il fatto, byrus, è che per il reato di ateismo, non pochi sono finiti a morte. E non c'è stato bisogno della chiesa cattolica, anche Socrate, se ben ricordo fu condannato con questa accusa infamante da un tale Meleto. All'epoca, e forse anche dopo, la cosa era giustificata perché la religione era null'altro che una manifestazione della fedeltà alla cosa pubblica, non un'espressione della propria sensibilità personale, come si tende a ritenere oggi. Fatto sta che le "persecuzioni" se così vogliamo chiamarle, in Cina o negli altri paesi rossi degli ultimi decenni, sono proprio nulla in confronto alla persecuzione di atei nel corso dei millenni. Questo non per dire che sia giusto rendere pan per focaccia, per carità. Dico però il mea culpa, non va fatto dagli atei, che almeno qui in occidente, non mi risulta abbiano, né abbiano voluto neppure a livello di intenzione, condannare nessuno a morte o all'esilio, o alla perdita delle proprietà e della cittadinanza, per aver insistito nel Credere.
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