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U.F.O.
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 Oggetto del messaggio: Vagabonde Blu
MessaggioInviato: 20/10/2011, 08:57 
Il mistero delle "vagabonde blu"
stelle bambine, rare ed enigmatiche
Diverse le ipotesi avanzate negli anni per chiarire l'origine di questi astri che sfidano la teoria dell'evoluzione stellare standard. Ora su Nature due scienziati indicano come più probabile la spiegazione del trasferimento di massa, escludendo la collisione DI ALESSIA MANFREDI

Il mistero delle "vagabonde blu" stelle bambine, rare ed enigmatiche
NASCONDONO la loro età in modo sorprendente, apparendo più giovani di quanto non siano in realtà. Più che un vezzo, un vero e proprio mistero quello delle 'vagabonde blu', poetico nome che indica un tipo di stelle rare e
sfuggenti. Situate all'interno di ammassi globulari o aperti, risultano più calde - da qui la colorazione blu - delle loro sorelle vicine, quando dovrebbero invece essere loro coetanee. Sfidando così le teorie standard dell'evoluzione astrale, secondo cui invecchiando le stelle evolvono prima in giganti rosse e poi in nane bianche, sempre più fredde e meno luminose. Eppure loro, le "blue straggler", seguono tutt'altra strada: vecchie anche
di 13 miliardi di anni, continuano ad apparire calde e brillanti come se fossero ancora bambine.

L'enigma di queste stelle fanciulle e della loro origine ha affascinato astrofisici e scienziati sin dalla loro scoperta, negli anni '50 e sono diverse le ipotesi circolate per cercare di dare un senso all'anomalia che
rappresentano, dalla collisione con altre stelle alla fusione. Ora due astronomi, Aaron Geller, della Northwestern University e Robert Mathieu, della University of Wisconsin-Madison, sono convinti di aver ricomposto il puzzle, indicando - sulla base di dati osservati e di complesse simulazioni - come più probabile l'ipotesi del trasferimento di massa da una stella all'altra ed escludendo invece la teoria della collisione.

Secondo Geller e Mathieu, che hanno pubblicato i loro dati su Nature 1, le blue straggler ringiovaniscono perché risucchiano la massa di un'altra stella cui si accompagnano, in una sorta di vampirismo che le rafforza e
permette loro di continuare a vivere più a lungo, svuotando invece la loro compagna.

A questa conclusione sono arrivati studiando l'ammasso stellare NGC 188, a 5mila anni luce nella costellazione di Cefeo: uno ammassi aperti più antichi, formato da circa 3mila stelle coetanee, che al suo interno ospita
anche una ventina di vagabonde blu.

Le stelle analizzate dagli scienziati fanno parte di sistemi binari, in cui cioè due stelle sono "costrette" a ruotare l'una attorno all'altra a causa della mutua attrazione gravitazionale. In determinate condizioni una delle due stelle assorbe massa dall'altra diventando cosi una massiccia "blue straggler": "ed è proprio la stella compagna che ci ha aiutato a determinare l'origine delle vagabonde blu", ha spiegato Geller.

Le vagabonde blu "sono stelle anomale, che, in aggregati stellari vecchi, dove da tempo gli astri hanno smesso di formarsi, risultano invece giovani e massicce", chiarisce il professor Francesco Ferraro, astrofisico dell'università
di Bologna 2. "Sono più calde delle altre e la loro luce appare quindi più blu, mentre le stelle vicine, nello stesso agglomerato, risultano più vecchie e più fredde".

Ferraro è un esperto di blue straggler: studiando il sistema stellare M30, insieme ad altri colleghi, ha osservato due gruppi distinti di vagabonde blu con caratteristiche e temperature diverse, suggerendo, sempre su Nature 3,
sulla base delle osservazioni che queste stelle anomale fossero il risultato di collisioni e "vampirismo".

"NCG 188 è un sistema stellare mediamente vecchio, di circa 7 miliardi di anni mentre il nostro Sole, ad esempio, ne ha 4 e mezzo, ed i più vecchi arrivano anche a 13 miliardi di anni. A differenza di M30 studiato da noi,
in cui per la formazione delle vagabonde risultava attivo anche il meccanismo della collisione, NCG 188 non ha una densità molto elevata, quindi la probabilità di collisioni al suo interno non è così elevata", commenta il professore.

Di certo, conclude, questa scoperta "dà un'indicazione importante che suggerisce come il principale canale di formazione delle vagabonde blu, in ambienti a bassa denistà stellare, sia il trasferimento di massa, confermando quindi una delle ipotesi più accreditate sull'origine di questi enigmatici astri".

