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MessaggioInviato: 24/01/2010, 17:50 
Dall' archivio ...

IL TITANO MARIO VANNI






http://www.youtube.com/watch?v=GAl6bGncyVU


Grande Mario.




zio ot [;)]



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MessaggioInviato: 12/08/2010, 16:18 
UDIENZA DEL 20 MAGGIO 1999


PROCESSO DI APPELLO


http://insufficienzadiprove.blogspot.co ... 99-19.html



zio ot



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MessaggioInviato: 14/01/2011, 00:10 
RIPROPONGO

DA PAG 2 DI QUESTO TOPIC





Adesso aprite bene le orecchie




I delitti del Mostro hanno un importante giro di boa il

19 giugno 1982: L'omicidio di Paolo Mainardi e Antonella Migliorini


da wikipedia



Sarà inoltre a seguito di questo delitto, che il maresciallo Fiori, 15 anni prima in servizio a Signa, ricorderà del delitto avvenuto nell'estate del 1968, e permetterà la riapertura del fascicolo, in cui verranno ritrovati i bossoli repertati quell'anno; sarà così possibile comparare i bossoli e stabilire che a sparare nel 1968 era stata la stessa arma utilizzata nel 1982. Anche questo evento non è privo di dettagli inconsueti, in quanto per legge gli elementi raccolti nel corso di un processo devono essere distrutti a sentenza avvenuta. Va tuttavia rilevato che la pratica non è generalmente seguita nel caso in cui l'arma del delitto non sia stata ritrovata, per l'ovvia necessità di lasciare il campo a successive verifiche, cosa che si è in effetti verificata con i bossoli repertati a Signa nel 1968.


La storia del maresciallo è una clamorosa bufala :

ai Carabinieri arrivo' una lettera anonima :

" Perchè non andate a rivedere il processo d' appello di Perugia sul delitto Lo Bianco Locci ?



21 agosto 1968: L'omicidio di Antonio Lo Bianco e Barbara Locci


Mario Spezi ne parla in " Colline di sangue " a pag 69/75

fu il Giudice Istruttore Vincenzo Tricomi che seguiva il caso a rivelarglielo,
e che vide il biglietto .

Spezi ha una dichiarazione scritta del Magistrato , e lo stesso Vigna , interrogato dai giornalisti in proposito non smentì mai questo dato , si limitò solo a dire

" Non è agli atti "

INFATTI IL BIGLIETTO E' ANDATO PERDUTO !!!



Quindi nessuna prodigiosa e pronta memoria da arte dei caramba, ma una precisa comunicazione da parte di qualcuno che sapeva.

Strano.

Strano.

Molto strano.

Qualcuno che sapeva che i bossoli erano ancora nel fascicolo in procura.

si è sempre quindi pensato che la pistola calibro 22 fosse la stessa.

E di qui Spezi ipotizza un cambio di mano , arrivando a stabilire anche una possibile identità del Mostro , un ipotetico Carlo parente dei Vinci.

Ma secondo me è una falsa pista .



Analizzate :

Sono molto vicino a voi

In me la notte non finisce mai


Da una lettera firmata " mostro " che Mario Spezi ricevette .

( spec... forse era anonima e basta )

Spezi racconta di averne ricevute a centinaia , ma questa gli è sempre sembrata un possibile " originale ".

Dal libro " Dolci colline di sangue " pag 128.



Il Mostro sfida la Polizia e i media ?

Il 10 ottobre 1985 alla Procura della Repubblica di Firenze

arriva una busta indirizzata :

DOTT. DELLA MONICA SIVIA / PROCURA DELLA REPUBLICA (sic )

CA 5100 FIRENZE .



Il Mostro sicuramente ama sfidare gli Inquirenti e conosce molto bene
i fascicoli in Procura .

Perche ? Come fa ad avere queste informazioni ?


