligava, la flagranza di reato era palese … né Vitellio pensò che avrebbe potuto portare il Re abusivo nella capitale e ottenere un trionfo perché Gerusalemme si arrese senza combattere.
I trionfi venivano concessi dopo combattimenti vittoriosi e cruenti.
In quel momento Lucio Vitellio era la Legge di Roma, non sapeva nulla della Legge mosaica, e non lo avrebbe interessato. Il reato perpetrato da Giovanni di Gàmala, proclamandosi abusivamente Re dei Giudei, fu un reato contro la Legge di Roma … con contro la Legge mosaica, né contro il popolo giudaico. Chi produce studi sulla Legge ancestrale giudaica, cui riferirsi, per analizzare il “processo a Gesù” perde tempo. Sarebbe meglio che leggesse e si compenetrasse nel diritto-potere romano.
Lo stesso vale se fosse stato Pilato: come Vitellio avrebbe deciso che il supplizio pubblico sarebbe servito da monito nei confronti di tutti i Giudei, in particolare i fanatici nazionalisti. Durante l'esecuzione nessuno poteva avvicinarsi al giustiziato: il popolo doveva stare a rispettosa distanza e guardare.
Il "discepolo prediletto" Giovanni, cui "Gesù", secondo il Vangelo, avrebbe affidato Maria sua madre, non poteva essere ai piedi della croce ... Giovanni era sulla croce.
Roma rispettava tutte le religioni dei popoli sottomessi, lo stesso valeva per le usanze ed i costumi patri … fintanto questi non entravano in contrasto con la Legge di Roma: l’Impero era Romano.

Tutti dovevano accettare questa realtà. Quando Vitellio entrò in Gerusalemme lasciò fuori gli stendardi: quella fissazione religiosa, per lui ridicola, non doveva rappresentare un impedimento a chiudere la partita con i Giudei; la concessione del rilascio dei tributi non fu solo un atto di umanità, ma anche politico. Sapeva che i Parti si erano piegati, ma non tutti: i Re Satrapi che presenziarono all’incoronazione di Tiridate, il Re imposto da Tiberio, furono una minoranza e questo era un segnale significativo e pericoloso.
Doveva rientrare al più presto ad Antiochia, lo fece e lì vi trovò proprio Tiridate, costretto a fuggire da un Artabano risorto … non solo, Areta IV, il Re degli Arabi Nabatei, saputolo, poco dopo attaccherà Erode Antipa distruggendogli l’esercito.
A Vitellio occorrerà ancora un anno per sistemare, definitivamente, “gli affari d’Oriente”.

Riguardo all’uccisione di Giuda il Galileo, il padre di Giovanni il Nazireo, mi consenta, dopo aver tirato le orecchie, giustamente, al Venerabilissimo Episcopo falsario, Eusebio di Cesarea, per coerenza, non mi fiderei più della sua “Historia” e dedurne, da una dichiarazione viziata da interpretazione dottrinale, che il fondatore della quarta filosofia venne ucciso nel 21 d.C..
La storia, quella vera, riporta altri avvenimenti, collegati fra loro, troppo importanti perché un analista se li lasci sfuggire:
1 - il 16 d.C. un giovane Artabano III con un colpo di stato spodestò il Re dei Parti filo romano aprendo il suo primo conflitto con Roma: sarà Germanico a “chetarlo”, nel 19.
2 - in Giudea, fra il 15 e il 18 d.C., il Prefetto Valerio Grato cambiò quattro Sommi Sacerdoti del Tempio: segno di “alta mareggiata”.
3 - il 17 d.C. Tacito riferisce che dalla Giudea giungono richieste di sgravi fiscali perché il popolo è oppresso dalle tasse.
Gli ingredienti che concernono la dottrina di Giuda il Galileo, la quarta filosofia zelota, ci sono tutti: tributi, guerra contro i Parti, Sommi Sacerdoti del Tempio, empi e inetti, incapaci o impossibilitati a “mediare”, un Prefetto al comando di pochi uomini … lei cosa pensa, che il potente Dottore della Legge se li sia lasciati sfuggire senza aizzare il popolo con qualche “profezia” … non esaudita poi dal Padreterno Altissimo?. E noi lo sappiamo, perché non risulta che sia più riuscito ad indossare la “veste règia” dopo le vicende di Seffori.
Fra il 16 e il 18 d.C.: questi sono gli anni in cui fu ucciso Giuda il Galileo.
Ci faccia su un pensierino.

