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MessaggioInviato: 26/04/2010, 16:58 



IN SPECIFICO SUL CARBONIO 14



http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100976

http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=102072

http://www.massimopolidoro.com/blog/a-p ... ndone.html


SUL TESSUTO DELLA SINDONE


http://www.sindone.org/santa_sindone/sc ... ssuto.html

http://www.cicap.org/new/prodotto.php?id=3569


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MessaggioInviato: 27/04/2010, 11:25 
Sacra Sindone, secondo uno studio Usa
il volto è quello di Leonardo Da Vinci


La tesi di una specialista in grafica:
«Sembra che l’immagine sia proprio un autoritratto del maestro»


(1 Luglio 2009)

Immagine

Fonte:
http://www.altrainformazione.it/wp/la-s ... -da-vinci/


La Sacra Sindone (Ap)

LONDRA – Sulla Sindone di Torino potrebbe essere impresso il volto di Leonardo Da Vinci e non quello di Gesù. A sostenerlo è stata Lillian Schwartz, specialista in grafica della School of Visual Arts di New York, che presenterà la sua scoperta in un documentario che racconta che sarà trasmesso mercoledì su una rete televisiva britannica.

LA SCOPERTA – «Sospettavamo già che Leonardo Da Vinci avesse falsificato l’immagine di Cristo sulla sindone utilizzando tecniche fotografiche d’avanguardia. Ma dai nostri studi sembra che l’immagine sulla Sindone sia proprio un autoritratto del maestro italiano», ha detto al The Sun Schwartz, che nel passato aveva anche suggerito che Da Vinci avesse usato il suo volto come modello per dipingere la Monna Lisa. «Abbiamo utilizzato delle scansioni computerizzate e delle sostanze chimiche ad alta sensibilità alla luce, bombardandole con dei raggi solari», ha detto la Schwartz. «Il volto corrisponde con quello di Da Vinci», ha aggiunto. Lynn Picknett, studioso delle Sindone di Torino, ha detto che «la scoperta è sinistra, sconvolgente: la cosa più interessante che sia mai successa».

Link

http://www.corriere.it/cronache/09_lugl ... aabc.shtml



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 28/04/2010, 01:10 

Piccola Cronologia


http://www.homolaicus.com/nt/vangeli/sindone/storia.htm



Le Ostensioni della Sindone dal 1578


http://www.sanlorenzo.torino.it/ITA/tes ... nsioni.pdf


un mini assaggio del digitale

http://www.sindone.org/santa_sindone/ne ... itale.html

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Ultima modifica di barionu il 28/04/2010, 01:28, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 29/04/2010, 12:40 
UN TOPIC INTERESSANTE

http://forumtgmonline.futuregamer.it/sh ... p?t=201692



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MessaggioInviato: 02/05/2010, 12:44 
Notizia interessante:
http://tribunatreviso.gelocal.it/dettag ... ne/1967741



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MessaggioInviato: 03/05/2010, 13:17 
ALTRI FORUM SULLA SINDONE

http://forum.politicainrete.net/esoteri ... logia.html

http://www.trekportal.it/coelestis/show ... hp?t=28379


IL DIZIONARIO DELLA SINDONE SU GOOGLE LIBRI

http://books.google.it/books?id=PXrkR1W ... ey&f=false


IL MEDAGLIONE DI LIREY

http://torinopiemonte.blog.lastampa.it/ ... index.html


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Ipotesi e congetture sulla Sindone “fabbricata”



Il ritrovamento del medaglione di piombo nei pressi del Pont des Changes costituisce un punto fermo nella ricostruzione delle tappe del tragitto sindonico da Costantinopoli all’Occidente. Come illustrato nel precedente paragrafo, la lastra fornisce la dimostrazione probatoria dell’appartenenza della Sindone alla coppia degli Charny nell’arco temporale compreso tra il 1350 ed il 1356 che corrisponde precisamente alla durata del matrimonio tra Goffredo I di Charny e Jeanne de Vergy.

Il medaglione, con ogni probabilità un souvenir portato con sé e poi smarrito da qualche pellegrino reduce da Lirey, contribuisce a certificare la localizzazione francese della Sindone alla metà del Trecento confermando l’attendibilità delle testimonianze documentali che ne registrano la presenza presso la collegiata di Lirey, feudo dei Vergy e piccolo centro della Champagne a poca distanza dalla città di Troyes.

Il fatto che il lenzuolo funebre sia ricomparso a Lirey attorno al 1350 destituisce completamente di fondamento la tesi di chi, reputando la Sindone un falso medievale, ne identifica l’autore in Leonardo da Vinci, alimentando con il carburante della fantasia le illazioni e le congetture del filone romanzesco reso popolare dalla penna controversa di Dan Brown.

La Soprintendente ai Beni Artistici e Storici del Piemonte, Noemi Gabrielli, nel 1976 rinfoltì con la sua presa di posizione la schiera degli scettici dichiarando che la sagoma impressa sulla superficie del telo sindonico non sarebbe altro che una pittura eseguita tra l’ultimo scorcio del Quattrocento e gli albori del Cinquecento e asserendo che la tecnica applicata per delineare la figura corrisponderebbe a quella dello sfumato leonardesco.

L’ipotesi che riconduce la Sindone al talento artistico di un falsario medievale e, precisamente, alla poliedrica personalità di Leonardo è stata rielaborata in forma letteraria da Lynn Picknett e Clive Prince.

