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Astronave
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MessaggioInviato: 23/12/2009, 10:19 
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Hannah ha scritto:

Mio figlio che ora ha dieci anni, quando era molto ma molto piccolo, a stento parlava, un giorno mi fece questa domanda che mi lasciò muta: "Mamma ma noi siamo veri o siamo un sogno nella mente di Dio?" Aveva cominciato bene, purtroppo, ora guarda Spongebob e gioca a playstation, come tutti i comuni manipolati. [8)]



Meglio così Hannah...



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MessaggioInviato: 23/12/2009, 10:47 
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Mero ha scritto:

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Hannah ha scritto:

Mio figlio che ora ha dieci anni, quando era molto ma molto piccolo, a stento parlava, un giorno mi fece questa domanda che mi lasciò muta: "Mamma ma noi siamo veri o siamo un sogno nella mente di Dio?" Aveva cominciato bene, purtroppo, ora guarda Spongebob e gioca a playstation, come tutti i comuni manipolati. [8)]



Meglio così Hannah...


effettivamente, non si sa che cosa è meglio ma mi accorgo che i bambini sin da piccoli mostrano un profondità di pensiero che poi perdono, e che non può essere attribuita a discorsi sentiti. Io ad esempio, certe cose certe non gliele avevo dette. Ed anche altre sue rfilessioni facevano riflettere. Un girno vedendo un documetario sugli ornitorinchi, se ne uscì con questa frase: "mamma quando andrò da Dio gli chiederò: ma tu quando hai fatto gli ornitorinchi a chi pensavi? un poco pesce, un poco mammifero, un poco uccello...." Pensare che era iperattivo, non stava fermo un secondo poi all'improvviso rifletteva ed uscivano fuori queste cose...
Ricordo che c'era un film in cui i bambini prima di imparare a parlare conoscevano tante cose e poi ne avrebbero perso la memoria.


Ultima modifica di Hannah il 23/12/2009, 10:48, modificato 1 volta in totale.


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Blissenobiarella ha scritto:

L'estate di un paio di anni fa sognai una mia amica di infanzia. Ero molto contenta di sognarla, ci trovavamo in camera sua a chiacchierare quando d'improvviso entra sua madre. Osservo la donna con interesse: non era come la ricordavo, era invecchiata e questo mi aveva sorpreso...perchè non stavo sognando la madre della mia amica con l'aspetto che ricordavo e la vedevo come presumibilmente doveva apparire davvero in quel momento? Sprofondo in una serie di riflessioni sul tempo e sul sogno finchè ad un certo punto mi pongo una domanda sulla relazione che intercorre tra il tempo reale e il tempo onirico e quel punto il sogno che stavo facendo cambia...La mia amica diventa strana e comincia a parlarmi con una strana voce da bambina, anche la sua mente sembra regredire ad uno stadio infantile, sua madre mi guarda sorridendo e mi dice: "Sai, lei è una bambina che non è cresciuta mai, ma noi la amiamo esattamente così come è". Il sogno finisce così, mi sveglio e il mattino seguente vado a mare. Sono in acqua con i miei bambini quando mi si avvicina una donna sui 40-45 anni, io non la conosco ma lei sembra conoscere me, mi chiama per nome : "Ciao! tu sei la figlia di...". LA donna ha una voce familiare, dopo i primi minuti di conversazione mi accorgo che si tratta di una donna-bambina. Ripenso al sogno della notte appena passata e sono stupita, alla fine di una lunga chiacchierata lei mi dice: "Sai, mia madre dice che io sono una bambina che non è cresciuta mai, ma lei mi ama esattamente come sono"...
Chissà se a volte non sia davvero possibile uscire da questa realtà per guardarla dall'esterno...




Fino a quando non avremo la certezza di poterlo fare, siamo sempre al punto di cui dicevo prima....


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MessaggioInviato: 23/12/2009, 12:08 
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Mero ha scritto:

Ogni volta che danno matrix in Tv, il giorno dopo appare qualche topic a riguardo...
hahauahauhahua!


