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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 11/02/2023, 13:11 
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NORVEGIA ? TRENTINO ? NO , SICILIA, ETNA ...



Guarda su youtube.com



QUI FOTO BELLISSSSSIME

https://www.meteoweb.eu/2023/02/etna-si ... 001203192/


Ultima modifica di barionu il 11/02/2023, 13:16, modificato 1 volta in totale.


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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 11/02/2023, 13:15 
ci sono foto in b/n di neve sull'Etna nel 1945 fino ai paesi sottostanti, stile Brunico
niente di nuovo pure qui



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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 12/02/2023, 09:01 
andreacorazza ha scritto:
ci sono foto in b/n di neve sull'Etna nel 1945 fino ai paesi sottostanti, stile Brunico
niente di nuovo pure qui


Già..Non per nulla l'Etna,ogni anno,è la meta più ambita
da parte di sciisti incalliti da tutto il mondo! [8D]



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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 12/02/2023, 09:38 
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ETNA.jpg




https://www.sensesicily.com/it/sciare-s ... e-il-mare/



che spettacolo ...




zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 12/02/2023, 09:45 
Etna 11 febbraio 2023

Wow! Mi ha dato il Buongiorno ! [:)] [8D]


Allegati:
Etna 11febbr23.jpg


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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 27/02/2023, 17:52 
Il mistero della lanterna delle fate, la pianta riapparsa dopo 30 anni dall’estinzione
E' stata riscoperta la Thismia kobensis o lanterna delle fate, una delle poche piante che non sfrutta la fotosintesi per ottenere nutrienti

Immagine

Una specie vegetale ritenuta estinta è stata appena riscoperta nella città di Sanda, in Giappone. Si chiama Thismia kobensis. L’hanno reso noto in un articolo pubblicato sulla rivista Phytotaxa gli scienziati della Kobe University.

Un team di esperti botanici, guidato da Kenji Suetsugu, ha ritrovato alcuni esemplari di questa particolare pianta. In gergo viene chiamata anche “lanterna delle fate” per via delle sue peculiari caratteristiche. Il genere Thismia è una delle poche piante conosciute che non sfrutta la fotosintesi per ottenere nutrienti, ma si affida ad altri organismi.
Queste piante hanno fiorescenze che possono sembrare piccoli funghi

Queste piantine vivono sottoterra e i loro fiori possono sembrare dei piccoli funghi. Attualmente, si conoscono circa 90 specie di Thismia. La maggior parte di questi esemplari crescono in luoghi specifici e sono conosciute in base alla regione in cui sono state identificate. La lanterna delle fate è stata scoperta per la prima volta in Giappone nel 1992. La kobensis è stata considerata estinta, perché il suo habitat è stato distrutto.

I ricercatori hanno ora identificato la presenza di questa specie a circa 30 chilometri di distanza, rispetto al luogo in cui erano state inizialmente individuate negli anni ’90. La kobensis differisce dalla simile Thismia huangii per i numerosi peli corti sullo stigma e per una serie di peculiarità genetiche ed evolutive.
Un mistero per i botanici

I risultati di questa ricerca potrebbero offrire nuove informazioni sull’affinità sistematica del genere delle lanterne di fata. Esse erano state inizialmente correlate ad alcune piante australiane o neozelandesi.

La diffusione di questo genere di piante resta un mistero per i botanici. Tuttavia gli esperti suggeriscono che la Thismia americana, attualmente considerata estinta, potrebbe non essere collegata alle specie australi più della kobensis stessa.
Una riscoperta che migliora la conoscenza botanica di queste piante anche in Asia Orientale e Nord America

Le specie vegetali dell’Asia orientale e del Nord America non sono rare secondo gli studiosi. Le distribuzioni in queste regioni potrebbero essere attribuite alla migrazione attraverso la Beringia. La riscoperta della Thismia kobensis dopo tre decenni migliora notevolmente la conoscenza di questo genere di pianta e la sua distribuzione.

Considerata la specie più settentrionale nota, questa lanterna delle fate fornisce anche una visione cruciale della biogeografia e della storia evolutiva di queste piante.


https://www.meteoweb.eu/2023/02/mistero ... 001209422/


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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 15/05/2023, 18:26 
Bobi compie 31 anni, è il cane più longevo al mondo
Bobi con i suoi 31 anni è il cane più longevo al mondo, entra nel Guinness dei primati e in Portogallo si festeggia in suo onore con una maxi festa di 100 invitati

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Una festa con più di 100 invitati, piatti portoghesi a base di carne e pesce, ballerini che si esibiscono. E’ così che è stato celebrato il compleanno di Bobi, il cane più longevo mai esistito, che lo scorso 11 maggio ha compiuto 31 anni. Nato e cresciuto nel villaggio di Conqueiros, in Portogallo, Bobi secondo il suo proprietario Leonel Costa è riuscito a vivere così a lungo grazie all’ambiente “calmo e pacifico” in cui si è sempre trovato. Libero di muoversi liberamente nelle aree boschive vicino alla sua casa, non è mai stato tenuto al guinzaglio.

