LA CHIESA PER LA CONTINUAZIONEApologetica - Cattolica
La domanda che ogni cristiano si dovrebbe porre è: "Cosa cambierebbe nella mia fede in Cristo se non ci fossero stati i testimoni oculari della risurrezione di Cristo?" La domanda non è di secondaria importanza, innanzitutto perché Cristo stesso ha voluto che ci fossero i testimoni della Sua risurrezione, e poi perché non credo proprio che senza testimoni oculari qualcuno avrebbe potuto offrire la propria vita, facendosi uccidere pur di non rinnegare la predicazione cristiana, incentrata proprio sulla risurrezione di Cristo Gesù. Il centro gravitazionale di tutto il cristianesimo è proprio la risurrezione, senza di essa vana è la nostra fede, dice s. Paolo.
I primi cristiani conoscevano bene, oltre agli apostoli, la lista dei cinquecento e oltre, fratelli che videro Gesù risorto, durante i quaranta giorni. Esistevano i nomi dei testimoni dunque, e s. Paolo ribadisce che mentre lui scriveva la sua lettera ai Corinti, alcuni di questi testimoni erano ancora vivi, a garanzia di verifica, chiunque poteva andare ad interrogare quei testimoni per appurare la veridicità della risurrezione.I nomi dei testimoni, ben identificabili, sono da sempre serviti a garanzia della verità. Ecco, questa è la Tradizione cristiana, che si tramanda di testimone in testimone, senza di essa non sarebbe esistita nemmeno la Bibbia con il Nuovo Testamento.
Cosa significa essere cristiani? Basta solo dire di credere in Gesù Cristo, e serve anche una condotta di vita secondo i Suoi insegnamenti?
Oggi esistono moltissimi cristiani, di denominazioni diverse, che in buona fede credono di essere i soli veri cristiani, perché considerano le grazie di Dio che ricevono nelle loro comunità e personalmente come la conferma che sono sulla giusta strada.
Ma è davvero così? Funziona veramente così?
La misericordia di Dio è talmente grande che vedendo la buona fede di molti esaudisce le loro richieste in preghiera, ma non significa di certo che conferma la loro dottrina.
Già, perché a ben guardare anche tra i pentecostali anti-trinitari, ad esempio avvengono miracoli e grazie, significa forse che Dio ha rinunciato alla SS. Trinità, confermando le eresie di tali pentecostali?
No, le grazie e i miracoli accordati da Dio, a costoro non sono affatto di conferma dottrinale, ma soltanto atti misericordiosi da parte dell’Eterno.
Consideriamo ad esempio i versetti di Matteo 15,21-28
"Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita."
Ecco, abbiamo visto un esempio di grazia accordata ad una cananèa, che sappiamo tutti non essere ortodossa nella fede ebraica, anzi, come tutti i cananèi praticava alcune eresie.
La grazia o il miracolo di guarigione accordatogli da Gesù, verso la figlia malata, è voluto significare una conferma verso la dottrina cananèa?
No, ma solo
la manifestazione della infinita misericordia di Dio, che si intenerisce verso chiunque lo prega e crede in Lui in buona fede."La Chiesa cattolica si ritiene il centro gravitazionale del movimento cristiano nei secoli. Ciò può sembrare indecente vanagloria, ma è necessario dirlo se, in effetti,
c’è solo un Cristo e quindi solo una Chiesa. Di conseguenza, in Lumen Gentium, si asserisce che tutta la grazia cristiana che è possibile trovare al di fuori dei confini istituzionali della Chiesa cattolica gravita verso l’unità con essa. Nel Vangelo di Giovanni (17,11), Gesù prega che i suoi discepoli <>, e che lo siano visibilmente <> (17,21). Il punto non è convincere tutti i cristiani a diventare cattolici, ma spiegare, in breve, ciò che pensa la Chiesa cattolica sull’argomento e analizzare alcune delle interessanti questioni sollevate da questa visione. Se si crede che Cristo intendesse una comunità di discepoli in qualche modo permanente, e una lettura imparziale del Nuovo Testamento non lascia dubbi in proposito, sembra assai improbabile che non avesse in mente la forma che avrebbe dovuto avere quella comunità.
La Parola di Gesù Cristo non è solo un messaggio piovuto all’interno del maelstrom della storia, lasciando tutti liberi d’interpretarlo e organizzare associazioni religiose fra coloro che concordavano con una data interpretazione.
