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 Oggetto del messaggio: RACCONTI E PROSE
MessaggioInviato: 16/11/2009, 01:54 
Oltre al 3d Poesie , aggiungo questo.




Comincio con il presentarvi la mia amica m0rgause.

I suoi racconti erotici sono sconvolgenti.

In tutta la storia della letteratura non ho mai incontrato una simile intensità.






I SUOI SITI




http://enrica21.interfree.it/

qui trovate


http://m0rgauseinr0ss0scarlatt0.splinder.com/

http://stregam0rgause.splinder.com/

http://blog.libero.it/LeRougeEtLeNoir/





ci consiglio questo, per il dibattito che ne è seguito.

http://m0rgauseinr0ss0scarlatt0.splinde ... 49#comment



e leggetevi questo


TOKIO DECADENCE



http://m0rgauseinr0ss0scarlatt0.splinde ... ance%2A%2A


strepitoso e esilarAnte, è ritratto di una strega che vorrei essere io.





zio ot [;)] [8D]



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MessaggioInviato: 18/12/2009, 02:03 
Ed è capace di momenti di assoluta, struggente poesia.

in data 25 Agosto 2009 da :

http://stregam0rgause.splinder.com/?from=10




La casa sulla scogliera


Oggi un vento freddo che scende dalle montagne scuote gli alberi trascinando verso il lago le prime foglie secche.

Pare proprio che l’estate sia finita.

Mi piace ascoltare il vento, da quando i miei genitori mi portarono, bambina, in Cornovaglia, a trovare zia Mad.

Restammo con lei per un mese.

Zia Mad era una compagna d’Università di mia madre, più grande di lei di qualche anno.




Appena la conobbi ne fui conquistata: alta, magra, fulva, era la donna più esotica e affascinante che avessi mai visto.



Erano suoi i brillanti colori di una ceramica dei Della Robbia: azzurro cupo gli occhi, di rame lucente i capelli, candida le pelle della consistenza cremosa del latte.

Abitava in una grande vecchia casa in cima alla scogliera, che aveva sul tetto una foresta di camini.

Mad dipingeva, cantava antiche canzoni irlandesi che aveva portato con sé dalla sua terra d’origine, mi raccontava storie di Artù, Ginevra, Igrayn, Merlino il Mago, rideva spesso, a gola spiegata, nutriva una vera passione per il vino rosso francese e fumava lunghe sigarette turche.

Aveva una quantità di amici maschi, uomini con maglioni dal collo alto, che, nonostante la nostra presenza, continuarono a frequentare la casa.

L’adoravo; nacque subito tra di noi una strana complicità; mi permise di pettinarle i capelli rossi arruffati-mi pareva di avere tra le mani il crine profumato di una gigantesca bambola- e di accenderle quelle insolite colorate sigarette.

Rimase per sempre il nostro segreto; ancor oggi neppure mia madre ne è a conoscenza.






Era l’inverno del 1985.


Il mio primo soggiorno in Cornovaglia fu scandito da tempeste bibliche e furiose, con venti che soffiavano rumorosi intorno alla vecchia casa e lungo la scogliera; lì, infilandosi nelle numerose caverne scavate dal mare nella roccia, creavano voci spaventose d’oltretomba.

Zia Mad diceva che erano le anime di antichi cavalieri morti-e rimasti insepolti- nella battaglia di Camlann, fatale ad Artù, che era avvenuta, secondo la leggenda, proprio nei pressi della sua casa.

Spesso, anche se il cielo non lasciava presagire niente di buono, mio padre mi cercava per portarmi con lui fino alla spiaggia.

Erano vere e proprie spedizioni coraggiose le nostre, date le condizioni atmosferiche.

Andavamo a sederci a riva e da una distanza non proprio di sicurezza ammiravamo il vento tormentare l’oceano e sollevare vortici di sabbia umida dai quali era ben difficile difendersi.

Eppure restavamo lì, spesso in silenzio, lui con il braccio intorno alle mie spalle, ad ammirare la tempesta.





A volte all’improvviso la pioggia scendeva a dirotto sferzandoci le guance mentre le onde argentee si alzavano a spirale minacciose sputandoci addosso schegge di legno.

E proprio quando pensavo che la bufera ci avrebbe inghiottito, mio padre mi prendeva tra le braccia per tornare indietro di corsa ridendo e gridando.

Chiamavamo zia Mad.

Mia madre ci osservava con una smorfia di disapprovazione dalla finestra della stanza da letto sul retro e quando rientravamo fradici di pioggia ed eccitati dalla corsa e dalla gioia di trovarci finalmente al sicuro, guardava torva mio padre.

Sapevo che stava per partire all’attacco.


Quando lei sfogava la sua rabbia ero destinata a trovarmi in mezzo a un tiro incrociato di insulti. Allora mi tappavo le orecchie con le mani e piangendo li pregavo di smetterla: volevo disperatamente che facessero pace.

Zia Mad si era già trovata in situazioni simili.

Mi abbracciava e se ne stava lì, rannicchiata e rancorosa, le guance di porcellana chiazzate di rosso per l’ira trattenuta.

Poi interveniva con un tono di voce basso, distaccato, minaccioso e loro si zittivano, come bambini disubbidienti colti in fallo.

Una bottiglia di vino sanciva la temporanea tregua.





Ma non le riuscì di continuar per molto a bere vino rosso, cantare, fumare, sorridere a uomini straordinari ed essere innamorata della vita.

Morì di cancro poco prima del mio undicesimo compleanno.

Avrei voluto andare al suo funerale, ma non me lo permisero.

Amo ancora il vento; se chiudo gli occhi e ne ascolto la voce mi tornano alla mente la risata di zia Mad, le canzoni irlandesi, il profumo dei suoi capelli rossi, e le grida di gioia di una bimba tra le braccia dell’adorato padre.



Dedicato a Zia Med da zio Ot




... qui sul trespolo vicino alla mia poltrona ho una di quelle vecchie lampadecaleidoscopio dell'ottocento, par che si muova al ritmo delle fusa della gattina Lilith seduta a fianco , e sui riflessi gotici
delle vetrate la calligrafia di zia mad
appare con suono argenteo , una danza che parla dei suoi capelli rossi,
un fuoco sottile la voce che si rincorre

La materia ha una memoria che leggiamo come un libro.
Le pagine ci appaiono come sogni.




Immagine:
Immagine
81,83 KB


Ultima modifica di barionu il 18/12/2009, 02:12, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 09/01/2010, 12:37 
Vi propongo un notevole racconto in forma diario della nostra Donnacinzia [;)]


da

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=5058







Anno nuovo, impulso di una mezza giornata di scrivere, scrivere.
Non voglio un processo, voglio solo riuscire a capire prima di "andare oltre" come mai a me, come mai in così tanti modi diversi e come mai, a differenza di quello che ho letto sul forum io non ho mai avuto paura, terrore o altri sentimenti negativi. Se non mi lapidate prima, riuscirò anche a scrivere quello che ho visto dal 1990 ad oggi, forse.
Leggete con calma, in bocca al lupo!

La mia vita non è nella norma.