I due investigatori del mistero fanno risalire l’iniziativa a papa Innocenzo VIII, autore della bolla Summis Desiderantes contro la stregoneria, precisando che il pontefice avrebbe commissionato nel 1492 a Leonardo la realizzazione di una copia conforme della Sindone che sarebbe poi stata sostituita all’originale disperso o irrimediabilmente danneggiato a causa dell’incendio che colpì la cattedrale di Santo Stefano a Besançon nel 1349.

Altri congetturano, invece, che la sostituzione della copia leonardesca all’originale sarebbe stata architettata dopo che le fiamme divamparono all’interno della cappella ducale di Chambery, nella notte tra il 2 ed il 3 dicembre del 1532, intaccando in modo irreparabile il telo.

In effetti, l’incendio lambì la cassa reliquiario contenente la Sindone causando la fusione del materiale di rivestimento che, colando sul lenzuolo, provocò danni certamente estesi ma non di entità tale da impedirne la riparazione. Infatti, gli strappi determinati dalle bruciature furono prontamente ricuciti dall’opera riparatrice delle Clarisse di Chambery incaricate dal Duca.

L’ipotesi della sostituzione, indipendentemente dalla collocazione cronologica dopo l’incendio di Besançon o quello di Chambery, si fonda naturalmente sul presupposto che il telo sia stato distrutto dalle fiamme mentre la tesi che responsabilizza Innocenzo VIII, additandolo quale committente della Sindone falsificata da Leonardo, trova la propria ratio giustificatrice nell’idea che il Papa intendesse rinsaldare la fede cristiana,

compromessa dall’effetto destabilizzante delle pratiche magiche contro cui era indirizzata la Summis Desiderantes e dall’opera diabolica della predicazione ereticale, attraverso la valorizzazione delle reliquie promossa anche a costo di immettere sul mercato falsi clamorosi come quello sindonico.

La tesi dei due autori trova curiosa eco nelle accuse lanciate da Calvino, dalla sua sede ginevrina, all’indirizzo di Carlo III di Savoia detto il Buono, padre di Testa d’Fer, il quale avrebbe architettato una spregiudicata macchinazione per sostituire la Sindone, incenerita dalle fiamme che avvolsero la cappella ducale di Chambery nel dicembre 1532, con una copia fatta eseguire su commissione e talmente fedele all’originale da risultare inattaccabile anche dai più attenti osservatori.

Il Duca avrebbe escogitato questo escamotage per evitare che l’incendio privasse la dinastia, già indebolita dalla crisi istituzionale che attanagliava il Piemonte e dalle mire espansionistiche francesi, della forma di prestigio assicurata dal possesso e dall’esibizione della Sindone, a maggior ragione in un periodo storico nel quale i principati occidentali si mostravano particolarmente sensibili alla fascinazione del concetto di reliquia santificata dal contatto con Cristo o con i Santi.

L’accusa, completamente destituita di fondamento e, oltretutto, incoerente con il temperamento mite e trasparente di Carlo il Buono, incapace di tessere trame e ordire macchinazioni al solo scopo di trarre in inganno con trucchi da falsario i principi occidentali e l’intera Cristianità, era stata abbozzata da Calvino nel contesto delle lotte religiose cinquecentesche che vedevano i movimenti protestanti contrapporsi a quella forme di religiosità emotiva, alimentate dal culto delle reliquie, che sconfinavano nel terreno della superstizione configurandosi come pratiche equipollenti, quanto ad effetti, all’atteggiamento idolatrico di matrice pagana.

Onorare e riverire una reliquia, credendo che da essa promanassero effetti taumaturgici e apotropaici, implicava il rischio della riemersione di riti paganeggianti inconciliabili con la Fede razionale, depurata dagli orpelli emotivi e dalla “creduloneria” popolare, di cui si facevano portatori i calvinisti.

L’anelito di razionalizzazione della Fede, evidente nelle venature iconoclaste e cromoclaste di cui era intrisa la predicazione protestante e che conformava l’atteggiarsi esteriore dei riformati persino nella maniera di abbigliarsi che prediligeva le tinte scure evocanti l’umiltà e la morigeratezza nei costumi, non è estraneo anche ad una certa cultura cattolica che tentò, influenzata dall’egemonia positivistica di fine Ottocento, di attaccare la credenza nell’autenticità della Sindone attraverso gli scritti polemici del canonico Charles Lalore poi ripresi da Ulysse Chevalier.

I prelati basavano in larga misura le proprie argomentazioni critiche sull’interpretazione tendenziosa del memorandum redatto dal vescovo di Troyes Pierre d’Arcis che rendeva conto della controversia che oppose nella seconda metà del Trecento i canonici di Lirey, depositari della Sindone per conto di Goffredo II di Charny, allo scetticismo apertamente manifestato dal predecessore di Pierre d’Arcis sullo scranno episcopale della città francese, Henry de Poitiers, in merito alla vexata quaestio dell’autenticità sindonica.

La presa di posizione del vescovo, dettata più da contrasti interni all’organizzazione ecclesiastica e da attriti di natura finanziaria che non dal rispettabile desiderio di servire la verità, si fondava sui risultati della commissione d’inchiesta che sarebbe stata istituita da Henry de Poitiers con il proposito di fugare qualsiasi dubbio attorno all’autenticità della Sindone di Lirey.

