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Grigio
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 Oggetto del messaggio: “I Templari morirono per nascondere la Sindone”
MessaggioInviato: 24/02/2010, 19:41 
La notizia è clamorosa, ma suona anche un po’ come una beffa. I Templari, torturati e uccisi con l’accusa di eresia e idolatria, non adoravano un idolo pagano, ma la Sindone. Furono loro a tenerla nascosta per secoli e portarla in Europa.
La verità emerge dopo sette secoli dagli archivi segreti vaticani.

di LAURA SAVINI

Li arsero vivi. Gli vomitarono in faccia le vergogne della sodomia, l’infamia dell’eresia, la calunnia dell’idolatria. Li torturarono. Li annientarono. Poi li lasciarono bruciare davanti alla cattedrale di Notre Dame. Per una notte intera. La notte del 18 marzo 1314.
Loro rimasero statue di pietra. Eroici monoliti. Roccia che non si scalfisce. Urlarono dolore, e non abbassarono la testa. Morirono tra le fiamme e rigettarono tutte le accuse.
Con loro bruciò il mistero di tutti i tempi. Il più grande enigma della storia. Chi era quella divinità misteriosa che adoravano in gran segreto? Chi era in realtà Bafometto?

Sono trascorsi quasi settecento anni e la domanda delle domande non ha ancora una risposta. Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay se la sono portati nella tomba. L’hanno seppellita nello scrigno dei loro mille segreti. Sotto secoli di storia e di speculazioni. Di bugie e leggende. Sulla lapide del loro silenzio, oggi, c’è solo una croce e una scritta: Cavalieri del Tempio.

Chissà cosa avrebbero pensato tutti coloro che in qualche modo furono complici di quel complesso di accuse e cospirazioni che segnò la fine dell’Ordine se si fossero trovati di fronte alla verità che in questi giorni emerge proprio dagli archivi vaticani. Chissà quale sarebbe state la reazione del papa, di Filippo il Bello, di fronte ad una verità impossibile e sorprendente. L’idolo barbuto, la divinità “pagana” che i Cavalieri del Tempio avevano adorato e nascosto, altro non era che “il telo di lino”. Quello che noi, oggi, chiamiamo Sindone.

Un “idolo” chiamato Sindone
E’ questa l’ultima sconvolgente ipotesi sulla incredibile e triste storia di uno dei più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani e medievali.
I Templari adorarono un “idolo barbuto”. Ma non era Bafometto, come volevano gli inquisitori che li processarono. L’oggetto della loro venerazione era il lenzuolo funebre nel quale fu avvolto Gesù nel sepolcro.
Dopo la resurrezione il telo scomparve misteriosamente. Qualcuno dice che fu nascosto a causa delle persecuzioni e delle credenze giudaiche che ritenevano impuri gli oggetti venuti a contatto con un cadavere.
Riapparve solo a metà del XIV secolo. Nelle mani del cavaliere Goffredo di Charny e di sua moglie Giovanna di Vergy. Non si è mai saputo come i due ne fossero venuti in possesso.

Oggi due studiosi sono in grado di rispondere a quell’enigma.
La prima è una ricercatrice dell’Archivio segreto vaticano che da anni studia e scrive dei Templari. Si chiama Barbara Frale e sul mistero del Bafometto ci ha scritto un libro, “I templari e la sindone di Cristo”, che ha convinto molti.
Il secondo è un giornalista, Massimo Centini, che dalle colonne di “Storia in Rete” ha ricostruito tutto il percorso che ha portato il “sacro lenzuolo” in Europa.
I loro studi e le loro ricerche si intrecciano, si intersecano, si incastrano perfettamente. Grazie a loro, il mosaico di una storia antica, prende forma. Tutti i tasselli sembrano, finalmente, andare al loro posto.

Il “viaggio” del sacro lenzuolo
Come si è detto, dopo secoli di silenzio, la Sindone riappare in Francia intorno alla metà del 1300. E’ di proprietà della famiglia francese de Charny. Sarà un membro di questa casata che la cederà ai Savoia che poi la portarono definitivamente a Torino.
Prima di questo passaggio la reliquia viene “avvistata” in diverse località tra loro prive di legami apparenti. Fino a che un cavaliere crociato, Robert de Clary, presente alla presa di Costantinopoli, nel 1204, scrive nelle sue memorie di aver visto la Sindone nella chiesa di Santa Maria di Blacherne. Dopo il sacco di Costantinopoli non si avrà più alcuna notizia della telo di lino in quella città.
Oggi Centini sostiene che a portare la Sindone in Europa furono proprio i Cavalieri del Tempio. Geoffrey de Charnay, l’uomo che morì sul rogo insieme a Jacques de Molay, fu forse un antenato della famiglia di Lirey che possedeva la Sindone.
“I Templari – aggiunge la Frale – si procurarono la sindone per scongiurare il rischio che il loro ordine subisse la stessa contaminazione ereticale che stava affliggendo gran parte della società cristiana al loro tempo: era il miglior antidoto contro tutte le eresie”.
Chiusa in una teca speciale fatta apposta per lasciar vedere solo l’immagine del volto, e venerata in assoluto segreto in quanto la sua stessa esistenza all’interno dell’ordine era un fatto molto compromettente, il lenzuolo funebre fu rubato nel pieno del saccheggio di Costantinopoli che si consumò durante la quarta crociata. Nel 1204.
Poi cominciò il mistero. Il “gran segreto” per il quale i Cavalieri del Tempio morirono sul rogo. Una verità semplice e terribile che getta una nuova luce sull’Ordine più discusso e amato di tutti i tempi.

Oggi la Sindone è conservata nel Duomo di Torino. E la sua può ammirare solo in anni particolari. Le esposizioni pubbliche sono chiamate “ostensioni”. Le ultime sono state nel 1978, nel 1998 e nel 2000. Nella primavera 2010 sarà nuovamente possibile vederla dal vivo.

fonte http://www.gialli.it/i-templari-adorarono-la-sindone


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