![Felice [:)]](./images/smilies/UF/icon_smile.gif)
Vedi perché ritengo inutile parlare con te ...?
(Quando uno ha altre convinzioni è inutile il dialogo; si protende per pagine e pagine senza conclusione)
Io è da 34 anni che seguo queste apparizioni, ti pare che non sia informato e che non sia al corrente di tutti gli studi fatti?
E' inutile per chi non vulo capire ... (O PREFERISCE non capire)
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Comunque, tanto per farti un esempio ....
I sei ragazzi veggenti - oggi diventati quarantenni - si sono sottoposti, negli anni, ad ogni tipo di esame specialistico.
Tra le tantissime testimonianze di carattere scientifico abbiamo deciso di pubblicare qui quella del Prof. Giorgio Sanguineti, psichiatra e docente di criminologia presso l'Università di Milano.
E' una testimonianza un po' lunga, ma consiglio di leggerla integralmente, perchè mi sembra piuttosto interessante, avvincente, scritta con piglio neutro, e autorevole:
Questo commento si riferisce alle mie esperienze avute a Medjugorje, in Jugoslavia nei giorni 26, 27 e 28 aprile 1985. I ragazzi e le ragazze «veggenti» da me conosciuti sono stati: Vicka, Marija, Ivanka, Ivan e Jakov.
Sia nell'incontro avuto nella casa di Jakov che in quello successivo avvenuto in canonica, ove i «veggenti» vivono la loro esperienza trascendente, ho cercato di porre in atto il più possibile la mia conoscenza ed esperienza di psichiatra per osservare le circostanze che descriverò in una prospettiva puramente clinica e libera da ogni aspettativa magica o condizionamento emotivo particolare.
Credo di esserci riuscito senza particolari difficoltà. Una prima osservazione che emerge sia dai colloqui avuti separatamente con i ragazzi e le ragazze «veggenti», sia dalla mia osservazione successiva avvenuta prima, durante e dopo la loro «visione», fu quella di non cogliere nella loro mimia, nel loro comportamento o nelle loro parole alcunché di psicopatologico, di tipo delirante, allucinatone od isterico. In una esperienza delirante, sindrome che ben conosco per i numerosi deliri paranoici a sfondo mistico da me osservati in clinica emerge sempre, anche se con modalità diverse, una carica di onnipotenza non necessariamente espressa con clamorosità o fanatismo manifesti ma certe volte con un sottile e compiaciuto silenzio che nasconde la convinzione di un illusorio trionfo di rapporto privilegiato per la trascendenza.
L'idea mistica delirante è inoltre una convinzione costante di questi pazienti che altera una critica normale della realtà inquinandola con modalità interpretative, con pratiche religiose spesso incongrue, irrazionali e stereotipe e sempre accompagnate da malcelata aggressività, da diffidenza e da facile irritabilità e sostenute da un pensiero rigido e unidirezionale. Globalmente il rapporto del delirante con gli altri è alterato, privo di autentica capacità di spontanea comunicazione ed i suoi interessi sono poveri od assenti, in quanto tutto il suo essere ruota attorno al sentimento imperativo ed onnipotente della missione religiosa o del rapporto col soprannaturale. Pur dichiarandosi variamente servi di Dio sembra che questi soggetti, anche in una apparente umiltà, si identifichino con Dio. Se il loro convincimento delirante viene criticato o messo in dubbio reagiscono con irritazione e veemenza non tollerando di essere contraddetti. Il loro sguardo non è mai sereno ma esprime o una situazione emotiva di tensione ansiosa e di aggressività o, nell'estasi del delirio, una fissità devitalizzata che ricorda gli occhi di una bambola. Meno delineato patologicamente può apparire il soggetto che struttura, come difesa o compenso di natura isterica, una convinzione (più o meno ritenuta vera dallo stesso soggetto) di rapporto privilegiato con il trascendente.
In questi casi, la convinzione mistica risulta meno rigida e sistematizzata, spesso incostante e mutevole nei suoi contenuti e facilmente esaltata dalla presenza e partecipazione degli altri. Il soggetto può allora assumere comportamenti clamorosi di fervore mistico con gestualità teatrali. Queste manifestazioni possono insorgere anche se il soggetto è solo ma con il segreto intento di attirare l'attenzione altrui.
Se interrogato sulle sue esperienze mistiche egli cercherà ancora di ottenere il massimo interessamento dell'interlocutore o del pubblico sia con una loquace ridondanza di notizie, sia con un atteggiamento estatico e sognante, sia con rifiuti e silenzi capricciosi.
Egli comunque esprimerà una situazione emotiva incongrua: o gioia suprema, o sofferenza clamorosamente espressa od ancora un distacco un po' «snob» verso l'esperienza mistica (la «belle indifférence» degli isterici).
Quest'ultima certamente pecca, all'opposto, per una eccessiva piattezza emotiva verso l'evento vissuto. Va inoltre ricordato che l'esaltazione mistica di tipo isterico può facilmente essere indotta da un personaggio che il soggetto investe di particolare autorevolezza e che sfrutta la grande suggestionabilità dell'isterico.