Un caloroso saluto da Emilio Salsi


http://www.vangeliestoria.eu/index.php


Ultima modifica di Emilio Salsi il 17/12/2009, 13:02, modificato 1 volta in totale.


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Scusami GIovanni ma dove sta la falsificazione?


La prima di queste falsificazioni riguarda " che Ponzio Pilato divenne governatore della Giudea nel dodicesimo anno del regno di Tiberio (quest'ultimo ereditò la guida dell'impero da Augusto, che l'aveva detenuta per cinquantasette anni), e ricoprì questa carica per dieci anni interi, fino alla morte dell'imperatore."
Eusebio viene smentito da Giuseppe Flavio in Antichità Giudaiche libro XVIII, 89,:
"Vitellio allora mandò Marcello, suo amico, ad amministrare la Giudea e ordinò a Pilato di fare ritorno a Roma per rendere conto all'imperatore delle accuse fattegli dai Samaritani. " e qui siamo nella primavera del 36 d.c. durante la prima prima discesa a Gerusalemme del console Lucio Vitellio


Dodicesimo anno di Tiberio cioe circa il 26' piu 10 uguale a 37 anno della morte dello Stesso!
Tutto coincide!

Puoi chiarire per cortesia ?
Un saluto


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Cita:
Il Sig. Leviatan scrive:

Scusami GIovanni ma dove sta la falsificazione?


La prima di queste falsificazioni riguarda " che Ponzio Pilato divenne governatore della Giudea nel dodicesimo anno del regno di Tiberio (quest'ultimo ereditò la guida dell'impero da Augusto, che l'aveva detenuta per cinquantasette anni), e ricoprì questa carica per dieci anni interi, fino alla morte dell'imperatore."
Eusebio viene smentito da Giuseppe Flavio in Antichità Giudaiche libro XVIII, 89,:
"Vitellio allora mandò Marcello, suo amico, ad amministrare la Giudea e ordinò a Pilato di fare ritorno a Roma per rendere conto all'imperatore delle accuse fattegli dai Samaritani. " e qui siamo nella primavera del 36 d.c. durante la prima prima discesa a Gerusalemme del console Lucio Vitellio


Dodicesimo anno di Tiberio cioe circa il 26' piu 10 uguale a 37 anno della morte dello Stesso!
Tutto coincide!

Puoi chiarire per cortesia ?



Egregio Sig Leviatan Le rispondo con grande piacere, ringraziandola del suo intervento.

La falsificazione temporale, in questo caso, di Eusebio di Cesarea, consiste ne riportare "fino alla morte dell'imperatore".

Quando invece Giuseppe Flavio in in Antichità Giudaiche libro XVIII, 89,:
ci racconta "Vitellio allora mandò Marcello, suo amico, ad amministrare la Giudea e ordinò a Pilato di fare ritorno a Roma per rendere conto all'imperatore delle accuse fattegli dai Samaritani. " e qui siamo, prima della primavera del 36 d.c. durante la prima discesa a Gerusalemme del console Lucio Vitellio.

Noi sappiamo che l'imperatore Tiberio muore il 15 marzo del 37 d.c. e che il console Lucio Vitellio ne prende notizia mentre si trova a Gerusalemme durante la sua seconda discesa nella primavera del 37 d.c., Antichità Giudaiche libro XVIII, 123:
"Al suo arrivo(Lucio Vitellio), fu salutato con speciale calore dalla moltitudine giudaica. Restò qui tre giorni durante i quali depose il sommo pontefice Gionata dal suo ufficio e pose al suo posto Teofilo, fratello dì Gionata. Nel quarto gli fu recapitata la lettera che gli annunziava la morte di Tiberio , ed egli condusse il popolo a giurare obbedienza a Gaio. Richiamò poi l'esercito, ordinando che ognuno rientrasse al proprio quartiere d'inverno poiché non era più autorizzato, come prima, a fare guerra all'estero ora che il comando era passato nelle mani di Gaio"

Quindi da quando Ponzio Pilato viene destituito nella primavera del trentasei d.c., fino alla morte dell'imperatore Tiberio la primavera del 37 d.c., trascorre un anno.

E' in questo periodo di tempo che Giovanni di Gamala diventato il padrone di Gerusalemme attraverso una sommossa armata zelota, durante il governo di Pilato, viene abbandonato da alcune forti personalità Giudee, catturato, e poi crocifisso dai soldati romani di Lucio Vitelio.

