Time zone: Europe/Rome




Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 4 messaggi ] 
Autore Messaggio

Astronave
Astronave

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 942
Iscritto il: 25/04/2017, 20:17
 Oggetto del messaggio: Il mito di Shambala - Luogo di potere e di rinnovamento
MessaggioInviato: 25/10/2022, 10:09 
IL MITO DI SHAMBALA – PARTE 1
LUOGO DI POTERE E DI RINNOVAMENTO
Articolo di Dana Lloyd Thomas

artworks-000524398764-dixlwa-t500x500.jpg

“Shambala si stenderà su tutta la terra e quest’ultima ritroverà una condizione paradisiaca priva di guerra e di odio. Gli uomini ritroveranno uno stato perduto da tempo e vivranno cento anni”
Jean Marquès-Rivière, Kalachakra.
Iniziazione tantrica del Dalai Lama

La leggenda
La leggenda di Shambala, l’antico regno tra il fisico e il metafisico, ha affascinato generazioni di ricer­catori come luogo di rinnovamento spirituale ma anche del trionfo del bene nella manifestazione materiale, e quindi in ambito storico-politico. La leg­genda si associa all’insegnamento buddhista del Kalachakra, ma la sua fama si estende ben oltre l’ambito buddhista per diffondersi anche nel mondo occidentale. In queste pagi­ne ci prefiggiamo di tracciare alcuni aspetti di tale tradizione e della sua attualità nel mondo odierno, oltre a chiarire alcuni malintesi, sorti in ambiti esoterici occidentali intorno all’argomento. Shambala (talvolta scritto “Shambhala”), viene descritta come una città santa a forma di grande loto a otto petali, come il chakra del cuore. E viene collocata dai tibeta­ni nell’Himalaya, o talvolta in Asia Centrale, a Nord della grande catena montuosa. Il misterioso regno si associa all’archetipo della montagna sacra quale simbolo dell’axis mundi, il punto di contatto tra Cielo e Terra12.
Sul piano metastorico, il Re di Sham­bala, Suchandra, ricevette dal Buddha gli insegnamenti del Kalachakra Tan­tra, per poi diffonderli nel proprio regno, mentre sul piano storico tale insegnamento è comunque presente in Tibet da circa 1000 anni3.
Rispetto al mondo occidentale, no­tizie su Shambala furono segnalate da uno dei primi studiosi europei della lingua tibetana, l’ungherese Alexan­dre Csoma de Körös4.
Tra le molte materie trattate nei testi del Kalachakra - l’ultimo grande ciclo tantrico buddhista - si ricordano l’a­strologia, la matematica, la medicina, la fisiologia sottile e la meditazione.
Questa tradizione comprende anche una vena profetica: infatti, l’ultimo Re di Shambala, Rudra Chakrin, con­durrà una battaglia vittoriosa contro i nemici del Dharma, per far trionfa­re sulla Terra la suprema legge cosmica. Tale aspetto conobbe una vasta diffusione in Asia e poi in Occidente, e al riguardo vi furono anche interes­santi risvolti politici.
In quanto all’aspetto escatologico, nei testi del Kalachakra vi è la profezia secondo cui avverrà un’invasione da genti di stirpe diversa da quella india­na, i “mleccha”, nemici del buddhismo. Per contrastarla, il Re di Shambala riunirà gli iniziati al Kalachakra5.
Già con tali brevi accenni si ca­pisce l’importanza di Shambala, e quindi sarà utile fare qualche con­siderazione intorno a tale dottrina tradizionale nonché alle relative vicende storiche.

Kalachakra e Shambala
Il Kalachakra, o “Ruota del tempo”, è uno dei Tantra del buddhismo indo-ti­betano. Nel buddhismo tibetano esiste la consuetudine della triplice categorizza­zione dell’Uomo in Corpo, Parola e Men­te. E la triplice manifestazione vale anche nei Tantra, con la divisione tra esterno, interno e “segreto”67.
Nello specifico, il Kalachakra, nella parte detta ‘esterna’ si occupa del tempo ciclico in base al sistema sessage­simale, ossia il sistema calendariale di sessant’anni, simile a quello cinese, in cui si alterna la serie dei dodici animali zodiacali contrassegnati con i cinque ele­menti per formare la “Ruota del tempo”. Al ciclo calendariale si ricollegano vari metodi astrologici e divinatori, oltre ad elementi di matematica8.
Il Kalachakra ‘interno’ tratta invece le componenti della fisiologia sottile, alle quali corrispondono mantra da recitare e divinità da visualizzare. Mentre nel terzo grado, che viene chiamato “alternativo”, si approfondi­scono le dottrine metafisiche e le tecniche di concentrazione sulle divinità meditative9.
Se nella tradizione induista Shambala è indicato come il luogo di perfezione, prescelto per la nascita di Kalkin, ultimo Avatara del dio Vishnu alla fine del Kali Yuga, nel buddhismo diventa la “patria” del Kalachakra. La sua ubicazione è incerta, com’è ambi­gua la sua condizione di luogo sul piano fisico oppure su un altro pia­no dimensionale. E forse, in realtà, l’una interpretazione non esclude l’altra. Da una parte, il regno è sta­to talvolta collocato nello Oddiyana, nell’attuale Valle dello Swat, tuttavia in tal caso si configurerebbe come regno esistito in passato ma oggi scomparso. Se si colloca invece in una dimensione iperfisica, e impli­citamente atemporale, occorrono poteri o abilità speciali per raggiun­gerlo, come ad esempio i vari “siddhi” attribuiti ai grandi praticanti10.
Infatti, come osserva Berzin, “nell’in­segnamento vi è un parallelo tra il mondo esterno (astronomia, geografia, storia) il corpo umano e la pratica tantrica buddhi­sta. Quindi agli invasori contro i quali si lancia un monito nel Kalachakra, e che saranno sconfitti dalle forze di Shambala, corrispondono livelli di significato di tipo storico, fisiologico e meditativo”11.
Nella tradizione tibetana esistono di­verse guide per raggiungere Shamba­la, un’esplorazione di percorsi di svi­luppo spirituale, un pellegrinaggio in cui il viaggio attraverso i paesaggi della psicogeografia conta tanto quan­to la meta.

