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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 09/02/2017, 17:53 
Ma no, dai; non è vero. Poi, sai, i giornalisti sono sempre quello che sono ...
Quando lo sento parlare non dice cose insensate (come dicono).



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 13/02/2017, 12:10 


PAROLE


Su Repubblica in edicola la prefazione scritta da Francesco per il libro in cui lo svizzero Daniel Pittet racconta gli abusi subiti da un sacerdote: "Chiedo perdono per i preti pedofili: un segno del diavolo, saremo severissimi"

http://www.repubblica.it/vaticano/2017/ ... 158173919/


FATTI


Il cardinale Tarcisio Bertone spiega ad alcuni monsignori perché si rifiuta di aprire un processo canonico contro un sacerdote che ha molestato sessualmente decine di ragazzine sordomute: "Difficile provare un tale delitto, anche per la difficoltà che hanno i sordomuti a fornire prove, tenuto conto della loro menomazione e della distanza dei fatti nel tempo. Propongo dunque un ritiro spirituale e un salutare ammonimento".
Lo racconto in "Lussuria" - goo.gl/fzn0FE - pubblicando i documenti confidenziali originali. Per la cronaca, Bertone vive ancora nell'attico ristrutturato con i soldi del Bambin Gesú.



Immagine

http://retelabuso.org/tag/emiliano-fittipaldi/

LIBERIAMOCI DI QUESTO MOSTRI !




zio ot


SU ALBINO LUCIANI


https://www.youtube.com/watch?v=t32b407DMBo



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 13/02/2017, 13:21 
Guarda barionu, che hai perfettamente ragione ma si sa, purtroppo ...
Spero solo che sia venuta l'ora di far luce su tutto e rispedire a casa a calci in culo ( o meglio in galera) chi non fa il prete per vocazione! (Parole di mio cognato, parroco)



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 02/03/2017, 03:36 
Vittima pedofilia lascia commissione Vaticano
Denuncia 'frustrazione e mancanza di cooperazione' da parte della Curia


Immagine


¯
Maria Collins, irlandese e vittima da giovane di abusi ripetuti da parte di un sacerdote, si è dimessa da membro della commissione internazionale contro gli abusi del clero voluta da Papa Francesco. Ne faceva parte dalla fondazione, nel 2014. Lo annuncia un comunicato della Commissione vaticana, secondo cui Maria Collins accusa "frustrazione, e mancanza di cooperazione da parte di altri uffici della curia romana". Il presidente della Commissione, il card. O'Malley, ha diffuso una dichiarazione in cui le esprime gratitudine.

Il presidente della Commissione, card. Sean O'Malley, ha diffuso una dichiarazione in cui ringrazia Maria Collins, e le esprime gratitudine per il fatto che "continuerà a lavorare con noi nella educazione dei leader della Chiesa". La notizia delle dimissioni della signora Collins è diffusa dalla stessa Commissione internazionale per la tutela dei minori, che la definisce "infaticabile campionessa nel dare voce alle vittime e ai sopravvissuti di abusi del clero" e ricorda che "le vittime sono la priorità della Chiesa". E' sempre la commissione a citare la denuncia della Collins di "frustrazione e mancanza di cooperazione da parte di altri uffici della curia romana".

Il Papa, informa la commissione, ha "accettato le dimissioni della signora Collins con profondo apprezzamento per il suo lavoro verso le vittime e i sopravvissuti di abusi del clero". La nota della Commissione cita anche il paragrafo del chirografo con cui nel 2014 il Papa ha istituito la Commissione per la parte in cui si dice che è compito della Commissione proporre iniziative per la tutela dei minori e "promuovere la responsabilità delle chiese locali, unendo i propri sforzi a quelli della Congregazione per la dottrina della fede, per la protezione di tutti i bambini e gli adulti vulnerabili". La signora Collins ha apertamente criticato la Congregazione per la dottrina della fede.
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Fonte



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 02/03/2017, 12:04 
.. per questi ripristinerei "il rogo" .... [^]



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 25/03/2017, 09:54 

PEDOFILIA. DON RUGGERI CONDANNATO DALL’EX SANT’UFFIZIO

MA NON SOSPESO A DIVINIS.

LA BAMBINA MOLESTATA NON AVRÀ GIUSTIZIA



pedofilia.jpg





Non avrà giustizia la tredicenne vittima delle attenzioni sessuali di don Giacomo Ruggeri, il sacerdote ed ex portavoce del vescovo Trasarti, condannato a un anno e 11 mesi di reclusione.

Il vescovo di Fano, monsignor Armando Trasarti, ha scritto al nostro giornale, attraverso il vicario giudiziale e cancelliere della sua diocesi, che la condanna della Congregazione per la dottrina della fede c’è già stata, ma non comporta né la riduzione allo stato laicale, né la sospensione a divinis. Di questo, fa sapere il presule, non è lui il responsabile.

Recentemente lo stesso monsignor Trasarti precisò anche che “la sentenza della magistratura italiana in sede penale non ha, e non potrebbe avere, conseguenze dirette sugli uffici diocesani ovvero sui ministeri in pregresso svolti dal parroco”. Rimane in vigore per la sola diocesi di Fano “il decreto già reso dal vescovo Trasarti con il quale il parroco resta sospeso da ogni ministero pastorale, da ogni funzione in uffici o incarichi diocesani o extradiocesani e da ogni atto sacramentale”.

Da parte sua don Giacomo Ruggeri ha fatto sapere qualche mese fa quali sono i suoi sentimenti: “Sono profondamente addolorato. Mai, in nessun modo, ho avuto nell’animo e nei gesti altri sentimenti che non fossero un affetto sincero. È vero però che in quello che è accaduto ho confuso il modo di esprimere questo affetto. Qualcuno ha ripetutamente scritto cose false, distorte ed esagerate circa i miei comportamenti, qualcuno ha parlato di violenza: niente di più falso e lontano dai fatti e dal mio essere. Quello che invece è vero, e lo riconosco, è che a volte baci e carezze, perché esclusivamente di questo si tratta, sono proprio fuori luogo. Chiedo profondamente perdono a coloro che ho coinvolto in prima persona”.

