E questo per quanto attiene agli zodiaci:
"Ma non c’è solo questo in comune alle due dimore; in entrambe gli edifici c’è il richiamo ad un poema epico per eccellenza. Parliamo di Ovidio, e del suo poema Le Metamorfosi, già incontrato nel corso di questo libro quando accennavamo all’androginia di Ermafrodite, e della sua metamorfosi, appunto. Già in questo dovreste trovare lo spunto per accendere una lampadina nella vostra testa. Le metamorfosi (Metamorphoseon libri XV) è il titolo di un poema epico di Publio Ovidio Nasone (43 a.C.-18), incentrato sul fenomeno della metamorfosi. Attraverso l'opera, ultimata poco prima dell'esilio dell'8 d.C., Ovidio ha reso celebri e trasmesso ai posteri numerosissimi storie e racconti mitologici dell'antichità greca e romana. L'opera, composta da più di 12.000 versi, può essere considerata uno dei più imponenti e importanti componimenti epici della letteratura latina. Nel poema, Ovidio raccoglie e rielabora più di 250 miti greci: la narrazione copre un arco temporale che inizia con il Caos (è lo stato primordiale di esistenza da cui emersero gli dei) e che culmina con la morte di Gaio Giulio Cesare e il suo catasterismo. Nel I e nel II libro vengono narrati i miti cosmogonici, il diluvio universale e la rinascita del genere umano ad opera di Deucalione e Pirra. Nello specifico, quando Giove decise di distruggere la stirpe umana, considerata corrotta e ormai abbruttita, con un grande diluvio, decise di risparmiare soltanto i pii Deucalione e Pirra. Costruita un'arca, su consiglio del padre di Deucalione, i due navigarono per 9 giorni fino ad approdare sulle montagne della Tessaglia (l’ennesima riproposizione del mitico Noè!). Poi l'autore inizia a narrare le storie metamorfiche, che parlano, il più delle volte, dell'amore di un dio nei confronti di una mortale o di una ninfa (Apollo e Dafne, Zeus ed Io, Zeus ed Europa sono tra le vicende più celebri). Queste non sono però le uniche tipologie di storie presenti nei primi due libri: si veda, a questo proposito, il mito di Fetonte, il giovane figlio del dio Elio, che morì nel tentativo di guidare il cocchio del padre. Il III libro riporta i miti riguardanti la nascita dell'era degli eroi. I protagonisti di questi racconti sono gli eroi tebani (tra questi i più famosi sono Cadmo e i suoi discendenti). Le vicende degli dèi non scompaiono in questo libro, ma hanno un ruolo marginale (si vedano le vicende di Artemide ed Atteone e di Zeus e Semele). Gli dèi ritornano ad avere un ruolo centrale, anche se saranno presenti ancora miti riguardanti gli eroi, nel IV, V e VI libro. Gli episodi più conosciuti sono il ratto di Proserpina da parte di Ade, la sfida musicale tra Apollo e Marsia, le avventure di Dioniso, le imprese di Perseo e la sfida canora tra le Muse e le Piche. Le avventure degli argonauti e di Medea sono l'argomento principale del VII libro, mentre nel libro VIII sono presenti le avventure del giovane Minosse e di Scilla, la storia d'amore tra Teseo e Arianna, l'uccisione del Minotauro e le tragica storia di Dedalo ed Icaro (torna il labirinto...). I libri IX e X hanno come protagonisti, rispettivamente, Ercole ed Orfeo, quest'ultimo canterà diversi miti che hanno come protagonisti eroi antecedenti al leggendario cantore, tra questi non si può non citare quello di Pigmalione. L'XI e il XII libro sono dedicati agli anni della guerra di Troia, ma ci sono anche miti che o sono legati ai protagonisti di questa guerra, l'incontro tra Peleo e Tetide, o miti che venivano raccontati duranti i banchetti serali, la centauromachia e Ceneo narrati da Nestore. Concatenati a quelli precedenti sono il libro XIII e il XIV che hanno come protagonista l'eroe troiano