La tesi del vescovo, contrario all’identificazione della Sindone di Lirey con il lenzuolo che avvolse il corpo di Cristo, poggiava sia sulla discutibile constatazione che l’impronta gloriosa di Gesù non potesse essere appena accennata come invece apparve agli occhi degli emissari del presule, che esaminarono superficialmente il telo sindonico, sia sulla confessione del misterioso artista che ammise di fronte alla commissione di averla falsificata.

Il punto è che il vescovo non visionò mai di persona la Sindone di Lirey, basò il proprio giudizio su semplici illazioni e, inoltre, non è stato rintracciato alcun documento prodotto dalla commissione che abbia registrato la confessione del falsario, senza tenere conto dei dissidi e dell’accesa conflittualità tra canonici di Lirey e curia episcopale, che compromettono la credibilità dei vescovi di Troyes, ingelositi dal continuo afflusso di pellegrini che accorrevano in massa a Lirey.


Il falso leonardesco, le visioni mistiche e l’ossuario di Giacomo


Tornando alla tesi leonardesca, occorre premettere che la sua attendibilità è irrimediabilmente incrinata dall’analisi cronologica dei fatti e, precisamente, dal raffronto tra la data di conio del medaglione in piombo restituito dalle acque della Senna, che attesta la localizzazione della Sindone torinese a Lirey tra il 1350 ed il 1356, e la data di nascita di Leonardo. Il fortuito ritrovamento rafforza la tesi favorevole all’identificazione della Sindone torinese con la reliquia esposta a Lirey a partire dal 1353 rendendo nel contempo del tutto inverosimile l’ipotesi che riconduce l’opera di falsificazione a Leonardo che vide la luce a Vinci nel 1452, cioè circa un centinaio d’anni più tardi rispetto ai fatti considerati.

L’incoerenza delle date è un fattore determinante nel destituire di fondamento la tesi del falso leonardesco ma concorrono a rafforzare il quadro probatorio anche altre tracce materiali, cioè dati di carattere fisico-chimico, raccolte grazie all’applicazione delle moderne metodologie scientifiche all’analisi del telo sindonico. La Sindone non può essere una pittura perché la figura martoriata che vi compare non mostra contorni e i segni che la compongono non sono direzionali come nella realizzazioni pittoriche.

Questa considerazione potrebbe avvalorare la tesi della Gabrielli che propende per lo sfumato leonardesco come tecnica esecutiva messa in atto dal falsario, il che spiegherebbe l’assenza dei contorni, ma dall’esame della Sindone non sono emerse tracce di colore in misura sufficiente da essere percepite dall’occhio umano, fatta eccezione per il superficiale ingiallimento dei fili che compongono il tessuto.

Contro la tesi che attribuisce alla Sindone i caratteri di una pittura è decisiva una considerazione di ordine anatomico: l’immagine sindonica mostra una riproduzione fedele e perfetta della conformazione della muscolatura facciale dalla quale dipende la motilità dell’espressione umana e l’aspetto fisiognomico.

Ebbene, le classificazione scientifica dei muscoli che disegnano i nostri lineamenti e che determinano le espressioni del volto è stata definita in tempi ben più recenti rispetto a quelli in cui operò il presunto falsario medievale, risalendo al Cinque-Seicento e anche oltre. Per vincere le obiezioni dei detrattori della tesi leonardesca, Picknett e Clive elaborarono una contro-replica, ai limiti dell’epopea fantascientifica, che tra l’altro teneva conto della fondamentale scoperta del fotografo piemontese Secondo Pia, il quale nel 1898 accertò con stupore che l’immagine fissata sul telo presenta la natura di un negativo fotografico, come se una fonte misteriosa di energia interiore sia esplosa

determinando la fissazione della sagoma sulla Sindone attraverso l’interazione con altri componenti chimici e secrezioni corporee delle quali si è rinvenuta traccia, quali il sangue che era stato intossicato dall’urea a causa dei colpi della flagellazione che fransero le reni di Gesù impedendo loro di funzionare correttamente e di filtrare.

La coppia, sfruttando per i propri fini la fama della genialità leonardesca, inventò la tesi che tratteggia Leonardo come un falsario precursore delle moderne tecniche fotografiche il quale, chiuso nella sua camera oscura ante-litteram e avvalendosi di sostanze quali albume d’uovo e sale di cromo, ricrea sul telo le caratteristiche tipiche del negativo fotografico traendo in inganno gli studiosi contemporanei.

Le ricerche condotte sul telo hanno rinvenuto tracce riconducibili a due cause scatenanti diverse: le macchie di sangue cadaverico, arterioso e venoso, che si formarono prima che comparisse la sagoma corporea, quando il cadavere deposto fu avvolto nel telo, e l’impronta umana che non presenta tracce di colore di entità tale da impressionare l’occhio e la cui produzione non è derivata dal contatto del corpo con la sindone monda.

Infatti, la figura umana appare come l’esito determinato da una irradiazione di energia di tale potenza da fissare l’immagine di Cristo sul telo. I credenti la identificano con l’esplosione di energia irraggiatasi in occasione della Resurrezione. La mistica Maria Valtorta, registrando la natura delle sue visioni nel memoriale “L’Evangelo come mi è stato rivelato”, messo all’indice dal Sant’Uffizio nel 1950, fornì alcuni dettagli che potrebbero essere illuminanti circa il procedimento di formazione dell’immagine.

