Non sappiamo ancora come esattamente è nata la vita sulla Terra, ma quello che sta diventando sempre più chiaro è che molti degli ingredienti principali si sono formati nello spazio interplanetario, nella polvere del sistema solare primordiale. Sul nostro pianeta sono arrivati in seguito, insieme all'acqua, grazie all'impatto di asteroidi e comete. I ricercatori hanno già scoperto aminoacidi all'interno di meteoriti condriti (ricchi di carbonio). Gli aminoacidi sono fondamentali per creare le proteine, mentre altri componenti trovati sono la base per creare codici genetici come il RNA e DNA. A questo si aggiunge la scoperta di altre importantissime molecole come composti organici legati agli zuccheri e composti eterociclici dell'azoto.
Il problema è che i meteoriti ricchi di carbonio sono relativamente rari, e comprendono appena 5% dei meteoriti recuperati sul pianeta. Inoltre, i meteoriti sono responsabili per poca della massa globale del pianeta. A questo si aggiunge il fatto che la concentrazione di molecole organiche preziose per la vita, presenti in questi meteoriti, è solitamente molto bassa: poche parti per milione o in altri casi parti per miliardo. Questo rappresenta un grosso limite all'ipotesi astrobiologica circa l'origine degli ingredienti per la vita. La soluzione potrebbe essere nella polvere che arriva da comete ed asteroidi.
"Nonostante la loro piccola grandezza, queste particelle di polvere interplanetaria hanno rifornito la Terra di tantissimo materiale organico extraterrestre, ed in maniera costante" ha spiegato Michael Callahan, del Goddard Space Flight Center, della NASA. "Sfortunatamente, ci sono stati pochi studi che hanno esaminato la loro composizione organica, specialmente riguardo alla rilevanza in campo biologico, e questo in buona parte per la dimensione minuscola dei campioni."
Callahan ed il suo team hanno però proposto una nuova tecnica per ispezionare i contenuti di meteoriti. "Abbiamo scoperto aminoacidi in un campione di 360 microgrammi del meteorite di Murchison" ha spiegato Callahan. "Questo campione è 1.000 volte più piccolo di quanto adesso si usa come campione in laboratorio". Un microgrammo è un milionesimo di un grammo; 360 microgrami sono appena il peso di poche delle vostre ciglia.
Immagine:
69,67 KBCampioni del meteorite di Murchison. In alto è mostrato il tipico campione usato, mentre in basso c'è il campione usato dal nuovo team. Credit: NASA
"Il nostro studio è stato una dimostrazione di viabilità del concetto alla base dell'esperimento" ha aggiunto poi lo scienziato. "Murchison è un meteorite molto ben studiato. Abbiamo ottneuto gli stessi risultati analizzando sia campioni piccolissimi sia un frammento più grande. Queste tecniche ci permetteranno di investigare anche altri materiali extraterrestri su piccola scala, come micro-meteoriti, particelle di polvere interplanetaria, e particelle cometarie." ha spiegato Callahan, autore principale dello studio pubblicato nella rivista scientifica "Journal of Chromatography A.
Analizzare campioni così piccoli è una sfida estrema però. "Estrarre molta meno polvere di meteorite si traduce in una concentrazione molto più bassa di aminoacidi per le analisi" ha spiegato Callahan. "Quindi, abbiamo bisogno delle tecniche più sensibili a disposizione. Inoltre, dato che i campioni possono essere altamente complessi, sono necessarie anche tecniche altamente specifiche per i composti analizzati."
Il team ha usato uno strumento chiamato "Nanoflow liquid chomatography" che separa le molecole nel campione, per poi applicare un'ionizzazione tramite nano-elettrospray per dare alle molecole una carica elettrica e spedirle verso uno spettrometro di massa ad alta risoluzione, che identifica le molecole in base alla loro massa. "Stiamo aprendo la strada verso l'applicazione di queste tecniche per lo studio dei composti organici nei meteoriti" ha spiegato Callahan. "Queste tecniche sono estremamente delicate e difficili da usare, quindi la prima sfida è stata riuscire ad ottenere qualche risultato."
Ovviamente il primo pensiero e a quanti campioni precedenti si possono ora ri-analizzare in dettaglio per fare nuove grandi scoperte. "Sono particolarmente interessato ad analizzare i campioni di particelle cometarie riportate sulla Terra dalla missione Stardust" ha aggiunto Callahan. "E' una delle ragioni per cui sono venuto alla NASA. Quando ho visto la prima foto dell'aerogel usato per catturare le particelle, usato dalla Stardust, sono rimasto completamente catturato."
"Questa tecnologia sarà anche estremamente utile per cercare aminoacidi e altre bio-impronte importanti nei campioni che un giorno riporteremmo da Marte o dalle lune esterne del sistema Solare, come Encelado ed Europa" ha spiegato Daniel Glavin, del Laboratorio di Astrobiologia del Gooddard, e co-autore della ricerca.
http://www.nasa.gov/content/new-techniq ... vdRu_l5PE0link2universe