Storia e origini delle Religioni Monoteistiche
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Il crocifisso

10/01/2010, 13:23

IL CROCIFISSO

Nel 314 Costantino abolì la pena della crocifissione e sua madre Elena favorì il culto della croce; il simbolo della croce era esistito anche prima, però nel medioevo divenne un simbolo macabro tridimensionale, che esponeva il corpo di un condannato alla tortura. Un simbolo inquietante e non di pace, come ha asserito erroneamente il nostro Consiglio di Stato, perché accompagnò al rogo ebrei, streghe ed eretici e precedette gli eserciti cristiani in guerra. Mentre la croce stilizzata è simbolo precristiano e forse rappresenta la vita e i quattro punti cardinali, il crocefisso tridimensionale, con Cristo torturato, è divenuto un simbolo del cattolicesimo romano, inconsueto anche nel mondo ortodosso.
Dopo l’unità d’Italia, il crocefisso fu rimosso dalle scuole, però sotto il fascismo, con il concordato e con la riforma del ministro della pubblica istruzione Gentile, fu ricollocato nelle scuole; con Gentile, l’insegnamento religioso divenne obbligatorio ed il cattolicesimo tornò religione di Stato, anzi, lo studio della religione divenne il fondamento ed il coronamento dell’insegnamento scolastico. Con uno Stato del genere, per forza i crocifissi furono rimessi nelle scuole e negli uffici pubblici; dopo la rivoluzione laica risorgimnentale, il fascismo si era sposato con il cattolicesimo.
Con la caduta del fascismo, la costituzione repubblicana pareva introdurre un quadro normativo diverso, perché garantiva l’eguaglianza, la libertà di pensiero e di religione, con gli articoli 3, 8, 19 e 21; in realtà rimase in vigore il codice Rocco. Con sentenze successive, fu estesa alle altre confessioni la norma che puniva il vilipendio della sola religione cattolica e poi nel 2006 il reato fu abolito; la norma che puniva la bestemmia alla religione di Stato, prima fu estesa alle altre religioni e poi fu abrogata. Il vilipendio della religione fu poi abolito in Italia, però l’Islam lo prevede nei suoi paesi ed ebraismo e cattolicesimo integralisti ne sostengono ancora l’introduzione.
Il nostro Stato soffre di questo strabismo, dice d’essere laico ma ha norme che negano questo assunto e perciò rimane sostanzialmente confessionale, soprattutto perché ha introdotto l’articolo 7 nella costituzione, il quale recepisce il concordato con la chiesa; l’Italia non è un paese sovrano perché è controllato dal Vaticano. Per la sua sudditanza verso la Chiesa, non riesce ad uscire da queste contraddizioni e non vuole aggiornare norme anticostituzionali, un processo che lo allineerebbe agli stati laici.
Il 18 novembre 2005 il giudice Luigi Tosti fu condannato dal tribunale dell’Aquila a sette mesi di carcere, con la condizionale, perché si era rifiutato di tenere udienze in aule ove era presente il simbolo religioso del crocefisso; in subordine, aveva chiesto che, a fianco di questo simbolo religioso fossero collocati i simboli d’altre religioni. L’1/2/2006 la sezione disciplinare del Csm lo sospese dalle funzioni e dallo stipendio, come si vede la magistratura, quando non fa politica per un partito, è generalmente subordinata allo stato, però esistono magistrati coraggiosi come Tosti.
Il giudice Tosti si richiamava alla Costituzione repubblicana del 27 dicembre 1947, che stabilisce che tutti i cittadini «sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione» (art. 3). Di questa vicenda, la Rai, cioè Radio Apostolica Italiana, con singolare censura, non ha voluto fornirci notizie adeguate, le varie fasi del processo sono in corso, il giudice Tosti è intenzionato ad andare avanti fino alla corte dei diritti europea; recentemente una finlandese residente in Italia, richiamandosi al principio di laicità dello stato, si è appellata all’Europa per la rimozione dei crocifissi nelle scuole e le è stata data ragione, perciò ne sono nate le proteste dei cattolici e politici integralisti italiani, che considerano il crocifisso anche simbolo dello stato e di una cultura nazionale, in realtà, la repubblica ha i suoi propri simboli.
L’Europa, che è uno dei dogmi italiani, sferza sempre i governi italiani ma, come la sinistra italiana, è prudente con il Vaticano, c’è da scommettere perciò che l’azione di Tosti non avrà successo nemmeno in Europa. In Italia, lo scrittore Luigi Cascioli ha presentato denuncia contro la chiesa cattolica, per abuso di credulità popolare, Cascioli sostiene che Cristo non è un personaggio storico; c’è da scommettere che non avrà soddisfazione dai giudici “indipendenti” della repubblica confessionale e pontificia italiana.
Una circolare del ministro fascista Rocco, che risale al 1926, e da allora mai abrogata da nessuno dei successivi governi, come Concordato, codice Rocco, legge di polizia e legge sulla stampa, tutte d’era fascista, stabilisce che i crocifissi, che fanno parte anche dell’arredamento scolastico, devono essere visibili anche nelle aule giudiziarie italiane. Dopo la liberazione, a costituzione democratica vigente, la polizia, obbedendo ad un disegno della chiesa, perseguitò Testimoni di Geova ed Evangelici.
Nel 1984, il Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, rinnovò il concordato con il Vaticano, il cattolicesimo non fu più definito religione di Stato, ma l’insegnamento della religione nelle scuole non fu soppresso, le leggi fasciste suddette e quelle che prevedono la collocazione del crocifisso, non furono abrogate, inoltre le altre religioni, in violazione dell’articolo 3 della costituzione, non furono messe sullo stesso piano di quella cattolica, che rimase religione privilegiata, anche se erano ammesse altre religioni.
Nel 2003 il cardinale francese Tauran affermò singolarmente che l’Italia aveva una separazione tra Chiesa e Stato “coordinata”, mentre in altri paesi dell’Europa del nord esisteva una vera separazione che prevedeva che le confessioni religiose dipendevano dal diritto privato e non da quello pubblico (Codice Rocco e Costituzione fanno parte del diritto pubblico, il quale regola i rapporti tra Stato e cittadini).
Il problema del crocifisso è già stato risolto in nord Europa, dove non è esibito nelle scuole e negli edifici pubblici; questo simbolo a volte urta non credenti ed appartenenti ad altre confessioni, è lesivo della neutralità dello Stato ed è in contrasto con la conclamata laicità dello Stato. Il crocifisso rappresenta l’identità religiosa di persone e di un culto e non dello Stato, il quale ha i suoi propri simboli.
Ciò malgrado, nel 1988 il Consiglio di Stato si era occupato della questione, in quella circostanza affermò di ritenere ancora in vigore le disposizioni sull'esposizione dei crocifissi, contenute nei regi decreti fascisti risalenti agli anni '20; contemporaneamente e contraddittoriamente però, la laicità dello Stato fu riconosciuta dalla Corte Costituzionale, come principio supremo dell'ordinamento italiano (sentenza n. 203 del 1989).