Questo quotidiano online prende atto con rispetto delle parole del sacerdote. Tuttavia ritiene che sia suo dovere esprimere il proprio dissenso dal dissennato perdonismo che sembra aver contagiato sia la magistratura italiana che quella vaticana. Quest’ultima ha contraddetto in realtà quanto asserito da ben tre Papi: san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. E’ chiaro che davanti al pentimento sincero di una persona che ha sbagliato, anche in modo molto grave, la Chiesa deve aprire le sue porte e perdonare.

Ma altro è il ritorno all’esercizio del ministero sacerdotale che non è la condizione attraverso la quale una persona salva la propria anima, bensì al contrario rischia in queste circostanze di essere occasione per nuovi peccati e scandali, e alla fine anche di perdizione per la persona. Ci sono tanti conventi di clausura dove si può celebrare messa in privato se a questo non si può rinunciare.

http://apocalisselaica.net/pedofilia-do ... giustizia/



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 28/06/2017, 16:20 
DI GIORNATA ...


http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06 ... o/3691426/



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 28/06/2017, 18:44 
barionu ha scritto:


bis

http://retelabuso.org/2017/06/28/don-in ... e-vittime/

ABOLIZIONE DEI PATTI LATERANENSI



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 28/06/2017, 18:45 
barionu ha scritto:

SOLTANTO ?



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 29/06/2017, 01:58 
barionu ha scritto:




Festino gay a base di droga.

'mazza, tutta “vita” per sti qui.
Alla faccia del monsignore. Chiamalo così.

Dall'articolo:
Cita:
Qualcuno si lascia scappare di essersi lamentato più volte per un continuo via vai dal portone di ingresso, la sera, di persone che erano abituali frequentatori del monsignore fermato.


Che dite, lo facevano il trenino?
Ma certo, altrimenti.... no party:

A_E_I_O_U_Acchiappatelo tu. [:o)] [:246]


P.S.:
Brigitte Bardot Bardot
Brigitte beijou beijou [:266]



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 29/06/2017, 04:06 
Questi si godono la vita, i fessi siamo noi -.-



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 29/06/2017, 08:36 

DI GIORNATA ....



Polizia australiana: "Il cardinale Pell

incriminato per gravi reati sessuali"


http://www.repubblica.it/vaticano/2017/ ... 169443471/


Precedenti di Sua Eminenza Cardinale Pell


L'indagine sulla gestione dei casi di pedofilia e l'accusa di "gravi reati sessuali" sui minori[modifica | modifica wikitesto]
Pell è stato al centro di un'indagine della Commissione nazionale d'inchiesta australiana sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali sui minori a causa della gestione dei numerosi casi di pedofilia avvenuti nella diocesi di Melbourne all'epoca in cui era arcivescovo, dal 1996 al 2001.[2] Secondo l'accusa Pell avrebbe omesso di collaborare con le forze dell'ordine insabbiando i casi di violenze sessuali perpetrati nei confronti dei minori da parte di religiosi cattolici della sua diocesi. Inoltre, Pell avrebbe messo in atto il cosiddetto "Melbourne Response", uno schema di risarcimenti piuttosto bassi[3][senza fonte] per le vittime volto a disincentivare onerose cause giudiziarie contro la diocesi.[4] Pell si è difeso negando la reponsabilità della diocesi nei casi di pedofilia.[4]

Durante la trasmissione televisiva 60 Minutes, Peter Saunders, nominato da papa Francesco consulente nella commissione pontificale per la protezione dei minori, ha accusato pubblicamente Pell di essersi preso gioco della Commissione nazionale d'inchiesta, negando la collaborazione con gli inquirenti, ed ha affermato che il cardinale avrebbe disprezzo nei confronti dei bambini vittime di abusi sessuali ad opera dei preti pedofili.[5] Sunders, per alcuni con evidente malanimo, ha chiesto inoltre le dimissioni del cardinale perché avrebbe fallito nel proteggere i bambini dagli abusi.[6]

In piú, il 29 giugno 2017, la polizia australiana conferma l'imminente stato d'accusa per il cardinale Pell per "gravi reati sessuali" sui minori, fra i quali quello di uno stupro; essi sarebbero stati commessi negli anni '70, quando Pell era parroco nella sua città natale


https://it.wikipedia.org/wiki/George_Pell



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 30/06/2017, 01:23 
Formato file: mp4



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 30/06/2017, 11:10 


Così il Vaticano protegge i preti pedofili



Alti prelati del Vaticano, italiani e stranieri. Molto vicini a papa Francesco. Che per anni hanno insabbiato le violenze sessuali sui minori da parte degli orchi con la tonaca. Le nuove rivelazioni su responsabilità, silenzi e omertà





. Altre quattro porpore italiane e straniere che non hanno denunciato predatori seriali e che hanno cercato di proteggere le casse della Chiesa dalle richieste di risarcimenti alle vittime, sono ascesi sulla cima della scala gerarchica della Santa Sede. In Italia, Spagna, Francia, Belgio e Sud America altri vescovi insabbiatori sono stati premiati con incarichi importanti, o graziati di recente con sentenze canoniche discutibili.

Insomma, se il Vaticano ha dichiarato da tempo guerra aperta ai crimini sessuali dei suoi preti nei confronti di bambini e ragazzine («una battaglia cruciale, che va vinta ad ogni costo», ha detto e ripetuto papa Francesco fin dall’inizio della sua elezione al soglio petrino) a quasi quattro anni dall’inizio del pontificato di Bergoglio la lotta mostra più di una crepa. Non solo per alcune nomine che appaiono sorprendenti, ma anche perché il fenomeno degli orchi in tonaca continua ad avere numeri impressionanti: tra il 2013 e il 2015 fonti interne alla Congregazione per la dottrina per la fede spiegano che sono arrivate dalle diocesi sparse per il mondo ben 1200 denunce di casi “verosimili” di predatori e molestatori di minorenni.