Realtà diverse a cui non ho mai minimamente pensato sino a quando nel 2006 ho iniziato a leggere proprio su Ufologia.net ed a capire che la mia vita, quello che io pensavo una vita come tante,( diciamo che ho sempre creduto fosse così), non lo è. Tutto è iniziato il 27 novembre del 2005, quando per un fatto quasi normale per me, senza saperlo, mi sono affacciata su un nuovo piano della conoscenza, che mi ha portato sino ad oggi, in una quotidianità senza confini, dove ogni giorno ti porta a nuove conoscenze, nuove ipotesi, nuovi dubbi, sempre più profondi, che ti fanno ipotizzare nuovi scenari, che mi aiutano sempre di più a capire i fatti della mia vita prima del 2005 e dopo, sino ad ieri.


Tutto inizia a fine novembre 2005.


Come quasi ogni domenica sera, vado a cena al circolo di Piana dei Monti, dove si mangia bene ad un costo contenuto; mancano dieci minuti alle ventidue quando posteggio l’auto in piazza del mio paese ed imbocco la mulattiera per tornare a casa.
Già mentre chiudo la portiera, sento il gallo della Martina che canta e quello della Rita di Breia che risponde, e quello dell’Arnalda che fa da eco e penso :” ma che strano che cantano i galli a quest’ora, non lo fanno mai..” e mi incammino verso casa.

A metà strada dalla piazza a casa mia , duecento metri in tutto, sento anche il mio gallo cantare e gli altri di prima che rispondono e così sino a quando apro la porta ed entro in casa.
Tolgo il cappotto e sento di nuovo il mio gallo cantare, allora presa da scrupolo penso :” … stà a vedere che non ho chiuso bene la porta della stalla e la volpe sta cercando di fottermi le galline”.

A passo lesto, esco sulla terrazza, mi affaccio accendendo la luce che punta proprio sulla porta della stalla e guardo con apprensione, ma la porta è bella chiusa e mi rassicuro. Faccio mezzo giro su me stessa a destra per rientrare e lo sguardo vaga sul panorama notturno, bellissimo, stellato e mai buio, la notte non è buia anche quando non c’è la luna. Beh, ritorniamo ai fatti, quando lo sguardo è arrivato quasi tutto a destra del panorama, mi accorgo che a mezza altezza appena al di sopra della cima degli alberi, c’è qualcosa di grosso con forma rotondeggiante, che si staglia nitidamente nel cielo stellato.

E’ fermo, silenzioso, con a metà, tante luci rosse che si rincorrono lampeggianti e che mi danno anche la sensazione che sono in un bordo che gira in senso orario (dalla mia visuale).
Guardo l’oggetto con serenità e penso :”..caxxo, un disco volante”.
Tutto in modo tranquillo, sereno, e me lo gusto per circa mezzo minuto, indecisa se entrare a prendere il binocolo o la macchina fotografica, ma per la paura di perderlo di vista rimango lì ad osservarlo con il sottofondo di tutti i galli ormai belli svegli e canterini.
Senza alcun rumore l’ufo, si abbassa di qualche metro, si rialza, si riabbassa, si rialza, si riabbassa e si rialza sparendo. Si proprio svanisce, non si allontana, ma svanisce.

Di colpo torna il silenzio invernale, i galli si sono zittiti, il cielo è sempre bello stellato; è ritornato il cielo di sempre, quello di casa con i profili delle montagne e degli alberi del bosco vicino.
Rientro in casa, con un senso di beatitudine, sono proprio contenta di aver visto l’ufo e decido che questa volta lo devo segnalare a qualcuno, non so bene a chi , ma so di doverlo segnalare.
Non è la prima volta che vedo oggetti ben definiti e non usuali, ed è proprio ora di dirlo a qualcuno.
Intanto ripenso a quello che ho visto, iniziando a valutare altezza, distanza e grandezza.

Mi è abbastanza facile, perchè proprio sulla destra, sotto all’oggetto, ho una staccionata di confine lunga intorno ai cento metri con dei bei punti di riferimento che ho memorizzato come una fotografia.
Io sono anni che fotografo mentalmente quello che sta intorno a me; sono abituata ad osservare tutto con un colpo d’occhio e valutare all’istante quello che vedo; allevando animali è il colpo d’occhio che ti aiuta a vedere subito se qualche animale ha un comportamento anche minimamente diverso dal solito, è quel colpo d’occhio che ti permette di non accorgerti dopo uno o due giorni, quando l’animale è a terra che c’è qualcosa che non gira giusto.

Quindi ripasso mentalmente quello che ho visto, mi fisso i punti e decido che l’indomani vado con la bindella di venti metri a misurare.
Risultato : l’ufo era a circa cinquanta metri da me, era sui 15 metri al di sopra dei faggi e castagni ed aveva un diametro intorno ai venti metri, il tutto misurato da albero ad albero dove stava sopra. A proposito sia i faggi che il castagno sono alti dai 18 ai venti metri, metro più metro meno.

Adesso che ho i riferimenti certi a chi lo dico, inizio a pensare mentre ritorno in casa, devo andare a pc e cercare un riferimento nazionale.
Cerco ufo e non ti dico quanto esce dalla ricerca, allora spulcio e trovo due o tre che mi garbano, ed alla fine scrivo un questionario del CUN con un bel racconto dettagliato.
Tutto questo in mattinata, poi ritorno a fare il mio lavoro con gli animali ed intanto penso a tutti quei riferimenti che ho trovato digitando ufo e decido che la sera inizio a cercare un sito che mi piace per leggere un po’ quello che dicono.

Alla fine approdo in Ufologia.net, inizio a leggere e poi mi iscrivo, e qui inizia un cammino che si allunga sempre di più, ma che mi ha fatto collegare tra loro tanti fatti diversi e simili, che mi sono successi sin dall’infanzia, e che io ritenevo normali, ma che ho imparato, non fanno parte della vita quotidiana di tutti come io ho sempre ritenuto.
Se riesco inizio a raccontare fatti piccoli e grandi che mi hanno accompagnato sin dall’infanzia ed arriverò ad oggi, quindi armatevi di pazienza e leggete un po’ alla volta.

Questi fatti li racconto obbiettivamente e poi inizio ad analizzarli con tutto quello che ho imparato negli anni, per dare un senso ed una mia interpretazione/risposta ai miei perché ed al fatto singolo, preso in considerazione.
A cappello di tutto, vi dico che io non ho mai avuto in nessun fatto a me successo, paura o sensazioni brutte, non mi ha mai toccato la paura, sia da piccola che da grande, ma magari altre sensazioni, come la rabbia o il disappunto, ma mai la paura, e per ogni resoconto, cercherò di esprimere anche le mie sensazioni.

Cerco di raccontare in senso cronologico, anche se alcune cose si intrecciano negli anni sino ad oggi, altre si sono verificate in periodi chiusi, cioè iniziati e finiti.



Il peloso marrone.
Ho otto o nove anni, non so con precisione.
Mi trovo a Lumellogno dalla mia nonna, nel periodo estivo, finito la scuola, mia mamma mi porta sempre lì, per me è villeggiatura e godo un mondo a stare in campagna, in mezzo agli animali, l’orto, le rane.
Porto le oche nel fosso, ci entro anch’io e sguazzo con loro, torno indietro e vado a rompere le scatole alle mamme coniglio, metto le mani dentro nelle tane lanose e tiro fuori uno ad uno i coniglietti e li conto, li bacio.