Malgrado Radio Apostolica Italiana (cioè la RAI) non ce lo ricordi, il 16 maggio 1995 in Baviera ci fu una dichiarazione d’incostituzionalità all'esposizione obbligatoria di croci o crocefissi nelle aule delle scuole pubbliche elementari. Questa strada fu seguita anche dalla nostra Corte di Cassazione, con la pronuncia dell’1 marzo 2000, n. 439, che mandò assolto uno scrutatore, rifiutatosi di prestare il suo ufficio nel seggio presso il quale era stato nominato – un'aula scolastica – presso la quale era presente un crocifisso.
La recente vicenda, relativa all'ordinanza di rimozione del crocifisso da un'aula scolastica del comune di Ofena (Tribunale dell'Aquila, 23 ottobre 2003), su ricorso di Adel Smith ed i ripetuti ricorsi alla magistratura da parte degli appartenenti all’Uaar, hanno reso il quadro giurisdizionale molto confuso; alcuni, come la lega, difendono il crocifisso non per bigottismo, ma per difendere un’identità nazionale contro l’Islam montante. La Costituzione italiana, le convenzioni internazionali ed europee sui diritti umani e gli orientamenti della corte europea sui diritti umani, paiono orientate in maniera difforme alla pronuncia del Consiglio di Stato italiano del 1988.
Giurisprudenza e politica sono influenzate dalla Chiesa e dal proprio orientamento ideologico; bisogna tener conto che anche la magistratura è ideologizzata e fa politica, perciò le sue sentenze spesso sono il risultato d’opportunità politica più che d’equità o di rispetto verso i principi fondamentali del diritto; per questo motivo, in Italia sono ancora viventi tante leggi ordinarie anticostituzionali, mai abrogate.
La questione dei simboli religiosi riguarda la libertà di coscienza e la neutralità dello Stato e denota uno scontro sotterraneo oggi esistente in Italia, non recepito dai partiti, tra religioni e civiltà laica, questo scontro si è presentato periodicamente in Spagna, Francia, Italia, Germania ed Austria; lo Stato, se è super partes e per la par condicio, si può trarre fuori da queste contraddizioni solo con la sua neutralità e non certamente schierandosi, con le sue leggi e sentenze, con la Chiesa.
Il Consiglio di Stato, con una sentenza, ha respinto il ricorso di una cittadina finlandese, Soile Lauti, che chiedeva la rimozione del crocifisso dalla scuola media frequentata dai suoi figli, ad Abano Terme (Padova). Secondo il Consiglio di Stato, il crocefisso doveva restare nelle aule scolastiche perché era un simbolo idoneo ad esprimere anche i valori civili di uno stato laico; per il Consiglio di Stato, il crocifisso poteva svolgere una funzione altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni. Evidentemente, i suoi giudici non conoscono la storia della Chiesa e com’è stato usato il crocifisso in guerra e dall’Inquisizione.
Soile Lauti aveva già fatto ricorso al Tar del Veneto che, prima di darle torto, aveva sollevato una questione di legittimità dinanzi alla Corte Costituzionale. I giudici della Consulta, nel dicembre del 2004, avevano dichiarato inammissibile la questione (e quindi non erano entrati nel merito), perché l'affissione del crocifisso nelle scuole non era prevista da una legge, bensì da due regolamenti del 1924 e del 1927 sugli arredi scolastici, sui quali il giudice costituzionale non poteva sindacare. Questa pareva una pronuncia rispettosa del punto di vista della chiesa, più politica e cavillosa che giuridica e costituzionale, la corte costituzionale ha emesso sentenze discutibili altre volte, dichiarando costituzionali anche norme incostituzionali e del resto, anche i costituzionalisti hanno inserito nella costituzione l’articolo 7, che è anticostituzionale.
Adel Smith nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1960, da padre italiano e madre egiziana, ricevette il battesimo cristiano e poi si convertì all’Islam; ha scritto una serie di libri contro il cristianesimo ed ha fondato l’associazione, “l'Unione Musulmani d'Italia”. Nel maggio del 2002 fondò anche un partito musulmano e definì la Chiesa Cattolica una “associazione a delinquere”, provocando un’indagine del procuratore Papalia a suo carico, per offesa alla religione. Nel gennaio del 2001 invitò il papa ad abbandonare la sua religione idolatrico-politeistica ed a farsi musulmano; nel maggio dello stesso anno attaccò il pittore Giovanni da Modena, reo di aver rappresentato, in un suo affresco del 1415, presso la Chiesa di S. Petronio a Bologna, raffigurante il Giudizio Universale, il profeta Maometto all’inferno.
Le religioni monoteiste sono pretenziose e mirano al monopolio religioso ed al rispetto della loro fede, perciò nacque il reato di vilipendio; da ricordare che in Danimarca l’Islam è insorto contro una raffigurazione satirica di Maometto con una bomba in testa. Nella lettera inviata all’Arcivescovo di Bologna, Smith chiese che l’offesa del dipinto di Bologna fosse cancellata e che si chiedesse ufficialmente scusa, da parte della Chiesa, a tutti i musulmani; chiese anche di passare la calce sull’affresco, ma nemmeno questa richiesta fu raccolta.
Il 7 novembre 2001 Adel Smith fu invitato da Bruno Vespa alla trasmissione Porta a Porta, dove definì il crocefisso presente nei luoghi pubblici: “Un cadavere in miniatura appeso a due legnetti". Da presidente dell’Unione musulmani d’Italia, Adel Smith, portò scompiglio anche nella cittadina abruzzese di Ofena, dove si era trasferito con la famiglia nel settembre dello stesso anno; dopo pochi giorni dal suo arrivo, chiese la rimozione del crocefisso dall’aula della scuola materna frequentata da uno dei suoi due figli.
Nel febbraio del 2002 il sindaco Anna Rita Coletti si limitò a far spostare il crocifisso nel corridoio della scuola, però Smith non si contentò e diffidò i Ministeri della Pubblica Istruzione, della Giustizia e dell'Interno affinché fosse rimosso il crocifisso anche dalla scuola in cui era iscritto un altro suo figlio, oppure che questo fosse affiancato da un simbolo islamico. Smith decise di portare lui stesso in aula un quadro con il nome di Allah e con la Sura 112 del Corano, che recita: "Allah è unico, è l'assoluto, non ha generato, non è stato generato e nessuno è uguale a Lui" (è una polemica con la trinità e con la figura di Cristo).
Alla rimozione del quadro da parte delle maestre, Smith rispose, qualche giorno dopo, mandando a scuola i figli con la medesima Sura cucita sul grembiule; poi si giunse alla sentenza del tribunale dell’Aquila che, accogliendo il ricorso presentato dallo steso Smith, impose la rimozione del crocefisso dalle aule della scuola di Ofena; integralisti cattolici e lega nord insorsero.
Notate il comportamento discriminante del tribunale verso il giudice Tosti da parte dei suoi colleghi, al quale, forse perché giudice, non fu data la stessa soddisfazione; quando si parla di magistratura bisogna usare solo l’articolo indeterminativo, mentre Di Pietro usa solo quello determinativo, come se i giudici fossero tutti uguali.
Queste contraddizioni stanno esplodendo a causa del multiculturalismo dei residenti in Italia e della pratica confessionalità dello Stato italiano; la ragione, il senso del diritto e il buon senso suggeriscono che l’apparato dello Stato non può essere cattolico, se gli italiani sono di diverse religioni o sono senza religione; vista la situazione, ci sono però illusi che affermano che l’Italia è uno stato sovrano, laico e di diritto.
Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it numicco@tin.it