PERCHE' IL MOSTRO E' UN INQUIRENTE


...E QUI LANCIA LA SUA PRIMA SFIDA,


entra indisturbato in Procura ( non pensate sia difficile anche per un estraneo camuffato da Avvocato )

PRENDE IL FASCICOLO , TOGLIE I 2 BOSSOLI DELLA PISTOLA OMICIDIO LOCCI LO BIANCO

E METTE DUE BOSSOLI DELLA SUA PISTOLA ,

LA PISTOLA DEL MOSTRO



è la sua prima sfida , e un magnifico colpo basso per gli Inquirenti

che per anni andranno a guardare da altre parti,

e lui potrà colpire a suo piacimento.



Finchè non viene scoperto , ma il Mostro è qualcuno di cui gli Inquirenti hanno paura, molta, molta , molta paura.

Un processo pubblico a questo elemento e chissà cosa può saltare fuori :

In un qualche modo, viene " eliminato ".

Ecco perchè non uccide più.



Ma i Media, l' Altare , la Patria , la Famiglia , hanno bisogno di un colpevole.

Pacciani & C. per la Patria e la Famiglia , i Mandanti Satanici per i Media e l' Altare.



Ragazzi se dovete fare della buia sapete chi sono gli accollatori ?

E' gente che in cambio di denaro e altro si prendono la colpa ,

hai fatto una rapa e vuoi sgammare, bene, paghi Alfa che si prende la colpa.

Vi sembra strano ? Nelle carceri sono una tribù.




zio ot


Ultima modifica di barionu il 14/01/2011, 00:14, modificato 1 volta in totale.


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 Oggetto del messaggio: Re: IL MOSTRO DI FIRENZE E LE SETTE SATANICHE
MessaggioInviato: 11/07/2015, 19:51 
Cita:
Mostro Firenze, il Ros indaga su un imprenditore tedesco morto


Sono riprese le indagini sul "Mostro di Firenze" e questa volta gli inquirenti starebbero indagando sul defunto tedesco Rolf Reinecke. Nei mesi scorsi è arrivata in Procura una segnalazione anonima che faceva riferimento ad una serie di fatti collegati agli otto duplici omicidi avvenuti fra il 1968 e il 1985 nella provincia di Firenze.

La Procura ha affidato, secondo quanto ha appreso l'Adnkronos, una serie di accertamenti ai carabinieri dei Ros per verificare l'attendibilità della fonte anonima che ha chiesto di riaprire l'inchiesta. I carabinieri dei Ros si sono recati a Prato per verifiche sul conto di Rolf Reinecke, un imprenditore tedesco morto nel 1996 all'età di 59 anni, che aveva vissuto e lavorato a Vaiano. Gli investigatori si sono recati a Briglia per ascoltare amici ed ex dipendenti di Reinecke.

Rolf Reinecke era già entrato nell'inchiesta sui delitti del "mostro", quando il 9 settembre 1983, a Giogoli, vennero assassinati due turisti tedeschi, Jens-Uwe Rüsch e Horst Wilhelm Meyer, entrambi di 24 anni, studenti presso l'Università di Münster che al momento dell'aggressione si trovavano a bordo del loro furgone Volkswagen T1 con l'autoradio accesa. I giovani vennero raggiunti e uccisi da sette proiettili.

A differenza degli altri delitti, in quel caso mancò il macabro rito dell'asportazione del pube, semplicemente perché l'assassino si accorse solo dopo che si trattava di due uomini, mentre nell'oscurità si era lasciato ingannare dal lunghi capelli biondi di una delle due vittime.

Le indagini all'epoca fecero emergere che Reinecke aveva abitato proprio a Giogoli, nel comune di Scandicci, in una villa piuttosto vicino al luogo in cui furono ritrovati i due giovani tedeschi assassinati. Descritto come persona piuttosto eccentrica, emerse che l'imprenditore tedesco possedeva una pistola calibro 22, dello stesso modello di quella attribuita al "mostro" dai proiettili ritrovati.

