Time zone: Europe/Rome




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 1 messaggio ] 
Autore Messaggio

Stellare
Stellare

Avatar utente

Lo Storico dai mille nomiLo Storico dai mille nomi

Non connesso


Messaggi: 16367
Iscritto il: 01/10/2009, 21:02
Località:
 Oggetto del messaggio: I sogni premonitori di Gaia
MessaggioInviato: 21/02/2021, 13:26 
I SOGNI PREMONITORI DI GAIA
Articolo di Miguel Pedrero

Nell’uomo è presente la capacità di connettersi, attraverso i sogni, a una coscienza globale, come testimoniato dalle tradizioni di tutto il mondo e, più recentemente, persino dalla scienza.

Fondato nel 1973 dall’esoastronauta Edgar Mitchell – il sesto essere umano a calcare il suolo lunare – e dal mecenate Paul N. Temple, l’Istituto di Scienze Noetiche (IONS), con sede a Petaluma (California), ha tra i suoi obiettivi la ricerca sulla telepatia, la precognizione o la sopravvivenza della coscienza dopo la morte. Una delle iniziative che più ha richiamato l’attenzione dei mezzi di comunicazione internazionali è il cosiddetto Progetto Sogni di Gaia, diretto da Dean Radin, professore del Dipartimento di Psicologia dell’Università Statale di Sonoma (USA). Di base, l’ambiziosa investigazione consiste nel riepilogare negli anni le esperienze oniriche di migliaia di persone in differenti parti del mondo, per poi assegnarle a distinte categorie secondo certe variabili generali. Una volta finalizzata questa fase dello studio, un programma informatico disegnato specialmente per il progetto, traccerà correlazioni tra il contenuto di ciascuno dei sogni ed eventi futuri di grande impatto nella coscienza collettiva, come guerre, disastri naturali, cambi di governo, etc. Il Progetto Sogni di Gaia intende accertare se esiste una coscienza globale – che l’eminente psicologo Carl Gustav Jung denominava inconscio collettivo e il filosofo e sacerdote Theilhard de Chardin noosfera – la quale non sarebbe unicamente la somma delle coscienze di tutti gli abitanti del pianeta, ma piuttosto, fino a un certo punto, avrebbe “sostanza” indipendentemente da ciascuno degli individui che la compongono. Da questo punto di vista, tutti noi formeremmo parte di tale coscienza globale, dalla quale potremmo anche estrarre informazioni – come se si trattasse di un archivio – attraverso i sogni e mediante certe pratiche che generano stati mentali alterati o espansi, come la meditazione, il controllo mentale, la respirazione olotropica e simili.

“Isolando” la mente della Terra
Dean Radin, leader dell’iniziativa, presuppone che, se esiste tale coscienza globale, sarebbe possibile estrarre dalla stessa retaggi di fatti futuri di grande portata planetaria, posto che è stata dimostrata ripetutamente in laboratorio la realtà del fenomeno della precognizione. Uno degli esperimenti inappellabili in questo campo – realizzato sotto stretti mezzi di controllo e seguendo tutti i protocolli scientifici – fu quello sviluppato da Dick Bierman, psicologo dell’Università di Amsterdam, che dimostrò che tale capacità è innata in tutti i mortali. L’esperimento di Bierman consisteva nel fatto che vari volontari osservassero lo schermo di un computer, mentre alcuni sensori connessi ai loro corpi misuravano il ritmo cardiaco, la pressione sanguigna e la conduttività elettrica della pelle. Ogni cinque secondi, appariva nei monitor una serie di immagini neutre, combinate con altre che dovevano provocare intense emozioni. Sorprendentemente, le misurazioni psicofisiologiche dimostrarono che, approssimativamente un secondo prima che i partecipanti vedessero qualcuna delle immagini dotate di forte contenuto emozionale, i loro sistemi nervosi autonomi reagivano come se già avessero ricevuto l’impatto. In altre parole, il corpo si adatta prima agli stimoli che sta per subire, preparandosi ad affrontare qualunque eventualità. Questo esperimento fu realizzato da distinti scienziati in varie università, ottenendo identici risultati.