10/01/2010, 18:42

Professor Miccoli,

la ringrazio per aver ricordato a noi tutti l'esigenza del rispetto dei principi della nostra Carta Costituzionale; i cui atti fondamentali devono essere applicati a normative ancora vigenti ma risalenti all'epoca fascista.
Mi pregio riportare il documento, nel merito, pubblicato dal prof. Domenico Contartese per rappresentare lo stesso problema all'interno della Scuola Pubblica.
Ricordo, peraltro, che il 22 Gennaio verrà processato a Roma, dal Consiglio Superiore della Magistratura, il giudice Luigi Tosti per essersi rifiutato di tenere le udienze sotto l'ncombenza dei crocifissi.

Emilio Salsi


Il Crocifisso nelle aule.
Tra ipocrisia e storia.

Nelle aule dove insegno da oltre trent’anni non ci sono mai stati crocifissi, eppure il lavoro è stato svolto regolarmente: la didattica non ha subito rallentamenti. Posso affermare con tutta tranquillità che non abbiamo sentito la mancanza. Solo l’anno scorso, qualche studente spiritoso, conoscendo le mie idee, ha piazzato alle mie spalle un crocifisso particolare, da esposizione, con labbra vermiglie e dall’espressione non molto sofferente. Ancora è lì, nell’indifferenza di tutti; nessuno l’ha rimosso.
Un aspetto però è la tolleranza, un altro è il principio, il rispetto delle regole democratiche.
In un luogo pubblico di un’Istituzione laica (aula scolastica o tribunale) l’esposizione di simboli religiosi di una parte della popolazione comporta un’inevitabile prevaricazione sulla parte restante.
Il cattolico, l’ebreo, il musulmano, il buddista, l’ateo, potrebbero rivendicare, in virtù del principio di uguaglianza dei cittadini, l’esposizione dei propri simboli religiosi, trasformando il luogo pubblico in terra di conquista, lotta per la supremazia di una singola confessione religiosa, minando la convivenza civile e la coesistenza pacifica.
La sentenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo va proprio in questa direzione, stabilisce che “la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni”. Una sentenza lungimirante, di civiltà giuridica, che esalta l’uguaglianza dei cittadini a principio universale, in armonia con l’art. 3 della Costituzione Italiana e con i caratteri fondamenti del cristianesimo.
La fede è un sentimento privato e, come tale, da esprimere nella sfera privata e nei luoghi di culto, nella piena libertà e nel massimo rispetto. Gli integralisti invece non si accontentano della propria libertà di fede, la vogliono imporre al resto della società, marcando il terreno e restringendo gli spazi pubblici.
Le preghiere nelle stazioni ferroviarie, nelle piazze o negli spazi condominiali, da parte di gruppi musulmani, così come la celebrazione di messe cattoliche nelle scuole pubbliche, esprimono un’unica tendenza: occupare quel poco che rimane di suolo pubblico, allungare i tentacoli del credo religioso sulle Istituzioni laiche del nostro Paese.
Lo spazio pubblico è un bene di tutti, è simile ad una grande parete bianca, incontaminata. Chiunque può attraversarla con la fantasia in lungo e largo senza mai occuparla. Quando qualcuno inizia a tracciare un segno, deporre un simbolo, circoscrivere un’area, quell’estensione, quantunque immensa, finirà per esaurirsi e addio bene comune. Gli intransigenti difensori della croce hanno gridato allo scandalo, intravedendo, in quella sentenza, una forma di apertura alla religione musulmana, una tremenda paura per lo scricchiolio della morale cattolica consolidata nei vari paesi europei.
La difesa del crocifisso, ironia della storia, viene proprio da chi ha violentato i principi del cristianesimo profetico (come lo definisce Vito Mancuso) di uguaglianza e fratellanza, ieri come oggi. E’ stato infatti il fascismo ad imporre il simbolo nelle scuole elementari, come arredo scolastico, al pari di una lavagna o di un attaccapanni, con il R.D. n. 1297 del 26.04.1928, art. 119 (all. tab. C) e R.D. n.965 del 30.04.1924, art. 118; quel fascismo che ha tolto la libertà ed imposto le leggi razziali. E’ oggi la Lega a reagire in modo scomposto, dopo aver proposto leggi dai contenuti squisitamente razzisti, introducendo il reato di clandestinità, imponendo l’allontanamento degli immigrati sulle carrette del mare senza neanche verificare l’esistenza dei diritti di asilo politico. “Ero pellegrino e non mi avete ospitato” avrebbe detto Gesù (Mt XXV,43)
Alcuni vescovi hanno chiamato "assassino" Peppino Englaro, un padre distrutto dal dolore che ha cercato di porre fine all’atroce sofferenza della figlia Eluana; sono sempre loro che pontificano sulla vita e sulla morte delle persone, escludendo i diretti interessati dal destino della propria vita.
E’ il Presidente del Consiglio che ha prodotto 18 leggi ad personam (una in itinere) per sottrarsi alla giustizia, quando Gesù non solo si è fatto interrogare ma ha risposto a tutte le domande dei giudici (quelli sì ideologizzati). Sono alcuni docenti di religione che si scandalizzano dell’uguaglianza richiamata dalla sentenza, loro che godono di un particolare privilegio: vengono nominati dal vescovo e pagati dallo Stato Laico. Gesù si rivolta nella tomba per tanta ipocrisia e “tornerebbe volentieri” col bastone a scacciare dal Tempio i farisei moderni.
Ma importante è rispettare la forma della morale cattolica, i simboli da esporre. Se i ragazzi si esprimono con due bestemmie ogni tre parole, poco importa. Se nelle nuove generazioni emergono atteggiamenti di intolleranza e razzisti, pazienza, la colpa è degli extracomunitari che invadono il nostro territorio e suscitano tali reazioni. Per rigettare la sentenza della Corte è stata invocata la tradizione culturale, dalle radici cristiane del nostro Paese. Si tratta, ovviamente, di una forzatura cattolica, avendo l’Italia, similmente all’Europa, molte radici: greco-romana, cristiana, rinascimentale, illuministica, patriottica, risorgimentale, massonica e anticlericale.
Si tratta di individuare, con obiettività e onestà intellettuale, i maggiori e minori contributi, gli aspetti positivi e negativi, gli impulsi al progresso o al regresso, forniti dalle molteplici tradizioni culturali.
Tra queste si può annoverare quella cristiano-cattolica, ma nell’accezione negativa, come negazione dello sviluppo scientifico, come più alto contributo di sangue, come limitazione del libero pensiero, fermo restando l’alto contenuto etico del messaggio di Gesù, o di Giovanni il Nazireo, come sostiene lo storico Emilio Salsi.

Domenico Contartese

11/01/2010, 01:52

Cari Nunzio Miccoli e Emilio Salsi
mi permetto di associarmi a voi su questo appassionante tema esprimendo la mia piena condivisione. Aggiungo solo che il concetto di laicità dello Stato si pone, riguardo all'esposizione dei simboli religiosi, paradossalmente - e giustamente - a tutela della stessa religione cristiana. Infatti, che ne sa il formulatore della legge costituzionale - che fissa norme generali di lunga gittata - quale può essere nel medio o nel lungo termine la composizione etno-religiosa della popolazione dello Stato di cui si stanno appunto dettando le regole? E sa fra 10, 50 o 100 anni lo Stato italiano sarà a maggioranza islamica o animista e una corrente politica al potere volesse imporre in modo esclusivo i simboli religiosi graditi alla maggioranza degli elettori? Che diranno i cristiani di minoranza? A ben ragione vorranno far valere i diritti della minoranza. Sembra un concetto elementare, eppure così difficile da far entrare in testa a tanta gente.
Su questi argomenti segnalo i seguenti saggi la cui lettura mi ha molto arricchito:

Gian Enrico Rusconi. Non abusare di Dio. Per un'etica laica. Milano, Rizzoli 2007
Eugenio Lecaldano, Un'etica senza Dio, Laterza 2006
Fernando Savater, La vita eterna, Laterza, 2007

Infine segnalo
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... mbolo.html
e trascrivo il bell'articolo di StefanoRodotà su La Repubblica all'annuncio della sentenza della Corte Europea a novembre scorso.

