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 Oggetto del messaggio: L’Inferno: uno spazio vastissimo.
MessaggioInviato: 22/11/2013, 19:24 
Io Faustina, sono stata all’Inferno: uno spazio vastissimo. La sua mappa è questa.

(Posted on 20/11/2013 by Il Mastino)

“Fecemi la somma sapienza e il primo amore”
Suor Faustina Kowalska racconta le 7 caratteristiche dell’inferno.

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... eppure ci sono uomini dannati che soffrono più di alcuni demoni, perché l’intensità del loro peccato in vita superò addirittura quello di taluni spiriti angelici. Tra i peccati, ce ne sono quattro particolarmente gravi, sono i cosiddetti peccati che invocano la vendetta divina: l’omicidio volontario, le perversioni sessuali che confondono la società (sodomia e pedofilia), l’oppressione dei poveri, il defraudamento della giusta mercede a chi lavora […] Al contrario di quanto predicano certi cattobuonisti, Dio non è una “energia positiva che accoglie e perdona tutto”, ma un salvatore misericordioso e un giudice terribile. Non dimentichiamoci che l’apocastasi, dottrina che vuole la salvezza universale del creato alla fine dei tempi, è una eresia già condannata dalla chiesa nel 543 dal concilio di Costantinopoli. Il demonio non vuole essere perdonato, entra totalmente nel mistero di iniquità, anche da dannato continua ad invidiare Dio, a non voler ammettere la sua condizione creaturale, a voler bramare a tutti i costi la condizione di Dio…


di Gaetano Masciullo



Divisi su tutto, uniti dall’odio. Verso la Chiesa

Il novecento è stato uno dei secoli più difficili della storia della chiesa. Secondo alcuni storici, ci sono stati più martiri cristiani nel secolo scorso che in tutti gli otto secoli precedenti. E’ una cifra spaventosa, sicuramente non esagerata: basti pensare all’odio anticattolico perpetuato da regimi di tutto il mondo, in primis quelli formatisi dall’ideologia comunista, che a partire dalla Russia contaminò nazioni di tutti i continenti, in particolar modo nazioni asiatiche come la Cina, il Vietnam, il Laos, la Cambogia e la Corea del Nord, dove ancora sussistono simili tirannie. Le persecuzioni tuttavia sono provenute anche da governi cosiddetti liberal-massonici, come quello messicano di Calles, o da dittature di destra, come il nazionalsocialismo tedesco che deportò, insieme a zingari, ebrei e comunisti, numerosi figli (e figlie) consacrati della chiesa. E’ l’odio verso la chiesa cattolica ciò che accomuna tutti i poteri non cristiani della storia.
Ma la persecuzione anticattolica non ha portato solo un odio “fisico”, materiale, ma anche ad uno più subdolo e crudele: l’odio ideologico. È la nascita delle grandi impalcature filosofiche anticristiane del Novecento. Si diffuse la filosofia dello scetticismo, il pensiero di Marx, Nietzsche e Freud, che attaccarono e definirono la Chiesa e la cristianità come i nuclei della “decadenza morale occidentale”. Si proclamò con fierezza la morte di Dio… e tuttavia noi siamo ancora qui, figli di quella Chiesa santa e peccatrice, apostolica e cattolica, vera depositaria della civiltà europea e mondiale. Una civiltà che dimentichiamo ogni giorno di più… e a che prezzo!

Dio ci avvisa: l’inferno esiste, rimuoverlo non serve.






S. Faustina Kowalska

Se da una parte il nemico della fede imperversa nel mondo, seminando errori, guerre e vuoti spirituali, ergendosi contro i credenti con violenze inaudite e superbia, dall’altra parte Dio, colui che è mite ed umile di cuore, colui che agisce sempre nel nascondimento, perché agli uomini di buona volontà è destinato il suo eterno messaggio di salvezza, suscita in piccoli uomini e donne, spesso ignoranti se non proprio analfabeti, veri e propri monumenti di santità, modello di purezza e carità per il mondo intero.
E’ così che nel Novecento siamo stati testimoni di due grandi catechesi divine, che ci hanno ricordato la presenza reale ed eterna dell’inferno, destino inesorabile per coloro che spontaneamente decidono di rifiutare Dio e la sua grazia. Sia nelle apparizioni di Maria ai tre veggenti di Fatima, infatti, che nelle apparizioni di Gesù a suor Faustina Kowalska, l’inferno è una costante, una realtà che ci invita a riflettere, persino a convertirci quotidianamente.

Dio non è buonista. Ma l’inferno è opera di giustizia


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Santa Faustina è l’apostola della divina misericordia e potrebbe sembrare strano che proprio attraverso lei Gesù Cristo abbia deciso di darci la più esaustiva catechesi del secolo scorso sull’Inferno. Ma, come ci insegna anche Dante nel III canto de L’Inferno, l’abisso doloroso è opera del primo amore, cioè della misericordia stessa di Dio.
Non è una contraddizione, come potrebbe sembrare di primo acchito. La catechesi di suor Faustina sembra quasi un monito contro una degenerazione che di lì a poco avrebbe contaminato molti sacerdoti cattolici: con la malaria del “buonismo” (lontanissimo dall’essere bontà), l’idea secondo cui Dio perdonerebbe sempre e a prescindere, a prescindere persino dal pentimento e dalla reiterazione del peccato, il quale non offenderebbe la sua maestà e basterebbe sentirsi a posto con la propria coscienza per essere in grazia di Dio.


L’inferno è opera della giustizia di Dio, ma la giustizia ha per fondamento proprio l’amore, la misericordia. Dio non è buonista. Proprio perché ama tutti indistintamente, Dio non può infliggere a qualcuno ciò che mai ha desiderato. E’ un atto di giustizia. A ciascuno il suo. Chi ha voluto l’odio, riceverà l’odio. Chi ha goduto della sofferenza e della violenza, convivrà eternamente con la violenza nel buio del proprio spirito. “Si raccoglie quel che si semina” (Proverbi 22,8), mette in guardia la Scrittura. E ancora: “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati” (Matteo 5,6). La giustizia di Dio, proprio perché basata sulla misericordia, è molto semplice, ma non degenere.

“Oggi sono stata all’inferno: occupa uno spazio vastissimo”


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Queste sono le parole che la Santa mistica scrisse nel proprio diario:

“Oggi, guidata da un angelo, sono stata negli abissi infernali. E’ un luogo di grandi torture e lo spazio che occupa è vastissimo”.
“Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie”.

LA MAPPA DELL’INFERNO È QUESTA

Perdita di Dio. Scrive suor Faustina che è la perdita di Dio che “costituisce l’inferno”. Effettivamente l’inferno non è un luogo fisico, ma anche uno stato dell’anima. Gli spiriti infernali, siano essi angelici o umani, sono privi sia della visione di Dio (come noi uomini viventi del resto) sia della grazia di Dio (cosa che noi viventi possiamo ottenere). Questa perdita è anche detta pena del danno. Suor Faustina percepisce l’inferno come “uno spazio vastissimo”. Ma l’inferno è uno stato adimensionale, privo cioè sia di spazio sia di tempo, materialmente intesi; eppure Faustina, dotata di corpo e anima, lo percepì durante il viaggio estatico come uno “spazio vastissimo”. L’inferno è interminabile, sconfinato. Non c’è limite di spiriti che possa contenere. Ogni spirito dannato crea dentro di sé il proprio inferno, perdendo in maniera definitiva la grazia e convivendo esclusivamente con il proprio peccato. Il tempo degli spiriti infernali – ma anche di quelli celesti – non è materialmente inteso, viene definito aevum dal Doctor Angelicus, Tommaso. Quando ci sarà il giudizio universale, i corpi risorgeranno sia per i dannati sia per i beati e la pena degli spiriti infernali aumenterà perché sarà anche a livello fisico. Allora l’inferno acquisterà una dimensione, quella spaziale, tipica dei corpi, ma continuerà ad avere l’aevum come tipologia temporale.
Continui rimorsi di coscienza. Dalla perdita di Dio scaturiscono tutte le altre pene. L’incapacità di percepire la grazia di Dio, di quel Dio che pure è presente nell’Inferno in quanto spirito onnipresente, suscita il primo grande tormento dello spirito, sia esso un angelo decaduto o un defunto: il rimorso. I condannati sono perfettamente consapevoli di quale enorme opportunità hanno perso e soprattutto quale grande tesoro hanno gettato via: il paradiso. Ma la consapevolezza non basta ed anzi suscita grande dolore. Se uno analizza i termini della Bibbia sull’inferno, scopre ben presto che vengono utilizzati termini impersonali: fuoco che non si spegne (Marco 9,48); fuoco eterno (Matteo 25,41); forno di fuoco (Matteo 13,42); fuoco ardente (Ebrei 10,27); lago di fuoco e zolfo (Apocalisse 19,20); gehenna di fuoco (Matteo 5,22); fiamma che tormenta (Luca 16,25). Il tormento infernale comune a tutti gli spiriti dannati, paradossalmente, viene da se stessi e non da Dio e questo tormento è proprio il rimorso della coscienza, il verme che non muore mai (Marco 9,48). Ecco perché il vangelo intero è un messaggio di pentimento, invita a prendere consapevolezza, prima che questa consapevolezza sia presa troppo tardi, quando non sarà più possibile tornare indietro ed allora rimarrà solamente il rimorso.