Diffusione del Kalachakra
Se i contenuti del Kalachakra Tantra nascevano nel mondo buddhista che fioriva nel subcontinente indiano prima delle conquiste musulmane del XIII secolo, la sua trasmissione negli ultimi secoli si è concentrata tra il Tibet e l’area d’influenza tibetana dell’Asia centrale. Nell’ambito della scuola tibetana dei Gelugpa, il Kalachakra venne associato alle figure del Panchen Lama e del Dalai Lama. Come per gli altri insegnamenti tantrici, esso riguardava cerchie ristrette, in genere all’interno di strutture monastiche, oppure presso maestri solitari nelle grotte di montagna. Come nel caso degli altri insegnamenti tantrici i quali, per il notevole impegno richie­sto in termini di idoneità, di tempo e di preparazione, venivano considera­ti incompatibili 12con la vita laica.
Secondo l’insegnamento tradiziona­le si trattava di una via non indicata per tutti, anche a causa dei gravi pericoli morali in agguato13.

Il Kalachakra si apre al mondo
Oggi la situazione è completamen­te cambiata. Nonostante una certa ripresa nel Tibet della vita religiosa - duramente colpita dall’annessione cinese del 1959 e dalla successiva “rivoluzione culturale” - è avvenuto il fenomeno della diffusione del buddhismo attraverso la Diaspora tibe­tana, con la faticosa ripresa dei vari insegnamenti. L’aspetto forse più significativo consiste nell’apertura agli studenti non tibetani, provenienti sia dal mondo asiatico, sia da quel­lo occidentale.
In relazione a ciò si è avviato un no­tevole processo di traduzione in altre lingue dei testi sacri tibetani.
Dagli anni ’70 in poi, il XIV Dalai Lama ha svolto insegnamenti e ceri­monie d’iniziazione del Kalachakra, in presenza anche di migliaia di per­sone, in varie località dell’India e dei paesi occidentali, Italia compresa14.
Questo processo di divulgazione avrebbe trovato un terreno fertile nel mondo occidentale, dove il “mito del Tibet” era già presente in qualche forma sin dalla fine del XIX secolo.

Il Mito del Tibet in Occidente
Il “Mito del Tibet” quale luogo inac­cessibile di alte conoscenze spirituali, si è diffuso in Occidente a partire dalla Società Teosofica, che collocava nell’Himalaya la sede dei maestri se­greti, i “Mahatma”. Nei testi teosofici, si fa qualche riferimento a Shambala. Nel Theosophical Glossary, ad esem­pio, Shambala viene definito come segue: “Località molto misteriosa a causa delle future associazioni. Città o villaggio menzionato nei Purana dove apparirà l’Avatara Kalki. Kalki è Vishnu, il Messia dei bramini sul destriero bianco, il Sosiosh dei Parsi, e il Gesù dei cristiani” (vedi “Rivelazioni”). Tutti questi “mes­saggeri” appariranno “prima della distruzione del mondo” secondo taluni, e prima della fine del Kali Yuga, se­condo altri. A Shambala nascerà il futuro Messia. Alcuni orientalisti la identificano nell’attuale Muraddabad nel Rohilkhand (N.W.P.) mentre per gli occultisti di trova nell’Himalaya”1516.
Più in generale, la teosofia, secondo uno dei massimi studiosi del buddhi­smo, Edward Conze, “accelerò l’influsso delle conoscenze nei riguardi delle religioni orientali e restaurò la fiducia (nelle proprie tradizioni) da parte delle migliori menti degli asiatici”17.
Ai teosofi si aggiunsero altri scrittori nella diffusione in Occidente, di notizie - affascinanti quanto impre­cise - su misteriosi regni asiatici in grado di decidere le sorti del mon­do. Se al significato più profondo di Shambala alla luce del Kalachakra Tantra si è potuto accedere solo negli ultimi decenni, grazie alle traduzio­ni dei testi tibetani ed all’apporto di esponenti con una solida pre­parazione nell’ambito dei lignaggi buddhisti, nella cultura occidentale si sconta ancora un approccio spesso approssimativo, al quale si aggiunge l’afflato escatologico e profetico che si confonde con elementi millenaristici già presenti nel cristianesimo.