LA BATTAGLIA SU UN SIMBOLO
Repubblica — 04 novembre 2009 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA


ANCORA una volta una sentenza prevedibile, ben argomentata giuridicamente, non suscita le riflessioni che meritano le difficili questioni affrontate, ma induce a proteste sopra le righe, annunci di barricate, ambigue sottovalutazioni. Dovremmo ricordare che le precedenti decisioni italiane, che avevano ritenuto legittima la presenza del crocifisso nelle aule, erano state assai criticate per la debolezza del ragionamento giuridico, per il ricorso ad argomenti che nulla avevano a che fare con la legittimità costituzionale. E, considerando il fatto che la nostra Corte costituzionale aveva ritenuto inammissibile per ragioni formali un ricorso in materia, s' era parlato addirittura di una "fuga della Corte", nelle cui sentenze si potevano ritrovare molte indicazioni nel senso della illegittimità della esposizione del crocifisso. Nella decisione della Corte europea dei diritti dell' uomo di Strasburgo, che ha ritenuto quella esposizione in contrasto con quanto disposto dalla Convenzione europea dei diritti dell' uomo, non v' è traccia alcuna di sottovalutazione della rilevanza della religione, della quale, al contrario, si mette in evidenza l' importanza addirittura determinante per quanto riguarda il diritto dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni e la libertà religiosa degli alunni. La sentenza, infatti, sottolinea come la scuola sia un luogo dove convivono presenze diverse, caratterizzate da molteplici credenze religiose o dal non professare alcuna religione. Si tratta, allora, di evitare che la presenza di un "segno esteriore forte" della religione cattolica, quale certamente è il crocifisso, "possa essere perturbante dal punto di vista emozionale per gli studenti di altre religioni o che non ne professano alcuna". Inoltre, il rispetto delle convinzioni religiose di alcuni genitori non può prescindere dalle convinzioni degli altri genitori. È in questo crocevia che si colloca la decisione dei giudici di Strasburgo che, in ossequio al loro mandato, devono garantire equilibri difficili, evitare ingiustificate prevaricazioni, assicurare la tutela d' ogni diritto. Non si può ricorrere, infatti, all' argomento maggioritario, come incautamente aveva fatto il Tar del Veneto, che per primo aveva respinto la richiesta di togliere il crocifisso dalle aule, ricorrendo ai risultati di un sondaggio che sottolineava come la grande maggioranza degli interpellati fosse a favore del mantenimento di quel simbolo. Un grande teorico del diritto, Ronald Dworkin, ha ricordato che «l' istituzione dei diritti è cruciale perché rappresenta la promessa della maggioranza alla minoranza che la sua dignità ed eguaglianza saranno rispettate. Quando le divisioni tra i gruppi sono molto violente, allora questa promessa, se si vuole far funzionare il diritto, dev' essere ancor più sincera». La garanzia del diritto, fosse pure quella di uno solo, è sempre un essenziale punto di riferimento per misurare proprio la tenuta di uno Stato costituzionale. Guai a considerare la sentenza di ieri come un documento che apre un insanabile conflitto, che nega l' identità europea, che è "sintomo di una dittatura del relativismo", addirittura "un colpo mortale all' Europa dei valori e dei diritti". Soprattutto da chi ha responsabilità di governo sarebbe lecito attendersi un linguaggio più sorvegliato. Non vorrei che, abbandonandosi a queste invettive e parlando di una "corte europea ideologizzata", si volesse trasferire in Europa lo stereotipo devastante dei giudici "rossi", che tanti guai sta procurando al nostro paese. Allo stesso modo sarebbe sbagliato se il fronte "laicista" cavalcasse il pronunciamento per rilanciare una battaglia anti-cristiana. Mantenendo lucidità di giudizio, si dovrebbe piuttosto concludere che la sentenza della Corte europea vuole sottrarre il crocifisso a ogni contesa. In questo è la sua superiore laicità. Viviamo tempi in cui la difesa della libertà religiosa non può essere disgiunta dal rispetto del pluralismo, da una riflessione più profonda sulla convivenza tra diversi. L' ossessione identitaria, manifestata anche in questa occasione e che percorre pericolosamente i territori dell' Unione europea, era lontanissima dai pensieri e dalla consapevolezza che ispirarono i padri fondatori dell' Europa, tra i quali i cattolici Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer, che proprio quando si scrisse la Convenzione sui diritti dell' uomo nel 1950, quella sulla quale è fondata la sentenza di ieri, mai cedettero alla tentazione di ancorarla a "radici cristiane", che avrebbero introdotto un elemento di divisione nel momento in cui si voleva unificare l' Europa, anche intorno all' eguale diritto di tutti e di ciascuno. Dobbiamo rimpiangere quella lungimiranza? Questa sentenza ci porta verso un' Europa più ricca, verso un' Italia in cui si rafforzano le condizioni della convivenza tra diversi, dove acquista pienezza quel diritto all' educazione dei genitori che i cattolici rivendicano, ma che deve valere per tutti. Libera anche il mondo cattolico da argomentazioni strumentali che, pur di salvare quella presenza sui muri delle scuole, riducevano il simbolo drammatico della morte di Cristo a una icona culturale, ad una mediocre concessione compromissoria ai partiti d' ispirazione cristiana (così è scritto nella memoria presentata a Strasburgo della nostra Avvocatura dello Stato). L' Europa ci guarda e, con il voto unanime dei suoi giudici, ci aiuta. - STEFANO RODOTÀ
Cordiali saluti e ancora grazie
Ferruccio

11/01/2010, 11:59

ALT.

POST ILLEGGIBILI.,

si diventa ciechi [xx(]

QUANTE VOLTE VI HO DETTO DI SGRANARE I PERIODI DISTANZIANDOLI ?

DA RIFARE.

STASERA VI CONTATTO.

zio ot [;)]

12/01/2010, 00:26

Iron Iko ha scritto:

Cari Nunzio Miccoli e Emilio Salsi
mi permetto di associarmi a voi su questo appassionante tema esprimendo la mia piena condivisione. Aggiungo solo che il concetto di laicità dello Stato si pone, riguardo all'esposizione dei simboli religiosi, paradossalmente - e giustamente - a tutela della stessa religione cristiana.

Infatti, che ne sa il formulatore della legge costituzionale - che fissa norme generali di lunga gittata - quale può essere nel medio o nel lungo termine la composizione etno-religiosa della popolazione dello Stato di cui si stanno appunto dettando le regole? E se fra 10, 50 o 100 anni lo Stato italiano sarà a maggioranza islamica o animista e una corrente politica al potere volesse imporre in modo esclusivo i simboli religiosi graditi alla maggioranza degli elettori? Che diranno i cristiani di minoranza? A ben ragione vorranno far valere i diritti della minoranza. Sembra un concetto elementare, eppure così difficile da far entrare in testa a tanta gente.

Su questi argomenti segnalo i seguenti saggi la cui lettura mi ha molto arricchito:

Gian Enrico Rusconi. Non abusare di Dio. Per un'etica laica. Milano, Rizzoli 2007
Eugenio Lecaldano, Un'etica senza Dio, Laterza 2006
Fernando Savater, La vita eterna, Laterza, 2007


Infine segnalo

http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... mbolo.html

e trascrivo il bell'articolo di Stefano Rodotà su La Repubblica all'annuncio della sentenza della Corte Europea nel novembre scorso.

LA BATTAGLIA SU UN SIMBOLO
Repubblica — 04 novembre 2009 pagina 1 sezione: PRIMA PAGINA

ANCORA una volta una sentenza prevedibile, ben argomentata giuridicamente, non suscita le riflessioni che meritano le difficili questioni affrontate, ma induce a proteste sopra le righe, annunci di barricate, ambigue sottovalutazioni.