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Eternità della dannazione. Gli spiriti sono, per loro natura, immortali. Sebbene molti demoni e defunti sono spiriti assai disperati e tristi, tanto che vorrebbero spegnere la loro esistenza: non possono farlo perché uno spirito non si può dissolvere nel nulla. Il nulla non esiste. I dannati sono consapevoli che la ribellione è stata una decisione insensata, cattiva, che ha provocato solo del male, ma non riescono a pentirsi, perché i loro spiriti sono stati “deformati” dal peccato, hanno cioè perso tutta la componente benefica, incluso il sentimento e la virtù della speranza. L’unica felicità rimasta nel dannato è quella più infima, la mera felicità di essere. Da qui si capisce perché i demoni, anche contro la loro volontà, rendono gloria a Dio: gli rendono gloria con la loro stessa esistenza, con il semplice fatto che esistono. Il fatto che esistano è una prova necessaria alla creazione per dire che Dio è misericordioso, ma anche terribile nel suo giudizio, dimostrato dal fatto che Egli frena e punisca esseri così potenti. La loro esistenza è prova della santità divina, perché Dio come un padre tante volte li richiamò alla penitenza, prima che decidessero definitivamente di vivere senza di Lui. L’esistenza stessa è un dono ed è l’unico dono di Dio rimasto negli spiriti dannati. Ogni dono di Dio è fonte di felicità, per questo padre Fortea, il noto esorcista, scrive nella sua opera Summa Daemoniaca che gli spiriti infernali soffrono per l’eternità, ma al contempo godono del grado più basso di felicità, appunto la felicità di esistere. “Perfino con loro Dio è buono, perché concede loro l’esistenza. Esistere è un bene – scrive Padre Fortea – anche se si soffre. Se si cessasse di essere, si finirebbe di soffrire, ma si perderebbe la possibilità del bene, per quanto poco possa essere”. Per questo sotto esorcismo, i demoni spesso sono costretti a rendere gloria a Dio, per il dono stesso della loro vita, seppure miserabile.


Inviolabilità dello spirito. Il fuoco del rimorso tormenta lo spirito, ma lo lascia inviolato. Precisa Santa Faustina: “fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio”. Oltre al dolore del rimorso, ogni spirito dannato subisce tormenti eterni a seconda del peccato in cui si decise di perseverare in vita: è la cosiddetta pena del senso. Ci sono gradi di sofferenza diversi a seconda dell’intensità del peccato, ma tutti gli spiriti dannati soffrono. I peccati intellettivi sono più gravi di quelli carnali, quindi vengono puniti con più gravità. I demoni non potevano peccare per debolezza carnale, come noi uomini, per questo i loro peccati sono gravissimi, eppure ci sono uomini dannati che soffrono più di alcuni demoni, perché l’intensità del loro peccato in vita superò addirittura quello di taluni spiriti angelici. Tra i peccati, ce ne sono quattro particolarmente gravi, sono i cosiddetti peccati che invocano la vendetta divina: l’omicidio volontario, le perversioni sessuali che confondono la società (sodomia e pedofilia), l’oppressione dei poveri, il defraudamento della giusta mercede a chi lavora. Questi peccati gravissimi più di tutti “accendono l’ira di Dio”, perché egli ha cura di ogni suo figlio, soprattutto dei più piccoli, dei più poveri, dei più deboli. Ci sono anche altri sette peccati, particolarmente gravi anche perché mortali per l’anima, e sono i sette peccati contro lo Spirito Santo: la disperazione della salvezza, la presunzione di salvarsi senza merito (questo peccato è molto diffuso tra i protestanti che credono di salvarsi “per sola fede”), impugnare la verità conosciuta, l’invidia della grazia altrui, l’ostinazione nei peccati, l’impenitenza finale. Gli esorcismi sono la prova che gli spiriti dannati convivono eternamente con il proprio peccato. I demoni, infatti, si differenziano proprio a seconda del loro “peccato”: ci sono demoni dell’ira e quindi si manifestano con rabbia e furore; demoni della disperazione e quindi si mostrano sempre tristi e senza speranza, demoni dell’invidia e quindi più degli altri odiano tutto ciò che li circonda, inclusi gli altri demoni. Poi ci sono i peccati dettati dalla debolezza carnale e dalle passioni. Essi sono di intensità minore, perché dettati dalla debolezza della carne, ma possono essere egualmente gravi e quindi mortali per l’anima, perché comunque deformano lo spirito e allontanano dalla grazia. Sono proprio questi i peccati che più trascinano le anime all’Inferno, come ha detto Maria ai tre veggenti di Fatima. “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Matteo 26,41).


Oscurità continua.

Le tenebre esterne di cui parla il vangelo (Matteo 8,12) si riferiscono proprio a questa caratteristica infernale. Dio è onnipresente, non c’è luogo o essere che Dio non possa raggiungere, eppure anche se Dio è presente negli spiriti dannati, è capace di sondare ogni loro pensiero, i demoni non lo percepiscono e al contrario, corrotti dai peccati, si sentono totalmente lontani da lui. Questa oscurità dunque è la definizione stessa del male, privatio boni, come direbbe Sant’Agostino, ossia privazione del bene, della luce di Dio. Aggiunge suor Faustina che, nonostante l’oscurità, i demoni e i defunti dannati comunicano tra di loro, riescono a “vedersi”, e vedono anche i loro peccati. Gli spiriti, in quanto privi di corpi, non hanno bisogno di un linguaggio verbale o, comunque, semantico per comunicare tra di loro. Ad essi basta la volontà, è una comunicazione che potremmo definire telepatica. Gli spiriti dannati formano un tutt’uno, sono collegati tra loro, così ad ogni pena personale si aggiunge la visione orribile dei peccati e delle pene altrui. E’ una sorta di “comunione dei dannati”.

Compagnia continua di Satana.

E’ questo un elemento che accomuna molte descrizioni dell’Inferno da parte di mistici santi. Santa Veronica Giuliani, ad esempio, riporta che: “la visione di Satana forma il tormento dell’Inferno, come la visione di Dio forma la gioia del Paradiso”. La visione è intesa come la penetrazione spirituale, totale e onnicomprensiva, del mistero in considerazione. Avere la visione di Satana è qualcosa di terribile, un tormento inimmaginabile. Scrive ancora la santa Giuliani: “La visione di Satana, il loro massimo nemico e l’artefice in parte della loro dannazione, li fa soffrire indicibilmente”.

Tremenda disperazione, odio di Dio, bestemmie.

Ogni defunto condannato all’inferno si degrada ontologicamente nel male, in misura pari se non peggiore rispetto a quelli d’origine angelica. La perdita di ogni virtù porta lo spirito a provare esclusivamente disperazione, a provare gli stessi sentimenti di Satana. Tra questi, merita particolare attenzione l’odium inimicitiae, l’odio contro Dio, un odio radicale che caratterizza la volontà dei demoni. Qualcuno chiede: “Se gli spiriti dannati dovessero pentirsi, Dio li perdonerebbe?”. Sicuramente! Il problema del peccato non è un problema di onnipotenza divina, poiché Dio può perdonare anche Satana, ma è un problema di volontà del peccatore. Al contrario di quanto predicano certi cattobuonisti, Dio non è una “energia positiva che accoglie e perdona tutto”, ma un salvatore misericordioso e un giudice terribile. Non dimentichiamoci che l’apocastasi, dottrina che vuole la salvezza universale del creato alla fine dei tempi, è una eresia già condannata dalla chiesa nel 543 dal concilio di Costantinopoli. Il demonio non vuole essere perdonato, entra totalmente nel mistero di iniquità, anche da dannato continua ad invidiare Dio, a non voler ammettere la sua condizione creaturale, a voler bramare a tutti i costi la condizione di Dio…

“Quanto rivelato e scritto sull’Inferno è solo una pallida ombra della realtà” (Santa Faustina Kowalska)

http://www.papalepapale.com/develop/io- ... -e-questa/

Tutto ciò perché il Creatore rispetta pienamente la nostra scelta: il libero arbitrio; lo stesso che scelse Lucifero con un terzo dei suoi angeli: essere uguale a Dio ...

(Mi ricorda molto il pensiero di molti uomini ...)



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MessaggioInviato: 22/11/2013, 20:14 
E per chi si ritrova per caso a fare il calciatore c'è niente? le condizioni di chi pecca spesso non sono delle migliori... è tutto molto relativo, mi servono altre spiegazioni.



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MessaggioInviato: 22/11/2013, 20:34 
Non sei stato chiaro per nulla ...[^]



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Semplice mancanza di membro maschile ...


zio ot [;)]



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MessaggioInviato: 22/11/2013, 22:55 
Visione di Santa Teresa d'Avila:


"Tale visione durò un brevissimo spazio di tempo, ma anche se vivessi molti anni, mi sembra che non potrei mai dimenticarla. L’entrata mi pareva come un vicolo assai lungo e stretto, come un forno molto basso, scuro e angusto; il suolo, una melma piena di sudiciume e di un odore pestilenziale in cui si muoveva una quantità di rettili schifosi. Nella parete di fondo vi era una cavità come di un armadietto incassato nel muro, dove mi sentii rinchiudere in un spazio assai ristretto. Ma tutto questo era uno spettacolo persino piacevole in confronto a quello che qui ebbi a soffrire. Ciò che ho detto, comunque, è mal descritto.

Quello che sto per dire, però, mi pare che non si possa neanche tentare di descriverlo né si possa intendere: sentivo nell’anima un fuoco di tale violenza che io non so come poterlo riferire; il corpo era tormentato da così intollerabili dolori che, pur avendone sofferti in questa vita di assai gravi, anzi, a quanto dicono i medici, dei più gravi che in terra si possano soffrire – perché i miei nervi si erano tutti rattrappiti quando rimasi paralizzata, senza dire di molti altri di vario genere che ho avuto, alcuni dei quali, come ho detto, causati dal demonio – tutto è nulla in paragone di quello che ho sofferto lì allora, tanto più al pensiero che sarebbero stati tormenti senza fine e senza tregua. Eppure anche questo non era nulla in confronto al tormento dell’anima: un’oppressione, un’angoscia, una tristezza così profonda, un così accorato e disperato dolore, che non so come esprimerlo. Dire che è come un sentirsi continuamente strappare l’anima è poco, perché morendo, sembra che altri ponga fine alla nostra vita, ma qui è la stessa anima a farsi a pezzi. Non so proprio come descrivere quel fuoco interno e quella disperazione che esasperava così orribili tormenti e così gravi sofferenze. Non vedevo chi me li procurasse, ma mi pareva di sentirmi bruciare e dilacerare; ripeto, però, che il peggior supplizio era dato da quel fuoco e da quella disperazione interiore.

