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MessaggioInviato: 01/01/2014, 15:03 
Quindi al netto delle fesserie su Gesù, ci sta dicendo che torna il dittatore YHWH :}


Dopotutto è gesuita, loro sanno.


Ultima modifica di MaxpoweR il 01/01/2014, 15:05, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 01/01/2014, 18:42 
Forse non è Yahweh a tornare... o quantomeno non solo lui.

Forse sono i due fratelli a tornare.. per il Giudizio e rinnovare o chiudere definitivamente il "patto di concessione" stipulato ai tempi di Noè!

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=12199

[:D]

Ma poi, Yahweh, se ne è mai andato da questo pianeta?! Perchè un "ritorno" ovviamente presuppone una "partenza"...

[8]

MaxpoweR, forse tu mi puoi aiutare a trovare quei passi in cui si teorizza la partenza di Yahweh (o chi per esso) dal nostro pianeta.

Mi sembra che Biglino ne parli da qualche parte. Anche Sitchin parla a un certo punto della partenza degli Anunnaki mi sembra.


Ultima modifica di Atlanticus81 il 01/01/2014, 18:43, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 01/01/2014, 22:13 
Cita:
Atlanticus81 ha scritto:
Pensate poi che , i Padri della Chiesa cristiana, come Origene o S. Girolamo, padre della prima versione ufficiale della Bibbia nel '300, parlavano della reincarnazione.


San Girolamo? Non ho notizie di questo. A me, oltre ad Origene, risultava San Clemente di Alessandria e poi in periodo successivo anche San Gregorio vescovo di Nissa (350 d.c).

Cita:
Fonti PARALLELO fra BUDDHA e GESU', http://www.mednat.org/religione/gesu_budda.htm,
e Cristianesimo gnostico e buddismo


Io credo che questa sia una direzione da indagare con molta attenzione. A mio parere questo parallelismo si puo' individuare anche in altre figure di cui abbiamo notizia, come ad esempio Krishna, ma anche Lord Pacal e Tutankhamon. E' come se queste figure, queste guide spirituali, fossero ricorrenti nella storia dell'uomo e si ripresentino con una certa regolarita'.



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MessaggioInviato: 12/01/2014, 16:50 
La profezia del rabbino e la morte di Sharon: il Messia conteso

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Che nesso c’è tra l’aggravarsi delle condizioni di salute dell’ex premier israeliano Ariel Sharon, da diversi anni in coma, la morte del rabbino Yitzhak Kaduri, avvenuta nel 2006, una misteriosa profezia dello stesso rabbino, all’apparenza un bigliettino sgualcito di poche righe, lo scandalo che è montato e sta tornando di attualità proprio in questi giorni nella terra di David tra gli interpreti della Kabbalah e l’arrivo, atteso da secoli, del Messia ebraico?

Il nesso esiste ed è anche di quelli capaci di scatenare una marea di “rumors” sul piano religioso, politico e sociale.
Ma andiamo con ordine.

Poco prima di morire nel 2006, alla veneranda età di 108 anni, il rabbino rabbino Yitzhak Kaduri lasciò, alla sua Sinagoga nel giorno dello Yom Kippur, festività ebraica dell’Espiazione, un foglietto chiuso in una busta. Su sua richiesta, il biglietto doveva essere letto un anno dopo la sua morte.

Ora, prima di svelare il contenuto del messaggio, è necessario definire i contorni della venerata figura del rabbino Kaduri, ritenuto uno dei più importanti rabbini della nazione israeliana.

Yitzhak Kaduri era noto per la sua memoria fotografica e conosceva a memoria l’Antico Testamento, il Talmud, ed altri numerosi scritti ebraici; era carismatico e saggio, considerato dal rabbino capo un Tsadik, un uomo giusto e santo. I suoi seguaci parlano di molti miracoli da lui effettuati ed i suoi studenti sostengono abbia predetto diversi disastri e cataclismi, tra questi lo tsunami che sconvolse l’Oceano indiano nel 2004.

Quando morì, più di duecentomila persone presenziarono al corteo funebre per le strade di Gerusalemme.

Trascorso un anno dalla morte del rabbino, nel 2007, la busta contenente il messaggio del rabbino venne aperta. In essa Rabbi Kaduri affermava di aver incontrato il Messia nel corso di una visione, e che lo stesso Messia sarebbe ritornato poco dopo la morte di Ariel Sharon. Ed ecco il primo nesso. Un “nodo temporale” che starebbe per sciogliersi, considerato l’aggravamento, proprio in queste settimane, delle condizioni di salute dell’ex premier israeliano.

Sin qui, tuttavia, non ci sarebbe nulla di strano. Da un uomo di profonda fede, che per tutta la vita ha seguito i dettami della propria religione, che cosa aspettarsi se non una profezia millenaristica?
Ed effettivamente anche il testo del messaggio non devia di molto da quello che ci si potrebbe attendere: «Quanto all’abbreviazione delle lettere riguardanti il nome del Messia – scrive Kaduri nel bigliettino – , Egli rialzerà il popolo e proverà che la parola e la legge sono validi. Questo ho firmato nel mese della misericordia, Yitzhak Kaduri».

In ebraico #8206;#1497;#1512;#1497;#1501; #1492;#1506;#1501; #1493;#1497;#1493;#1499;#1497;#1495; #1513;#1491;#1489;#1512;#1493; #1493;#1514;#1493;#1512;#1514;#1493; #1506;#1493;#1502;#1491;#1497;#1501; il messaggio suonerebbe all’incirca così:

«Yarim Ha’Am Veyokhiakh Shedvaro Vetorato Omdim» ossia, appunto «Egli rialzerà il popolo e proverà che la parola e la legge sono validi».

Lo scandalo tra gli ebrei ortodossi e gli esperti di Kabbalah, non risede tanto nel messaggio, ma nelle iniziali delle parole che formerebbero il nome Yehoshua, di cui Yeshua (Gesù) è una contrazione.
Comprensibile lo sbigottimento dei seguaci del rabbino e delle autorità religiose di Israele; subito gli ebrei ultra-ortodossi dalla Yeshiva Nahalat Yitzhak (seminario) di Gerusalemme si sono premurati di dire che il rabbino kaduri non ha lasciato la soluzione esatta per decodificare il nome del Messia, ma la sequenza delle iniziali era chiaramente visibile nel messaggio.

Per contro, la rivelazione ha ricevuto scarsa copertura nei Media israeliani nel corso del 2007. Solo i siti ebraici Notizie First Class, ed ovviamente, Kaduri.net hanno menzionato la nota sul Messia, insistendo sul fatto che essa fosse autentica. Il quotidiano Ma’ariv ha pubblicato un articolo sulla nota, ma l’ha descritta come un falso.

In un’intervista con “Israele Oggi”, il rabbino David Kaduri, 80, figlio del defunto rabbino Yitzhak Kaduri, ha negato che suo padre avesse lasciato un biglietto con il nome Yeshua poco prima di morire. «Non è la sua scrittura», ha detto quando gli è stata mostrata una copia della nota.

Sempre “Israele Oggi” ha, invece, riportato la testimonianza di due seguaci del rabbino Yitzhak Kaduri che hanno confermato l’autenticità della nota aggiungendo: «Non abbiamo idea di come il rabbino abbia ottenuto il nome del Messia».

Infine lo stesso figlio del rabbino ha dovuto ammettere la veridicità dello scritto, sostenendo che il pericolo era che la gente avrebbe potuto credere che il rabbino stesse parlando del Messia dei cristiani.
David Kaduri ha infine confermato che nel suo ultimo anno suo padre aveva parlato e sognato quasi esclusivamente del Messia e della sua venuta. «Mio padre ha incontrato il Messia in una visione» ha detto, «e gli ha detto che sarebbe venuto presto».

