Incomprensione...ZEN
Inviato: 04/07/2010, 13:24
Eccoci qua.
Siccome ogni promessa è debito, a grande richiesta propongo una storia Zen a proposito dell’incomprensione e/o del fraintendimento.
Le storie Zen mi piacciono molto e devo dire di averne lette parecchie…non sempre sono di facile comprensione. Mi è capitato di rileggerne alcune a distanza di molti anni e di averne colto un significato diverso o quantomeno più profondo..mi è capitato di rileggerne altre e dopo molti anni non aver capito affatto cosa intendono dire….ho i miei limiti.
Ma questa è, credo, l’unica a sfondo umoristico che mi sia mai capitata.
Adesso fate non meno di quattro respiri profondi, cercate di sgombrare il cervello da tutti i pensieri ( si può fare ) e immaginatevi di assistere di persona a questo racconto.
Siamo in Giappone……tanto tanto tempo fa…
Il dibattito zen
C’è un’antica tradizione in alcuni monasteri Zen del Giappone,secondo la quale se un monaco errante può vincere un dibattito sul Buddismo con uno dei monaci residenti, acquisisce il diritto di pernottare per una notte, altrimenti deve proseguire il suo cammino.
Vi era uno di questi monasteri tenuto da due fratelli; il più anziano era molto istruito, il più giovane era piuttosto stupido e in più orbo da un occhio.
Una sera un monaco errante capitò da quelle parti a chiedere ospitalità. Il fratello maggiore era molto stanco perché aveva passato tutto il giorno a studiare, perciò disse al più giovane che doveva essere lui ad affrontare il dibattito.
“Abbi cura che il vostro dialogo avvenga in silenzio” lo ammonì.
Alcune ore dopo il viandante si presentò al monaco più anziano dicendo:
“Vostro fratello è proprio un tipo straordinario. Ha vinto il dibattito in modo assolutamente geniale!
Così ora devo andarmene, non mi è possibile rimanere”.
“Prima di andarvene- disse il fratello più anziano-vorreste essere così gentile da raccontarmi com’è andato il dibattito?”.
“Beh- disse il viandante- per prima cosa io ho sollevato un dito per simboleggiare il Buddha.
Allora il vostro giovane fratello ha alzato due dita,che stavano a rappresentare il Buddha e il suo divino insegnamento. Così io ho alzato tre dita per indicare il Buddha, il suo divino insegnamento e i suoi discepoli.
A questo punto il vostro sagace fratello agitò il pugno chiuso davanti alla mia faccia, ad indicare che tutte queste tre cose provengono da un’unica realizzazione”.
E con queste parole il viandante partì.
Alcune ore più tardi, il giovane monaco comparve davanti al fratello con aria afflitta.
“Mi è parso di capire che hai vinto il dibattito” gli disse il fratello più anziano.
“Non ho vinto niente- rispose- quel viandante era proprio un villano”
“Toh! – esclamò l’altro- raccontami com’è andata…”
“Sai che ha fatto ?- proseguì il giovane- appena mi ha visto ha alzato un dito per insultarmi, per farmi notare che sono orbo di un occhio. Ma ho pensato che, poiché era un forestiero, era mio dovere comportarmi educatamente, così ho alzato due dita per congratularmi con lui che di occhi ne aveva due. A questo punto quello screanzato ha alzato tre dita. Per farmi capire che in due avevamo solo tre occhi. Così non ci ho visto più..sono diventato pazzo di rabbia e l’ho minacciato di spaccargli il muso con un pugno!”
L’anziano fratello rise.
Spero vi abbia divertito.
Ma soprattutto mi auguro vi aiuti a riflettere su quanto, a volte, sia facile equivocare...
Namaste.
( che non è una parolaccia, ma vuol dire “onore a te”..un tipico saluto buddista, indiano….giusto per non fraintendere. Hahaa..hahahh.)
Siccome ogni promessa è debito, a grande richiesta propongo una storia Zen a proposito dell’incomprensione e/o del fraintendimento.
Le storie Zen mi piacciono molto e devo dire di averne lette parecchie…non sempre sono di facile comprensione. Mi è capitato di rileggerne alcune a distanza di molti anni e di averne colto un significato diverso o quantomeno più profondo..mi è capitato di rileggerne altre e dopo molti anni non aver capito affatto cosa intendono dire….ho i miei limiti.
Ma questa è, credo, l’unica a sfondo umoristico che mi sia mai capitata.
Adesso fate non meno di quattro respiri profondi, cercate di sgombrare il cervello da tutti i pensieri ( si può fare ) e immaginatevi di assistere di persona a questo racconto.
Siamo in Giappone……tanto tanto tempo fa…
Il dibattito zen
C’è un’antica tradizione in alcuni monasteri Zen del Giappone,secondo la quale se un monaco errante può vincere un dibattito sul Buddismo con uno dei monaci residenti, acquisisce il diritto di pernottare per una notte, altrimenti deve proseguire il suo cammino.
Vi era uno di questi monasteri tenuto da due fratelli; il più anziano era molto istruito, il più giovane era piuttosto stupido e in più orbo da un occhio.
Una sera un monaco errante capitò da quelle parti a chiedere ospitalità. Il fratello maggiore era molto stanco perché aveva passato tutto il giorno a studiare, perciò disse al più giovane che doveva essere lui ad affrontare il dibattito.
“Abbi cura che il vostro dialogo avvenga in silenzio” lo ammonì.
Alcune ore dopo il viandante si presentò al monaco più anziano dicendo:
“Vostro fratello è proprio un tipo straordinario. Ha vinto il dibattito in modo assolutamente geniale!
Così ora devo andarmene, non mi è possibile rimanere”.
“Prima di andarvene- disse il fratello più anziano-vorreste essere così gentile da raccontarmi com’è andato il dibattito?”.
“Beh- disse il viandante- per prima cosa io ho sollevato un dito per simboleggiare il Buddha.
Allora il vostro giovane fratello ha alzato due dita,che stavano a rappresentare il Buddha e il suo divino insegnamento. Così io ho alzato tre dita per indicare il Buddha, il suo divino insegnamento e i suoi discepoli.
A questo punto il vostro sagace fratello agitò il pugno chiuso davanti alla mia faccia, ad indicare che tutte queste tre cose provengono da un’unica realizzazione”.
E con queste parole il viandante partì.
Alcune ore più tardi, il giovane monaco comparve davanti al fratello con aria afflitta.
“Mi è parso di capire che hai vinto il dibattito” gli disse il fratello più anziano.
“Non ho vinto niente- rispose- quel viandante era proprio un villano”
“Toh! – esclamò l’altro- raccontami com’è andata…”
“Sai che ha fatto ?- proseguì il giovane- appena mi ha visto ha alzato un dito per insultarmi, per farmi notare che sono orbo di un occhio. Ma ho pensato che, poiché era un forestiero, era mio dovere comportarmi educatamente, così ho alzato due dita per congratularmi con lui che di occhi ne aveva due. A questo punto quello screanzato ha alzato tre dita. Per farmi capire che in due avevamo solo tre occhi. Così non ci ho visto più..sono diventato pazzo di rabbia e l’ho minacciato di spaccargli il muso con un pugno!”
L’anziano fratello rise.
Spero vi abbia divertito.
Ma soprattutto mi auguro vi aiuti a riflettere su quanto, a volte, sia facile equivocare...
Namaste.
( che non è una parolaccia, ma vuol dire “onore a te”..un tipico saluto buddista, indiano….giusto per non fraintendere. Hahaa..hahahh.)