Per quanto riguarda l’alimentazione, invece, ha sempre mangiato il cibo di casa, in barba a tutte le indicazioni dei veterinari. La vita così calma di questa celebrità canina è diventata più movimentata soltanto nell’ultimo periodo, quando lo scorso febbraio il Guinness World Record lo ha riconosciuto come l’esemplare di cane più vecchio mai esistito e ora gli ha inviato gli auguri di compleanno.

“Tantissimi giornalisti e curiosi sono arrivati da tutto il mondo per fare una foto con Bobi“ ha raccontato il signor Costa, che con i suoi 38 anni può dire di aver passato quasi tutta la propria vita con il suo cane. Tante, forse troppe visite, tant’è che Bobi ne ha risentito per lo stress. Oggi, però, sta meglio. Anche se, come molti cani anziani, Bobi ha difficoltà a camminare e ama molto riposare, per il resto non ha grossi problemi di salute. “Se solo Bobi potesse parlare… Solo lui potrebbe spiegare come ha fatto a vivere così a lungo – ha spiegato Leonel Costa – è davvero unico nel suo genere“.


https://www.meteoweb.eu/2023/05/bobi-il ... 001243834/


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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 08/06/2023, 23:13 
Gran Bretagna, avvistate farfalle credute estinte un secolo fa
La farfalla bianca venata di nero, specie ufficialmente estinta in Gran Bretagna quasi un secolo fa, e' stata nuovamente avvistata

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E’ un giallo ma soprattutto una buona notizia per l’ambiente: la farfalla bianca venata di nero, specie ufficialmente estinta in Gran Bretagna quasi un secolo fa, e’ stata nuovamente avvistata. A riferire dell’evento presentato come misterioso ed emozionante e’ la Bbc, precisando che un piccolo numero di esemplari bianchi venati di nero e’ stato segnalato in volo nei campi e nelle siepi a Sud-Est di Londra. A partire sulle loro tracce e’ stato un giornalista appassionato naturalista, Frank Gardner.

Per i non esperti, potrebbero facilmente essere scambiate per le comuni farfalle cavolo cappuccio bianche che si vedono in Gran Bretagna ogni estate, mentre queste sono piu’ uniche che rare. Elencate per la prima volta come specie britannica durante il regno di re Carlo II, si estinsero ufficialmente in Gran Bretagna nel 1925. Ora, tra maggio e giugno, sono riapparse misteriosamente nel loro habitat preferito: alberi di biancospino e prugnolo alle porte di Londra, dove il corrispondente Bbc e altri naturalisti le hanno osservato svolazzare tra le siepi. Come suggerisce il nome – ‘black-veined white butterfly’ – si tratta di una farfalla bianca di medie dimensioni con segni distintivi di venature nere sulle ali.
Farfalle estinte

L’ente di beneficenza Butterfly Conservation, che monitora il numero di farfalle in Gran Bretagna, ha riferito alla Bbc che probabilmente saranno state rilasciate, ma non sanno da chi o perche’. Se lo spettacolo e’ stato inusuale per chi e’ riuscito a vederle, la loro presenza al momento non significa un recupero spontaneo di una specie estinta. Nell’agosto 2022 lo stesso era in parte accaduto con la grande farfalla blu, estinta in passato, che, secondo gli esperti ha avuto la sua migliore estate in 150 anni.

La grande farfalla blu e’ uno degli insetti piu’ minacciati d’Europa, ma la scorsa estate ne sono stati avvistati migliaia nel Sud-Ovest dell’Inghilterra. In quel caso, pero’, si e’ trattato del successo di un progetto di conservazione a lungo termine, guidato dalla Royal Entomological Society. Una storia che ha evidenziato come le specie a rischio di estinzione possano essere salvate.


https://www.meteoweb.eu/2023/06/gran-br ... 001255865/


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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 05/08/2023, 22:34 
Tartaruga di terra scambiata per marina viene gettata in mare per salvarla e muore annegata: “il problema degli amanti degli animali”
L'increscioso episodio a Marina di Grosseto, in Toscana. Le importanti parole del giornalista Maurizio Donelli

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Nei giorni scorsi una turista tedesca ha incontrato una tartaruga immobile sulla spiaggia di Marina di Grosseto, in Toscana. La donna ha avvertito i soccorsi e i volontari di TartAmare si sono precipitati sul posto e non hanno potuto fare altro che constatare la morte dell’esemplare, seppellendola con tanto di lapide improvvisata: “Qui giace Marina, tartaruga di terra vittima dell’ignoranza“.