Cristo, constatando il crescente condizionamento esercitato dal sapere scientifico sulla saldezza della Fede, avrebbe rivelato alla Valtorta come sia stata proprio l’intossicazione uremica, determinata dalla compromissione dei reni impossibilitati a filtrare il sangue dopo i colpi della flagellazione, a fornire il reagente chimico che, in concomitanza con l’esplosione di energia della Resurrezione, avrebbe contribuito a delineare e fissare l’immagine sul telo. La visione troverebbe conferma, secondo Baima Bollone, nelle recenti analisi che hanno rinvenuto tracce di intossicazione nel sangue.

L’interesse per l’autenticità della Sindone non si limita alla raccolta di tracce materiali e funzionali ma si estende anche alla valutazione della corrispondenza delle informazioni rilevate con la testimonianza dei Vangeli sinottici e dei testi apocrifi.

Nel 2002 causò clamore la notizia che rendeva di pubblico dominio l’esistenza di un ossuario in calcare, databile al periodo della prima occupazione romana della Giudea, tra il 20 a C. (conquista di Pomepo) ed il 70 d.C., sulla cui faccia esterna era riportata una scritta, incisa con un puntello acuminato, che recitava “Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”. Il pezzo apparteneva alla collezione privata di un ingegnere israeliano che ne sosteneva l’autenticità lasciando presagire risvolti traumatici che avrebbero potuto confermare la credibilità di certe dicerie mai comprovate, alle quali ha però ampiamente attinto il filone romanzesco che propone continuamente rivisitazioni dei Vangeli, che attribuiscono a Gesù un fratello di nome Giacomo.

Dalla lettura delle fonti emergono almeno due discepoli che portavano questo nome: il primo era fratello minore di Giovanni, figlio di Zebedeo, mentre il secondo sembra identificabile con il Giacomo d’Alfeo proclamato primo vescovo della comunità cristiana di Gerusalemme. Questi, cadendo vittima del clima discriminatorio anti-cristiano creatosi negli anni successivi alla morte del Messia, fu martirizzato nel 62 d.C., come narra Flavio, venendo gettato dalla sommità del Tempio e lapidato.

Occorre precisare che l’uso dell’ossuario, cioè di casse di calcare adoperate come raccoglitori di ossa, era conforme ai costumi funerari praticati dai Giudei in ossequio alle norme prescrittive del Deutoronomio e dei trattati disciplinanti le modalità di sepoltura che non furono mai contaminate dal contatto con la cultura romana.

Tali regole imponevano che il cadavere fosse deposto all’interno di loculi, realizzati all’interno di camere sepolcrali ricavate nella roccia, sino a che non si fosse completato il procedimento di colliquazione, ovverosia di degradazione delle parti molli. Terminato il processo, allo scopo di far posto ad altri morti, il loculo veniva liberato dalle ossa che venivano riposte all’interno di teche calcaree dette ossuari dopo essere state intinte in impiastri di oli profumati e colorati.

Appurata la corrispondenza dell’ossuario in questione alle usanze funerarie ebraiche del I secolo, occorre accertare l’autenticità della scritta che sembrerebbe identificare le ossa con i resti mortali di un tale Giacomo, presunto fratello di Gesù. L’ossuario è vuoto, quindi è impossibile praticare l’esame del DNA ai frammenti ossei.

Nel 2004 una commissione governativa israeliana fu incaricata di accertare la datazione dell’ossuario e di verificare l’autenticità della scritta. Gli esperti conclusero che l’ossuario risale effettivamente al I secolo d.C. mentre l’epigrafe formulata in aramaico, senza spazi tra una parola e l’altra, è stata aggiunta in un secondo tempo da un falsario che l’avrebbe riprodotta, antichizzandola tramite l’applicazione di una mistura di acqua e polvere che ricreasse la patina e attribuisse una parvenza di autenticità alla scritta.

Aldilà dell’esito delle analisi che hanno sconfessato l’ardita tesi del raccoglitore di antichità, i nomi Giuseppe, Gesù e Giacomo appaiono come i più diffusi nella Palestina del I secolo d.C., quindi è comunque probabile che sia esistito nel primo secolo dell’era cristiana un certo numero di persone rispondenti alla situazione parentale descritta sull’ossuario.



I risultati della ricerca scientifica: la polinologia e le monete di Pilato


Che la Sindone sia stata trasportata dall’Oriente in Occidente è comprovato dalle indagini del criminalista svizzero Max Frei il quale, negli anni Settanta, applicò la tecnica dello stripping al telo sindonico al fine di isolare le tipologie di pollini, cioè di frammenti vegetali riconducibili a determinate specie botaniche, rimaste intrappolate tra le maglie del tessuto.

L’esperimento si fondava sul presupposto che certe tipologie di pollini appartengono a specie botaniche diffuse soltanto in determinate aree del pianeta acquisendo il valore probatorio espresso dal termine tecnico di “indice botanico”. Laddove, inoltre, il polline sia stato prodotto da una specie localizzata esclusivamente entro i limiti territoriali di una regione circoscritta e non se ne trovi traccia alcuna aldilà dei suoi confini, tale dato è ricondotto alla categoria degli “indici botanici a distribuzione limitata”.

Dall’analisi sono stati individuati 58 tipi di polline, tra i quali ben 45 appartengono a specie botaniche che crescono, in questa particolare combinazione, soltanto nell’area circostante Gerusalemme. Due tipologie si riferiscono a piante tipiche delle steppe anatoliche dove sorge Edessa e una alla regione di Costantinopoli.