I racconti dei quattro Vangeli sono ricchi d’istruzioni date da Gesù su ciò che i discepoli dovevano fare e su che tipo di comunità dovevano essere dopo la sua ascesa al Padre.
Lui scelse gli apostoli e, fra gli apostoli, scelse Pietro come centro di questa unità. Nei Vangeli Pietro viene sempre presentato per primo. A Pietro Gesù raccomandò di fortificare i suoi fratelli nella fede (Lc 22,32) ma, ovviamente, non tutti i cristiani concordano su ciò che s’intenda, sia in teoria che in pratica, con comunità apostolica unica intorno a Pietro.
Molto prima che ci fosse un libro come il Nuovo Testamento sul quale non essere d’accordo, la Chiesa degli albori decise che il marchio di continuità nell’insegnamento e nella vita dei cristiani era <>. La Chiesa è identificata dalla dottrina detta apostolica e da persone chiamate apostoli. Ovviamente quella che oggi riconosciamo come Chiesa cattolica non è apparsa improvvisamente dal nulla.
La sua è una storia lunga e complicata, ricca di eroica fedeltà così come d’infamia e intrigo, che ha portato il gruppo di discepoli che per primi ricevettero lo Spirito Santo a Gerusalemme, nel giorno di Pentecoste, a diventare la Chiesa di oggi della Roma papale. Nei primi secoli ci furono tumulti e conflitti sulle eresie e sui contro movimenti. Questi conflitti vennero risolti gradualmente e con grande fatica da parte dei vescovi, successori degli apostoli, riuniti in concili. Ci furono molte questioni da risolvere: quali fra le scritture che si proclamavano apostoliche erano vere e andavano incluse nella raccolta (chiamata <>) che oggi riconosciamo come Nuovo Testamento? Questa questione era ancora dibattuta nel III secolo e lo fu anche successivamente. Gesù era vero Dio e vero uomo, la Seconda Persona della Santa Trinità coeguale al Padre e allo Spirito Santo? Oppure era solo un uomo simile a Dio, o forse Dio fintosi uomo?
Difficilmente le questioni potevano essere più fondamentali: andavano al cuore del credo cristiano su Dio, sulla storia umana e sulla speranza di salvezza. Per quanto riguarda questioni davvero grandi, come la natura trinitaria di Dio e la divinità di Gesù Cristo, la maggioranza dei cristiani concorda con quella che viene chiamata la Grande Tradizione, a volte descritta come l’opinione della Chiesa delle origini, vale a dire che la maggioranza dei cristiani accetta come autorevoli i primi sette concili ecumenici, o assemblee universali, che presero il nome dalle città in cui si riunirono i vescovi. Cioè dal concilio di Nicea del 325 al concilio II concilio di Nicea del 787" (cfr, lo Splendore della Verità, ed. Lindau).
Il nome di "Chiese" è stato attribuito dal Concilio Vaticano II a quelle orientali (gli ortodossi), pur separate dalla piena comunione con la Chiesa cattolica, in quanto "hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della successione apostolica, il Sacerdozio e l’Eucaristia, per mezzo dei quali restano ancora uniti con noi da strettissimi vincoli". Per questo, "meritano il titolo di "Chiese particolari o locali", e sono chiamate Chiese sorelle delle Chiese particolari cattoliche".
Per gli stessi motivi, la qualifica di "Chiese" non è stata attribuita alle comunità nate dalla Riforma protestante.
"Secondo la dottrina cattolica, queste Comunità non hanno la successione apostolica nel sacramento dell’Ordine, e perciò sono prive di un elemento costitutivo essenziale dell’essere Chiesa. Le suddette Comunità ecclesiali, che,
specialmente a causa della mancanza del sacerdozio ministeriale, non hanno conservato la genuina e integra sostanza del Mistero eucaristico, non possono, secondo la dottrina cattolica, essere chiamate ‘Chiese’ in senso proprio".
E’ nell’umana natura tentare di scalzare il potere altrui, di qualunque natura esso sia.
A ben ricordare anche gli apostoli dibattevano al seguito di Gesù su chi tra loro fosse il più grande, e chi dovesse sedere accanto a Lui nel regno dei cieli.Gli eretici di tutti i tempi mal sopportavano l’autorità legittima dei vescovi, tentando in tutti i modi di scalzarli dal loro potere di governo ecclesiale.