Un numero praticamente raddoppiato rispetto a quelli rilevati nel periodo che va dal 2005 al 2009: il trend dimostra come il cancro non è stato affatto estirpato.

La copertina dell'Espresso del 15...
La copertina dell'Espresso del 15 gennaio
Se delle denunce, delle vittime e dei carnefici non si sa praticamente nulla (ancora oggi i processi canonici sono sotto segreto pontificio, e chi tradisce la regola del silenzio rischia pene severissime, scomunica compresa), e se la commissione antipedofilia voluta da Francesco si è riunita in sede plenaria solo tre volte dalla sua nascita nel 2014 senza essere riuscita nemmeno a inserire nelle norme vaticane l’obbligo di denuncia alla magistratura ordinaria, in “Lussuria” (Feltrinelli) si raccontano storie inedite di insabbiamenti di altissimi prelati in tutto il mondo, di scandali sessuali coperti dal Vaticano per timore di ripercussioni mediatiche, del sistema di protezione messo in piedi in Italia e di lobby ecclesiastiche unite dagli interessi economici e dalle medesime inclinazioni sessuali.

L’UOMO NERO IN VATICANO
VEDI ANCHE:
pell-jpg
Il cardinale Pell incriminato per pedofilia: "Torno in Australia a difendermi"

Il cardinale, accusato di "gravi abusi sessuali", dichiara alla stampa la sua innocenza: "le accuse sono false, considero l'idea stessa di abuso sessuale un crimine orribile"
La storia di George Pell è emblematica. Il cardinale australiano è stato chiamato da Francesco a Roma con l’intento di “moralizzare” la corrotta curia romana. Pell, oggi, è il capo della potente Segreteria dell’Economia. Di fatto, il numero tre del Vaticano. Leggendo le carte della Royal Commission che sta indagando sui preti pedofili, i documenti riservati della vecchia diocesi della porpora, i bilanci della chiesa australiana e alcune lettere firmate dal prelato e dai suoi avvocati, non sembra che Bergoglio abbia puntato sull’uomo giusto. Non solo perché da qualche mese è accusato da cinque persone di aver commesso lui stesso abusi sessuali tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta (il cardinale smentisce ogni responsabilità, con sdegno), ma perché troppe volte, di fronte a crimini sessuali di sacerdoti, negò alle vittime giustizia e compassione pur riconoscendo la veridicità delle loro denunce. Come scrive la commissione d’inchiesta, «mancò di agire equamente da un punto di vista cristiano». È certo che Pell cercò di minimizzare le violenze e di proteggere in ogni modo la cassaforte della sua diocesi dalle richieste di risarcimento dei sopravvissuti.

I documenti dei giudici dell’organismo voluto dal governo australiano sono un pugno nello stomaco. Partiamo dal caso della famiglia Foster. Davanti alla tragedia dei genitori Anthony e Christine, le cui figlie Emma e Katie sono state violentate da bambine dal preside della loro scuola cattolica don Kevin O’ Donnell, Pell ha prima tentato di evitare ogni incontro faccia a faccia («se incontro la famiglia Foster poi dovrò incontrare anche le altre. Il mio tempo è molto limitato. Perché sono diversi dagli altri casi?», si chiede nel 1996 in una lettera spedita ai suoi avvocati), poi ha provato a chiudere la faccenda con un risarcimento di appena 50 mila dollari australiani, pari a 30 mila euro. La signora Foster ha raccontato ai giudici che durante il primo incontro a casa loro, Pell - di fronte alle rimostranze del marito che accusava l’allora arcivescovo di voler proteggere il portafoglio della Chiesa - rispose secco: «Se non ti va bene quello che siamo facendo, portaci in tribunale». «In un secondo incontro con altri genitori di piccoli abusati da padre O’ Donnell» si legge negli atti della commissione «la signora Foster ricorda che davanti a una domanda su perché alcuni noti pedofili servivano ancora nelle parrocchie di Melbourne, l’arcivescovo Pell rispose: «È tutto un pettegolezzo, finché non ci sono prove in tribunale; e io non do ascolto ai gossip».

Il 26 agosto del 1998 Pell spedisce finalmente una lettera di scuse ai Foster, accompagnandola con l’offerta formale di risarcimento a favore della piccola Emma, formulata dall’avvocato di fiducia dell’arcidiocesi Richard Leder. Trentamila euro. «L’indennizzo è offerto dall’arcivescovo a Emma nella speranza che possano aiutare il suo recupero e fornire un’alternativa realistica a un contenzioso legale. Nel quale, altrimenti, ci difenderemo strenuamente». Ai genitori delle piccole, leggendo la missiva, sale la rabbia: sia per la cifra umiliante, sia per la minaccia - in caso di mancata accettazione della proposta - di «difendersi strenuamente». «Ammetto che sia stata un’espressione poco felice, ma credo che certe espressioni vadano lette in maniera non offensiva», ha detto Pell in un interrogatorio del 2014.

SENZA MISERICORDIA
I Foster, alla fine, si rassegnano. I soldi sono davvero pochi, ma li prendono. Serviranno a poco: nel 2008 Emma si è infatti suicidata con una dose letale di eroina, che le farà dimenticare per sempre le mani e gli occhi del suo vecchio preside.

Trentamila euro, o meglio 50 mila dollari australiani, sono in realtà l’offerta massima consentita dal sistema di risarcimento creato dal braccio destro di Francesco, il cosiddetto “Melbourne Response”. Un tetto innalzato a 75 mila euro nel 2008. Analizzando i dati contabili dell’arcidiocesi della città si scopre che tra il 1996 e il marzo del 2014 le circa trecento vittime che hanno chiesto i danni per le violenze dei sacerdoti hanno ottenuto in media 32 mila dollari a testa, circa 20 mila euro. Il prezzo di una Fiat 500 accessoriata.

