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MessaggioInviato: 25/07/2011, 13:24 
Il tuo ribadire non rende il concetto vero, puoi farlo quando e quante volte vuoi. [:o)]

Le opere d'arte commissionate dalla chiesa non erano atte ad attrarre più persone ai luoghi di culto, e conseguentemente ricevere più elemosine (testamenti..)?

Le opere d'arte commissionate dai mecenati non erano atte ad aumentare la fama della propria famiglia, e di conseguenza l'onore, la fiducia nei loro confronti e quindi protezione, denaro.. ?

Rileggiti un po' la storia di Lorenzo il Magnifico. E' tutto proporzionato ai tempi, ma almeno oggi l'arte puoi autofinanziarla, e prima le persone erano molto più influenzabili.
Forse a confondervi è la valuta della moneta, credete che prima la spesa per le opere d'arte fosse minore? Non avete idea di quanto fosse ricca l'élite di allora, altro che berlusca..


Ultima modifica di Lawliet il 25/07/2011, 13:28, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 25/07/2011, 13:50 
Il mio ribadire è finalizzato a sottolineare che è nella storia recente che si colloca ciò a cui mi sto riferendo e che tu continui a perdere di vista [:)]

Il fatto che tu mi porti gli esempi che hai fatto, dimostra quanto tu insista a parlare di qualcosa che ha poco a che vedere con l'argomento su cui ho proposto la riflessione.
Io parlo di new economy, della bolla speculativa che è un fenomeno di questo decennio, dell'arte che diventa bene di rifugio e che finisce per avere valore per i suoi aspetti mercantili più che per i suoi tratti estetici, culturali, storici...Il fatto che oggi le leggi di mercato premino gli artisti più vendibili invece di quelli più dotati è figlio di mentalità che l'esatto opposto del mecenatismo che tu citi.
Onestamente non vedo come si possa fare questa correlazione con il passato. Non è che forse sarebbe necessario smettere di presumere e leggersi un po' di cronaca contemporanea?
[:D] [:D]



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MessaggioInviato: 25/07/2011, 14:01 
La tattica di accusare gli altri di non essere sufficientemente informati risulta spesso vincente, blisseno? [:D]

La storia contemporanea presenta un'unica differenza, il mercato globale. Nel quale ovviamente risulta più facile comprare e rivendere. Ma il valore delle opere d'arte è sempre stato compromesso.. prima a definirle tale era un mecenate, che poi decideva di venderle ad un prezzo da lui ristabilito.. oggi invece sono un gruppo di persone che fiutano la valuta economica in base alla loro conoscenza del piacere comune (magari plagiato a piacimento). Tra l'altro prima gli artisti venivano pagati molto di meno e non potevano autofinanziarsi, ora quantomeno hanno qualche vantaggio in più. Ciò che tu chiami "tratto estetico, culturale, storico" era prima valutato solo e soltanto dal mecenate, non di certo dal piacere generale della gente comune (come avviene oggi), e questa è una enorme conquista. L'artista più dotato è l'artista che gode di un apprezzamento maggiore, non chi tu credi sia dotato. Se non vende, non è un artista dotato. Almeno non lo è per valori oggettivi.

Gli artisti del passato che tu oggi consideri dotati, sono infatti artisti scelti da vari mecenati in base al loro gusto. In un certo senso anche il tuo canone di bellezza è stato plagiato dal passato.
Magari, per i tuoi valori di bellezza, ce ne sarebbero stati altri 100 di artisti più dotati di Michelangelo, che non hanno mai visto la luce della fama, per il disinteresse di qualche Lorenzo.


Ultima modifica di Lawliet il 25/07/2011, 14:10, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 25/07/2011, 14:48 
Gli artisti di una volta rispondevano sì al richiamo dei mecenati, dei principi, papi ecc...ma se guardi bene, molte opere non ritraggono soltanto il personaggio, ma l'artista sa prenderlo per i fondelli e trasporre il suo pensiero...e rendere l'opera significante indipendentemente dal personaggio ritratto.
Vedi Leonardo, Piero della Francesca, Lippi, Verrocchio ecc...........
Se poi c'è chi non sa leggere fra le righe non è certo colpa dell'artista.

Di tutte le migliaia di dipinti che celebrano i mecenati dell'epoca, pochissimi sono diventati famosi e sono apprezzati ancora oggi. Questo perchè non sono solo semplici ritratti e basta.