L'inchiesta avviata a suo tempo dalla Procura di Firenze ha portato alla condanna in via definitiva di due uomini identificati come autori materiali di 4 duplici omicidi, i cosiddetti "compagni di merende": Mario Vanni e Giancarlo Lotti mentre il terzo, Pietro Pacciani, condannato in primo grado a più ergastoli per 7 degli 8 duplici omicidi e successivamente assolto in appello, è morto prima di essere sottoposto ad un nuovo processo di appello, da celebrarsi a seguito dell'annullamento nel 1996 della sentenza di assoluzione da parte della Cassazione.



http://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/ ... refresh_ce


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 Oggetto del messaggio: Re: IL MOSTRO DI FIRENZE E LE SETTE SATANICHE
MessaggioInviato: 26/07/2017, 13:54 
Cita:
Mostro di Firenze, spunta la pista nera: un indagato

http://www.lanazione.it/firenze/cronaca ... -1.3293255

Strategia della tensione quindi??



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 Oggetto del messaggio: Re: IL MOSTRO DI FIRENZE E LE SETTE SATANICHE
MessaggioInviato: 28/07/2017, 12:44 
Altre novità sul caso (l'articolo è dopo il video)........

Cita:
Si riapre il caso del mostro di Firenze, "Un medico ordinava i delitti"

http://www.lanazione.it/firenze/cronaca ... -1.3297269



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 Oggetto del messaggio: Re: IL MOSTRO DI FIRENZE E LE SETTE SATANICHE
MessaggioInviato: 04/08/2017, 06:44 
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... o/3760889/

Per voi è credibile che questi delitti furono designati dalla strategia della tensione? Io lo trovo poco attinente. A quel punto perché poi coinvolgere dei medici? Perché i delitti avvenivano a distanza di anni? E perché si sono fermati all'improvviso?

Ho letto diversi libri di questa vicenda ed ho sempre ritenuto che alla base vi fosse l'esoterismo (e ne sono tuttora convinto), ma la cosa che principalmente non comprendo è a cosa serva, a distanza di svariati anni, percorrere una pista che porta completamente da un'altra parte.



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 Oggetto del messaggio: Re: IL MOSTRO DI FIRENZE E LE SETTE SATANICHE
MessaggioInviato: 08/08/2017, 12:39 
Vorrei acquistare un paio di libri da portarmi in vacanza di cui uno su questa vicenda, cosa potete consigliarmi? Finora ho letto il best seller di Mario Spezi ma non mi ha convinto molto nel finale.

Grazie



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 Oggetto del messaggio: Re: IL MOSTRO DI FIRENZE E LE SETTE SATANICHE
MessaggioInviato: 31/05/2018, 23:19 
cari amici,

Zodiac e il Mostro di Firenze. Ora si muovono i giudici Usa
La "confessione" del serial killer americano rimbalza negli Stati Uniti. Il profilo è di Joe Bevilaqua, oggi 82enne

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 34624.html

ciao
mauro



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 Oggetto del messaggio: Re: IL MOSTRO DI FIRENZE E LE SETTE SATANICHE
MessaggioInviato: 01/06/2018, 08:34 
mauro ha scritto:
cari amici,

Zodiac e il Mostro di Firenze. Ora si muovono i giudici Usa
La "confessione" del serial killer americano rimbalza negli Stati Uniti. Il profilo è di Joe Bevilaqua, oggi 82enne

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 34624.html

ciao
mauro


Grazie Mauro, consiglio la lettura di questo articolo...
http://petalidiloto.com/2018/05/angelo- ... odice.html



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 Oggetto del messaggio: Re: IL MOSTRO DI FIRENZE E LE SETTE SATANICHE
MessaggioInviato: 01/06/2018, 10:46 
sottovento ha scritto:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/28/mostro-di-firenze-ci-mancava-solo-lex-legionario/3760889/

Per voi è credibile che questi delitti furono designati dalla strategia della tensione? Io lo trovo poco attinente. A quel punto perché poi coinvolgere dei medici? Perché i delitti avvenivano a distanza di anni? E perché si sono fermati all'improvviso?