Stavo in un luogo pestilenziale, senza alcuna speranza di conforto, senza la possibilità di sedermi e stendere le membra, chiusa com’ero in quella specie di buco nel muro. Le stesse pareti, orribili a vedersi, mi gravavano addosso dandomi un senso di soffocamento. Non c’era luce, ma tenebre fittissime. Io non capivo come potesse avvenire questo: che, pur non essendoci luce, si vedesse ugualmente ciò che poteva dar pena alla vista. Il Signore allora non volle mostrarmi altro dell’inferno; inseguito, però, ho avuto una visione di cose spaventose, tra cui il castigo di alcuni vizi. Al vederli, mi sembravano ben più terribili, ma siccome non ne provavo la sofferenza, non mi facevano tanta paura, mentre in questa prima visione il Signore volle che io sentissi davvero nello spirito quelle angosce e afflizioni, come se le patissi nel corpo. Non so come questo sia avvenuto, ma mi resi ben conto che era per effetto di una grande grazia e che il Signore volle farmi vedere con i miei occhi da dove la sua misericordia mi aveva liberato. Sentir parlare dell’inferno è niente, com’è niente il fatto che abbia alcune volte meditato sui diversi tormenti che procura (anche se poche volte, perché la via del timore non è fatta per la mia anima) e con cui i demoni torturano i dannati e su altri ancora che ho letto nei libri; non è niente, ripeto, di fronte a questa pena, che è ben altra cosa. C’è la stessa differenza che passa tra un ritratto e la realtà; bruciarsi al nostro fuoco è ben poca cosa in confronto al tormento del fuoco infernale.

Rimasi spaventata e lo sono tuttora mentre scrivo benché siano passati quasi sei anni tanto da sentirmi agghiacciare dal terrore qui stesso, dove sono. Così non c’è una volta in cui io sia afflitta da qualche sofferenza o dolore che non mi sembri una sciocchezza tutto quello che si può soffrire quaggiù, convinta che, in parte, ci lamentiamo senza motivo. Torno pertanto a dire che questa è una delle maggiori grazie che il Signore mi ha fatto, perché mi ha aiutato moltissimo, sia per non temere più le tribolazioni e le contraddizioni di questa vita, sia per sforzarmi a sopportarle e ringraziare il Signore di avermi liberato, come ora mi pare, da mali così terribili ed eterni.

D’allora in poi, ripeto, tutto mi sembra facile in paragone di un attimo di quella sofferenza ch’io ebbi lì a patire".


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MessaggioInviato: 22/11/2013, 23:03 
Santa Caterina da Siena:


"Lingua umana non basta, figlia mia, a narrare la pena di queste anime miserande. Se tre sono i principali vizi - cioè l'amore di sé onde nasce il secondo, ossia la considerazione di se stessi, dal quale procede il terzo, che è la superbia accompagnata da falsa giustizia e crudeltà, con gli altri iniqui e immondi peccati che conseguono a questi - così ti dico che nell'inferno vi sono quattro tormenti principali, ai quali conseguono tutti gli altri.

Il primo tormento consiste nel fatto che essi si vedono privati della mia visione; cosa che è di tanta sofferenza che, se fosse loro possibile, sceglierebbero piuttosto di vedermi, anche stando nel fuoco e tra i più crudi tormenti, piuttosto che esser privi d'ogni pena senza vedermi. Questa prima pena produce in loro la seconda, quella del verme della coscienza che sempre li rode, poiché per loro colpa si vedono privati di me e della conversazione con gli angeli, e per di più si vedono divenuti degni della conversazione con i demoni e della loro visione.

II vedere poi il diavolo, che è la terza pena, moltiplica ogni loro sofferenza. Se infatti i santi sempre esultano nella mia visione ripensando con gaudio al frutto dei sacrifici che hanno sopportato per me con grandissimo amore e disprezzo di sé, il contrario è di questi sventurati, che nella visione dei demoni acuiscono il proprio tormento: nel vedere i demoni riconoscono se stessi, cioè capiscono che per propria colpa se ne son resi degni. In tal modo il tarlo della coscienza ancor più li rode e mai ha tregua il fuoco bruciante di questa consapevolezza". (cfr Isaia 66,24)

Pena ancor più grande deriva loro dal vedere la figura stessa del demonio, tanto orribile che non v'è cuore umano che possa figurarsela. Se ben ricordi, infatti, saprai che, avendoti Io mostrato il demonio nella sua forma, e per un piccolo spazio di tempo - quasi un punto! - tu, dopo esser tornata in te, hai scelto, piuttosto, di camminare lungo una strada lastricata di fuoco, durasse pure sino al giorno del giudizio, disposta a calpestare il fuoco coi tuoi piedi, piuttosto che vederlo ancora. Ma quantunque tu l’abbia visto, ancora non sai quanto egli sia orribile, perché, per divina giustizia, egli si mostra ancor più repellente all'anima che si è privata di me, e in modo più o meno grave a seconda della gravità delle colpe commesse.

E il quarto tormento è il fuoco. È un fuoco che brucia ma non consuma l'anima; questa non si può consumare, non essendo cosa materiale che il fuoco possa ridurre a niente, dal momento che è incorporea. Ma Io per divina giustizia ho permesso che il fuoco la bruci tormentosamente, la tormenti e non la consumi, e la tormenti e bruci con grandissime sofferenze, in modi diversi a seconda della gravità dei peccati, chi più chi meno, secondo il peso delle colpe.

Da questi quattro tormenti derivano tutti gli altri, con freddo e caldo e strider di denti. Ecco in che modo miserabile hanno ricevuta la morte eterna, dopo i rimproveri loro rivolti in vita per il falso giudizio e per l'ingiustizia, non essendosi corretti in occasione di questa prima accusa, come ho detto, né della seconda, cioè in punto di morte quando non vollero sperare, né dolendosi dell'offesa fatta a me ma affliggendosi soltanto per la propria pena".


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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

Non sei stato chiaro per nulla ... [^]


Bho a me sembrava piuttosto chiaro.. Il calciatore è un esempio di persona che da questa vita materiale ha tutto senza fare assolutamente nulla di che, quindi non è spinto a peccare se non in rarissime occasioni.

Colui che non è calciatore mettiamo per mancanza di talento o per problemi fisici quello che vuoi potrebbe ritrovarsi per puro caso in una banda criminale e quindi peccare, fare omicidi ecc.

QUindi ripeto per il calciatore, dio non ha nulla da regalare dopo la sua goduriosa vita? [8]



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[:D] Non fraintendere morpheus85, per goduriosa vita, come dici, s'intende chi spande e spende senza preoccuparsi del prossimo ... E' ben alra cosa.
Tutto sta nel dar retta alla "vocina" della coscenza ...
Un ricco può dissipare i beni come aiutare gli altri, ad esempio, e così via; ognuno sa cosa è giusto sbagliato nella vita.[;)]



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Cita:
Ufologo 555 ha scritto:

[:D] Non fraintendere morpheus85, per goduriosa vita, come dici, s'intende chi spande e spende senza preoccuparsi del prossimo ... E' ben alra cosa.
Tutto sta nel dar retta alla "vocina" della coscenza ...
Un ricco può dissipare i beni come aiutare gli altri, ad esempio, e così via; ognuno sa cosa è giusto sbagliato nella vita. [;)]


quindi chi guarda solo a se stesso finirà all'inferno?



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Anche ... L'orgoglio, l'Egoismo e la Superbia.
Il rifiuto della Misericordia di Dio; insomma ci va chi ci vuole andare! è quello il rispetto che ha il Signore con l'Uomo. Una volta la Madonna ebbe a dire "m'inchino alle vostre scelte"; nel senso che davanti all'opposizione non può far nulla ...
E' ciò che i nostri progenitori scelsero nel "giardino dell'Eden": gestire autonomamente tutto (come pretese di fare Lucifero: essere come Dio).



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Dialoghi sull’Aldilà - don Gabriele Amorth
Le pene dell’inferno


Don Gabriele, abbiamo già parlato la scorsa settimana del purgatorio. L’inferno invece, di cui si parla così poco, cos’è?

L’inferno è quello stato di vita in cui l’uomo dannato è lontano da Dio, dagli angeli e dai santi, in una condizione permanente ed eterna di sofferenza spirituale e fisica. L’inferno è in definitiva l’autoesclusione dalla comunione con Dio, come dice il Catechismo della Chiesa cattolica al n. 1033: «Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo». E come decidiamo di amarlo? «Non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi». All’inferno va, dunque, chi «muore in peccato mortale senza essersene pentito». Occorre subito specificare che della condizione concreta del paradiso ben poco possiamo dire, in quanto poco o nulla ci è stato detto nella Rivelazione. Pensiamo a San Pietro e alla sua esperienza nell’episodio della Trasfigurazione, della quale mai parla nelle sue lettere; o anche a san Paolo, quando racconta, sì, di essere stato «al terzo cielo», ma poi non spiega di cosa si tratti, se non che è uno stato di perfetta beatitudine. Dell’inferno invece abbiamo i racconti di alcuni santi che, pur non avendo un valore dogmatico che vincoli il credente, hanno però un notevole valore di serietà. Ho parlato a più riprese nei miei libri e nelle mie interviste dell’esperienza sia di Gloria Polo che di santa Faustina Kowalska. Entrambe fanno una descrizione identica dell’inferno come di un luogo dove ci sono sofferenze terribili. La Madonna a Medjugorie, dal canto suo, fa tre affermazioni interessanti, che confermano quanto insegna il Catechismo: l’inferno è eterno; è impossibile che chi è all’inferno si converta perché, nella maniera più assoluta, non vuole farlo; all’inferno si diventa partecipi della sostanza dell’inferno stesso, cioè si diventa un “pezzo d’inferno”. Essendo il regno dell’odio, le anime dannate sono sottoposte al tormento dei demoni e alle sofferenze che reciprocamente esse si infliggono. L’inferno è poi il luogo della bestemmia, dove si inveisce contro Dio e contro i santi. È poi il luogo della paura: nel corso dei miei esorcismi ho capito che esiste una gerarchia tra i demoni, così come tra gli angeli. Più di una volta mi sono trovato a che fare con demoni che possedevano una persona e che hanno manifestato un vero terrore verso i loro capi. Un giorno, dopo aver fatto tanti esorcismi su una povera donna, ho chiesto al diavolo “minore” che la possedeva: «Perché non te ne vai?». Ed esso, per tutta risposta: «Perché se me ne vado via di qui Satana, il mio capo, mi punisce». Esiste nell’inferno una soggezione dettata dal terrore e dall’odio. Ecco allora la differenza abissale con il paradiso: il luogo dove invece tutti si amano, dove, se uno vede uno più santo di lui, ne gode perché gode lui stesso direttamente della felicità dell’altro.
(Testo raccolto da Stefano Stimamiglio)

http://www.credere.it/numero-9/dialoghi ... ldila.html



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L'INFERNO: UN'ANGOSCIOSA REALTA'

L'insegnamento biblico sull'inferno è oggi forse una delle dottrine più trascurate. Quando si parla oggi di inferno, infatti, si viene generalmente messi in ridicolo, come se tutta la faccenda dell'inferno fosse così antiquata che solo gli ingenui e gli sprovveduti potrebbero ancora credere all'esistenza di un luogo simile.