Quindi Giovanni di Gamala, il successivo Gesù di Nazareth il Cristo figlio di Dio, patì sotto Lucio Vitellio e non sotto Pilato come invece il Credo dei Cristiani vuol far credere.


Se vuole un resoconto ancora più preciso:

http://www.storiacristianesimo.it/stori ... nesimo.htm

circa a metà pagina web
Un caro saluto.


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 18/12/2009, 17:52, modificato 1 volta in totale.

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Quindi Giovanni di Gamala, il successivo Gesù di Nazareth il Cristo figlio di Dio, patì sotto Lucio Vitellio e non sotto Pilato come invece il Credo dei Cristiani vuol far credere.

E' tutto chiario ,caro Giovanni,e' come dici tu !

Fu crocifisso per noi sotto Lucio Vitellio, morì e fu sepolto .

Una domanda:ho come l'impressione che Giuseppe Flavio tratti poco del periodo storico compreso tra il 10 e il 18 ev.Potrebbe trattarsi di un altro buco storico?
Ripeto e' una mia impressione !!


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Cita:
Il Sig. Leviatan scrive:
Una domanda:ho come l'impressione che Giuseppe Flavio tratti poco del periodo storico compreso tra il 10 e il 18 ev.Potrebbe trattarsi di un altro buco storico?
Ripeto e' una mia impressione !!



Egregio Sig. Leviatan sono perfettamente d'accordo con la sua impressione e le incollo una risposta appropriata del grande storico Emilio Salsi che dopo duemilla anni è riuscito a riscoprire alcune verità fondamentali.

"Riguardo all’uccisione di Giuda il Galileo, il padre di Giovanni il Nazireo, mi consenta, dopo aver tirato le orecchie, giustamente, al Venerabilissimo Episcopo falsario, Eusebio di Cesarea, per coerenza, non mi fiderei più della sua “Historia” e dedurne, da una dichiarazione viziata da interpretazione dottrinale, che il fondatore della quarta filosofia venne ucciso nel 21 d.C..
La storia, quella vera, riporta altri avvenimenti, collegati fra loro, troppo importanti perché un analista se li lasci sfuggire:
1 - il 16 d.C. un giovane Artabano III con un colpo di stato spodestò il Re dei Parti filo romano aprendo il suo primo conflitto con Roma: sarà Germanico a “chetarlo”, nel 19.
2 - in Giudea, fra il 15 e il 18 d.C., il Prefetto Valerio Grato cambiò quattro Sommi Sacerdoti del Tempio: segno di “alta mareggiata”.
3 - il 17 d.C. Tacito riferisce che dalla Giudea giungono richieste di sgravi fiscali perché il popolo è oppresso dalle tasse.
Gli ingredienti che concernono la dottrina di Giuda il Galileo, la quarta filosofia zelota, ci sono tutti: tributi, guerra contro i Parti, Sommi Sacerdoti del Tempio, empi e inetti, incapaci o impossibilitati a “mediare”, un Prefetto al comando di pochi uomini … lei cosa pensa, che il potente Dottore della Legge se li sia lasciati sfuggire senza aizzare il popolo con qualche “profezia” … non esaudita poi dal Padreterno Altissimo?. E noi lo sappiamo, perché non risulta che sia più riuscito ad indossare la “veste règia” dopo le vicende di Seffori.
Fra il 16 e il 18 d.C.: questi sono gli anni in cui fu ucciso Giuda il Galileo.
Ci faccia su un pensierino.
"


Quel "Ci faccia su un pensierino" era rivolto al sottoscritto che interpretando uno scritto sempre di Eusebio di Cesarea il falsario,( se la Santa Chiesa lo proclamasse Santo e prottetore di tutti i falsari, sarebbe uno di quei pochi casi, in cui non sbaglierebbe):

"Dunque si smaschera facilmente la falsificazione di coloro che in passato hanno scritto Memorie contro il nostro Salvatore: già da solo infatti il tempo indicato nel titolo basta a dimostrare che i loro autori hanno raccontato il falso. Essi infatti pongono sotto il quarto consolato di Tiberio, che coincide col settimo anno del suo regno, i supplizi che i Giudei osarono infliggere al nostro Salvatore." - Storia Ecclesiastica, libro I, argomento 9, "I tempi di Pilato"

sosteneva che la morte censurata di Giuda il Galileo poteva essere avvenuta nel 21 d.c.; ma come si può notare in un caso o nell'altro quelli sono gli anni. L'eventuale differenza sarebbe da addebitare alla riconosciuta falsità di Eusebio, comunque da questo periodo non si scappa.