Enea. L'ultimo libro, il XV, viene introdotto da un ampissimo sermone rivolto da Pitagora al re Numa Pompilio. In questo discorso il filosofo illustra la teoria della metempsicosi. Il libro si conclude con le avventure dei discendenti di Enea: rievocando la storia di Roma, culminando con la divinizzazione di Giulio Cesare e una celebrazione di Augusto. Le metamorfosi possiedono una struttura ipotattica: l'autore, consapevole della sua bravura, articola i periodi attraverso l'utilizzo di molte proposizioni subordinate. Ne deriva una struttura articolata e sfarzosa in cui l'autore predilige aggiungere piuttosto che eliminare: abbondano, ad esempio, gli aggettivi che ricorrono nelle descrizioni dei personaggi. Tutti gli episodi cantati nel poema hanno come origine una delle cinque grandi forze motrici del mondo antico: Amore, Ira, Invidia, Paura e Sete di conoscenza; non esistono azioni, né di dèi né di uomini, non riconducibili a questi motori invisibili. I racconti delle metamorfosi presentano una struttura fissa; sono quattro le tipologie di miti presenti: - la prima narra l'attrazione di un dio o di un uomo nei confronti di una donna, mortale o divina (normalmente il racconto si conclude o con l'appagamento del desiderio sessuale del protagonista o con la fuga, a volte possibile solo con la trasformazione della donna); - la seconda presenta un capovolgimento delle parti: è la donna che si innamora di un uomo; questo amore non si affievolisce con la consumazione di un atto sessuale, ma continua a perdurare nel tempo, procurando dei grandi cambiamenti nei luoghi dove vivono le innamorate (così, ad esempio, per Arianna e Teseo, Medea e Giasone, Scilla e Minosse); - la terza concerne storie di uomini che hanno osato sfidare gli dèi - Apollo e Marsia, Atena e Aracne (questi racconti finiscono sempre con la vittoria del dio e con la morte o con la punizione degli uomini o delle donne che hanno sfidato la divinità); - la quarta è concentrata sul duello: due personaggi, spesso due mortali, si sfidano in un duello mortale che si conclude con la morte di uno dei due combattenti (Achille e Cigno, Perseo e Fineo). Nei primi dieci libri i miti vengono raccontati senza rispettare un preciso ordine cronologico, molte volte Ovidio utilizza i suoi personaggi per raccontare miti che sono antecedenti al periodo in cui vivono i protagonisti, Orfeo, Nestore dopo la morte di Cigno, sono solo alcuni degli svariati episodi in cui l'autore utilizza questo espediente. Dopo il decimo libro, con la trattazione della guerra di Troia, le storie iniziano ad essere raccontate con una successione cronologica ben scandita. La scelta non è casuale: con Omero i miti, che prima erano confusamente tramandati per via orale, vengono riordinati e scritti per la prima volta, allo stesso modo Ovidio inizia a raccontare i miti con una scansione temporale ordinata solo dopo aver trattato i racconti che furono cantati dal sommo poeta greco. Perché è così importante Ovidio in relazione a palazzo Besta in Teglio ed al castello di Caprarola? Nell'iconografia celeste, fino ai primi anni del diciassettesimo secolo, alla costellazione del fiume Eridano viene associata la figura di Fetonte, con evidente richiamo al mito ricordato da Ovidio nelle Metamorfosi. Fetonte è generalmente rappresentato dalla figura di un giovane ma in alcuni casi assume sembianze femminili. Nelle rappresentazioni più antiche, in particolare in quella di Geruvigus, ma anche in alcune copie delle aratee del Cinquecento, Fetonte assume le sembianze di un vecchio. Con i nuovi atlanti e le relative mappe del Seicento la sua figura scomparirà definitivamente dal cielo".
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