Queste reazioni non ci sorprendono più di quel tanto: l'uomo naturale, infatti, non sopporta l'idea di dover essere responsabile di sé stesso davanti a Dio, perché ama il peccato e non ha alcuna intenzione di abbandonarlo. La mente carnale allora scaglierà obiezione dopo obiezione contro l'idea dell'inferno, perché rifiuta di affrontarne la realtà. Molti vivono pensando che se solo continueranno ad ignorare una certa difficoltà abbastanza a lungo, essa svanisca da sola. Persino alcuni leader religiosi conservatori si sono messi ad attaccare l'idea dell'inferno!

Che propongano però pure tutti gli argomenti che vogliono: le frivole obiezioni degli sciocchi non riusciranno ad eliminare l'inferno!

Nel mezzo di tutto questo schiamazzo per negare l'esistenza dell'inferno, coloro che credono che la Bibbia abbia ragione sono chiamati ad alzarsi per parlare chiaramente e con fermezza. Quando parlerete del giusto terrore che deve incutere l'inferno, forse sarà la cosa più importante che avrete potuto fare in questa vita. «...chiunque ode il suono della tromba e non fa caso all'avvertimento, se la spada viene e lo porta via, il suo sangue sarà sul suo capo» (Ezechiele 33:4). Vi prego, vi esorto vivamente di prendere il tempo necessario per leggere questo libretto fino alla fine.

Perché mai uno dovrebbe interessarsi così tanto dell'inferno? Perché dovremmo usare del nostro tempo prezioso per leggere un trattato sull'inferno? Ci sono diverse ragioni per cui questo può essere vantaggioso:

1) Udire dell'angosciosa realtà dell'inferno come di una reale possibilità potrebbe essere un salutare shock per la vostra coscienza e farvi aprire gli occhi sulle false sicurezze che troppo spesso si coltivano.

2) Udire dell'inferno può essere un salutare deterrente dal commettere ciò che a Dio dispiace. Sia le persone religiose che quelle irreligiose possono essere dissuase molto efficacemente dal peccare quando si rammenta loro regolarmente della reale possibilità dell'inferno.

3) Udire delle angosciose sofferenze dell'inferno come di una reale possibilità può essere molto utile per coloro che si illudono di essere salvati supponendo di essere credenti in Cristo e nei fatti dell'Evangelo mentre in realtà non lo sono e sono avviati loro malgrado proprio là dove essi certo non vorrebbero finire.

4) Predicare la dottrina dell'inferno è utile sia per i credenti che per i non credenti, come verrà presto dimostrato in questo saggio.

Perché la gente oggi sembra non aver più paura dell'inferno? Si, perché oggi pare esservi una diffusa indifferenza ed incredulità a questo riguardo, e la possiamo trovare fra le file sia di quelli che vanno in chiesa e di quelli che non ci vanno. La gente sembra non temere più l'inferno. Perché?

Un uomo non ha paura di un leone quando questo è solo dipinto sulla parete. Perché? Perché è solo un'immagine. Egli sa che non si tratta di un leone vero. Ma se invece fosse da solo nella giungla, e venisse faccia a faccia con un minaccioso leone ringhiante, ne sarebbe terrorizzato. L'umana coscienza è proprio come quell'uomo che aveva visto un leone dipinto. Udiamo dalla Bibbia dell'inferno. Sappiamo che il Signore Gesù ne aveva parlato, e forse di più di qualunque altro argomento! E allora perché molti oggi non credono all'inferno come di una reale possibilità? Perché non ne odono abbastanza, perché non studiano quello che la Scrittura dice sull'inferno. Non è tanto quello che udiamo a conformare ciò in cui noi crediamo, ma pure ciò che non udiamo conforma il nostro sistema di credenze. E' solo lo Spirito di Dio che può incuterci il giusto e necessario terrore dell'inferno, e presentarcelo in modo tale da rendercene attenti. La dottrina dell'inferno è stata usata da Dio per la conversione dei peccatori molto più spesso di quanto si creda e molto di più di qualsiasi altra dottrina. Ora che ti accingi a proseguire la lettura di questo opuscolo prega che lo Spirito Santo ti renda cosciente della realtà dell'inferno tanto da cercarne in ogni modo i mezzi per sfuggirvi.
LA NECESSITA' DELL'INFERNO

La maggior parte di coloro che oggi si prendono gioco di questa dottrina lo fanno probabilmente per diverse ragioni. Forse la principale è la pertinacia di voler seguire solo quello che a loro meglio aggrada senza avere il pensiero di dover subire conseguenze per le loro azioni. Essi non vogliono udire che ciò che essi fanno è sbagliato, essi non vogliono udire che saranno puniti per i loro peccati.

Quante volte, poi, si odono al riguardo rimostranze di questo genere: "...ma non vi sembra che un tormento eterno all'inferno sia incompatibile con un Dio misericordioso ed amorevole? Come potrebbe un Dio che è amore destinare qualcuno all'inferno per sempre?". Queste domande però, nascono da un equivoco di fondo sul carattere di Dio e sulla natura del peccato.

Perché è necessario l'inferno? Esaminiamone diverse ragioni.

1) La malvagità del peccato e la santità di Dio. La difficoltà che molti hanno nel comprendere la necessità dell'inferno può essere posta in relazione ad una comprensione incompleta ed inadeguata da una parte di quanto sia veramente riprovevole ed aberrante il peccato, e dall'altra di quanto sia glorioso Dio. Non vediamo quanto anche il più piccolo peccato possa essere deplorevole agli occhi di Dio né riusciamo a comprendere la santità di Dio, la Sua giustizia e la Sua ira. Se considerassimo il peccato come il più grande male del mondo, se ci rendessimo conto che esso è un vergognoso insulto e un dispregio della sovranità di Dio su di noi, un empio scherno nei Suoi riguardi, un agitarGli davanti il nostro pugno ed uno sputo in faccia, cominceremmo a comprendere un poco di come possa apparire il peccato ai Suoi occhi. Ogni qual volta noi pecchiamo, eleviamo nel nostro cuore noi stessi oppure una nostra pietosa voglia come se Gli fosse una divinità rivale. Il peccato respinge il Creatore nella Sua stessa essenza e dignità divina per porre al Suo posto una creatura.

Se solo potessimo comprendere la santità divina e che cosa significa essere santo, puro, perfetto, retto e incontaminato dal sia pur minimo peccato, avremmo un'idea migliore sul perché Dio odi tanto il peccato. L'assoluta santità non può tollerare il minimo peccato. "Tu hai gli occhi troppo puri per vedere il male e non puoi guardare l'iniquità" (Ha. 1:13). Se solo potessimo capire la gloriosa santità e purezza di Dio, come pure maggiormente la natura abominevole del peccato, allora non avremmo problemi con l'assoluta necessità dell'inferno.

"Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?". Il cuore umano è malato, il cuore umano è malvagio, il cuore umano è ingannevole. E' la corruzione del cuore umano a fare in modo che noi inganniamo noi stessi sulla perversità del peccato e su molte altre cose.

2) La natura infinita di Dio. Cercare di comprendere che cosa sia in realtà il peccato, significa guardarlo dal punto di vista di Dio. Dio è un essere infinito ed eterno. Ogni atto di peccato viene commesso contro un Dio infinito e santo. In ogni atto di peccato noi spodestiamo Dio e mettiamo noi stessi sul trono: in ogni peccato è questa la questione decisiva. "la volontà di chi sarà compiuta: quella di Dio o quella dell'uomo?" Ora l'uomo, con il peccato pone la sua propria volontà al di sopra di quella di Dio, e così dà un calcio a Dio e lo pone sotto i suoi piedi"1. Un singolo atto peccaminoso commesso contro un Dio santo ed infinito, merita un castigo dal carattere infinito. E' un male infinito offendere un Dio infinito anche una sola volta.

3) La giustizia divina. Anche un solo peccato contro Dio richiede che Dio difenda il Suo nome e la Sua giustizia punendolo tanto severamente quanto merita. Dio può difendere la Sua giustizia, e lo farà. Egli promette di farlo in Romani 12:19 laddove dice: " Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all'ira di Dio, perché sta scritto: «A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore»".

Uno dei più grandi predicatori in assoluto, Jonathan Edwards, scrisse: "La gloria di Dio è il bene più alto; è lo scopo principale della creazione; è di importanza maggiore di qualunque altra cosa. Ecco però un modo in cui Dio glorificherà sé stesso glorificando la Sua giustizia: nell'eterna distruzione degli empi. Là Egli apparirà come giusto sovrano del mondo. La giustizia retributiva di Dio apparirà stretta, esatta, terribile, e quindi gloriosa"2.
UNA DESCRIZIONE DELL'INFERNO

L'inferno è una fornace di fuoco inestinguibile, un luogo di castigo eterno, dove le sue vittime vengono tormentate sia nel corpo che nella mente secondo la propria natura peccaminosa, i peccati che di fatto si avranno commessi, e la misura di luce spirituale loro accordata e da loro respinta. L'inferno è un luogo dal quale Dio ha ritirato la Sua misericordia e la Sua bontà, dove l'ira di Dio viene rivelata come un fuoco terrificante e consumante, e dove gli uomini vivranno con le loro concupiscenze insoddisfatte nei secoli dei secoli.