C'è un'enorme differenza fra opera pittorica e opera artistica!!!
Porca miseria, chiamiamo "pittore" pure quello che ci viene ad imbiancare il muro!!


Ultima modifica di kore il 25/07/2011, 15:09, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 25/07/2011, 14:51 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

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Dalì


Blissssssssss ma dove l'hai scovato??? E' meraviglioso!!!!!!Di questo autore si conoscono molte cosette e non capisco perchè. Grande!!



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MessaggioInviato: 25/07/2011, 14:58 
Cita:
Sheenky ha scritto:

Cita:
kore ha scritto:

L'arte classica era piena di significati, non era solo copia della realtà...
Come questa...anche se la testa forse non è sua, il significato non cambia.
Immagine:
Immagine
44,04 KB

A voi cosa fa pensare?

Ma adesso devo andare....vi leggo dopo!
Buona continuazione! [:)]


A me fa pensare che deve essersi beccato una scheggia di qualcosa sul piede [:246]
Insultatemi pure ora [:2]


Si, si è beccato una spina sul piede, ma perchè scolpire un ragazzo che si toglie una spina?Che interesse può avere?
La grandezza sta nel resto.
L'arte classica celebrava la giovinezza, il pieno vigore fisico, la forza che sta oltre che nel corpo anche nella mente.
Per essere breve,questo è un ragazzo, giovane, che probabilmente diverrà un guerriero, un grande uomo o un grande atleta... che però è stato fermato da una piccolissima spina su un piede!E' come la metafora del leone con la spina su una zampa....

Le opere classiche,quelle grandi però, perchè anche allora c'erano artisti e artigiani come oggi, racchiudono anch'esse dei grandi significati se si sanno leggere....


Ultima modifica di kore il 25/07/2011, 15:10, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 25/07/2011, 21:58 
Cita:
kore ha scritto:

Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

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Dalì


Blissssssssss ma dove l'hai scovato??? E' meraviglioso!!!!!!Di questo autore si conoscono molte cosette e non capisco perchè. Grande!!


L'uovo-sole di Dalì. Meraviglioso si, qui è il simbolo stesso che diventa arte ^_^.



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MessaggioInviato: 25/07/2011, 22:23 
L'uovo come la cellula, come primo e misterioso elemento della vita, che diviene Sole e acqua a loro volta fonti di vita...non lo conoscevo questo quadro, molto bello!


Ultima modifica di kore il 25/07/2011, 22:23, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 25/07/2011, 22:47 
Cita:
Lawliet ha scritto:

La tattica di accusare gli altri di non essere sufficientemente informati risulta spesso vincente, blisseno? [:D]

La storia contemporanea presenta un'unica differenza, il mercato globale. Nel quale ovviamente risulta più facile comprare e rivendere. Ma il valore delle opere d'arte è sempre stato compromesso.. prima a definirle tale era un mecenate, che poi decideva di venderle ad un prezzo da lui ristabilito.. oggi invece sono un gruppo di persone che fiutano la valuta economica in base alla loro conoscenza del piacere comune (magari plagiato a piacimento). Tra l'altro prima gli artisti venivano pagati molto di meno e non potevano autofinanziarsi, ora quantomeno hanno qualche vantaggio in più. Ciò che tu chiami "tratto estetico, culturale, storico" era prima valutato solo e soltanto dal mecenate, non di certo dal piacere generale della gente comune (come avviene oggi), e questa è una enorme conquista. L'artista più dotato è l'artista che gode di un apprezzamento maggiore, non chi tu credi sia dotato. Se non vende, non è un artista dotato. Almeno non lo è per valori oggettivi.

Gli artisti del passato che tu oggi consideri dotati, sono infatti artisti scelti da vari mecenati in base al loro gusto. In un certo senso anche il tuo canone di bellezza è stato plagiato dal passato.
Magari, per i tuoi valori di bellezza, ce ne sarebbero stati altri 100 di artisti più dotati di Michelangelo, che non hanno mai visto la luce della fama, per il disinteresse di qualche Lorenzo.


MA non prenderla come un accusa, piuttosto come ad invito ad informarti su un aspetto della questione, che perdonami l'insistenza, continua a risultarti fuori fuoco. La differenza tra il mecenatismo di ieri e il "mercantilismo" di oggi è abissale. Non vale nemmeno la pena stare qui ad elencarne le differenze, ne ad argomentare attorno a questioni improponibili tipo se sia migliore l'arte di una volta o quella di oggi.


