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Astronave
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MessaggioInviato: 14/01/2015, 16:47 
a me sembra la storia di quei matti che si danno ragione da soli e contro i quali è inutile discutere
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Bastion ha scritto:

LA MEDITAZIONE COME ADDESTRAMENTO ALLA MORTE

Se una persona progredisce abbastanza bene nella meditazione, qualunque sia l’approccio prescelto, arriverà al punto in cui sarà stato così esaustivamente “testimone” del processo del trascendere mente e corpo, che alla fine assisterà alla morte dell’ego, risvegliandosi come anima sottile o anche come spirito. E questo è di fatto vissuto come una morte. Nello Zen è chiamata la “Grande Morte”. E’ un’esperienza che può essere abbastanza facile, una trascendenza relativamente tranquilla del dualismo soggetto/oggetto, oppure, poiché si tratta di una sorta di vera morte, può anche essere terrificante. Ma sia che il processo avvenga con leggerezza o drammaticamente, lentamente o velocemente, il sentimento di essere un essere separato muore, si dissolve, e ci si trova con un’identità che di fatto precede l’identità ordinaria ed è più elevata, un’identità con lo spirito universale e come spirito universale.

Immagine

Ma la meditazione può essere anche un addestramento preparatorio alla morte effettiva del corpo. Alcuni sistemi meditativi (in particolare quelli Sikh e quelli Tantrici indù e buddhisti), contengono infatti specifiche meditazioni che simulano o inducono, avvicinandosi molto alla realtà, i vari stadi del processo del morire, come l’interruzione del respiro, il corpo che diventa freddo, il cuore che rallenta e a volte si ferma, ecc. In questo modo la morte fisica reale non è più una grande sorpresa, perdendo anche molto della drammaticità che la caratterizza.

Lo scopo di tale meditazione è quella di divenire capaci di riconoscere lo spirito, così quando corpo, mente, e anima si dissolveranno durante il processo del morire effettivo, si riconoscerà lo spirito, invece di fuggire e finire di nuovo nell’illusione della separazione; oppure si sarà in grado, se si sceglie di rientrare in un corpo, di farlo deliberatamente, cioè come un “bodhisattva” (dal sanscrito: letteralmente significa Essere: sattva, illuminazione: bodhi).

Queste meditazioni che simulano la morte, non mettono in pericolo la vita del praticante: il corpo non muore veramente, e neppure attraversa gli stadi veri e propri della morte. Piuttosto è come quando si trattiene il respiro per vedere che cosa succede in quella circostanza. Non si smette di respirare per sempre. Tuttavia, alcuni degli stati indotti da queste meditazioni sono potenti imitazioni del fatto reale. Il battito del cuore, per esempio, può veramente fermarsi per un lungo periodo, e così il respiro. In questi casi, il praticante sta “simulando” la morte, ma nel farlo realmente – anche se temporaneamente – dissolve le stesse energie che si dissolvono nella morte reale. Si tratta, quindi, di una imitazione della vera morte.

Come si relazionano le energie descritte nel Tantra con la meditazione? L’idea centrale del Tantra – in ambito indù, buddhista, gnostico, sikh – è che ogni stato mentale, ogni stato di coscienza, in altri termini, ogni livello nella Grande Catena dell’Essere, possegga una specifica energia, che lo sostiene. Ne consegue che se viene dissolta quell’energia particolare, viene anche dissolto il relativo stato di coscienza.

Questo processo di dissoluzione, è di fatto lo stesso che avviene nella morte: colui che medita sperimenta quindi, in un modo molto concreto, cosa succede quando tutte le energie vitali si dissolvono. Grazie all’induzione di queste esperienze del processo del morire per libera volontà del praticante, quando poi arriverà la morte vera egli conoscerà esattamente gli effetti provocati dalla dissoluzione di tali energie. Queste pratiche permettono anche di acquisire l’abilità di prolungare ogni singolo stato, particolarmente gli stati più sottili, perché il meditante ha man mano imparato a gestire tali stati. Giunti poi al reale punto finale del processo del morire, sarà molto facile, naturale e senza ostacoli riconoscere anche quest’ultimo stato, detto di “chiara luce”, perché il meditante lo ha già visto molte volte.

In breve, questa tipo di meditazione è una perfetta simulazione del vero processo del morire. Familiarizzandosi con essa e sviluppando la saggezza e la virtù, è possibile rimanere nella chiara luce e quindi conoscere la liberazione finale. Questo tipo di meditazione è ovviamente una prova molto dura e intensa. Non tutte le meditazioni sono così impegnative, e questa non è neanche l’unica meditazione che permette di attraversare interamente i livelli più elevati dell’evoluzione spirituale. Ma l’importanza di questi sistemi di meditazione, risiede nella descrizione fenomenologica incredibilmente ricca che fornisce, di un cammino contemplativo totale, e nel fatto che utilizza sia la consapevolezza mentale che le energie del corpo, per sondare le profondità dello spirito umano.