In Matteo 13:47-50 il Signore Gesù racconta una parabola al riguardo del Giudizio. Nei versetti 49 e 50 il Signore descrive il destino degli empi: "Così avverrà alla fine del mondo, gli angeli verranno e separeranno i malvagi dai giusti; e li getteranno nella fornace del fuoco. Lì sarà pianto e stridor dei denti".

Nell'esaminare queste parole del Signore Gesù dovremmo dapprima notare che l'inferno viene qui descritto come una fornace di fuoco. La fornace di Nebukadnetsar era stata riscaldata sette volte più del normale e viene descritta come "una fornace di fuoco ardente" (Da. 3:23). Giovanni Battista parlava di "fuoco inestinguibile" e Apocalisse descrive l'inferno come "uno stagno di fuoco che arde con zolfo" (Ap. 19:20). Potete veramente immaginare l'orrore a cui fanno riferimento queste parole? Immaginate ogni parte del vostro corpo in fiamme allo stesso tempo, in modo tale che ogni fibra del vostro corpo senta l'intenso tormento di essere bruciato. Quanto a lungo potreste sopportare un simile castigo? Cristo ci dice che ci sarà "pianto e stridor di denti". I perduti gemeranno e i loro denti strideranno dal dover sopportare il più intenso dolore e sofferenza che mai abbiano dovuto affrontare mentre le fiamme consumano e costantemente bruciano ogni parte del loro corpo. E non ci sarà sollievo alcuno.

Jonathan Edwards descrive in modo immaginoso ciò che sarà il fuoco dell'inferno: "Alcuni di voi forse avranno già visto degli edifici in fiamme. Immaginate voi stessi nel più bel mezzo di un simile incendio a combattere inutilmente con le fiamme. Avete mai visto un ragno o qualche altro fastidioso insetto gettato nel mezzo di un intenso fuoco, ed avete osservato come subito cede alla forza delle fiamme? Non c'è alcuna dura lotta, alcun combattimento contro le fiamme, nessuna forza che possa essere opposta al calore per sfuggirne; immediatamente si tende e vi si abbandona, e il fuoco ne prende possesso, e subito diventa incandescente. Ecco un'immagine limitata di ciò che sarete all'inferno, a meno che non vi ravvediate e non troviate rifugio in Cristo. Per incoraggiare voi stessi di poter essere in qualche modo capaci a sopportare i tormenti dell'inferno ...è come se un verme che stesse per essere gettato in una fornace ardente tendesse i muscoli e cercasse di fortificarsi e di prepararsi per combattere le fiamme"3.

L'inferno viene pure descritto come un luogo di tenebre. Il Signore ci parla di quell'ospite trovato senza vestito di nozze e che era stato gettato "nelle tenebre di fuori" (Matteo 22:13). Giuda scrive di coloro che dimorano nell'inferno: «stelle erranti a cui è riservata la caligine delle tenebre infernali per sempre» (Giuda 13).

Christopher Love nella sua opera Hell's Terror dice: "le tenebre sono terribili, e gli uomini temono più le tenebre che la luce; l'inferno è dunque presentato con un'espressione così terribile affinché il cuore degli uomini tremi; non solo dunque le tenebre, ma la caligine delle tenebre"4.

In Isaia 30:33 l'inferno è paragonato al Tophet. Il Tophet era il luogo dove i Giudei idolatri sacrificavano i loro bambini al Dio pagano Moloc gettandoli nel fuoco. Da quel luogo venivano emesse giorno e notte grida terrificanti, come pure, giorno e notte, dall'inferno si odono grida, gemiti e lamenti.

Isaia parla del "soffio dell'Eterno" come di un "torrente di zolfo" che accende l'inferno. Vi sono dunque ampie evidenze dalle Scritture che Dio stesso sarà il fuoco dell'inferno. Ebrei 12:29 dice: «perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante». Gli empi sulla terra danzano di gioia quando odono predicatori che parlano dell'amore e della misericordia di Dio, ma essi non ne saranno i beneficiari, se prima non si ravvedono. Per loro Dio sarà come un fuoco consumante. Ebrei 10:30,31 ci ammonisce così: «Noi infatti conosciamo colui che ha detto: «A me appartiene la vendetta, io darò la retribuzione» dice il Signore. E altrove: «Il Signore giudicherà il suo popolo».E' cosa spaventevole cadere nelle mani del Dio vivente». E' cosa spaventevole e terribile cadere nelle mani del Dio vivente! Peccatore, tu non potrai sfuggire all'inferno. Dio sarà il tuo inferno e la Sua ira ti consumerà e ti sarà riversata addosso per tutta la Sua esistenza. «Chi conosce la forza della tua ira e il tuo furore secondo il timore che ti è dovuto?». E' proprio perché Dio stesso sarà il fuoco dell'inferno che le parole non potranno mai esprimere adeguatamente il terrore dei dannati all'inferno. "Non c'è motivo di sperare che i predicatori riescano a presentare questo argomento oltre a ciò che è il realtà, che non sia poi così terribile come si vuole far credere, che i predicatori esagerino un po'... Abbiamo piuttosto ragione per supporre che quand'anche avessimo detto tutto il possibile, tutto ciò non sia ancora che un'immagine inadeguata"5.

In Luca 16:19-26 Cristo ci parla di due uomini. Uno di loro era ricco (è conosciuto tradizionalmente come "il ricco Epulone") e l'altro era un mendicante (Lazzaro), Entrambi erano morti. Il mendicante venne subito portato dagli angeli in cielo, mentre in ricco andò all'inferno. Il ricco non era finito all'inferno perché fosse ricco, né il mendicante era andato in paradiso semplicemente perché fosse povero. Il Signore ci mostra questo contrasto per insegnarci che le nostre circostanze possono mutare radicalmente una volta che passiamo nella dimensione dell'eternità. Non dobbiamo ingannarci per il solo fatto che dopotutto Egli ci abbia trattato bene quaggiù: dopo la morte potrà fare molto diversamente. L'eterno luogo di dimora di questi due uomini era il risultato della condizione del loro cuore davanti a Dio qui sulla terra. Lazzaro era un vero seguace di Dio, il ricco Epulone no. Notiamo attentamente ciò che le Scritture ci dicono su Epulone e sulla sua condizione, perché da questo apprenderemo molto al riguardo dell'inferno.

I versetti 23 e 24 ci dicono che Epulone si trovava "tra i tormenti nell'inferno". Che significa essere tra i tormenti? Questi tormenti si riferiscono ai tormenti del corpo come pure a quelli dell'anima. Come abbiamo visto sarà il corpo ad essere tormentato in una fornace di fuoco. Ogni parte del corpo soffrirà il dolore di quel fuoco. Chi soffre di acuti dolori di stomaco, soltanto per quei dolori può essere in grande agonia, ma questo dolore sarà ancora più acuto. La morte per cancro può talvolta causare estremo dolore per il corpo, ma il dolore dell'inferno sarà ancora più grande. Se il vostro corpo fosse afflitto da molte diverse e dolorose malattie allo stesso tempo, sareste ancora lontani dall'immaginare come potrebbe essere il dolore dei dannati all'inferno.

All'inferno anche la coscienza sarà tormentata. La coscienza è esattamente quel "verme che non muore" di cui parlano le Scritture (Marco 9:48; Isaia 66:24). Ad Epulone viene detto che "ricordati... che durante la tua vita...". Si sarà tormentati da intenso dolore, ma si sarà pure tormentati dalle proprie memorie. Ricorderemo di aver sentito parlare dell'inferno e di avercene fatto beffa. Ricorderemo che qualcuno ci aveva pure messi in guardia e ci aveva esortato al ravvedimento, oppure che accettare le benedizioni del paradiso senza sottomettersi a Cristo sarebbe stato comunque perdere la salvezza, ma non ne avevamo prestato fede. Saremo tormentati dal vedere a distanza le glorie del paradiso (come Epulone era pur in grado di fare) e dal sapere che mai e poi mai potremo raggiungerle. Saremo tormentati da desideri e da concupiscenze insoddisfatte (Epulone non era in grado di ricevere persino una goccia d'acqua fresca sulla lingua). Saremo tormentati dal sapere che dall'inferno non potremo più sfuggire (ad Epulone vien detto che "coloro che vorrebbero da qui passare a voi non possono"). Saremo tormentati dalle grida, dai gemiti e dalle maledizioni dei dannati intorno a noi. I tormenti più estremi che un uomo possa avere sulla terra non sono che una puntura d'ape comparate ai tormenti dell'inferno.

Jonathan Edwards nel suo sermone: Il futuro castigo dei malvagi parla di come gli uomini non saranno in grado di trovare neanche il più piccolo sollievo nell'inferno: "...né essi saranno in grado di trovare il minimo sollievo all'inferno. Laggiù non troveranno il minimo riposo, nemmeno un angolino che possa essere considerato più fresco del resto per prendere un po' di fiato, nemmeno il minimo allentarsi di questo estremo tormento. In quel luogo di tormento non saranno mai in grado di trovare un torrente o una fontana fresca; no, neanche una goccia d'acqua per rinfrescare la loro lingua. Non troveranno nessuno che possa loro dare un po' di conforto, o far loro il minimo bene. Non troveranno alcun luogo dove possano fermarsi un attimo per riposare e prendere respiro, perché saranno tormentati con il fuoco e con lo zolfo; e non avranno riposo, né giorno né notte"6.
L'ETERNITA' DELL'INFERNO

L'aspetto più terrificante di tutti a proposito dell'inferno è la sua durata. L'inferno durerà per sempre. Potresti immaginare l'eternità? Nessuna formula matematica od equazione la può spiegare. La vostra mente non può concepire l'eternità, ciononostante essa è reale. Soltanto questo aspetto dell'inferno dovrebbe far si che tutti invocassero di esserne liberati ravvedendosi dei loro peccati. Non dovrebbe sorprendere che scettici di ogni tempo abbiano attaccato la natura eterna dell'inferno, sostituendovi dottrine come quella dell'annullamento dei malvagi. Verifichiamo però le Scritture per comprendere la natura eterna dell'inferno e cerchiamo di meglio comprendere l'eternità.