L’accuratezza del metodo di ricostruzione del tragitto sindonico tramite la rilevazione delle tipologie di pollini e l’identificazione delle specie botaniche diffuse nelle aree geografiche lambite dalla Sindone è comprovata dal fatto che sul telo sono state rinvenute tracce di pollini tipici del Piemonte risicolo, il che rappresenta l’orma botanica lasciata dalle ostensioni sindoniche che si tennero sul ponte levatoio del castello di Vercelli tra Quattrocento e Cinquecento.

E’ come se i pollini avessero impresso sul telo sindonico il tracciato percorso dalla Sindone durante le sue peregrinazioni. Anche la maggiore concentrazione quantitativa di pollini orientali rispetto a quelli occidentali riflette la vicenda storica della Sindone, rispecchiando la prassi invalsa in Oriente di esporre la reliquia alla venerazione dei fedeli, e dunque all’aria aperta, con frequenza ben superiore rispetto a quanto avveniva in Occidente, dove si scelse di tenere il lenzuolo riparato all’interno di teche e cassette reliquiario, esibendolo soltanto in circostanze particolari.

Le analisi hanno anche accertato la presenza di tracce funzionali che richiamano la forma di foglie e piante tipiche dell’area di Gerusalemme: non si tratta in questo caso di dati fisici o biologici ma di impronte lasciate da oggetti venuti a contatto con la Sindone che perpetuano la memoria di antiche ritualità funerarie correlate all’uso di foglie e fiori posati sul cadavere.

Altro risvolto dell’indagine sindonica è legato all’impronta delle monete romane che si delineerebbe in corrispondenza della palpebra destra e dell’arcata sopraccigliare sinistra. L’apposizione di monete sugli occhi del defunto è una pratica assai diffusa nelle culture pagane di matrice greca e latina perché connessa alla credenza che si dovesse attrezzare lo spirito del morto per la traversata dal mondo terreno al regno delle anime, dotandolo anche di una somma di denaro sufficiente a pagare il traghettatore Caronte incaricato di trasportare le anime aldilà dello Stige,


il fiume che separa il mondo dei vivi dagli inferi. La matrice greco-romana della pratica fa ritenere che sia stata introdotta in Giudea in età ellenistica e, soprattutto, a seguito della romanizzazione del territorio dopo la conquista di Pompeo. Il gesuita Francis Filas nel 1979 analizzò la forma e le figure impresse sulla prima delle monete scoperte, quella posata sull’occhio destro, identificandola con lo spicciolo maggiormente diffuso nella Giudea del tempo di Gesù, detto popolarmente leptòn, fatto coniare dal governatore Pilato.

Questi vi fece apporre l’immagine del lituo, il bastone usato dagli auguri, presumibilmente con intenti dileggiatori nei confronti dei Giudei costretti a maneggiare monete che riportavano segni grafici “impuri” in quanto tratti dalla simbologia pagana.

La moneta mostra anche la scritta “Anno 16 di Tiberio” che consente di datarla con precisione facendone risalire il conio al sedicesimo anno dall’ascesa di Tiberio al trono imperiale. Dato che Tiberio approdò al titolo di imperatore nel 14 è verosimile ritenere che la moneta sia stata coniata nel 29 o 30 d.C.. il che è del tutto coerente con la datazione della morte di Cristo.

L’identificazione dell’altra moneta, quella apposta secondo l’uso in corrispondenza dell’occhio sinistro, compete al merito di una commissione di studiosi torinesi che nel 1996 ne hanno fatto risalire la datazione al tempo di Pilato precisando nel contempo che si tratta di una tipologia diversa di leptòs. Infatti, la faccia visibile della moneta riporta la sagoma del simpulum, il recipiente adoperato nei sacrifici per versare il vino sull’ara.

Il nodo problematico sollevato dalla presenza delle monetine è determinato dalla constatazione che tale prassi risponde ad usanze romane che non furono mai adottate dai Giudei se non in casi estremamente circoscritti e motivati da particolari legami di parentela o dalla posizione di potere del defunto, legato a Roma.

Ciò premesso, è stato quindi ipotizzato che le impronte lasciate dalle monete attestino l’intervento di mani romane nelle cerimonie funebri che seguirono la morte di Gesù. E’ plausibile pensare a qualche soldato romano che, colpito dal carisma di Cristo e dalla sua predicazione, abbia inteso onorarne la memoria alla moda latina.

Le prove dell’autenticità della Sindone sono state raccolte grazie all’applicazione delle più moderne acquisizioni scientifiche e tecnologiche ma il bisogno di cercare continuamente riscontri non è proprio soltanto della nostra epoca. Le cronache riportano, infatti, di un episodio che non potrebbe essere interpretato correttamente se non ci si calasse nella mentalità del primo Cinquecento, ancora profondamente intrisa di superstizioni paganeggianti.

Era il maggio del 1502 quando la Sindone, esposta a Bourg-en-Bresse alla presenza di Filiberto II detto il Bello duca di Savoia e di altri notabili piemontesi e stranieri, fu sottoposta ad una prova di autenticazione che presentava i caratteri dell’ordalia cioè del giudizio divino di barbarica memoria. La mente di alcuni partecipanti, obnubilata dai fumi dell’alcool e dagli eccessi culinari, concepì un disegno che avrebbe potuto danneggiare seriamente la Sindone. Proposero di risolvere l’annosa questione relativa all’autenticità del lenzuolo affidando il responso all’esito di un esperimento pratico che avrebbe dovuto rivelare la volontà divina.

