Una breve panoramica sul Sistema dell'arte contemporanea
18 dicembre '06 - Libri
“Il sistema dell’arte contemporanea”
Francesco Poli
Edizioni Laterza, Bari (2004)
XI + 205 pp., 10 €
http://www.sindromedistendhal.com/LaLente/Libri.htmIn un volumetto agevole e chiaro Francesco Poli(Torino, 1949) tenta un primo approccio al complesso sistema dell’arte contemporanea in modo divulgativo e diretto soprattutto ai non addetti ai lavori, non rinunciando però alla precisione e alla completezza. L’indagine di Poli vuole fare un rapido ma sistematico punto della situazione su una struttura molto articolata di cui fanno parte un numero sempre crescente di protagonisti. Una prospettiva sociologica sul mondo dell’arte, secondo la quale l’opera d’arte è il risultato dell’interconnessione e dell’azione di diversi agenti, tra i quali si colloca anche l’artista stesso che Poli posizione provocatoriamente nell’ultimo capitolo del libro.
Con l’espressione sistema dell’arte ci si riferisce quindi soprattutto al mercato e alla circolazione delle opere d’arte, un aspetto fondamentale in tutti i tempi per la comprensione dell’arte. L’arte è sempre stata, ci dice Poli, un prodotto allo stesso tempo culturale ed economico. Ovviamente le cose sono cambiate molto nel corso dei secoli, soprattutto a patire dall’Ottocento e dalla stagione impressionista. Poli ripercorre velocemente la storia del mercato dell’arte negli ultimi cento-centocinquant’anni. Gli impressionisti non solo sovvertirono con forza il linguaggio e i soggetti dell’opera d’arte, gli aspetti innovativi di questo movimento non sono solamente estetici. Essi infatti diedero vita a un nuovo sistema commerciale e nuove figure di mercanti che trovano il loro capostipite in Paul Durand Ruel (1831-1922) e successivamente in Ambrosie Vollard (1867-1939) (1), e Daniel H. Kahnweiler (1884-1979). Sarà solo qualche decennio dopo che il mercato dell’arte d’avanguardia potrà competere con quello tradizionale, con il successo di una importante asta a Parigi (2 marzo 1914). Da questo momento la commercializzazione di opere contemporanee diviene molto redditizia e il loro possesso ambito anche dai collezionisti più importanti. Il successo e il riconoscimento economico ha come conseguenza la neutralizzazione e l’imborghesimento delle tensioni più vitali delle ricerche d’avanguardia.
A partire dagli anni Venti nuovi correnti e movimenti artistici si scaglieranno contro il mercato e contro la mercificazione dell’arte (i dadaisti e i surrealisti in testa). Superata la crisi degli anni Trenta (conseguenza della Grande Depressione) il mercato dell’arte contemporanea conosce la sua consacrazione nel secondo dopoguerra, soprattutto nella nuova capitale dell’arte: New York. Nel giro di pochi anni la città americana diventa non solo il punto di convogliamento per molti artisti fuggiti dalla Germania nazista e poi dall’Europa infiammata dalla guerra, ma anche la sede di importantissimi musei e il centro del mercato dell’arte. Le gallerie private si moltiplicano, soprattutto nei quartieri di Soho e Chelsea. Negli anni Ottanta si assiste ad un nuovo clamoroso boom economico dell’arte contemporanea ma la successiva crisi nell’ultimo decennio del secolo ha evidenziato la contraddizioni e i malesseri di questo mercato. La tendenza dominante infatti è quella della rapida ascesa di nomi nuovi e artisti giovani che in pochissimi anni riescono a sfondare raggiungendo quotazioni altissime e le sale dei maggiori musei. Questo fenomeno è la testimonianza secondo Poli di un sistema drogato, dove l’euforia speculativa, sollecitata da una moda culturale gonfiata dai media, è arrivata a determinare la storicizzazione istantanea delle nuove star. Il risultato è che le dinamiche economiche non sono più il riflesso di tendenze culturali (semmai della moda del momento), ma è la produzione artistica stessa che riflette le esigenze del mercato.
