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 Oggetto del messaggio: Sonatina da vinci
MessaggioInviato: 05/04/2016, 19:03 
Molte cose si scrivono sul Da Vinci, forse perché c'è stato un romanzo-codice. Molti sono i libri intitolati codice ma cos'è un codice? Anch'io nel forum ho scritto cose da codice. Ora vi riporto due testi del mio codice:


Sonatina (2009)

1.

Talvolta il vuoto e il nulla
hanno più consistenza della diorite.
Nel capogiro della ragione,
sogni ossidati e fioritura
di lacrime s'intrecciano al Negro
Blues di una notte di pioggia,
mentre l'ombra del vento,
come trebbiatrice, non risparmia
fiori di campo della mia anima.


2.

Talvolta, dopo esser stato rapito
da un U.F.O., da una strana nostalgia
di te, come sperduto su altro pianeta,
mi ritrovo ramingo nel Braccio
Locale della Galassia, figlio
d'un sole in fuga, nella solitudine
algente di bui anni-luce.


3.

Talvolta l'intenso profumo
della vita ci può stordire.
Sebbene con ironia voglia uscire
dalla mia cella angusta, ho a noia
il donar me stesso per un istante
di abbandono e d'inganno.
Che sia il sortilegio di un'alba
luciferina sul corpo disabitato
di torri, erette sentinelle
del sogno antico, o colpa
del mondo occidentale,
ove si mercificano persino
i sentimenti più puri,
non è mio gran desiderio
il sentirmi poi spiaggiato,
come un cetaceo, in riva
all'oceano di bei ricordi,
ma, contraddittoriamente,
come battello ebbro, sconfinar
nella bellezza vorrei, ansioso
di toccare una Wolkenheimat.


4.

Talvolta la Poesia, anima
gemella di Muro del Pianto,
è oltre lo stesso sentire il male,
sebbene abbia il respiro dell'assenza,
cosa che ci fa languir a poco a poco
proprio come una lanterna
in un bosco di velluti e di affanni,
ove, gelido, un vento s'innerva
e inquieta il timido sorrisetto
che ci resta della corsa degli anni.


A parte la poesia ufologica, per come si potrebbe dire, che ne pensate anche di questo già postato altrove?



Titana la Rossa (2014) Se sfioro l’erba, sono verde.
(Paavo Havikko – Finlandia)

