Carissimo Giovanni,
Inserito il - 11/06/2010 : 07:20:32 ed ho letto a seguire:
***Approfondimenti sull'interpolazione dello scritto 117 del libro XVIII di Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio***
113 "Areta partì di qui per una querela. C’era anche una lite a proposito del distretto di Gabala, e da una parte e dall’altra vi era stata la rassegna dei soldati, ed ora erano in guerra, ma essi mandavano altri come comandanti invece di andare essi stessi. 114 Nella battaglia che ne seguì, l’esercito di Erode era distrutto quando alcuni fuorusciti venuti dalla tetrarchia di Filippo si unirono all’esercito di Erode e tradirono. 115 Erode inviò un resoconto di questi eventi a Tiberio, il quale, sdegnato dall’arroganza di Areta, ingiunse a Vitellio di marciare contro di lui, inviarglielo in catene, qualora lo catturasse vivo, e, se morto, mandargli la testa. Queste furono le istruzioni che Tiberio inviò al governatore della Siria. [size=175]116 Ma il verdetto dei Giudei fu che la rovina dell’esercito di Erode fu una vendetta di Giovanni, nel senso che Dio giudicò bene infliggere un tale rovescio a Erode. 117 Erode infatti aveva ucciso quest’uomo buono che esortava i Giudei a una vita corretta, alla pratica della giustizia reciproca, alla pietà verso Dio, e così facendo si disponessero al battesimo; a suo modo di vedere questo rappresentava un preliminare necessario se il battesimo doveva rendere gradito a Dio. Essi non dovevano servirsene per guadagnare il perdono di qualsiasi peccato commesso, ma come di una consacrazione del corpo insinuando che l’anima fosse già purificata da una condotta corretta. 118 "Quando altri si affollavano intorno a lui perché con i suoi sermoni erano giunti al più alto grado, Erode si allarmò. Una eloquenza che sugli uomini aveva effetti così grandi, poteva portare a qualche forma di sedizione, poiché pareva che volessero essere guidati da Giovanni in qualunque cosa facessero. Erode, perciò, decise che sarebbe stato molto meglio colpire in anticipo e liberarsi di lui prima che la sua attività portasse a una sollevazione, piuttosto che aspettare uno sconvolgimento e trovarsi in una situazione così difficile da pentirsene. 119 A motivo dei sospetti di Erode, (Giovanni) fu portato in catene nel Macheronte, la fortezza che abbiamo menzionato precedentemente, e quivi fu messo a morte. Ma il verdetto dei Giudei fu che la rovina dell’esercito di Erode fu una vendetta di Giovanni, nel senso che Dio giudicò bene infliggere un tale rovescio a Erode.
Ora la storia, senza miracoli guerreschi e DIVINI: senza i suoi seguaci che entravano ed uscivano a loro piacimento nella fortezza da 41 bis, colabrodo a pensarci un poco, senza pulzelle danzanti in una proprietà nemica all’attore sconfitto e senza l’inizio della favola; che ad alcuni Giudei parve che la rovina dell'esercito di Erode fosse una vendetta divina=(fede) Libro XVIII:109 - V, I. - Intanto ebbe luogo una lite tra Areta re di Petra ed Erode; cercherò di raccontarne l'origine. Il tetrarca Erode aveva sposato la figlia di Areta e già da molto tempo viveva con lei. Nel viaggio che fece a Roma, albergò presso Erode suo fratello, nato da una madre diversa, cioè la figlia di Simone sommo sacerdote. Libro XVIII:110 Il tetrarca si invaghì di Erodiade, moglie di suo fratello, lei era figlia del loro fratello Aristobulo e sorella di Agrippa il Grande, e osò parlarle di matrimonio; lei accettò, e convennero che tornando da Roma sarebbe passata da lui; tra queste convenzioni v'era pure quella che egli licenziasse la figlia di Areta. Libro XVIII:111 Concluso l'accordo, egli navigò verso Roma. Compiuti gli affari che aveva a Roma, la moglie di lui, informata minutamente dei patti tra lui ed Erodiade, senza che lui fosse a conoscenza che a lei era gia noto tutto, chiese di andare a Macheronte, posto ai confini tra gli stati di Erode e di Areta, senza svelarne il motivo. Libro XVIII:112 Erode, persuaso che ella nulla sapesse, acconsentì. Tempo prima lei aveva disposto ogni cosa e inviato messi al Macheronte, che in quel tempo era soggetto a suo padre, sicché allestito tutto l'occorrente per il viaggio di lei dal governatore, lei era pronta a partire per l'Arabia e non appena arrivò passò da un governatore all'altro che provvedevano al trasporto. Così giunse presto da suo padre e gli disse quello che Erode progettava di fare. Libro XVIII:113 Areta partì di qui per una querela. C'era anche una lite a proposito del distretto di Gabala, e da una parte e dall'altra vi era stata la rassegna dei soldati, ed ora erano in guerra, ma essi mandavano altri come comandasti invece di andare essi stessi. Libro XVIII:114 Nella battaglia che ne seguì, l'esercito di Erode era distrutto quando alcuni fuorusciti venuti dalla tetrarchia di Filippo si unirono all'esercito di Erode e tradirono. Libro XVIII:115 Erode inviò un resoconto di questi eventi a Tiberio, il quale, sdegnato dall'arro¬ganza di Areta, ingiunse a Vitellio di marciare contro di lui, inviarglielo in catene, qualora lo catturasse vivo, e, se morto, mandargli la testa. Queste furono le istruzioni che Tiberio inviò al governatore della Siria. Libro XVIII:116 - 3. Vitellio si allestì presto alla guerra contro Areta con due legioni di fanteria pesante e di fanteria leggera e cavalleria annessa a loro come ausiliare; procedendo dai regni che erano sotto il giogo dei Romani, marciò in direzione di Petra e occupò Tolemaide. Libro XVIII:117 Quando incominciò a condurre l'esercito attraverso le terre della Giudea, i Giudei notabili andarono a incontrarlo per pregarlo di non attraversare la loro terra, essendo contrario alla loro tradizione permettere che immagini, e ce n'erano molte sui loro stendardi, attraversassero il loro suolo. Libro XVIII:118 Accogliendo la loro supplica, egli abbandonò il suo piano originale e ordinò all'eser¬cito di marciare lungo la Grande Pianura, mentre lui con Erode tetrarca e i suoi amici salì a Gerusalemme a offrire sacrifici a Dio durante la festa tradizionale che i Giudei stavano celebrando. Libro XVIII:119 Al suo arrivo, fu salutato con speciale calore dalla moltitudine giudaica. Restò qui tre giorni durante i quali depose il sommo pontefice Gionata dal suo ufficio e pose al suo posto Teofilo, fratello di Gionata. Libro XVIII:120 Nel quarto gli fu recapitata la lettera che gli annunziava la morte di Tiberio, ed egli condusse il popolo a giurare obbedienza a Gaio. Richiamò poi l'esercito, ordinando che ognuno rientrasse al proprio quartiere d'inverno poiché non era più autorizzato, come prima, a fare guerra all'estero ora che il comando era passato nelle mani di Gaio. Ho scremato la fede e ho lasciato solo storia.
Tantissimi saluti amico mio, Cecco
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