Il dibattito relativo all’arte considerata come un prodotto, come una merce che in quanto tale può rientrare nelle logiche del mercato è da sempre molto forte. Francesco Poli evidenzia che ciò deriva dal fatto che l’opera d’arte affianca alla funziona estetica (quella che la rende un’opera d’arte) altre funzioni extraestetiche, di tipo sociale, ideologico ed anche economico. Considerata in questa prospettiva, l’opera d’arte si dimostra comunque un prodotto del tutto particolare, al quale importanti economisti hanno rivolto la loro attenzione.
Se ciò che caratterizza il mercato dell’arte antica è un connubio tra l’unicità dell’opera, la sua desiderabilità e il potere d’acquisto dei possibili acquirenti, per l’arte contemporanea il primo di questi fattori è il risultato di attente strategie da parte dell’artista prima e successivamente dei suoi mercanti o galleristi. Il valore economico di un’opera è determinato oltre che da un’adeguata gestione dell’offerta, dall’analisi di una serie di fattori che, per le espressioni artistiche tradizionali, sono rimasti invariati da secoli. Vi è quindi una gerarchia nella scelta della tecnica (che va dall’olio su tela ai lavori grafici) e relativa alla dimensione delle opere (tanto che i lavori degli artisti alle prime armi sono venduti praticamente a centimetro quadrato). Per quanto riguarda invece le nuove forme d’espressione, come la videoarte, le performance, le installazioni o operazioni di Land art, non esistono parametri precisi. Spesso ciò che viene commercializzato è un filmato dell’opera, o una foto, o il progetto il cui valore è determinato dal numero di copie esistenti.
Ciò che è certo, sottolinea Poli, è che il rapporto tra livello di qualità e livello delle quotazioni non è affatto automatico e consequenziale. Quest’ultimo infatti è determinato dal potere delle strutture mercantili e museali di promozione e distribuzione che stanno dietro a ciascun artista. Queste sono oggetto d’indagine della seconda parte del libro. Esiste un gran numero di operatori nel sistema dell’arte tanto che, sostiene Poli, sarebbe più corretto parlare di differenti e separati mercati dell’arte, più che di un’unica struttura a più voci. A ciò si aggiunge che le gallerie, i mercanti, le case d’asta a loro volta sono molto diversificate e disomogenee. Poli cerca di descrivere brevemente la storia e la funzione di questi agenti a vari livelli nel sistema dell’arte. A volte il risultato è un lungo elenco, che pur limitandosi a raggruppare alcuni nomi importanti, è comunque una formula utile per orientarci in questo complesso mondo e capire quali sono gli agenti veramente importanti tra i nomi legati all’arte.
Per quanto riguarda le gallerie si va dalle gallerie storiche e molto influenti sul mercato a livello mondiale a gallerie che hanno rilievo soltanto locale, da quelle che si occupano di artisti giovani e scommettono sulla novità a gallerie che invece commercializzano solo nomi affermati. Altre gallerie si fanno carico di entrambe queste politiche, spesso allo scopo di permettersi, tramite i sicuri incassi provenienti dalla vendita di opere di artisti affermati, la sperimentazione e il sostengo dei nuovi nomi. Esistono poi delle gallerie la cui attività si limita a personali che gli artisti stessi hanno pagato per ottenere visibilità, operazioni che hanno scarso rilievo da un punto di vista economico e ancor più commerciale.
Anche tra i mercanti d’arte si riflette la separazione tra chi si limita alla reiterazione del già affermato e chi scommette sull’innovazione, proseguendo sulla strada inaugurata dai mercanti storici citati più sopra. Anche se spesso questi mercanti innovatori sono tra i principali protagonisti del circolo vizioso e drogato che porta alla rapida affermazione di giovani artisti e all’altrettanto rapida caduta, denunciato da Poli in più parti del libro.
Le case d’asta hanno cominciato a puntare in modo consistente sull’arte contemporanea soprattutto durante il boom degli anni Ottanta. Sotheby’s e Christie’s sono i due operatori principali che registrano un giro d’affari nell’arte contemporanea per centinaia di milioni di dollari all’anno.
Poli si sofferma poi sul relativamente recente fenomeno delle fiere d’arte. Nate negli anni Settanta in Germania, si sono presto diffuse in tutto il mondo. Anche in Italia se ne contano molte. La più importante, per numero di gallerie che vi espongono e giro d’affari, è Arte Fiera di Bologna, a cui nel corso degli anni si sono aggiunte ART(VERONA, ARTISSIMA a Torino, e Kunstarte a Bolzano solo per citarne alcune. Si tratta del trionfo esplicito della dimensione commerciale, anche se negli ultimi anni è iniziata una ricerca di nobilitazione culturale, con l’organizzazione di mostre collaterali, convegni e dibattiti.