(19 ottobre 2011)
Fonte http://www.repubblica.it



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MessaggioInviato: 31/10/2011, 15:00 
questo tuo thread merita una discussione,

Trovo interessante questa scoperta,dato che rompe uno schema,o meglio un cliché che ci portiamo dietro da decenni.

Io ho sempre avuto un'antipatia endemica per la tassonomia e la classificazione:le trovo noiose e pallose,anche se utili,in alcuni casi .

La stessa cosa vale per l'astronomia quando trasforma il fenomenologico in strutturale,il descrittivo in essenziale :

la classificazione delle stelle,per esempio,é discutibile oggi e lo é per vari motivi:

a)questa scoperta delle stelle blu poblematiche pone una serie di questioni non indifferenti sulla nascita,lo sviluppo,la fine delle stelle.

b)inoltre,se la materia oscura esistesse veramente,si può tranqwuillamente supporre che potrebbe esistere sotto forma di polvere cosmica,nuvole di gas,stelle e pianeti CHE NOI NON VEDIAMO MA CHE FANNO MASSA.

c)questo potrebbe aprire l'ipotesi di due universi diversi in sovrapposizione parziale.

d)quindi,in teoria,le galassie,che adesso si calcolano in 300 000,potrebbero anche essere molte di più.

e)se poi la materia oscura avesse caratteristiche diverse da quella usuale,questa massa potrebbe avere effeti diversi sulla gravitazione.

Perciô questa scoperta é importante.

ciau [^]



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Marziano
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MessaggioInviato: 31/10/2011, 18:55 
In pratica sono le famigerate "Stelle Vampiro" mostrate da Piero Angela nel suo Viaggio nel Cosmo.

http://www.youtube.com/watch?v=zAZ8R0wJmEo
(Minuto 1.20)



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MessaggioInviato: 31/10/2011, 22:11 
diavolo di un Angela [:141]



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MessaggioInviato: 09/12/2011, 12:59 
Le immagini dirette di un sistema doppio mostrano che la stella più piccola e calda si alimenta a spese della compagna "risucchiando" la materia che questa espelle sotto forma di vento stellare e che quindi il trasferimento di massa tra i due astri sta avvenendo in modo diverso rispetto ai modelli elaborati fino a oggi
(red)

astronomia astrofisica Combinando le osservazioni contemporanee dei telescopi del Very Large Telescope Interferometer (VLTI), gli astronomi dell'European Southern Observatory sono riusciti per la prima volta a scattare una vera "istantanea" di un fenomeno ben noto - una stella che si alimenta a spese di una compagna - ma di cui non si avevano chiare immagini dirette.

"Ora possiamo combinare la luce di quattro telescopi VLTI e creare immagini estremamente nitide, molto più rapidamente di prima", dice Nicolas Blind dell'Institut de Planétologie et d'Astrophysique di Grenoble, che firma un articolo in corso di pubblicazione sulla rivista "Astronomy & Astrophysics". "Le immagini sono così nitide che possiamo non solo guardare le stelle che orbitano una intorno all'altra, ma anche misurare le dimensioni della più grande delle due."



Lo strumento PIONIER (cortesia ESO & B. Lazareff/LAOG)La scoperta è stata resa possibile dall'enorme potere di risoluzione che ha acquisito il VLTI grazie all'entrata in funzione dello strumento PIONIER, che ha permesso alla struttura di raggiungere una capacità di risoluzione pari a quella di un "telescopio virtuale" di circa 130 metri. Per confronto, la risoluzione dello Hubble Space Telescope della NASA/ESA è di circa 50 milliarcosecondi, mentre la risoluzione raggiungibile con il VLTI è di circa un milliarcsecondo, corrispondente alla dimensione apparente di un astronauta sulla superficie della Luna, visto dalla Terra.

Il sistema SS Leporis, nella Costellazione della Lepre, è formato da due stelle che orbitano una intorno all'altra in 260 giorni. La particolarità di questo sistema è che la distanza tra le due stelle è poco più grande di quella che separa Sole e Terra, e la più grande e fredda delle due stelle si estende fino a un quarto di

questa distanza, che corrisponde all'incirca all'orbita di Mercurio. Data questa ridottissima distanza, la stella più piccola e calda sta cannibalizzando la compagna, della quale ha già "risucchiato" circa la metà della massa.

"Sapevamo che questa stella doppia era insolita, e che molta materia sta passando da una stella all'altra", aggiunge Henri Boffin, altro autore dell'articolo. "Quello che abbiamo scoperto, però, è che probabilmente il trasferimento di massa sta avvenendo in modo del tutto diverso rispetto ai modelli precedenti del fenomeno. Il 'morso' della stella vampiro è molto più dolce ma molto efficace."