Ora, come è noto, gli ebrei attendono ancora l’arrivo del Messia, non avendo creduto in quello che è poi divenuto “Messia” dei cristiani. La profezia di Kaduri solleva scandalo perchè si sono create chiaramente delle correnti di pensiero contrapposte. Il nome del Messia profetizzato dal rabbino è del tutto simile a quello del Messia cristiano. Che cosa significa? Un secondo avvento come auspicano soprattutto i cristiani occidentali, in particolar modo nord americani, oppure l’avvento messianico ebraico che casualmente porta un nome condiviso (ricordiamo che Yehoshua è un nome comunissimo nell’Antico testamento ed ai tempi del Gesù cristiano)?

Naturalmente l’approssimarsi della dipartita dell’ex primo ministro israeliano Sharon, visto come un “nodo temporale” che si sta sciogliendo, ha riaperto la diatriba ed il presunto “Messia” resterà conteso tra le due grandi religioni monoteiste sino a dopo la morte di Sharon, poi basterà attendere per verificare se il rabbino aveva visto giusto o se si è trattato di un abbaglio senile.

http://www.lenews.eu/costume-e-societa/ ... nteso.html



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MessaggioInviato: 21/03/2014, 10:29 
Diciamo che, seppur posizionandosi su altre vedute rispetto agli "Antichi Dei" teorizzati dal Progetto Atlanticus da noi ripresi dalle ipotesi di B.Russo, Z.Sitchin, E.Von Daniken, M.Biglino e da altri autori, il lavoro e l'analisi dell'autore sotto menzionato merita rispetto e attenzione.

L'affascinante lavoro di ricerca dell'autore Piero Ragone ci offre una interessante chiave di lettura che, anche se apparentemente lontano dalle idee e teorie proposte nell'ambito delle ricerche del Progetto Atlanticus, non mi trova così in totale disaccordo rispetto a quanto da lui sostenuto.

Come sapete noi partiamo da una idea neo-evemerista per la quale l'origine per ibridazione del genere Sapiens avviene per essere schiavi (come voleva il Player A, Enlil) e, solo successivamente, è poi subentrato il ruolo del Player B benevolo all'uomo Enki. E' anche per noi innegabile osservare infatti oggettivi atti di "amore" da parte degli "Antichi Dei", quanto meno da una parte di essi.

Pertanto leggendo il tutto attraverso la chiave di lettura suggerita dal Progetto Atlanticus abbiamo la coesistenza in contemporanea delle due visioni del mondo:

- A: Rapporto "Padrone-Schiavo" secondo l'approccio Enlilita (tesi sostenuta p.es. da M.Biglino/B.Russo)
- B: Rapporto "Padre-Figlio" secondo l'approccio Enkilita (tesi di P.Ragone)

Per cui l'approccio del Progetto Atlanticus riesce a unificare le idee e le conclusioni apparentemente antitetiche dei ricercatori impegnati nello studio di queste tematiche.

E, dato il tema che tratta, ritengo possa essere inserito in questo thread, condiviso e discusso con voi!

IL SEGRETO DELLE ERE E IL MESSIA CHE VERRÀ
di Piero Ragone


Un pittoresco protagonista dell’indimenticabile film Ed Wood di Tim Burton affermava: “Siamo tutti interessati al futuro, perché è là che voi ed io trascorreremo gli anni che ci restano da vivere”. A partire dal secondo dopoguerra e, in maniera più convinta, agli inizi del nuovo millennio, la criptoarcheologica è approdata a conclusioni che hanno profondamente influenzato l’approccio dell’Uomo alla religione, ai testi sacri, e modificato le attese riguardo noi stessi, il futuro che ci attende e l’alterità che il cielo gelosamente “cela”. Tra il creazionismo biblico, ormai percepito come sbiadito superstite di un’Età oscura e superstiziosa, e il darwinismo scientifico (“le specie viventi si evolvono per adattarsi all’ambiente circostante”), si sta imponendo una nuova ipotesi secondo la quale le divinità di cui parlano i testi sacri di tutto il mondo sono, in realtà, alieni che, in tempi remoti, hanno visitato la Terra, ridefinendo in tal modo il concetto di Dio e il rapporto dell’Uomo con esso. Con tutto ciò che ne consegue.

Se lo slancio di questa teoria offre notevoli spunti di riflessione, è pur vero che ha prodotto esagerazioni spesso sconcertanti, con l’onnipresente spiegazione extraterrestre che risolve ogni lacuna storica e che si erge a verità assoluta, in contrapposizione alle menzogne diffuse per millenni da abili manipolatori al servizio ora dello Stato, ora della Chiesa. Accade così che l’incubo fantascientifico di datati movie anni Cinquanta come La Guerra dei Mondi e Ultimatum alla Terra diventino profetiche visioni di una verità celata all’Uomo da complotti mondiali, e che le basi UFO su Marte e sulla Luna, o i capi di Stato che si trasformano in rettiloidi, risultino più credibili del fiat lux et lux fuit, di Adamo ed Eva, dell’Eden, del concepimento sine peccato o di una nascita in una grotta. In un’epoca così pronta ad accogliere nuove idee, desiderosa come mai prima di conoscere le proprie origini e il proprio futuro, il ricercatore si è lasciato sedurre dalla tendenza del pubblico a fagocitare le tesi più improbabili, che non solo minano la credibilità del mondo della ricerca, ma che rischiano di compromettere l’evoluzione umana; si pensi alla follia nazista della razza ariana dominante, un pensiero che oggi appare risibile e delirante, ma che ha condotto ad una guerra mondiale costata sessanta milioni di morti.

Il nugolo di sospetti cospirativi, la ricerca ossessiva della presenza aliena e l’impulso insaziabile di depredare la materia religiosa per scovarvi menzogne, inganni, truffe perpetuati ai danni dell’Umanità impongono una domanda: il caos che ne deriva ha effetti benefici sul nostro futuro? Chi si prodiga in questo rapace proselitismo ha realmente a cuore il progresso e la libertà dell’Uomo?

Un punto di ancoraggio: Giza – Orione

Quando, nel 1994, il mondo della ricerca fu scosso da Il Mistero di Orione di Robert Bauval e Adrian Gilbert, lo studio dei monumenti sacri dell’antichità si arricchì di una nuova chiave interpretativa, secondo la quale la maggior parte di essi riproduceva alcune costellazioni (o parti di esse) ed era orientata in base alla loro posizione nel cielo. Attenti studi hanno rilevato che questa consuetudine era diffusa in tutto il mondo, inducendo a ipotizzare l’esistenza di un progetto planetario di traduzione sulla Terra dell’ordine e dell’armonia dei cieli.

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Secondo Bauval, i costruttori delle tre piramidi della Piana di Giza (Cheope, Chefren, Micerino) riprodussero le tre stelle della Cintura di Orione (Alnitak, Alnilam, Mintaka) per stabilire un collegamento tra Cielo e Terra dalla duplice finalità: fissare, attraverso il linguaggio universale dell’astronomia, l’epoca in cui sono state edificate; condurre le anime dei defunti nel grembo della costellazione di Orione, visto come luogo del riposo eterno o come passaggio verso un’altra dimensione.

Quale scopo cela la necessità di riportare le costellazioni sulla Terra? È possibile che il legame tra la Piana di Giza e Orione fosse solo il primo punto di contatto, l’unico finora individuato, dal quale dipendono altre correlazioni tra Cielo e Terra che sono determinanti per la Storia dell’Uomo?

Nel 4540 a.C. il Sole assunse la costellazione del Toro come nuova dimora zodiacale, inaugurando l’Era del Toro (4540 a.C. - 1865 a.C.), la cui prima metà coincide con il Neolitico Badariano egizio (4400 a.C. – 3900 a.C.) e con l’Età Predinastica (4000 a.C. – 3100 a.C.); è in questo arco di tempo che, secondo il mito egizio, Iside diede alla luce suo figlio Horus nelle paludi del delta del Nilo e che, sempre nel Basso Egitto, si diffuse il culto della dea Hathor, la Vacca Celeste, effigie della costellazione del Toro e nutrice del dio Horus. Il nome Hathor significa letteralmente: luogo in cui nasce Horus, e il nesso tra il Toro e Horus è esplicito anche negli epiteti (Toro Vittorioso, Toro Possente ecc.) con i quali il figlio di Iside era noto.