Una miseria, anche perché l’arcidiocesi guidata fino al 2001 da Pell (nel marzo di quell’anno fu promosso vescovo di Sydney) è ricchissima. Controlla infatti due società, la Roman Catholic Trust Corporation e la Catholic Development Fund, che hanno in pancia contanti, proprietà immobiliari come appartamenti e palazzi, e fanno investimenti azionari e obbligazionari a sette zeri. Sommando il valore delle entrate, solo nel 2013 sono stati incassati, tra profitti finanziari e beneficenza dei fedeli, oltre 108 milioni di dollari australiani, mentre gli asset attualmente controllati dall’arcidiocesi valgono quasi 1,3 miliardi. Esatto: 1,3 miliardi di dollari. In pratica, per chiudere i fastidiosi contenziosi sulla vicenda pedofilia dei preti della città, Pell e i suoi successori hanno rinunciato a una cifra complessiva di appena 10 milioni di dollari australiani, pari allo 0,7 per cento del patrimonio della diocesi.

Qualche anno dopo aver accettato i soldi per le cure di Emma, i Foster decidono però di capire se la giustizia terrena sia meno avara di quella divina, e aprono un procedimento civile di fronte allo Stato di Victoria. Che capovolge la filosofia del Melbourne Response, riconoscendo come le cifre dei risarcimenti debbano essere molto più alte: alla fine della causa la Chiesa è costretta ad accettare una mediazione pagando i Foster ben 750 mila dollari.

Quello di Emma non è l’unico caso che imbarazza Pell. Tra le decine di migliaia di carte della Royal Commission ci sono anche i documenti e i verbali che provano come la sua diocesi, mentre lesinava aiuto alle vittime, non faceva mancare sostegno ai prelati pedofili usciti di prigione. Il successore di Pell, l’arcivescovo Denis James Hart famoso in Australia per aver scacciato una donna che voleva denunciare un’aggressione sessuale di un prete con l’epiteto «Vai all’inferno, cagna!», in un interrogatorio ha ammesso che la diocesi di Melbourne ha speso centinaia di migliaia di dollari per aiutare ex preti pedofili pagando loro sia lo stipendio sia l’affitto, la pensione, l’assicurazione sanitaria e persino quella dell’automobile.

Un documento interno del 2 ottobre 1996 segnala come Pell abbia presieduto una riunione dove lui e alti prelati discussero come poter aiutare tre preti (tra cui don Michael Glennon) dopo il loro rilascio dalla prigione. «Punto 15. Ipotesi su come aiutare i preti che stanno uscendo di galera» si legge nel verbale dell’incontro «Possibilità di un posto (appartamento indipendente) nel palazzo di Box Hill. Padre McMahon ha parlato di cure mediche necessarie, ed è stato invitato dall’arcivescovo Pell a far presente cosa serve alla loro assistenza». Se padre Wilfred Baker, che ha molestato 21 bambini, ha ricevuto dalla curia tra pensione e spese per l’affitto 21 mila dollari l’anno fino al 2014, (il massimo della pensione possibile, ha notato il giornale “The Age”), Desmond Gannon e David Daniel, anche loro condannati per crimini sessuali, hanno subito una semplice decurtazione della busta paga. I giudici hanno poi scoperto che una serie di giroconti finanziari per aiutare il pedofilo Gannon fu orchestrata in modo tale che «difficilmente la notizia dell’aiuto sarebbe diventata di dominio pubblico». Per la cronaca, i denari per aiutare i preti australiani caduti in disgrazia sono stati prelevati dal Fondo pensione del clero, che è per gran parte finanziato dai contributi dei parrocchiani. Tra loro, paradossalmente, c’erano anche alcune famiglie degli abusati.


INSABBIAMENTI
Ma il cardinale promosso da Francesco ha altri scheletri nell’armadio: ha protetto l’orco seriale Gerald Risdale (suo ex coinquilino, negli atti della Royal Commission spunta una foto che ritrae Pell a braccetto con il maniaco: nonostante le pesanti accuse aveva deciso di accompagnarlo alla prima udienza del processo; è un fatto che né Pell né altri vescovi cattolici abbiano mai accompagnato in tribunale le vittime dei loro colleghi predatori), né ha voluto ascoltare un ragazzo che lo avvertì come un sacerdote, Edward Dowlan, avesse abusato di alcuni ragazzini di un collegio cattolico di Ballarat, la città natale del cardinale («Mi disse: “Non essere ridicolo”, uscendo dalla stanza senza degnarmi di altre attenzioni» mette a verbale il testimone Timothy Green, «la sua reazione mi ha dato l’impressione che lui conoscesse fratello Dowlan, ma che non potesse o volesse fare nulla a riguardo»).

Non è tutto. Il ministro economico del Vaticano avrebbe anche tentato di corrompere una vittima («mi chiese cosa volessi per tenermi tranquillo», racconta il nipote abusato di padre Risdale. «Chiamai sconvolto mia sorella dicendogli: Il bastardo ha cercato di corrompermi»), e ha mentito per iscritto almeno su un altro caso di pedofilia, in modo da evitare di pagare risarcimenti alla vittima. Nonostante accuse circostanziate, decine di testimonianze durissime e documenti che dimostrano insabbiamenti e leggerezze, Pell è stato sempre protetto dal Vaticano, e fa tuttora parte del C9, il gruppo dei nove cardinali nominati dal pontefice in persona per aiutarlo nel governo della Chiesa Universale.