«Allora il diavolo che le ha sedotte sarà gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono la bestia ed il falso profeta: e saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli» (Apocalisse 20:10). Questo versetto da solo basterebbe per indicarci la durata dell'inferno. L'inferno è "nei secoli dei secoli". Potrebbe forse essere usata un'espressione più forte e più chiara di questa? Se lo Spirito Santo voleva comunicarci la natura eterna dell'inferno, che altro meglio se non l'espressione "nei secoli dei secoli" avrebbe potuto usare? La Scrittura non presenta alcuna espressione più alta di "nei secoli dei secoli" per comunicarci l'idea di eternità, perché è la stessa frase usata per indicare l'eternità di Dio stesso, come in Apocalisse 4:9 «colui che vive nei secoli dei secoli». Forse che qualcuno dubita che Dio vivrà per ogni eternità? Come possiamo allora dubitare che l'inferno non duri per tutta l'eternità, quando la stessa espressione viene usata per entrambi?

"Possiamo solo comprendere una parte di questo argomento, ma per aiutare a comprendere, immaginate voi stessi gettati in una fornace ardente, dove il vostro dolore sia molto ma molto più grande di quando vi provocate accidentalmente un'ustione. Immaginate che il vostro corpo vi debba giacere per un quarto d'ora, avvolto dalle fiamme, e per tutto il tempo voi abbiate piena coscienza; che orrore sentireste nel dovere entrare in una simile fornace! e quanto lungo vi sembrerebbe quel quarto d'ora! E dopo aver sopportato quel fuoco per un minuto, quando insopportabile per voi sapere che davanti a voi vi sono altri quattordici minuti! Che effetto però avrebbe per la vostra anima, se voi sapeste di dover passare in quella fornace, in quei terribili tormenti, ...ventiquattr'ore, ...un'intero anno, ...mille anni!? E che effetto vi farebbe sapere che in quel luogo dovreste stare per sempre, nei secoli dei secoli? Dopo milioni d'anni il vostro tormento ancora non sarebbe alla fine, perché di là non sarete mai più liberati! Il vostro tormento all'inferno, però, è estremamente più grande di quanto questa o altre illustrazioni lo potrebbero rappresentare!"7.

Cristo, nel descrivere il grande giorno del giudizio, parla della separazione fra i salvati ed i perduti con queste espressioni: «E questi andranno nelle pene eterne, e i giusti nella vita eterna» (Matteo 25:46). C'è forse qualcuno disposto a negare che il paradiso duri per sempre? Forse che un giorno verrà a finire la beatitudine dei giusti nel cielo? Certamente no. Qui però la stessa parola greca usata per parlare della vita eterna dei giusti viene pure usata per descrivere l'eternità del castigo per i reprobi. L'inferno durerà fintanto che durerà il paradiso.

Nell'inferno vi saranno diversi gradi di tormento che dovranno patire coloro che vi andranno. Anche su di questo la Scrittura è chiara. Luca 12:47,48 dice: «47Ora quel servo che ha conosciuto la volontà del suo padrone e non si è preparato e non ha fatto la sua volontà, riceverà molte battiture. 48Ma colui che non l'ha conosciuta, se fa cose che meritano le battiture, ne riceverà poche. A chiunque è stato dato molto, sarà domandato molto; e a chi molto è stato affidato, molto più sarà richiesto». Cristo dice in Matteo 11:24: «Pertanto io vi dico che nel giorno del giudizio la sorte del paese di Sodoma sarà più tollerabile della tua». I versetti in Matteo indicano che la gente di Capernaum riceverà un castigo più grande al giorno del giudizio di coloro che erano vissuti in Sodoma. I versetti di Luca parlano di una differenziazione nel giudizio basato sulla misura di luce ricevuta: alcuni riceveranno molti colpi, mentre altri ne riceveranno pochi.

Coloro che commettono peccati più grandi di altri riceveranno un castigo più severo all'inferno (Giovanni 19:11). Gli ipocriti religiosi, coloro che professano il cristianesimo, ma che non sono veramente cristiani, saranno puniti più severamente degli altri (Matteo 23:14,15). Il Signore disse di Giuda Iscariota: «Sarebbe stato meglio per lui di non essere mai nato!». Come potrebbero dirsi queste cose se fosse solo l'annientamento quello che attendesse i reprobi alla loro morte? La differenza in gradi di castigo acquista maggiore senso solo alla luce della capacità individuale di patire il tormento. Poteva forse dirsi che sarebbe stato meglio che Giuda non fosse mai nato se l'annientamento fosse stato tutto quello che lo attendeva? L'annientamento è come nessuna punizione.

Ogni qual volta che l'incredulo pecca, aggiunge solo ulteriori gradi al suo tormento nell'inferno. Romani 2:5 ci dice: «Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d'ira per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio». Il Signore Gesù aveva incoraggiato il giusto ad accumulare tesori in cielo piuttosto che sulla terra. I reprobi solo aumentano l'ira che sarà riversata su di loro ed il loro tormento all'inferno ogni giorno che passa per il loro continuo peccare. Ogni giorno essi aggiungono a sé stessi ulteriori castighi. All'inferno gli uomini desidereranno non essere mai nati!

Charles Haddon Spurgeon disse: "Nell'inferno non c'è speranza alcuna. Là non c'è nemmeno la speranza di morire, o la speranza di essere annientati. Là vi sono persone perdute, perdute nei secoli dei secoli! Su ogni catena dell'inferno c'è scritto "per sempre". Sopra la loro testa i dannati leggono "per sempre". I loro occhi sono molestati e il loro cuore è tormentato al solo pensiero che sarà "per sempre". Oh se solo questa sera io potessi dirvi che un giorno l'inferno terminasse, e che tutti i reprobi potranno un giorno essere ricuperati, ci sarebbe un'espressione di giubilo all'inferno al solo pensiero. Così però non è, è "per sempre" che essi sono cacciati nelle tenebre di fuori"8.

Christopher Love usa un'illustrazione per aiutarci a comprendere che cosa sia l'eternità: "Supponete che tutte le montagne della terra fossero montagne di sabbia, e venisse aggiunta montagna dopo montagna fino a raggiungere il cielo, e che un uccellino una volta ogni mille anni prendesse un granello della sabbia di questa montagna, ci vorrebbe un numero d'anni inconcepibile prima che questa massa di sabbia fosse consumata, eppure questo sarebbe pur sempre un tempo a termine, e sarebbe comunque incoraggiante per un uomo sapere che l'inferno non durasse più di quel tempo; questa è però la miseria dell'uomo nell'inferno: egli vi dovrà restare senza nemmeno la speranza di uscirne dopo un milione d'anni; i suoi tormenti infatti dureranno per l'eternità, saranno senza fine, perché il Dio che così lo danna è eterno"9.

Abbiamo già considerato la necessità dell'inferno e perché vi debba essere un luogo come l'inferno. Ora considereremo perché non solo l'inferno debba esistere, ma perché debba esistere eternamente. Perché è necessario che l'inferno sia eterno? A questa domanda si possono dare diverse risposte e le considereremo sommariamente.

La prima ragione è quella menzionata da Christopher Love nel brano or ora citato. Il Dio che danna gli esseri umani è un Dio eterno. "L'eternità dell'inferno si fonda in ultima analisi sull'eternità di Dio"10. La Parola di Dio è eterna? La natura di Dio è eterna? La Scrittura ci dice: «Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, e in eterno», (Ebrei 13:8), «la sua giustizia dura in eterno» (Salmo 111:3), «la parola del Signore rimane in eterno» (1 Pietro 1:25). Se la Parola di Dio è eterna, se Dio stesso è eterno, perché non dovrebbe la Sua ira essere pure un'ira eterna? Come Essere eternamente esistente, tutti gli attributi di Dio sono eterni ed immutabili; l'inferno, quindi, come espressione dell'ira di Dio, deve essere eterno.

L'inferno deve essere eterno perché la giustizia di Dio non potrebbe mai essere soddisfatta dalla punizione del peccatore non importa quanto durasse. Cristo lo rende chiaro quando Egli parla di mettersi d'accordo per via con l'accusatore prima ancora di giungere in tribunale, altrimenti, se si viene gettati in prigione «Io ti dico che non ne uscirai, finché tu abbia pagato fino all'ultimo spicciolo» (Lu. 12:59). L'essere umano non può fare nulla per ripagare i suoi peccati, non importa quanto verrà castigato all'inferno, non importa per quanto tempo, esso non potrà mai espiare completamente la sua pena. E' impossibile, e quindi l'inferno deve essere eterno.

In terzo luogo, l'inferno deve essere eterno perché le Scritture ci dicono che il verme che rode le umane coscienze non morirà mai. «Il loro verme non morirà» (Isaia 66:24). Se il verme non muore mai, allora anche coloro che saranno tormentati da quel verme non moriranno mai.

Infine, l'inferno sarà eterno perché anche all'inferno gli uomini continueranno a peccare. Là aumenteranno sempre di più la loro colpa. L'inferno è un luogo dove i reprobi malediranno Dio e malediranno sé stessi, e urleranno e con linguaggio blasfemo verso i loro simili che li circonderanno. Gli uomini malvagi aumenteranno il reciproco tormento accusandosi, biasimandosi e condannandosi l'un l'altro. All'inferno gli uomini non si pentiranno perché il carattere del peccatore laggiù non cambierà più. Rimangono ancora peccatori, peccheranno per l'eternità, e quindi Dio li castigherà eternamente.
APPLICAZIONE A CREDENTI E A NON CREDENTI

I profeti dell'Antico Testamento ripetutamente ci ammoniscono del pericolo di finire all'inferno: «Chi di noi potrà dimorare con il fuoco divorante? Chi di noi potrà dimorare con le fiamme eterne?» (Isaia 33:14), «Chi può resistere davanti alla sua indignazione e chi può sopportare l'ardore della sua ira? Il suo furore è riversato come fuoco e le rocce sono da lui frantumate» (Na. 1:6).