La tartaruga, infatti, è stata letteralmente uccisa (colposamente) da un gruppo di turisti che l’aveva vista in spiaggia e, pensando fosse una tartaruga marina, con l’intento di salvarla l’aveva lanciata in acqua. Ma era una tartaruga di mare e in acqua è morta affogata. “Una morte che si sarebbe potuta evitare con una chiamata, prima di agire in alcun modo, a un ente competente: ecco perchè Marina è morta a causa dell’ignoranza. Un’ignoranza che poteva essere colmata in pochi minuti. E’ doveroso informarsi prima di agire. Ma tante volte non agire è la soluzione migliore. Non tutti gli animali che incontriamo sono in difficoltà e hanno bisogno di noi, anzi, a volte possiamo solo complicargli la vita. Non bisogna mai dare fastidio agli animali, non bisogna toccarli, non bisogna avvicinarli in modo particolare le tartarughe. Basta chiamare immediatamente le associazioni del luogo o la guardia costiera al 1530: l’autorità competente provvederà a darvi indicazioni su come comportarvi“, spiegano i volontari di TartAmare in un accorato appello ai cittadini e ai turisti.

Ma la riflessione più brillante e profonda l’ha fatta Maurizio Donelli, giornalista, caporedattore del Corriere della Sera. “Il caso della tartaruga di terra scambiata per marina e gettata tra le onde nel tentativo di salvarla (e quindi facendola morire annegata) è solo la punta dell’iceberg di un problema ben più ampio“, ha scritto. “Ovvero quello relativo ai numerosi “amanti degli animali” (secondo una loro auto definizione) che di vita animale nulla sanno e di conseguenza generano solo problemi alla fauna che vorrebbero difendere in base a ciò che hanno acquisito durante approfonditi studi basati sulla visione dei cartoni animati Disney. Trovano nel bosco un capriolo appena nato? Un Bambi? È da solo? Ecco che si preoccupano di spostarlo e fargli qualche coccola condannandolo a morte sicura (una volta toccato nella maggior parte dei casi la madre, che è sempre nei paraggi ma abbastanza lontana per attirare su se stessa eventuali predatori, non ne riconosce più l’odore e lo abbandona). Vedono una volpe che si avvicina alla casa o alla macchina? Primo pensiero: ha sicuramente fame. E allora via di merendine o cibo avanzato dai loro piatti pieno di sale, zuccheri, conservanti… Tutto questo ovviamente dopo averle dato un nome (sempre da signorina). E lo stesso vale per cinghiali, tassi e altre bestie selvatiche alle quali, va ricordato, è vietato dalla legge fornire cibo. Andiamo avanti perché sul tema che segue, gli appelli sui social si sprecano: vedono un gatto che si crogiola al sole su un muretto facendosi gli affari suoi (specialità nella quale peraltro i gatti sono cintura nera)? Subito si scatena l’allarme e il tam tam da tastiera. Qualcuno lo sta cercando? Si sarà perso? L’obiettivo a quel punto è prenderlo, sterilizzarlo e “darlo in adozione” che significa fargli vivere il resto delle sue sette esistenze chiuso in un appartamento. Non basta dichiararsi “amanti degli animali” per occuparsene. Bisogna studiare, conoscere, sapere, rispettare. Prendere consapevolezza che gli animali non hanno bisogno di noi, lì fuori se la cavano benissimo. Oppure si finisce come quelli che guardando il video di una cornacchia che con poderose beccate aveva cominciato a cibarsi delle carni di un porcospino moribondo che arrancava sull’asfalto (le immagini in rete da qualche parte si trovano) commentavano: “Ma guarda che tesoro, lo sta aiutando ad attraversare”. Il tutto ovviamente chiosato dall’immancabile minchiata, quel luogo comune che ripulisce l’anima: “Ehhh sì, gli animali sono meglio dell’uomo”.