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“Durante l’Antico Regno, il territorio egizio era suddiviso in distretti o nomoi, venti dislocati a nord, ventidue a sud. I nomi dei distretti del Basso Egitto contenevano espliciti riferimenti alla Vacca Celeste o al Toro: il secondo nomos, a ovest del Nilo, si chiamava Zampa Anteriore della Vacca, il sesto nomos era noto come la Montagna del Toro, il decimo era il Toro Nero. Confrontando una cartina astronomica e una mappa dell’Egitto in modo che le piramidi della Piana di Giza coincidano con la Cintura di Orione (…), constatiamo che la costellazione del Toro corrisponde al delta del Nilo e alla parte settentrionale del Sinai.”

La corrispondenza tra la costellazione del Toro e la parte settentrionale dell’Egitto dimostra che la Piana di Giza e la Cintura di Orione costituiscono solo il punto di ancoraggio visibile di un progetto ben più ampio, che non si limita all’estemporanea riproduzione sulla Terra di una porzione di Cielo, ma rivela la coincidenza di alcune costellazioni zodiacali dell’emisfero boreale (Gemelli, Toro, Ariete, Pesci) con le regioni sud orientali del bacino mediterraneo, dal confine tra Libia ed Egitto fino al fiume Giordano. Così come il Sole procede in senso antiorario lungo la linea dello Zodiaco, da ovest verso est, allo stesso modo l’epicentro della Storia si è spostato dall’Egitto ad Israele con l’Esodo, il cui autentico scopo è analizzato con dovizia di particolari ne Il Segreto delle Ere.

I miti delle antiche civiltà sono accomunati dalla presenza di personaggi inviati sulla Terra da un Entità Suprema con il compito di riportare ordine, equità e giustizia, elevare il grado di civilizzazione e redimere l’Umanità dai suoi errori e dall’oppressione del Male: Thoth, Osiride, Horus in Egitto, Zoroastro (Zaratustra in lingua avestana) e Mithra secondo i Persiani, Mosè per gli Ebrei, Krishna nella religione induista, Viracocha per gli Inca, Quetzalcóatl presso gli Aztechi o Kukulkàn presso i Maya, Gesù nel pensiero cristiano. Il Segreto delle Ere rivela che il loro avvento è sempre coinciso con l’ingresso del Sole in una nuova dimora zodiacale, come se il passaggio da un’Era alla successiva abbia imposto, e continui ad imporre, la comparsa di un figlio del Cielo. Qual è il nesso tra il Sole e la nascita dei messaggeri della Divinità Suprema? È noto che la tradizione identifica ognuno di essi (Horus, Krishna, Mithra, Gesù) con il Sole;

“Il termine Sole deriva dal latino sol, che in inglese si traduce sun, versione moderna dall’antico britannico sunne (protogermanico sunnon, gotico sunno); dalla radice sn deriva il sostantivo son, che vuol dire “figlio”, la cui forma antica era sunu (indoeuropeo sunu, protogermanico sunuz, gotico sunus). In lingua tedesca, figlio si dice sohn, mentre Sole si traduce sonne. L’evidente origine comune delle forme son e sun consente di stabilire un legame tra i sostantivi figlio e Sole.”

Com’è in cielo, così sia in Terra; l’identificazione dei figli della divinità con il Sole conduce ad uno dei temi fondamentali de Il Segreto delle Ere: l’ingresso del Sole/Sun in una nuova dimora celeste determina la nascita di un nuovo Figlio/Son sulla Terra. Il mondo li chiama avatar, messaggeri, eletti, profeti, figli di Dio, prescelti; noi li chiameremo Messia. La corrispondenza delle costellazioni zodiacali con alcune regioni terrestri è stata concepita per un preciso scopo: indicare, Era dopo Era, il luogo e il tempo dell’Avvento del nuovo Messia.

Il dogma cristiano secondo il quale Gesù sarebbe l’unico e il solo Messia inviato da Dio non rende giustizia alla grandezza del progetto sin qui descritto: l’intervento divino non si è manifestato in un unico luogo e in un solo momento storico, ma si compie con l’Avvento di un Messia in ogni Era, come è accaduto in passato e come accadrà in un futuro prossimo.

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La “Piramide del Cielo” composta dalle quattro stelle che perimetrano Orione (Betelgeuse, Bellatrix, Rigel, Saiph) e da Sirio; si noti il nome Z.E.D. composto dalle tre stelle della Cintura di Orione, di cui la Piramide di Cheope e l’immagine terrestre perfettamente speculare.

Dinanzi alla magnificenza di un disegno tanto complesso quanto lungimirante, non si può non ravvisare un intervento che è stato ideato a beneficio della razza umana ma di chiara matrice non umana: qualunque sia il remoto angolo dell’Universo da cui provengono, coloro che hanno donato la vita all’Uomo non lo hanno mai abbandonato. La loro infinita bontà ha accettato che l’Uomo perseguisse la via del libero arbitrio, pur sapendo che lo avrebbe condotto a macchiarsi di indicibili orrori e a mettere a repentaglio la sua sopravvivenza. Ne Il Segreto delle Ere, il progetto è rivelato con chiarezza: essi non hanno mai smesso di credere in noi e di tentare di strapparci alla cieca follia del nostro agire, intervenendo nella Storia in modo discreto ma deciso, nella speranza che il messaggio fosse colto e perseguito; un intervento quasi impercettibile, ma che testimonia una vigilanza costante sull’evoluzione dell’Umanità, della quale sono Padri, non Creatori. Ma, allora, chi e perché ci ha fatto dono della vita?

Cacciatori d’oro spaziali?

Tra il 1968 e il 1976, eminenti studiosi di tutto il mondo hanno contribuito all’elaborazione di una teoria che, da modesta e parziale interpretazione dei fatti, è stata assunta come unica, incontrastata certezza, in un sistema labirintico di congetture che ormai fatica a distinguere la realtà oggettiva dalle sue pindariche elaborazioni.

Certi che le prove sin qui addotte da tali studiosi siano insufficienti, contradditorie e per nulla esplicative, rigettiamo l’idea che la vita umana sia il frutto di un improvvisato esperimento genetico condotto da scienziati alieni, il risultato di un blando procedere per prove ed errori al fine di ottenere lo schiavo perfetto da impiegare nella ricerca della quantità d’oro necessaria per riparare l’atmosfera morente del misterioso pianeta Nibiru.

La teoria dell’Anunnaki (in sumerico: “coloro che dal cielo scesero sulla terra”), approdato sul nostro pianeta in cerca di oro, si fonda su alcuni princìpi: non esiste un solo dio, ma una moltitudine di dèi; questi dèi sono, in realtà, alieni; gli alieni sono capricciosi e avidi di oro; la Creazione è un atto di manipolazione genetica; la vita umana è il risultato di un esperimento; l’Umanità è stata creata per esigenze pratiche e materialistiche.

Niente paradiso, purgatorio e inferno; niente amore, perdono, assoluzione, salvezza, niente lotta tra luce e tenebre; nessuno scopo, nessun regno dei Cieli, nessuna fine dei tempi, nessuna speranza, nessuna ricerca interiore di Dio, nessuna elevazione spirituale, nessuna anima che fa ritorno in Cielo.

Ipse dixerunt: l’essere umano è una cavia da laboratorio, un ibrido tra alieno e ominide, né dio né scimmia, non voluto, non amato, imperfetto, solo e senza scopo, sospeso tra cinquemila anni di illusioni in cui è vissuto nel passato e un futuro di mesta disillusione.