Shambala e “Agarthi”
Diversi errori sono sorti intorno alla leggenda di Shambala: la pretesa identità tra Shambala e il misterioso regno sotterraneo dell’Agarthi (o Agarttha), viene affermata da uno dei principali portali divulgativi del Web. Nonostante tale perentoria affermazione, si tratta di una con­fusione sorta nella letteratura oc­cultista tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, tra saggisti 18e romanzieri.
L’argomento è stato chiarito, con dovizia di particolari, da Marco Bai­strocchi, studioso e diplomatico. Risale a Louis Jacolliot, funzionario coloniale nell’India francese e prolifico scritto­re, la prima menzione di “Asgarttha” citando fonti apocrife. E tale nome venne ripreso dall’occultista francese Alexandre Saint-Yves d’Alveydre come “Agarttha” nel libro La Mission de l’Inde. Saint-Yves, autore di una serie di testi in chiave mistico-escatologica basati soprattutto su Antoi­ne Fabre D’Olivet, era anche l’asseritore della “sinarchia”, una sorta di dottri­na politica in chiave oligarchico-con­servatrice. E aveva affermato che il suo maestro pro­veniva dal regno sotterraneo asiatico, sede del “Maestro dell’Universo”. La Mission de l’Inde uscì postumo nel 1910, ed ebbe ripercus­sioni su due versanti. Nell’immediato, il tema dell’Agarthi fu ripreso negli am­bienti spiritualisti ed esoterici della Russia pre-rivoluzionaria, dove erano conosciute le opere dell’esoterismo francese. Poi vi è la vicenda di René Guénon, autore che ancor’oggi occupa una posizione di rilievo in relazione alle sue teorie sul concetto della tradizione1920.
Nel saggio Il re del mondo, pubblicato nel 1924 e che ha avuto molte ri­stampe e traduzioni, Guénon sviluppa la propria tesi intorno ad un presun­to regno iniziatico sotterraneo dai tratti molto simili a quelli proposti da Saint-Yves ma anche a Shambala. Oc­corre chiedersi perché un uomo del suo calibro intellettuale abbia voluto intraprendere una tale iniziativa.
Rispondendo a questa domanda, Baistrocchi individua innanzitutto un’asse “cattolica” tra Saint-Yves e Guénon. Il primo, almeno per un certo periodo, era vicino alla Chiesa di Leone XIII, il qualche avrebbe conferito allo scrittore il titolo nobi­liare di marchese D’Alveydre. Ostile al buddhismo, egli “si sforzò a riscrivere la storia dell’Asia con l’obiettivo di poter so­vrapporre a quel continente una fantastica ed artificiale superstruttura ebraico-cristia­na del tutto inventata”21.
Guénon stesso, pur non configuran­dosi come esponente dell’ortodossia cattolica, asserì per alcuni anni il mo­dello dell’Europa occidentale medie­vale, quale esempio di un alto prin­cipio che egli definiva tradizionale. Se da un lato lo scrittore era attivo in numerose organizzazioni dell’ampia galassia esoterica e massonica francese, egli condivideva l’avversione catto­lica per la teosofia e per il buddhismo, collaborando per un certo tempo con la rivista dei gesuiti “Regnabit”22.
In sintesi, quindi, si potrebbe ipotiz­zare che Guénon fosse il protagonista di un’operazione volta a distogliere l’attenzione da Shambala, legato ine­stricabilmente al buddhismo tibetano, in un’epoca in cui le fonti erano anco­ra poco conosciute, anche da parte dello stesso scrittore francese.
Infine, ricordiamo lo scrittore po­lacco Ferdinand Ossendowski, autore di Uomini bestie e dei, uscito qualche mese prima del Re del mondo e men­zionato da Guénon. Il contenuto rac­conto di presunte avventure nell’Asia Centrale, ebbe un certo peso nell’im­maginario popolare dell’epoca, e rafforzò ulteriormente il concetto del regno sotterraneo di Agarthi, i cui capi erano ligi al “Re del mondo”. La narrazione si svolge sullo sfondo del millenarismo panasiatico e di speri­colate peripezie in Mongolia, area di cui si occuperà poi l’artista ed esote­rista russo Nicolai K. Roerich.

Shambala e Islam
Come si è accennato, il ciclo del Ka­lachakra si ricollega al periodo più drammatico del buddhismo, insediato nell’India settentrionale dal 500 a.C. circa. Le invasioni di quelle zone da parte di forze come i ghaznavidi, di etnia turca e religione musulmana, e le conseguenti persecuzioni religiose, misero fine alla civiltà che fioriva tra la valle del Gange e l’area pedemonta­na dell’Himalaya. Si ricordano anco­ra i fasti dell’Università di Nalanda, il più grande centro per l’insegnamento buddhista, ubicata vicino all’odierna città di Patna, e distrutta insieme ai monaci nel 1235, nello stesso perio­do delle espansioni mongole in tutta l’area euroasiatica.
Peraltro, è assodato il percorso stori­co-dottrinale dell’espansione islami­ca nell’area indiana, caratterizzato da alterne vicende in cui talvolta i nuovi governanti si accontentavano di imporre ai buddhisti ed agli induisti la “tassa sugli infedeli”, mentre in altri casi ricorrevano a veri e propri ecci­di di massa, come nel caso di Nalan­da. Pur trattandosi di fatti avvenuti tanti secoli fa, in alcune ambienti viene considerato controverso parla­re delle persecuzioni musulmane contro il buddhismo e l’induismo, e i riferimen­ti nel Kalachakra ai “mleccha” (barbari) distruttori vengono intesi ipso facto come riferimenti agli invasori musul­mani, anche se alcuni commentatori lamaisti hanno voluto interpretare il termine in modo più generico come ‘forze o credenze in contrasto con i precetti buddhisti’.24
In ogni caso, tale aspetto rientra non solo nel passato storico, ma anche nella sfera profetica ed escatologica di Shambala.