Ho letto diversi libri di questa vicenda ed ho sempre ritenuto che alla base vi fosse l'esoterismo (e ne sono tuttora convinto), ma la cosa che principalmente non comprendo è a cosa serva, a distanza di svariati anni, percorrere una pista che porta completamente da un'altra parte.



Perchè il Mostro , un pezzo grosso dell' Intelligence di Stato , è stato individuato .

Et Eliminato .

Ho letto tutti i libri principali pubblicati sul caso , se lo trovi consiglio :

https://vdocuments.site/francesco-ferri ... 2472b.html

il legionario ? ennesimo depistaggio ...

zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: IL MOSTRO DI FIRENZE E LE SETTE SATANICHE
MessaggioInviato: 03/01/2025, 19:55 
-----------------------

https://it.wikipedia.org/wiki/Mostro_di_Firenze


https://www.gqitalia.it/underground/201 ... za-accento




Mostro di Firenze. La strana storia di quella voce senza accento




Per sette duplici delitti del Mostro di Firenze furono condannati i compagni di merende. Ma l’arma fu usata in un primo delitto del 1968. Secondo le sentenze la pistola passò di mano. In mezzo, una lunga serie di errori e di sfortune investigative, come nel caso del duplice delitto Mainardi-Migliorini

di Edoardo Montolli


4 giugno 2015



Mostro di Firenze. La strana storia di quella voce senza accento


Li chiamano Vinavil, perché non si staccano mai uno dall’altro. Lui, Paolo Mainardi, 22 anni, fa il meccanico. Lei, Antonella Migliorini, 19, è cucitrice in una ditta di confezioni. Intorno alle 22,30 del 19 giugno 1982 l’auto di Paolo, una Seat 147, si ferma in uno slargo a Baccaiano di Montespertoli. Non lontano, a Cerbaia, c’è la festa del santo patrono. E un costante viavai di macchine.

Quello che accade mezzora più tardi per alcuni è ancora avvolto nel mistero. Di certo l’auto sarà trovata con le ruote posteriori in un fosso adiacente alla provinciale, il finestrino anteriore sinistro e i fari rotti, la luce dell’abitacolo accesa, il parabrezza bucato. Le chiavi della Seat lontano dall’auto. Dentro, i corpi dei due ragazzi: Antonella è sul sedile posteriore, morta.


Paolo respira ancora, morirà in ospedale la mattina successiva. Qualcuno ha sparato 9 colpi calibro 22, marca Winchester serie H. La situazione si fa preoccupante. È già il quarto duplice delitto commesso dalla stessa arma: il 14 settembre 1974 le vittime erano state Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini, a Borgo San Lorenzo. Il 6 giugno 1981 era toccato a Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio, a Scandicci. Era stato arrestato allora Vincenzo Spalletti, autista di ambulanze, che, dopo aver raccontato alla moglie e ad alcuni amici di aver visto due morti ammazzati insieme ad un guardone, pare avesse rivelato dettagli ignoti sul delitto. Ma poco dopo era stato scagionato dall’omicidio di Stefano Baldi e Susanna Cambi il 22 ottobre 1981.



Il mostro di Firenze sembra imprendibile. C’è qualcosa però che differenzia l’ultima mattanza dalle altre: per la prima volta non c’è stata alcuna escissione sulle donne uccise. Forse perché l’auto era troppo vicino alla strada, forse il serial killer si sta innervosendo. In effetti viene trovata lì vicino anche una scatola vuota di un medicinale psicotropo.

E alcuni testimoni dicono di aver visto un uomo con una maglietta a strisce colorate camminare sul ciglio della strada. Il pm Silvia Della Monica organizza allora una trappola: invita ai cronisti a scrivere che Paolo Mainardi, poco prima di morire, ha rivelato qualcosa. La ricostruzione del delitto ufficiale vuole che il mostro sia sbucato all’improvviso e abbia sparato. Paolo, ferito, ha provato a inserire la retromarcia, ma l’auto si è incagliata nel fosso.