Ma sarà davvero così? A partire dal XV secolo, l’Umanesimo aveva coraggiosamente superato l’oscurantismo alto medioevale con una rinnovata celebrazione dell’essere umano; questa corrente di pensiero affermava che l’Uomo possiede capacità illimitate di conoscenza, progresso e sviluppo, in grado di affrancarlo dalla condizione di colpa e sottomissione cui il regime ecclesiastico lo aveva costretto nel precedente millennio. La rivalutazione della dignità umana non implicava un agire al di fuori dei confini della religione e in contrapposizione con il divino; al contrario, essendo l’Uomo stesso imago dei, la sua operosità e la bontà delle sue azioni potevano riavvicinarlo a Dio, restituendogli lo scettro di creatura perfetta in un mondo perfetto.

Se tali nobili princìpi hanno condotto a straordinari progressi in campo scientifico, tecnologico, etico, e a grandi produzioni artistiche e letterarie, quale dignità si conferisce all’Uomo riducendolo ad un prodotto di laboratorio, un OGM, un esperimento genetico compiuto affinché gli dèi avessero i loro schiavi provetti? Quale progresso vi è per l’Umanità nel sostituire il Dio vendicativo e inflessibile della Bibbia con una masnada di extraterrestri che crea senza nobili scopi, colonizza, sfrutta, depreda e poi fugge? In nessun momento della Storia, l’Uomo si era accanito con tanto disprezzo su quanto ha sempre ritenuto sacro e inviolabile; mai come ora la ricerca aveva profuso i suoi sforzi nello screditare tanto Dio quanto l’Umanità, diffondendo una sconfortante e insensata sfiducia verso se stesso, il futuro, il cielo. Ateismo, materialismo, cinismo e indifferenza sono metastasi di un male che si chiama nichilismo e del quale tutto il mondo sta tornando ad essere vittima.

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Piero M. Ragone
Il Segreto delle Ere - Libro

Denigrare la fede dell’Uomo equivale a denigrare l’Uomo; delineare un’immagine insulsa e effimera dell’Uomo equivale a delineare un’immagine altrettanto svilita della divinità; disprezzando chi ci ha donato la vita, si disprezza il dono stesso della vita. Eravamo la delizia del Creato; siamo stati ridotti ad uno scherzo genetico, un blando svago realizzato in provetta, senza null’altro che l’istinto animalesco di riprodurci e distruggere, fagocitare e sopprimere, modificare, creare senza etica, così come avrebbero fatto quelli che, a loro volta, hanno creato l’Uomo solo per cinico e utilitaristico diletto.

Non possiamo accettarlo. Non solo perché è offensivo e oltraggioso nei confronti della scintilla divina che risplende in ogni essere umano, persino in quelli che la negano con risate beffarde; non lo accettiamo perché è palesemente falso. È in gioco la dignità, il rispetto, la sopravvivenza dell’Uomo, e tali affermazioni non rendono giustizia tanto all’Uomo quanto alla superiorità evolutiva di chi ha voluto la nostra esistenza per uno scopo riassumibile in una parola che oggi risuona imbarazzante nei corridoi della scienza e nel borioso mondo della ricerca: AMORE. La nascita dell’Uomo è un atto d’amore, lo stesso amore che, in natura, lega un padre ad un figlio. E Il segreto delle Ere ne è la prova.

In quanto ricercatori, siamo interessati a conoscere il nostro passato, scoprire le nostre origini e comprendere quando e dove il tutto ha avuto inizio; ma, in quanto uomini, siamo consapevoli che la scoperta del Segreto delle Ere consente di guardare con rinnovata fiducia al nostro domani, certi che la presenza di chi ci ha fatto dono della vita non è mai venuta meno: se ogni Era ha beneficiato dell’Avvento di un Messia, non vi è alcun dubbio che questo accadrà anche in un futuro non troppo lontano. Non è un dogma religioso, non è un atto di fede legato ad un Credo, ma una certezza storica che impegna ognuno di noi ad una profonda riflessione sullo stato di salute della nostra coscienza: siamo davvero pronti per un simile avvenimento? comprendiamo il significato e la portata di un nuovo Avvento messianico? Saremo in grado di preparare le future generazioni ad accogliere colui che verrà?

Infondere il dubbio è più semplice che costruire certezze. Il Segreto delle Ere parla con umiltà e coraggio alla speranza ancora viva nei cuori di chi ha l’umiltà di voler ascoltare: il nostro compito è far comprendere chi sono i nostri Padri e di quale natura era, ed è, il rapporto che intercorre tra loro e noi; la nostra missione è preparare la Strada. Un piccolo contributo per una grande causa.

http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.9065


Ultima modifica di Atlanticus81 il 21/03/2014, 10:41, modificato 1 volta in totale.


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Certi che le prove sin qui addotte da tali studiosi siano insufficienti, contradditorie e per nulla esplicative, rigettiamo l’idea che la vita umana sia il frutto di un improvvisato esperimento genetico condotto da scienziati alieni, il risultato di un blando procedere per prove ed errori al fine di ottenere lo schiavo perfetto da impiegare nella ricerca della quantità d’oro necessaria per riparare l’atmosfera morente del misterioso pianeta Nibiru.


Mi sembra un approccio un pò troppo dogmatico col quale si rifiuta a priori questa idea solo perchè non la si condivide ^_^ Non mi pare un buon approccio soprattutto se poi di vuole sovrapporre la propria di teoria alternativa.

Anche perchè non si tratta di una idea ma di una quasi certezza sia dal punto di vista storico che genetico. Di sicuro ha basi più solide dell'evoluzione darwiniana soprattutto per l'uomo sapiens.



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MaxpoweR ha scritto:

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Certi che le prove sin qui addotte da tali studiosi siano insufficienti, contradditorie e per nulla esplicative, rigettiamo l’idea che la vita umana sia il frutto di un improvvisato esperimento genetico condotto da scienziati alieni, il risultato di un blando procedere per prove ed errori al fine di ottenere lo schiavo perfetto da impiegare nella ricerca della quantità d’oro necessaria per riparare l’atmosfera morente del misterioso pianeta Nibiru.


Mi sembra un approccio un pò troppo dogmatico col quale si rifiuta a priori questa idea solo perchè non la si condivide ^_^ Non mi pare un buon approccio soprattutto se poi di vuole sovrapporre la propria di teoria alternativa.

Anche perchè non si tratta di una idea ma di una quasi certezza sia dal punto di vista storico che genetico. Di sicuro ha basi più solide dell'evoluzione darwiniana soprattutto per l'uomo sapiens.


Infatti ho premesso che non tutte le posizioni sostenute dall'autore mi trovano concorde.

E ho avuto anche un sano e costruttivo confronto direttamente con lui in merito.

Altrettanto, seppur partendo da due punti di partenza diversi risulta curiosa la convergenza di vedute su altri aspetti successivi e trovo molto interessante la lettura delle 'carte stellari' come orologi cosmici descriventi le molteplici venute messianiche.

Il che invece si confà alle ipotesi sulla fine dei tempi (o meglio di un tempo) sostenute dal Progetto Atlanticus.

Tema di approfondimento per cercare di dare concretezza alla profezia della venuta di un nuovo Messia (qualsiasi ruolo abbia questa figura).

Come sai bene Max per me l'origine dell'uomo è ben radicata nel rapporto Schiavo-Padrone.

Ma una differenza di vedute a mio parere non può bloccare l'approfondimento di ricerche portate avanti da altri autori traendone spunti e arricchimenti della propria chiave di lettura.

[;)]



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MessaggioInviato: 21/03/2014, 21:54 
In realtà l'utilizzo del cosmo come orologio cosmico io l'ho appresa leggendo IMPRONTE DEGLI DEI. In quel libro è spiegato molto bene il sistema della precessione che è codificato in moltissimi miti in maniera incredibilmente precisa. Ad ulteriore conferma c'è una dato abbastanza strano legato al simbolismo.