L’inconscio collettivo influenza la materia
Dean Radin passava il tempo a preparare il Progetto Sogni di Gaia, tanto che al momento opportuno documentò cento sogni premonitori precedenti agli attacchi dell’11 Settembre e allo tsunami che colpì il sudest asiatico nel 2004. Lo psicologo prese anche parte dall’inizio al Progetto Coscienza Globale, sviluppato da scienziati dell’Università di Princeton. Come indica il suo nome, l’obiettivo di tale investigazione è mostrare l’esistenza di una mente planetaria formata da tutti coloro che popolano la terra. Dall’agosto del 1998, un server centrale situato nel laboratorio per l’investigazione delle anomalie dell’Università di Princeton riceve costantemente i risultati di centinaia di dispositivi elettronici – battezzati dai loro creatori elettrogaigrammi (EEG) – distribuiti da decine di paesi, i quali generano aleatoriamente zeri e uno a ragione di duecento bit al secondo. Secondo le leggi della statistica, trascorso un certo tempo, il numero di zero e uno dovrebbe uguagliarsi, in maniera che se portiamo i risultati su un grafico, questo dovrebbe presentare una linea praticamente retta. Ciò nonostante, in certe occasioni la linea si trasforma bruscamente in picchi molto marcati che non possono essere provocati dal caso. Gli scienziati scoprirono che tali anomalie in sequenze numeriche coincidevano con accadimenti di rilevanza mondiale, come l’inizio dei bombardamenti della NATO sulla Yugoslavia, la morte di Lady D o l’affondamento del sottomarino russo Kursk, tra altri esempi. L’ipotesi difesa dagli scienziati coinvolti nel Progetto Coscienza Globale è che la “mente planetaria” si vede influenzata da accadimenti di portata internazionale, il che si traduce anche in una certa influenza sulla materia. In questo caso, è possibile misurare questo “influsso” tramite gli zeri e gli uno generati dagli EEG, ma tale mente planetaria influenzerebbe anche le nostre vite in molte altre forme, sebbene al momento non sappiamo come. Ciò nonostante, i membri del laboratorio di anomalie dell’Università di Princeton scoprirono, con stupore, che in relazione agli attentati dell’11 Settembre – che sicuramente hanno segnato il nostro secolo – le alterazioni dei generatori numerici ebbero luogo ore prima degli attacchi e furono in aumento finché avvenne l’impatto del primo aereo contro una delle Torri Gemelle. In qualche modo, la mente globale aveva anticipato alcuni fatti che produssero un impatto emotivo come poche volte nella storia. Come accadeva negli esperimenti condotti da Dick Bierman all’Università di Amsterdam, quando la mente dei volontari si apprestava allo schock psichico, causato dalle sgradevoli immagini apparse nello schermo del computer, la mente globale reagiva allo stesso modo prima di avvenimenti di grande contenuto emozionale, che accadevano influenzando l’inconscio collettivo dell’umanità. Il celebre psicologo Carl Gustav Jung definì tale inconscio collettivo come una mente di gruppo che connette tutti gli esseri viventi della creazione. La nostra mente inconscia è quella incaricata di controllare il ritmo cardiaco, il movimento delle cellule del corpo o la produzione di neuro peptidi fra molti altri compiti e si incontra fuori dei limiti del conscio, in modo che il suo funzionamento sia un enigma per tutti noi.