Perché Matrix suscita le paure delle persone inconsapevoli, che vivono convinte che il mondo sia reale, e non pensano invece alla problematicità di tutto ciò che esiste.
Un filosofo, addestrato a pensare a queste cose, sa sempre che il mondo che vive potrebbe essere un'illusione, o comunque frutto di fraintendimento.
Di fatto, alcuni filosofi, come me, vivono con la convinzione profonda che il mondo così come la gente lo concepisce è solo frutto di un fraintendimento, di un'interpretazione erronea.
La gente invece, presa dai problemi del quotidiano, non problematizza il quotidiano stesso, non ne esce mai se non con qualche sporadico volo di fantasia indotto da qualche film o dalla lettura di un libro.
Perciò capita che vedere Matrix, sui non-filosofi, faccia l'effetto che per un giorno, o due, si fanno una domanda che invece dovrebbero porsi tutti, sempre: ma quello che vivo è reale, o è un'illusione. E se sì, in che misura? Del tutto o solo certi aspetti?
Se la gente facesse questa operazione più spesso forse vivrebbe con più distacco i propri problemi, o li vedrebbe in modo più profondo e ampio, ma tant'è.... il compito di noi filosofi è quello di spingere la gente a fare riflessioni di un certo tipo tutti i giorni, e non solo quando guardano la televisione....


Ultima modifica di Enkidu il 23/12/2009, 12:09, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 23/12/2009, 12:16 
E' compiuto.

Da Matrix 3.

It is done nella versione in Inglese.

Non vi ricorda qualcosa ?


zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 23/12/2009, 12:17, modificato 1 volta in totale.


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Enkidu ha scritto:

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Blissenobiarella ha scritto:


Chissà se a volte non sia davvero possibile uscire da questa realtà per guardarla dall'esterno...




Fino a quando non avremo la certezza di poterlo fare, siamo sempre al punto di cui dicevo prima....


Purtroppo è proprio qui che incontriamo un ostacolo insormontabile: ciò che noi definiamo "certezze" sono sempre strettamente connesse ad un sistema di riferimento "oggettivo" che è quello della realtà che tutti condividiamo comunemente...ma se questa realtà è frutto di un fraintendimento percettivo e cognitivo, le certezze di cui pensiamo aver bisogno per dimostrare l'esistenza di questo "fraintendimento", non sarebbero a loro volta degli abbagli cognitivi? Come si esce da questo loop?



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MessaggioInviato: 23/12/2009, 18:46 
Cita:
barionu ha scritto:


E' compiuto.

Da Matrix 3.

It is done nella versione in Inglese.

Non vi ricorda qualcosa ?


zio ot [;)]


Ma Matrix è pieno di citazioni evangeliche e simbolismi cristiani! Per alcuni sarà pure una favola ma chi più, chi meno ci "azzuppano" un po' tutti, U2 compresi. È notizia pubblica recente che i loro testi sono pieni di citazioni bibliche.



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Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

Cita:
Enkidu ha scritto:

Cita:
Blissenobiarella ha scritto:


Chissà se a volte non sia davvero possibile uscire da questa realtà per guardarla dall'esterno...




Fino a quando non avremo la certezza di poterlo fare, siamo sempre al punto di cui dicevo prima....


Purtroppo è proprio qui che incontriamo un ostacolo insormontabile: ciò che noi definiamo "certezze" sono sempre strettamente connesse ad un sistema di riferimento "oggettivo" che è quello della realtà che tutti condividiamo comunemente...ma se questa realtà è frutto di un fraintendimento percettivo e cognitivo, le certezze di cui pensiamo aver bisogno per dimostrare l'esistenza di questo "fraintendimento", non sarebbero a loro volta degli abbagli cognitivi? Come si esce da questo loop?


Perché forse non è la realtà in cui viviamo ad essere frutto di un fraintendimento sensitivo e cognitivo.... è la nostra INTERPRETAZIONE di essa ad essere frutto di un fraintendimento.
Di conseguenza, la nostra coscienza, intesa nel senso di consapevolezza di esistere, coscienza dell'Essere, cioè, non fa parte di questo fraintendimento, ma semplicemente lo vive. Più o meno come quando ti accorgi che un miraggio è un miraggio: anche quando tu capisci che una cosa è un miraggio, continui a vederlo, ma semplicemente lo vedi in modo diverso, cioè come un miraggio, un gioco di immagini e non un fatto fisico. Sai che se ti avvicini, il miraggio svanirà.
Ora, il miraggio non smette di esistere, semplicemente sei tu che hai cambiato modo di interpretarlo.
Il miraggio è anch'esso un ente, un qualcosa che "è", ma non lo è nello stesso modo in cui lo è un oggetto fisico.
Anche l'illusione è una realtà, è una cosa, è un ente... è appunto una realtà illusoria, perchè tutto E'.
La Coscienza, in quanto necessariamente coscienza dell'Essere, può vivere nell'illusione, ma che l'Essere esista non è un'illusione, dato che anche le illusioni esistono anch'esse.
So che il discorso può sembrare arduo, ma è appunto così che si esce dall'impasse "cosa è reale e cosa no?". Col capire che una cosa, per il solo fatto che è, è in qualche modo reale.... si tratta di riconoscere poi il suo essere.
E' attraverso la Coscienza dell'Essere che si manifesta in tutti noi, che si può sperare di raggiungere la Verità, liberandosi dall'illusione.... se il ragionamento non ti convince, posso svilupparlo ulteriormente....