Il suo non è l’unico caso di promozioni discutibili. Strettissimo collaboratore del papa è infatti Francisco Errazuriz, anche lui chiamato a far parte dell’inner circle del pontefice. Ex arcivescovo di Santiago del Cile e oggi pezzo da novanta della Santa Sede, è stato protagonista, insieme al suo successore Ricardo Ezzati e al nuovo vescovo di Osorno Juan Barros Madrid, dello scandalo di padre Fernando Karadima. Un prete, per stessa ammissione del cardinale, che ha formato tre generazioni di prelati cileni. Una sorta di “santo vivente” per quasi tutta l’alta borghesia e il clero di Santiago che però, secondo le accuse di quattro uomini, dei giudici ordinari e perfino della Congregazione per la dottrina della Fede, nascondeva dietro l’aureola un’altra faccia. Quella di un criminale seriale che ha distrutto vite di giovani adolescenti.

L’inchiesta del giudice istruttore Jessica Gonzales è sintetizzata in un documento di 84 pagine dove vengono ricostruite le fasi dell’inchiesta interna della curia cilena, e mostrano il tentativo - da parte di Errazuriz - di evitare lo scandalo allungando a dismisura i tempi dell’istruttoria: nonostante il cardinale fosse stato avvertito delle violenze di Karadima già nel 2003, Errazuriz manderà il fascicolo a Roma solo nel 2010, quando ormai le vittime - che non erano riuscite ad ottenere giustizia dal loro vescovo - avevano deciso di raccontare le violenze pubblicamente.

Errazuriz spiega a verbale di non aver mai creduto alle accuse, ma schernisce chi lo indica, in patria, come un insabbiatore. Di certo nel 2006, dopo aver “sospeso” l’inchiesta interna che altri pezzi della sua curia volevano portare avanti, chiese a don Karadima di farsi da parte. Ma solo per raggiunti limiti di età. «Caro Fernando» si legge in una missiva privata pubblicata da un giornale cileno «la celebrazione per i suoi cinquant’anni di sacerdozio sarà un grande anniversario, nessuno potrà dire che non sia stato celebrato come si conviene...». Il giudice penale alla fine dell’istruttoria ha confermato le violenze, ma ha dovuto prescrivere i reati. La Congregazione ha condannato Karadima «a una vita di preghiera». Nel 2013 si è aperta una causa civile contro l’arcidiocesi di Santiago su cui pendono richieste di risarcimento da parte di quattro vittime pari a 450 milioni di pesos.

Insieme a Pell e ad Errazuriz, nel C9 c’è anche Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore del gruppo e uno dei cardinali più ascoltati dal papa. In pochi sanno che tra il 2003 e il 2004 la porpora ospitò in una delle diocesi sotto il suo arcivescovado di Tegucigalpa, in Honduras, un prete incriminato dalla polizia del Costarica per abusi sessuali. Un latitante, don Enrique Vasquez, braccato dall’Interpol fin dal 1998: dopo una fuga tra Nicaragua, New York, Connecticut e una casa di cura per preti in Messico, don Enrique si rifugerà per qualche mese anche a Guinope, dove diventa parroco di una parrocchia sotto il controllo dell’arcivescovado di Maradiaga. Il reporter Brooks Egerton, racconta che riuscì al tempo ad intervistare il segretario di Maradiaga per il Dallas Morning News, che non negò affatto la presenza del pedofilo, ma minimizzò solo il ruolo pastorale. L’attuale cardinale, invece, non volle mai rispondere alle sue domande. «Secondo un agente del’Interpol che intervistai, i funzionari della diocesi si resero conto di avere un problema con don Enrique, e così si liberarono di lui», azzarda Egerton. Maradiaga però è uno che non si nasconde, e non hai mai avuto sul tema alcun pelo sulla lingua: un anno prima dell’arrivo di Vasquez nella sua diocesi, in una conferenza pubblica a Roma spiegò che lui, anche di fronte a un sacerdote accusato di pedofilia, sarebbe stato «pronto ad andare in prigione piuttosto che danneggiare uno dei miei preti... Per me sarebbe una tragedia ridurre il ruolo di pastore a quello di poliziotto. Non dobbiamo dimenticare che siamo pastori, e non agenti dell’Fbi o della Cia».

Tra le porpore che hanno fatto strada “Lussuria” racconta anche le contraddizioni di Timothy Dolan, arcivescovo di New York che come capo della Conferenza episcopale statunitense che ha dato l’ok a pagare dal 2007 al 2015 parcelle da ben 2,1 milioni di dollari a favore di importanti società di lobbying con l’obiettivo - ovviamente non dichiarato - di bloccare, o quanto meno modificare, l’approvazione di una proposta di legge dello Stato che prevede l’abolizione della prescrizione per le vittime della pedofilia.

Ma omertà e i silenzi hanno caratterizzato anche il comportamento del cardinale francese Philippe Barbarin e dell’italiano Domenico Calcagno, e fedelissimi di Francesco come monsignor Godfried Danneels, arcivescovo emerito di Bruxelles messo da Bergoglio in cima alla lista dei padri sinodali: possibile che il papa non conoscesse le imbarazzanti intercettazioni (mai pubblicate in Italia) con cui il porporato tentava di proteggere un vescovo lussurioso? È un fatto che documenti originali e testimonianze dimostrano come nell’anno di grazia 2017 il sistema attraverso cui la gerarchia ecclesiastica protegge le mele marce, nonostante qualche blando tentativo di scardinarlo, funziona ancora a pieno regime.



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 Oggetto del messaggio: Re: VATICANO. CELIBATO DEI PRETI E PEDOFILIA
MessaggioInviato: 30/06/2017, 11:11 
http://espresso.repubblica.it/attualita ... i-1.293368





Così il Vaticano protegge i preti pedofili



Alti prelati del Vaticano, italiani e stranieri. Molto vicini a papa Francesco. Che per anni hanno insabbiato le violenze sessuali sui minori da parte degli orchi con la tonaca. Le nuove rivelazioni su responsabilità, silenzi e omertà


DI EMILIANO FITTIPALDI





. Altre quattro porpore italiane e straniere che non hanno denunciato predatori seriali e che hanno cercato di proteggere le casse della Chiesa dalle richieste di risarcimenti alle vittime, sono ascesi sulla cima della scala gerarchica della Santa Sede. In Italia, Spagna, Francia, Belgio e Sud America altri vescovi insabbiatori sono stati premiati con incarichi importanti, o graziati di recente con sentenze canoniche discutibili.

