Rombo magico (2009)
Con una sciarpa di nebbia, sono un'ombra abbottonata pei vicoli senza tempo di una Perugia segreta. All'esterno di palazzo del mistero trovo inciso:
..................0 .........1110.....1011 ...1101.....101.......111 11......110......1001.....1100 ..1000....1010.......10 .........100.........1 ..............1111
Sempre lo stesso numero totalizzato in diagonale! Forse tutto, forse nulla qui ci indica l'alchimia di sogni fattisi oro. Varco soglia, mi perdo non so dove... A lontana squilla mi desto tutto sudato, aleggiandomi ancor dentro strana “musica antiqua”, che era la febbre di tibia etrusca che al sol corrusca.
Mai dire mai (2009)
Piove sui tuoi passi lenti di cappottino bianco col pelo, piove dai tuoi cigli di dalia azzurra. La notte si fa più oscura al tuo sguardo e nel pugno serri una lettera crudele. Il culto dell'amore impone di versarle ossequiose al sogno che si spezza e muore in te come canzone. Piccola donna, sei cresciuta in fretta. Nella vita non hai conosciuto sole durevole e frasi cadono smozzicate, mentre l'amarezza infila perle ai fili di pioggia. Al nodo che hai dentro singhiozza coro di ombre e la città respira dal fondo con tutta la malinconia del mondo. Potessi scoprire la password del tuo cuore! Nel file “Love 4ever” ci scriverei un'overdose di tenerezza e che presto conoscerai una stagione ben diversa. Mai dire mai.
Io sono l’unico (2009)
Io sono l’unico a conoscere il tuo vero volto. O Afrodite Urania, tu costelli lo stesso spicchio Di cielo di Orion, come lui tramonti a Scorpione. O madre di alleanze, invero lo precedi di molto! Tu già c’eri quando il mondo non era retto dai re E quel toro marziano nel Sahara lontano fu dipinto Molto tempo dopo di te, o unica. Come l’elefante Ho lunga memoria di giorni limpidi e notti serene, Verdi isole rilucevano come una carrozza in rame, Mentre ora molto sa di un orrido carbone spento.
Anti-poesia (2009) A Ana Sofia
Ho immaginato l’improbabile colloquio tra gli incas e l’ammiraglio cinese Zheng He di lontano medioevo: mentre l’ombra delle nubi scivola leggera nella vallata, “Manchou Pyang-chou?”, chiede l’uno, “Sì, Machu Picchu!”, rispondono altri. Solo la bussola dei sogni a occhi aperti ci può condurre in strane profonde acque, dove il sole di mezzogiorno si annorda, anziché proiettarsi a sud. La Strada Reale, allora, poteva sembrargli cosa magnifica, e lo era sicuramente, perdendosi fino alle vette del condor: percorsa di corsa da staffette, pesce fresco o un messaggio fatto di cordicelle arrivava ben presto lassù. Ma fu Cristoforo Colombo a scoprire l’America, si sa, non l’Impero del Drago, benché storicamente questo si sia spinto fino all’India e al Golfo Persico, cosa che pochi sanno. Ben magra consolazione sapere di non sapere! Se non ci fossero stati dei banchi di aringhe nell’Atlantico, né città satellite per gli approvvigionamenti, né il miraggio di favolosi tesori, uomini senza storia non sarebbero circonfusi di tanta gloria, avendo distrutto più civiltà e persino convertito gli indios a fil di spada: questa, l’anti-poesia del Vecchio Mondo.
Davanti a una “masharabeja” (2009)
Quante donne trattate da schiave, quanta soavità ripagata con pugno di ferro! Vi è un tesoro nascosto dietro il paravento intarsiato: e son fiori gentili che ascoltano in silenzio. E a loro dovrebbe essere aperto il cuore, come un sacro libro, e ogni libro aperto al loro furor sacro di vedersi negato più d'un diritto, dai tempi antichi.
Canzonette (2009)
Curly, Der professor, in una bella serata in quel di Cortona mi chiese: “Che ne pensi del Festival di Sanremo?”. “Ma’, siamo popolo di sole canzonette!”, laconico, feci a colui che aveva salvato ventina di ebrei. Di nobili origini milanesi, il violoncellista, che mi fece poi apprezzare Pablo Casals, era sposato con una dolce e fine signora tedesca: il loro amore era sopravvissuto agli odii, alle divisioni di tragica guerra.