Nonna arriva, urla di lasciare stare i coniglietti, io li rimetto di corsa in tana e passo a rompere le scatole alle galline, gli corro dietro e cerco di accalappiarne una, per poi coccolarla e metterla in una cesta per portarla a spasso. Insomma le mie giornate passano così a divertirmi sempre con gli animali, essendo la cascina un po’ fuori dal paese, infatti la via è “ Case sparse “, e vicino niente bimbe o bimbi.

La sera si cena nella grande cucina e poi ci si lava con l’acqua della pompa (il lavandino arriverà qualche anno dopo), poi si salgono le scale esterne e si va a nanna, in un grande letto di legno, alto, con un enorme materasso di piume. Il mio gioco era salire in piedi sul legno laterale e tuffarmi dalla mia parte,(assolutamente non quella della nonna) e sprofondare con il materasso che mi si chiudeva sopra, coprendomi la faccia. Che bello ragazzi una vera libidine.

La mattina la nonna si alza alle quattro e mezza, per bagnare l’orto insieme al nonno, e poi pedalare sino al paese per andare a messa e comperare il pane ed altro. Io rimango a dormire nel lettone sino alle otto quando lei ritorna e mi sveglia per fare colazione. Ogni tanto mi alzo, quando sento che lei chiude il cancelletto e sono certa che è andata via, scendo di corsa le scale e vado dove i conigli e ne prendo uno di quelli un po’ grandicelli e me lo porto a letto.

Cerco sempre di riportarlo prima che torni nonna, ma come si sa, non si riesce mai a fare le cose di nascosto e prima o poi ti cuccano, infatti o perché rimango addormentata e quando arriva a svegliarmi mi trova con il coniglietto, o perché lo stronzetto salta giù e si nasconde sotto il comò, insomma mi ha cuccato due o tre volte, e dopo l’ultima sgridata ha deciso che quando si alza e scende in cucina, mi chiude a chiave in camera, in modo che io non possa uscire. Infatti tutte le mattine ormai sento “cru cru” in quella toppa grossa e non ho più via d’uscita. Questo per portarvi nel mio ambiente e farvi capire la bella atmosfera di vita campagnola.

Una mattina la nonna torna, mi fa alzare con i suoi modi rudi, senza tante smancerie, anche se mi vuole bene e subito vedo una faccia non benevola che mi guarda e dice “..come hai fatto a sporcarti la camicia da notte, non hai mica preso un coniglietto?” e poi “..no perché ti ho chiuso l’uscio..”; “ti sarai mica alzata stanotte mentre dormivo e sei andata giù?” ed io che di colpo ho capito tutto le dico “…sì sono uscita ieri sera un attimo ma non ho portato su il coniglio”.
Ed ecco cosa ho capito all’istante, che quello che ricordavo (già inconsapevolmente ha me sembrava non un sogno ma un fatto reale), era veramente un fatto reale, anche per il gusto che mi arrivava in bocca dallo stomaco.

Ecco il fatto.
Mi sveglio che intorno a me è notte, tipica notte estiva di giugno, serena e stellata, sono tra l’aia e l’orto, più precisamente a metà del cancello per andare nell’orto,sono in camicia da notte e sono tenuta dal di dietro, per la spalla destra da una mano (la sento) e mi giro con la testa verso la mia spalla sinistra dove c’è un’altra mano che cerca di tirarmi all’indietro ed io mi divincolo un po’ e vedo/sento chi mi sta tirando e dico a voce alta ( non con il pensiero, sono sicura, perché mi sono sentita con le orecchie) “..NO! NON VOGLIO” e morsico, proprio morsico, il dito di quella mano che mi teneva, e mi sento di colpo libera. Con il morso ho dovuto sputare, ed ho sputato un pezzo di dito.

Chi era dietro di me, era al massimo dieci centimetri più alto di me, era marrone scuro, non nero, era peloso, il pelo non era morbido, ma neanche ispido, era un pelo duro, non raso, ma neanche lungo; la mano aveva tre dita più un pollice, con le unghie tipo artiglio. Il dito che ho morsicato e tranciato era in corresponsione del nostro indice sinistro.
Per me non aveva vestiti, non ho visto le gambe,ma ho visto bene dal busto in su.

Il morso che ho dato, era si rabbioso, ma non ho fatto fatica a tranciare, quindi se c’era un osso non era duro come le nostre ossa, era per fare un esempio come quando nel pollame ci sono quelle cartilagini bianche che si sgranocchiano.
Lo schifo è stato nel gusto, il gusto, ancora adesso se apro il ricordo, è ben vivo nella mia mente.
Primo un gusto dolciastro, schifoso di carne bruciata e se posso abbinare un odore ad un gusto, il gusto dell’odore delle solfatare; non so spiegarmi meglio ma è questo il gusto che ho sentito per la prima ed unica volta sino ad oggi.

Per tre giorni ho ruttato questo gusto schifoso, e non ho mangiato, perché tutto quello che mangiavo prendeva quel gusto e mi veniva da vomitare.
Dopo tre giorni è passato tutto di colpo, benomale perché nonna iniziava a dire che mi avrebbe portato dal dottore perché non mangiavo.
Ribadisco, questo fatto a me anche se ero piccola, non ha provocato nessuna paura, ma mi ricordo la rabbia con cui mi sono rivoltata verso questo essere che mi voleva portare non so dove.

Non è più successo che io ricordi, ma dopo anni ho imparato leggendo Ufologia.net, che non a tutti è capitato di incontrare questo essere e che comunque ad altri nel mondo è capitato.
Non l’ho mai detto a nessuno, sino a pochi anni fa, quando ho iniziato a documentarmi un po’, leggendo qua e là, tutto dopo l’avvistamento del 2005.
Qui toccherò un periodo lungo che va dai sette ai diciassette anni, caratterizzato principalmente da questi fatti, anche se ce ne sono stati altri abbastanza insignificanti, ma in ogni caso non comuni alla maggior parte delle persone.

Le lingue straniere.
Un fatto che è durato qualche annetto.
Io abitavo con i miei genitori in un condominio a Novara, e non avevo la mia cameretta, quella ho iniziato ad averla a vent’anni, quando i miei hanno comperato l’appartamento a fianco e si sono ingranditi.
Dormivo quindi in sala, su un divano letto.

I miei dormivano nella loro camera che era proprio vicino alla sala.
Le porte sempre socchiuse, così la mamma poteva sentire se avevo bisogno o la chiamavo.
Premetto che queste cose me le ha raccontate poi mia madre, io di questo non ho mai avuto ricordo.

Mamma o papà si svegliavano perché sentivano parlare, non chiamare, ma parlare da me; la mamma arrivava, accendeva la luce, io aprivo gli occhi ma non mi svegliavo, così mi ha sempre detto, lei mi chiedeva “cosa c’è cinzia” ed io rispondevo “ niente niente”, lei si sedeva sul bordo del letto ed io ritornavo a parlare.
Parlavo abbastanza velocemente in una lingua che non era italiano, mia madre non ha mai saputo dirmi che lingua fosse, lei non conosce le lingue, in ogni caso non era sempre la stessa lingua.

