Nell'universo distante la stretta correlazione fra emissione radio e infrarossa che si osserva nell'universo vicino non è mantenutaLa radiazione di fondo nelle lunghezze d'onda radio è molte volte superiore a quella che ci si sarebbe aspettati: a rilevarlo, con sorpresa dei ricercatori, erano state le misurazioni eseguite nel luglio scorso dagli strumenti dell'esperimento ARCADE-2. Ora, al Congresso Nazionale di Astronomia del Regno Unito in corso a Glasgow un gruppo di ricercatori dell'Università di Edimburgo e della Stanford University diretti da Andy Lawrence sembra essere riuscito a trovare una spiegazione del fenomeno.
"Abbiamo pensato a vari modi in cui ciò potrebbe avvenire - da un mare cosmico di particelle relativistiche, a sorgenti gigantesche diffuse, all'esplosione di stelle distanti - ma tutte hanno fallito nel superare qualche test. Abbiamo poi notato che potevamo spiegare l'emissione aggiungendo debolissime emissioni da tutte le galassie ordinarie dell'universo osservabile. Si trattava di un risultato sorprendente, perché implica che la debole emissione di una vasta popolazione di sorgenti ordinarie ma distanti supera, sommata, quella di fonti più rare ma ben più luminose; e noi ci aspettavamo il contrario" dice Lawrence.
Questa soluzione lasciva però aperto un altro problema. Nell'universo locale, la maggior parte delle emissioni radio è associata a resti di supernove in regioni di formazioni stellare. Le emissioni radio sembrano infatti strettamente correlate alla emissione infrarossa anch'essa prodotta dalle regioni di formazione stellare. Il fondo infrarosso dovrebbe quindi corrispondere a quello radio, ma sulla base delle misurazioni del fondo nell'infrarosso ci sarebbe dovuto essere un fondo radio da tre a dieci volte inferiore a quello risultato dalle misurazioni di ARCADE-2.
"Per qualche ragione nell'universo distante la stretta correlazione che osserviamo nell'universo vicino fra emissione radio e infrarossa è rotto. E' possibile che il processo di formazione stellare operasse in modo differente nell'universo primordiale, tuttavia crediamo che possa esserci stata un'epoca primigenia di emissione di 'getti' radio generati dai buchi neri in rapida rotazione al centro delle galassie che poi si sono affievoliti", osserva Lawrence.
"E' possibile che quando si sono formati questi buchi neri ruotassero molto rapidamente ma che col tempo, con il materiale di accrescimento che tendeva a farli ruotare in molte direzioni differenti, abbiano finito per non avere in media spin facendo sparire la fonte dell'emissione radio."
Fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it ... co/1342881