Anche se la maggior parte dei percorsi meditativi non sono così esigenti, essi, tuttavia, seguono sempre un processo di svolgimento generale che è nell’insieme simile. Vi è un iniziale sollevarsi al di sopra dell’ego grossolano, sperimentato come una liberazione dai limiti del sentirsi un io separato con le sue ossessive sofferenze. La liberazione iniziale – pur dipendendo dalle caratteristiche del percorso meditativo e della persona – può essere esperita come un tipo di coscienza cosmica o misticismo della natura, o come un iniziale risveglio dell’energia kundalini oltre la dimensione convenzionale, come un sorgere di poteri paranormali, o come un’esperienza interiore di luminosità beatificante… solo per nominare le esperienze più comuni.

Se la coscienza continua ad ascendere attraverso il sottile fino al causale, tutte queste esperienze continuano a intensificarsi, fino al punto in cui tutte si dissolvono o si riducono al puro senza-forma, al causale non-manifesto, al Vuoto, alla Divinità che precede Dio. L’anima ritorna allo spirito e si libera nell’infinito senza forma, nell’infinito senza tempo, nell’assorbimento non manifesto, nel vuoto radioso. La coscienza dimora come il Testimone immobile, la mente specchio senza forma che riflette in modo equanime tutto ciò che emerge, completamente indifferente al gioco delle sue stesse creazioni, del tutto silenziosa di fronte ai suoi stessi suoni, totalmente distaccata dalle forme del suo stesso divenire.

Il Vuoto è realizzato come non diverso dalla Forma, la mente specchio e ciò che essa riflette non sono due, la Coscienza si risveglia come l’intero Mondo. Il suono della cascata sul lontano orizzonte, lo spettacolo della dolce umida nebbia, il crepitio del fulmine a tarda notte durante la tempesta, in qualche modo ci comunicano tutto questo. Il soggetto e l’oggetto, l’umano e il divino, il dentro e il fuori, comunque li chiamiamo, non sono semplicemente altro che un solo Unico Tutto.

Cita:
http://www.fisicaquantistica.it/evoluzione-personale-e-consapevolezza/la-meditazione-come-addestramento-alla-morte



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MessaggioInviato: 21/01/2015, 15:32 
Proverò a portare il mio contributo a questa discussione, iniziando "piano" perchè penso che questo argomento sia vasto all'infinito indefinito..........

Pratico la mia "meditazione" da diversi anni; metto la parola tra virgolette perchè non ho seguito nessun corso, ho solo letto e riletto diversi libri che
in un modo o nell'altro parlano dell'osservatore, che nella meditazione diventa osservatore della mente, dei pensieri, di tutte le emozioni, del corpo,delle nostre esperienze, di tutto e di tutti.......... Ma non ho definito la parola "osservatore", il linguaggio non può definirla, è oltre ogni definizione,
oltre ogni concetto, perchè ogni concetto, ogni definizone nasce da li............ Uno come Osho parla molto di NON-MENTE, come stato di consapevolezza
in cui la mente è "azzerata" e la mente diviene totale strumento dell'osservatore che siamo; ma bisogna imparare ad esserlo, e esserlo è la vera ed autentica
comprensione dell'osservatore, comprensione che evolve sempre di stato di consapevolezza in stato di consapevolezza..........
Proverò a esprimere il mio percorso in modo riassuntivo, forse può essere utile:

intorno agli anni 2000, un po prima, è incominciato in me un desiderio forte di osservare, anche prima avevo questa tendenza, lo sempre avuta, ma in quegli
anni c'è stato come un salto di coscienza che mi ha indotto a iniziare a osservare innanzi tutto me stesso; questo iniziò soprattutto dopo la lettura di un libro
intitolato esseri interstellari di Ramtha. Iniziai questa forte attività osservativa su me stesso scrivendo su dei quaderni attraverso una scrittura fortemente
intuitiva, dove esploravo tutto l'universo umano e tutto l'universo in generale, partendo dall'osservare innanzi tutto e prima di tutto me stesso. Osservavo me stesso,
la mia personalità corpo-mente in un tutti i suoi aspetti mentali ed emotivi ed umani e avevo la tendenza a osservare tutto; tendenza che aumentava piu aumentava
l'osservazione di me stesso...... Vivevo l'osservatore, "bypassando la mente" attraverso questa scrittura intuitiva, sgrammaticata, veloce, sembrava "automatica", ma
non lo era, semplicemente avveniva in uno stato di coscienza senza riflessione, intuitivo, profondo; era come se la profondità di me stesso emergeva attraverso le mie
mani, che scrivevano saltando tutti quegli aspetti della personalità, che portavano alla luce tutta la mia personalità egolatrica di me stesso prima di tutto e poi del
mondo, dell'intera umanità...........