Lei è sicura di questo perché cambiava l’intonazione, la parlata, diciamo che poi quando ero alle medie e studiavo sia il francese che il latino, lei mi diceva che il latino si avvicinava di più alle lingue che parlavo quando ero più piccola.
Io parlavo queste lingue, dico al plurale, perché mia madre è certa che spesso cambiavo parlata, a seconda delle sere.

Ma il fatto è che lei si sedeva lì accanto a me, e se mi faceva domande, io a lei rispondevo perfettamente in italiano e coerente alle domande che mi faceva, per poi ritornare a parlare in modo sciolto in un’altra lingua, come se parlassi con qualcuno. Non mi sono mai alzata, non ho mai sofferto di sonnambulismo, rimanevo sdraiata con gli occhi aperti e parlavo, dopo circa una ventina di minuti, chiudevo gli occhi e ritornavo a dormire, come se nulla fosse successo, lei spegneva la luce e ritornava a dormire.
Al mattino io non ricordavo assolutamente nulla.

Gli oggetti che spariscono-ritornano e le puzze ed i giochi con le miei amiche.

Non avendo la cameretta, avevo una bella scrivania, che ho tutt’ora dove abito, posta in camera da letto dei miei.
E’ un bel tavolino che era appartenuto alla mia bisnonna e che ti fa sentire a tuo agio quando lo usi.
Io studiavo su quel tavolino, ma dopo un po’ la lezione la sapevo, però non potevo alzarmi, perché mia madre era ferrea : “ studi tutti i pomeriggi sino alle sette la sera quando torna il papà, e fai la merenda alle quattro e mezza per mezz’ora”.
Non ho fatto il militare,ma penso che quasi ci siamo.

Alla fine io mi rompevo, non potevo alzarmi anche se avevo finito e non sapevo che fare.
Non potevo prendere un topolino da leggere, perché ogni tanto lei arrivava a vedere cosa facevo, ed allora ho avuto una bella pensata, io non faccio niente di fisico, ma posso giocare con la mente e così sono andata avanti anni, a “giocare” ed a divertirmi, sino a quando quello che io facevo come gioco nella mente ho capito che potevo farlo anche sugli oggetti reali che erano in casa e li sono successi guai grossi.

Adesso io faccio un sunto abbastanza veloce, ma diciamo che questo capitolo, non finisce qui , ma si intreccia anche con altre cose successe dai venti anni in su che racconterò più avanti.
Partiamo con ordine.
Inizio a giocare con la mente,ma non so che fare, allora mi invento di non pensare a niente e dopo un po’ di tempo ci riesco, non sentivo neanche più i rumori, ma se arrivava mia madre ero subito lì bella vigile e pronta, non so spiegarmi in altro modo.

Diciamo che dopo tre mesi bastava che pensassi al nulla, ed era subito fatto, all’inizio impiegavo anche più di un ora. Poi bastava solo l’intenzione e ci riuscivo. Imparato questo, cosa faccio adesso? Ma si, proviamo a pensare al gatto che sta alle mie spalle sul letto, e facciamolo saltare giù miagolando a più non posso. Anche qui, qualche mesetto e poi vai ci sono riuscita, ma non potevo sempre far miagolare il gatto perché arrivava mia madre a dirmi “ma che stai facendo alla Lulù, non studi?”.

Allora se riesco sul gatto proviamo su un oggetto, e vai anche lì ce la faccio. Ma poi dovevo verificare se anche altri vedevano quello che secondo me riuscivo a fare e li sono iniziati i guai, sino a quando ho capito, ma ci è voluto sino ai diciassette anni ed è stato un divertimento unico con le mie amiche.
Da questo momento, cioè da quando ho voluto verificare se anche altri vedevano quello che facevo, la situazione è mutata, perché con il senno del poi, alcune cose sono sicura che ero io a farle, perché sono andata avanti anni, altre invece non sono riuscita a dare una spiegazione oggettiva ed ancora adesso ho dei dubbi, diciamo che non ho risposte, più che dubbi.

Prima di continuare il racconto, vi dico subito con certezza cosa ho appurato.
So che io (quindi noi tutti ne abbiamo le potenzialità), se sono in un ambiente non troppo grosso diciamo sono arrivata a coprire stanze di 4,5 metri per 5 metri, posso fare quello che voglio sugli oggetti.
Questo l’ho fatto poi per gioco con due o tre amiche, ve lo spiegherò quando parlerò dei giochi con le amiche.

Uso mie parole, i miei termini, come riesco a spiegarmi, quindi non siate troppo fiscali nel soppesare le parole.
So che in un ambiente delle dimensioni dette sopra, riesco a coprire con una di calotta di energia lo spazio sopra ed intorno a me, ed all’interno di questa calotta si riesce a far fare agli oggetti quello che si vuole. Ma io riesco solo in questi spazi ristretti, non sono mai riuscita in spazi più ampi.

Siamo arrivati a questo punto, perché vi stavo raccontando che volevo verificare se quello che facevo in camera sugli oggetti, non era solo mia fantasia ma era reale e quindi più che provarlo con mia madre!!!!
Dovete tenere presente che queste cose, non sono passaggi di cinque minuti, ma almeno qualche giorno se non settimane.

Bene, il mio punto di arrivo era fare qualcosa ad un oggetto in presenza di mia madre, ma senza dirglielo. Studia e ristudia, ho trovato, la mattina quando facciamo colazione tutti insieme (io,mamma,papà), penso intensamente alla zuccheriera e cerco di farla spostare…
Bene dopo qualche mattina prova e riprova, di colpo tac cade il coperchio della zuccheriera di acciaio, cioè praticamente si scoperchia, ma loro non ci fanno caso, mia madre lascia giù il tazzone e rimette il coperchio. Mi ricordo che io ero mortificata, perché non hanno capito il fatto. Comunque io la mia prova l’ho ottenuta, e vado avanti a passare i pomeriggi a “studiare.”

Però da sola mi stufo, sempre le stesse cose, proviamo a vedere se c’è “qualcuno”, non so bene anch’io come dire, non seduta spiritica, ma semplicemente così generico se c’è qualcuno.
Passa un po’ di tempo, e come faccio a capire se c’è “qualcuno”, gli oggetti non mi fido sono io a spostarli, il gatto peggio, sono sempre io a farlo spaventare però si può provare a far sparire qualche oggetto, oppure a fare delle puzze, oppure “..quello che vuoi tu…” ma che non posso fare io.
Fatto questo patto con “qualcuno”, aspetto gli eventi.

Primo evento di una lunga serie quasi sempre uguale, tranne qualche piccola variazione.
Siamo la sera a cena e mia mamma chiede a mio papà “ ma Tarcisio, mi hai rotto una statuina degli angioletti che ci sono in sala? Non c’è più”, e lui “no, no” e guardano me; io subito “non ho rotto niente!”, e bella soddisfatta ho continuato a mangiare.
Così è per il mestolo, il macinacaffè elettrico,ed intanto la statuina è ritornata, però non c’è più una tovaglia e così via.