Sogni condivisi
Negli anni ’70, il dottor Stephen LaBerge, dell’Università di Stanford (USA) portò avanti affascinanti esperimenti nel Laboratorio del Sogno dell’Ospedale Maimonides di New York. Ideò una maschera con alcuni sensori che rilevavano i movimenti oculari rapidi (fase REM, Rapid Eye Movement), associati all’attività onirica. Quando il soggetto entrava in questa fase, si attivavano i sensori e una luce rossa si accendeva e spegneva lentamente. In questo modo la persona si rendeva conto che stava sognando e poteva entrare in un processo di lucidità, controllando la sua esperienza onirica a volontà. In altri esperimenti, alcuni sognatori lucidi connessi a un poligrafo che registrava la loro attività cerebrale, riuscirono a realizzare determinati movimenti oculari o strette di pugno accordate anticipatamente, dimostrando così che erano coscienti di sognare. In certi casi, alcuni individui facevano segnali muovendo gli occhi in un determinato modo ogni dieci secondi, di modo che si poté comprovare che il tempo fisico e quello onirico erano uguali. LaBerge verificò un altro aspetto interessante di questo fenomeno: per il cervello umano il sogno lucido non è equivalente a una visualizzazione, ma piuttosto allo stato di veglia, il che sarebbe in assonanza con la teoria difesa da diverse tradizioni e filosofie orientali, come quella buddista, secondo cui il mondo dei sogni è altrettanto reale di quello della veglia. Ma ciò che sorprese davvero lo scienziato è che alcuni dei volontari dei suoi esperimenti giunsero a condividere le stesse esperienze oniriche. In tal senso, scrisse in uno dei suoi studi: «Questi sogni comuni – che sperimentano in una volta due o più persone – suscitano la possibilità che il mondo onirico possa essere, in alcuni casi, tanto obiettivo quanto il mondo fisico. Ciò si deve al fatto che il criterio principale per il quale si misura l’obiettività è che un’esperienza sia condivisa da varie persone. Dunque, dove rimane la dicotomia tradizionale che distingue l’onirico dal reale?». In definitiva, la realtà dei sogni condivisi indicherebbe l’esistenza di questa coscienza globale o inconscio collettivo alla quale ci riferivamo prima. Così, come postula Dean Radin, sarebbe possibile conoscere quali sono le chiavi dei sogni dell’umanità.

Esplorare altri mondi
In seguito agli esperimenti di LaBerge e di altri scienziati, cominciarono a formarsi gruppi di sognatori lucidi che si mettevano d’accordo per dormire a determinate ore e condividere le proprie esperienze oniriche. Per esempio, attraverso la pagina web www.urbandreamscape.com, decine di individui rimangono in un luogo preciso – per esempio nella casa di uno dei partecipanti – portando con sé il sacco a pelo per dormire, pigiama ed effetti personali. Prima di lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo, parlano di questioni relative ai sogni lucidi, per predisporsi all’esperienza e poi si coricano tutti nello stesso momento. Dormono circa nove ore e la mattina seguente si svegliano lentamente, utilizzando una serie di tecniche ben note per ricordare i sogni, che trascrivono in quaderni. Consumano la colazione e poi mettono in comune i propri scritti, per sapere se davvero hanno condiviso esperienze dall’altra parte. In ogni modo, secondo un lavoro del Dr. Darren M. Lipnicki, pubblicato dal Centro di Medicina Spaziale di Berlino, certe condizioni del pianeta Terra possono influire sui sogni dell’umanità. Lipnicki tenne per otto anni un diario in cui annotava tutte le sue esperienze oniriche. Quindi comparò il loro contenuto con l’attività geomagnetica del pianeta in quelle date. Scoprì così che, nelle tappe in cui l’attività geomagnetica non era molto significativa, i suoi sogni erano piuttosto strani e non avevano niente a che vedere con la realtà quotidiana. Ciò nonostante, quando era elevata, gli si presentavano eventi mondani che, nella maggior parte dei casi, costituivano una prosecuzione dello stato di veglia.