Shambala vittoriosa
Non va sottovalutato il ruolo esca­tologico e profetico di Shambala, che risale alla grande crisi del mondo buddhi­sta indiano ai tempi delle invasioni musul­mane. In ambito tibetano, nasceva la profezia secondo cui il Paese delle Nevi sarebbe stato invaso dai demoni, tra distruzioni e sofferenze, e l’Umanità avrebbe dimenticato il messaggio del Buddha. Ma la sua dottrina si sarebbe conservata a Shambala, e il Re Rudra Chakrin sarebbe sorto per sconfiggere il Male24.
Peraltro, come ricorda Berzin, “Bud­dha Shakyamuni nacque nella casta guer­riera indiana e usò spesso immagini militari per descrivere il viaggio spirituale”. Chi si è approcciato al Kalachakra nel tempo, prosegue lo studioso, non sempre si è ricordato che la lotta contro i nemici della legge cosmica può avere un aspet­to esterno e un aspetto interno: la “guerra santa interiore”25.
Nel XX secolo rinacque in ambito culturale, ma anche geopolitico, l’at­tenzione per l’aspetto profetico del Kalachakra. Evidentemente, anche qui, ognuno cercava di portare acqua al proprio molino, tra il millenarismo russo, il “grande gioco” degli inglesi, l’indipen­dentismo mongolo, l’occultismo nazista e l’espansionismo giapponese.
La Russia occupa un ruolo chiave al riguardo, sia nel Novecento, sia con la recente ripresa di un concetto euroasiatico della politica. L’interesse per il buddhismo tibetano in Russia si confermerà con l’apertura nel 1913 del tempio del Kalachakra a San Pie­troburgo, la capitale imperiale, grazie agli sforzi del monaco buddhista mongolo, Lama Agvan Dorjieff, precet­tore del XIII Dalai Lama e ambascia­tore presso la corte dei Romanoff. Si era immaginato di far diventare lo Tsar di Russia il protettore dei buddhisti tra il Tibet e la Mongolia, ma il progetto non andò a buon fine.
Tuttavia, il crollo dell’impero dei Romanoff prima, e dell’Unione Sovietica poi, ha rimesso in moto la “ruota” della Storia nell’area euroasiatica. In un processo ancora in atto, e dagli esiti difficilmente prevedibili.