Un caro saluto.


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 18/12/2009, 20:46, modificato 1 volta in totale.

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L'accordo tra Lucio Vitellio e i Capi Giudei



Nella primavera del 36 d.c., Giuseppe Flavio in Antichità Giudaiche, libro XVIII, 90; così scriveva:"Intanto Vitellio giunse in Giudea e salì a Gerusalemme dove i Giudei stavano celebrando la loro festa tradizionale chiamata Pasqua. Accolto con sommi onori, Vitellio rilasciò in perpetuo agli abitanti della città tutte le tasse sulla vendita di prodotti agricoli, e acconsenti che l'abito del sommo pontefice, e con esso tutti i suoi arredi, fossero custoditi dai sacerdoti nel tempio, come era già stato un privilegio anche prima."

Ebbene, prima che Lucio Vitelio, Luogotenente, dell'imperatore Tiberio, con pieni poteri su tutto l’Oriente, entrasse in Gerusalemme, dopo aver percorso con le sue legioni circa 600 km a sud di Antiochia, mentre era in atto una crisi col regno dei Parti, ci furono delle trattative più o meno formali.

All'interno di Gerusalemme si trovava un re, Giovanni di Gamala, un figlio di Giuda il Galileo che ormai aveva perso il suo potere, perché alcune persone importanti Ebree, gli avevano tolto l'appoggio politico sconvolte dall'arrivo delle legioni di Vitellio. Tutto questo documentato dalle parole del sommo sacerdote Caifa [b]"«E' meglio che un uomo solo muoia per il popolo».
[/b] (vangelo di Giovanni 18,14).

In poche parole, ci fu una proposta di accordo, da parte del console Lucio Vitellio che i nuovi capi Giudei di Gerusalemme, molto probabilmente i sommi sacerdoti Anna e Caifa, non potevano rifiutare.

Un fac-simile di tale proposta, poteva essere come quella prospettata dal grande storico Emilio Salsi nel suo libro "Giovanni il Nazireo detto Gesù Cristo e i suoi fratelli" a pag. 190:
"«In cambio della resa della città, con la sua sottomissione a Cesare, e della consegna dell'usurpatore che, illegittimamente, si è auto proclamato Re dei Giudei e Signore di territori di proprietà di Roma, io, Lucio Vitellio, Legato Plenipotenziario dell'Imperatore Tiberio sulla Provincia di Siria e tutto l'Oriente, garantisco che voi, Giudei, potrete continuare a godere tranquillamente dei vostri beni senza essere puniti per aver osannato un monarca abusivo; mi impegno, inoltre, a prosciogliere tutti voi, in perpetuo, dall'obbligo di versare i tributi sulla vendita di ogni prodotto agricolo.
Inoltre vi concedo che l'abito del Sommo Pontefice, e con esso i suoi arredi, siano custoditi dai sacerdoti nel tempio.Nel caso il patto venga respinto, anziché piegarvi alle parole di clemenza e alle offerte di pace, voi Giudei sperimenterete la spietatezza delle armi poiché ordinerò ai miei soldati di mettere a ferro e fuoco la città, distruggendola, e riducendone gli abitanti in schiavitù. Se entro.............. , in pace, non aprirete le porte delle mura, Gerusalemme sarà espugnata » "


Resta da sottolineare la gravità della situazione, per l'ordine dell'impero, che si era creata a Gerusalemme con l'insurrezione zelota, e la presa del potere del Galileo Giovanni di Gamala, concomitante alla carestia, successivamente falsificata dai padri apologisti cristiani.

Un problema talmente preoccupante per il potere romano, tale da giustificare la perdita del tributo sulla vendita di ogni prodotto agricolo; ricordando che quasi contemporaneamente tale privilegio veniva negato con le armi al popolo lì vicino dei Ceti, come Tacito afferma negli Annali, libro VI,41:""Nello stesso periodo di tempo, la gente dei Cieti, soggetta ad Archelao di Cappadocia, perché si vedeva obbligata a denunciare i patrimoni secondo il sistema romano e a pagare le tasse, si ritirò sul gioghi della catena del Tauro, sentendosi protetta dalla natura dei luoghi contro le imbelli milizie del re; finché il legato M. Trebellio, mandato con quattromila legionari e scelte milizie ausiliarie da Vitellio governatore della Siria, circondò con opere d'assedio due colli su cui i barbari si erano insediati, il minore dei quali aveva nome Cadra, l'altro Davara. I nemici che osarono fare una sortita furono costretti alla resa con le armi, gli altri con la sete."