Insomma, se il Vaticano ha dichiarato da tempo guerra aperta ai crimini sessuali dei suoi preti nei confronti di bambini e ragazzine («una battaglia cruciale, che va vinta ad ogni costo», ha detto e ripetuto papa Francesco fin dall’inizio della sua elezione al soglio petrino) a quasi quattro anni dall’inizio del pontificato di Bergoglio la lotta mostra più di una crepa. Non solo per alcune nomine che appaiono sorprendenti, ma anche perché il fenomeno degli orchi in tonaca continua ad avere numeri impressionanti: tra il 2013 e il 2015 fonti interne alla Congregazione per la dottrina per la fede spiegano che sono arrivate dalle diocesi sparse per il mondo ben 1200 denunce di casi “verosimili” di predatori e molestatori di minorenni.

Un numero praticamente raddoppiato rispetto a quelli rilevati nel periodo che va dal 2005 al 2009: il trend dimostra come il cancro non è stato affatto estirpato.


La copertina dell'Espresso del 15 gennaio


Se delle denunce, delle vittime e dei carnefici non si sa praticamente nulla (ancora oggi i processi canonici sono sotto segreto pontificio, e chi tradisce la regola del silenzio rischia pene severissime, scomunica compresa), e se la commissione antipedofilia voluta da Francesco si è riunita in sede plenaria solo tre volte dalla sua nascita nel 2014 senza essere riuscita nemmeno a inserire nelle norme vaticane l’obbligo di denuncia alla magistratura ordinaria, in “Lussuria” (Feltrinelli) si raccontano storie inedite di insabbiamenti di altissimi prelati in tutto il mondo, di scandali sessuali coperti dal Vaticano per timore di ripercussioni mediatiche, del sistema di protezione messo in piedi in Italia e di lobby ecclesiastiche unite dagli interessi economici e dalle medesime inclinazioni sessuali.



L’UOMO NERO IN VATICANO



VEDI ANCHE:
pell-jpg
Il cardinale Pell incriminato per pedofilia: "Torno in Australia a difendermi"

Il cardinale, accusato di "gravi abusi sessuali", dichiara alla stampa la sua innocenza: "le accuse sono false, considero l'idea stessa di abuso sessuale un crimine orribile"
La storia di George Pell è emblematica. Il cardinale australiano è stato chiamato da Francesco a Roma con l’intento di “moralizzare” la corrotta curia romana. Pell, oggi, è il capo della potente Segreteria dell’Economia. Di fatto, il numero tre del Vaticano. Leggendo le carte della Royal Commission che sta indagando sui preti pedofili, i documenti riservati della vecchia diocesi della porpora, i bilanci della chiesa australiana e alcune lettere firmate dal prelato e dai suoi avvocati, non sembra che Bergoglio abbia puntato sull’uomo giusto.

Non solo perché da qualche mese è accusato da cinque persone di aver commesso lui stesso abusi sessuali tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta (il cardinale smentisce ogni responsabilità, con sdegno), ma perché troppe volte, di fronte a crimini sessuali di sacerdoti, negò alle vittime giustizia e compassione pur riconoscendo la veridicità delle loro denunce. Come scrive la commissione d’inchiesta, «mancò di agire equamente da un punto di vista cristiano». È certo che Pell cercò di minimizzare le violenze e di proteggere in ogni modo la cassaforte della sua diocesi dalle richieste di risarcimento dei sopravvissuti.

I documenti dei giudici dell’organismo voluto dal governo australiano sono un pugno nello stomaco. Partiamo dal caso della famiglia Foster. Davanti alla tragedia dei genitori Anthony e Christine, le cui figlie Emma e Katie sono state violentate da bambine dal preside della loro scuola cattolica don Kevin O’ Donnell, Pell ha prima tentato di evitare ogni incontro faccia a faccia («se incontro la famiglia Foster poi dovrò incontrare anche le altre. Il mio tempo è molto limitato. Perché sono diversi dagli altri casi?», si chiede nel 1996 in una lettera spedita ai suoi avvocati), poi ha provato a chiudere la faccenda con un risarcimento di appena 50 mila dollari australiani, pari a 30 mila euro.

La signora Foster ha raccontato ai giudici che durante il primo incontro a casa loro, Pell - di fronte alle rimostranze del marito che accusava l’allora arcivescovo di voler proteggere il portafoglio della Chiesa - rispose secco: «Se non ti va bene quello che siamo facendo, portaci in tribunale». «In un secondo incontro con altri genitori di piccoli abusati da padre O’ Donnell» si legge negli atti della commissione «la signora Foster ricorda che davanti a una domanda su perché alcuni noti pedofili servivano ancora nelle parrocchie di Melbourne, l’arcivescovo Pell rispose: «È tutto un pettegolezzo, finché non ci sono prove in tribunale; e io non do ascolto ai gossip».

Il 26 agosto del 1998 Pell spedisce finalmente una lettera di scuse ai Foster, accompagnandola con l’offerta formale di risarcimento a favore della piccola Emma, formulata dall’avvocato di fiducia dell’arcidiocesi Richard Leder. Trentamila euro. «L’indennizzo è offerto dall’arcivescovo a Emma nella speranza che possano aiutare il suo recupero e fornire un’alternativa realistica a un contenzioso legale. Nel quale, altrimenti, ci difenderemo strenuamente». Ai genitori delle piccole, leggendo la missiva, sale la rabbia: sia per la cifra umiliante, sia per la minaccia - in caso di mancata accettazione della proposta - di «difendersi strenuamente». «Ammetto che sia stata un’espressione poco felice, ma credo che certe espressioni vadano lette in maniera non offensiva», ha detto Pell in un interrogatorio del 2014.