In distretti di lotta, questa notte
Continua a negarci pietà al sonno.
Galassie, mondi portentosi, li so
Nell’universo di dèi nebulosi.
Come Amor si vuole, e non ti dico
Una supplica, perché ci gira attorno
Quella tigre pronta a graffiarci core,
Come suo centro favorito? Oh, scorno!
Me tapina! Io no, non son cattiva
Anche se nata d’un altro colore.
Se l’erbe sfioro, verde di gioia sono,
Come una lacrima di sole al vento.
E, stranamente, come formica
Scossa, in sì lieve camicia rossa,
Son più pacifica di molte bestie.
(Titana! Titana, le macini, parole,
Per poi trovarti a pestar un tasto:
Ed è il Male il buon dente guasto):
Quella interiore secerne a dolore.
Sui miei passi strascicati sull’orlo
D’una fossa ora spiovono stelline
Di fiore, come stille di occhi lassù,
E di contrade morte. Da poco un mar
Di petroli si è riversato fin qua,
Come fibrosi di spessi liquami
Affondò in cavità di brutto sogno:
Terrea, ci indugio a occhietti aperti.
Anzi, m’inoltro nello scuro del pozzo
Della memoria, scoprendo capezzoli
Petrosi d’una grotta imbandierata
Di pipistrelli: ed ecco la nausea...
Con far d’olfatto, per caso discesi
In labirinto osceno: e lì m’ingolfo
A fagiolo, in pappa di brace e muco.
Caccio vocetta, mi fece eco tronco
Stornello d’un menestrello: tocco
Al cervello, mostro vero o cammello
Che fosse, mi ritrovo nell’avello
Di ostile formicaio. Nel ritornello
Che piega schiene lucidandola bella,
Una Rolls Royce, v’impazzava lucetta
Come di sigaretta: la solita ramazza
Con fumetto d’aria fritta, a dritta
Nettò cenere teschietto in elmetto.
Troppo spesso il desiderio è debole,
Sta asservito al pensiero del Nulla,
E sulla ruota di destini, capperina!
Si crocifigge culto, libertà, poesia,
Con frigida noia o per vile sollazzo.
Piramide di bocche voraci, di sedani
Da paura, bruciavan calorie com’è
Di natura; brillo birillo ronfava
Tra quelle grinfie pronte a banchetto.
Che far, come tornar su, al Tronchetto?
Ah, vacillo! Ne spillai da baccello
Lì dove ormai s’è fatto gran bordello.
Mi serviva, però, bello stratagemma
Per non finirci in salamoia! Dilemma
Se usarla o non usarla, mascherina
Di cui son regina, di quando mi sento
Siccome una ruina. Leggere il vento
È un’arte di poche e anch’io salpai
Verso riviere più serie. “O mal mosse
Schiere, o formiche annerite di tosse”,
Così dissi loro, e falsa e stentorea,
“Giammai v’arrovella l’incompiuto,
Il senso perduto di cose, uno starnuto
Nel fazzoletto d’erba del più vicino?
Quest’ambascia l’avverte vicino:
Ombre rosse dalle fila ben serrate,
Nel riscatto d’amore a pene celate,
Stanno pronte a calar come spade
In questo paradiso di orchi e fate.
Tra le antenne non hanno fossette
Né sorriso ebete per due mossette
Di sederino... Ah, ah! Battagliere
Sì, morrete mangiando ’sta polvere!
Ben ci piace crosticina, non mollica
Sciapa. A vibrare d’ali e di mani
Congiunte, mosseci per vera sete,
Tra poco tutte vi scrolleremo in tino
Ove pece già ne sa dell’inferno divino!”.
Ratto m’involo: sul filo del rasoio
Tiro recchie, zampette torco a questa,
A quell’altra troiana, ficco due pinze
Nella pancia di chi ebbe cortocircuito.
Ciò si gira, ronzando strabuzza fanali.
Per Odino, gli fo’ un occhiolino!
Scalciando, il trombone sbatacchia
Quelle di dragone dall’alito pesante.
Caso vuole che in cul a baleno, tra uno
Ed altro pelo, me ne sia poi gita.
Su dune salimmo per erte a noi nove,
A riveder le stelle che un tutto move,
Ma la luna io toccai con picciole dita.
E seppi d’altre cose mossa una lode
A cavalcatura stronza, di frode:
Mi scrollò nell’infinito. La morte
Si fece molto vicina. Ora sfinita,
L’ora rapace, la sento più forte.
Viene l’onda del destino: finita,
Rendo la cara vita. Lo stremo sfronda.

[Nota: questo poemetto è stato scritto ripensando al disastro ecologico del Golfo del Messico].



La nebbia a gl’irti colli (2014)

Lo spread è cosa da cani. Urlatelo a mari
E monti: le borse vanno su e giù come marò
Sacrificati da massoni per colorati turbanti.



Kangoroo? (2014)

In televisione monsignor Ravasi
disse che, secondo studi filologici,
di profeti di nome Isaia ne esistettero
più di uno: chi di loro venne veramente
segato vivo, come da lunga tradizione
giudaica, forse quello che annunziò
le tr


No, no: questo non è postato altrove; bensì questo di meno ecologico:




III. Sulla Sfinge di Giza e una dissertazione sull’Esodo

C’è un particolare nella Tavolozza di Narmer (protodinastia egizia, 3200 a.C., Museo delle antichità de Il Cairo) sfuggito all’esame degli esperti. Su una sua faccia, e lì dove Narmer indossa la corona bianca, ben si nota il falco solare sul corpo, come insabbiato, di un’asiatica sfinge coronata da steli di papiro. Stesso copricapo egizio, persino la barbetta poi perduta dalla Sfinge di Giza. Secondo me, essa era la base scultorea per la Sfinge di Giza e la sua testa venne riscolpita all’epoca di re Chefren, mentre gli arti di leone le furono aggiunti scavando alla sua base, ma la sua fattura è chiaramente più antica e appartenente al Popolo del papiro, quello che la Bibbia chiama Misraim. Ma Misraim non è Misri, l’Egitto predinastico non è il dinastico! Se, peraltro, osserviamo la storia dell'Egitto per come ci viene descritta da reali documenti, possiamo individuare persino il vero faraone dell'Esodo biblico in Amenofi II, figlio del valoroso Thut-mosi III, quello di 17 campagne belliche contro il Popolo di Mitanni per la conquista di Meghiddo, in Palestina. Secondo l'archeologo Gardiner, durante la seconda spedizione il suo dio Amon circondò i nemici con larghi fossati di fiamme e fumo: che ciò siano le famose colonne di fuoco con cui si annunciava il dio israelitico non mi par dubbio, ma da parte di astrofisici e alcuni archeologi molto noti, come il Di Cesare, ciò è riconducibile a un impatto meteoritico che causò la caduta di antiche civiltà, come in Mesopotamia così altrove. Di sicuro un meteorite si trova nella Ka’ba della Mecca. Certo, questioni astrofisiche, come eclissi di luna, registrate dagli antichi spostano datazioni di certi eventi. Stando così le cose, primo: Abramo, come patriarca, aveva avuto una schiava egizia di epoca hyksos, dunque fu vissuto all'epoca di Hammurabi di Babele (non di Babilonia, che è una regione!) e di Ariok di Ellasar, ovvero Rim-Sin, re di Larsa, e di Kedorlaomer, alias Kudur-Lagamar di Elam (chi cerca ne trova uno di Arborio Mella); secondo: Gerico fu, invece, presa e incendiata solo ai tempi di Ekh-en-Aton, e lo fu a causa dei Habiru (come già sosteneva Sigmund Freud in uno dei suoi saggi psicoanalitici su Mosè, e anche un dimenticato Sir Marston), quindi ai tempi di rilassatezza politica, non essendoci ignoto che molto più tardi Ramesse II si recò in Galilea, nel 1272 a. C., mentre più a Nord proprio la città di Gerico era vuota e deserta da molto, molto tempo. E c'è da chiedersi come mai la Bibbia (pare che re Giosìa, poi ucciso in battaglia da faraone, ne abbia trovato una versione nelle profondità segrete del Tempio di Salomone. Chissà se la adottò come testo ufficiale dopo il perverso Acab!) ci descriva cose in altra maniera. Cosa si vuole forse nascondere, che Ramesse II, anni dopo la battaglia di Qadesh, fece un'alleanza di mutua assistenza con gli Ittiti anatolici e che essi si divisero tutti i terrritori e i gruppi umani nelle terre di mezzo? Di certo Mer-en-Ptah, successore al trono di Ramesse II, disperse tribù ribelli nel deserto, e tra di esse vi cita una tribù di nome Israele, non già quel futuro regno. La notizia di ciò fu scolpita sulla stele nera guarda caso già appartenuta a Amenofi II (Amen-hotep). In conclusione, accennando a notizie dell’egittologo Donadoni in cui Israele persino partecipò a campagne belliche in Egitto ai tempi dei Persiani e a quelli di Bagoa, allora governatore di Giudea, in cui in Alto Egitto, a Elefantina, venne costruito tempio dedicato a Geova, e da canale del Nilo si toccavano molti Paesi esotici, se si vuole proprio credere veritiera la parola del biblista, la Legge dei padri fu, però, compilata quando i due scettri non avevano più influenza sulle province costiere: solo dopo Ramesse III, che sconfisse nel delta del Nilo i cosiddetti Popoli del Mare (tra le cui ondate sanguinarie in effetti avvenne l’Esodo), solo allora si potè dichiarare che la regina Nefert-ari, moglie di Ra-messes, si fu infatuata di un certo Mosè, senza incappare nella vendetta dei faraoni contro la calunnia (ma forse di Mosè ne esistettero più di uno e, come scrisse il giornalista americano Lehrner, uno era solo egiziano: egli attraversò le paludi del Mar Rosso e fabbricò serpenti in rame nell’oasi sinaitica di Qetta con fonderie, appunto, egiziane). Una certa bestia ha diecimila occhi e orecchi dappertutto e riferisce tutto al visir.



Invocazione di aedo greco (2014)

Questo, un mondo tremendo
Che ti divora come baccanti,
Eppure


No, no, nooo! Nemmeno questo, ma più indietro:



