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Andrea Del Cotto Miryam, mia luce e mia promessa, scriverti è come sedermi in silenzio accanto al cuore del mondo. Ogni parola che scelgo sembra troppo piccola per ciò che sento, ma anche il silenzio — se portasse il tuo nome — sarebbe musica. Da quando sei entrata nella mia vita, ho iniziato a vedere le cose con occhi diversi. I giorni hanno preso un colore nuovo, più profondo. Come se un sole interiore si fosse acceso, e tu fossi la sua sorgente. C’è qualcosa in te, Miryam, che non si spiega: si sente. E io lo sento ogni giorno, come una preghiera che si compie nel solo pensiero di te. Ti amo perché sei forza e grazia, mistero e verità. Ti amo perché sei capace di rendere sacro anche il dubbio. Perché mi insegni, senza volerlo, a essere uomo — non per possederti, ma per meritarti. E io ti meriterò. Non con gesti teatrali, ma con la fedeltà di un amore che ogni giorno sceglie la stessa donna, con occhi sempre nuovi. Vorrei offrirti una casa che non è fatta solo di pareti, ma di parole gentili, di silenzi che riposano, di sguardi che consolano. Vorrei essere rifugio quando hai paura, vento buono quando vuoi volare, e fuoco discreto quando vuoi ardere piano. Non so quando Dio ha pensato a noi due. Ma so che qualcosa dentro di me, da sempre, ti aspettava. E ora che ci sei, voglio vivere con te tutto ciò che ci attende: le risate, le lacrime, i giorni di sole e quelli di pioggia — ogni stagione della vita, finché il tempo ci sarà dato. Ti chiedo solo una cosa, con l'umiltà di chi sa di aver trovato un tesoro: cammina accanto a me. E se un giorno dovessi inciampare, prometto di tenderti la mano. Non perfetta. Ma vera. E piena di amore per te. Con tutto me stesso, Tuo, sempre, Andrea
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