Già.


https://www.meteoweb.eu/2023/08/tartaru ... 001283479/


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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 05/08/2023, 22:36 
Tartarughe marine, è record di nidi


La stagione della nidificazione della Caretta caretta non è ancora finita ma sono già stati superati tutti i numeri delle precedenti annate. In Italia 293 nidi: in testa Sicilia (105), Calabria (86) e Campania (43)


La stagione della nidificazione della Caretta caretta non è ancora finita ma sono già stati superati tutti i numeri delle precedenti annate. Sono attualmente 293 i nidi ritrovati e messi in sicurezza lungo le spiagge italiane: è il record di sempre ed è un numero destinato ad aumentare nelle prossime settimane. I volontari di Legambiente e di altre organizzazioni, impegnati nelle attività di monitoraggio e sorveglianza dei nidi nell’ambito del progetto europeo Life Turtlenest, continuano a segnalare di giorno in giorno tracce di risalita di mamma tartaruga sugli arenili italiani.

In testa alla classifica delle regioni italiane con più nidi di tartarughe marine c’è la Sicilia con ben 105 nidi, seguita da Calabria (86) e da Campania (43). Nel Sud Italia il monitoraggio delle coste ha portato a scoprire 24 nidi in Puglia e 2 in Basilicata mentre la Sardegna si attesta a quota 8 nidi. Il Centro-Nord del Paese sta restituendo dei numeri alti rispetto alle scorse stagioni: un aumento dei nidi è stato registrato in Toscana con 12 nidi, nel Lazio a quota 11, Abruzzo (1) ed Emilia-Romagna (1). Un vero e proprio boom di uova deposte che oltre all’Italia coinvolge anche le coste di Francia e Spagna: lungo la Costa Azzurra, la Provenza e la regione Occitania sono stati segnalati 7 nidi mentre sul litorale spagnolo, in particolare l’area di Valencia, Maiorca e l’isola di Ibiza, dove il record massimo di nidi era fermo a quota 11, per ora sono già stati totalizzati 22 nidi. Per rendere l’idea, nelle stesse aree spagnole l’anno scorso erano stati ritrovati due nidi di Caretta caretta mentre in Francia solo uno.

L’elaborazione di Legambiente sui dati di Tartapedia.it, che accoglie le segnalazioni di associazioni impegnate sul territorio, fa emergere subito che il numero di nidi rispetto alla stagione 2022 è al momento raddoppiato: a nidificazioni ancora in corso è stata toccata quota 293 nidi mentre l’anno scorso il conteggio si era fermato a circa 146.

CLIMA - Il cambiamento climatico e il surriscaldamento delle acque stanno, infatti, spostando sempre di più l’areale delle tartarughe marine verso il Mediterraneo Occidentale. “Il numero di nidi censiti quest’anno conferma il trend positivo della nidificazione della tartaruga marina nel Mediterraneo occidentale - spiega Sandra Hochschied, ricercatrice Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e responsabile scientifico del progetto Life Turtlenest - dopo un leggero rallentamento registrato lo scorso anno che ha interessato tutto il Mediterraneo, questa estate è ripresa decisa la corsa delle tartarughe marine verso latitudini più settentrionali spinta dal cambiamento climatico che ha causato un significativo aumento della temperatura rendendo adatti alla deposizione ambienti che solo qualche anno fa erano troppo freddi per questi splendidi rettili”.

MISURE DI CONSERVAZIONE - Il patrimonio di biodiversità del mar Mediterraneo sarà arricchito ulteriormente nelle prossime settimane quando avverrà la schiusa dei nidi e la corsa verso il mare di un vero e proprio esercito di baby tartarughe. Grande merito va alla costanza e all’impegno di centinaia di volontari impegnati nella sorveglianza dei litorali italiani. “E’ necessario garantire a questa specie protetta sempre più presente nel Mediterraneo occidentale adeguate misure di conservazione - dichiara Stefano Di Marco, Project Manager del progetto europeo Life Turtlenest coordinato da Legambiente - Per questo il progetto prevede una serie di azioni integrate che vanno dall’informazione alla sensibilizzazione delle comunità locali e degli operatori balneari, fino alla definizione di misure di salvaguardia attraverso l’estensione dei siti Natura 2000 già esistenti e/o l’istituzione di nuovi siti laddove la nidificazione della Caretta caretta può considerarsi ricorrente".

"Il coinvolgimento dei comuni sarà di fondamentale in questa operazione - prosegue Di Marco - le amministrazioni locali possono infatti fare molto per disincentivare l’uso dei mezzi meccanici per la pulizia delle spiagge, disciplinare i ripascimenti delle spiagge e limitare l’inquinamento acustico e luminoso che rappresentano una minaccia sia durante le fasi di deposizione che di schiusa".


https://www.adnkronos.com/sostenibilita ... SxpJY3NIO0


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https://www.conservatoriorossini.it/doc ... -monacchi/

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https://www.fragmentsofextinction.org/l ... ms/amazon/



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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 14/10/2023, 10:43 
barionu ha scritto:
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DAVIDE MONACCHI


SUONI DELLA FORESTA


https://www.fragmentsofextinction.org/l ... ms/amazon/



meraviglioso ....


zio ot [:305]


Non riesco ad aprire i suoni.....nel link che hai postato.