Cita:
L'artista più dotato è l'artista che gode di un apprezzamento maggiore, non chi tu credi sia dotato. Se non vende, non è un artista dotato. Almeno non lo è per valori oggettivi.


Ecco cosa intendo quando dico che non conosci come funziona oggi il mondo dell'arte. Hai letto i link che ti ho passato?
Semplicemente le cose non stanno come dici qui sopra. Noi non fruiamo liberamente dell'arte.
Tanto per cominciare oggi quasi tutti i giochi si consumano all'interno delle case d'aste ( un po' meno nei mercati d'arte), solo sono loro che determinano il gusto, affossano o promuovono, decidono quello che può piacere al compratore e che determinano le quotazioni di un'artista non in base al talento, ma alla vendibilità delle sue opere. Qualsiasi cosa che tu potrai ammirare, sarà stata una casa d'aste a sceglierlo per te. Il fatto che il talento possa coincidere con la vendibilità, non è assolutamente una cosa scontata. Le quotazioni salgono in base alle leggi della domanda e dell'offerta e queste a loro volta dipendono da una serie di fattori in cui probabilmente conta di più avere le amicizie giuste al momento giusto, piuttosto che avere una buona mano...Non è un caso che alcuni abbiano notato che oggi l'andamento del mercato dell'arte sembra in qualche modo seguire le fluttuazioni di borsa.
Qual'è il rischio che si corre quando l'arte perde il suo valore intrinseco per diventare pura speculazione finanziaria? Si, si tratta una domanda che in fondo è anche una risposta. Questo sta succedendo oggi e non è vero che sia mai successo prima. E' un fenomeno dei nostri giorni, non lo si può collocare storicamente altrove.




Da un analoga discussione su affaritaliani.it
http://affaritaliani.libero.it/culturas ... refresh_ce

Cita:
La filosofa Carola Barbero, esperta di estetica e linguaggi dell'arte, in terviene nel dibattito sulla casta dell'arte:


Bell'articolo, anche se, in un certo senso, "scopre l'acqua calda". M.A. Filippi dice "Sgarbi, senza volerlo, ha consegnato su un piatto d'argento la dimostrazione che nella dittatoriale e stitica cupola dell'arte contemporanea, non si può agire in modo solitario. Non si possono infrangere le regole non scritte dei grandi burattinai", e certo, ma sarebbe ingenuo aspettarsi qualcosa di diverso. Il mondo dell'arte (per usare una terminologia di A.C. Danto), ora funziona così, non c'è niente da fare. "Con buona pace di Sgarbi, noi italiani siamo molto meno lobotomizzati dello stuolo di artisti che bazzica la Biennale, alcuni dei quali affastellati negli stand da libreria del suo Padiglione, per tacere di quelli disseminati tra Giardini, Arsenali e Paraspazi": ma qui non si tratta tanto di essere lobotomizzati, quanto piuttosto di capire quali sono le regole del gioco. L'arte, di questi tempi, funziona così, e se vogliamo - come peraltro è non solo legittimo ma anche auspicabile - cambiare qualcosa dobbiamo farlo agendo dall'interno, altrimenti rischiamo di non ottenere nulla, se non un "ruttino digestivo". "E allora, cosa significa, oggi, fare l'artista? L'arte ha ancora una sua funzione catartica? Un senso? Gli artisti torneranno a mostrare quel che oggi non hanno il coraggio di dire? Se, come dice Sgarbi, ogni presente è presentabile e ognuno, nella grande infermeria dell'arte, ha i suoi curati, chiarisca una volta per tutte chi è il medico e chi il paziente". Gran finale: tutte queste domande e queste aspettative fanno capire perché, nonostante le delusioni, la chiusura del mondo dell'arte e i curatori che non fanno ciò che dovrebbero fare, continuiamo ad andare alle mostre, ad indignarci quando è il caso, e a commentare soddisfatti quando l'arte riesce ad arrivare a noi.