Qui però inizia quello che io non ho più saputo gestire :
primo, mia madre iniziava ad essere nervosetta senza saperlo ed io un po’ preoccupata
secondo, io giocavo ancora con i miei oggetti ma non mi piaceva più tanto stare sola in camera al pomeriggio, ogni tanto sentivo dei respiri e non era il gatto; ero solo infastidita ma non paurosa.
Poi arriva il giorno in cui inizia una puzza di fogna, proprio tipo canna del cesso rotta, in un angolo dell’anticamera; mia mamma subito a guardare se era l’appartamento di sopra, ma era impossibile, perché li in tutto il condominio c’erano solo anticamere, senza tubazioni di nessun genere in quel punto.

Quindi in casa, sul pianerottolo, gran parlare per due giorni e poi la puzza sparisce; io un po’ in apprensione ma niente di che.
Passano due, tre giorni, tac, la puzza si presenta in sala, veramente schifosa, allucinante. Altro gran parlare ed io zitta.
Dopo un po’ sparisce e si ripresenta nel cucinino, al che io mi faccio coraggio e dico a “qualcuno” di smettere di far puzza.
Quella sera sono iniziati, respiri tipo sospironi, il gatto che saltava via dal divano mentre guardavamo la televisione, mia madre o mio padre che ogni tanto si giravano all’improvviso perché sentivano qualcosa dietro.

Poi qualche giorno di tregua e poi ancora qualche oggetto, la puzza, i sospironi, e poi sembrava ogni tanto che se c’era una stanza al buio, ci fosse una lucina all’improvviso.
Mi rendo conto che non è semplice raccontare anni di vita, ma ci provo.
Nel frattempo, mentre succedeva tutto questo, io dico alle mie due amiche quello che stavo combinando da qualche annetto, specialmente che si potevano spostare gli oggetti, ed allora grande pensata.

Perché di domenica pomeriggio quando ci troviamo, non proviamo in tre ….?
E dai, allora domenica ci troviamo nel retrobottega di Martina (sua madre ha una lavanderia in via Frasconi a Novara), è abbastanza piccola la stanza e li possiamo giocare.
Ci sono volute tre domeniche, ma poi non ci siamo più distratte e ce l’abbiamo fatta. Quell’anno abbiamo giocato tutto l’inverno, sino a maggio, poi non potevamo sempre chiuderci nel retrobottega a giocare ….. a carte, il tempo iniziava ad essere bello ed i genitori volevano che noi andassimo in bicicletta.

In casa mia ogni tanto c’erano periodi di tregua e poi qualche ricaduta di fatterelli, ma nessuno mi aveva mai collegato a questi fatti.
Inizia l’estate, noi amiche vogliamo muovere gli oggetti ancora, ma la mamma di Martina non vuole più che andiamo in negozio ed allora, io, furbissima dico, troviamoci da me, stiamo nella mia sala e giochiamo.
Però, lì in casa c’è mia madre, e non possiamo fare il casotto che facevamo in negozio; pensa che ti ripensa facciamo finta di fare le sedute spiritiche, con il foglio con le lettere i numeri il si ed il no.
Mia madre non era molto d’accordo, ma noi le abbiamo detto ” mica ci credi, noi giochiamo e ci passa il tempo”.

Il foglio con le lettere era un alibi, noi non abbiamo mai fatto le sedute, giocavamo a spostare gli oggetti, solo che in casa mia c’erano quegli altri fatti, non legati al mio volere e non ci avevo pensato.
Passa un pò di tempo ed in casa succede di ogni, puzze a tutto andare anche in due o tre posti, una volta a livello pavimento, una volta a soffitto, dentro gli armadi, insomma uno schifo, in più oggettistica spostata o sparita.

Purtroppo avendo portato le mie amiche a casa, facendo finta di fare le sedute (mai fatte), mia madre un pomeriggio mi prende e mi dice che stanno succedendo troppe cose strane, che non devo più fare quelle cose e che comunque io avevo iniziato prima di fare venire Rita e Martina in casa, perché quelle cose strane era già qualche mese che succedevano come quelle puzze, e che l’indomani mattina sarebbe venuto il Vicario di S.Martino, il mio quartiere, a benedire la casa. Lei era andata a parlargli delle sedute e di quello che succedeva in casa, e lui, invece di dire sono caxxate, ha detto che la puzza che si spostava così per la casa era proprio un effetto e sarebbe bastata una benedizione ed una preghiera apposta e sarebbe cessato tutto.

E’ venuto, ha fatto quello che doveva con me e mia madre presenti, ha fatto la romanzina a me e se ne è andato nel giro di mezz’ora.
La sera strigliata di capo anche da parte di mio padre e basta.
Puzza, sospironi, oggetti spariti, lucine improvvise mai più sentite ne viste.

Io sono ritornata a muovere gli oggetti ma “qualcuno” non l’ho più chiamato per giocare.
Con il tempo mi sono stancata, ma qualche anno dopo per passare qualche ora ho ripreso il gioco, avevo già vent’anni, ho giocato per un mesetto e poi dopo grande lavata di capo ho chiuso definitivamente il capitolo. Lo racconterò più avanti.
Adesso devo inserire in questo periodo tra i diciassette ed i venti, anche l’inizio delle diciamo così, premonizioni, anche queste prese sempre come cosa normale, sempre in positivo e che diciamo sono continuate negli anni, non sono mai cessate.

Premonizioni di peso leggero e premonizioni molto pesanti, come valore, però non le ho mai comandate, venivano spontaneamente o niente, non era come per gli oggetti di prima.
Di peso leggero era quando indovinavo il voto delle interrogazioni dei miei compagni, però diciamo molto particolari come 6 --, oppure 6/7 -, oppure 0+, e questo a decine, senza mai sbagliare.
Pesanti quando mi veniva l’intuizione di una malattia, di una morte, di un incidente.

Non ho mai potuto comandare l’intuizione, ma però sono riuscita a non avere quelle negative, è come se avessi messo un coperchio, una porta, questo l’ho proprio voluto e non è più successo.


Dai vent’anni ai trentacinque, LORO quelli che ho saputo chi sono nel 2006.

Iniziamo in modo più leggero, anche se un po’ triste. Nell’anno della mia maturità muore nonno Camillo, e mia madre decide che la nonna non può vivere da sola in cascina, così vende Lumellogno, e compera l’appartamento contiguo al nostro. Nonna arriva a Novara ed io non dormo più in sala sul divano a letto ma in una bella camera spaziosa con mia nonna.

Ho già iniziato a lavorare, però, visto che vivo con i miei, uscire di sera non se ne parla, anche se ho il ragazzo che abita vicino a me, nella stessa via, al massimo io vado da lui un’oretta o lui viene da me , ma non più di tanto, solo al sabato si può uscire di più.
Quindi la sera bisogna andare a letto presto, perché l’indomani si lavora.
Nove e mezza a letto, ma che faccio non ho sonno; ma sì, quando ero più giovane giocavo al nulla, a spostare gli oggetti, proviamo se sono ancora capace. E’ veramente come andare in bicicletta, non si scorda mai, e dopo poche sere era come se non fosse passato il tempo,” che bello sono ritornata a casa! “.

Ma proviamo ad elaborare il gioco, pensa e pensa mi viene un’illuminazione, voglio far suonare le ringhiere del balcone. Si inizia a provare e in dieci minuti le ringhiere iniziano a suonare : tran tran trantran. Mi divertivo a cambiare il ritmo e l’intensità.
Domani sera ancora, adesso dormo, e così per tre sere di fila.
La mattina mi alzo per andare al lavoro, faccio colazione in cucina da mia madre e lei mi chiede “ma Cinzia, non senti dei rumori la sera? Il portinaio mi ha detto che ci sono dei ragazzi che fanno rumore, sembra che con dei bastoni picchiano i balconi”.
OPS!!!!