Note
1. Marquès-Rivière, Jean. Kalachakra. Iniziazione tantrica del Dalai Lama, pag. 16.
2. Hess, Karolina Maria and Sierad­zan, Przemyslaw. Explorations of the Esoteric Dreams of the Himalayas, in Światło i ciemność t. VIII. Imaginatio, Wydawnictwo Uniwersytetu Gdańskiego, Gdańsk 2017, pag. 176.
3. Marquès-Rivière, Jean, Op. cit., pag. 17. Per Berzin, annoverato tra i mi­gliori studiosi del buddhismo Mahayana, Shambala non è una “terra pura”, una dimensione paradisiaca buddhista, bensì un regno umano ove tutte le condizioni erano favorevoli alla pratica di Kalachakra. Cfr. Berzin, Alexander. Le guerre sante nel Bud­dhismo e nell’Islam, storia-e-cultura/il-buddhismo-e-l-islam/le-guerre-sante-nel-https://studybuddhism.com/it/studi-avanzati/ buddhismo-e-nell-islam.
4. Dal 1837 al 1842 fu bibliotecario alla Asiatic Society di Calcutta, nell’India ingle­se, uno dei primi centri per la diffusione in Occidente della cultura orientale.
5. Secondo Pio Filippani-Ronconi, (Il Buddhismo, Newton Compton, Roma 1994, pagg. 59-60), i vari sistemi spirituali andreb­bero classificati secondo i tre “guna” (sapo­ri): “Nella parte più propriamente apoca­littica, il Kâla-cakra emette un giudizio sintetico sui sistemi che l’hanno preceduto, classificandoli secondo la scala decrescente dei tre guna della filosofia sâmkhya: sattva, ‘trasparenza’, ‘albedine’; rajas, ‘motilità’, ‘rubedine’; tamas, ‘oscurità’, ‘inerzia’, ‘nigre­dine’. Sono essenziati di sattva i due gruppi degli rsi o Vati vedici. Al rajas apparten­gono, invece, le otto incarnazioni di Visnu e le dottrine da loro propagate. Al tamas vengono attribuiti, a cagione della loro opa­cità spirituale, l’insieme degli eretici maestri dei barbari (mleccha) che sono chiaramente elencati come Mani, Abramo, Gesù, il Jina, Mosé ed Enoch, con l’indicazione persino dei luoghi ove si sarebbero manifestati”.
6. In ambito buddhista si distinguono tre “veicoli” per raggiungere la buddhità: il Theravada o Hinayana (Piccolo Veicolo), che si attiene al Canone Pali, contenente il primo ciclo di insegnamenti del Buddha Shakyamuni; in questa via si mira alla fuoriuscita dal samsara, ossia dal mondo fenomenico del ciclo delle morti e delle rinascite, per raggiungere lo stato di beati­tudine del nirvana. Il Mahayana o Grande Veicolo, si basa invece sul “Prajnaparamita Sutra” ed altri testi in lingua sanscrita; in esso si afferma la superiorità del Bodhisat­tva o Essere di Compassione che rinuncia al nirvana per rinascere come guida. Il Vajrayana o Via del Diamante il quale, oltre ad accogliere il canone del Mahayana, comprende tecniche come la recitazione dei mantra e il Tantra con l’utilizzo di tecniche yogiche e di visualizzazione, che mirano a trasformare le energie delle passioni anziché abbandonarle con al rinuncia. Come ulteriore mezzo, il buddhismo tibe­tano aggiunge anche la Mahamudra e lo Dzogchen, che mirano al superamento del dualismo tra samsara e nirvana. ad es. Boaz, David Paul, The Buddhist View: Sutra, Tantra and Dzogchen, in davidpaulboaz.org.
7. Nel tantrismo, il livello esterno compren­de vari rami della conoscenza pratica, non­ché le basi del simbolismo e del rituale; poi vi è l’insegnamento interno, in cui il prati­cante, iniziato da un maestro qualificato, si cimenta in tecniche yogiche e meditative, con particolari respirazioni, visualizzazioni e un lavoro per sviluppare i canali (nadi) e centri (chakra) sottili. Vi è poi l’insegnamen­to “segreto”, in cui il praticante si prefigge di raggiungere l’unione non-duale con la particolare divinità meditativa (“yidam”) associata all’insegnamento.
8. Marquès-Rivière, Jean, Op. cit., pagg. 149-150. I dodici animali sono: lepre, dragone, serpente, cavallo, pecora, scimmia, uccello, cane, maiale, topo, bue, tigre. I cinque elementi sono: fuoco, terra, metallo, acqua, legno. A differenza del siste­ma cinese, agli elementi si distinguono due polarità una maschile ed una femminile per cui si susseguono anni contrassegnati da: pecora d’acqua maschile, scimmia d’acqua femminile, uccello di legno maschile, cane di legno femminile etc..
9. Marquès-Rivière, Jean, Op. cit., pagg. 150-152.
10. Hess, Karolina Maria and Sierad­zan, Przemyslaw, Art. cit., pag. 183.
11. Berzin, Alexander. Kalachakra, Tantra and Their Relation with World Peace, Berzin Archives, https://studybuddhism.com/en/advanced-s ... orld-peace.
12. Oltre ai Gelug si trasmette il Kalachakra in altri lignaggi tibetani: Jonang, Kagyu, Ningma e Sakya.
13. Un altro aspetto ricorrente del buddhismo tibetano consiste nel monito contro l’abuso delle tecniche volte ad ottenere benefici mondani, con il rischio di scadere nella magia nera; a questo proposito è istruttiva la famosa storia di Milarepa, che uccise i parenti per vendetta, servendosi di tecniche magiche, e dovette poi scontare dure prove a titolo di purificazione, prima di essere accettato come studente dal maestro di tantrico Marpa.
14. Marquès-Rivière, Jean, Op. cit., pagg. 160-164. per una descrizione dell’iniziazione del Kalachakra conferita dal Dalai Lama nell’arco di tredici giorni. Negli ultimi anni, in Italia e in Europa, si contano diversi interventi di insegnamento del Kalachakra non solo da parte del Dalai Lama ma anche di altri maestri tibetani. Di particolare significato simbolico la cerimonia del Kalachakra svoltasi a Roma nel 1993; Cesare Romano [Baistrocchi, Marco], Roma e Shambala, “Politica Romana” N. 1/1994.
15. Hess, Karolina Maria and Sieradzan, Przemyslaw, Art. cit., pagg. 178ss.
16. Blavatsky, H.P., Theosophical Glossary, Londra 1892, s.v. S’ambhala.
17. E. Conze: Buddhism, its Essence and Development, cit. n Baistrocchi, Marco. Agarttha: una manipolazione guénoniana?, “Politica Romana” N. 2/1995, pag. 28. Nonostante l’approccio spesso sincretistico, il movimento teosofico, con tutti i limiti di quella organizzazione, si pone storicamente come fattore di apertura in una cultura pesantemente condizionata dal materialismo scientifico ottocentesco. Si veda ad es. Godwin, Joscelyn, L’ illuminismo dei teosofi. Le radici dell’esoterismo moderno (trad. Dana Lloyd Thomas), Settimo Sigillo-Europa, Roma 2009.
18. Wikipedia, s.v. Agarthi: “Nelle interpretazioni moderne, vi è una sostanziale identificazione tra Shambhala e Agarthi”. Si precisa opportunamente in nota che “Il termine «Agarthi» non compare tuttavia nella prima letteratura teosofica, essendo stato adottato solo in seguito”, citando Mondi sotterranei e il mito della terra cava (1989), a c. di Gianfranco de Turris, Mediterranee, Roma 2013.
19. Osterrieder, Markus. From Synarchy to Shambhala: The Role of Political Occultism and Social Messianism in the Activities of Nicholas Roerich in Menzel B., Hagemeister M, Glatzer Rosenthal B. (a c. di), The New Age of Russia: Occult and Esoteric Dimensions, Verlag Otto Sagner,· München–Berlin 2012, p. 113.
20. Baistrocchi, Marco. Agarttha: una manipolazione guénoniana?, cit., pag. 16. La Russia, come vedremo successivamente, avrà un ruolo importante nella manifestazione novecentesca, sul piano culturale e geopolitico, del millenarismo collegato al mito di Shambala.
21. Baistrocchi, Marco. Agarttha: una manipolazione guénoniana?, cit,, pag. 26.
22. Peraltro agli esordi egli pubblicò i suoi libri grazie a Jacques Maritain. Emile Peillaube, sacerdote e accademico, lo incoraggiò a denunciare la teosofia della Blavatsky, cosa che fece nel suo libro del 1921 intitolato Il teosofismo, storia di una pseudo-religione. Baistrocchi, Marco. Agarttha: una manipolazione guénoniana?, cit., pagg. 32-34.23. Hess, Karolina Maria and Sieradzan, Przemyslaw, Art. cit., pag. 196. A questo calderone si potrebbe aggiungere il romanzo di Edward Bulwer-Lytton sul mondo sotterraneo del “Vril” abitato da una razza di alta statura, dotata di poteri tra magia e tecnologia avanzata.
24. Marquès-Rivière, Jean. Kalachakra. Iniziazione tantrica del Dalai Lama, pag. 16.
25. Hess, Karolina Maria and Sieradzan, Przemyslaw. Explorations of the Esoteric Dreams of the Himalayas, in Światło i ciemność t. VIII. Imaginatio, Wydawnictwo Uniwersytetu Gdańskiego, Gdańsk 2017, pag. 176.