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MessaggioInviato: 25/07/2011, 23:02 
http://www.giudecca795.com/ita/artisti/Cholla-Chambers/

Cholla il cavallo è considerato fra i quattro animali-artisti più quotati al mondo, dopo il celebre scimpanzè Congo, il Jack Russel Terrier Tillie, e vari gruppi di elefanti. Fra il 1959 e il 1969 Congo, le cui opere vengono spesso battute all’asta con altre di autori contemporanei come Andy Warol, fu il primo. Seguito dall’etologo Desmond Morris che intendeva studiare i comportamenti degli animali, l’animale che condivide con l’uomo il 97% del suo DNA, è risultato molto prolifico e con un particolare senso del colore e della composizione pur nella casualità. Stupì Picasso e Dalì e Mirò volle avere un suo lavoro, proponendo uno scambio merce con uno proprio. Le opere realizzate dagli elefanti, adoperando il pennello con la proboscide, sono battute in asta da Christie’s, esposte al Museum of Contemporary art di Sidney e alla Biennale di Venezia. (nota del gallerista: per gli elefanti si tratta in realtà di animali ammaestrati a riprodurre il gesto: situazione molto diversa per Cholla, e anche per questo fonte di stupore). Com'è noto l’astrattismo considerava il segno e la relazione fra i segni, come ciò che doveva creare un legame intenso e diretto con lo spettatore a livello emotivo, mentre Pollock non credeva al caso e sapeva esattamente quale era la risultante del suo gesto in una danza calibrata fra controllabile ed incontrollabile. Nel caso di Cholla, è tutto basato sul gesto casuale, però è vero che tali pennellate segnano dei percorsi decodificabili con gli stessi strumenti sensibili assimilati dalla lezione delle note avanguardie. Inconsapevolezza animale che si contrappone alla consapevolezza umana storicizzata in famose lezioni del passato, a monito di ciò a cui stiamo andando incontro in molteplici direzioni. L’arte è emozione: osservando un’opera di Cholla con la consapevolezza che si tratti di un’opera animale, casuale e naturale, provoca sicuramente una reazione, non diversamente da quando questa è generata con consapevolezza dell’autore. Ciò che non serve, nelle opere di Cholla, è la ricerca obbligata di una figura o di un tema, da parte di chi osserva. Inoltre – a differenza delle opere post-astrattiste o post-informali, non si può nemmeno parlare di trasmissione di messaggio emotivo da parte dell’autore. L’opera va considerata semplicemente in funzione dell’azione, che porta al compimento di un lavoro fisico che resta nel tempo come portatore di emozioni che né cavallo né uomo mai potranno controllare fino in fondo.

Viviana Siviero Presidentessa Giuria Sezione Pittura Critico e curatore indipendente.



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MessaggioInviato: 25/07/2011, 23:47 
Una breve panoramica sul Sistema dell'arte contemporanea



18 dicembre '06 - Libri

“Il sistema dell’arte contemporanea”
Francesco Poli
Edizioni Laterza, Bari (2004)
XI + 205 pp., 10 €
http://www.sindromedistendhal.com/LaLente/Libri.htm

In un volumetto agevole e chiaro Francesco Poli(Torino, 1949) tenta un primo approccio al complesso sistema dell’arte contemporanea in modo divulgativo e diretto soprattutto ai non addetti ai lavori, non rinunciando però alla precisione e alla completezza. L’indagine di Poli vuole fare un rapido ma sistematico punto della situazione su una struttura molto articolata di cui fanno parte un numero sempre crescente di protagonisti. Una prospettiva sociologica sul mondo dell’arte, secondo la quale l’opera d’arte è il risultato dell’interconnessione e dell’azione di diversi agenti, tra i quali si colloca anche l’artista stesso che Poli posizione provocatoriamente nell’ultimo capitolo del libro.

Con l’espressione sistema dell’arte ci si riferisce quindi soprattutto al mercato e alla circolazione delle opere d’arte, un aspetto fondamentale in tutti i tempi per la comprensione dell’arte. L’arte è sempre stata, ci dice Poli, un prodotto allo stesso tempo culturale ed economico. Ovviamente le cose sono cambiate molto nel corso dei secoli, soprattutto a patire dall’Ottocento e dalla stagione impressionista. Poli ripercorre velocemente la storia del mercato dell’arte negli ultimi cento-centocinquant’anni. Gli impressionisti non solo sovvertirono con forza il linguaggio e i soggetti dell’opera d’arte, gli aspetti innovativi di questo movimento non sono solamente estetici. Essi infatti diedero vita a un nuovo sistema commerciale e nuove figure di mercanti che trovano il loro capostipite in Paul Durand Ruel (1831-1922) e successivamente in Ambrosie Vollard (1867-1939) (1), e Daniel H. Kahnweiler (1884-1979). Sarà solo qualche decennio dopo che il mercato dell’arte d’avanguardia potrà competere con quello tradizionale, con il successo di una importante asta a Parigi (2 marzo 1914). Da questo momento la commercializzazione di opere contemporanee diviene molto redditizia e il loro possesso ambito anche dai collezionisti più importanti. Il successo e il riconoscimento economico ha come conseguenza la neutralizzazione e l’imborghesimento delle tensioni più vitali delle ricerche d’avanguardia.

