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MessaggioInviato: 13/03/2012, 14:49 
12/03/2012 Galassia a 10 miliardi di anni luce
Uno degli effetti spiegati dalla relatività di Einstein, la lente gravitazionale, consente di scorgere una galassia che risale ad un'epoca in cui l'universo aveva meno di 4 miliardi di anni



"Una zoommata grazie al fenomeno della lente gravitazionale. È quella ottenuta dai ricercatori dell'Università di Chicago su dati del telescopio spaziale Hubble su una galassia distante 10 miliardi di anni dalla Terra. Grazie alla lente gravitazionale, un fenomeno ipotizzato dalla teoria della relatività di Albert Einstein, dovuto alla gravità del cluster di galassie RCS2 032.727-132.623, i ricercatori sono riusciti a “vedere” da vicino una galassia tra le più lontane e antiche, correggendo con adeguati sistemi di ricostruzione di immagini le distorsioni che produce l'effetto della lente gravitazionale.
“Quello che abbiamo osservato è una manifestazione della Relatività generale”, ha detto Michael Gladders, professore di astronomia e astrofisica all'Università di Chicago. “Invece di vedere una normale debole immagine di quella sorgente distante, si vedono, fortemente ingrandite e distorte, più immagini della stessa sorgente”.
La lente cosmica ha dato alla squadra di ricercatori di Chicago la rara opportunità di vedere come era una galassia di 10 miliardi di anni fa. L'immagine ricostruita della galassia ha rivelato punti luminosi individuati come regioni di formazione stellare. Questi appaiono molto più luminosi di qualsiasi regione di formazione stellare nella nostra galassia, la Via Lattea.
Il fenomeno della lente gravitazionale nelle riprese di oggetti celesti possiede un duplice vantaggio: da una parte permette di vedere molto distante nel tempo e nello spazio, dall'altro è un modo indiretto per osservare la materia oscura e gli effetti da essa prodotti. “È davvero un modo di guardare la natura della materia oscura” ha detto Gladders.
A condurre il tentativo di ricostruire dettagliatamente la galassia eliminando le distorsioni del fenomeno indicato dalla relatività generale, Keren Sharon del Kavli Institute for Cosmological Physics, che insieme a Gladder e Eva Wuyts, del Nasa Rigby, ha pubblicato i risultati questo mese sulla rivista Astrophysical Journal.
Sharon ha faticosamente ricostruito al computer l'aspetto reale della galassia. “È un po' un'arte, ma c'è un sacco di fisica in essa. È la sua bellezza”, ha detto Sharon.
Grazie alla spettroscopia, l'analisi della luce nei suoi colori di base, il team prevede di analizzare la galassia distante e le sue regioni di formazione stellare per comprendere meglio come si formino tante stelle.
Il team ha anche ottenuto dati da uno dei telescopi gemelli Magellan per determinare perché la galassia, che è a 10 miliardi di anni luce di distanza, sembri così irregolare. "

Fonte: MEDIA INAF



Immagine:
Immagine
23,86 KB

L'immagine mostra, in basso a destra, una ricostruzione grafica della galassia distante, mentre il rettangolo al centro mostra la galassia senza l'effetto della lente gravitazionale


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MessaggioInviato: 13/03/2012, 19:15 
chissà com'è quella galassia "ora" (so che in queste scale spaziotemporali ha poco senso parlare di "ora" e "là" ma..)



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MessaggioInviato: 13/03/2012, 19:29 
...ma la curiosite'tale che tutto e'opportuno........[;)]


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MessaggioInviato: 14/03/2012, 18:44 
analizzando le informazioni di herschel sulla formazione di un sistema planetario attorno alla protostella 2m1207,si spera sia possibile arrivare a comprendere la formazione planetaria
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Lei è una giovane palla di gas che sogna di diventare una stella. Lui pure è una palla di gas, ma s'accontenta di fare il pianeta. Non un pianeta qualunque, però: fra quelli al di fuori del Sistema solare, corre voce che sia stato il primo a farsi paparazzare. I due si corteggiano in una danza orbitale a 170 anni luce da noi, affidando la privacy al disco di polveri e gas che li avvolge. Protezione che nulla è valsa, però, per tenerli al riparo dall'occhio indiscreto di Herschel, il più grande telescopio spaziale dell'ESA. Con i suoi sensori a infrarossi, Herschel è infatti riuscito a catturare uno fra i segreti più gelosamente custoditi dall'insolita coppia, dando così una seppur parziale risposta a un quesito che da tempo arrovella gli astronomi: come nasce un pianeta?
L'aspirante stella è la nana bruna 2M1207. Un giovane astro – appena 10 milioni di anni – in crisi d'identità: troppo piccola per dare il via alla fusione nucleare dell'idrogeno, che le garantirebbe l'accesso al club delle stelle senza se e senza ma, è comunque grande abbastanza – circa 25 volte la massa di Giove – da riuscire a scaldarsi il cuore bruciando qualche atomo di deuterio. Nel frattempo, in un punto remoto del disco di gas e polvere che la circonda, separato dalla nana bruna da un tratto di cielo pari a 55 volte quello che divide la Terra dal Sole, si aggira il suo grasso compagno: 2M1207 b, un pianetone che è a sua volta 5 volte Giove. E sempre usando Giove come unità di misura, la massa totale dello stesso disco ne vale da 3 a 5.
Ma in che modo si è formato, il pianetone? Gli scenari possibili sono essenzialmente due. C'è quello standard, secondo il quale si parte da un piccolo nucleo che mano a mano cresce assimilando materia dal disco. E c'è quello alternativo, dove invece è il disco stesso a fare il grosso del lavoro frammentandosi in parti più piccole, come appunto un pianeta o porzioni di esso. Ebbene, ora l'osservazione di Herschel ha permesso, per la prima volta, di valutare anche da un punto di vista quantitativo questo secondo scenario. «Gia sapevamo che il compagno planetario di 2M1207 non si poteva essere formato per accrescimento, perché tale processo avrebbe richiesto un tempo molto superiore all'età dell'intero sistema», spiega Basmah Riaz, della University of Hertfordshire (UK), l'astronoma alla guida del team che ha condotto l'osservazione, team del quale fa parte anche Giuseppe Lodato, professore d'astronomia all'Università di Milano e associato INAF. «Ora la misura della massa del disco mostra che questo corpo si è formato, con tutta probabilità, direttamente dalla frammentazione del disco stesso. Disco che potrebbe essere stato ancora più massiccio nel periodo iniziale della vita della nana bruna». Un indizio significativo in più per gli astronomi, dunque. E un ulteriore successo per Herschel, che si conferma un telescopio dalle capacità straordinarie, ma anche uno strumento a tutto tondo, perfettamente a suo agio nelle indagini più disparate, dalla formazione stellare a quella planetaria.

Fonte: MEDIA INAF

Immagine

Rappresentazione artistica della nana bruna 2M1207 e del pianeta che le orbita attorno. Crediti: ESA


Ultima modifica di ubatuba il 14/03/2012, 18:45, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 14/03/2012, 20:28 
molto simpatica la costruzione dell'articolo



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MessaggioInviato: 14/03/2012, 23:33 
..e'sperabile che grz a questa formazione sia possibile capire come nasce un pianeta,sarebbe estremamente importante.....[;)]


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