Telepatia tra sognatori
Anche nel Laboratorio del Sogno dell’Ospedale Maimonides si realizzarono esperimenti compresi i più incredibili, in quanto negli stessi si trattava di acclarare se fosse possibile il contatto telepatico tra varie persone che stavano sognando e altre in stato di veglia. A una decina di volontari venivano connessi alcuni elettrodi che indicavano la loro entrata nella fase REM. In questo momento i “trasmettitori”, che erano addormentati, inviavano mentalmente un’immagine scelta a caso tra dodici possibili, nessuna delle quali era conosciuta anticipatamente dai sognatori. Il giorno seguente, alcuni scienziati non coinvolti nell’investigazione e, pertanto, più obiettivi, comparavano le descrizioni offerte dai sognatori con l’immagine scelta. In varie occasioni, le similitudini furono più che significative. Uno dei soggetti che parteciparono all’esperimento, Robert L. Van de Castle, così raccontava la sua prima partecipazione: «L’immagine selezionata aleatoriamente fu la Scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, di Salvador Dalì. Il dipinto mostra un giovane Colombo in una sequenza onirica sul suo futuro viaggio attraverso l’Atlantico. La Vergine Maria appare in uno stendardo che questi porta camminando su una spiaggia. Egli indossa una tunica bianca trasparente, da cui si vede il petto. Dietro vi sono le navi, una chiesa, sacerdoti e vari chierichetti con tuniche bianche. Tra le immagini che vidi quella notte nei miei sogni, vi erano giovani figure maschili, il tema della maternità, una grande messa e persone abbigliate con vesti bianche e pigiami semitrasparenti, attraverso i quali si poteva vedere il loro petto». La mattina seguente, ricordando la sua esperienza onirica della notte precedente, Van de Castle la rifinì di più, alludendo a «individui vestiti con il tipo di abiti bianchi che usano i chierichetti» indicando inoltre che l’immagine aveva che fare con «qualcosa di significato nazionale o storico».

Oltre il mondo tridimensionale
Il biologo dell’Università di Cambridge Rupert Sheldrake prese il concetto junghiano dell’inconscio collettivo come base della sua teoria dei campi morfogenetici. La sua opera Una nuova scienza della vita causò un’ondata di polemiche nel mondo scientifico, in quanto nella stessa ipotizzava che l’evoluzione non dipende unicamente da questioni genetiche e/o ambientali, ma anche le idee, i pensieri e le azioni di una determinata specie si convertono in abitudini che vanno a formare la memoria collettiva di quella specie, la quale interviene nello sviluppo di ciascuno dei membri della stessa. Da tale ottica conviviamo con campi morfogenetici di informazione che vanno a plasmare la nostra esistenza. Questi, come la gravità, non possono essere osservati con un semplice sguardo, ma piuttosto attraverso gli effetti che generano. Così, tutti saremmo vincolati alla coscienza collettiva della specie umana, ricevendo e inviando informazioni a tale “archivio eterico”, al quale siamo costantemente connessi. Secondo Sheldrake, «la risonanza morfica è una memoria della natura basata sulla similitudine e si applica ad atomi, molecole, cristalli, organismi vivi, animali, piante, cervelli, società e anche pianeti e galassie». E continua a spiegare: «Un aspetto importante della risonanza morfica è che siamo interconnessi con altri membri di un gruppo sociale. Anche i gruppi sociali hanno campi morfici. Per esempio, uno stormo di uccelli, un banco di pesci o una colonia di formiche. Gli individui in un gruppo sociale più grande e gli stessi gruppi sociali maggiori dispongono il proprio campo morfico. Lo stesso è applicabile agli umani». La cosa importante della tesi del biologo di Cambridge è che la stessa implica che, se una serie di individui apprende una nuova abilità, come per esempio maneggiare un determinato apparecchio elettronico, al resto degli esseri umani occorrerà meno per assimilarla, grazie alla risonanza morfica. Così, se in un laboratorio a Los Angeles uno scienziato insegna una certa destrezza ad alcuni topi, i topi di tutto il mondo dovranno apprendere quel “trucco” più rapidamente, in quanto il primo gruppo di roditori già lo ha assimilato, “trasmettendolo” al campo morfogenetico della loro specie.