Si decise di sottoporre il telo sindonico ad una serie di prove di resistenza. Se l’immagine non avesse subito alterazioni e non fosse né scolorita né sbiadita, allora si sarebbe letto in quel risultato il responso di Dio che rivelava all’uomo l’autenticità della Sindone. In caso contrario, si sarebbe dovuto desumere che si trattava di una pittura.

La Sindone fu immersa all’interno di un pentolone ricolmo d’acqua e fatta bollire. Non soddisfatti della severità della prova, fu trasferita in un altro recipiente riempito con olio bollente. Al termine della procedura la si prelevò lasciandola asciugare al sole. L’immagine resistette e la Sindone superò la prova ma l’esperimento, condotto con criteri tutt’altro che scientifici, rischiò di danneggiare in modo permanente il telo sindonico.


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I documenti del 1389

http://sindone.weebly.com/documenti.html


Libri sulla Sindone in Italiano

http://www.libreriauniversitaria.it/c_a ... BKw&page=1



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Vi segnalo


http://www.cicap.org/new/prodotto.php?id=3569



La sindone svelata e i quaranta sudari


di G.Ciccone-Carmela Sturmann C.






Il testo è un erudito e autorevole studio storico, su fonti prevalentemente medievali.

Dopo una introduzione che inquadra in prospettiva critica gli argomenti trattati, la prima parte è dedicata a "I primi cento anni della Sindone" e fornisce una esauriente esposizione delle origini a Lirey e delle primitive vicende (circa 1350-1450) della celebre reliquia oggi a Torino. Fra l'altro, si trova qui la prima traduzione italiana del testo integrale dell'importante memorandum di Pierre d'Arcis (pp. 49-54).
Nella seconda parte, "Le altre sindoni", c'è una completa rassegna dei molti altri teli, in genere bianchi e senza figura, che nel corso dei secoli hanno avuto la dignità di reliquie sepolcrali di Gesù. Si trovano ricche notizie storiche, per esempio, sulla sindone di Besançon, sui sudari di Cadouin e di Carcassonne, sulla "Santa Cuffia" di Cahors. Per documentarsi, gli autori hanno anche compiuto viaggi sui luoghi di alcuni sudari.
Le successive tre parti del libro, coi titoli "Notizie sui santi sudari precedenti al XIV secolo", "Le immagini di Gesù prodotte miracolosamente", "Immagini con la figura intera di Gesù", trattano in prevalenza delle varie altre "vere" immagini del Cristo, le cosiddette "acheropite", e riportano molte citazioni da antichi testi, a volte poco noti, relative per esempio alla Veronica romana, all'immagine di Camulia, al Mandilio di Edessa.

Una bibliografia di circa 380 titoli chiude il volume.

L'opera è frutto di una accurata e impegnativa ricerca storiografica. Sarà utile, per chi è interessato agli argomenti, in quanto rende disponibili, riunite in un solo volume, molte notizie e citazioni da fonti originali che sarebbero altrimenti sparse o difficilmente reperibili.

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Livello bibliografico Monografia
Tipo di documento Testo a stampa

Autore Ciccone, Gaetano

Titolo La Sindone svelata e i quaranta sudari / Gaetano Ciccone & Carmela Sturmann Ciccone
Pubblicazione Livorno : Donnino, 2006
Descrizione fisica 205 p. : ill. ; 24 cm.
Collezione Indagini ; 2

Numeri ISBN - 88-89594-01-2

Nomi · Ciccone , Gaetano
· Sturmann Ciccone, Carmela


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Sentito ieri su History Channel.

La datazione al carbonio 14 della Sindone è stato falsato dal punto di prelievo del campione, dove sono state riscontrate tracce di cotone che lasciano pensare ad una ricostruzione delle parti danneggiate in epoca medioevale. Il cotone all' epoca di cristo non era conosciuto, ma veniva utilizzato nel 1200/1300 D.C.
Lo stesso studioso che in pompa magna aveva annunciato l' esito del carbonio 14 come prova che la sindone fosse un falso medioevale, si è dovuto ricredere dopo lo spunto fornitogli da una coppia americana che aveva autonomamente fatto ricerche sul telo scoprendo il rammendo. Non è stato chiarito se siano state fatte altre analisi su campioni non ricostruiti, ma a quanto pare c' è il veto momentaneo del Vaticano, purtroppo lo studioso malato di cancro, non ha potuto approfondire la ricerca. Speriamo possano farlo altri.