A partire dagli anni Venti nuovi correnti e movimenti artistici si scaglieranno contro il mercato e contro la mercificazione dell’arte (i dadaisti e i surrealisti in testa). Superata la crisi degli anni Trenta (conseguenza della Grande Depressione) il mercato dell’arte contemporanea conosce la sua consacrazione nel secondo dopoguerra, soprattutto nella nuova capitale dell’arte: New York. Nel giro di pochi anni la città americana diventa non solo il punto di convogliamento per molti artisti fuggiti dalla Germania nazista e poi dall’Europa infiammata dalla guerra, ma anche la sede di importantissimi musei e il centro del mercato dell’arte. Le gallerie private si moltiplicano, soprattutto nei quartieri di Soho e Chelsea. Negli anni Ottanta si assiste ad un nuovo clamoroso boom economico dell’arte contemporanea ma la successiva crisi nell’ultimo decennio del secolo ha evidenziato la contraddizioni e i malesseri di questo mercato. La tendenza dominante infatti è quella della rapida ascesa di nomi nuovi e artisti giovani che in pochissimi anni riescono a sfondare raggiungendo quotazioni altissime e le sale dei maggiori musei. Questo fenomeno è la testimonianza secondo Poli di un sistema drogato, dove l’euforia speculativa, sollecitata da una moda culturale gonfiata dai media, è arrivata a determinare la storicizzazione istantanea delle nuove star. Il risultato è che le dinamiche economiche non sono più il riflesso di tendenze culturali (semmai della moda del momento), ma è la produzione artistica stessa che riflette le esigenze del mercato.

Il dibattito relativo all’arte considerata come un prodotto, come una merce che in quanto tale può rientrare nelle logiche del mercato è da sempre molto forte. Francesco Poli evidenzia che ciò deriva dal fatto che l’opera d’arte affianca alla funziona estetica (quella che la rende un’opera d’arte) altre funzioni extraestetiche, di tipo sociale, ideologico ed anche economico. Considerata in questa prospettiva, l’opera d’arte si dimostra comunque un prodotto del tutto particolare, al quale importanti economisti hanno rivolto la loro attenzione.

Se ciò che caratterizza il mercato dell’arte antica è un connubio tra l’unicità dell’opera, la sua desiderabilità e il potere d’acquisto dei possibili acquirenti, per l’arte contemporanea il primo di questi fattori è il risultato di attente strategie da parte dell’artista prima e successivamente dei suoi mercanti o galleristi. Il valore economico di un’opera è determinato oltre che da un’adeguata gestione dell’offerta, dall’analisi di una serie di fattori che, per le espressioni artistiche tradizionali, sono rimasti invariati da secoli. Vi è quindi una gerarchia nella scelta della tecnica (che va dall’olio su tela ai lavori grafici) e relativa alla dimensione delle opere (tanto che i lavori degli artisti alle prime armi sono venduti praticamente a centimetro quadrato). Per quanto riguarda invece le nuove forme d’espressione, come la videoarte, le performance, le installazioni o operazioni di Land art, non esistono parametri precisi. Spesso ciò che viene commercializzato è un filmato dell’opera, o una foto, o il progetto il cui valore è determinato dal numero di copie esistenti.

Ciò che è certo, sottolinea Poli, è che il rapporto tra livello di qualità e livello delle quotazioni non è affatto automatico e consequenziale. Quest’ultimo infatti è determinato dal potere delle strutture mercantili e museali di promozione e distribuzione che stanno dietro a ciascun artista. Queste sono oggetto d’indagine della seconda parte del libro. Esiste un gran numero di operatori nel sistema dell’arte tanto che, sostiene Poli, sarebbe più corretto parlare di differenti e separati mercati dell’arte, più che di un’unica struttura a più voci. A ciò si aggiunge che le gallerie, i mercanti, le case d’asta a loro volta sono molto diversificate e disomogenee. Poli cerca di descrivere brevemente la storia e la funzione di questi agenti a vari livelli nel sistema dell’arte. A volte il risultato è un lungo elenco, che pur limitandosi a raggruppare alcuni nomi importanti, è comunque una formula utile per orientarci in questo complesso mondo e capire quali sono gli agenti veramente importanti tra i nomi legati all’arte.

