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 Oggetto del messaggio: Ben arrivato "Planck"
MessaggioInviato: 06/07/2009, 18:21 
Se c’è una scienza che offre notizie a getto continuo, questa è l’astronomia. Ci siamo lasciati una settimana fa, e sono almeno cinque le novità che vale la pena di segnalare. Incominciamo da quella che mi sembra la più suggestiva perché riguarda una nuova ricerca sull’origine dell’universo e stabilisce un primato assoluto nel campo delle basse temperature. L’osservatorio spaziale “Planck” è giunto alla meta: dal 3 luglio è in orbita intorno al Punto di Lagrange L2, pronto a iniziare il suo lavoro di ricognizione della radiazione cosmica di fondo.

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Di questo residuo del Big Bang disegnerà una mappa con una risoluzione dieci volte più alta della migliore mai ottenuta, quella fornita dalla navicella americana Wilkinson-Map. I bolometri di “Planck” sono raffreddati con elio 3 superfluido alla incredibile temperatura di 0,1 Kelvin, cioè a un decimo di un grado sopra lo zero assoluto. Poiché l’universo è pervaso da una radiazione a 2,76 Kelvin, “Planck” è l’oggetto più freddo dell’universo. Proprio questa sua caratteristica gli consente di raggiungere la più alta precisione nel rilevare minime differenze spaziali nella distribuzione della radiazione fossile lasciata dal Big Bang. I 74 rivelatori che coprono i nove canali corrispondenti alle frequenze su cui lavora “Planck” si trovano a una temperatura inferiore a 20 Kelvin. L’Osservatorio traccerà la mappa del cielo con la scansione di un angolo di un grado al giorno: in due anni coprirà quindi due volte l’intera volta celeste boreale e australe.

Cambiamo argomento e torniamo nel domestico Sistema Solare. Dal primo al 4 luglio sopra la Groenlandia ha volato un pallone stratosferico di ben 120 metri, con un volume superiore a quello della cupola di San Pietro. Obiettivo: sperimentare sulla Terra un radar identico a quello che sonda il sottosuolo di Marte da una navicella in orbita intorno al pianeta rosso. La missione di chiama SoRa (Sounding Radar) ed è gestita dall’Agenzia Spaziale Italia (che dal 3 luglio ha ufficialmente come nuovo presidente Enrico Saggese, già commissario straordinario dell’ente).

Il pallone stratosferico che trasportava SoRa ha sorvolato il Polo Nord a oltre 17.000 metri di quota, e tutta la strumentazione scientifica ha funziona a dovere. “Il carico principale della missione SoRa è costituito da una riproduzione molto fedele del radar SHARAD attualmente a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter”, spiega Enrico Flamini, responsabile dell’Unità Osservazione dell’Universo dell’ASI. “Si tratta di un radar a penetrazione in grado di scandagliare il sottosuolo. In questo modo sarà possibile acquisire un set di dati di riferimento che potremo confrontare con quelli ottenuti esplorando la superficie del Pianeta Rosso”.

SoRa è partito dalla base "Nobile/Amundsen Stratospheric Balloon Center" grazie a un accordo di durata quinquennale stipulato nel 2008 con l’Agenzia spaziale norvegese Andøya Rocket Range (ARR). I suoi dati serviranno anche a valutare la fusione dei ghiacci della Groenlandia e della banchisa polare dovuta all’effetto serra.

Altra notizia. Questa volta è proprio finita: il 30 giugno la navicella “Ulisse” è stata abbandonata per sempre al suo destino dopo una missione durata 18 anni e mezzo, una delle più lunghe della storia dell’astronautica. L’interruttore è stato spento alle 22,20: è stato un po’ come fare una eutanasia tecnologica. “Ulisse” è una sonda spaziale dell’Esa e della Nasa progettata per lo studio del Sole e dell’eliosfera fuori dal piano dell’eclittica sul quale si muovono i pianeti. Ciò le ha permesso di osservare per la prima volta i poli della nostra stella e di seguire l’attività solare per un ciclo e mezzo.

Poco più di un anno fa il team di “Ulisse” rilevò che la temperatura della navicella si era abbassata troppo in quanto la riserva di energia dei suoi generatori a radioistopi era scesa sotto il livello di guardia. Ciò comportava la perdita di controllo della navicella a causa del congelamento dell’idrazina, il propellente usato per manovrare la sonda, e l’impossibilità di trasmettere i dati a causa della debole alimentazione del trasmettitore. Tuttavia gli scienziati sono riusciti a prolungare di un anno la vita della navicella e captare ancora i suoi segnali grazie a una parabola da 70 metri utilizzata per i collegamenti con lo spazio profondo. Ma i costi del collegamento non erano più giustificati, considerando la piccola quantità di dati che “Ulisse” riesce a trasmettere. La navicella continuerà a orbitare intorno al Sole in sei anni e mezzo a una distanza massima superiore a quella di Giove (800 milioni di chilometri) e a una distanza minima di 200, come una minuscola cometa artificiale.

In questi giorni è poi arrivato il primo bilancio a sei mesi dall’avvio dell’Anno Internazionale dell’Astronomia (AIA) proclamato dalle Nazioni Unite e sotto l’egida dell’Unesco. Finora più di un milione di persone ha potuto fare l’esperienza di guardare il cielo con un telescopio nell’ambito di iniziative dell’AIA. In questi giorni sono stati consegnati i primi sessantamila “Galileoscope”, cioè i piccoli telescopi simili a quello di Galileo concepiti per celebrare il quarto cenetenario delle prime osservazioni dello scienziato pisano. Altri centomila sono attualmente in produzione, per soddisfare una domanda che si è dimostrata di gran lunga superiore alle aspettative (fatto che ha causato ritardi nella realizzazione del programma AIA). Più di 4000 “Galileoscope” sono stati regalati a scuole ed altri enti culurali. In Brasile le Olimpiadi dell’Astronomia e dell’Astronautica hanno coinvolto750 mila studenti di 32 mila scuole.

Chiudiamo con uno sguardo alla nostra galassia. Si chiama ATLASGAL ed è una nuova mappa del piano equatoriale della Via Lattea, la nostra galassia, ottenuta con il radiotelescopio submillimetrico “Apex”, una grande antenna parabolica che raccoglie radiazione alla lunghezza d’onda di 0,87 millimetri, intermedia tra le onde radio e l’infrarosso lontano. L’atlante copre 95 gradi quadrati. La fascia rappresentata ha un’altezza di due gradi (4 volte il diametro della Luna piena) e si estende per 40 gradi, venti per lato rispetto al centro della Via Lattea. La nuova rilevazione galattica mostra migliaia di nubi fredde di polveri e gas dalle quali si formeranno moltissimi nuove stelle di grande massa.

“Apex” si trova alla quota di 5100 metri sull’altopiano di Chajnantor, sulle Ande del Cile. Qui il clima è così secco che le onde radio submillimetriche possono arivare senza sensibile attenuazione. La mappa mostra anche numerosissime “bolle” di rarefatti gas in espansione prodotte da antiche supernove e rese fluorescenti dalla radiazione di stelle giganti.

Fonte: lastampa.it


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