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MessaggioInviato: 24/12/2009, 12:25 
Il tuo pensiero non solo mi convince, ma lo condivido pienamente. Tuttavia non credo risolva definitivamente l'impasse che forse ho definito poco chiaramente e che provo a riformulare prima di proseguire nel ragionamento: noi consideriamo realtà l'espressione fenomenica di un "qualcosa" che siamo in grado di concepire unicamente attraverso l'acquisizione sensoriale e intellettuale, noi non vediamo mai "la realtà" ma una rappresentazione funzionale di essa che noi produciamo concordemente alla nostra comune natura di uomini. A volte qualcuno avverte che oltre alla rappresentazione comunemente accettata esistono altre possibilità di interpretazione che ampliano e modificano il concetto di realtà e che ci permettono di sbirciare a quel "qualcosa" attraverso una prospettiva differente, acquisendo nuovi dati...Spesso però capita che questi dati siano in apparente contraddizione con il senso comune e i nostri tentativi intellettuali di integrare i nuovi dati con quelli precedenti risultano fallimentari a questo punto noi ci troviamo costretti a operare una scelta interpretativa allo scopo di risolvere il conflitto percettivo. Questa scelta nel 90% dei casi si risolve a favore dell'interpretazione ordinaria della realtà per un motivo semplicissimo e quasi banale da menzionare: la dimensione dello straordinario appartiene solo al singolo ma i nostri criterio di realtà si basano quasi esclusivamente sulla condivisione comunitaria dell'esperienza, ossia noi consideriamo reale solo ciò che possiamo condividere. Ogni esperienza del singolo deve concordare con quella della totalità. E' come osservare tutto lo stesso oggetto dalla stessa angolazione...se tutti osservassimo lo stesso oggetto da angolature e prospettive differenti, probabilmente non saremmo in grado di riconoscerlo e di capire che stiamo guardando lo stesso oggetto, riferiremmo esperienze percettive differenti, non avremmo più la possibilità di confrontarci, di riconoscerci nell'esperienza percettiva dell'altro. Ma se nel momento in cui noi proviamo a sbirciare la realtà cambiando prospettiva perdiamo la possibilità di riferire e rapportare la nostra esperienza a quella comunitaria con la conseguenza di perdere anche la possibilità di utilizzare "un criterio di realtà"...Tu hai parlato di certezze, ma se accetti il ragionamento che ho esposto, una certezza si ha quando la totalità è in grado di riconoscere ciò che vede il singolo, lo straordinario deve diventare ordinario...noi tutti in massa dobbiamo spostarci per ottenere un nuovo punto di vista unitario , condivisibile ed esperibile come coscienza di massa....Ma a quel punto, avremo di nuovo una singola visione interpretativa della realtà che tutti riconosceremmo come unica realtà possibile...Tutto cambierebbe e tutto rimarrebbe esattamente uguale...questo è il loop che intendo e da cui mi chiedo come fare ad uscire...