Top
 Profilo  
 

Rettiloide
Rettiloide

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 3353
Iscritto il: 09/07/2012, 10:56
Località: Arcadia
 Oggetto del messaggio: Re: Il mito di Shambala - Luogo di potere e di rinnovamento
MessaggioInviato: 25/10/2022, 11:01 
Ma quanta confusione.....inutile.

ELDORADO RISORGERA' !!!
Con un nuovo Cielo e una nuova Terra.


https://www.eugeniosiragusa.it/books/El%20Dorado.pdf

Da Pag. 28 :

Cita:
L’interno terrestre -

...

I tre continenti sono suddivisi in:

Agharta

Con la entrata dal polo Nord, si estende verso l'Europa ed il nord della Russia. È un continente
roccioso, lugubre, intarsiato di caverne, definito Inferno dalla cultura cristiana. Vi stazionano per
breve durata tutti gli spiriti che, conclusa molto negativamente la incarnazione terrestre, vengono
condannati alla seconda morte. Per tale si intende una lunga morte dello spirito che ha
commesso gravi colpe spirituali, condannato a rinascere o precipitare in un corpo animale o
vegetale o minerale, con la terribile sofferenza cosciente di dover sottostare al ciclo evolutivo
necessario per ritornare in un corpo umano e rigiocarsi la carta del libero arbitrio. Dunque fra le
caverne di Agharta risiedono temporaneamente quei corpi spirituali che tornano alla dimensione
di “spiriti collettivi”, con immediata sentenza esecutiva.
Questo tipo di espiazione è molto diverso dalla condanna a cui devono sottostare le anime
disincarnate, morte pure con gravi colpe, ma di carattere materiale. Queste anime restano
legate alla superficie col compito di porre i propri simili, viventi in corpo, a cadere nelle stesse
tentazioni per cui loro sono state condannate. La loro possibilità di recupero è facilitata, perché
dipende dalla resistenza dei "tentati" a non farsi vincere, purgando l'anima tentatrice per volontà
divina. È utile ricordare la frase all'interno della preghiera del Padre Nostro: “...non mi indurre in
tentazione..”. Dunque sulla superficie planetaria si purgano gli errori materiali.
Qualcuno potrebbe replicare ai programmi di redenzione voluti dall'Onnipresente e dal Suo
sconfinato Amore?
“Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”,
ebbe a leggere Dante Alighieri.

Shambhala

Con entrata dalla zona Himalayana, si stende nella zona centrale siberiana fino all'Armenia. Ha
struttura morfologica ambientale come le zone temperate di superficie, a primavera inoltrata.
Paragonabile al Purgatorio, vi risiedono popolazioni di anime reincarnate temporaneamente con
il destino di purgare colpe mediocri commesse nella vita appena ultimata sulla superficie. Luogo
di sofferenze di varia natura, offre la possibilità di immagazzinare certe esperienze da riportare
nelle successiva reincarnazione in modo da ricordare più o meno inconsciamente l'entità
dell'errore da non commettere più e perseguire, attraverso la nuova vita, la redenzione.