Dovremmo ricordare che le precedenti decisioni italiane, che avevano ritenuto legittima la presenza del crocifisso nelle aule, erano state assai criticate per la debolezza del ragionamento giuridico, per il ricorso ad argomenti che nulla avevano a che fare con la legittimità costituzionale.

E, considerando il fatto che la nostra Corte costituzionale aveva ritenuto inammissibile per ragioni formali un ricorso in materia, s' era parlato addirittura di una "fuga della Corte", nelle cui sentenze si potevano ritrovare molte indicazioni nel senso della illegittimità della esposizione del crocifisso. Nella decisione della Corte europea dei diritti dell' uomo di Strasburgo, che ha ritenuto quella esposizione in contrasto con quanto disposto dalla Convenzione europea dei diritti dell' uomo, non v' è traccia alcuna di sottovalutazione della rilevanza della religione, della quale, al contrario, si mette in evidenza l' importanza addirittura determinante per quanto riguarda il diritto dei genitori di educare i figli secondo le loro convinzioni e la libertà religiosa degli alunni.

La sentenza, infatti, sottolinea come la scuola sia un luogo dove convivono presenze diverse, caratterizzate da molteplici credenze religiose o dal non professare alcuna religione. Si tratta, allora, di evitare che la presenza di un "segno esteriore forte" della religione cattolica, quale certamente è il crocifisso, "possa essere perturbante dal punto di vista emozionale per gli studenti di altre religioni o che non ne professano alcuna".

Inoltre, il rispetto delle convinzioni religiose di alcuni genitori non può prescindere dalle convinzioni degli altri genitori. È in questo crocevia che si colloca la decisione dei giudici di Strasburgo che, in ossequio al loro mandato, devono garantire equilibri difficili, evitare ingiustificate prevaricazioni, assicurare la tutela d' ogni diritto.

Non si può ricorrere, infatti, all' argomento maggioritario, come incautamente aveva fatto il Tar del Veneto, che per primo aveva respinto la richiesta di togliere il crocifisso dalle aule, ricorrendo ai risultati di un sondaggio che sottolineava come la grande maggioranza degli interpellati fosse a favore del mantenimento di quel simbolo. Un grande teorico del diritto, Ronald Dworkin, ha ricordato che «l' istituzione dei diritti è cruciale perché rappresenta la promessa della maggioranza alla minoranza che la sua dignità ed eguaglianza saranno rispettate.

Quando le divisioni tra i gruppi sono molto violente, allora questa promessa, se si vuole far funzionare il diritto, dev' essere ancor più sincera». La garanzia del diritto, fosse pure quella di uno solo, è sempre un essenziale punto di riferimento per misurare proprio la tenuta di uno Stato costituzionale. Guai a considerare la sentenza di ieri come un documento che apre un insanabile conflitto, che nega l' identità europea, che è "sintomo di una dittatura del relativismo", addirittura "un colpo mortale all' Europa dei valori e dei diritti".

Soprattutto da chi ha responsabilità di governo sarebbe lecito attendersi un linguaggio più sorvegliato. Non vorrei che, abbandonandosi a queste invettive e parlando di una "corte europea ideologizzata", si volesse trasferire in Europa lo stereotipo devastante dei giudici "rossi", che tanti guai sta procurando al nostro paese. Allo stesso modo sarebbe sbagliato se il fronte "laicista" cavalcasse il pronunciamento per rilanciare una battaglia anti-cristiana.

Mantenendo lucidità di giudizio, si dovrebbe piuttosto concludere che la sentenza della Corte europea vuole sottrarre il crocifisso a ogni contesa. In questo è la sua superiore laicità. Viviamo tempi in cui la difesa della libertà religiosa non può essere disgiunta dal rispetto del pluralismo, da una riflessione più profonda sulla convivenza tra diversi.

L' ossessione identitaria, manifestata anche in questa occasione e che percorre pericolosamente i territori dell' Unione europea, era lontanissima dai pensieri e dalla consapevolezza che ispirarono i padri fondatori dell' Europa, tra i quali i cattolici Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer, che proprio quando si scrisse la Convenzione sui diritti dell' uomo nel 1950, quella sulla quale è fondata la sentenza di ieri, mai cedettero alla tentazione di ancorarla a "radici cristiane", che avrebbero introdotto un elemento di divisione nel momento in cui si voleva unificare l' Europa, anche intorno all' eguale diritto di tutti e di ciascuno. Dobbiamo rimpiangere quella lungimiranza?

Questa sentenza ci porta verso un' Europa più ricca, verso un' Italia in cui si rafforzano le condizioni della convivenza tra diversi, dove acquista pienezza quel diritto all' educazione dei genitori che i cattolici rivendicano, ma che deve valere per tutti. Libera anche il mondo cattolico da argomentazioni strumentali che, pur di salvare quella presenza sui muri delle scuole, riducevano il simbolo drammatico della morte di Cristo a una icona culturale, ad una mediocre concessione compromissoria ai partiti d' ispirazione cristiana (così è scritto nella memoria presentata a Strasburgo della nostra Avvocatura dello Stato). L' Europa ci guarda e, con il voto unanime dei suoi giudici, ci aiuta.
- STEFANO RODOTÀ
Cordiali saluti e ancora grazie
Ferruccio


Scusatemi, spero così si legga meglio

12/01/2010, 13:01

Roger. [;)] Così va meglio. [8D]

Invito Nunzio e Emilio a replicare i post migliorando l' aspetto grafico come ha fatto Iron Iko.

Anzi ....mo lo faccio io a mio pro' .... [:)]


PROMEMORIA

Invito tutti gli autori a sgranare i periodi distanziandoli per non accecare i lettori.

Lo spazio non manca !!!!!

Topic di eccezionale importanza. Sul tema, con un punto di vista diverso ma parallelo :


http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=4270


zio ot [^]
Ultima modifica di barionu il 12/01/2010, 13:11, modificato 1 volta in totale.

12/01/2010, 13:19




IL CROCIFISSO




di Nunzio Miccoli






Nel 314 Costantino abolì la pena della crocifissione e sua madre Elena favorì il culto della croce; il simbolo della croce era esistito anche prima, però nel medioevo divenne un simbolo macabro tridimensionale, che esponeva il corpo di un condannato alla tortura. Un simbolo inquietante e non di pace, come ha asserito erroneamente il nostro Consiglio di Stato, perché accompagnò al rogo ebrei, streghe ed eretici e precedette gli eserciti cristiani in guerra.

Mentre la croce stilizzata è simbolo precristiano e forse rappresenta la vita e i quattro punti cardinali, il crocefisso tridimensionale, con Cristo torturato, è divenuto un simbolo del cattolicesimo romano, inconsueto anche nel mondo ortodosso.


Dopo l’unità d’Italia, il crocefisso fu rimosso dalle scuole, però sotto il fascismo, con il concordato e con la riforma del ministro della pubblica istruzione Gentile, fu ricollocato nelle scuole; con Gentile, l’insegnamento religioso divenne obbligatorio ed il cattolicesimo tornò religione di Stato, anzi, lo studio della religione divenne il fondamento ed il coronamento dell’insegnamento scolastico.

Con uno Stato del genere, per forza i crocifissi furono rimessi nelle scuole e negli uffici pubblici; dopo la rivoluzione laica risorgimnentale, il fascismo si era sposato con il cadi Nunzio Miccolittolicesimo.


Con la caduta del fascismo, la costituzione repubblicana pareva introdurre un quadro normativo diverso, perché garantiva l’eguaglianza, la libertà di pensiero e di religione, con gli articoli 3, 8, 19 e 21; in realtà rimase in vigore il codice Rocco.