Infatti ogni società ha usato GUARDA CASO come simbologia trainante quella della costellazione in cui il sole sorgeva. Esempio gli egizi o meglio chi ha edificato la sfinge usarono il leone... I minoici e successivamente anche gli egizi il toro proprio nel periodo precesisonale del toro, guarda caso gesù è anche simboleggiato da un pesce e la sua presunta venuta è situata proprio nell'era dei pesci... Detta così sembra un pò una storiella ma nel libro il tutto è ben documentato :)



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MessaggioInviato: 21/03/2014, 23:31 
Sarebbe interessante allora attraverso questa chiave di lettura cercare di intercettare dove nascerà il messia dell'era dell'acquario.

[:p]



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MessaggioInviato: 22/03/2014, 02:50 
beh dura 2mila e passa anni, se non erro il ciclo dell'acquario, di tempo ce n'è, saremmo fortunatissimi ce lo trovassimo proprio nel nostro tempo hahaah [8D].

Ma secondo me più che per determinare la nascita del nuovo messia è un buon modo per determinare a grandi linee la datazione o il posizionamento temporale di molti popoli che usavano questi simboli, stranamente facenti parte di una sorta di retaggio comune.



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MessaggioInviato: 25/04/2014, 17:39 
Perché per RI-conoscerlo, al suo ritorno (parusia)... dobbiamo prima CONOSCERLO... O rischiamo di essere ingannati dall'Anticristo...

[;)]

IMPRONTE DI GESU'
Il Grande Segreto del Messia e dei suoi Viaggi in India


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Nel suo Vangelo, Giovanni affermò che Gesù viaggiò molto e fece moltissime cose che se fossero tutte trascritte, questo mondo non avrebbe lo spazio per contenere tutti questi libri…

Tuttavia è sufficiente andare a svolgere ricerche in Tibet e in India per saperlo; esiste, infatti, una grande documentazione letteraria e molte testimonianze della permanenza di Gesù, che lì è molto più conosciuto di quanto si creda...

Dove visse Yeshua ben Yosef tra i 13 e i 29 anni, prima di tornare in Palestina (per concludere la sua Missione)?

Ci sono molte documentazioni antiche, sia in Tibet che in India, che testimoniano che lasciò la Palestina a 13 anni per visitare i grandi centri religiosi nella Valle dell’Indo, nel Tibet e nell’India. Imparò lo Yoga in India e lesse i testi sacri nella regione del Lama Hemis in Ladakh. Fu egli stesso un Bodhisattva del Buddismo. I suoi spostamenti sono documentati e risulta che visse molti anni in questi luoghi mistici, a contatto con i monaci e con gli insegnamenti degli “illuminati” vissuti prima di lui, come Buddha e Krishna.

Conducendo una serie d’investigazioni su questi “anni oscuri”, svanisce finalmente il mistero delle ultime parole di Gesù sulla croce: “Eli, Eli, lama sabactàni”, il cui significato “sconosciuto” è chiarissimo per i buddisti, dal momento che hanno senso nel loro linguaggio rituale.

Il primo traduttore greco dei Vangeli non tradusse queste parole; i l termine la - in arabo - ha significato negativo e se accettiamo questa traduzione, il significato sarebbe: “Dio, Dio, non mi hai abbandonato”.

Prendendo in esame il linguaggio segreto rituale (non comprensibile per gli altri) usato dai sacerdoti egiziani, pensando che forse Gesù lo conosceva, sarebbe stato: “Eli, Eli, tu mi liberi.”

“Heli Lamah Zabac Tani” è un’invocazione a Dio, anche nell’idioma “rituale” maya usato in Tibet… equivalente al sanscrito o al latino (il termine “sacro” Eli fu pronunciato anche da Krishna durante la guerra del Mahabharata e da Buddha quando dovette affrontare i nemici).

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Insomma, la frase gridata da Gesù sulla croce, che in giudaico non ha alcun significato, ne ha uno logico in una lingua cerimoniale che Gesù aveva imparato a usare nei luoghi dov’era stato prima di tornare a “casa”. E questa “casa”… dove si trovava?

Era chiamato Gesù di Nazareth, ma nacque a Betlemme. Non c’era alcuna Nazareth da quelle parti…

E non si tenti di dimostrare che la Nazareth odierna è la stessa del primo secolo! Non ne parla mai lo storico Giuseppe Flavio, che conosceva come le sue tasche tutta la Galilea (possibile che abbia scritto i nomi di tutte le altre 45 località conosciute, saltando proprio questa?). Ma soprattutto non è mai menzionata nel Talmud!

Vorrei aggiungere un aneddoto tratto dal quarto capitolo del Vangelo di Luca, perché descrive un fatto che conferma ancora una volta (se ce ne fosse ancora bisogno):

1. che la città dove viveva Gesù in Galilea non poteva essere la Nazareth odierna;
2. che il Vangelo di Luca fu scritto secoli più tardi;
3. che questo Vangelo dovrebbe essere considerato apocrifo.

Tornando nella sua “città natale” per tenere alcune lezioni nella sinagoga, Gesù fu accusato di blasfemia dalle persone “che erano venute per ascoltarlo” e lo sdegno fu tanto negli “abitanti del luogo” che decisero di condannarlo a morte. Benché il “crimine” prevedesse la lapidazione, essi decisero di gettarlo dal precipizio vicino alla sinagoga. A questo punto è descritto un “salto” miracoloso che salvò la vita al Messia…

Dunque, la “città natale” era su una collina e doveva esserci un precipizio molto alto, se una caduta da quell’altezza doveva provocare la morte! L’odierna Nazareth ha occupato per oltre un millennio la valle ai piedi d’una collina, ed effettivamente una serie di scavi archeologici ha rilevato i resti di alcuni edifici sulla sua sommità. Solo che gli scavi hanno confermato che prima del XX secolo non era mai stato costruito nulla in alto, e gli edifici messi alla luce furono tutti costruiti dopo tale data… e non ci sono precipizi come quello descritto da Luca!

Analizzando l’odierno sito di Nazareth, non si riscontrano né i resti di una sinagoga di duemila anni fa, né quelli di una sinagoga sulla cima d’una collina, né d’una collina con un precipizio mortale. Vorrei aggiungere che Luca non nomina Nazareth, ma si riferisce a questo luogo come “città natale”. Qualunque fosse stato il nome di questa città, gli ebrei che si sdegnarono per le parole del Maestro, erano venuti lì “per ascoltare le sue lezioni”.

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Gesù era tornato nella sua città natale per un ciclo di lezioni in sinagoga. Sembra quasi che non lo conoscessero di persona (di fama?) e fosse arrivato da un viaggio che l’aveva tenuto lontano molti anni… dov’era stato?

Oltre tutto, la moderna Nazareth si trova sopra un’antica necropoli. Infatti, l’area ai piedi della collina pullula di grotte che furono usate per oltre un millennio per seppellire i morti, aggiungendo un altro elemento a favore della mia tesi: essendo proibito dalle leggi ebraiche costruire tombe in mezzo ai luoghi abitati, è impossibile che lì ci fosse una città. Gli scavi archeologici eseguiti nella cosiddetta Nazareth, non hanno messo alla luce alcuna rovina databile a duemila anni fa, nonostante nell’ultimo secolo abbia avuto luogo una quantità immensa di ricerche in tal senso e anche di nuove costruzioni. L’unica cosa trovata è un numero incredibile di grotte e cavità usate come sepolture, a confermare che l’odierna “Città Santa” era un cimitero. O per lo meno che lo fu fino alla fondazione di un primo villaggio, dopo che gli Ebrei furono espulsi da Gerusalemme nel 135 d.C. Probabilmente la cosiddetta Nazareth era il cimitero degli abitanti di Giaffa, un’importante città distante solo un paio di chilometri da lì…

Nazareth secondo Eusebio

Il primo a parlare di Nazareth come località geografica, indicandone anche l’ubicazione, fu il Padre della Chiesa Eusebio di Cesarea, nella sua opera “Onomasticon”, il “Libro dei Nomi”, un manuale in cui elencò e descrisse tutti i nomi delle località sante. Proprio questo particolare sarebbe la prova dell’esistenza di Nazareth nel sito attuale fin dal terzo secolo; tuttavia, l’esame attento del testo originale greco, ha portato alla conclusione che il luogo citato così sommariamente e confusamente, non fosse stato mai visitato di persona (come neppure da un altro Padre della Chiesa prima di lui, Origene).