Un caro saluto


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 20/12/2009, 15:07, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 20/12/2009, 23:03 
Caro Giovanni,

i suoi, anzi, i nostri interventi si basano sulle testimonianze pervenuteci dalla storiografia documentata dagli scribi della Roma imperiale.
Per lei come per me, e spero altri che seguono le nostre analisi, il metodo di ricerca storiologico è la disciplina che ci consente di conoscere vicende di un lontano passato. Come nelle altre religioni, abbiamo appreso che anche i Ministri cristiani, seguedo interessi ideologico politici di gestione del potere, inventarono "le tenebre" e la "luce divina", una semplice escatologia per condizionare le masse ed asservirle alla loro dottrina, alla loro "verità", quindi a loro stessi.
Allo scopo di "umanizzare" il nuovo Dio furono costretti a manomettere e censurare avvenimenti reali al fine di impedire il riconoscimento dei veri protagonisti: hanno gettato "tenebre" sulla "verità".
Oggi, con i nostri studi, stiamo indagando a ritroso nel tempo ma, per non perdere l'orientamento imboccando i sentieri fuorvianti delle "tenebre" escatologiche, dobbiamo progredire nella ricerca usando la storia come un corrimano.
Solo così possiamo risalire la china della conoscenza e accertare la "verità" dei fatti.

Un caloroso saluto.

Emilio Salsi


Ultima modifica di Emilio Salsi il 20/12/2009, 23:07, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 21/12/2009, 08:51 
Carissimi amici Giovanni ed Emilio

"le tenebre" e la "luce divina"
[Le tenebre=Set. La luce divina, Horus =il Sole]
Voglio oggi esporvi questo mio intervento in Radio Aut marche qualche giorno fa, con il suo direttore; dott. Avvocato Giancarlo Guardabassi, ex personalità della rai degli anni passati, lui dice che è agnostico. In questa giornata si parlava di religione, gli interventi in maggioranza erano dei Fede, ritenutisi molto forbiti nelle loro pseudo verità cattocis, sembrava che ognuno di loro riscrivesse il suo vangelo ad ogni domanda un po’ particolare. Riuscii a prendere la linea, e feci questa domanda: Giancarlo, domanda intelligente(penso), a persona intelligente quale sei tu; Se qualcuno, personalità importante, ci imponesse di eliminare-buttare giù dalla torre Dio o il Sole, chi elimineresti dei due?
La risposta iniziale, ma, sa, questa è una risposta difficile da dare perche……….
L’ho interrotto riproponendo la domanda e aggiungendo, io facevo molto affidamento sulla tua riconosciuta intelligenza ma…. Riprende lui e tira fuori il nodo che aveva in gola.
Certo il sole non lo possiamo eliminare, altrimenti finisce tutto compreso Dio.
Òh!!!!!!, finalmente il rospo ti è uscito. Allora esiste qualcosa di visibile, più grande, più forte e più importante di colui che miliardi di persone adorano.
Nell’arco dei tempi passati di dii e di dei ce ne sono stati a iosa e inventarne un altro non è tanto difficile.
Dissi, lancio una proposta, lo chiameremo DIO-SOLE, sbaglio o è vero? Dopo di me intervenne la solita BIZZOCCA-(assidua frequentatrice di chiesa), che va a letto con la bibbia sotto il cuscino(gli fa da sonnifero quando non prende sonno), la quale disse; io butto giù il sole, perche dopo dio ne rifà subito un altro. Miracoli della fede.
Un caro saluto amici miei e buonissime festività ricorrenti a tutti dell’Ufoforum.
Cecco D’Ascoli


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MessaggioInviato: 21/12/2009, 13:34 
Salve Cecco !!!!

Bentornato tra noi a riferirci della tua riflessione "antipastorale" natalizia radiofonica.
Dopo la sparata della "baciapile" (in Toscana si chiamano così i credenti che baciano la pila dell'acqua santa), affetta da un evidente cretinismo cronico incurabile, l'agnostico conduttore come l'ha commentata? ... perchè, se ha fatto lo gnorri su un simile sproposito, mi sa tanto che intende accattivarsi le simpatie del Clero ... molto utili per un eventuale rientro in Rai.