Dico di no e vado a lavorare, quella sera alle nove ero già in camera, dovevo provare e verificare, che bello sono suoni reali che anche gli altri sentono.!
Allora vediamo come fare, faccio suonare tutta la lunghezza del mio balcone e poi passo a quello della Ester, giro l’angolo e faccio anche quello della Iulita.

Detto fatto a tutto volume “tratratra …. “. E poi silenzio.
Mattina dopo, mia madre, hai sentito, mi hanno detto che ieri sera alle nove sono passati ancora, ma non li hanno visti.
Uao!!!!!
Porca miseria, era sabato e la sera uscivo con il ragazzo e gli amici, però…..
Tornata, passata la mezzanotte, la tentazione è stata forte e giù a suonare con allegria. Dopo tre minuti ascensore che si muove, il portinaio che alza la tapparella, il portone che sbatte, vocii vari e poi silenzio.

A colazione mia madre (l’intuito delle madri), mi guarda e fa “ma non è che stai facendo ancora quelle stupidate che facevi prima, perché la Rossi era sul balcone quando suonavano le ringhiere e lei dall’alto non ha visto nessuno, ha detto che non c’era proprio nessuno…”. Io ho fatto un sorrisino soddisfatto ed ho detto,no non ti preoccupare non succederà più. Non ho più fatto niente, ma non so spiegarmi come potevo riuscire a far suonare le ringhiere, per me era divertente, e non è detto che prima di invecchiare non riprovo, la tentazione, mentre scrivo, mi viene di riprovare.

Passa un po’ di tempo, io dormo sempre in camera con mia nonna ed una notte mi sveglio, ho la sensazione di essere osservata, spalanco bene gli occhi e non vedo niente,però dopo un attimo mi sembra di vedere degli occhi, solo la sagoma il contorno di occhi e non chiedetemi come ma so che sono femminili.
Sono tranquilla, non ho nessun timore, e dopo poco mi addormento.
Nell’arco di un mese succede tre volte e poi finito, più niente.

Passa il tempo, passano gli anni, costellati da piccoli episodi, per me nella normalità, ho capito dopo che non era la normalità.
Intorno ai venticinque anni inizia un periodo che per me è stato bellissimo, ancora oggi quando ci penso, mi sento invasa da amore, ma non fisico, proprio amore, tenerezza, ed è questo ricordo che mi ha spinto a scrivere, dovevo scrivere dopo che ho esternato a voce ad un’amica questo episodio proprio l’altro giorno.

Adesso so già, che molti che leggeranno inizieranno a fare le loro “Mast:::::ioni mentali”, ma sinceramente non mi tocca. Vi racconto i fatti, sperando che il racconto mi faccia riaffiorare i ricordi che non ho e non ho mai avuto, perché c’è un’ inizio ed una fine ma niente in mezzo, buio assoluto, e non mi capacito di questo.

Il tutto è durato intorno ai tre anni ed almeno quattro-cinque sere la settimana.
Non importa se quella sera uscivo con il ragazzo o no, non c’era un modo sempre uguale, capitava così, senza regole.
Premetto che quando succedeva sentivo mia nonna russare in modo indegno.

La prima volta mi sveglio con la sensazione che ci sia qualcuno, ma sempre serena, tranquilla, e qui è la prima volta che percepisco di venire tranquillizzata, non a parole ma so che è così.
Vicino a me c’è un bell’uomo, ma proprio bello alto, capelli mossi chiari, che mi guarda, percepisco amore, proprio amore non come per il mio fidanzato, diverso non so spiegarmi oltre.
Gli do sui trentacinque anni, ma poi non è così, perché in uno dei pochi ricordi che ho, prima che partisse, mi ha detto che lui non aveva età, e se proprio doveva averla io dovevo pensare che lui ne avesse più di mille per fare un paragone.

Ritorniamo alla prima volta, c’è questa specie di presentazione ma non verbale a percezione dove mi fa capire che sarebbe ritornato per molto tempo e non ricordo altro.
Tutte le volte che è ritornato, o stava lì in camera e mi spiegava, non ho ricordi non so cosa, oppure e questo invece ricordo molto bene, mi portava fuori; cioè io mi ritrovavo fuori con lui e più di una volta mi è sembrato di vedermi distesa nel letto mentre io ero fuori con lui.

Poi e questo sempre quando si usciva, mi portava sempre su un mezzo piccolo, tipo le ovovie di una volta, ma tutto trasparente, dove si stava in piedi, non seduti, e lui dalla sua parte aveva una piccola mensola tipo cruscotto con delle luci blu/violetto.
La maggior parte delle volte mi portava vicino, in un posto che anche di giorno potevo vedere a Novara e mi ricordo solo due volte mi ha portato su un mezzo molto più grosso e mi ha fatto vedere una specie di città molto costruita con grattacieli cose strane, ma io non ricordo altro.

A Novara invece mi portava in un posto fisico, dove attraverso un passaggio entravo in una stanza luminosa, chiara, con tipo scrivanie, terminali, dove c’erano altre persone, non molte sei o sette e tra cui sicuramente tre donne. Nessuno di loro mi ha mai parlato, anzi sembrava proprio che manco mi vedessero.

Di quasi tre anni non ricordo nulla, solo che arrivava e quasi sempre, poi una notte mi ha comunicato che dovevano partire e non ci saremmo più visti, mi si strugge ancora adesso il cuore, sono stata sommersa dalla disperazione solo allora, come per rincuorarmi mi ha detto che loro andavano lontano ma di non disperami che prima dei miei 55 anni sarebbe ritornato e ci saremmo rivisti; io a maggio 2010 ne compio 54 e vi dico che ho iniziato ad aspettare e forse per questo i ricordi si sono riaccesi.
Quella notte ho pianto tantissimo, tant’è che il mattino successivo non sono andata a lavorare perché avevo gli occhi gonfi e non stavo assolutamente bene, ma a mia madre ed al mio fidanzato non ho mai detto niente.

Passa il tempo, mi sposo ho la mia vita normale dove ogni tanto condivido con mio marito certe situazioni che lui ormai ha imparato a riconoscere ed accettare come normali e vivo tranquilla.
Una notte mi sveglio all’improvviso, apro gli occhi, non mi muovo, non posso muovermi solo gli occhi, sono arrabbiata, e vedo nettamente tre figurine basse, superano di poco l’altezza della maniglia, che si stanno allontanando dalla mia camera, sono in fila indiana, il primo ha le braccia lungo il corpo, il secondo porta le braccia in avanti all’altezza del petto con una piccola scatola tra le mani coperta da un velo (diciamo che so che sotto a quel velo c’è una scatola, è più giusto), ed il terzo come il primo chiude la fila.