SENZA MISERICORDIA


I Foster, alla fine, si rassegnano. I soldi sono davvero pochi, ma li prendono. Serviranno a poco: nel 2008 Emma si è infatti suicidata con una dose letale di eroina, che le farà dimenticare per sempre le mani e gli occhi del suo vecchio preside.

Trentamila euro, o meglio 50 mila dollari australiani, sono in realtà l’offerta massima consentita dal sistema di risarcimento creato dal braccio destro di Francesco, il cosiddetto “Melbourne Response”. Un tetto innalzato a 75 mila euro nel 2008. Analizzando i dati contabili dell’arcidiocesi della città si scopre che tra il 1996 e il marzo del 2014 le circa trecento vittime che hanno chiesto i danni per le violenze dei sacerdoti hanno ottenuto in media 32 mila dollari a testa, circa 20 mila euro. Il prezzo di una Fiat 500 accessoriata.

Una miseria, anche perché l’arcidiocesi guidata fino al 2001 da Pell (nel marzo di quell’anno fu promosso vescovo di Sydney) è ricchissima. Controlla infatti due società, la Roman Catholic Trust Corporation e la Catholic Development Fund, che hanno in pancia contanti, proprietà immobiliari come appartamenti e palazzi, e fanno investimenti azionari e obbligazionari a sette zeri. Sommando il valore delle entrate, solo nel 2013 sono stati incassati, tra profitti finanziari e beneficenza dei fedeli, oltre 108 milioni di dollari australiani, mentre gli asset attualmente controllati dall’arcidiocesi valgono quasi 1,3 miliardi. Esatto: 1,3 miliardi di dollari. In pratica, per chiudere i fastidiosi contenziosi sulla vicenda pedofilia dei preti della città, Pell e i suoi successori hanno rinunciato a una cifra complessiva di appena 10 milioni di dollari australiani, pari allo 0,7 per cento del patrimonio della diocesi.

Qualche anno dopo aver accettato i soldi per le cure di Emma, i Foster decidono però di capire se la giustizia terrena sia meno avara di quella divina, e aprono un procedimento civile di fronte allo Stato di Victoria. Che capovolge la filosofia del Melbourne Response, riconoscendo come le cifre dei risarcimenti debbano essere molto più alte: alla fine della causa la Chiesa è costretta ad accettare una mediazione pagando i Foster ben 750 mila dollari.

Quello di Emma non è l’unico caso che imbarazza Pell. Tra le decine di migliaia di carte della Royal Commission ci sono anche i documenti e i verbali che provano come la sua diocesi, mentre lesinava aiuto alle vittime, non faceva mancare sostegno ai prelati pedofili usciti di prigione. Il successore di Pell, l’arcivescovo Denis James Hart famoso in Australia per aver scacciato una donna che voleva denunciare un’aggressione sessuale di un prete con l’epiteto «Vai all’inferno, cagna!», in un interrogatorio ha ammesso che la diocesi di Melbourne ha speso centinaia di migliaia di dollari per aiutare ex preti pedofili pagando loro sia lo stipendio sia l’affitto, la pensione, l’assicurazione sanitaria e persino quella dell’automobile.

Un documento interno del 2 ottobre 1996 segnala come Pell abbia presieduto una riunione dove lui e alti prelati discussero come poter aiutare tre preti (tra cui don Michael Glennon) dopo il loro rilascio dalla prigione. «Punto 15. Ipotesi su come aiutare i preti che stanno uscendo di galera» si legge nel verbale dell’incontro «Possibilità di un posto (appartamento indipendente) nel palazzo di Box Hill. Padre McMahon ha parlato di cure mediche necessarie, ed è stato invitato dall’arcivescovo Pell a far presente cosa serve alla loro assistenza». Se padre Wilfred Baker, che ha molestato 21 bambini, ha ricevuto dalla curia tra pensione e spese per l’affitto 21 mila dollari l’anno fino al 2014, (il massimo della pensione possibile, ha notato il giornale “The Age”), Desmond Gannon e David Daniel, anche loro condannati per crimini sessuali, hanno subito una semplice decurtazione della busta paga.

I giudici hanno poi scoperto che una serie di giroconti finanziari per aiutare il pedofilo Gannon fu orchestrata in modo tale che «difficilmente la notizia dell’aiuto sarebbe diventata di dominio pubblico». Per la cronaca, i denari per aiutare i preti australiani caduti in disgrazia sono stati prelevati dal Fondo pensione del clero, che è per gran parte finanziato dai contributi dei parrocchiani. Tra loro, paradossalmente, c’erano anche alcune famiglie degli abusati.


INSABBIAMENTI


Ma il cardinale promosso da Francesco ha altri scheletri nell’armadio: ha protetto l’orco seriale Gerald Risdale (suo ex coinquilino, negli atti della Royal Commission spunta una foto che ritrae Pell a braccetto con il maniaco: nonostante le pesanti accuse aveva deciso di accompagnarlo alla prima udienza del processo; è un fatto che né Pell né altri vescovi cattolici abbiano mai accompagnato in tribunale le vittime dei loro colleghi predatori), né ha voluto ascoltare un ragazzo che lo avvertì come un sacerdote, Edward Dowlan, avesse abusato di alcuni ragazzini di un collegio cattolico di Ballarat, la città natale del cardinale («Mi disse: “Non essere ridicolo”, uscendo dalla stanza senza degnarmi di altre attenzioni» mette a verbale il testimone Timothy Green, «la sua reazione mi ha dato l’impressione che lui conoscesse fratello Dowlan, ma che non potesse o volesse fare nulla a riguardo»).