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MessaggioInviato: 24/12/2009, 14:01 
Qualcuno ricorda il film "stati di allucinazione"?
In quel film il protagonista veniva estraniato dalla realtà oggettiva di cui si parlava e che a ben vedere è una sorta di gabbia; Attraverso una camera di deprivazione sensoriale e l'uso di droghe psicotrope, si faceva un "viaggetto" nella memoria genetica.
Ora, il mio prof di teorie della percezione, parlava spesso di questi espedienti, sottolineando sempre che non sono indispensabili, tra l'altro.
Ed inoltre esistono molti altri metodi, alcuni solo visivi, per alterare la percezione.
Il problema dell'oggettività dei nostri sensi però rimane, infatti vengono sempre definiti stati alterati di percezione. Anche se attualmente non dimostrabile a parere di molti (tra cui anche Freud) la memoria genetica è una realtà assodata.
Perché parlo di memoria genetica: apparentemente è off-topic con il contenuto della discussione, invece secondo me è proprio il nocciolo dell'argomento.
La moderna fisica quantistica postula che l'universo è ciò che è solo perché lo immaginiamo così.
Quindi saremmo noi ad imporgli la sua forma struttura ecc....
Ma noi il 90% di ciò che sappiamo lo ereditiamo dalle generazioni passate. Quindi camere di deprivazione a parte, oltre che dai nostri sensi e dagli inganni di questa società, quello su cui dovremmo veramente "scornarci" è proprio la nostra memoria, che contiene una mole di informazioni pregresse addirittura alla nostra nascita, e cercare di renderle accessibili.
Che ne pensate?
Ps. In merito all'argomento posso fornire copiosa bibliografia a chi interessato.



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MessaggioInviato: 26/12/2009, 19:58 
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Blissenobiarella ha scritto:

Il tuo pensiero non solo mi convince, ma lo condivido pienamente. Tuttavia non credo risolva definitivamente l'impasse che forse ho definito poco chiaramente e che provo a riformulare prima di proseguire nel ragionamento: noi consideriamo realtà l'espressione fenomenica di un "qualcosa" che siamo in grado di concepire unicamente attraverso l'acquisizione sensoriale e intellettuale, noi non vediamo mai "la realtà" ma una rappresentazione funzionale di essa che noi produciamo concordemente alla nostra comune natura di uomini. A volte qualcuno avverte che oltre alla rappresentazione comunemente accettata esistono altre possibilità di interpretazione che ampliano e modificano il concetto di realtà e che ci permettono di sbirciare a quel "qualcosa" attraverso una prospettiva differente, acquisendo nuovi dati...Spesso però capita che questi dati siano in apparente contraddizione con il senso comune e i nostri tentativi intellettuali di integrare i nuovi dati con quelli precedenti risultano fallimentari a questo punto noi ci troviamo costretti a operare una scelta interpretativa allo scopo di risolvere il conflitto percettivo. Questa scelta nel 90% dei casi si risolve a favore dell'interpretazione ordinaria della realtà per un motivo semplicissimo e quasi banale da menzionare: la dimensione dello straordinario appartiene solo al singolo ma i nostri criterio di realtà si basano quasi esclusivamente sulla condivisione comunitaria dell'esperienza, ossia noi consideriamo reale solo ciò che possiamo condividere. Ogni esperienza del singolo deve concordare con quella della totalità. E' come osservare tutto lo stesso oggetto dalla stessa angolazione...se tutti osservassimo lo stesso oggetto da angolature e prospettive differenti, probabilmente non saremmo in grado di riconoscerlo e di capire che stiamo guardando lo stesso oggetto, riferiremmo esperienze percettive differenti, non avremmo più la possibilità di confrontarci, di riconoscerci nell'esperienza percettiva dell'altro. Ma se nel momento in cui noi proviamo a sbirciare la realtà cambiando prospettiva perdiamo la possibilità di riferire e rapportare la nostra esperienza a quella comunitaria con la conseguenza di perdere anche la possibilità di utilizzare "un criterio di realtà"...Tu hai parlato di certezze, ma se accetti il ragionamento che ho esposto, una certezza si ha quando la totalità è in grado di riconoscere ciò che vede il singolo, lo straordinario deve diventare ordinario...noi tutti in massa dobbiamo spostarci per ottenere un nuovo punto di vista unitario , condivisibile ed esperibile come coscienza di massa....Ma a quel punto, avremo di nuovo una singola visione interpretativa della realtà che tutti riconosceremmo come unica realtà possibile...Tutto cambierebbe e tutto rimarrebbe esattamente uguale...questo è il loop che intendo e da cui mi chiedo come fare ad uscire...