Con sentenze successive, fu estesa alle altre confessioni la norma che puniva il vilipendio della sola religione cattolica e poi nel 2006 il reato fu abolito; la norma che puniva la bestemmia alla religione di Stato, prima fu estesa alle altre religioni e poi fu abrogata. Il vilipendio della religione fu poi abolito in Italia, però l’Islam lo prevede nei suoi paesi ed ebraismo e cattolicesimo integralisti ne sostengono ancora l’introduzione.


Il nostro Stato soffre di questo strabismo, dice d’essere laico ma ha norme che negano questo assunto e perciò rimane sostanzialmente confessionale, soprattutto perché ha introdotto l’articolo 7 nella costituzione, il quale recepisce il concordato con la chiesa; l’Italia non è un paese sovrano perché è controllato dal Vaticano. Per la sua sudditanza verso la Chiesa, non riesce ad uscire da queste contraddizioni e non vuole aggiornare norme anticostituzionali, un processo che lo allineerebbe agli stati laici.


Il 18 novembre 2005 il giudice Luigi Tosti fu condannato dal tribunale dell’Aquila a sette mesi di carcere, con la condizionale, perché si era rifiutato di tenere udienze in aule ove era presente il simbolo religioso del crocefisso; in subordine, aveva chiesto che, a fianco di questo simbolo religioso fossero collocati i simboli d’altre religioni. L’1/2/2006 la sezione disciplinare del Csm lo sospese dalle funzioni e dallo stipendio, come si vede la magistratura, quando non fa politica per un partito, è generalmente subordinata allo stato, però esistono magistrati coraggiosi come Tosti.



Il giudice Tosti si richiamava alla Costituzione repubblicana del 27 dicembre 1947, che stabilisce che tutti i cittadini «sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione» (art. 3). Di questa vicenda, la Rai, cioè Radio Apostolica Italiana, con singolare censura, non ha voluto fornirci notizie adeguate, le varie fasi del processo sono in corso, il giudice Tosti è intenzionato ad andare avanti fino alla corte dei diritti europea;

recentemente una finlandese residente in Italia, richiamandosi al principio di laicità dello stato, si è appellata all’Europa per la rimozione dei crocifissi nelle scuole e le è stata data ragione, perciò ne sono nate le proteste dei cattolici e politici integralisti italiani, che considerano il crocifisso anche simbolo dello stato e di una cultura nazionale, in realtà, la repubblica ha i suoi propri simboli.


L’Europa, che è uno dei dogmi italiani, sferza sempre i governi italiani ma, come la sinistra italiana, è prudente con il Vaticano, c’è da scommettere perciò che l’azione di Tosti non avrà successo nemmeno in Europa. In Italia, lo scrittore Luigi Cascioli ha presentato denuncia contro la chiesa cattolica, per abuso di credulità popolare, Cascioli sostiene che Cristo non è un personaggio storico; c’è da scommettere che non avrà soddisfazione dai giudici “indipendenti” della repubblica confessionale e pontificia italiana.


Una circolare del ministro fascista Rocco, che risale al 1926, e da allora mai abrogata da nessuno dei successivi governi, come Concordato, codice Rocco, legge di polizia e legge sulla stampa, tutte d’era fascista, stabilisce che i crocifissi, che fanno parte anche dell’arredamento scolastico, devono essere visibili anche nelle aule giudiziarie italiane. Dopo la liberazione, a costituzione democratica vigente, la polizia, obbedendo ad un disegno della chiesa, perseguitò Testimoni di Geova ed Evangelici.


Nel 1984, il Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, rinnovò il concordato con il Vaticano, il cattolicesimo non fu più definito religione di Stato, ma l’insegnamento della religione nelle scuole non fu soppresso, le leggi fasciste suddette e quelle che prevedono la collocazione del crocifisso, non furono abrogate, inoltre le altre religioni, in violazione dell’articolo 3 della costituzione, non furono messe sullo stesso piano di quella cattolica, che rimase religione privilegiata, anche se erano ammesse altre religioni.


Nel 2003 il cardinale francese Tauran affermò singolarmente che l’Italia aveva una separazione tra Chiesa e Stato “coordinata”, mentre in altri paesi dell’Europa del nord esisteva una vera separazione che prevedeva che le confessioni religiose dipendevano dal diritto privato e non da quello pubblico (Codice Rocco e Costituzione fanno parte del diritto pubblico, il quale regola i rapporti tra Stato e cittadini).


Il problema del crocifisso è già stato risolto in nord Europa, dove non è esibito nelle scuole e negli edifici pubblici; questo simbolo a volte urta non credenti ed appartenenti ad altre confessioni, è lesivo della neutralità dello Stato ed è in contrasto con la conclamata laicità dello Stato. Il crocifisso rappresenta l’identità religiosa di persone e di un culto e non dello Stato, il quale ha i suoi propri simboli.


Ciò malgrado, nel 1988 il Consiglio di Stato si era occupato della questione, in quella circostanza affermò di ritenere ancora in vigore le disposizioni sull'esposizione dei crocifissi, contenute nei regi decreti fascisti risalenti agli anni '20; contemporaneamente e contraddittoriamente però, la laicità dello Stato fu riconosciuta dalla Corte Costituzionale, come principio supremo dell'ordinamento italiano (sentenza n. 203 del 1989).


Malgrado Radio Apostolica Italiana (cioè la RAI) non ce lo ricordi, il 16 maggio 1995 in Baviera ci fu una dichiarazione d’incostituzionalità all'esposizione obbligatoria di croci o crocefissi nelle aule delle scuole pubbliche elementari. Questa strada fu seguita anche dalla nostra Corte di Cassazione, con la pronuncia dell’1 marzo 2000, n. 439, che mandò assolto uno scrutatore, rifiutatosi di prestare il suo ufficio nel seggio presso il quale era stato nominato – un'aula scolastica – presso la quale era presente un crocifisso.
La recente vicenda, relativa a

ll'ordinanza di rimozione del crocifisso da un'aula scolastica del comune di Ofena (Tribunale dell'Aquila, 23 ottobre 2003), su ricorso di Adel Smith ed i ripetuti ricorsi alla magistratura da parte degli appartenenti all’Uaar, hanno reso il quadro giurisdizionale molto confuso; alcuni, come la lega, difendono il crocifisso non per bigottismo, ma per difendere un’identità nazionale contro l’Islam montante.

La Costituzione italiana, le convenzioni internazionali ed europee sui diritti umani e gli orientamenti della corte europea sui diritti umani, paiono orientate in maniera difforme alla pronuncia del Consiglio di Stato italiano del 1988.


Giurisprudenza e politica sono influenzate dalla Chiesa e dal proprio orientamento ideologico; bisogna tener conto che anche la magistratura è ideologizzata e fa politica, perciò le sue sentenze spesso sono il risultato d’opportunità politica più che d’equità o di rispetto verso i principi fondamentali del diritto; per questo motivo, in Italia sono ancora viventi tante leggi ordinarie anticostituzionali, mai abrogate.


La questione dei simboli religiosi riguarda la libertà di coscienza e la neutralità dello Stato e denota uno scontro sotterraneo oggi esistente in Italia, non recepito dai partiti, tra religioni e civiltà laica, questo scontro si è presentato periodicamente in Spagna, Francia, Italia, Germania ed Austria; lo Stato, se è super partes e per la par condicio, si può trarre fuori da queste contraddizioni solo con la sua neutralità e non certamente schierandosi, con le sue leggi e sentenze, con la Chiesa.