El Dorado

Con entrata dal Polo Sud, si estende in un vastissimo continente che vista dall'interno,
comprende la ex zona del continente MU, il sud America, l'oceano Atlantico centrale, il sud Italia,
l'Africa nord-occidentale. Tra le entrate secondarie vi sono: il lago Titicaca, il triangolo delle
Bermude ed altri.




Guarda su youtube.com


https://www.eugeniosiragusa.com/libri-i ... erra-cava/

Pag.47 :

Cita:
SHAMBALLAH
La leggenda tibetana parla di un regno nascosto di sotto all’Himalaya, conosciuto col nome di
Shamballah.
Nel "Kanjur" e nel "Tanjur", testi antichissimi tibetani, si fa riferimento molte volte a Shamballah e la
citano sempre come un centro d’energia cosmica.
Si crede che abbia tre piani di esistenza differenti che corrispondono a tre piani di differenti vibrazioni.
Nel primo esiste una vallata molto verde, una zona paradisiaca dell’Himalaya abitata da persone che
hanno già terminato il proprio ciclo di reincarnazioni sul pianeta Terra.
Nel secondo livello si incontra la Terra cava, il mondo sotterraneo che è abitato dai discendenti degli
ultimi sacerdoti di Atlantide che penetrarono in quella Terra cava nello stesso momento dell’ultima
catastrofe sofferta da questa civilizzazione.
Il terzo livello di Shamballah è un piano eterico, un mondo incredibilmente bello composto solo di luce in
cui si insediarono gli abitanti circa 18 milioni di anni fa. Gli Esseri di Luce che abitano in questo livello
sono Maestri dello spirito per l’umanità come lo sono stati Gesù, Buddha, El Moyra, Koutumi, ecc.
Esiste un’altra leggenda tibetana che parla sempre di un regno nascosto sotto l’Himalaya e che si
riferisce a Shamballah.
Si racconta che questo regno si trova tra le otto catene montuose dalle cime innevate, somiglianti agli
otto petali del fiore di loto. Al centro sorge una grande montagna a forma di piramide a quattro lati, tale
da assomigliare ad un Mandala tridimensionale. Sul lato est della montagna si trova il "lago vicino",
mentre sul lato ovest ci sono i due "laghi di loto", colmi di vari gioielli e ciascuno largo circa 200 Km. A
sud si trova un grande parco e un imponente palazzo in cui risiedono i Re di Shamballah. Il palazzo
reale è a base quadrata con quattro porte nei quattro punti cardinali e misura nove piani.
Ogni Re di Shamballah governa per un secolo. I sudditi godono di benessere e felicità e non sono
soggetti a malattie.
La leggenda di Shamballah è stata diffusa in occidente dal famoso tibetologo del XIX° secolo Alexandr
Cosma de Koros. I suoi scritti sono stati ripresi e ampiamente diffusi dalla mistica russa Madame
Blavatskij, fondatrice del Movimento Teosofico.
Poi Mrs Annie Besant contribuì a creare un’immagine popolare del Tibet come di una terra di onniscienti ama, venerabili e ascetici, rintanati in remoti monasteri di montagna.
Agli inizi del XX° secolo il mito di un mondo sotterraneo era rimasto ancora assai vivo, ma nessuno
riusciva a fornire la benché minima prova.
Furono due russi che cercarono di penetrare in alcuni segreti di quel remoto e misterioso territorio
situato nel cuore dell’Himalaya, dove pochissimi uomini occidentali avevano messo piede.
Si parla di Ferdinand Ossendowski e Nicolas Roerich.
Ossendowski fu professore di Geologia nelle Università di San Pietroburgo e di Omsk e nel 1920, allo
scoppio della rivoluzione bolscevica, la sua vita subì una svolta drammatica. Scampato alla cattura e ad
una morte sicura, fuggì attraverso la sconfinata Siberia raggiungendo la Mongolia. Dopo aver superato
parecchie difficoltà ebbe la fortuna di incontrare un vecchio saggio russo, anch’egli in esilio, che lo portò
al cospetto del mitico Dalai Lama, allora suprema autorità del Tibet. Da lui apprese affascinanti storie e
incredibili leggende sul continente nascosto che lo condussero ad effettuare ricerche molto serie che
trascrisse poi nel libro: "Bestie, Uomini e Dei". Tra l’altro ha raccontato:
«Un solo uomo vivente è stato a Shamballah. Quell’uomo sono io. Questa è la ragione per cui il
Santissimo Dalai Lama mi ha onorato e per cui il Buddha Vivente di Urga mi teme. Ma senza ragione,
perché non siederò mai sul Santo Trono dell’altissimo sacerdote di Lhasa né su quello che è stato
tramandato da Gengis Khan alla guida della nostra Fede Gialla. Non sono un monaco. Sono un
guerriero.»
Il secondo uomo che si mosse alla ricerca del Regno di Shamballah è stato Nicolas Roerich, noto
esploratore ed artista, che per le sue gesta e per le sue qualità viene posto tra i grandi personaggi del
XX° secolo. Anche lui, con l’avvento della rivoluzione, dovette abbandonare la Russia trasferendosi a
New York, dove accrebbe l’interesse per il buddismo e per i mitici paesi asiatici. Nel 1923 organizzò una
spedizione che lo portò ad esplorare l’India, la Mongolia e il Tibet. Fu talmente affascinato da tutto ciò
che vide tanto da stabilirsi in India sul finire degli anni venti e qui morì nel 1947.
Per oltre cinque anni la sua spedizione peregrinò nelle remote regioni dell’Asia, superando difficoltà di
ogni genere. Egli scrisse:
«Una leggenda dell’Asia centrale parla di un misterioso popolo che vive in un mondo sotterraneo.
Avvicinandosi alle porte di questo regno santo, tutte le creature viventi ammutoliscono, interrompendo
con reverenza le loro attività. Ricorda la leggenda russa del misterioso Chud che si rifugiò nel sottosuolo
per sfuggire alla persecuzione delle forze del male. Anche la leggenda sacra della sotterranea Kitege
riconduce a questo luogo segreto. Tutto il mondo racconta storie di città sotterranee, ritrovamenti di
tesori, templi sommersi dalle acque!»