Mi sembra di capire che la tua prospettiva è tendenzialmente kantiana.... la realtà che vediamo è solo realtà della nostra esperienza, e nella fattispecie esperienza condivisa collettivamente, mentre l'esperienza singola, essendo appunto singola, viene catalogata dall'esperienza collettiva come "soggettiva".
Ma chi ci assicura che l'esperienza collettiva sia più reale di quella singola? Niente e nessuno, anche perché, se noti, anche quella che chiami "esperienza collettiva" può essere parte della tua esperienza soggettiva.
Infatti, non c'è nessuna dimostrazione che tu faccia parte di una collettività, e che anche la cultura, la forma mentis a cui appartieni e tutte le persone che conosci non siano anch'esse parte del "miraggio".
Difatti da questa impasse, restando nel mondo dei fenomeni, non si esce.
Almeno, tramite la ragione, non è possibile uscirne. L'unica cosa che può dire la ragione, è indicare una possibile via di uscita, ma non è la ragione che può far girare la chiave nella serratura della porta.
La "chiave d'argento" non te la dà la ragione, anche se può dirti in quale mensola può essere stata dimenticata.
Di fatto, la ragione può indicarti appunto la Via dell'Essere pure e semplice che va aldilà del puro fenomeno, verso la riunione della Coscienza con l'Essere stesso, a cui appartiene.
In pratica, solo l'unione mistica della Coscienza con l'Essere può darti la visione di tutte le cose, farti uscire dalla tua solitudine, e farti vedere l'Uno-Tutto che nulla esclude da sé, e che quindi esclude qualsiasi dubbio o alternativa, in quanto nell'Infinito Essere non può essere escluso nulla, e non può essere trovato alcun limite. Affermare che le cose sono miraggi, significa in pratica dire semplicemente che hanno dei limiti, cioè che la loro realtà non è "piena", illimitata.
Ma se la Coscienza di esistere appartiene all'unità dell'Essere, è possibile allora che essa possa liberarsi dalla sua prospettiva limitata e singola, dalle sue interpretazioni, siano esse personali o collettive, e accedere a una prospettiva infinita, di cui essa è parte inconsapevole?
Per secoli i mistici hanno cercato questo, sia orientali che occidentali... forse noi ce lo siamo dimenticato e dobbiamo riscoprirlo....
Resto sempre aperto ad ulteriori chiarimenti e discussioni al riguardo....


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MessaggioInviato: 17/03/2012, 16:27 
Riapro la discussione perchè tempo fà ho visto questo film:



Questo film mi ha colpito, molto ma molto di più di "Matrix" o "Il tredicesimo piano", mi trasmetteva una strana sensazione di disagio mentre lo guardavo e alcuni giorni dopo averlo visto ho scoperto che si basa su un romanzo scritto nel 1954 da Philip Kindred Dick intitolato "Adjustment team"
Mi sono allora chiesto come avesse potuto uno scrittore di "fantascienza" (nel 1954...) possedere un tale incredibile livello di "fantasia", beh...oggi ho avuto la risposta, in una bacheca di facebook hanno linkato questo video, girato al festival della fantascienza di Metz nel 1977



...che dire...a questo punto ho trovato la lunga lista degli adattamenti cinematografici delle sue opere:

Adattamenti cinematografici

Il romanzo Il cacciatore di androidi è stato trasposto nel film Blade Runner (1982) di Ridley Scott.
Il film Atto di forza (Total Recall, 1990) di Paul Verhoeven è basato su un suo racconto, Ricordiamo per voi.
Il film francese Confessions d'un Barjo (1992) di Jérôme Boivin è basato su Confessioni di un artista di ********** (Confessions of a Crap Artist).
Il film Screamers - Urla dallo spazio (1995) è basato su un suo racconto: Modello Due (Second Variety)
Il film Impostor (del 2000 ma distribuito nel 2002) di Gary Fleder è basato su un suo racconto omonimo (in italiano Impostore), come peraltro una serie di telefilm degli anni sessanta. Esiste, di questo racconto, una versione italiana (L'impostore), prodotta dalla RAI nel 1981 per la serie Il fascino dell'insolito, in cui il ruolo di Spencer Olham, protagonista del racconto, era interpretato da Adalberto Maria Merli.
Il film Minority Report (2002) di Steven Spielberg è basato sul racconto Rapporto di minoranza.
Paycheck (2003), diretto da John Woo, è tratto dall'omonimo racconto (in italiano I labirinti della memoria) del 1953.
A Scanner Darkly - Un oscuro scrutare (2006) è l'adattamento cinematografico di Un oscuro scrutare, diretto da Richard Linklater (regista di Waking Life girato anch'esso con digital rotoscope).
Next (2007) è un film di Lee Tamahori tratto da Non saremo noi (The Golden Man).
La "composizione personale" di Dick Strange Memories of Death è stata adattata nell'omonimo cortometraggio da parte degli Yates House Studios, che non hanno però ottenuto i diritti per distribuirlo.[3]
I guardiani del destino (The Adjustment Bureau), diretto da George Nolfi, basato sul breve racconto Squadra riparazioni (Adjustment Team), scritto nel 1954.