Percepisco che si dicono “ …lo sapevamo che è forte “ o “ …l’ho detto che è forte”, non ricordo con esattezza, ma il senso era quello.
Le figure sono luminose, ma non di una luce che illumina, diciamo che è come quando spegni una di quelle lampadine a basso consumo, che al buio le vedi ancora per un po’.
E’ dal 2006 che ho capito chi sono loro, o gli altri ma non ho capito perché a me è successo tutto questo insieme di fatti o conoscenze, dalla mia infanzia ad oggi, e che ruolo ho io in tutto questo.
Ho avuto altri avvistamenti di oggetti i più importanti nel 1991 e 1994 ed è solo nel 2005 che ho segnalato l’ultimo grosso ed ho avuto anche altri fatti od incontri, ma meno significativi per me.

Ho scritto questo per cercare di fare capire e penso che sia difficile, che per me tutto questo è abbastanza normale, e quando leggo sul forum tutte quelle disquisizioni che vanno avanti pagine e pagine, di supposizioni di gente che non ha mai provato nulla o visto nulla per me è più anormale, perché non riesco a capire come una persona possa scrivere di cose che non ha mai provato o visto.
Ad esempio, ho sempre letto, e ci credo e me ne dispiace di persone terrorizzate o con paura o dolore, e non capisco perché io non ho mai provato questo, magari anche ad altriè successo ma non l’hnno mai scritto.

A me da più fastidio non capire tutto questo insieme, che averlo vissuto.
Qualcuno di voi mi conosce anche personalmente e sa che non sono una squilibrata, anzi forse ho troppo equilibrio e serenità a questo punto.
A voi, ma rileggete con calma, ho iniziato a scrivere oggi ed ho finito questa sera, è stato un impulso.









UFOFORUM RINGRAZIA DONNACINZIA !





[:262] [:262] [:262]


Ultima modifica di barionu il 09/01/2010, 12:54, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 09/01/2010, 20:35 
cari amici,
Cita:
Qualcuno di voi mi conosce anche personalmente e sa che non sono una squilibrata

oltre a me c' almeno un altro inquesto forum e posso confermare [;)]

cara cinzia,
Cita:
con paura o dolore, e non capisco perché io non ho mai provato questo, magari anche ad altriè successo ma non l’hnno mai scritto.


perchè posso prendre in mano un ragno senza timore, mentre alcun i muoiono di paura?

perchè un vicino di casa poteva maneggiare serpenti , comprese vipere,
ma moriva di paura vedendo dei... topi? [;)]
ciao
mauro



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MessaggioInviato: 02/08/2013, 00:05 


RIGELDIORIONE







Tempo fa scrissi dei brevi racconti di fantascienza in un altro forum a tema ufologico, quasi per scherzo. Questo è il primo che condivisi.
Spero sia un regalino gradito.

Fatemi sapere se incontra i vostri gusti, e non lesinate eventuali critiche! [;)]


Immagine


N O N - S I A M O - S O L I



Yan procedeva a passo rapido per le vie del paese.
La luce del primo pomeriggio,pareva avere l'orizzonte terso, di un azzurro intenso,a farle da contorno.
Poche minuscole nubi bianchissime,ne punteggiavano la volta.
Dei "morbidi batuffoli di cotone",che assumevano forme diverse,a secondo di cosa ci si volesse vedere.
Provò a giocare con la mente, mentre camminava.
Riconobbe un paio di visi,e quello che poteva sembrare un pesce.
Da ragazzino avrebbe sicuramente saputo far di meglio.
Un sorriso prese forma sul volto...
Allungò il passo.

I monti, tutto intorno alla vallata, sembravano un dipinto nel quale le pennellate di un Divino artefice non avevano affatto centellinato colori e sfumature.
La fresca aria primaverile, portava con se i profumi della natura.
Fragranza d'erbe da poco tagliate, il pungente odore di un falò di sterpaglie, le dolci note floreali che permeavano le narici di una gioiosa sensazione di pulito.

Amava molto la natura.
Ne era un rispettoso osservatore e un fine conoscitore.
Il fascino magnetico che le scienze in genere esercitavano su di lui, aveva la connotazione di una pura adorazione.
Una bramosia semplice e profonda, lo portava a passare intere notti su antichi e moderni testi.
Nuda e cruda sete di sapere.

A Yan, questa peculiarità caratteriale, aveva dato molte soddisfazioni.
Mentre s'avviava tra le strade sinuose dell'abitato, verso la dimora del suo mentore, ne ripercorse mentalmente le gloriose tappe.
Da quando, semplice studente di meccanica quantistica, ottenne un'insperata borsa di studio, fino alla prima laurea.
Ricordò i primi timidi esperimenti in laboratorio, sino ad arrivare ai premi ricevuti per la sua attività di astrofisico.
Dai sacrifici che la sua famiglia aveva fatto per pagare gli studi a "quel ragazzo sveglio", alla gioia di poter regalare loro una splendida casa, e quotidiane soddisfazioni.

Un sorriso radioso scaturì da questo girovagar di ricordi.
Riempì i suoi lineamenti di quella bellezza che solo un'espressione felice riesce a regalare.
-Non c'è davvero nulla di cui lamentarsi,vecchio mio...-

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


La casa del Professor Roy, era tra le ultime del paese.
L'estesa proprietà, comprendeva, oltre alla magnifica villa in stile Imperiale, anche un parco, un laghetto, e una piccola azienda agricola.
Dall'interno della proprietà stessa, partiva un sentiero.
In pochi chilometri di cammino, si raggiungeva uno sperone di roccia a picco sul mare.
Lo spettacolo che si riusciva a cogliere da quel punto d'osservazione, era pressochè unico.

Mentre i suoi sensi pregustavano l'eclissi che avrebbero osservato da li a poco, giunse davanti all'uscio.
Due colpi delle nocche sul centenario legno, e la porta si aprì.
Il software riconoscitivo, presente ormai in tutte le case del pianeta,ne autorizzo l'ingresso alla magione,semplicemente identificandone il dna, al contatto con la struttura della porta d'ingresso.

Il Professor Roy lo stava aspettando.
Elegante, nonostante il suo abito sobrio.
Veniva dalla sua carismatica figura, quell'eleganza.
Una figura capace di esprimere regalità, con la sola presenza.
A prescindere da cosa indossasse, l'aura di profonda saggezza che ne caratterizzava l'essere, era quasi palpabile.

-Benvenuto,ragazzo. Desideri rinfrescarti? Bere qualcosa?-

-No,professore. La ringrazio-

Un sorriso incorniciò il vecchio e saggio volto.

-Lo immaginavo. Non vedi l'ora di essere laggiù, vero!?-

Quasi come un bimbo colto con le mani nel vasetto della marmellata,Yan riuscì,timidamente,ad esprimere un solo monosillabo.

-Si...-

-Bene,andiamo allora.-

Girando il capo in direzione opposta,l'anziano professore lanciò un saluto. Al quale, dalla lontanaza di una delle ultime stanze del lungo corridoio, rispose una voce femminile.

-Buon divertimento,caro. E mi raccomando,copriti bene.-

Il professore scosse la testa.
Sul volto scarno,un ironico sorriso.
Negl'occhi, un'amore infinito.
Amore per quella voce leggera, di madre ed amante, che lo accompagnava nella vita da lunghissimi anni.