Entrambi erano di Cesarea, un porto distante una cinquantina di chilometri dalla moderna Nazareth; una distanza relativa, dunque, che avrebbe consentito d’andare a controllare di persona la località evitando d’ipotizzarne il nome.
Origene era incerto sull’esistenza stessa della città, ma tuttavia la nominò spesso nel tentativo di conciliare il IV capitolo di Luca con alcuni altri racconti evangelici. Citando una città dal nome “forse” di Nazara (che non aveva mai visto e di cui dubitava l’esistenza), creò tuttavia i presupposti per Eusebio e altri che scrissero dopo di lui.

Bando ai presupposti, rimane tuttavia da chiarire in maniera inoppugnabile come sia finito nella Bibbia il nome di Nazareth. Abbiamo appena scoperto che fino al IV secolo non c’erano accenni a questo nome, nei Vangeli… e dunque?

Nazareth secondo Marco

Dopo aver investigato a lungo, ho riscontrato che l’unico a nominare Nazareth di Galilea è stato Marco, il cui Vangelo è ritenuto il più antico. Nel versetto 9 del capitolo 1, infatti, leggiamo: “Gesù giunse da Nazareth di Galilea”; questa affermazione toglierebbe ogni dubbio… se gli studiosi non dubitassero fortemente sulla paternità del versetto. Per essere precisi, essi sono propensi a un’aggiunta al testo in epoca successiva, alla stregua di altri dodici versetti di questo medesimo Vangelo (gli ultimi).

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Dal momento che il Vangelo di Marco è il più antico, è evidente che fu in qualche modo il punto di riferimento per quelli successivi, tanto che Gesù il Nazireo divenne un po’ alla volta Gesù di Nazareth. Ma attenzione: s’è sempre parlato di Gesù nato a Betlemme da Maria di Nazareth. Maria era Nazirea e questo la fece cambiare in Maria di Nazareth. E alla nascita del figlio fece su di lui il voto nazireo, usanza non rara all’epoca.

Ecco che il nome della Madre creò la collocazione geografica anche per il Figlio…

All’epoca era consuetudine avere un attributo che fungesse da identificativo, un po’ come il successivo cognome. Gesù (Yeshua) era forse un nome insolito, ma divenne molto popolare in seguito: significa Salvatore. Gesù di Nazareth è la traduzione ebraica di Yeshua Netser, letteralmente Yeshua (Salvatore) e Netser (germoglio). A questo punto Gesù-Yeshua era il germoglio-Netser predetto da Isaia, ossia l’Unto-Messia.

“Ma un rampollo uscirà dal tronco di Iesse e un germoglio spunterà dalle sue radici [...]” (Isaia, 11,1).

I primi Cristiani erano, infatti, chiamati anche Iesseani.

Se ai dati appena esposti aggiungiamo anche la successiva traduzione dall’aramaico al greco, appare chiaro che “Iesous Nazarenos”, in origine presumibilmente più attributi che nomi, diventeranno definitivamente (una volta “latinizzati” in Gesù il Nazareno o di Nazareth) un nome e la sua identificazione geografica.

Mentre NZRT è la forma ebraica usata per Nazareth (Nazrat o Nazeret), quella greca “o Nazoraios” deriva dall’aramaico Nazorai. Nella versione aramaica del seguente brano, la radice NZR (senza T finale, che corrisponde alla forma ebraica usata per “santità”) si presenta, invece, nel termine “Emunim” (fede): “Aprite le porte: entri il popolo giusto che mantiene la fedeltà”. (Isaia 26: 2)

La parola “Emunim” ha mantenuto fino ad oggi il significato di “Fede”.

Attualmente esiste un movimento fondamentalista pacifista chiamato “Gush Emunim” (Blocco di Fede), nato nel 1967 tra le frange tradizionaliste della società ebraica e uno dei movimenti più studiati dell’ultimo secolo.

Gesù secondo Luca

“Il bambino cresceva e si rinforzava colmo di saggezza e la grazia di Dio stava su di lui. I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando contava 12 anni parteciparono, come era usanza, alla festa, e passati i giorni, quando ritornarono, il Bambino Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che fosse nella carovana, attesero il termine della giornata e lo cercarono tra i parenti e i conoscenti. Siccome non lo trovarono, ritornarono a Gerusalemme per cercarlo. Dopo tre giorni lo trovarono al Tempio, seduto davanti ai Maestri che lo ascoltavano e gli facevano domande. Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano della sua intelligenza e delle sue risposte. Al vederlo restarono sorpresi e sua madre gli disse: ‘Figlio, perché ti sei comportato così con noi? Tuo padre e io ti abbiamo cercato con ansia’.

Allora Egli disse: ‘Perché mi avete cercato? Non sapevate che io devo stare nella casa di mio Padre?’ Ma essi non compresero ciò che egli diceva loro. In seguito Egli parlò con loro, ritornò a Nazareth e fu obbediente, e sua madre lo teneva nel suo cuore. In quanto a Gesù, faceva progressi nella saggezza, cresceva e aumentava in grazia tanto davanti a Dio che davanti agli uomini.” (Lc, 2, 40-59)

Luca scrisse questi versetti nel terzo Vangelo “sinottico” ed è ritenuto anche l’autore degli “Atti” degli Apostoli. È descritto come medico e compagno di Paolo nelle sue peregrinazioni (di conseguenza è citato spesso da lui nelle “lettere”).

Tuttavia ci sono molti elementi, come spiegato in precedenza, per ritenere che il Vangelo di Luca, scritto almeno due secoli dopo la crocifissione di Gesù, sarebbe da considerare apocrifo alla luce delle conoscenze odierne. Molti studiosi sono anche scettici circa la sua amicizia con Paolo e di conseguenza sulla possibilità che abbiano viaggiato insieme (del resto, le “lettere” attribuite a Paolo vengono considerate a loro volta una raccolta di brani scritti da più mani, mettendo in dubbio la loro paternità Paolina).

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La cosa più stupefacente, nel Vangelo di Luca (qualunque fosse la vera identità dell’autore) è che la narrazione riparla di Gesù, saltando dall’episodio sopraccitato, successo a dodici anni, a quando ne aveva una trentina: “Quando Gesù cominciò, aveva circa 30 anni.”. (Luca, 3, 23) Cos’aveva fatto Gesù nei diciott’anni di cui non si parla?

Gesù in Tibet

Come spiegavo all’inizio, non è vero che mancano le testimonianze degli anni “bui” della vita di Gesù. È vero solo che non se ne parla nelle Sacre Scritture. E non ne parla il clero occidentale…

Eppure del Cristo si descrive la storia, la vita e perfino la morte, in numerosi rotoli conservati in alcuni monasteri tibetani e nella regione del Kashmir, a nord dell’India. Ci sono infatti stupefacenti testimonianze del passaggio d’un certo Yesuf ben Yusef (Gesù figlio di Giuseppe), proveniente dalla Palestina, che era stato molti anni della sua adolescenza presso i monasteri per apprendere le Verità e i Grandi Misteri del Buddismo, prima di tornare in “patria” per rivelarle agli ebrei e al mondo.

Sto per raccontare una storia stupefacente e priva di qualsivoglia dogma. Gesù aveva viaggiato attraversando la regione del Sinai e da lì aveva continuato verso il Tibet, l’Afghanistan e il nord dell’India. Aveva vissuto nei monasteri per apprendere gli antichi Sastra e aveva visitato molte città sante dell’India.