Per quanto riguarda le gallerie si va dalle gallerie storiche e molto influenti sul mercato a livello mondiale a gallerie che hanno rilievo soltanto locale, da quelle che si occupano di artisti giovani e scommettono sulla novità a gallerie che invece commercializzano solo nomi affermati. Altre gallerie si fanno carico di entrambe queste politiche, spesso allo scopo di permettersi, tramite i sicuri incassi provenienti dalla vendita di opere di artisti affermati, la sperimentazione e il sostengo dei nuovi nomi. Esistono poi delle gallerie la cui attività si limita a personali che gli artisti stessi hanno pagato per ottenere visibilità, operazioni che hanno scarso rilievo da un punto di vista economico e ancor più commerciale.

Anche tra i mercanti d’arte si riflette la separazione tra chi si limita alla reiterazione del già affermato e chi scommette sull’innovazione, proseguendo sulla strada inaugurata dai mercanti storici citati più sopra. Anche se spesso questi mercanti innovatori sono tra i principali protagonisti del circolo vizioso e drogato che porta alla rapida affermazione di giovani artisti e all’altrettanto rapida caduta, denunciato da Poli in più parti del libro.

Le case d’asta hanno cominciato a puntare in modo consistente sull’arte contemporanea soprattutto durante il boom degli anni Ottanta. Sotheby’s e Christie’s sono i due operatori principali che registrano un giro d’affari nell’arte contemporanea per centinaia di milioni di dollari all’anno.
Poli si sofferma poi sul relativamente recente fenomeno delle fiere d’arte. Nate negli anni Settanta in Germania, si sono presto diffuse in tutto il mondo. Anche in Italia se ne contano molte. La più importante, per numero di gallerie che vi espongono e giro d’affari, è Arte Fiera di Bologna, a cui nel corso degli anni si sono aggiunte ART(VERONA, ARTISSIMA a Torino, e Kunstarte a Bolzano solo per citarne alcune. Si tratta del trionfo esplicito della dimensione commerciale, anche se negli ultimi anni è iniziata una ricerca di nobilitazione culturale, con l’organizzazione di mostre collaterali, convegni e dibattiti.

A un secondo livello si pongono poi i collezionisti, dei quali Poli cerca di distinguere le diverse tipologie. Una distinzione che si basa sulle diverse motivazioni che spingono a collezionare (dal prestigio, all’investimento economico, fino al sincero piacere di possedere un’opera d’arte e poterne godere in modo diretto) e sull’importanza e l’influenza che i collezionisti hanno sul mondo dell’arte e la quotazione di singoli artisti (l’inglese Chakles Saatchi, ad esempio, può fare il bello e il cattivo tempo nel mercato dell’arte contemporanea).

Negli ultimi anni la funzione dei musei d’arte contemporanea è molto cambiata. Sono diventati protagonisti del sistema dell’arte, annullato il tradizionale scarto temporale tra la creazione dell’opera e il suo ingresso in un museo. Le scelte di un direttore di museo incido sia sul piano culturale che su quello del mercato. Egli assembla in sé la funzione di collezionista, gallerista, critico e mercante dato che, negli Stati Uniti ad esempio, un museo può vendere le proprie opere. Una delle conseguenze della crescita d’importanza dei direttori di musei è la speculare perdita di influenza della critica. Poli definisce le diverse figure di critico d’arte esistenti, dedicando una particolare attenzione a i critici a tempo pieno che lavorano nel campo dell’informazione. Essi sono attivi soprattutto sulle riviste di settore, che spesso però si limitano a seguire le mode del momento, proponendo i grandi temi di richiamo popolare. Molte riviste hanno così un notevole successo di vendita, ma un ruolo culturale molto limitato. Spesso anche per quanto riguarda le mostre e gli artisti segnalati delle più importanti riviste, ci si trova nel mezzo di un circolo vizioso. Viene dato infatti spazio alle gallerie e ai musei che sostengono la rivista stessa pubblicando molta pubblicità a pagamento sulle sue pagine. Sono poche quindi le riviste che hanno la forza di resistere e svilupparsi, incidendo con continuità nel dibattito artistico. Tra queste Poli segnala l’italiana “Flash Art” che nelle sue due edizioni, nazionale e internazionale, dagli anni Sessanta è un irrinunciabile punto di riferimento per tutto il sistema dell’arte contemporanea.

