Trovo molto stimolante il modo di osservare la natura di chi si rifà a Steiner; o meglio, il modo di interpretare le osservazioni, che è poi quello che caratterizza questa corrente di pensiero. Le osservazioni cadono soprattutto sugli aspetti qualitativi di forma e funzione, come in Reich. Quello che gli antroposofi fanno poi è cercare di interpretare quanto osservato in base alla propria visione del mondo. Ora, personalmente non credo che tutte le interpretazioni Steineriane delle leggi di natura siano corrette, però in molti casi i suoi pensieri sono davvero molto stimolanti. Inoltre non ha la pretesa di sostituirsi a quanto trovato dalla scienza ordinaria, ma mira ad integrare tali dati in una prospettiva più ampia. Eccone un esempio, semplificando veramente al massimo, il che forse non rende giustizia alla complessità dei ragionamenti antroposofici ma rende un po’ l’idea di come si muovono. Partendo dall’osservazione delle piante appartenenti alla famiglia delle ranuncolacee, ne analizzano a fondo i tre generi di Thalictrinae, i tre generi di Adoninae e i tre generi di Helleborinae; semplificando molto si può far notare che ci sono due piante che per forma e funzioni caratterizzano un po’ i due estremi della famiglia, appartenenti rispettivamente al genere Clematis e a quello Aconitum. La prima presenta foglie composte da foglioline lunghe e picciolate, la seconda foglie con profonde incisioni al margine; le foglie di aconito vengono messe quindi in relazione analogica con la mano umana, la quale è a sua volta in relazione, nel complesso sistema antroposofico, a quello che chiamano “piano astrale”, in quanto associato ai sentimenti, ai pensieri, al sistema nervoso, alla coscienza del mondo esterno, a forze non di sintesi ma di analisi e di distruzione, a processi catabolici, al mondo animale, al contrario del “piano eterico” ad esso sottoposto in cui prevarrebbero processi di sintesi, di crescita e formazione, associato al mondo vegetale; secondo questa visione delle cose, durante l’embriogenesi dell’uomo i processi “eterici” porterebbero alla formazione di una “gemma” di tessuto solido che rappresenta l’abbozzo della mano; quindi i processi “distruttivi” intervengono producendo gli enzimi che “digeriscono” il tessuto in eccesso e creano gli spazi interdigitali; tornando all’Aconito è come se esso, pur essendo un vegetale, partecipasse (soprattutto nella sua parte superiore, foglie e fiori) in forma depotenziata del “piano astrale” e quindi abbiamo le foglie con incisioni ed una sua maggiore relazione col mondo animale e con la parte superiore degli organismi animali; quest’ultima risulta confermata, agli occhi degli antroposofi, anche della complessa analisi del fiore, che semplificando molto porta alla conclusione che nei fiori della Clematis prevalgono le funzioni associate con la parte inferiore della pianta, mentre per l’aconito vale il discorso inverso; il fiore di Aconito presenta infatti uno sviluppo più marcato, con il calice che assume la funzione di attirare gli insetti (nella Clematis no), in particolare solo i calabroni possono provvedere all’impollinazione, quindi alta specializzazione, maggiore relazione col mondo animale, una riproduzione sessuata simil-animale, mentre nella Clematis prevale lo sviluppo del fusto e quindi ha carattere più marcatamente vegetativo; ancora, la natura più “astrale” (secondo questo modo analogico di vedere) dell’Aconito si presenta nella velenosità della pianta, quindi distruttiva per gli organismi animali. Gli altri generi della famiglia delle Ranucolacee presentano funzioni ibride e quindi si situano nel mezzo; con tutto ciò (e non solo) gli antroposofi spiegano teoricamente il perché in omeopatia venga utilizzato l’Aconito per curare il capo (di nuovo relazione con le funzioni superiori), come nel caso della nevralgia al trigemino, mentre all’opposto molte Thalictrinae (a cui appartiene la Clematis) sono indicate in omeopatia per la cura dell’apparato riproduttivo (la Clematis in particolare di quello maschile); le specie intermedie si confermano utili nella cura di alcune malattie associate alla parte mediana del corpo umano, per esempio nei problemi cardiocircolatori, confermando le analogie sviscerate. Questo è solo un esempio semplificato di come gli antroposofi si muovano, partendo dallo studio di forme e funzioni, per guidare ed indirizzare la sperimentazione (in questo caso in omeopatia, ma analogamente in agricoltura) ricercando i nessi tra processi e funzioni presenti in natura e quelli presenti nell’uomo. Chiaramente si raccomanda molta cura nella sperimentazione prima di trarne conclusioni, questo in ogni campo. Per tornare all’esempio fatto da Asja ecco perché qualche volta sembrano quasi dei “maghi” nella loro capacità previsionale, perché si muovono all’interno di un diverso sistema di riferimento e ne cercano le conferme sperimentali, affinandone la capacità di prevedere. La diversità della visione del mondo li fa apparire "maghi", l'attenzione ai risultati sperimentali garantisce loro una buona efficacia di azione.
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