Intanto direi che non tutti hanno lo stesso livello di conoscenza del bene; più si sa infatti e più si riesce a distinguere tra bene e male; per esempio, tutti sanno che un uomo ha bisogno di aria, acqua, cibo, quindi tutti sanno che è bene dar da bere agli assetati, dar da mangiare agli affamati, cambiare aria in una stanza etc. Tutti sanno che avere un corpo sano ed efficiente è bene, quindi tutti sanno che ferire una persona è un male, almeno finché quella persona non vuole ferire me (perché è un bene difendere il mio corpo). Non tutti però sanno come si individua una malattia e soprattutto come la si cura, non sapendolo potrebbero fare del male; i medici invece ne sanno di più, quindi hanno più possibilità di fare del bene in questo senso. Generalizzando il discorso, data una persona, non si sa in assoluto cosa è bene per quella persona, in assoluto per chi crede solo Dio (o gli Dei) lo sanno perché è (sono) quelli che ne sanno di più in merito, sono i meno ignoranti in assoluto. Per cui una cosa che potrebbe apparire male in realtà potrebbe nascondere un bene.
Quindi direi che il fare il bene è direttamente proporzionale alla conoscenza che si ha dello stesso, oltre che alla volontà di applicare questa conoscenza.
Premesso questo, posto quindi che si condivida una medesima conoscenza del bene, come si correla questa con le azioni umane? Direi che tutte le azioni umane, su tutti i piani, si possono ricondurre o ad un prendere o ad un dare. Allora, siccome non si può dare ciò che non si ha, la cosa migliore secondo me è realizzare un equilibrio tra quanto si prende e quanto si dà, cercando di prendere il buono e dare il buono ed evitando, per quanto possibile, di prendere il male e dare il male; chiaramente in una data situazione questo nostro agire sarà tanto migliore quanto maggiormente accurata sarà la nostra conoscenza di cosa è bene in quella situazione, cosa che, soprattutto se si deve agire in fretta, non è affatto scontata.
Quindi, premesso che io ho una visione del mondo e della vita che presuppone la possibilità che le cose non inizino e finiscano qui in questa vita e poiché io credo che ad ogni azione corrisponda sempre una reazione uguale e contraria non solo sul piano fisico, allora:
Dando il buono automaticamente si prende del buono, arricchendosi invece di impoverirsi. E' come una spirale; prima si prende del bene, per stare bene; poi lo si dà, facendo stare bene chi è vicino a noi e questo gesto di fa prendere altro bene; chi procede così è furbo e si arricchisce, sfruttando in modo utile il tempo che ha a disposizione.
Chi invece prende il buono ma non dà il buono interrompe la spirale, quindi prima o poi perderà la felicità incamerata (perché la felicità è un bene).
Chi poi prende il male, difficilmente riesce a dare il bene, di sicuro col tempo sarà così pieno di male che non potrà dare il bene, visto che non ce l'ha, e sono problemi per lui, sul lungo periodo, sarà fatalmente infelice.
Chi prende il male e dà il male si dà una badilata sui denti da solo, quindi sarà infelice in tempi rapidi.
E' vero che si può subire un male minore in cambio di un bene maggiore, ma io personalmente preferisco un cammino che evita estremi di questo tipo; meglio procedere in modo equilibrato, anche se volte siamo costretti dagli eventi a prendere decisioni estreme. Per esempio potremmo essere costretti dagli eventi a scegliere di mantenere un grande bene come la nostra vita ma vedere sotto i nostri occhi compiersi un grande male come l'uccisione di un innocente, oppure perdere un grande bene come la nostra vita ma compiere il gesto eroico di salvare quella altrui, che è un bene maggiore in quanto non solo si salva una vita, che è un bene paragonabile a quella da noi persa, ma si compie volontariamente un gesto eroico (che tra l'altro ci rende più liberi rispetto a noi stessi), quindi si guadagnerebbe un bene maggiore.
Dipende sempre dall'interazione tra il livello di conoscenza che possediamo, da quello che vogliamo noi, da quello che vuole Dio (o gli Dei).
|