L’assassino è così riuscito a colpire ancora, uccidere Antonella e ha pensato di aver ammazzato anche il fidanzato. Ed è a questo punto che succede altro: un maresciallo dei carabinieri si ricorda di un ulteriore delitto avvenuto con le medesime modalità nel 1968. Vittime Barbara Locci e l’amante Antonio Lo Bianco. All’epoca era stato arrestato il marito di lei, Stefano Mele, reoconfesso, dopo diverse versioni in cui aveva tirato in mezzo un altro amante della moglie, Salvatore Vinci, pastore sardo. L’arma è la stessa di allora. Ma l’assassino non può essere Mele.


Viene intrapresa temporaneamente la cosiddetta “pista sarda”. Racconterà il cronista Mario Spezi che in realtà a mettere in collegamento i nuovi delitti con quello del 1968 fu una lettera anonima. Ma, mentre le indagini si allargano così a macchia d’olio, la trappola del pm Della Monica ha forse dato i suoi frutti: Lorenzo Allegranti, che guidava l’autoambulanza su cui fu trasportato Mainardi, riceve alcune telefonate due giorni dopo il delitto.


Riferirà che la voce dall’altra parte del filo gli aveva chiesto cosa avesse rivelato Mainardi prima di morire. La voce lo aveva richiamato anche due anni più tardi, nel 1984, quando era in vacanza a Rimini, chiedendogli le medesime cose. Soprattutto,

si trattava di una voce senza inflessioni dialettali:

quindi non poteva trattarsi né di Pietro Pacciani né dei compagni di merende. Il pm riterrà che Allegranti sia stato semplicemente vittima di uno scherzo.

Ma Allegranti dice qualcosa di più: sostiene che trovò Mainardi sul sedile posteriore, esattamente dove stava la fidanzata.

Questo permette all’avvocato Nino Filastò, difensore di uno dei compagni di merende - Mario Vanni-, una ricostruzione ben diversa dell’omicidio: il mostro sparò quando la coppia era appartata in auto (dove furono trovati un preservativo annodato e fazzoletti di carta usati).

E fu lui dunque, il mostro, un uomo solo, a guidare l’auto per portarla in luogo appartato a compiere le escissioni prima di incagliarsi nel fosso.

Ma nessuno prese le cruciali impronte digitali sul volante. Si morirà ancora. Alla fine dei processi sul mostro, i compagni di merende saranno condannati per sette degli otto duplici omicidi. Tutti tranne quello del 1968.

Secondo le sentenze l’arma usata allora passò di mano.

Edoardo Montolli




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MessaggioInviato: 03/01/2025, 20:18 
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https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 34624.html

https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... volta.html


Mostro di Firenze, Pietro Pacciani incastrato?

"Il depistaggio decisivo, chi c'è dietro": la svolta







Settimana scorsa, sono stati consegnati ai carabinieri di Firenze alcuni documenti sulla connessione fra il serial killer californiano Zodiac e il Mostro di Firenze, scaturita dalle ammissioni riportate in una mia denuncia a carico dell'ex direttore del cimitero americano di San Casciano, lo statunitense Joe Bevilacqua. Fra questi documenti, c'è una relazione che mette in dubbio una delle "certezze" investigative sugli omicidi delle coppie perpetrati nei dintorni del capoluogo toscano negli anni '70-'80.


Si tratta del collegamento fra i sette delitti firmati dalla pistola del Mostro e un duplice omicidio risalente al 1968, attribuito dalla giustizia italiana al marito reo confesso di una delle vittime, Stefano Mele. Questa è una delle tre novità che potrebbero agevolare la conclusione dell'inchiesta sul Mostro, un cold case su sette duplici omicidi di giovani coppie appartate nelle campagne fiorentine risalenti agli anni '70 e '80, per i quali esiste soltanto un'incompleta e contrasta verità processuale.