Come sopra, sotto (2009)
“Ghermiamo l’attimo, questo non deve sfuggirci”, mi dicesti l’anno nuovo in cui bacio fu l’eloquenza della serata d’oro. “Nell’Aquario”, allora ti indicai, “ecco il Gange e l’Indo è il profilo del Capricorno. Ogni segno dello zodiaco è associabile a un fiume, e il Nilo al Leone e il Niger ai Gemelli, e il Fiume Giallo all’Ariete e il Mekong ai Pesci”. “A te manca qualche rotella a posto, e sei sulla buona strada dei poeti beatnik!”, mi facesti a quella festa, ma sapevi che per far colpo su di te avrei cercato un fiume anche per Ofiuco, il tredicesimo segno. E, in casa del nostro ospite, su un atlantino del ’99 te lo indi Questione @rcheologica (2010)
La Legge dei padri fu compilata quando i due Scettri più non avevano gran influenza su province costiere. Maria Egizia, ascoltami: a File, in Egitto, sta singolare tempio dedicato al rovo ardente di un gran gioco di prestigio. E chi mai lo fece innalzare per lo Yah-hu-was-netor-ah, il Geova della Torah, o meglio “Io che vengo portando lo scettro divino sono”? Forse l'assiro, che scagliava dardi amari come fossero missili; o il cananeo di Asherat, dea Madre, il cui culto fu associato a Yehowah in Palestina, presso la Meghiddo di tante campagne belliche condotte dal gran Thut-mosi III contro quegli “ariani” dei Mitanni; o forse un figlio di Ciro, l’achemenide messia d'Israele, lo fece innalzare nel profondo Sud, presso il gran tempio di Iside? Proprio costui suppongo. E spero che un dì me ne si dia laconica conferma. La maestà del sole, ora in declino, chiude il suo bruciante occhio su questo mondo di velenosi scorpioni, dove esistono più lacrime di quanto una luna potrà mai comprendere. I nostri giorni risucchiati dal vento e legati per sempre a una febbre, sembrano trasportati da onde senza legge. E non c'è più triste sorte di veder le cose mettere il callo nel corpo e nell'anima di uomini senza qualità.
Bollato (2010)
Bollato! Bollato di dir scempiaggini, manco avessi detto che la biblica moglie di Putifar era una cagna hyksos... Sì, sì: tuonino pure dall'alto di pulpiti, quando poi il popolo ha solo voglia di dormire, come afferma Lao Tse nel Tao Teh-ching, libro senza rughe. Ma, come tanti cotechini, pregano su sacchi di lenticchie di giocato Esaù, non sui ceci, quegli sferici ceci che ti spezzano i ginocchi.
Ben più facile (2010)
Ben più facile Che il camilo per cucire Una rete da pesca Passi attraverso la cruna di un ago Che padrone di cento cammelli Entri nel regno promesso Dal nostro verace profeta. Ma quello prima ci toglie Il crocifisso dalle scuole, Poi ci crocifigge come un assiro, O colui che fu falce di luna nera.
In memoria di gran signore (2010)
“Agli occhi del tuo popolo, o divino, sei una leggenda nutrita di amore. Gloriose battaglie, o Sesostri, ti videro protagonista ed El Fayyûm è uno splendor grazie a te. Che l’ali d’oro di Maat, angelica entità dell’ordine cosmico, alitino sul tuo volto sereno, ti custodiscano sempre nel lungo viaggio astrale sulla barca solare, che l’ombre non t’insidino e che il dio Atum tenga lontano da te il gran serpente Apophis! O re d’Egitto, il Paese di Ptah è dolente: all’ombra del sicomoro più non cantano i poeti, in segno di lutto ogni suddito non si rade. Chi ti porterà, ora, i sandali coi tre nemici di sempre dipintici sotto? Nel compiangerti auguro: che il latte inebriante della dea Hathor renda a te speciale il soggiorno nel Duat, che tu possa raggiungere il Re-stau dell’Orizzonte quale nuovo Osiri!”. Così un servo fedele, approntando la mummia di Sua maestà, diceva. Deposti nei loro canòpi i quattro organi interni, li orientò verso gli angoli del mondo, nel greve rito funebre e millenario.
Coppa di Champagne dalle lunghe ciglia (2010)
Nella notte piovosa di Halloween il terrore ha occhi più raggelati dei miei. Stanze di una quiete tuonante, là dove fino a poco fa gli Eagles cantavano: “Più veloce! Più veloce! Il semaforo sta diventando rosso...”, e rotolava, rotolava l'onda tra le sue vellutate cosce in un hotel di cui te ne sgocciolo il nome: A. N. N. A... Cristo! L'avevamo quasi acciuffato. Una goccia di sangue riga ora, esitante, la vasca da bagno: dove si scatenò la danza del dio Shiva, infatti, volarono ceneri. Ora la giovane di razza caucasica giace inerte nel guscio di una solitudine che più non contiene il sole, ora sulle livide labbra le resta soltanto la menta di quell'ultimo bacio prima di morire, prima di sprofondare, come un campanile romanico, nelle mammelle di dense nubi al grido delle orde di Attila. La scientifica perlustra dappertutto la scena del crimine, fotografandola come una poesia di Derek Walcott, ma a quanto sembra il serial killer ha già spalancato la sua porta di vento portandosi dietro un piccolo trofeo: un occhio cilestrino in una coppa di Champagne, e, come un mostro di H. P. Lovecraft, ti aspetta all'angolo della strada pronto a sviolinarti serenata sulle interminabili scale musicali di Eric Zann. Notte: i secoli, la preistoria che vive ancora in noi. Ed è aperta caccia al reo in questa giungla d'asfalto che preferisce le bionde.
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