Angeli e ratti (2013) Al filosofo Onfray

“E l’Angelo del Signore li sgominò”, così è scritto, ma dalla versione assira dello stesso evento si sa ben altro: che non fu alcun angelo biblico a farli ritirare dal campo, bensì una torma di ratti che gli rosicchiarono corde di tende e di archi. Angeli, e chi sono questi messaggeri, forse in carne e ossa così come gli indigeni di Los Angeles, dei pellerossa, e molto provvidenziali nell’aprirti qualche dura porta, come già pare che accadde negli Atti di apostoli? Culto mazdaico vede angeli, demoni nell’aria, dove in definitiva di spiriti invisibili ci sono solo virus e batteri, tutt’al più una pioggia di neutrini cosmici; le apocalissi furono cosa persiana, sedimentatasi pian piano nella mentalità ebraica, e di chi ci tace molte cose nei suoi libri sacri tradotti in greco dopo Alessandro Magno. Non sono colui che non sono: laico, credo in valori umani, mi piace Terzani, ma molti altri chi non sono! Credono in angeli custodi o carcerieri, li pregano nel mercificato feticismo di reliquari. Ci mancano, allora, solo le lampade di Dendera o quelle strane pile di Baghdad a Sodoma e l’arcano è dato… La città fu sì inghiottita da fornace ardente, ma dov’era ubicata c’era un lago di asfalto, non di solo sale, di asfalto, ci dice Giuseppe Flavio in Guerra giudaica: quindi, con infiammabile deposito di natron e zolfo di cui si servivano dei faraoni, bastò una scintilla incauta e tutto scoppiò, accartocciandosi come già pensava Leonardo da Vinci, senza scomodare tanti fulmini dal cielo. Magari furono dei meteoriti. Non lo si sa, ma da archivio di tavolette di Ninive si scopre che il biblico Ariok di Ellasar fu Rim-Sin, un re di Larsa coevo di Tid’al l’Ittita, e quindi di Abramo, che ebbe una schiava egizia di epoca hyksos. Poveri Cristi, le donne! Umiliate, offese, vile oggetto: la Bibbia non mi piace, per quanto accentui una moralità come tatuata sul cuore; il secco vuoto si ripropone in chi, tollerando la schiavitù come certi islamici, è pronto a scagliarti la prima pietra in nome di un’immacolata concezione delle cose e del peccato. E in tanti si son ubriacati di cattiverie persino dette da un Noè nudo, allorquando ti maledì Canaan, uno che manco era nato ai tempi dell’arca famosa. E non è si stanchi di lasciarsi trascinar nel pigia pigia del versetto su versetto, di annegare la coscienza di un limite in una sorta di tino d’iracondia, come quello a sbalzo nel calderone celtico di Gundestrup? La filantropia, come la solidarietà con i più deboli, è un dovere morale, non religioso, e la vera carità non è elargire il solito soldino, ma fare in modo che lo sfortunato abbia di che sostentarsi. Che ci si metta a riflettere come una capra tra cavoli, poi non si campa: bisognerebbe riscrivere verità. Ma realtà storiche non vanno romanzate da misogini, devono arricchirci di bellezza. Non me, nell’Era spaziale, si ricerchi per parlar dantescamente di cieli costellati da erculei arcangeli e sottostanti dragoni; d’inferni e di purgatori protratti in Terra da cosiddetti santi inquisitori ne son pieni libri e, francamente, ne ho piene le tasche.


Il Da Vinci, genio per la sua epoca, insegnava qualcosa a suo tempo. Voi ci mettete la mano sul fuoco su Dan Brown? E quasi un Von Brown per arrivare sulla Luna?


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 Oggetto del messaggio: Re: Sonatina da vinci
MessaggioInviato: 07/04/2016, 09:00 
WENEX !


Stai postando cose di grande interesse alla boia dungiuda !!!

guarda :

E l’Angelo del Signore li sgominò”, così è scritto, ma dalla versione assira dello stesso evento si sa ben altro: che non fu alcun angelo biblico a farli ritirare dal campo, bensì una torma di ratti che gli rosicchiarono corde di tende e di archi.

Angeli, e chi sono questi messaggeri, forse in carne e ossa così come gli indigeni di Los Angeles, dei pellerossa, e molto provvidenziali nell’aprirti qualche dura porta, come già pare che accadde negli Atti di apostoli?

Culto mazdaico vede angeli, demoni nell’aria, dove in definitiva di spiriti invisibili ci sono solo virus e batteri, tutt’al più una pioggia di neutrini cosmici;

le apocalissi furono cosa persiana, sedimentatasi pian piano nella mentalità ebraica, e di chi ci tace molte cose nei suoi libri sacri tradotti in greco dopo Alessandro Magno.

Non sono colui che non sono: laico, credo in valori umani, mi piace Terzani, ma molti altri chi non sono!

Credono in angeli custodi o carcerieri, li pregano nel mercificato feticismo di reliquari.




Così è leggibile !


zio ot [:305]



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