Quella che ha visto nel 2000 la condanna definitiva per alcuni dei delitti del postino Mario Vanni e del "compagno di merende" Giancarlo Lotti, presunti complici di un Mostro morto prima del secondo processo d'appello, il contadino Pietro Pacciani. Le altre novità sono la rivista utilizzata dal cosiddetto "Mostro" per comporre l'unica lettera a lui attribuita, individuata l'anno scorso, e la scoperta di un clamoroso errore della polizia scientifica sulla scena del suo "ultimo" crimine.




UN "CITTADINO AMICO"




Il collegamento con il delitto del '68 nasce nell'estate del 1982. All'epoca, il maniaco delle coppie è in piena attività. Il 20 luglio, nello stesso giorno in cui viene pubblicato su La Nazione un appello dei carabinieri a un anonimo che ha aiutato le indagini sul serial killer, firmandosi in una lettera "un cittadino amico", gli inquirenti si imbattono nella scoperta che instraderà le indagini per i successivi sette anni. Probabilmente è stato il "cittadino amico" a indirizzarli.

Nessuno di loro sa che "a friend" e "a citizen", "un amico" e "un cittadino", sono le ultime possibili firme utilizzate dal serial killer americano Zodiac nel febbraio e maggio del 1974, prima della sua scomparsa. I carabinieri aprono uno dei faldoni del fascicolo Mele e, a sorpresa, nel mare di carte, affiora un sacchetto con cinque bossoli e cinque proiettili.

I reperti si trovano in un luogo inappropriato, accessibile alle parti e a chiunque autorizzato dal giudice competente. Risulteranno sparati dalla pistola del Mostro, probabilmente una Beretta. Per imprudenza, non viene effettuato un confronto approfondito.




Si scoprirebbe che bossoli e proiettili trovati non sono identici a quelli del '68. Come le prove originali, appartengono a cartucce di marca Winchester superspeed sparate da una pistola calibro .22 con un percussore a forma di sbarretta, ma questi dettagli generici non bastano a provare che siano gli stessi di 14 anni prima.


Nella recente analisi che ha visto il contributo di una ventina di consulenti balistici emergono tre gravi discrepanze relative alle prove trovate nel fascicolo Mele e quelle degli omicidi di sua moglie e del suo amante per i quali è stato condannato. Le incongruenze più rilevanti attengono alle impronte dell'espulsore e dell'estrattore della pistola sui bossoli, descritte nel 1968 come «quasi irrilevabili», mentre sono ben visibili su quelli allegati al fascicolo.

L'esperto, il colonnello Innocenzo Zuntini, pur sapendo dove si sarebbero dovute individuare queste tracce, non le cita nemmeno per escludere che la pistola sia un revolver (non ha estrattore ed espulsore). La loro "invisibilità" spiega perché non riesca a individuare la marca dell'arma, nonostante il sospetto che sia una Beretta e 35 prove di sparo.


Al contrario, proprio perché i segni lasciati dall'arma del Mostro sono «chiaramente impressi», lo stesso esperto, chiamato a esaminare i reperti del Mostro nel 1974, riuscirà facilmente a individuare il possibile modello e la marca dell'arma, una Beretta della serie 70. La terza incongruenza si riferisce a un proiettile che nel 1968 presentava «una sbavatura di metallo rivolta a destra» che non corrisponde a nessuno dei cinque proiettili rinvenuti nel fascicolo.

Le prove sono state sostituite per far collegare con l'inganno i crimini del Mostro al delitto del 1968 e l'autore del depistaggio non può che essere il detentore dell'arma o un suo complice.