...



_________________
" La Giustizia del Padre
è lenta ed Inesorabile. "
Eugenio Siragusa
Top
 Profilo  
 

Rettiloide
Rettiloide

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 3353
Iscritto il: 09/07/2012, 10:56
Località: Arcadia
 Oggetto del messaggio: Re: Il mito di Shambala - Luogo di potere e di rinnovamento
MessaggioInviato: 25/10/2022, 12:28 
Duran Duran -
Union Of The Snake


Guarda su youtube.com



[:293]



_________________
" La Giustizia del Padre
è lenta ed Inesorabile. "
Eugenio Siragusa
Top
 Profilo  
 

Rettiloide
Rettiloide

Avatar utente

Non connesso


Messaggi: 3353
Iscritto il: 09/07/2012, 10:56
Località: Arcadia
 Oggetto del messaggio: Re: Il mito di Shambala - Luogo di potere e di rinnovamento
MessaggioInviato: 25/10/2022, 14:09 
catwalk ha scritto:

ELDORADO RISORGERA' !!!
Con un nuovo Cielo e una nuova Terra.


https://www.eugeniosiragusa.it/books/El%20Dorado.pdf

Da Pag. 28 :

Cita:
L’interno terrestre -

...

I tre continenti sono suddivisi in:

Agharta

Con la entrata dal polo Nord, si estende verso l'Europa ed il nord della Russia. È un continente
roccioso, lugubre, intarsiato di caverne, definito Inferno dalla cultura cristiana. Vi stazionano per
breve durata tutti gli spiriti che, conclusa molto negativamente la incarnazione terrestre, vengono
condannati alla seconda morte. Per tale si intende una lunga morte dello spirito che ha
commesso gravi colpe spirituali, condannato a rinascere o precipitare in un corpo animale o
vegetale o minerale, con la terribile sofferenza cosciente di dover sottostare al ciclo evolutivo
necessario per ritornare in un corpo umano e rigiocarsi la carta del libero arbitrio. Dunque fra le
caverne di Agharta risiedono temporaneamente quei corpi spirituali che tornano alla dimensione
di “spiriti collettivi”, con immediata sentenza esecutiva.
Questo tipo di espiazione è molto diverso dalla condanna a cui devono sottostare le anime
disincarnate, morte pure con gravi colpe, ma di carattere materiale. Queste anime restano
legate alla superficie col compito di porre i propri simili, viventi in corpo, a cadere nelle stesse
tentazioni per cui loro sono state condannate. La loro possibilità di recupero è facilitata, perché
dipende dalla resistenza dei "tentati" a non farsi vincere, purgando l'anima tentatrice per volontà
divina. È utile ricordare la frase all'interno della preghiera del Padre Nostro: “...non mi indurre in
tentazione..”. Dunque sulla superficie planetaria si purgano gli errori materiali.
Qualcuno potrebbe replicare ai programmi di redenzione voluti dall'Onnipresente e dal Suo
sconfinato Amore?


“Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”,
ebbe a leggere Dante Alighieri.



Duran Duran - Wild Boys (Long Arena Version)

Guarda su youtube.com


[:293]



_________________
" La Giustizia del Padre
è lenta ed Inesorabile. "
Eugenio Siragusa
Top
 Profilo  
 
Visualizza ultimi messaggi:  Ordina per  
Apri un nuovo argomento Rispondi all’argomento  [ 4 messaggi ] 

Time zone: Europe/Rome


Non puoi aprire nuovi argomenti
Non puoi rispondere negli argomenti
Non puoi modificare i tuoi messaggi
Non puoi cancellare i tuoi messaggi
Non puoi inviare allegati

Cerca per:
Vai a:  
Oggi è 28/03/2024, 20:05
© 2015 UfoPlanet di Ufoforum.it, © RMcGirr83.org