Questa suggestionabilità, che è un po' in tutti noi, ma soprattutto in persone immature e particolarmente sensibili a stimolazioni altamente emotive, può allora indurre comportamenti di tipo isterico collettivi in cui, attraverso un reciproco condizionamento, l'intero gruppo cade in un'esaltazione mistica fino alla percezione di esperienze allucinatone collettive.
A questo punto ritengo fondamentale precisare che in tutti i miei contatti con i ragazzi «veggenti» di Medjugorje, non ho mai rilevato, in nessuna occasione, alcun pensiero, sguardo, discorso, atteggiamento o comportamento tra quelli patologici ora da me elencati. Innanzi tutto conviene precisare che i «veggenti» conducono vita normale, integrati nella loro comunità e nelle loro famiglie, che vengono trattati dagli altri (parenti, amici, preti) come se veggenti non fossero e che essi stessi si comportano con le altre persone come se non fossero diversi dagli altri o da loro stessi prima che diventassero «veggenti».
Non esiste pertanto il fenomeno della suggestione collettiva a cui prima accennavo.
Si differenziano dagli altri solo per il tempo dedicato alla pratica religiosa ed alle visioni; ma svolgono questi ruoli con grande naturalezza, senza apparenti fervori né compiacimenti; anzi con una ricerca di discrezione ed un garbato tentativo di sottrarsi, se possibile, all'assillante assalto dei pellegrini. Nella conversazione si dimostrano disponibili al colloquio traendo un vago sforzo di rassegnata pazienza a dover sempre rispondere alle stesse domande ed in queste non sono né appassionati, né reticenti, né esibizionisti.
Risultano invece pacati, tranquilli e gentili. Non cercano di convincere, né vanno oltre quanto è loro chiesto; il loro sorriso non è trionfante, né malizioso, né stereotipo.
La loro mimica esprime solo gentilezza e buona volontà. Certamente non cercano né un pubblico, né ascoltatori; non danno interpretazioni od opinioni personali sulle loro esperienze mistiche; si limitano a riferire i fatti ed a dichiararsi contenti.
Al momento delle «visioni» si raccolgono in una stanza della canonica particolarmente ingombra di oggetti di ogni genere (funge da camera da letto e di studio di un frate).
Su una parete vi sono alcune immagini religiose di scarso risalto. Intendo dire che già l'ambiente in cui si manifestano le «visioni» è privo di quegli elementi decorativi che potrebbero contribuire ad esaltare un particolare sentimento di religiosità. I presenti, oltre ai «veggenti», sono di solito ridotti alla presenza di un solo frate che ho visto pacato, di poche parole, un po' brusco e nemico di ogni sollecitazione al magico ed al soprannaturale.
Altri presenti possono, a volte, essere solo persone ammesse per poter documentare gli eventi, o giudicarli sotto un profilo scientifico; sempre in numero molto ridotto (tre nel mio caso).
Il frate ed i «veggenti» si siedono su degli sgabelli e recitano il rosario con atteggiamento pensoso e raccolto. Improvvisamente, con una sincronicità che stupisce, i ragazzi si alzano e si allineano davanti ad una parete della stanza.
Tutti portano simultaneamente lo sguardo verso l'alto, senza mai guardarsi reciprocamente e i loro occhi sembrano fissare intensamente e molto lontano, diretti a qualcosa che sia fuori dall'ambiente.
Tengono le mani unite in preghiera e alcuni muovono le labbra senza che venga udita la loro voce.
Dopo circa un minuto (nella mia osservazione) essi, con una sincronicità di nuovo sorprendente, esprimono col corpo un fugace tremito e si allontanano tutti insieme.
Il loro sguardo è già tornato ad essere quello di tutti noi. Con piena normalità si dirigono verso un tavolino, senza parlare ed ognuno di loro si impadronisce di una biro e di un quaderno intestato col proprio nome. Allora si siedono e, sempre senza consultarsi, scrivono con rapidità e senza pause il messaggio loro trasmesso nel momento della «visione».
La lunghezza dei testi varia da uno all'altro. Quando hanno terminato depongono il quaderno e la penna e salutano con una rapida stretta di mano per poi uscire dalla stanza, ognuno diretto alle sue incombenze.
So che questa descrizione delle «visioni» è già stata riportata da altri testimoni: mi è parso tuttavia utile descriverla a mia volta dopo aver tracciato il profilo di comportamenti mistici psicopatologici perché il lettore possa, confrontando, rilevare la normalità psichica dei giovani «veggenti».
Qualcosa di non comune, di eccezionale esiste ma risulta strettamente limitato al breve periodo della «visione». Nulla tuttavia autorizza a sostenere che in quella loro esperienza i «veggenti» esprimono un qualsiasi disturbo della loro personalità. Sembrano solo trovarsi in un mondo inaccessibile alla percezione altrui e a loro volta essere usciti dalla nostra sfera percepibile.
http://mysterium.blogosfere.it/post/975 ... ta-su-me-4I VEGGENTI SONO CREDIBILI ?
http://medjugorje.altervista.org/doc/pl ... dibili.phpDi esperimenti scientifici ne sono stati fatti a decine!
Bye!
![Occhiolino [;)]](./images/smilies/UF/icon_smile_wink.gif)