A me " Il segno del comando" è piaciuto molto; gli attori Ugo Pagliai, Carla Gravina, Massimo Girotti, Franco Volpi, Andrea Checchi ed altri sono bravissimi e recitano con una maturità espressiva oggi difficilmente eguagliata, secondo me. Carla Gravina poi, che interpreta una misteriosa fanciulla in seguito rivelatasi essere lo spirito di una modella morta 100 anni prima, è bellissima, da sogno.
Tuttavia a ben guardare il fascino di questo sceneggiato risiede altrove, dietro le quinte dell’ambientazione spiritica. Emergono infatti dei temi che con lo spiritismo secondo me hanno poco a che fare: la reincarnazione (e non credo che nell’Italia del 1971 andasse di moda), la ricerca di un amuleto magico, un segno di potere e di comando custodito da una misteriosa fanciulla appartenente ad un altro mondo, un predestinato a ricevere questo segno di comando, l’idea di una serie di rinascite successive e quindi di una serie di vite che si esplica nel tempo fino a raggiungere un determinato obiettivo, una Roma notturna, silenziosa, magica e misteriosa che non c’è più. Peccato per l’ambientazione un po’ cupa, che secondo me rovina le suggestioni migliori che emergono da questa storia.
Memorabili la scena della passeggiata in Trastevere tra Lucia (Carla Gravina) ed il Professor Edward Foster (Ugo Pagliai), ignaro della natura soprannaturale della sua nuova amica; indimenticabile la sigla “Cento Campane”.
Ultima modifica di
quisquis il 18/11/2009, 20:41, modificato 1 volta in totale.