Francesco Poli, professore all’Accademia di Brera, all’Università di Torino e a Paris St-Denis, ha scritto questo libro nel 2004. nonostante la velocità con cui si muove il mondo dell’art contemporanea, si tratta di un lavoro molto aggiornato. Forse l’unico cambiamento consistente è una ripresa completa dalla crisi del mercato degli anni Novanta. Non accennano invece a tramontare le contraddizioni e le speculazioni denunciate da Poli. Anzi le altissime quotazioni raggiunte da artisti molto giovani fanno sospettare ad alcuni addirittura loschi giri di riciclaggio dietro alcune vendite all’asta. Altri invece sono sicuri che prima o poi crollerà anche la copertura di questo sistema viziato, come è successo per il calciopoli, vallettopoli, ecc…

Nella complessità della questione questo libro è utile per i fecondi spunti di riflessione che ci offre e nel suo puntuale richiamo di importanti saggi sui diversi argomenti trattati. “Il sistema dell’arte contemporanea” può essere inoltre arma di difesa davanti alla costante offerta di arte e al gran parlare di arte che ci circonda. Utile per comprendere la logica sottesa ad alcune mostre che hanno grande risonanza sui media, oppure per capire il significato delle quotazioni astronomiche raggiunte da artisti viventi che, a loro volta, fanno tanto clamore.

Tommaso Martini tommasomartini@lalente.net

(1) Attualmente il Metropolitan Museum di New York ospita la grande mostra “Cézanne to Ricasso: Ambrosie Vollard, Patron of the Avant-Garde” (aperta fino al 7 gennaio 2007). Un percorso attraverso le opere più importanti e famose vendute, commissionate, collezionate da Vollard, che testimoniano il coraggio e la modernità del mercante che promosse artisti allora invisi alla critica e al mercato ufficiale a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento fino alla vigilia del secondo conflitto mondiale.



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articles: La più giovane artista del mondo!
I sogni ed i giochi del talento o della speculazione?
Lorenzo Paci
http://www.equilibriarte.net/articles/8 ... -del-mondo!


é stata già definita "la reincarnazione di Jackson Pollock", Aelita Andre, vive a Melbourne ed è considerata un talento artistico fuori dal comune.
... Ah, per la cronaca, Aelita ha solo 4 anni!

La bambina australiana di origine russa è la più giovane artista professionista al mondo. Il 4 giugno aprirà la mostra The prodigy in Color presso la Agora Gallery di Chelsea, la terza nella carriera dell’artista, con oltre 250 tele di grandi dimensioni.

Di mostre e partecipazioni ad oggi la giovane pittrice ne ha annoverate più di 50 negli ultimi 2 anni, i dipinti Aelita sono infatti presenti in collezioni di Europa, Asia ed Australia.
Sulla sua arte scrivono ed hanno già scritto critici e curatori d'arte di mezzo mondo: "sprigiona una potenza pura e sfrenata, abbandonando nella sensibilità degli spettatori un’impressione maestosa di disorientamento"

Chiaramente Aelita è stata stimolata dall’ambiente artistico di casa (entrambi i genitori sono artisti), ma nella sua pratica non c’è nulla di forzato, nulla di non naturale. Aelita dipinge con la stessa spontaneità con cui gli altri bimbi della sua età giocano, e nel suo "giocare" con i colori e la tela, gli addetti ai lavori sembrano aver colto un talento artistico fuori dal comune.

Tutto cominciò quando la madre, anch’essa pittrice, impressionata dal lavoro della figlia, decise di mostrare qualche tela al curatore che si stava occupando di una sua mostra. Senza esitazioni l’uomo decise di includere anche la figlia nell’esibizione. Ad appena due anni Aelita ha partecipato alla sua prima mostra personale presso la galleria Bsg di Melbourne. Nello stesso anno a Hong Kong ha esposto la sua seconda personale inaugurata con un happening in cui la giovanissima artista ha dipinto per oltre un’ora dinnanzi ai rappresentati dei media cinesi e del resto del mondo.

I sogni ed i giochi, che spesso entrano a far direttamente parte delle sue opere, arricchite infatti da oggetti come giocattoli o piume di uccelli, sembrano essere la fonte inesauribile di ispirazione di quel coloratissimo universo che l’artista crea con le sue tele.
Il risultato è però quello di un pittore maturo, che sa già calibrare le composizioni delle proprie opere, con equilibrio e bravura ed ha acquisito negli anni (...pochi) tecnica e gestualità di una vera professionista.
Il modo in cui dipinge ed usa il pennello, è infatti incensato dai critici di tutto il mondo e le opere della nuova enfant prodige dell'arte vendute per cifre comprese fra i 300 e i 2000 dollari.