Il Consiglio di Stato, con una sentenza, ha respinto il ricorso di una cittadina finlandese, Soile Lauti, che chiedeva la rimozione del crocifisso dalla scuola media frequentata dai suoi figli, ad Abano Terme (Padova). Secondo il Consiglio di Stato, il crocefisso doveva restare nelle aule scolastiche perché era un simbolo idoneo ad esprimere anche i valori civili di uno stato laico; per il Consiglio di Stato, il crocifisso poteva svolgere una funzione altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni. Evidentemente, i suoi giudici non conoscono la storia della Chiesa e com’è stato usato il crocifisso in guerra e dall’Inquisizione.


Soile Lauti aveva già fatto ricorso al Tar del Veneto che, prima di darle torto, aveva sollevato una questione di legittimità dinanzi alla Corte Costituzionale. I giudici della Consulta, nel dicembre del 2004, avevano dichiarato inammissibile la questione (e quindi non erano entrati nel merito), perché l'affissione del crocifisso nelle scuole non era prevista da una legge, bensì da due regolamenti del 1924 e del 1927 sugli arredi scolastici, sui quali il giudice costituzionale non poteva sindacare.

Questa pareva una pronuncia rispettosa del punto di vista della chiesa, più politica e cavillosa che giuridica e costituzionale, la corte costituzionale ha emesso sentenze discutibili altre volte, dichiarando costituzionali anche norme incostituzionali e del resto, anche i costituzionalisti hanno inserito nella costituzione l’articolo 7, che è anticostituzionale.


Adel Smith nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1960, da padre italiano e madre egiziana, ricevette il battesimo cristiano e poi si convertì all’Islam; ha scritto una serie di libri contro il cristianesimo ed ha fondato l’associazione, “l'Unione Musulmani d'Italia”. Nel maggio del 2002 fondò anche un partito musulmano e definì la Chiesa Cattolica una “associazione a delinquere”, provocando un’indagine del procuratore Papalia a suo carico, per offesa alla religione.

Nel gennaio del 2001 invitò il papa ad abbandonare la sua religione idolatrico-politeistica ed a farsi musulmano; nel maggio dello stesso anno attaccò il pittore Giovanni da Modena, reo di aver rappresentato, in un suo affresco del 1415, presso la Chiesa di S. Petronio a Bologna, raffigurante il Giudizio Universale, il profeta Maometto all’inferno.


Le religioni monoteiste sono pretenziose e mirano al monopolio religioso ed al rispetto della loro fede, perciò nacque il reato di vilipendio; da ricordare che in Danimarca l’Islam è insorto contro una raffigurazione satirica di Maometto con una bomba in testa. Nella lettera inviata all’Arcivescovo di Bologna, Smith chiese che l’offesa del dipinto di Bologna fosse cancellata e che si chiedesse ufficialmente scusa, da parte della Chiesa, a tutti i musulmani; chiese anche di passare la calce sull’affresco, ma nemmeno questa richiesta fu raccolta.


Il 7 novembre 2001 Adel Smith fu invitato da Bruno Vespa alla trasmissione Porta a Porta, dove definì il crocefisso presente nei luoghi pubblici: “Un cadavere in miniatura appeso a due legnetti". Da presidente dell’Unione musulmani d’Italia, Adel Smith, portò scompiglio anche nella cittadina abruzzese di Ofena, dove si era trasferito con la famiglia nel settembre dello stesso anno; dopo pochi giorni dal suo arrivo, chiese la rimozione del crocefisso dall’aula della scuola materna frequentata da uno dei suoi due figli.


Nel febbraio del 2002 il sindaco Anna Rita Coletti si limitò a far spostare il crocifisso nel corridoio della scuola, però Smith non si contentò e diffidò i Ministeri della Pubblica Istruzione, della Giustizia e dell'Interno affinché fosse rimosso il crocifisso anche dalla scuola in cui era iscritto un altro suo figlio, oppure che questo fosse affiancato da un simbolo islamico.

Smith decise di portare lui stesso in aula un quadro con il nome di Allah e con la Sura 112 del Corano, che recita: "Allah è unico, è l'assoluto, non ha generato, non è stato generato e nessuno è uguale a Lui" (è una polemica con la trinità e con la figura di Cristo).


Alla rimozione del quadro da parte delle maestre, Smith rispose, qualche giorno dopo, mandando a scuola i figli con la medesima Sura cucita sul grembiule; poi si giunse alla sentenza del tribunale dell’Aquila che, accogliendo il ricorso presentato dallo steso Smith, impose la rimozione del crocefisso dalle aule della scuola di Ofena; integralisti cattolici e lega nord insorsero.


Notate il comportamento discriminante del tribunale verso il giudice Tosti da parte dei suoi colleghi, al quale, forse perché giudice, non fu data la stessa soddisfazione; quando si parla di magistratura bisogna usare solo l’articolo indeterminativo, mentre Di Pietro usa solo quello determinativo, come se i giudici fossero tutti uguali.


Queste contraddizioni stanno esplodendo a causa del multiculturalismo dei residenti in Italia e della pratica confessionalità dello Stato italiano; la ragione, il senso del diritto e il buon senso suggeriscono che l’apparato dello Stato non può essere cattolico, se gli italiani sono di diverse religioni o sono senza religione; vista la situazione, ci sono però illusi che affermano che l’Italia è uno stato sovrano, laico e di diritto.



Nunzio Miccoli http://www.viruslibertario.it numicco@tin.it






( replica usum orbi zii oti [;)] [8D] [^] )

12/01/2010, 13:45

http://www.utopia.it/crocifissione.htm

29/01/2010, 20:35

Io confesso di essere piuttosto confusa a riguardo, da una parte la sento comunque una prevaricazione di minoranze, dall'altra in qualche modo ne comprendo le ragioni, non so!!!

29/01/2010, 20:49

Rubina71 ha scritto:

Io confesso di essere piuttosto confusa a riguardo, da una parte la sento comunque una prevaricazione di minoranze, dall'altra in qualche modo ne comprendo le ragioni, non so!!!


E' un discorso complesso.

Le minoranze religiose del nostro paese, per quanto io ne sappia, non hanno mai ritenuto il crocifisso una prevaricazione. Piuttosto negli ultimi anni è diventato un problema politico per quelle fazioni che nulla hanno compreso sul valore storico e religioso della croce, simbolo di aggregazione a prescindere dalla forma giuridica dello stato italiano.
Nella scuola frequentata da 2 dei miei figli, chi ha fatto togliere il crocifisso dall' atrio non sono stati i Mussulmani, ma dei genitori pseudo progressisti, prevaricatori e irrispettosi.
Possiamo discutere di laicità dello stato, di verità negate sulla reale storia del cattolicesimo, di che cosa sia oggi il Vaticano, ma rimane il messaggio del cricifisso che non è certo ostile ai buoni principi della civile convivenza.

P.S. Allora mettiamo in discussione anche Babbo Natale.
Ultima modifica di greenwarrior il 29/01/2010, 20:52, modificato 1 volta in totale.

29/01/2010, 21:03

greenwarrior ha scritto:

P.S. Allora mettiamo in discussione anche Babbo Natale.


Magari iniziando ad insegnare ai ragazzini cosa realmente rappresenti.
http://it.wikipedia.org/wiki/Sol_Invictus

29/01/2010, 22:11

Lawliet ha scritto:

greenwarrior ha scritto:

P.S. Allora mettiamo in discussione anche Babbo Natale.


Magari iniziando ad insegnare ai ragazzini cosa realmente rappresenti.
http://it.wikipedia.org/wiki/Sol_Invictus


Lasciamo che i bambini sognino, almeno finchè è loro possibile.

29/01/2010, 22:33

greenwarrior ha scritto:

Rubina71 ha scritto:

Io confesso di essere piuttosto confusa a riguardo, da una parte la sento comunque una prevaricazione di minoranze, dall'altra in qualche modo ne comprendo le ragioni, non so!!!