Ispirazioni e riferimenti nel cinema

Alcune scene di Terminator (The Terminator, 1984), e l'idea della guerra futura dove androidi assassini cercano di intrufolarsi nei rifugi camuffandosi da esseri umani, rimandano in modo chiaro a Second Variety (Modello due, anche Screamers), nonostante non sia presente alcun riferimento nei titoli del film. L'altra grande opera che ha ispirato Terminator sembra essere stata il racconto di Harlan Ellison Soldier. Anche Ranxerox di Stefano Tamburini e Tanino Liberatore sembra essere stato fonte d'ispirazione per il film, almeno a detta di Liberatore.
La sceneggiatura di The Truman Show (1998) di Peter Weir è chiaramente ispirata al romanzo Tempo fuor di sesto, anche se Dick non viene mai citato nel film: sia nella pellicola che nel romanzo di Dick, il protagonista vive in una realtà fittizia - rappresentata da una tranquilla cittadina della California - di cui tutti, eccetto lui, sono consapevoli.
Il film eXistenZ (1999), di David Cronenberg, contiene un esplicito riferimento al racconto I giorni di Perky Pat e al romanzo Le tre stimmate di Palmer Eldritch: sul sacchetto del fast food da cui mangiano Jennifer Jason Leigh e Jude Law in una scena del film si legge infatti "Perky Pat". Alcune tematiche del film sono inoltre chiaramente ispirate a questo romanzo e all'opera dickiana in genere.
Waking Life (2001), diretto da Richard Linklater, è un film che riflette sulla sottile linea che separa lo stato di sonno e quello di veglia. Nell'ultima scena il regista stesso parla delle esperienze dickiane.
La trilogia di Matrix (1999-2003), dei fratelli Wachowski, tratta alcuni temi centrali nell'opera di Dick[4][5], tra i quali l'alienazione, l'esistenza di diversi piani di realtà, e la presenza di una entità superiore non umana (in Matrix, l'architetto) che controlla i destini umani. Tra i romanzi più vicini alla trilogia di Matrix si possono citare Valis, Ubik e La svastica sul sole.
Il concetto di "Viaggio nel Subconscio" e di "Architettura Onirica" su cui si basa il film Inception ricordano molto da vicino il romanzo Ubik, e anche i personaggi, ognuno con una particolare capacità di alterare la realtà, ricordano da vicino la squadra di Joe Chip.
Il film The Island appare ispirato al libro La penultima verità, con cui condivide buona parte della trama, con una parte di umanità schiava inconsapevole degli abitanti la superficie.

Altre ispirazioni dickiane sono rintracciabili in pellicole come Apri gli occhi, Dark City, Memento, L'esercito delle 12 scimmie, Il tredicesimo piano e altre ancora[6].
Fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Philip_K._Dick#Adattamenti_cinematografici

Cioè, TUTTI i film che mi hanno impressionato profondamente e che mi sono sempre chiesto dove avessero mai attinto per sceneggiarli...sono stati ispirati dai romanzi di fantascienza di questo uomo, e lui nel 1977 dichiarava il suo sospetto di percepire "una molteplicità di realtà parzialmente attualizzate, che si intersecano con quella che evidentemente è la più attualizzata, quella su cui la maggioranza di noi concorda."
E sopratutto gli si presentò realmente davanti una donna dai capelli scuri che, come era già accaduto in un precedente sogno, gli comunicò che "alcune mie opere di immaginazione erano, in senso letterale, vere."
Ne menziona sopratutto due, "La svastica sul sole" e un racconto del 1974 sugli Usa come stato di polizia intitolato "Scorrete lacrime disse il poliziotto"
Poi dice anche:
"Noi viviamo in una realtà programmata al computer"

Incredibile anche il sorrisetto ironico dell'attrice dal minuto 4.04 in poi...[8)]


Ultima modifica di Angel_ il 17/03/2012, 16:29, modificato 1 volta in totale.