Quanto c'è di arte in tutto questo? Quanto c'è di speculazione? Quanto di pubblicità?

Quello che piace è l'immagine di questo sogno incantato, di questa favola surreale, dell'idea forse romantica del talento puro. Quello che invece lascia un retrogusto amaro, la sensazione di quello che potrebbe esserci dietro, della commercializzazione di tutto, anche del gioco di una bambina.

Voi da che parte state?

(Guarda anche il video: http://www.equilibriarte.net/site/lor3n ... culazione- )



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Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

Noi non fruiamo liberamente dell'arte.
Tanto per cominciare oggi quasi tutti i giochi si consumano all'interno delle case d'aste ( un po' meno nei mercati d'arte), solo sono loro che determinano il gusto, affossano o promuovono, decidono quello che può piacere al compratore e che determinano le quotazioni di un'artista non in base al talento, ma alla vendibilità delle sue opere.


E la vendibilità delle opere da dove deriva? Dallo spirito santo? No, dal gusto comune, scellerato che sia (secondo alcuni). Gira gira, ma il risultato non cambia, se le opere vendono vuol dire che la gente le apprezza. Se il gusto è stato plagiato è prima di tutto colpa loro, ma non è certo una novità moderna né un fattore pregiudicante per definizione di arte.
Sostituisci i mecenati alle "case d'asta" ed ottieni lo stesso risultato. L'arte è sempre stata compromessa da scopi finanziari nella storia, con poche eccezioni.

Cita:
Qualsiasi cosa che tu potrai ammirare, sarà stata una casa d'aste a sceglierlo per te.


Come il 99% delle opere artistiche del passato.

Cita:
Il fatto che il talento possa coincidere con la vendibilità, non è assolutamente una cosa scontata.


Infatti, ma il talento non è l'arte. Ci vuole talento per far arte, ma la grandezza di quest'ultima è dettata dal piacere comune, plagiato che sia.
Se avessi la bacchetta magica per liberare le persone dai condizionamenti esterni non esiterei ad usarla, anche se magari i risultati potrebbero sorprendere in negativo.

Cita:
Le quotazioni salgono in base alle leggi della domanda e dell'offerta e queste a loro volta dipendono da una serie di fattori in cui probabilmente conta di più avere le amicizie giuste al momento giusto, piuttosto che avere una buona mano...


Ma hai idea di quanti artisti han fatto una fine indecorosa nei secoli scorsi, perché appartenenti a famiglie "nemiche" dei Medici (ad esempio)? Cioè Bliss, non ho parole.. [:p]
Arrivi a mettere in dubbio il fatto che secoli fa, fosse più difficile per un artista emergere? Forse non ti è chiaro il dislivello tra l'élite ed il popolo di allora..

Cita:
La differenza tra il mecenatismo di ieri e il "mercantilismo" di oggi è abissale. Non vale nemmeno la pena stare qui ad elencarne le differenze, ne ad argomentare attorno a questioni improponibili tipo se sia migliore l'arte di una volta o quella di oggi.


Infatti, l'arte è arte, e personalmente preferisco quella classica. Al di là dei gusti, è fuor di dubbio, invece, che oggi sia molto più accessibile e libera. Period.


Ultima modifica di Lawliet il 26/07/2011, 12:33, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 26/07/2011, 01:28 
ok, non insisto ulteriormente ^_^. Se si vuole approfondire, una volta tanto è facile farlo. Il fatto che una bambina di 4 anni, cavalli, scimpanzè ed elefanti possano diventare artisti quotati, indubbiamente sono fatti che testimoniano che l'arte oggi è molto più libera che in passato...libera talvolta di non essere nemmeno arte?



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sul discorso della bambina, beh leggendo la storia, si capisce subito che è opera dei genitori artisti, un modo per farsi pubblicità. Come la bambina che disegnavacon i gessetti di cui non si è saputo più nulla.

Dal link di Bliss, apprendo che è morto Lucian Freud, nipote dell'inventore della psicanalisi ed artista autentico (che poi possa non piacere, è un altro discorso)
Il disfacimento del corpo, le sue deformità quali metafore delle disarmonie interne e della vita. L'ho detto con parole mie ma credo che sia questo il suo messaggio, in estrema sintesi.




http://www.equilibriarte.net/articles/9 ... ll'arte,--è-morto-Lucian-Freud



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