Cita:
Pierluigi Scabini ha scritto:
Vorrei provare a introdurmi.......
Vorrei dire una cosa ad Angel: i libri non sono necessari in fondo, volendo potresti non ascoltare piu nessuno, non ascoltare nessun libro, la verita di nessuno e dire
a te stesso, ora voglio essere colui che trova totalmente da se la verità, non sara nessuno a dirmela, non ci sara nessun libro, nessuna donna e nessun uomo,
nessun alieno, niente e nulla, sono libertà assoluta nell'infinità del tutto...........
Ci sono e io e la mia unità con tutta l'esistenza e attraverso ciò che intimamente sono, ciò che infinitamente sono,
essenzialmente sono, troverò la mia verità, la verità............... Forse scoprirai di essere la tua verità, di essere la verità. Ma non sò cosa scoprirai se inizierai
un percorso del genere....... Sarai tu, quel tu profondo e infinito che sei nell'unità con la totalità della vita e dell'esistenza, attraverso la tua consapevolezza, il tuo
pensiero, il tuo sentimento, la tua esperienza, la tua totalità esistenziale........, a portarti alla verità.......... E' un sentiero impervio quello che ti propongo e se lo percorri
non so dove ti porterà................
Mi permetto di ricordare a tutti noi quella frase che mi sembra sia da qualche parte dove ci sono le piramidi egizie (non so dove): "CONOSCI TE STESSO
E CONOSCERAI GLI UNIVERSI............".
Concordo totalmente con questa frase...........
La frase «Conosci te stesso» era scritta nell'architrave del tempio di Apollo a Delfi
Era scritta, ovviamente in greco antico, cosi:
Immagine: 3,47 KBE si pronuncia "gnosis auton"...ovvero Gnosi, conoscenza...del sè
In latino è tradotta come "nosce te ipsum"
Vedi Pierluigi, io "sento" come te e TTe che non siamo solo uomini ma esseri spirituali incarnati a vivere molteplici esperienze sulla Terra, su questo siamo in pieno accordo...
E sono pienamente d'accordo con te che potremmo anche fare a meno dei libri, anche se alcuni testi, pur non potendo contenere Verità assolute, contribuiscono non poco a portare a galla quello che ognuno di noi conosce già sotto la soglia del conscio... (vedi mia frase in firma)
Ma alla domanda "chi sono" segue sempre "che ci faccio qui"...
Voi, da quel che ho potuto comprendere, sentite di essere qui per esperire tutto quello che c'è da esperire in molteplici vissuti a scopo evolutivo e questo è effettivamente in accordo a quello che è riportato in molti testi a carattere spirituale ed emerge nei discorsi "medianici".
In un mito platonico l'Anima, prima di incarnarsi, beve l'acqua del fiume Lete, il fiume dell'oblio, allo scopo di dimenticare la sua origine spirituale...ma siamo proprio sicuri che lo faccia di sua spontanea volontà?
E se anche fosse cosi, siamo sicuri che non sia indotta a farlo con l'inganno?
Ecco...questo è il dubbio di alcuni gnostici ed è anche il mio...
Cita:
Teodoto, discepolo di Valentino, ci dice che possedere la Gnosi significa sapere "ciò che noi fummo e che siamo diventati, dove eravamo, dove siamo stati gettati, dove andiamo e da dove proviene la redenzione: cosa sia la nascita e cosa sia la rinascita"
(Excerpta ex Theodoto, 78, 2.)
Cita:
1-L 'intima struttura del mondo può essere compresa solo chiarendone l'origine.
La gnosi parla dell' origine del mondo nelle descrizioni cosmogoniche, che se possono essere diverse nei dettagli, presentano però tratti comuni e ricorrenti. La creazione ha avuto luogo quando dalla sfera divina del mondo puro della luce una parte cadde negli spazi inferiori alla materia.
Poiché il mondo ebbe origine da una caduta, esso non è opera della divinità, ma estraneo a essa, governato da potenze ostili. Per la gnosi, dunque, il cosmo non è l'ordine buono voluto da Dio, e non si può, come nella Stoa, riconoscere dalle opere della creazione che Dio regna su di essa e in essa.
Il cosmo è piuttosto in preda alle tenebre, destinato alla perdizione, è la prigione in cui sono contenuti i frammenti di luce. Mentre per la Stoa la provvidenza divina guida e ordina ogni cosa nel vasto universo, e la volontà di Dio si attua nelle cose piccole come nelle grandi, per la gnosi la legge del mondo è una forza oppressiva che vuol tenere tutto sotto il suo potere.
Nei miti della creazione trovarono accoglienza anche numerose concezioni veterotestamentario-giudaiche, che subirono però adattamenti rilevanti. Nella creazione infatti il tutto non è stato «molto buono»: il mondo è malvagio.
L'uomo archetipo, formato agl'inizi, non è giunto per sua colpa nella condizione in cui gli uomini si trovano ora, ma è precipitato nel mondo per una fatale caduta, restandone prigioniero.
Le potenze che vigilano sul mondo lo hanno sopraffatto, ubriacato e addormentato per fargli dimenticare la sua origine dalla patria celeste.
La descrizione della creazione dell'universo, accostabile in questo alle narrazioni veterotestamentarie, culmina nel racconto della creazione e del destino dell'uomo, che viene a trovarsi in un mondo a lui ostile. Prendere coscienza di ciò è compiere già il primo passo verso il ritorno, che può verificarsi solo nel deciso distacco dal mondo.
2-La visione dell' uomo è strettamente connessa con quella del mondo.
Infatti il mito cosmogonico chiarisce la condizione dell'uomo mostrando chiaramente donde egli è venuto e dove è stato gettato. Poiché in lui è ancora sopita una scintilla divina, tutto dipende dalle possibilità di rivivificarla o meno.
Le potenze cosmiche hanno un interesse vitale a non liberare l'uomo dalla prigionia, dal sonno, dall'ubriachezza e dall'oblio di se stesso; se i frammenti di luce venissero infatti sottratti al cosmo, esso si dissolverebbe, in quanto la materia non è altro che tenebra. Per questo le potenze vogliono che l'anima, vero io dell'uomo, resti nel torpore, senza prendere coscienza della sua origine e del suo futuro.
3-La scintilla divina che si trova nell' animo umano non può liberarsi con le sue sole forze da questa prigionia.
Nel cosiddetto canto naasseno un testo innico della comunità gnostica dei naasseni è descritta la disperata ricerca dell'anima che si sforza di trovare una via d'uscita:
Ora essa porta la corona e guarda la luce;
ora viene precipitata nella miseria;
ora piange e poi si rallegra;
ora piange e ride nello stesso tempo;
ora viene giudicata e muore;
ora torna a rinascere;
e un labirinto senza uscita
rinchiude nell'angoscia l'infelice errante
(Ippolito, Rei 5,10,2). I
Fonte:http://www.corsodireligione.it/digiland/gnosi_1.htm