E attraverso questa scrittura profondamente intuitiva iniziai ad esplorare tutto, passando anche alla fisica, alla matematica, alla scienza, etc., ma sempre osservando
innanzi tutto e prima di tutto me stesso; CAPII L'IMPORTANZA DI ESSERE OSSERVATORE DELL'OSSERVATORE E DELLA REALTA' DA QUESTI OSSERVATA COME MENTE,
COME SPAZIO-TEMPO, COME ESPERIENZA, COME EMOZIONE, COME QUALUNQUE DIMENSIONE ESPERIENZIALE, ETC. La scienza occidentale per anni è stata
"OSSERVARE LA REALTA SIA ESSA MENTE O FISICA, O QUALUNQUE DEFINIZIONE SI DIA ALLA PAROLA REALTA". Mi auguro che la scienza diventi: "OSSERVARE L'OSSERVATORE
E LA REALTA' DELL'OSSERVATORE SIA ESSA MENTE O FISICA, O QUALUNQUE DEFINIZIONE SI DIA ALLA PAROLA REALTA". E questo potrebbe accadere unendo conoscenza
occidentale con conoscenza orientale in una apertura infinita verso la non-conoscenza dell'infinito sconosciuto............

In seguito inizia a comprendere fortemente, attraverso esperienze che superavano i confini del mio corpo, che noi non siamo solo corpo, ma in noi stessi,
alberga un infinito indefinito che chiamo semplicemente Dio Interiore o Dio, ma questa non è una definizione di noi stessi, ma un indicare L'INFINITO CHE ESISTE
IN OGNI ESSERE UMANO...........
E da li in avanti iniziai a "meditare" senza scrittura, facendo sedute meditative, concentrandomi sui sogni che volevo realizzare; mi concentravo sulla realizzazione
completa del Dio in me e sull'amore per tutto e tutti, superando quei confini egolatrici che caratterizzano l'umano che sono; ci sono ancora non li ho ancora
superati definitivamente, oggi li utilizzo come energia per trasformare me stesso totalmente in quell'infinito che sono e che tutti siamo che chiamo Dio e per realizzare
nuove possibilità di vita per l'intera umanità............ Imparai a percepire quel profondo silenzio senza pensieri e a concentrarmi su un pensiero elevato di me stesso,
per tutto e tutti, e ho imparato a far nascere nel mio corpo sentimenti di beatitudine che trascendono il corpo stesso, l'idea di umanità limitata, in un idea di
Dio-Uomo-Donna che è Amore e Libertà Illimitata, un sentimento che continuo a provare a partire dal profondo silenzio che sono, dallo spirito che sono, che il mio
corpo continua a sperimentare........... In questo senso mi è stata utile anche la mia energia sessuale, imparare a portarla in alto, a utilizzarla per un fine elevato,
piuttosto che per gli istinti (sto tutt'ora imparandolo), cosa che mi è stata utile e che ho iniziato a comprendere da alcuni testi di osho sulla vita e la sua gioia
e da alcune riflessioni
nei libri di Ramtha, anche dal confronto con altri su dei siti internet...........

Il punto importante sta ad ARRIVARE AD ESSERE OSSERVATORE, attraverso l'esperienza, a osservare la mente, le emozioni, le esperienza, con PROFONDO SILENZIO
E CONSAPEVOLEZZA, è li che abbiamo immenso potere di cambiare noi stessi, il nostro tempo e il tempo della Terra stessa, li c'è un potere che è IL CREATORE CHE
SIAMO E CHE POSSIAMO UTILIZZARE TUTTI INSIEME PER CREARE UN MONDO MIGLIORE...............
Oggi vivo uno "STATO MEDITATIVO", piuttosto continuo e uso le esplosioni delle mie emozioni interiori, vissute in esperienze mentali anche forti, per convogliarle
verso un sogno nuovo di me stesso, che sia Dio Infinito, una vita nella gioia illimitata universale, e osservo come questa sia una possibilità per tutti..........

La meditazione, in questo senso, non solo cambia la struttura della mente, ma noi stessi totalmente e può portare nuove possibilità al mondo,
puo contribuire a cambiarlo, evolverlo, è un potere che se usato nell'Amore e Libertà Infiniti, nell'idea di un pensiero illimitato e senza confini,
nell'idea dell'illimitatezza per tutto e tutti, un idea che ama tutti e tutto e questo è molto importante, PUO' RIGENERARE L'INTERO MONDO,
L'INTERO SISTEMA TERRA-UOMO-NATURA.............
Grazie a tutti
Un caro saluto
Pierluigi Scabini


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