Thethirdeye ha scritto:
Io concordo con ciò che dicono i grandi maestri spirituali. E cioè che tutte le verità che ricerchiamo e sperimentiamo durante la nostra esistenza terrena, sono "verità punto di passaggio". Cioè verità relative all'esistenza che stiamo vivendo e NON verità assolute. "Verita" (le virgolette qui ci stanno tutte) che - vita dopo vita - hanno contribuito, e contribuiranno, alla Evoluzione della nostra Coscienza. In questo senso, ANCHE le religioni rappresentano delle "verità punto di passaggio". Inutile, quindi, ricercare verità relative (nelle religioni, a maggior ragione, visto che vengono sistematicamente strumentalizzate) che hanno senso solo in quanto funzionali ad un determinato spazio/tempo. Il Buddhismo, da questo punto di vista, merita almeno di essere preso in considerazione e/o studiato, mentre tutto il resto è e rimane cristallizzato in qualcosa che sembra non appartenerci più. Perchè non ci appartiene più? Proprio perchè si autodefinisce come "verità assoluta", anche fuori dallo spazio/tempo in cui si manifesta. Il Buddhismo, almeno, anche se non ci appartiene (almeno dal punto di vista culturale), viaggia con grandissima UMILTA', dalla "verità punto di passaggio" precedente alla "verità punto di passaggio" successiva..... non so se mi sono spiegato....
Ti sei spiegato benissimo, tra l'altro devi avermela già detta sta cosa ...
Tuttavia mi chiedo se sulla base di quanto dici diventa tutto accettabile, penso di no. Penso che ci sia un principio di coerenza che deve accompagnare quella che chiami evoluzione della fede (poichè sempre di fede stiamo parlando). Se ad un certo punto nascesse una corrente che sostiene delle palesi assurdità saresti daccordo nel definirla inaccettabile o la accetteresti comunque come percorso evolutivo?
Fino a che punto queste contraddizioni che definisci "evoluzioni" sono condivisibili?
L'evoluzione di solito fa diversi tentativi ma poi sceglie la strada migliore, una strada univoca che viene condivisa dal resto della specie
La mia sensazione è che la ramificazione del buddhismo sia talmente ampia che si fa fatica a comprendere da che parte sta evolvendo, le differenze sono su concetti sostanziali (come reincarnazione oppure no).
Noi occidentali siamo abituati a considerare il buddhismo espresso dai monaci tibetani ma appena fuori da Tibet il buddhismo assume mille forme, un esempio evidente è l'India.
Leggendo i ragionamenti di Biglino si ha davvero la sensazione di perdersi nelle contraddizioni, al punto che lo stesso Biglino dice: "Insomma pare proprio che gli oggetti del “credere” siano diversi e che ognuno scelga tra di essi quello che più ama, preferisce o lo gratifica".
Cita:
In realtà, molte religioni hanno poi rivisto la questione reincarnazione nel corso dei secoli (Cattolica in primis). Questo perchè il concetto di reincarnazione trasforma in "autonomo" il nostro atteggiamento nei confronti dell'esistenza, ci libera la mente e la coscienza dalle trappole o dalle gabbie in cui vivono i seguaci o i fervidi credenti, che autonomi non lo sono mai stati, e perchè rappresenta un vero antidoto per la politiche di dominio perpretate dalle religioni stesse.
Già ma secondo te questa revisione della fede è stata mossa da una folgorazione sulla via di Damasco oppure da convenienze politiche?
Penso che sia stato l'avvento del buddhismo a muovere questa variazione, il timore di perdere consenso di fronte ad una credenza che si stava allargando a macchia d'olio.