Cita:
Barricades mistérieuses 16 marzo 1633. Un anonimo clavicembalista ci parla di un celebre rondò di Couperin Sol minore. Rondò. Da eseguire vivement. Come altri hanno fatto prima di me e faranno dopo di me, senza porsi inutili problemi. Bravi esecutori. Musicisti precisi, che suonano con monotona efficacia L'Olimpique o L'Insinuante, La Seduisante o Le Bavolet flotant. Ma per me non è così. Io sono un clavicembalista di scuola italiana.
Sono nato a Padova, ho ventinove anni e mi hanno insegnato a essere tanto scrupoloso quanto passionale. E questo rondò, il quinto del Sixième Ordre, genera nel mio spirito una singolarissima attrazione. Devo suonarlo lentamente, perché è un tema semplice, ripetibile.
Né malinconico né allegro né grazioso: ma ipnotico, magico, imperscrutabile. I diversi couplets lo ripetono, in un morbido sol minore, senza evidenti variazioni. Ma, ogni volta che smetti di eseguirlo, devi eseguirlo ancora, perché qualcosa non è andato come doveva, perché un incantesimo ti spinge a suonarlo di nuovo, lentamente, misteriosamente, perché il tema ti chiama, ti vuole, ti cerca ancora.
Non ce la fai a districarti, a liberarti completamente. E poi, quel titolo strano, che non puoi spiegare in nessun modo - Barricades Mistérieuses...
Ma forse una chiave c'è, se ascolti scendere e salire il tema diciotto volte, come un'onda che batte sugli alberi. Ecco, è il movimento dell'onda contro dei tronchi, in una pianura invernale, come se il mare avesse fatto la sua apparizione fra querce e faggeti, in tutta la sua improbabile immensità. L'onda si infrange contro qualcosa di solido, un legno chiaro, forse non sono degli alberi, magari è una palizzata, sono tante travi sottili di legno, fuse insieme - un canneto? -, quasi bianche per i bagliori della neve.
E' un giorno d'inverno. Nel mezzo del bosco semighiacciato l'onda batte contro un sottile fascio di giunchi, un muro di canne. Barricades. Con quel ritmo esatto. Mistérieuses. Il motivo che continua a scendere, a salire, a non fermarsi. Il moto delle onde, a dicembre. Un mare impossibile, apparso prodigiosamente fra i boschi. Una regione fatata, segreta, fiori che non ricordano nessuna stagione normale - e quel suono, lì in mezzo, il lentissimo, ingenuo rondò. Oltre, più nulla. C'è solo quel suono.
Continui a ripetere il tema, cominci a vedere. Onda, legno, neve. Il legno è l'acqua, l'acqua il legno, la neve, tutto dorme, si trasforma, manda echi. Cosa, se non questo, si può vedere, si può sapere, di reale, nelle Barricades Mistérieuses? Ora comincio a suonare. Non vivement. Plus doucement, come è necessario.
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