LA SCIENTIFICA SBAGLIA



Le speranze su una prossima soluzione del caso Mostro sono riposte anche nella recente scoperta di un errore degli inquirenti. Il 9 settembre 1985, a San Casciano in Val di Pesa, la polizia scientifica sta conducendo ricerche approfondite in una piazzola ai margini del bosco degli Scopeti. C'è una tenda vicino a una siepe naturale formata da cespugli, una Golf parcheggiata a breve distanza con il tetto macchiato di sangue.

È l'ultima scena del crimine del Mostro e si trova lungo la strada che, tra vigne, cipressi e borghi antichi, dal capoluogo toscano conduce alla costa tirrenica. «Il giorno in cui un ricercatore di funghi scopre i corpi delle ultime vittime, una coppia di francesi», mi dice l'esperto balistico Enrico Manieri, «intervengono anche gli agenti della polizia scientifica, che però non notano i bossoli di fronte alla tenda. Gli stessi saranno individuati l'indomani in altre posizioni».


Manieri con il nickname "Henry62" gestisce un seguito blog dedicato al serial killer fiorentino dove entra nello specifico di delicate questioni tecnico-balistiche. «È un errore gravissimo commesso da chi indaga», osserva, «cambia la ricostruzione del delitto e, quindi, la verità processuale esistente mai revisionata dall'autorità giudiziaria».

La presenza dei bossoli sulla scena del crimine in una posizione diversa da quella agli atti è inequivocabile nelle foto scattate dalla scientifica. «Si notano sei piccoli cilindri davanti alla tenda, nelle immagini di lunedì 9 settembre», spiega Manieri. «Sono chiaramente gli stessi bossoli che il giorno successivo saranno rinvenuti in posti diversi, spostati probabilmente dagli stessi agenti o da altre persone che hanno inquinato la scena del crimine».

La posizione dei bossoli è un dettaglio fondamentale per capire dove lo sparatore era posizionato e, conseguentemente, per verificare l'attendibilità già ridotta al minimo dei testimoni Giancarlo Lotti e Fernando Pucci, pilastri delle accuse contro Pacciani e Vanni. Con varie discrepanze, alcune notevoli, le testimonianze di Lotti e Pucci si combinano con la ricostruzione degli inquirenti che, alla luce di questa scoperta, è certamente sbagliata.

«Le pistole calibro .22, compresa quella del Mostro, solitamente espellono il bossolo almeno a un metro di distanza, verso destra e all'indietro. Per questo, è scientificamente molto improbabile che i bossoli finiti davanti all'ingresso della tenda appartengano ai primi colpi che attinsero i francesi, come erroneamente verrà dedotto, dopo il loro spostamento», spiega Manieri.

Chi ha mosso inavvertitamente i bossoli prima che fossero individuati ha alterato la scena del crimine, inducendo chi avrebbe ricostruito gli eventi in vari errori, tra cui attribuire una posizione sbagliata allo sparatore nelle prime fasi del delitto. «A differenza di quanto riporta la ricostruzione ufficiale, basata sulle posizioni errate dei bossoli, i primi colpi vengono sparati a poca altezza dal terreno. Si deduce quindi che il serial killer iniziò a sparare con i piedi a un livello più basso, cioè nella scarpata che divide la piazzola dalla strada».

Dopo i primi colpi, l'uomo riesce a sfuggire. L'assassino esce dai cespugli e spara sei volte verso di lui, cercando di fermarlo. Appartengono a queste cartucce i bossoli finiti davanti all'ingresso della tenda e poi spostati. Ma i bossoli dei primi colpi sparati alle vittime dove sono finiti? «Probabilmente nella scarpata, ma nessuno li ha cercati in quel punto», spiega Manieri.

Forse sono ancora lì a Scopeti, nascosti nel terriccio fra la piazzola e la strada, da trentasei anni alla mercé delle intemperie e di cacciatori di "tesori" che, ancora oggi, con un metal detector potrebbero individuarli e portarli a casa come macabri souvenirs.