Peccatore: sei tu così arrogante da pensare di potere sopportare l'ira che Dio verserà su di te a piene mani? Potrai magari pensare che l'inferno non sia poi così caldo e che tu lo possa benissimo sopportare. Se credi questo sei molto più di un folle. I terrori dell'inferno fanno tremare persino i diavoli, e tu sei così folle da rimanervi indifferente o da prendere queste cose alla leggera?

Non pensare che solo perché tu vai in chiesa, o credi in Dio, o credi intellettualmente alle verità del cristianesimo che tu possa sfuggire all'inferno. La maggioranza di coloro che frequenta la chiesa tutte le settimane nel mondo andrà all'inferno. Thomas Shepard, pastore e fondatore dell'università di Harvard, scrisse: "Coloro che professano formalmente la religione e tutti coloro che solo in apparenza sono evangelici, hanno qualcosa come la fede, qualcosa come la contrizione, qualcosa come il ravvedimento, qualcosa come dei buoni desideri, ma non sono che forma senza sostanza: essi ingannano pure sé stessi e gli altri... la maggior parte di coloro che vivono nella chiesa periranno"11.

Voi che professate di essere cristiani, ma non leggete molto la Bibbia e pregate poco: come pensate di sfuggire alla dannazione dell'inferno? Voi che non vi angustiate troppo per i piccoli peccati o non date molto peso ai vostri pensieri vani e sporchi: siete pronti ad andare all'inferno? Voi che credete che il regno di Dio consista in una professione verbale di Cristo, o che credete solo intellettualmente che Cristo sia morto per i vostri peccati, ma che non siete particolarmente interessati ad una vita santa e pia, voi che non vi date molto pensiero di Dio durante la settimana: siete pronti a sopportare i tormenti dell'inferno, giorno e notte, nei secoli dei secoli? Fareste meglio a darvi pensiero di questo, perché se queste cose sono vere di voi, siete incamminati direttamente verso l'inferno, a meno che non ve ne ravvediate. Non ingannate voi stessi! Il cristianesimo non consiste in parole, o in affermazioni pie, o semplicemente in una credenza intellettuale, ma in un nuovo cuore ed in una nuova vita dedicata a non peccare e ad operare per la gloria di Dio. Se il vostro cuore e la vostra vita non sono stati trasformati da Dio, siete ancora nei vostri peccati. Se voi sapete di vivere nella disubbidienza alla parola di Dio e questo non ve ne importa più di quel tanto, non avete alcun diritto di presumere che andrete in paradiso: siete in realtà incamminati verso l'inferno! Ravvedetevi di tutti i vostri peccati, volgetevi a Gesù Cristo, arrendetevi a Lui come Signore. Ascoltate queste parole di Cristo: «Parimenti, se il tuo occhio ti è occasione di peccato, cavalo, e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita avendo un occhio solo che, avendone due, essere gettato nella Geenna del fuoco» (Mt. 18:9). "Nulla di meno che la completa rinuncia a sé stessi, l'abbandono dell'idolo che abbiamo più caro, la ripulsa di quell'atteggiamento peccaminoso che spesso nutriamo -rappresentato figurativamente dal taglio della mano o dall'estrazione dell'occhio- è ciò che Egli esige da ciascuno che voglia avere autentica comunione con Dio"12.

Ricordate però, la difficoltà implicata nel rinunciare a tutto per Cristo, non è nulla rispetto a ciò che significa passare l'eternità all'inferno!

Io non credo che qualcuno debba giungere alla fede solo per paura dell'inferno, ma credo che faremmo bene a temere l'inferno, tanto da cominciare a cercare Dio con tutto il nostro cuore e da implorare Cristo di aver misericordia di noi. Uomini e donne camminano sull'orlo dell'inferno e stanno per cascarvi giù, e ciononostante sono completamente inconsapevoli del rischio che corrono. Se udire dell'inferno può far considerare a qualcuno altrimenti insensato le verità eterne, allora predicare dell'inferno è senza dubbio prezioso. E' meglio vedere l'inferno oggi mentre si è in vita, ed esserne terrorizzati, che doverne far esperienza diretta, e per sempre, una volta morti.

Io non vorrei però che voi aveste più paura dell'inferno che del peccato. Il vostro vero nemico è il peccato. Il peccato è peggio dell'inferno perché è stato il peccato a dare origine all'inferno. Sareste pronti ad andare all'inferno per tutta l'eternità solo per godere un poco di piacere illecito qui sulla terra? Fuggite dal peccato! Fuggite dal vivere solo per voi stessi e gettatevi nelle braccia di Cristo Gesù! Quando morrete sarà troppo tardi. Ogni opportunità di ravvedersi termina alla morte.

Questa dottrina risulta utile non solo per gli empi, ma anche per i credenti. La dottrina dell'inferno dovrebbe suscitare in loro un maggiore timore di Dio. Un santo timore di Dio giova in molti modi.. Colui che nel suo cuore ha un santo timore di Dio rispetterà maggiormente i comandamenti di Dio. Chi veramente ha timore di Dio non avrà timore dell'uomo e sarà pronto a dispiacere all'uomo piuttosto che dispiacere a Dio (Isaia 8:12,13). Questa dottrina dovrebbe aumentare la vostra fedeltà e gioia in Gesù Cristo, perché è merito Suo se siete stati liberati dai tormenti dell'inferno: non dovreste per questo amare maggiormente Gesù, Colui che ha portato su di Sé l'ira di Dio sulla croce affinché voi aveste potuto esserne liberati?

La dottrina dell'inferno dovrebbe promuovere in voi un maggior timore di peccare. Dovrebbe portarci a farci temere persino i peccati più piccoli, e a stare attenti a confessare e ad abbandonare i peccati commessi sia nel cuore che nella vita. Che la dottrina dell'inferno vi tenga lontano da tutto ciò che è peccato.

La dottrina dell'inferno dovrebbe aiutare i credenti ad essere pazienti nelle afflizioni esterne e temporanee che possono sopraggiungere loro. Non importa quanto grandi siano le afflizioni che possiate avere in questo mondo, esse sono ben poca cosa in confronto ai tormenti dell'inferno dai quali il Signore ha liberato coloro che amano Dio. Potete anche avere grandi tormenti durante la vostra vita quaggiù, ma ricordate che essi sono solo temporanei e siete stati liberati dal più grande di tutti i tormenti, affinché possiate rallegrarvi anche in tempi di afflizione.

Questa dottrina è utile per motivarvi a comunicare ad altri il messaggio di Cristo. Eryl Davies scrisse nel suo libro L'ira di Dio: "L'eternità delle sofferenze dell'inferno dovrebbe renderci più zelanti e desiderosi di parlare a tutti di Colui che è in grado di salvarli. Esitiamo forse a parlare di queste solenni verità? Forse che il pensiero stesso dell'inferno ci dispiace? Ricordate che Dio verrà glorificato anche attraverso le sofferenze eterne degli increduli nell'inferno. La sua lesa Maestà sarà vendicata... Ad essere supremo nei propositi di Dio nell'elezione e nella riprovazione degli uomini è la Sua propria gloria, e l'inferno pure glorificherà la giustizia, il potere, e l'ira di Dio per tutta l'eternità. Nel contempo è nostra responsabilità pregare ed operare per la salvezza dei peccatori prima che un tale orribile castigo abbia ragione di loro"13.

Non posso concludere senza una parola finale a coloro che ritengono di essere convertiti ma che di fatto non lo sono, come pure a coloro che sanno di non essere veramente convertiti. Potete voi immaginare l'eternità? Fermatevi ora un momento e immaginare come possa essere, essere tormentati incessantemente, per sempre, senza fine. Non vi spaventa questo? Mai un momento di requie. Mai nemmeno una goccia d'acqua per rinfrescare la vostra gola bruciante. Pensate ancora a quanto lunga sia l'eternità. Cercate di immaginarla: giorno e notte, per i secoli dei secoli, bruciati come un ragno nel forno. Urla, grida, maledizioni, maledire il giorno in cui si è nati, ed essere maledetti da demoni ed anime dannate intorno a voi per sempre. Ricordando, per sempre ricordando come eravate stati pur avvertiti sulla terra, ed avere sempre ignorato questi avvertimenti: soddisfatti di voi stessi e ingannati da voi stessi che tutto andasse bene per voi.

La moglie di Giobbe gli aveva detto di maledire Dio e poi morire. Se non vi pentite e non vi rifugiate al più presto in Gesù Cristo, il quale è la vostra unica speranza, maledirete Dio per sempre e sarete tormentati da Lui nella Sua presenza, nell'orribile consapevolezza della Sua ira, ma voi non morirete. Voi non morrete mai. Voi non morrete mai! L'eternità è per sempre!

[30 novembre 1992. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, ed. 1991, La Buona Novella, Brindisi].

Note

(1) Thomas Shepard, The Works of Thomas Shepard, Volume I, (New York: AMS Press, 1967), p. 94.
(2) Jonathan Edwards, The Works of Jonathan Edwards, CVolume 2, (Edimburgh: Banner of Truth, 1974), p. 87.
(3) Ibid. p. 82.
(4) Christopher Love, Hell's Terrors, (London: T.M. 1653), p.19.
(5) Jonathan Edwards, op. cit. p. 884.
(6) Ibid. p. 80.
(7) Ibid. p. 81.
(8) Charles Haddon Spurgeon, The New Park Street Pulpit, Volume I, (Grand Rapids: Bakert Book House, 1990), p. 308.
(9) Christopher Love, op. cit. p. 54,55.
(10) John Gerstner, Heaven and Hell, (Grand Rapids: Baker Book House, 1991). p. 77.
(11) Thomas Shepard, op. cit. p. 58.
(12) A.W. Pink, Studies in the Scriptures, Gennaio 1932, p. 18.
(13) Eyrl Davies, The Wath of God, (Mid Glamorgan, Wales: Evangelical Press of Wales, 1984), p. 59.

http://www.riforma.net/evangelo/inferno/inferno.htm



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La Madonna ha mostrato l'inferno, ecco la descrizione



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Dalle apparizioni mariane

(non ancora approvate)

La Madonna ha mostrato a Rosario Toscano l'inferno. Ecco la descrizione che ne dà il veggente di Belpasso:

"Dopo un po' la Madonna accostò le sue mani l'una accanto all'altra aperte. Dalle palme uscì una luce intensa che cadde a terra un po' più avanti dove io ero inginocchiato: io guardai e vidi che la terra si spaccò. Dentro quella specie di profondo fossato vidi un mare di fuoco, dove erano immerse delle persone che bruciavano e gemevano, ed il loro colore variava dal color carbone a quello bronzeo. C'erano anche degli animali di una specie sconosciuta e non esistente su questa terra. Io spaventato alzai gli occhi alla Madonna e le dissi: 'Madonnina, salvali!'.