Un nuovo paradigma
Curiosamente, quanto detto è stato comprovato ripetutamente in numerosi test con animali. Uno dei più famosi è quello realizzato dallo zoologo Wilfred Eade Agar dell’Università di Molbourne, Australia. Egli creò due gruppi di topi. A quelli del primo insegnò a percorrere un labirinto e a quelli del secondo no. Agar provò che ai roditori occorrevano venticinque tentativi, prima di apprendere il cammino di memoria, e che i figli di questi tardavano molto meno nel verificarlo. Quelli della generazione successiva lo facevano più rapidamente e così i successivi. Al principio, lo zoologo attribuì questo fatto a una questione di eredità genetica, ma quando mise alla prova i topi del secondo gruppo e la loro prole, ai quali non aveva insegnato a percorrere il labirinto, scoprì che questi tardavano a trovare il cammino corretto allo stesso modo di quelli che erano stati ammaestrati per questo. Proprio Sheldrake condusse vari esperimenti per convalidare la sua tesi dei campi morfogenetici. Per esempio, uno di questi – patrocinato dalla rivista Brain/Mind Bulletin – consistette nel mettere alla prova la memoria di un ampio collettivo di individui. A tutti fu richiesto di imparare tre poemi in giapponese, sebbene nessuno di loro conoscesse tale idioma. Il primo era una canzone infantile molto conosciuta nel paese del Sol Levante, il secondo la composizione di un autore moderno e il terzo non aveva il minimo senso. Come sostiene la teoria dei campi morfogenetici, i volontari memorizzarono molto più rapidamente il poema cantato da milioni di bambini giapponesi nelle varie generazioni. Molto vicino al concetto dell’inconscio colettivo di Jung e alla teoria dei campi morfogenetici di Sheldrake, si trova la complessa questione degli archetipi, come il primo chiamò i miti universali, i quali trascendono frontiere culturali, geografiche o temporali, posto che si possano trovare, con distinti dettagli, in buona parte delle epoche e dei popoli della Terra. Tali archetipi – che per Jung costituiscono la base dell’inconscio collettivo – eserciterebbero una grande influenza sull’umanità e il loro potere si esprimerebbe tanto negli avvenimenti della vita quotidiana di ciascuno di noi, quanto nei grandi processi sociali e storici.

I miti nell’altra dimensione
In base alla realtà degli archetipi potrebbe spiegarsi il perché gli individui protagonisti di stati espansi di coscienza – che si possono ottenere mediante certe pratiche, come la meditazione – sostengono di sperimentare concetti difficili da tradurre a parole, come la Grande Madre, la Coscienza Universale o il Fiume della Vita. Lo psichiatra Stanislav Grof, massimo esperto mondiale nello studio degli stati espansi di coscienza, assicura che, dopo aver diretto migliaia di sessioni con persone capaci di penetrare in tale condizione, ha provato più volte che non solo possiamo essere testimoni di queste realtà mitiche, ma anche trasformarci nelle stesse. Sulla questione, nella sua opera La mente olotropica, Grof scrisse: «Risulta particolarmente rilevante il fatto che le persone che sono cresciute in un determinato ambiente culturale, o che appartengono a una precisa razza, non si trovino circoscritte ai modelli archetipici propri di quella cultura o razza. Persino il mondo della fiabe può prendere vita e possiamo identificarci con sirene, elfi, fate, gnomi o trolls. In numerosi casi le persone non solo sperimentano queste creature, ma possono realizzarne minuziosi disegni, coincidenti con le descrizioni che ci offre la tradizione. Tutti possono accedere a temi archetipici appartenenti a qualsiasi epoca e cultura». Secondo Grof, le sue ricerche confermano la concezione dell’inconscio collettivo di Jung, che considerava che tutti possiamo accedere a questo oceano infinito di conoscenza attraverso i sogni. E forse, come intendono dimostrare i promotori del Progetto i Sogni di Gaia, mentre dormiamo possiamo penetrare in questo inconscio collettivo o coscienza globale, captando frammenti di accadimenti di portata mondiale, che avverranno in futuro.


Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 1 messaggio ] 

Time zone: Europe/Rome


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Oggi è 28/03/2024, 16:16
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org