Dopo i trent’anni, intraprese il viaggio di ritorno per iniziare la sua missione rivoluzionaria e insegnare i Grandi Misteri nelle sinagoghe. La cosa più sconcertante è che la religione Cristiana è completamente diversa da quella Buddista…

Il Buddismo fu indubbiamente la matrice delle predicazioni di Gesù; se all’inizio, quand’era un bambino, veniva ascoltato con ammirazione, al suo ritorno dopo diciott’anni era diventato un pericolo per la religione ebraica. Non essendo gradito nelle sinagoghe, iniziò a predicare all’aperto attirando folle di persone. Ovunque si stava spargendo la voce d’un Maestro che parlava alla gente, portando nuove verità e parole d’amore che arrivavano al cuore.

Gesù aveva in mente un grande progetto, altrimenti non si spiega il suo ritorno in quella che egli stesso non definiva la “sua casa”. Qualcosa d’imprevisto ostacolò però i suoi piani e fu allora che gli eventi precipitarono trasformando il progetto iniziale in un altro ben più ampio, che sarebbe stato epocale.

http://www.eremonedizioni.it/catalogo/i ... india.html


Ultima modifica di Atlanticus81 il 25/04/2014, 17:41, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 15/11/2014, 21:38 
L'origine della Nuova Era. Le manipolazioni della Grande Loggia Bianca

La Nuova Era è un’ideologia apparsa alla fine del XIX secolo, nel momento in cui l’umanità toccava il fondo del materialismo. L’impulso venne essenzialmente da Helena Blavatsky, la fondatrice della Società Teosofica la quale divenne la matrice ideologica da cui sono scaturiti svariati movimenti spirituali. Attraverso l’azione di questa visionaria ispirata, le onde dell’era dell’Acquario cominciavano a riversarsi sulla Terra e si amplificarono nel corso del XX secolo, in cui molti sentirono il richiamo di un cambiamento interiore

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Tuttavia questo impulso – proprio dell’influsso del pianeta Urano – aveva difficoltà a esprimersi in un mondo che idealizza la vita materiale e attende un salvatore che venga a sistemare i nostri problemi in vece nostra...

Per una corretta comprensione della Nuova Era è necessario esporne le radici storiche.

Inizialmente il movimento Teosofico fu ispirato da misteriosi «Maestri di Saggezza» il cui leader si faceva chiamare Maitreya, dal nome che i buddisti hanno dato al «Buddha del futuro», dando così i natali al mito dei «Maestri della Grande Loggia Bianca», la quale divenne il riferimento dei circoli spiritualisti.

L’aristocratica russa Helena Blavatsky affermava di aver incontrato questi misteriosi personaggi, quasi immortali, ai confini tra l’India e l’Himalaya, i quali l’avrebbero incaricata di diffondere le loro conoscenze in Occidente per contrastare il materialismo dilagante.

Secondo la Blavatsky, si trattava di un incontro con esseri in carne ed ossa e non di un contatto telepatico. Questi iniziati non avevano intenzione di farsi conoscere pubblicamente, né di creare una religione intorno alla loro immagine. Pertanto, quando iniziò a manifestarsi un’idolatria nei loro confronti, ruppero i contatti. Fu dopo il ritiro di questi istruttori che alcune «entità astrali» ne usurparono l’identità ingannando i medium che credevano di essere stati contattati dai cosiddetti «maestri ascesi».

I primi istruttori della Blavatsky desideravano rimettere in circolazione alcune conoscenze ormai dimenticate per ovviare ai danni di una religione decadente e di una scienza materialista. Helena Blavatsky fondò la Società Teosofica – con sede in un centro situato in India – per diffondere questi insegnamenti che furono raccolti nei sei volumi de La Dottrina Segreta.

Dopo la sua morte, la Blavatsky avrebbe incaricato il chiaroveggente Rudolf Steiner di rivelare che si era svincolata da questa Loggia Orientale che l’aveva sfruttata per i suoi eccezionali poteri psichici. Steiner comunicò il messaggio in questi termini: «Helena Blavatsky, attualmente disincarnata, mi prega di comunicarvi che è stata ingannata dai maestri della Loggia Orientale».

È facile far parlare i morti, ma sta di fatto che Steiner ruppe i ponti con la Società Teosofica di cui era il segretario generale in Germania.

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Mentre si trovavano nei primi «ranghi», né la Blavatsky né ancor meno Steiner non hanno menzionato un possibile ritorno del Cristo o la venuta di Maitreya. Per quanto riguarda gli iniziatori della Blavatsky – i misteriosi Maestri – non hanno mai annunciato il ritorno del Cristo sulla Terra, poiché questa operazione era già stata compiuta ai tempi del Golgota.

La teoria della seconda venuta del Cristo è un’interpretazione di alcuni passaggi del Nuovo Testamento presi alla lettera, finalizzata a santificare la politica del «nuovo ordine mondiale».

Risulta quindi che gli insegnamenti teosofici originali – che non parlano né della seconda venuta del Cristo, né di un’età d’oro nei tempi presenti – devono essere dissociati dalle credenze apparse ulteriormente nei circoli della New Age.

Fu dopo la morte della Blavatsky, quando Charles Leadbeater e Annie Besant presero il controllo della Società Teosofica, che l’idea di un ritorno del Cristo venne diffusa con successo. Leadbeater, un provetto occultista, lavorava per conto delle logge anglosassoni alla ricerca di una garanzia religiosa per instaurare il loro nuovo ordine mondiale. Cosa poteva esserci di più popolare che non l’annuncio del ritorno del Cristo? Che cosa poteva essere più seducente che predire un’età d’oro creando così un’emulazione che permettesse in seguito di instaurare l’ordine mondiale?

Verso il 1920, i Teosofi pianificarono di passare all’azione facendo assumere il ruolo di messia planetario a Krishnamurti, un giovane bramano dell’India meridionale, che, grazie alla sua purezza, venne educato a tal fine.

Tuttavia, raggiunta la maggiore età, Krishnamurti rifiutò questa «missione divina» denunciandola come un’impresa politica opportunistica. Finché esalò l’ultimo respiro negli anni Ottanta, egli mise in guardia contro qualsiasi riferimento ai «maestri», nonché alle illusioni psichiche di cui la ricerca spirituale è infarcita.

Il programma di un ordine mondiale diretto dai «maestri della gerarchia planetaria» rifece capolino negli anni Quaranta con Alice Bailey, una medium che si diceva telepaticamente ispirata da un personaggio chiamato «il Tibetano». Quest’ultimo mise a punto l’ideologia del nuovo ordine mondiale, affermando, dopo il ritiro di Krishnamurti, che il Cristo in persona si sarebbe presentato… in televisione! (cfr. Alice Bailey, Il ritorno di Cristo)

Bailey fu la propagandista della New Age moderna, predicendo l’apparizione di una civiltà in cui l’energia nucleare avrebbe funto da energia divina! (crf. Esteriorizzazione della Gerarchia)

Predicatrice cristiana di formazione, la Bailey assunse con zelo la sua missione di annunciare il ritorno del Cristo, mentre Krishnamurti, prescelto proprio per svolgere questo ruolo, affermò con cognizione di causa che si trattava di un inganno politico.

A proposito dell’annuncio del ritorno del Cristo, constatiamo che il «falso profeta» del Libro dell’Apocalisse - l’Anticristo – assomiglia stranamente al salvatore mondiale profetizzato dalla New Age.

Dopo Alice Bailey, moltissimi medium, illusi da entità luminose della dimensione astrale - la sfera del miraggio - si crederanno in contatto diretto con Gesù, Buddha o un iniziato di un rango superiore. Perché essere modesti quando si è in grado di raggiungere il Cristo ogni mattina per chiedergli che tempo farà?

Constatiamo che l’impulso spirituale lanciato dalla Blavatsky – troppo forte per essere assimilato in tutte le sue conseguenze – è stato recuperato a vantaggio di una politica condotta da quelle che Steiner considerava come entità retrograde: i famosi «spiriti luciferini».