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Ciao Angeldark...l'hai messo "Paycheck" con Ben Affleck. ?
http://en.wikipedia.org/wiki/Paycheck_%28film%29

Ah ecco..visto adesso...l'hai incluso.
Dick aveva molto a "cuore" il tema della memoria...

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Ultima modifica di MarcoFranceschini il 17/03/2012, 20:49, modificato 1 volta in totale.


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Hannah ha scritto:

Mio figlio che ora ha dieci anni, quando era molto ma molto piccolo, a stento parlava, un giorno mi fece questa domanda che mi lasciò muta: "Mamma ma noi siamo veri o siamo un sogno nella mente di Dio?" Aveva cominciato bene, purtroppo, ora guarda Spongebob e gioca a playstation, come tutti i comuni manipolati. [8)]



Meglio così Hannah...


effettivamente, non si sa che cosa è meglio ma mi accorgo che i bambini sin da piccoli mostrano un profondità di pensiero che poi perdono, e che non può essere attribuita a discorsi sentiti. Io ad esempio, certe cose certe non gliele avevo dette. Ed anche altre sue rfilessioni facevano riflettere. Un girno vedendo un documetario sugli ornitorinchi, se ne uscì con questa frase: "mamma quando andrò da Dio gli chiederò: ma tu quando hai fatto gli ornitorinchi a chi pensavi? un poco pesce, un poco mammifero, un poco uccello...." Pensare che era iperattivo, non stava fermo un secondo poi all'improvviso rifletteva ed uscivano fuori queste cose...
Ricordo che c'era un film in cui i bambini prima di imparare a parlare conoscevano tante cose e poi ne avrebbero perso la memoria.



Tuo figlio temo non si sbagliasse...
Siamo tutti un "sogno" della "singolarità" chiamata Dio.
E "Dio" non nutre sentimenti umani...non prova né l'amore tanto caro ad alcune religioni terrestri monoteiste né altro tipo di passione.
"Esso" contempla sé stesso come eccezione al resto del creato...
Sempre ovviamente che "Dio" esista...
Mi piace di più l'interpretazione di Bohm.
I bambini (non sarei però sicuro che né siano sempre stati dotati in ogni epoca...i bambini appartenenti alla nostra specie) da 0 a poco prima l'ingresso in quella che viene definita adolescenza possiedono connessioni sinaptiche che poi vengono soffocate e disabilitate con l'accumulo di esperienza...soprattutto dell'esperienza che la vita è cattiveria, male ecc.
Sai di cosa mi accorgo mentre svolazzo con le mie mtb ed incontro proprio dei bambini ?
I genitori molto spesso sono apatici, assorti nei loro pensieri che molto spesso si identificano con problemi da risolvere...
I bambini al seguito invece no....la mia aumentata self awareness si accorge dei loro sguardi su di me...notano qualche cosa che gli altri ignorano.
E sapessi quante volte mi capita...
Anche bambini molto piccoli...tre, quattro anni...
E sai che fanno ?
Quelli più piccoli nei passeggini...
Sono concentrati su di me ed ad un certo punto iniziano a sorridere...e non lo fanno per prendermi in giro come adulto potrebbe pensare.
Non escludo che riescano a permeare delle strutture connettive universali che poi vengono perse...qualche cosa di ancestrale che un tempo era presente in ogni essere vivente anche adulto.
Secondo me il programma di "abduzione" di umani prima o poi inizierà a campionare direttamente gestanti con modifica del DNA del nascituro...l'umanità attuale è geneticamente statica...salvo rari casi abbiamo raggiunto le massime capacità intellettive quanto a raziocinio.
Thanks.

Marco71.



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MessaggioInviato: 17/03/2012, 22:47 
Cita:
MarcoFranceschini ha scritto:

Ciao Angeldark...l'hai messo "Paycheck" con Ben Affleck. ?
http://en.wikipedia.org/wiki/Paycheck_%28film%29

Ah ecco..visto adesso...l'hai incluso.
Dick aveva molto a "cuore" il tema della memoria...

Marco71.

Paycheck è l'unico che mi manca da vedere, provvederò...
A proposito di memoria...hai visto "Memento"?




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