Facendo leva sui difetti di alcuni vescovi, gli eretici riuscivano talvolta a convincere larghe fasce di popolazione, predicando con livore la loro dottrina che differiva da quella insegnata da Cristo e gli apostoli. Ogni gruppo eretico presentava delle varianti dottrinali, che inficiavano la genuinità della Buona Novella,
trasformando talvolta la stessa figura di Cristo.Ma, gli eretici antichi, sono gli antenati degli odierni protestanti? Direi di no, perché a ben guardare non presentavano la stessa dottrina, anche se ogni serio studioso sa che non si può parlare di un’unica dottrina eretica, in opposizione a quella degli apostoli.
Esistevano molteplici dottrine, ognuna della quali presentava delle particolarità, differendo dal Vangelo a volte in maniera sfumata, sottile, ma non per questo meno pericolosa per la genuinità della fede.
Oggi ci sono gruppi protestanti che riesumano ed adottano antiche questioni dottrinali, come gli avventisti del settimo giorno, che prendono a prestito alcune nozioni dai catari e dagli ariani,
i testimoni di Geova fanno man bassa proprio nelle dottrine ariane, i seguaci del reverendo Moon prendono a prestito alcune parti del Talmud ebraico per annullare la figura del Messia, sostituendola con quella dello stesso reverendo, il quale si crede il vero Messia. Insomma a ben vedere la situazione è complessa, ed
è frutto dell’orgoglio dell’uomo, che pur di non stare sottomesso all’autorità costituita, cerca di delegittimarne l’autorevolezza con elucubrazioni e rielaborazioni dottrinali di ogni tipo.
Le dottrine protestanti infatti pur contenendo frammenti di verità presentano pesanti alterazioni che non sempre sono visibili ad un primo esame.
Se a questo aggiungiamo il fatto che anche loro sbagliano sul piano umano, beh, non resta ombra di dubbio, "il mio fustino non lo cambio con altri due…", come recitava una famosa pubblicità.
La questione della successione apostolica e quindi della Sacra Tradizione cristiana, da secoli dibattuta da protestanti e cattolici, trova terreno avverso nei diversi siti Internet di matrice protestante, che spesso tentano di demolirne la storicità e la purezza cristiana,
inquinandola con tradizioni umane che diventano difficili da distinguere e separare dalla sana dottrina per coloro che non conoscono la storia del cristianesimo. Molti cristiani ad esempio non riescono a focalizzare bene la Sacra Tradizione, mischiando spesso il sacro con il profano.
E’ utile conoscere le accuse mosse dai fratelli protestanti, per meglio poter rispondere e, indirizzare l’analisi biblica su ciò che viene detto e scritto nei molti siti e libri protestanti, confrontandolo con gli insegnamenti cattolici.
I fratelli pentecostali ad esempio sono convinti di essere i soli veri cristiani, spinti dai loro pastori, che avrebbero ricevuto il mandato ministeriale direttamente da Dio. Non metto in dubbio la buona fede di molti pastori che dedicano la loro vita alla comunità, predicando Cristo, ma
sbagliando in diversi punti fondamentali come l’Eucaristia ad esempio. Essi sono davvero convinti di aver ricevuto il mandato da Dio,
ma in realtà è solo la loro personale buona volontà a fargli abbracciare il ministero pastorale.
In Atti 15,24-25 leggiamo: "Poiché abbiamo sentito che alcuni di noi sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi, senza che noi avessimo dato loro alcun incarico, abbiamo ritenuto concordemente di scegliere alcuni uomini e di mandarli a voi con i nostri carissimi Bàrnaba e Paolo…"Evidentemente la comunità di Gerusalemme, con gli apostoli e gli anziani disapprovava che alcuni cristiani "…alcuni di noi…" erano andati a predicare senza la loro autorizzazione, e per giunta in maniera non ortodossa, infatti i loro ascoltatori rimasero turbati.
Poi leggiamo "…senza che noi avessimo dato loro alcun incarico…", qui si capisce chiaramente che il ministero di pastore, o di predicatore, non era frutto di sogni, visioni o buona volontà personale, ma
doveva essere affidato dagli apostoli o dai vescovi. Nei versetti sopra indicati leggiamo un chiaro rimprovero a coloro che predicavano senza aver ricevuto nessun mandato dagli apostoli o dagli anziani. Contemporaneamente vediamo che sono solo gli apostoli a scegliere alcuni uomini e a mandarli ad evangelizzare.
http://www.cristianicattolici.net/la_vera_chiesa.html