Per coloro che desiderano andare incontro a una vera nuova era interiore, occorre trovare l’impulso che favorisca una trasformazione dell’essere – la mutazione atomica del corpo eterico. È questa la chiave della civiltà energetica del futuro, che dovrà essere in armonia con le radiazioni dell’era dell’Acquario, «l’acqua viva» del rinnovamento spirituale.

Regna una certa confusione tra l’era dell’Acquario e l’Era d’Oro: occorre sapere che l’era dell’Acquario è solo un periodo incluso nel ciclo del Kali Yuga – l’Età Nera – che ebbe inizio 5000 anni or sono e che durerà altri… 400 000 anni. In attesa di vedere la fine del tunnel, è sempre possibile elevarsi verso un’era d’oro interiore. Poiché la vera Età d’Oro si raggiunge con la liberazione fuori dal tempo.

Pertanto, secondo la cronologia dell’India, abbiamo appena iniziato la discesa nell’età del ferro – il Kali Yuga – ciclo di decadenza e di materialismo, il che è facilmente ammissibile per coloro che hanno occhi per vedere.

Il ritorno ciclico dell’Era d’Oro avrà luogo in un futuro lontano, ma su una dimensione diversa dalla Terra: avverrà sul piano eterico, il settore celeste dalle «innumerevoli dimore», in cui vivremo in corpi immortali, e l’antica Terra sarà scomparsa. Ma coloro che vogliono credere al miraggio di una Nuova Era nel mondo materico, possono continuare ad aspettare… Sognare non è proibito, ma si può anche scegliere di svegliarsi.

http://ilquieora.blogspot.it/2014/11/l- ... ianca.html


Ultima modifica di Atlanticus81 il 15/11/2014, 21:40, modificato 1 volta in totale.


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 Oggetto del messaggio: Re: La parusia oggi
MessaggioInviato: 15/03/2015, 20:42 
Questi stanno preparando il terreno per l'avvento del falso messia. Leggete la delirante conclusione di questo sedicente interprete di Nostradamus rilanciato da un importante quotidiano nazionale.

"Il medioevo sta per essere debellato, ma deve prima reagire e dare ragione all'etica occidentale. Le profezie vanno viste con ottimismo: il genio occidentale saprà reagire, e il trionfo è annunciato dalla figura della Madonna stellata, che è il simbolo dell'Unione Europea, le cui 12 stelle simboleggiano l'Apocalisse"

Prima di proseguire con la lettura suggerisco di dare un'occhiata a quanto avevo presentato nel mio blog un po' di tempo fa...

La Terza Guerra Mondiale, la crisi ucraina e il ruolo della Madonna
http://www.progettoatlanticus.net/2014/ ... crisi.html

Francesco, il papa nero e il pontificato breve, ecco la profezia di Nostradamus sulla fine del mondo

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Le parole di Papa Francesco, nelle quali il Santo Padre esprimeva la sensazione che il suo potrebbe essere un pontificato breve, hanno rilanciato le teorie dei sostenitori delle profezie di Nostradamus e del vescovo irlandese Malachia che, con l'elezione del "Papa nero", predissero la fine mondo. Bergoglio, viene indicato con questo appellativo in quanto appartenente all'ordine dei gesuiti e, ad essere chiamato "Papa nero",

è proprio il superiore generale della Compagnia di Gesù, per il colore della tonaca che indossa e in quanto eletto a vita, proprio come il Pontefice.

"Le parole del Papa mi preoccupano, perché sembrano mutuate dallo svelamento di una quartina di Nostradamus dove si parla di potenti e di sete straordinaria che si stringe intorno al 'Pontefice della vera fede'", commenta all'AdnKronos Renucio Boscolo, interprete di Nostradamus, numerologo e scrittore.

"Nostradamus - spiega Boscolo - mette in relazione papa Francesco alla terza parca, Aproco, colei alla quale era assegnato il compito di recidere il filo. Aproco, che significa anche 'stravolgimento', lascia intendere che il pontificato di Bergoglio non sarà simile a nessun altro pontificato, e che la sua uscita di scena sarà straordinaria".

"Non dobbiamo però pensare che questa uscita di scena sarà per forza un fatto tragico - sottolinea Boscolo - potrebbe essere un'altra scelta, un'iperbole, forse un trionfo, una reazione. La sua 'fine' non sarà conforme a nessuno dei Pontefici romani. Francesco rappresenta la grande chance che il Cristianesimo ha da giocare in una partita che, forse, ha iniziato proprio lui, e che i suoi eredi raccoglieranno".

"In un'altra sequenza - prosegue Boscolo - Nostradamus parla della 'religione del nome dei Mari', ovvero la religione Cristiana, dei Pontefici, profetizzandone il trionfo dopo aver affrontato la Setta del Califfo ('an du califat' si legge nei testi - cioè 'anno del Califfato'). Il trionfo della religione dei Mari è, inoltre, il trionfo della donna che tornerà nel suo giusto posto nel mondo arabo".

"Il medioevo sta per essere debellato, ma deve prima reagire e dare ragione all'etica occidentale. Le profezie vanno viste con ottimismo: il genio occidentale saprà reagire, e il trionfo è annunciato dalla figura della Madonna stellata, che è il simbolo dell'Unione Europea, le cui 12 stelle simboleggiano l'Apocalisse", conclude l'interprete di Nostradamus.

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... ero-e.html

http://thedayafter2012.blogspot.it/2015 ... icato.html


Siamo PROFETI per essere re... Siamo RE perché le profezie si compino...

[V]



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 Oggetto del messaggio: Re: La parusia oggi
MessaggioInviato: 15/03/2015, 21:07 
Collegato a quanto sopra ricordo quanto scritto a suo tempo nel seguente articolo



Articolo tristemente profetico...

[B)]



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 Oggetto del messaggio: Re: La parusia oggi
MessaggioInviato: 25/03/2015, 14:35 
Una riflessione sul concetto di parusia messianica prevista nelle principali religioni abramitiche di matrice yahwehista.

Zambia, turista italiano scambiato per Gesù e venerato dai passanti. I media africani: "Cattiva influenza occidentale"

Stava percorrendo le strade polverose di Chipata (Zambia), quando è stato circondato da una folla di uomini e donne che evidentemente lo avevano scambiato per Gesù.

Antonio Boretti, turista italiano per la prima volta nel Paese africano, effettivamente quel giorno portava una certa somiglianza con il Nazareno così come è dipinto nell'arte occidentale: carnagione chiara, capelli lunghi, tunica bianca e una sciarpa rossa che potrebbe fungere da stola.

E così, non appena ha messo piede nel centro di Chipata, decine di persone hanno pensato che fosse arrivato il giorno del Giudizio e per questo hanno cominciato a offrirgli doni - polli, capre, soldi. Molti hanno chiesto perdono per i loro peccati. In seguito sono rimasti sconvolti quando hanno appreso che non si trattava di Gesù ma di un viaggiatore qualunque, sicuramente stupito dalla straordinaria accoglienza.

http://www.huffingtonpost.it/2015/03/25 ... mg00000001


Cosa sarebbe successo se Antonio Boretti avesse strumentalizzato la cosa potendo affermare di essere il messia, magari supportato dal complesso mediatico locale?

[V]

Ho pensato leggendo questo articolo che la parusia potrebbe essere lo strumento più forte che i fautori del NWO hanno nelle loro mani, conformemente alla carta "Messiah" del famoso gioco di carte ... d'altronde non possiamo non ricordare come l'ammonizione sul "falso profeta" sia ben presente nell'Apocalisse di Giovanni.

La domanda rimane... come possiamo riconoscere il VERO messia dal FALSO messia?

Forse comprendendo che il ritorno del messia corrisponda piuttosto a un percorso spirituale di consapevolezza interiore, così come è anche la Jihad islamica.

Termini strumentalizzati in seconda battuta dal potere e dalle istituzioni politiche e religiose, per giustificare atti inerenti al perseguimento di interessi materiali dei potentati mascherandoli con fini religiosi...

Comincio a diffidare da chi promette future venute messianiche.



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