Le nuove osservazioni sono abbastanza nitide e hanno una risoluzione sufficiente per dimostrare che la stella gigante è più piccola rispetto a quanto si pensasse, rendendo molto più difficile spiegare sulla base dei modelli attuali il modo in cui la gigante rossa perde materia verso la compagna. Secondo gli astronomi, invece che un flusso di materia da una stella all'altra, in questo caso si sta verificando un'espulsione dalla stella gigante sotto forma di vento stellare catturato dalla compagna più calda


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http://www.lescienze.it/news/2011/12/07 ... io-724896/


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MessaggioInviato: 16/12/2011, 12:31 
Grazie a un nuovo strumento sviluppato al Caltech, è stato possibile monitorare il cielo in cerca di lampi di luce che duravano da pochi giorni ad alcuni mesi e analizzare la supernova di tipo Ia del 24 agosto scorso: i dati rivelano che l'esplosione ha coinvolto un sistema binario costituito da una nana bianca e da una stella nella sequenza principale (red)

È stata la più brillante e vicina esplosione stellare osservata dalla Terra negli ultimi 25 anni, che ha colto di sorpresa sia gli astronomi professionisti sia gli astrofili dilettanti. Ora grazie a questa rara scoperta – soprannominata non a caso “la supernova di una generazione” - gli astronomi hanno ottenuto la più dettagliata descrizione di come avvengono queste esplosioni, note come supernove di tipo Ia, che rappresentano uno strumento essenziale come "candele standard" per misurare l'espansione dell'universo.

“La causa di queste esplosioni è stata materia di un aspro dibattito all'interno della comunità degli astronomi” ha commentato Shri Kulkarni, cofirmatario di uno dei due studi apparsi in proposito sulla rivista “Nature” (1, 2). Ma questa recente supernova – denominata SN2011fe – può aiutare a risolvere l'annoso enigma. “SN2011fe è come la stele di Rosetta per le supernove di tipo Ia”, ha aggiunto Kulkarni, che è anche responsabile scientifico del Palomar Transient Factory (PTF), uno strumento sviluppato al California Institute of Technology (Caltech) per monitorare il cielo alla ricerca di lampi di luce che durano da pochi giorni ad alcuni mesi, come quelli emessi dalle stelle in esplosione.



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La galassia Girandola prima dell'esplosione di supernova, a sinistra, e la supernova nel momento di massima luminosità. Cortesia BJ Fulton (Las Cumbres Observatory Global Telescope)/Palomar Transient Factory/Space Telescope Science Institute

Il gruppo PTF ha individuato la SN2011fe il 24 agosto scorso, appena 11 ore dopo l'esplosione, in uno dei bracci della galassia Girandola, distante da noi 21 milioni di anni luce. Il sistema automatizzato di ricerca delle supernove ha permesso di analizzare l'esplosione e di stabilire che ha coinvolto una nana bianca e con tutta probabilità una stella nella sequenza principale, vale a dire la fase di stabilità in cui


Da molto tempo si ipotizzava che le supernove di tipo Ia coinvolgessero un sistema binario di due stelle in orbita l'una rispetto all'altra, e che una di esse fosse proprio una nana bianca, costituita da carbonio e ossigeno, ma è la prima volta che questo viene confermato dalle osservazioni. Nessuno, inoltre, finora era stato in grado di dire se la seconda stella fosse un'altra nana bianca, un astro nella sequenza principale oppure una stella "vecchia", prossima allo stadio di gigante rossa.

Questi nuovi dati, secondo Peter Nugent, del Lawrence Berkeley National Laboratory, coautore di entrambi gli studi pubblicati su "Nature", renderanno le supernove di tipo Ia ancora più utili come candele standard, e quindi essenziali per la comprensione della natura e dell'evoluzione del cosmo: proprio quest'anno, il premio Nobel per la fisica è stato assegnato per la scoperta dell'accelerazione dell'espanzione dell'universo effettuata mediante l'osservazione delle supernove

http://www.lescienze.it/news/2011/12/15 ... ve-739967/


Ultima modifica di ubatuba il 16/12/2011, 12:32, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 16/12/2011, 17:14 
ma come fanno stelle così piccole ad avere massa tanto superiore da succhiare materia? _Nel senso, so bene che nane bianche, stelle di neutroni e buchi neri sono piccoli e supermassicci, ma di sicuro non sono stelle di quel tipo. Le nane bianche un po' di luce la fanno, ma non così e sicuramente sono del tutto diverse.



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Mi spinsi nel futuro quanto mai occhio umano, le meraviglie vidi di quel mondo lontano

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