"Sulla Sindone forse ci siamo sbagliati". Lo ha detto alla Bbc inglese il direttore dei laboratori inglesi che nel 1988 effettuarono gli esami del carbonio14 e che decretarono che quel lenzuolo era un falso, un manufatto realizzato ad arte attorno al 1300. All'epoca quel responso scientifico fece assai scalpore, anche se in ambito cattolico erano stati in tanti a dubitarne: la datazione in epoca medioevale, infatti, escludeva che si trattasse del lenzuolo in cui fu conservato il corpo di Gesù di Nazareth deposto dalla croce. Ma il dietrofront dello scienziato britannico riapre tutta la questione. E adesso? Ci saranno nuovi esami? Difficile dirlo. Intanto nei giorni scorsi il lenzuolo è stato controllato da un'equipe di esperti per verificarne lo stato di conservazione: perfetto. La teca supertecnologica in cui è deposta la Sacra Sindone funziona a meraviglia e gestisce un sistema di aerazione interna ideale per un tessuto così delicato. La Sindone è stata anche fotografata da una società specializzata che realizzerà la più grande riproduzione al mondo, una gigantografia di 150metri quadrati che verrà esposta durante la quaresima sulla facciata del Duomo di Novara e poi in estate in Australia per le giornate mondiali della gioventù con Papa Benedetto XVI. L' icona della sofferenza del Cristo continua ad alimentare la fede e il mistero.



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Cita:
greenwarrior ha scritto:

Sentito ieri su History Channel.

La datazione al carbonio 14 della Sindone è stato falsato dal punto di prelievo del campione, dove sono state riscontrate tracce di cotone che lasciano pensare ad una ricostruzione delle parti danneggiate in epoca medioevale. Il cotone all' epoca di cristo non era conosciuto, ma veniva utilizzato nel 1200/1300 D.C.
Lo stesso studioso che in pompa magna aveva annunciato l' esito del carbonio 14 come prova che la sindone fosse un falso medioevale, si è dovuto ricredere dopo lo spunto fornitogli da una coppia americana che aveva autonomamente fatto ricerche sul telo scoprendo il rammendo. Non è stato chiarito se siano state fatte altre analisi su campioni non ricostruiti, ma a quanto pare c' è il veto momentaneo del Vaticano, purtroppo lo studioso malato di cancro, non ha potuto approfondire la ricerca. Speriamo possano farlo altri.

"Sulla Sindone forse ci siamo sbagliati". Lo ha detto alla Bbc inglese il direttore dei laboratori inglesi che nel 1988 effettuarono gli esami del carbonio14 e che decretarono che quel lenzuolo era un falso, un manufatto realizzato ad arte attorno al 1300. All'epoca quel responso scientifico fece assai scalpore, anche se in ambito cattolico erano stati in tanti a dubitarne: la datazione in epoca medioevale, infatti, escludeva che si trattasse del lenzuolo in cui fu conservato il corpo di Gesù di Nazareth deposto dalla croce. Ma il dietrofront dello scienziato britannico riapre tutta la questione. E adesso? Ci saranno nuovi esami? Difficile dirlo. Intanto nei giorni scorsi il lenzuolo è stato controllato da un'equipe di esperti per verificarne lo stato di conservazione: perfetto. La teca supertecnologica in cui è deposta la Sacra Sindone funziona a meraviglia e gestisce un sistema di aerazione interna ideale per un tessuto così delicato. La Sindone è stata anche fotografata da una società specializzata che realizzerà la più grande riproduzione al mondo, una gigantografia di 150metri quadrati che verrà esposta durante la quaresima sulla facciata del Duomo di Novara e poi in estate in Australia per le giornate mondiali della gioventù con Papa Benedetto XVI. L' icona della sofferenza del Cristo continua ad alimentare la fede e il mistero.




GREEN !!!! PORCA BOIA !!!!

Nelle pagine precedenti abbiamo già identificato, risolto e cestinato la bufala del falso comunicato della BBC

Anche se , come ben sapete , ho una pessima opinione ( eufemismo )
del Cicap , questo articolo chiarisce alla perfezione la questione del Carbonio 14

http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273769


E uno splendido articolo di Lombatti sulle modalità della crocifissione

http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273770



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Cita:
barionu ha scritto:



Sempre sulla storia del Carbonio 14

il servizio che fece Canale 5 Su " Ramsey : forse ci siamo sbagliati ! "

http://www.video.mediaset.it/video/tg5/ ... liati.html


dimostratosi una penosa bufala :

http://www.antoniolombatti.it/B/Blog01- ... 4C8A9.html


zio ot [;)]






DA PAGINA 1

Leggere con attenzione !!!



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MessaggioInviato: 22/05/2010, 00:02 
L' icona della sofferenza del Cristo continua ad alimentare la fede e il mistero.




L' Icona della sofferenza del Cristo è l' alibi che ha pemesso

alla Chiesa Romana Cattolica 2000 anni di torture, genocidi ,

e la distruzione di Gea.


E' ora di tirarlo giù dalla Croce , questo grande uomo ,

profeta, filosofo, poeta e rivoluzionario.










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L'argomento mi ha sempre interessato ed affascinato così come è accaduto a tantissime altre persone nel mondo.

Conosco l'opinione della Chiesa che possiamo riassumere in pochi punti.

La Sindone è un'icona e non una reliquia molto più importante per ciò che rappresenta che per quello che realmente è.

Anche l'attuale Cardinale di Torino, Severino Poletto, parla pubblicamente dell'uomo della Sindone e non di Gesù Cristo sottolineando come vi siano analogie impressionanti fra i racconti dei Vangeli e quello che oggi possiamo vedere, analizzare e studiare sul telo sindonico.

La datazione effettuata con i test del C14 fanno risalire il telo al periodo medievale ed i risultati vennero resi noti in conferenza stampa dall'allora Cardinale di Torino Anastasio Alberto Ballestrero.

Quindi possiamo affermare che la Chiesa è quantomeno "cauta" per non dire addirittura negazionista per quanto riguarda l'equazione "uomo della Sindone = Gesù Cristo".