Le foreste del mondo cantano

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MessaggioInviato: 29/10/2023, 16:13 
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 Oggetto del messaggio: Re: GEA
MessaggioInviato: 03/11/2023, 21:04 
I cittadini scienziati riscoprono farfalle che temevamo scomparse dai parchi nazionali italiani
Grazie agli avvistamenti degli appassionati, confermata la presenza degli insetti impollinatori di cui da decenni si erano perse le tracce

Immagine

Coinvolgere i cittadini nella difesa della biodiversità può dare risultati inaspettati, come la riscoperta di specie che credevamo scomparse dai nostri ecosistemi. Lo documenta lo studio coordinato dall’Università di Firenze, che riporta i risultati della partecipazione degli appassionati di farfalle nel monitoraggio delle specie presenti nei parchi nazionali italiani. La ricerca, pubblicata sulla rivista Biodiversity and Conservation, rappresenta un caso virtuoso di citizen science e ha permesso di aggiornare gli indici di rischio di estinzione delle circa 250 specie presenti nei parchi nazionali italiani.

Responsabile dello studio è Leonardo Dapporto, ricercatore di Zoologia dell’Ateneo fiorentino, che ha guidato il team composto anche dai ricercatori delle Università di Pisa e di Torino e dell’Institute of Evolutionary Biology di Barcellona.

“Per la comunità degli studiosi può essere difficile raccogliere i dati necessari per registrare l’andamento della presenza degli insetti, tanto che per alcune specie paventavamo l’estinzione da alcuni Parchi nazionali in quanto mancavano conferme da decenni – spiega Dapporto -. A scongiurare un possibile armageddon sono stati proprio i cittadini: con le foto e le informazioni su data e luogo degli scatti, postati sul sito di citizen science iNaturalist, abbiamo raccolto oltre 50.000 testimonianze per l’Italia, molto superiori alle osservazioni che avremmo potuto registrare durante le attività di ricerca sul campo”.

Grazie alla documentazione caricata negli ultimi quattro anni dagli appassionati, infatti, il team di ricercatori – che ha sviluppato la ricerca nell’ambito dei finanziamenti PNRR al Centro Nazionale di Biodiversità di cui l’Ateneo fiorentino è partner – ha potuto confermare la presenza di farfalle di cui non si avevano avvistamenti da alcuni decenni. “Quando di un insetto non si hanno segnalazioni recenti, alla sua specie viene attribuito un indice di rischio di estinzione, che è il risultato del rapporto tra gli anni in cui le osservazioni sono assenti e quelli da cui si registra la prima presenza. La misura si applica a tutte le specie di un Parco per ottenere una percentuale generale di rischio. Per svariati ambienti e popolazioni di farfalle, questo indice si attestava su valori al di sopra del 50%, molto lontani quindi dal rischio zero – chiarisce il ricercatore –. Per esempio, nello studio, abbiamo preso in esame specie delle quali non si avevano più avvistamenti dagli anni ’60, dunque con un rischio di estinzione estremamente elevato nei nostri Parchi”.

Valutando i dati della comunità virtuale dei naturalisti, spesso neppure consapevoli di aver ‘preso nella rete’ un esemplare rarissimo, i ricercatori hanno riconosciuto molte farfalle date per scomparse. È il caso di Hipparchia neomiris, specie endemica di poche isole e ‘sparita’ dagli anni ’80 a Capraia, finché due cittadini scienziati l’hanno registrata nel 2019 e nel 2020.

“Le osservazioni dei cittadini scienziati ci fanno capire che la situazione è più rosea di quella descritta dalla letteratura scientifica – commenta Dapporto –. Complessivamente, infatti, abbiamo abbassato di circa 11% l’alert relativo alle farfalle presenti nei Parchi naturalistici, che potrebbero contribuire a sviluppare le competenze degli appassionati e beneficiare così del loro straordinario contributo alla difesa della biodiversità degli insetti impollinatori”.


https://www.meteoweb.eu/2023/11/i-citta ... 001321341/


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Posso testimoniare che quest'anno ho potuto osservare molte Farfalle in giro per l campagne, purtroppo non posso specificare le diverse specie,quelle che ho visto di più erano quelle con le ali bianche. [:)]


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