A un secondo livello si pongono poi i collezionisti, dei quali Poli cerca di distinguere le diverse tipologie. Una distinzione che si basa sulle diverse motivazioni che spingono a collezionare (dal prestigio, all’investimento economico, fino al sincero piacere di possedere un’opera d’arte e poterne godere in modo diretto) e sull’importanza e l’influenza che i collezionisti hanno sul mondo dell’arte e la quotazione di singoli artisti (l’inglese Chakles Saatchi, ad esempio, può fare il bello e il cattivo tempo nel mercato dell’arte contemporanea).
Negli ultimi anni la funzione dei musei d’arte contemporanea è molto cambiata. Sono diventati protagonisti del sistema dell’arte, annullato il tradizionale scarto temporale tra la creazione dell’opera e il suo ingresso in un museo. Le scelte di un direttore di museo incido sia sul piano culturale che su quello del mercato. Egli assembla in sé la funzione di collezionista, gallerista, critico e mercante dato che, negli Stati Uniti ad esempio, un museo può vendere le proprie opere. Una delle conseguenze della crescita d’importanza dei direttori di musei è la speculare perdita di influenza della critica. Poli definisce le diverse figure di critico d’arte esistenti, dedicando una particolare attenzione a i critici a tempo pieno che lavorano nel campo dell’informazione. Essi sono attivi soprattutto sulle riviste di settore, che spesso però si limitano a seguire le mode del momento, proponendo i grandi temi di richiamo popolare. Molte riviste hanno così un notevole successo di vendita, ma un ruolo culturale molto limitato. Spesso anche per quanto riguarda le mostre e gli artisti segnalati delle più importanti riviste, ci si trova nel mezzo di un circolo vizioso. Viene dato infatti spazio alle gallerie e ai musei che sostengono la rivista stessa pubblicando molta pubblicità a pagamento sulle sue pagine. Sono poche quindi le riviste che hanno la forza di resistere e svilupparsi, incidendo con continuità nel dibattito artistico. Tra queste Poli segnala l’italiana “Flash Art” che nelle sue due edizioni, nazionale e internazionale, dagli anni Sessanta è un irrinunciabile punto di riferimento per tutto il sistema dell’arte contemporanea.
Francesco Poli, professore all’Accademia di Brera, all’Università di Torino e a Paris St-Denis, ha scritto questo libro nel 2004. nonostante la velocità con cui si muove il mondo dell’art contemporanea, si tratta di un lavoro molto aggiornato. Forse l’unico cambiamento consistente è una ripresa completa dalla crisi del mercato degli anni Novanta. Non accennano invece a tramontare le contraddizioni e le speculazioni denunciate da Poli. Anzi le altissime quotazioni raggiunte da artisti molto giovani fanno sospettare ad alcuni addirittura loschi giri di riciclaggio dietro alcune vendite all’asta. Altri invece sono sicuri che prima o poi crollerà anche la copertura di questo sistema viziato, come è successo per il calciopoli, vallettopoli, ecc…
Nella complessità della questione questo libro è utile per i fecondi spunti di riflessione che ci offre e nel suo puntuale richiamo di importanti saggi sui diversi argomenti trattati. “Il sistema dell’arte contemporanea” può essere inoltre arma di difesa davanti alla costante offerta di arte e al gran parlare di arte che ci circonda. Utile per comprendere la logica sottesa ad alcune mostre che hanno grande risonanza sui media, oppure per capire il significato delle quotazioni astronomiche raggiunte da artisti viventi che, a loro volta, fanno tanto clamore.
Tommaso Martini
tommasomartini@lalente.net(1) Attualmente il Metropolitan Museum di New York ospita la grande mostra “Cézanne to Ricasso: Ambrosie Vollard, Patron of the Avant-Garde” (aperta fino al 7 gennaio 2007). Un percorso attraverso le opere più importanti e famose vendute, commissionate, collezionate da Vollard, che testimoniano il coraggio e la modernità del mercante che promosse artisti allora invisi alla critica e al mercato ufficiale a partire dagli anni ottanta dell’Ottocento fino alla vigilia del secondo conflitto mondiale.