Si scosse da quel dolce pensiero.
Guardando Yan, quasi si scusò di quell'intuibile, intima "debolezza".
-Andiamo...l'eclisse non ci aspetta!-
Yan porse un braccio al suo mentore.
Dovette trattenersi da stringerlo a se.
Il suo cuore,invece,ne abbracciò tutta l'essenza.
Nessuno godeva della sua stima, quanto quell'anziano saggio che aveva ora accanto.

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.


Il sentiero scorreva veloce sotto i loro passi.
Nonostante l'età, il professor Roy era eccezionalmente in forma.
Qualche piccolo rallentamento, nei punti più impervi.
Per il resto, la lena era quella della lontana gioventù.

Dopo una curva, il sentiero smise di salire.
Un dosso alberato e, al di là, la magnificenza del mare.
L'immensa distesa d'acqua si eresse, nella sua possenza, su tutto il campo visivo.
Oramai erano in vista dello Sperone del Gallo, ma già da quel punto il panorama toglieva il fiato.
Le creste di roccia, erose alla base dalla violenza dei flutti, si stagliavano per quasi 500 metri a picco sull'oceano.

Presero posto su due massi,perfettamente posizionati a pochissimi metri dallo sperone roccioso,sedendosi comodamente sulla rotonda superficie levigata dai venti.
Il piccolo arcipelago,ad una decina di chilometri dalle coste, sembrava disegnare un cammino verso il calar del sole.
La stella si stava approssimando al suo tramonto, incrociando, nel frattempo il cammino della sagoma Lunare.
L'eclissi era ormai questione di minuti.

Yan estrasse dalla sacca, che aveva giudiziosamente ricontrollato mille volte, due visori.
Ne porse uno al professore.

Con la protezione ottica ben salda in grembo, l'anziano scienziato decise di colmare i minuti restanti.
-Yan...tu credi che veramente non siamo soli, in questo Cosmo?-
-Certo,professore. Ne abbiamo discusso varie volte...-

L'espressione negli occhi chiari dello scienziato Roy, si fece seria, ma, al tempo stesso, carica di grande entusiasmo.
-Non voglio girarci tanto intorno, mio caro Yan...
Ho trovato un segnale, ripetuto, distinguibile da giorni. E l'ho anche decifrato.
Una base binaria...semplicissima da comprendere.
-

Yan ebbe un sussulto. Per un brevissimo tempo, penso ad uno scherzo.
Il solo incrociare il saggio sguardo del suo Maestro, lo ricondusse alla realtà.
-Professore...vedo che è sicuro di ciò che dice. E non posso che chiederle di darmi un secondo per realizzare...-
Era visibilmente scosso. Il colorito improvvisamente pallido, riprese lentamente tono..
-Son sicuro di quel che dico,Yan. Il messaggio comincia con la frase: "saluti e pace a voi, che ricevete questo messaggio. Se lo state leggendo, ora sapete che non siete soli. Noi siamo gli abitanti di..."-
Yan si fece pallido. Una lacrima sfuggi, cadendogli sul dorso di una mano.
L'iniziale pallore lascio posto ad un sorriso luminosissimo, che gli dipinse il viso di pura felicità.


Il volto del professore si illumino della gioia di Yan.
Una fragorosa risata...
-Perdonami, giovane amico, forse avrei dovuto dirtelo dopo, ma non ho resistito alla tentazione di vederti guardare lo spettacolo che tanto ami, conscio di questa grande scoperta.
Ora...godiamoci l'eclisse, più tardi ti spiegherò tutto...
-

Mentre il disco lunare lasciava scoperta la sola corona solare, all'apice dell'eclisse, le emozioni di Yan erano impegnate in un esplosione di sentimenti e sognanti scenari futuri.
L'eclisse, pur tanto attesa, lo trovò spettatore assente.
Il suo pensiero era tutto alle parole del professore.

...Allora...è proprio vero. Non siamo soli...

Più girava intorno a questo concetto, e più si sentiva ebbro di gioia.

L'eclissi era ormai terminata.
Si alzarono dai massi dove avevano passato la loro ultima mezz'ora, e mossero nuovamente i loro passi verso la proprietà del professore.
I due scienziati, impegnati nella discesa piuttosto impegnativa, si scambiarono poche parole.

Ad un tratto una pietra sdrucciolò sotto un piede dell'anziano scienziato.
Yan vide la scena, impotente.
L'equilibrio mancò al professore per un solo attimo...
Ma bastò.
Stava cadendo nel dirupo...

.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.

Il piccolo dirupo alla sua sinistra era pericolosamente vicino.
Si rese conto che stava per caderci dentro.

Con una torsione, stupefacente per la sua età, flettè tutte e due le gambe ancora poggianti a terra.
Con le due braccia superiori si diede lo slancio, mentre le due inferiori si muovevano a coprire il ventre.
Cercò di spingersi, nei dieci metri di vuoto che aveva davanti e sotto di lui, provando a "direzionarsi" verso la macchia d'erba tra gli alberi.

La forza risultante, fu notevole.
Sette/otto metri più in là, atterrò esattamente dove aveva previsto.
Girandosi di schiena, mentre era in volo, fece in modo che l'esoscheletro proteggesse il delicato addome.
Aveva evitato abilmente di cadere sulle rocce appuntite sottostanti, con un'agilità unica, per un settecentotrentenne.

Si alzo in piedi, in tutti i 5 metri e 20 della sua stazza.
Si scrollò di dosso le foglie...
-Tranquillo,Yan...nulla di rotto.-
-Le do una mano a saltare fuori,Professore. Mi ha fatto prendere un bello spavento.-

La poderosa mano a ventosa di Yan, aiutò il professore ad uscire dal dirupo.
Una volta nuovamente sul sentiero, il Professore si rivolse al giovane.
-Hai visto che nonnetto arzillo? Tu, nei tuoi prestanti duecentocinquant'anni, non avresti certo saputo far di meglio!-
Un sorriso di scampato pericolo spuntò su tutte le tre bocche di Yan, Anche lo splendido occhio azzurro al centro del petto,sembrava sorridesse.
-Si professore, lei è davvero un nonnetto arzillo!-

Pochi minuti di strada, e sarebbero giunti al laboratorio.
Yan era di nuovo perso nei suoi pensieri.
La notte stava lentamente calando le proprie tenebre su quell'angolo di pianeta.
Si vedevano già in cielo le sagome delle tre lune minori visibili da quell'emisfero.

Il suo sguardo si perse tra le striature del gigante gassoso alto sullo zenith.
Un pensiero solcò veloce la sua mente:
-Chissa se sono davvero simili a noi?-
Una leggera brezza si sollevò.
Le scaglie gli tremarono.
-Chissà se respirano...come noi?-
L'aria fresca della sera,gli accarezzò il viso.

Ripensò alle parole del professore.

-Saluti e pace a voi, che ricevete questo messaggio. Se lo state leggendo, ora sapete che non siete soli. Noi siamo gli abitanti del pianeta Terra..."-

Inspirò una bella boccata di limpida ammoniaca a pieni polmoni,e segui l'anziano mentore all'interno del laboratorio.


-----------THE END-------------


DA :

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Ultima modifica di barionu il 02/08/2013, 00:07, modificato 1 volta in totale.


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Grazie Barionu. Sono sinceramente lusingato [:I]

Una valida motivazione per dedicare tempo anche in futuro a questa mia neonata passione.

Al prossimo raccontino, allora [;)]



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