Non è tutto. Il ministro economico del Vaticano avrebbe anche tentato di corrompere una vittima («mi chiese cosa volessi per tenermi tranquillo», racconta il nipote abusato di padre Risdale. «Chiamai sconvolto mia sorella dicendogli: Il bastardo ha cercato di corrompermi»), e ha mentito per iscritto almeno su un altro caso di pedofilia, in modo da evitare di pagare risarcimenti alla vittima. Nonostante accuse circostanziate, decine di testimonianze durissime e documenti che dimostrano insabbiamenti e leggerezze, Pell è stato sempre protetto dal Vaticano, e fa tuttora parte del C9, il gruppo dei nove cardinali nominati dal pontefice in persona per aiutarlo nel governo della Chiesa Universale.

Il suo non è l’unico caso di promozioni discutibili. Strettissimo collaboratore del papa è infatti Francisco Errazuriz, anche lui chiamato a far parte dell’inner circle del pontefice. Ex arcivescovo di Santiago del Cile e oggi pezzo da novanta della Santa Sede, è stato protagonista, insieme al suo successore Ricardo Ezzati e al nuovo vescovo di Osorno Juan Barros Madrid, dello scandalo di padre Fernando Karadima. Un prete, per stessa ammissione del cardinale, che ha formato tre generazioni di prelati cileni. Una sorta di “santo vivente” per quasi tutta l’alta borghesia e il clero di Santiago che però, secondo le accuse di quattro uomini, dei giudici ordinari e perfino della Congregazione per la dottrina della Fede, nascondeva dietro l’aureola un’altra faccia. Quella di un criminale seriale che ha distrutto vite di giovani adolescenti.

L’inchiesta del giudice istruttore Jessica Gonzales è sintetizzata in un documento di 84 pagine dove vengono ricostruite le fasi dell’inchiesta interna della curia cilena, e mostrano il tentativo - da parte di Errazuriz - di evitare lo scandalo allungando a dismisura i tempi dell’istruttoria: nonostante il cardinale fosse stato avvertito delle violenze di Karadima già nel 2003, Errazuriz manderà il fascicolo a Roma solo nel 2010, quando ormai le vittime - che non erano riuscite ad ottenere giustizia dal loro vescovo - avevano deciso di raccontare le violenze pubblicamente.

Errazuriz spiega a verbale di non aver mai creduto alle accuse, ma schernisce chi lo indica, in patria, come un insabbiatore. Di certo nel 2006, dopo aver “sospeso” l’inchiesta interna che altri pezzi della sua curia volevano portare avanti, chiese a don Karadima di farsi da parte. Ma solo per raggiunti limiti di età. «Caro Fernando» si legge in una missiva privata pubblicata da un giornale cileno «la celebrazione per i suoi cinquant’anni di sacerdozio sarà un grande anniversario, nessuno potrà dire che non sia stato celebrato come si conviene...». Il giudice penale alla fine dell’istruttoria ha confermato le violenze, ma ha dovuto prescrivere i reati. La Congregazione ha condannato Karadima «a una vita di preghiera». Nel 2013 si è aperta una causa civile contro l’arcidiocesi di Santiago su cui pendono richieste di risarcimento da parte di quattro vittime pari a 450 milioni di pesos.

Insieme a Pell e ad Errazuriz, nel C9 c’è anche Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore del gruppo e uno dei cardinali più ascoltati dal papa. In pochi sanno che tra il 2003 e il 2004 la porpora ospitò in una delle diocesi sotto il suo arcivescovado di Tegucigalpa, in Honduras, un prete incriminato dalla polizia del Costarica per abusi sessuali. Un latitante, don Enrique Vasquez, braccato dall’Interpol fin dal 1998: dopo una fuga tra Nicaragua, New York, Connecticut e una casa di cura per preti in Messico, don Enrique si rifugerà per qualche mese anche a Guinope, dove diventa parroco di una parrocchia sotto il controllo dell’arcivescovado di Maradiaga. Il reporter Brooks Egerton, racconta che riuscì al tempo ad intervistare il segretario di Maradiaga per il Dallas Morning News, che non negò affatto la presenza del pedofilo, ma minimizzò solo il ruolo pastorale.


L’attuale cardinale, invece, non volle mai rispondere alle sue domande. «Secondo un agente del’Interpol che intervistai, i funzionari della diocesi si resero conto di avere un problema con don Enrique, e così si liberarono di lui», azzarda Egerton. Maradiaga però è uno che non si nasconde, e non hai mai avuto sul tema alcun pelo sulla lingua: un anno prima dell’arrivo di Vasquez nella sua diocesi, in una conferenza pubblica a Roma spiegò che lui, anche di fronte a un sacerdote accusato di pedofilia, sarebbe stato «pronto ad andare in prigione piuttosto che danneggiare uno dei miei preti... Per me sarebbe una tragedia ridurre il ruolo di pastore a quello di poliziotto. Non dobbiamo dimenticare che siamo pastori, e non agenti dell’Fbi o della Cia».

Tra le porpore che hanno fatto strada “Lussuria” racconta anche le contraddizioni di Timothy Dolan, arcivescovo di New York che come capo della Conferenza episcopale statunitense che ha dato l’ok a pagare dal 2007 al 2015 parcelle da ben 2,1 milioni di dollari a favore di importanti società di lobbying con l’obiettivo - ovviamente non dichiarato - di bloccare, o quanto meno modificare, l’approvazione di una proposta di legge dello Stato che prevede l’abolizione della prescrizione per le vittime della pedofilia.

Ma omertà e i silenzi hanno caratterizzato anche il comportamento del cardinale francese Philippe Barbarin e dell’italiano Domenico Calcagno, e fedelissimi di Francesco come monsignor Godfried Danneels, arcivescovo emerito di Bruxelles messo da Bergoglio in cima alla lista dei padri sinodali: possibile che il papa non conoscesse le imbarazzanti intercettazioni (mai pubblicate in Italia) con cui il porporato tentava di proteggere un vescovo lussurioso? È un fatto che documenti originali e testimonianze dimostrano come nell’anno di grazia 2017 il sistema attraverso cui la gerarchia ecclesiastica protegge le mele marce, nonostante qualche blando tentativo di scardinarlo, funziona ancora a pieno regime.



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