La Madonna rispose: 'Sono le anime dell'inferno, sono coloro che non solo hanno dimenticato Dio, ma l'hanno offeso indifferenti di Gesù e delle Sue Leggi' ".

(1 febbraio 1987, il veggente Rosario Toscano, Belpasso)

La Madonna ha portato due dei veggenti di Medjugorje (Vicka e Jakov) a visitare il Paradiso, l'Inferno e il Purgatorio. Ecco come Vicka descrive l'Inferno:

"Prima abbiamo visto un grande fuoco…Eravamo abbastanza vicini e davanti a noi c'era il fuoco… Noi vi siamo stati con la Madonna. Per noi è stato un modo diverso...[Vicka vuol dire che lei e Jakov in quel momento erano solo spettatori e non attori di quella situazione e quindi di quel tremendo dramma non avevano la stessa percezione che ne avevano i dannati; N.d.R.]...Abbiamo visto le persone che prima di entrare nel fuoco sono normali; poi, quando precipitano nel fuoco, vengono trasformati in orribili animali. Si sentono tante bestemmie e le persone che urlano e gridano…E' come quando tu vedi una persona, per esempio una ragazza bionda, che prima di entrare nel fuoco è normale. Ma quando va giù nel fuoco e poi ritorna su, si cambia in una bestia, come se non fosse mai stata una persona".

Vicka spiega che le persone trasformate in bestie hanno anche le corna e la coda "è proprio un modo di essere simile a demoni. E' una trasformazione che avviene rapidamente. Prima di precipitare giù nel fuoco, sono normali e quando ritornano su sono trasformati…

La Madonna ci ha detto: 'Queste persone che si trovano qui all'Inferno vi sono andate con la loro propria volontà, perché loro vi hanno voluto andare. Quelle persone che qui sulla terra vanno contro Dio già incominciano a vivere un Inferno e poi solo continuano'.

[All'inferno] ci va chi vuole…Va chi è contro la volontà di Dio...Dio non manda nessuno. Tutti abbiamo la possibilità di salvarci".

Vicka precisa che La Madonna ha detto che non si prega per le anime che sono all'Inferno, ma solo per quelle del Purgatorio. Sarebbe inutile pregare per loro, i dannati non vogliono le nostre preghiere. (Testimonianza della veggente di Medjugorje, Vicka Ivankovic)

http://parousia2033.tripod.com/inferno-fuoco.htm


Ultima modifica di Ufologo 555 il 23/11/2013, 20:40, modificato 1 volta in totale.


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DA DUE VEGGENTI DI MEDOUGORJE



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L’aldila' visto dai veggenti

La Madonna ci ricorda spesso che la vita non finisce con la morte. Non vi è dubbio che il motivo dominante di tanti messaggi sia quello della speranza. Tuttavia la speranza terrena non basta se manca la prospettiva dell’eternità.

La Madonna sa bene che una visione atea e materialistica della vita induce molti uomini a pensare che, con la morte, l’essere umano si dissolve nel nulla.

Ella è scesa dal Cielo sulla terra per ricordarci che «la vita terrena è un cammino verso l’eternità» e che «il Cielo è la meta a cui tendere». «In Cielo c’è la gioia», ripete in più occasioni.

Per dare forza a questa affermazione, la Madonna ha portato fisicamente Vicka e Jakov, due dei sei veggenti, a vedere col loro corpo il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno.


“Nel pomeriggio di un giorno del mese di novembre del 1982 la Madonna ha portato me e Jakov a vedere il Paradiso, il Purgatorio e l’ Inferno. Eravamo a casa di Jakov, verso le 3 del pomeriggio, quindi in un’ora diversa da quella consueta delle apparizioni, e insieme guardavano le foto che avevano ricevuto da un gruppo di pellegrini mentre la mamma di Jakov, in cucina, ci preparava una merenda. Inaspettatamente è apparsa la Madonna, ci ha salutato dicendo «Sia lodato Gesù Cristo» e poi ci ha detto «Oggi vi porto con me in Cielo». Jakov, convinto che la Madonna ci volesse prendere con sé per sempre, ha incominciato a piangere e a gridare: «Per favore, portati via solo Vicka perché a casa sua sono in tanti fra fratelli e sorelle, invece la mia mamma ha solo me. Cosa farà mia mamma senza di me?». La Vergine sorrise dicendo: «Vi porto solo a vedere l’aldilà, non ci starete per sempre». Mentre io mi chiedevo quanto tempo saremmo stati via, la Madonna si è posta in mezzo a noi e ci ha presi per mano, me per la destra e lui per la sinistra. E subito abbiamo incominciato a salire verso l’alto: il tetto della casa di Jakov si è aperto e poi richiuso per farci passare.

Non sapevamo dove stavamo andando. Ci sembrava di salire in alto, da qualche parte. La Madonna aveva sempre il volto rivolto verso di voi, mentre ci portava lassù in cielo.

Non vedevamo più la terra e avevamo una grande paura. Solo che non c’è stato nemmeno il tempo di farsi delle domande che ben presto siamo arrivati in Paradiso.

Il Paradiso è qualcosa di meraviglioso che non si può descrivere. Siamo entrati attraverso una grande porta di legno vicino alla quale c’era San Pietro che appariva non molto alto, robusto, con la barba, e aveva un chiave con sé. Lì abbiamo visto una luce che non esiste sulla terra che illumina un grande spazio, un prato che sembra infinito, popolato di persone meravigliose, molto simili, dall’apparente età di circa 30 anni, nè magre nè grasse, tutte molto felici, vestite di tuniche di colore grigio, giallo e rosso, che camminano, conversano, cantano, pregano, accompagnati da angeli che svolazzano sopra di loro, angeli che sembrano bambini con le alucce che indossano delle tuniche corte. Tutto è pieno di una gioia indicibile. In una parola, è così bello che ti si ferma il cuore quando lo guardi. E uno spazio immenso i cui limiti si vedono e non si vedono. Come quando ti trovi al largo in mezzo al mare: da qualunque parte ti giri, non ci sono limiti. È così è in qualche modo anche il Paradiso. E la Madonna ci ha detto: «Guardate quanto sono felici le persone che sono qui in Paradiso».

Poi la Madonna, sempre tenendoci per mano, ci ha portato nel Purgatorio. È uno spazio tetro, scuro, spaventoso, tutto coperto da una fitta e densa nebbia, qualcosa che somiglia alla cenere. Sembra come una grande tomba! Non si vedevano distintamente le persone ma si percepiva la loro grande sofferenza. La Madonna ci ha detto che questo è il posto dove si purificano le anime e ha aggiunto: «Quelli che si trovano qui aspettano le preghiere degli uomini per andare in Paradiso».

Infine la Madonna ci ha condotto all’Inferno: prima abbiamo visto nel centro come un grande mare di fuoco nel quale i diavoli spingevano delle persone che poi emergevano dal fuoco trasformate in mostri orribili. Tutti anneriti e abbruttiti come bestie, con le corna e con la coda, sembravano diavoli. Si udivano spaventosi lamenti di atroci sofferenze, feroci bestemmie, pianti disperati ed era chiaro che lì dentro tutti si odiavano. Al centro ho visto una donnaccia bionda con i capelli lunghi e le corna che gridava orribilmente perché i diavoli l’assalivano da tutte le parti. E la Madonna ancora ha preso la parola: «Vedete, le persone che sono qui vi sono arrivate per loro volontà. Sono coloro che sulla terra hanno deliberatamente scelto di vivere contro Dio. Lì sulla terra è già cominciato il loro Inferno, che qui solo continua». La Madonna ha poi concluso: «Coloro che pensano che con la morte tutto finisce tutto fanno un grande sbaglio, perché la terra è solo un luogo di passaggio. Dopo la morte c’è l’eternità».

Dopo averci mostrato tutte queste cose, la Madonna tenendoci per mano ci ha riportato sulla terra e ci siamo ritrovati di nuovo lì, a casa di Jakov, da dove eravamo partiti. Ci ha salutati e se n’è andata. Erano trascorsi circa venti minuti. Jakov ha potuto così riabbracciare la sua preoccupatissima madre che intanto, insieme a tutto il vicinato, si era allarmata molto perché noi due eravamo spariti senza dirle nulla proprio dopo averle chiesto di prepararci una merenda. Tutti hanno creduto subito al nostro racconto perché dai nostri visi sconvolti era evidente che avevamo vissuto qualcosa di assolutamente straordinario. Avevamo visto l’aldilà. Ma è chiaro che la Madonna non poteva farci vedere l’aldilà in un modo diverso da quello che noi potevamo comprendere”.

Nell’appendice del suo libro “Mille incontri con la Madonna” padre Janko Bubalo in proposito osserva: “In questa maniera, nelle sue rivelazioni a Medjugorje, si manifesta costantemente il messaggio della Madonna riguardo ai «novissimi». … Esistono solo due vite: quella attuale e quella futura. L’uomo non ha altra scelta: prima vive su questa terra e poi, lo voglia o no, viene il giorno in cui deve trasferirsi nell’aldilà. In tanti modi, dunque, la Madonna ha insistito sulle ultime verità, ossia su che cosa attende ogni uomo al termine del suo cammino terreno, ma non ha omesso il messaggio consolante che tutti quelli che crederanno in Gesù e gli saranno fedeli sino alla fine, otterranno la gioia e il trionfo nella vita eterna del Paradiso”.

http://www.messaggimedjugorje.net/laldi ... genti.html

Nella storia della Chiesa sarebbe la prima volta che dei veggenti siano stati portati guidati per mano dalla Madonna, a visitare fisicamente i tre "Luoghi" ...



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