PIERO CHIARA E L'ORRORE



Il delitto di Scopeti è anche l'unico conosciuto a cui ha fatto seguito una lettera del Mostro. "Dott. Della Monica Silvia, Procura della Republi- (a capo ndr) ca, 50I00, Firenze" è il recapito composto da ritagli di giornale incollati sulla busta spedita da San Piero a Sieve, nel Mugello, subito dopo gli omicidi. Della Monica è una dei PM che per primi si occuparono delle indagini sui delitti seriali agli inizi degli anni '80. La busta conteneva un cartoncino, un sacchetto di cellophane sigillato con UHU Extra all'interno del quale c'era un frammento di seno della sua ultima vittima grande circa quanto un francobollo

. Per 35 anni, è stato un mistero quale rivista avesse utilizzato il serial killer per la sua lettera di sfida. La polizia scientifica suggerì che dovesse trattarsi di un settimanale economico. Valeria Vecchione è la ricercatrice milanese che l'ha individuato, alla biblioteca "Sormani" di Milano. È il numero 51 di Gente in edicola dal 14 al 20 dicembre 1984

. La rivista è stata scoperta nel febbraio 2020 e dovrebbe far parte delle più recenti acquisizioni della Procura di Firenze. «L'ho individuata grazie al "della" di Della Monica», ricorda Vecchione, «era l'unica parola che l'assassino aveva ritagliato per intero. Sul retro, si leggeva un frammento che poteva essere un titolo o uno slogan pubblicitario: "molte se"»

La ricercatrice custodiva una copia di "della" nel portafogli come un santino, mentre vagava di biblioteca in biblioteca in cerca di una pagina che corrispondesse a quel ritaglio. Il giorno della scoperta, in biblioteca, Vecchione sfoglia velocemente le pagine di molti settimanali, cercando le parole 'molte se'.

A tarda sera, arriva a pagina 36 e 37 di Gente numero 51 del 1984. Legge il titolo dell'articolo: "Care dolci acque non vi riconosco più: qui è finito il sogno della mia infanzia". L'immagine su due pagine ritrae lo scrittore Piero Chiara sulla sua imbarcazione nelle acque del lago Maggiore. Punta il dito su "della", come molte altre volte, e volta pagina.

C'è una pubblicità della Zenit orologi. «Le parole "molte serate" corrispondevano al frammento del ritaglio. Mi è saltato il cuore in gola», dice Vecchione, «l'avevo trovata». Riverside, Lake Herman Road, Lake Berryessa, Blue Rock Springs, persino Washington Street vicino a Lake Street, scene del crimine di Zodiac, osserva Robert Graysmith nel bestseller "Zodiac" da cui è stato tratto l'omonimo film di David Fincher, contengono riferimenti all'acqua.

Lo aveva già notato lo psichiatra Leonti Thompson, nel 1969. Per Zodiac, l'acqua sembrava rappresentare un'ossessione tanto quanto quel "paradiso" dove, secondo lui, lo avrebbero servito le vittime che uccideva. Dallo stesso titolo dell'articolo di Chiara, il Mostro ritagliò le ultime due lettere della busta, la E di "acque" e la Z, che è anche l'iniziale di Zodiac.

«Normalmente le lettere anonime sono fatte da lettere di diverse forme che alla fine hanno un risultato molto disordinato», constata Vecchione. «In questo caso, invece, i ritagli sono stati selezionati con meticolosità e provengono tutti da titoli, fatta eccezione per i numeri e tre lettere di diverso font, il "ca" di republi-ca e la prima "e" di Firenze, ritagliate da una pubblicità all'interno dell'articolo di Chiara».

Perché questa anomalia in "Ca" e "Firenze"? Non sarà un modo per rafforzare l'allusione a "California e Firenze", i luoghi dove Zodiac e il Mostro hanno colpito? Sulla pagina sul retro dei ritagli della pubblicità destano all'occhio due parole: "acque" e "paradiso". Le due ossessioni del maniaco americano. «È un po' più di qualche suggestione», ammette Vecchione.


BLU NOTTE

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