Detto questo, passiamo agli studiosi, molti dei quali hanno speso una vita nelle loro ricerche e per i quali è stato persino coniato un neologismo: sindonologo.

Gli scienzati che si sono avvicendati negli studi sono credenti, atei, cristiani e non cristiani.
E con questo possiamo serenamente affermare di aver spazzato via ogni possibile sospetto di "faziosità religiosa" sui sindonologi.

Sulla prova del C14 molti affermano sia stato fatto un gran bel pastrocchio in merito alla metodologia utilizzata.
I campioni prelevati sono stati tagliati da un angolo del telo (non si poteva certo prelevarli dal centro... o forse sì, vista l'esiguità dei frammenti), e questo ha fatto nascere una querelle scientifica sulla possibile contaminazione dei campioni stessi.

Persino un non scienzato come me conosce il metodo del "cieco semplice" e del "doppio cieco" che NON è stato utilizzato in questo caso e, permettetemi la mia personale meraviglia nell'apprendere ciò.
Ma come? L'analisi non è stata forse affidata a fior di scienziati ed ai più seri ed affidabili laboratori?
E questi illustri signori toppano sul più elementare principio di veridicità scientifica?
Solo questo argomento meriterebbe una discussione approfondita.

Come ho già affermato in altre occasioni sono un credente ed un cristiano ma questo, al limite, mi permette di conoscere l'argomento Sindone ma non influenza il mio credere o non credere che in quel lino sia stato avvolto il corpo di Cristo come fosse un atto di fede.

Ammetto che mi piacerebbe se venisse provata l'autenticità ma il mio è solo un desiderio.

Di fatto, per me, resta un mistero. Un mistero studiato in passato e che continua ad essere studiato tuttora.

Forse la migliore definizione l'ha data Giovanni Paolo II quando ha parlato della Sindone come "sfida all'intelligenza dell'uomo".

Concludo dicendo che sono uno dei milioni di visitatori (qualcuno li definisce pellegrini), che è stato a Torino nell'occasione di questa ostensione.
Martedì 18 mi sono fatto oltre 500 km. in auto e una coda a piedi di circa un'ora e mezza per restare pochi minuti davanti alla Sindone.
Non chiedetemi perchè l'ho fatto... non saprei darvi un'unica risposta precisa.
Chiedetemi piuttosto se sono contento di averlo fatto... la mia risposta è inequivocabile... SI'.



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barionu ha scritto:

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greenwarrior ha scritto:

Sentito ieri su History Channel.

La datazione al carbonio 14 della Sindone è stato falsato dal punto di prelievo del campione, dove sono state riscontrate tracce di cotone che lasciano pensare ad una ricostruzione delle parti danneggiate in epoca medioevale. Il cotone all' epoca di cristo non era conosciuto, ma veniva utilizzato nel 1200/1300 D.C.
Lo stesso studioso che in pompa magna aveva annunciato l' esito del carbonio 14 come prova che la sindone fosse un falso medioevale, si è dovuto ricredere dopo lo spunto fornitogli da una coppia americana che aveva autonomamente fatto ricerche sul telo scoprendo il rammendo. Non è stato chiarito se siano state fatte altre analisi su campioni non ricostruiti, ma a quanto pare c' è il veto momentaneo del Vaticano, purtroppo lo studioso malato di cancro, non ha potuto approfondire la ricerca. Speriamo possano farlo altri.

"Sulla Sindone forse ci siamo sbagliati". Lo ha detto alla Bbc inglese il direttore dei laboratori inglesi che nel 1988 effettuarono gli esami del carbonio14 e che decretarono che quel lenzuolo era un falso, un manufatto realizzato ad arte attorno al 1300. All'epoca quel responso scientifico fece assai scalpore, anche se in ambito cattolico erano stati in tanti a dubitarne: la datazione in epoca medioevale, infatti, escludeva che si trattasse del lenzuolo in cui fu conservato il corpo di Gesù di Nazareth deposto dalla croce. Ma il dietrofront dello scienziato britannico riapre tutta la questione. E adesso? Ci saranno nuovi esami? Difficile dirlo. Intanto nei giorni scorsi il lenzuolo è stato controllato da un'equipe di esperti per verificarne lo stato di conservazione: perfetto. La teca supertecnologica in cui è deposta la Sacra Sindone funziona a meraviglia e gestisce un sistema di aerazione interna ideale per un tessuto così delicato. La Sindone è stata anche fotografata da una società specializzata che realizzerà la più grande riproduzione al mondo, una gigantografia di 150metri quadrati che verrà esposta durante la quaresima sulla facciata del Duomo di Novara e poi in estate in Australia per le giornate mondiali della gioventù con Papa Benedetto XVI. L' icona della sofferenza del Cristo continua ad alimentare la fede e il mistero.




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Nelle pagine precedenti abbiamo già identificato, risolto e cestinato la bufala del falso comunicato della BBC

Anche se , come ben sapete , ho una pessima opinione ( eufemismo )
del Cicap , questo articolo chiarisce alla perfezione la questione del Carbonio 14

http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273769


E uno splendido articolo di Lombatti sulle modalità della crocifissione

http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273770







[:I] [:I] [:I] Non ho letto tutto. Solo la prima parte è il sunto della trasmisione di History channel, il resto è un articolo trovato in rete.






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