A tutti i frequentatori del forum invio un felice "Dies Natalis Solis Invicti" ... la festività solare alla vera "radice" della nostra comune civiltà europea, allora chiamata Impero Romano ... molto prima dell'avvento del macabro, granguignolesco, cristianesimo.

Emilio Salsi



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MessaggioInviato: 21/12/2009, 17:42 
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Cita:
Il sottoscritto scriveva:

"Da quando Ponzio Pilato viene destituito (prima) della primavera del trentasei d.c., fino alla morte dell'imperatore Tiberio la primavera del 37 d.c., trascorre un anno (abbondante).

E' in questo periodo di tempo che Giovanni di Gamala diventato il padrone di Gerusalemme attraverso una sommossa armata zelota, durante il governo di Pilato, viene abbandonato da alcune forti personalità Giudee, catturato, e poi crocifisso dai soldati romani di Lucio Vitelio.

Quindi Giovanni di Gamala, il successivo Gesù di Nazareth il Cristo figlio di Dio, patì sotto Lucio Vitellio e non sotto Pilato come invece il Credo dei Cristiani vuol far credere."



Tutto ciò conferma maggiormente la falsità del Testimonium Flavianum:

"Allo stesso tempo, circa, visse Gesù, uomo saggio, se pure uno lo può chiamare uomo; poiché egli compì opere sorprendenti, e fu maestro di persone che accoglievano con piacere la verità. Egli conquistò molti Giudei e molti Greci. Egli era il Cristo. Quando Pilato udì che dai principali nostri uomini era accusato, lo condannò alla croce.

Coloro che fin da principio lo avevano amato non cessarono di aderire a lui. Nel terzo giorno, apparve loro nuovamente vivo: perché i profeti di Dio avevano profetato queste e ínnumeri altre cose meravigliose su di lui. E fino ad oggi non è venuta meno la tribù di coloro che da lui sono detti Cristiani."


Il grande storico Giuseppe Flavio non scrisse mai "Quando Pilato udì che dai principali nostri uomini era accusato, lo condannò alla croce" perchè successivamente attraverso i suoi scritti, nonostante le censre e le interpolazioni, dei padri apologisti cristiani, ci fa capire che il Gesù/Giovanni figlio di Giuda il Galileo fu condannato alla croce e patì sotto Lucio Vitellio Luogotenente, dell'imperatore Tiberio, con pieni poteri su tutto l’Oriente.




Tutto ciò, conferma maggiormente la falsità di Tacito, Annales, Libro XV, 44:
“Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo.”

L'altro grande storico Corneglio Tacito non potè scrivere "Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato" perchè conosceva bene le opere di Giuseppe Flavio, circa questo evento, e le aveva integrate con maggiori dettagli nel libro VI degli "Annales" dal capitolo 38° in poi, ma furono successivamente censurate dai cristiani, che dovevano creare un buco storico, per nascondere la verità circa la cronaca conclusiva fra Roma e la Parthia, con le due discese di Vitellio a Gerusalemme.


Un caro saluto.


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 21/12/2009, 17:50, modificato 1 volta in totale.

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Carissimo Giovanni

Giusto un appunto per interloquire fra noi, soprattutto come dice il nostro genius Emilio, "riceca STORICA". Giovanni l'Asmoneo, con 900, o 4.000 o 5.000 soldati prende Gerusalemme. Secondo te, con Vitellio (35)
Con quell'esercito così attrezzato, scende una prima volta, Pasqua (36), poi una seconda volta a Pasqua del(37). Secondo logica, l'Asmoneo era così stupido da infilarsi nel bel mezzo dello scintillio di così tante armi e cotanto esercito?
Per quello che riguarda gli arredi sacri, Re Janneo vestì gli arredi sacri, lo stesso Re Ircano, poi Re ErodeI° che alla sua morte furono custoditi nella torre Antonia, e che venivano dati ai sacerdoti per le festività più importanti.
Quando Giovanni l'Asmoneo conquistò Gerusalemme, li lasciò nella torre Antonia o li indossò lui.
Ecco perche Vitellio riconsegnò i pamenti sacri, perche qualcuno se ne era appropriato, e non erano più nella torre Antonia. Furono ripresi al re, dei quali, se ne era impossessato.

Un caro e sincero saluto Cecco


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