E' un discorso complesso.



Le minoranze religiose del nostro paese, per quanto io ne sappia, non hanno mai ritenuto il crocifisso una prevaricazione. Piuttosto negli ultimi anni è diventato un problema politico per quelle fazioni che nulla hanno compreso sul valore storico e religioso della croce, simbolo di aggregazione a prescindere dalla forma giuridica dello stato italiano.
Nella scuola frequentata da 2 dei miei figli, chi ha fatto togliere il crocifisso dall' atrio non sono stati i Mussulmani, ma dei genitori pseudo progressisti, prevaricatori e irrispettosi.
Possiamo discutere di laicità dello stato, di verità negate sulla reale storia del cattolicesimo, di che cosa sia oggi il Vaticano, ma rimane il messaggio del cricifisso che non è certo ostile ai buoni principi della civile convivenza.

P.S. Allora mettiamo in discussione anche Babbo Natale.




Leviatan:


All'ombra del crocifisso sono stati consumati i peggiori crimini che la mente umana possa immaginare!
La chiesa con quel simbolo segna lo spazio del suo potere come il cane segna con l'urina il suo territorio!
Il qualunque luogo dove e' affisso un crocifisso verra' meno quel principio di "neutralita"religiosa ,etica e morale che fa del sottoscritto un uomo "LIBERO".

Lo capisci questo???

Un saluto

Ultima modifica di leviatan il 29/01/2010, 22:37, modificato 1 volta in totale.

29/01/2010, 23:36

intanto ....

http://www.corriere.it/cronache/10_genn ... aabe.shtml



Csm: rimosso il giudice anti-crocifisso

Durissima sanzione a Tosti per il suo rifiuto di tenere udienze in aule giudiziarie con il simbolo cristiano




Annullata la condanna al giudice che non voleva il crocifisso in aula (17 febbraio 2009)
Sospeso il giudice anti-crocifisso (2 febbraio 2006)
Sette mesi al giudice anti-crocifisso (20 novembre 2005)

Luigi Tosti in aula (Ansa)
MILANO - Rimozione dall'ordine giudiziario. È la durissima sanzione inflitta dalla sezione disciplinare del Csm al giudice di Camerino Luigi Tosti, divenuto famoso per il rifiuto di tenere udienze in aule dove è esposto il crocifisso. A Palazzo dei Marescialli Tosti non ha fatto ricorso a un avvocato, come pure avrebbe potuto, e nemmeno all'assistenza di un collega magistrato, difendendosi da solo. Mentre si teneva il procedimento a suo carico, davanti alla sede del Csm alcuni radicali hanno manifestato in suo sostegno.

«PAGINA NERA» - «Come ho sempre detto sin dall'inizio, o si rimuovono i crocifissi dalle aule di giustizia e dagli uffici pubblici o l'alternativa era rimuovermi - così Tosti commenta la decisione del Csm -. Oggi si è scritta una pagina nera per la laicità dello Stato italiano, sono curioso di vedere cosa scriverà il Csm nel provvedimento che mi rimuove dall'ordine giudiziario. Ne ho fatto un problema di carattere generale, ma anche la Cassazione mi ha dato ragione in due occasioni: nel 2000, quando ha considerato giustificato il rifiuto di uno scrutatore a sedersi in un seggio elettorale in cui è esposto il crocifisso, e nel 2009 quando mi ha assolto stabilendo che non ho commesso alcun reato per essermi rifiutato di tenere udienza, dal momento che ero stato sostituito». Tosti ricorda che nelle motivazioni la Suprema Corte ha affermato che «la presenza del crocifisso è incompatibile con il principio supremo di laicità e con i principi di uguaglianza e di libertà religiosa». Il giudice presenterà ricorso in Cassazione e, se sarà respinto, alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Secondo lui «la questione è identica a quella posta dalla cittadina italiana di origine finlandese Lautsi Soile per la rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche», cui i giudici di Strasburgo hanno dato ragione il 3 novembre e su cui il governo sta preparando un ricorso alla Grande Camera.

LA VICENDA - Il caso Tosti risale al maggio 2005, quando il giudice annunciò che non avrebbe più tenuto udienze se dall'aula del tribunale non fosse stato tolto il crocifisso. Un comportamento che ha mantenuto fino a gennaio 2006. Di conseguenza il Csm, che aveva già proceduto con la sospensione tre anni fa, ha optato per il più drastico provvedimento, configurando il rifiuto di compiere atti connessi all'attività giudiziaria. In sede penale Tosti era stato assolto per questa stessa vicenda dall'accusa di omissione di atti d'ufficio (dopo che, a novembre 2005, era stato condannato a 7 mesi di reclusione), ma solo perché era stato sostituito e dunque le udienze erano state regolarmente celebrate.

MANCINO: «LEGITTIMITA' DEL CROCIFISSO NON C'ENTRA» - Il vice presidente del Csm, Nicola Mancino ha spiegato che «con l'intenzione di risolvere una questione di principio, il giudice Luigi Tosti s'era rifiutato di tenere udienza anche dopo che il Presidente del Tribunale gli aveva messo a disposizione un'aula senza il Crocifisso, con ciò venendo meno all'obbligo deontologico e ai doveri assunti in qualità di magistrato che gli impongono di prestare servizio» ha affermato, dopo la seduta odierna della Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, sottolineando poi che «il Csm non è nè la Corte Costituzionale nè la Corte Europea; non doveva risolvere, e in effetti non ha risolto la questione della legittimità o meno di tenere il Crocifisso in un'aula giudiziaria. Il dottor Tosti è stato giudicato per essersi rifiutato di tenere comunque udienza fino a quando in tutti i Tribunali d'Italia non fossero stati rimossi i crocifissi».



Redazione online
22 gennaio 2010
Ultima modifica di barionu il 29/01/2010, 23:37, modificato 1 volta in totale.

30/01/2010, 10:06

leviatan ha scritto:

greenwarrior ha scritto:

Rubina71 ha scritto:

Io confesso di essere piuttosto confusa a riguardo, da una parte la sento comunque una prevaricazione di minoranze, dall'altra in qualche modo ne comprendo le ragioni, non so!!!


E' un discorso complesso.



Le minoranze religiose del nostro paese, per quanto io ne sappia, non hanno mai ritenuto il crocifisso una prevaricazione. Piuttosto negli ultimi anni è diventato un problema politico per quelle fazioni che nulla hanno compreso sul valore storico e religioso della croce, simbolo di aggregazione a prescindere dalla forma giuridica dello stato italiano.
Nella scuola frequentata da 2 dei miei figli, chi ha fatto togliere il crocifisso dall' atrio non sono stati i Mussulmani, ma dei genitori pseudo progressisti, prevaricatori e irrispettosi.
Possiamo discutere di laicità dello stato, di verità negate sulla reale storia del cattolicesimo, di che cosa sia oggi il Vaticano, ma rimane il messaggio del cricifisso che non è certo ostile ai buoni principi della civile convivenza.

P.S. Allora mettiamo in discussione anche Babbo Natale.




Leviatan:


All'ombra del crocifisso sono stati consumati i peggiori crimini che la mente umana possa immaginare!
La chiesa con quel simbolo segna lo spazio del suo potere come il cane segna con l'urina il suo territorio!
Il qualunque luogo dove e' affisso un crocifisso verra' meno quel principio di "neutralita"religiosa ,etica e morale che fa del sottoscritto un uomo "LIBERO".

Lo capisci questo???

Un saluto




Non è colpendo il simbolo che si limita il potere della chiesa.

Anche in nome delle parità sociali sono stati commessi i peggiori crimini possibili.
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