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MessaggioInviato: 24/12/2014, 18:26 
l'eccitazione per il recente annuncio che il rover Curiosity ha rilevato un “picco” di metano atmosferico localizzato - e durato per un paio di mesi - è perfettamente giustificata. E' infatti possibile che si tratti di un autentico indizio di vita passata o presente su Marte. O meglio, di vita all'interno di Marte. La grande maggioranza di metano che troviamo sulla Terra (sia in aria sia in giacimenti sotterranei) è di origine biologica, chiaramente indicata dalla preferenza dei sistemi biologici per gli isotopi leggeri, per esempio per il carbonio-12 rispetto al carbonio-13. Questo metano è prodotto per metanogenesi, un processo metabolico che sembra essere limitato ai membri del dominio di organismi unicellulari chiamato Archaea. Marte, l'acqua antica, l'idrogeno delle profondità e la vitaUn ] 'eccitazione per il recente annuncio che il rover Curiosity ha rilevato un “picco” di metano atmosferico localizzato - e durato per un paio di mesi - è perfettamente giustificata. E' infatti possibile che si tratti di un autentico indizio di vita passata o presente su Marte. O meglio, di vita all'interno di Marte.

La grande maggioranza di metano che troviamo sulla Terra (sia in aria sia in giacimenti sotterranei) è di origine biologica, chiaramente indicata dalla preferenza dei sistemi biologici per gli isotopi leggeri, per esempio per il carbonio-12 rispetto al carbonio-13. Questo metano è prodotto per metanogenesi, un processo metabolico che sembra essere limitato ai membri del dominio di organismi unicellulari chiamato Archaea.
C'è più di una via chimica per la produzione del metano, ma il più ovvio è la combinazione di anidride carbonica con idrogeno molecolare, ed è proprio questa la reazione sfruttata da un gran numero di Archea metanogeni. L'idrogeno molecolare è una potente fonte di energia chimica, e anche altri organismi, come i batteri solforiduttori, lo utilizzano. Ma dove trovano l'idrogeno?

Una fonte è la compresenza di roccia e acqua. La radioattività che proviene dalle rocce che contengono uranio può scindere le molecole di acqua (processo di radiolisi), e il successivo processo geochimico di serpentinizzazione [processo geologico che in presenza di calore e acqua altera e trasforma alcuni tipi di rocce, NdR] crea in abbondanza anche idrogeno molecolare. I sistemi idrotermali attivi sui fondali oceanici, le cosiddette fumarole nere, sono un ambiente in cui l'idrogeno viene costantemente prodotto, e dove gli organismi metanogeni prosperano.

E per quanto riguarda le profondità dei continenti, le parti più antiche della litosfera?

Le recenti scoperte in miniere sudafricane e canadesi di sacche isolate di acqua fortemente salina a straordinarie profondità – fra 1 e 2 chilometri - hanno rivelato che questi bacini hanno un'età che va dalle decine di milioni ai miliardi di anni; il record attuale è di un bacino formatosi tra 1,5 e 2,6 miliardi di anni fa.

Luoghi come questi sono, in termini relativi, ricchi di energia chimica che la vita può sfruttare, e lo fa. Ma estrapolare da un produzione locale di idrogeno molecolare in quei bacini una produzione planetaria non era certo qualcosa per cui esaltarsi.

Un nuovo studio condotto da Lollar, Onstott, Lacrampe-Couloumé, e Ballentine e pubblicato su “Nature”, suggerisce che le zone continentali profonde (cinque chilometri) potrebbero effettivamente essere un'importante fonte di idrogeno. In particolare, la parte più antica del sottosuolo continentale risalente al Precambriano (roccia di età superiore ai 540 milioni di anni circa), potrebbe generare l'idrogeno molecolare a una velocità dalle 40 alle 250 volte maggiore di quanto si pensasse: si tratta di una produzione pari a quella associata alla litosfera marina, che è molto più giovane. Questo materiale precambriano è presente nel 70 per cento circa della superficie continentale della Terra, e potrebbe contenere più acqua di tutti i fiumi, paludi e laghi presenti in superficie.

La conclusione è che la produzione mondiale di idrogeno molecolare va rivista al rialzo e – punto critico - almeno la metà di essa proviene dall'antico e profondo sottosuolo continentale, che non appare arido e inerte ma decisamente vitale.

Il collegamento fra queste scoperte e il metano su Marte è forse, oggi, una forzatura. Ma non è irragionevole supporre che l'antico sottosuolo marziano possa somigliare all'ambiente terrestre sotterraneo di origine precambriana, dove acque indisturbate si estendono in profonde fratture, e c'è un'autentica produzione di idrogeno molecolare.

Se vita c'è stata o c'è, deve sicuramente aver sfruttato una fonte di energia di questo tipo, e i suoi prodotti potrebbero aver trovato la strada fino alla superficie.

Se il tempo, le riserve di energia e la fortuna consentiranno a Curiosity di trovare e analizzare un altro picco di metano e i suoi rapporti isotopici, potremmo fare una valutazione critica della sua eventuale origine biochimica, disponendo di una pronta spiegazione grazie alle profondità del nostro pianeta.

Su una scala molto più grande, è importante anche l'idea di una “abitabilità” puramente geofisica di esopianeti lontani, di biosfere controllate unicamente dal funzionamento interno di un mondo senza vita di superficie. Può essere un atto di estrema presunzione pensare che la biosfera visibile all'esterno della Terra sia un modello per la maggior parte della vita nell'universo.

Riuscire a immaginare quali possano essere le “firme” identificabili di una vita cavernicola che proviene dal profondo potrebbe indurci a prendere in considerazione mondi che altrimenti saremmo portati a ignorare. E lo stesso si dica per una migliore comprensione della generazione dell'idrogeno molecolare nella crosta planetaria, dove gli ingredienti originali di un mondo - dalla miscela di elementi alla disponibilità di nuclei radioattivi - sono ancor più legati ai ritmi cosmici della vita e della morte delle stelle.

Le tracce di metano su Marte e l'idrogeno delle profondità della Terra possono sembrare indizi tenui e indiretti, ma le loro implicazioni potrebbero essere enormi.


-----
Caleb Scharf è il direttore del Centro multidisciplinare di astrobiologia della Columbia University. Ha lavorato nel campo della cosmologia osservativa, dell'astronomia in raggi X e, più recentemente, dei pianeti extrasolari. E' autore di diversi libri di divulgazione, fra cui I motori della gravità. L'altra faccia dei buchi neri (Codice, Torino 2013).

http://www.lescienze.it/news/2014/12/23 ... a-2424319/


Ultima modifica di ubatuba il 24/12/2014, 18:28, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 30/12/2014, 15:27 
L'eccitazione per il recente annuncio che il rover Curiosity ha rilevato un “picco” di metano atmosferico localizzato - e durato per un paio di mesi - è perfettamente giustificata. E infatti possibile che si tratti di un autentico indizio di vita passata o presente su Marte. O meglio, di vita all'interno di Marte. La grande maggioranza di metano che troviamo sulla Terra (sia in aria sia in giacimenti sotterranei) è di origine biologica, chiaramente indicata dalla preferenza dei sistemi biologici per gli isotopi leggeri, per esempio per il carbonio-12 rispetto al carbonio-13. Questo metano è prodotto per metanogenesi, un processo metabolico che sembra essere limitato ai membri del dominio di organismi unicellulari chiamato Archaea. Marte, l'acqua antica, l'idrogeno delle profondità e la vitaUn ] L'eccitazione per il recente annuncio che il rover Curiosity ha rilevato un “picco” di metano atmosferico localizzato - e durato per un paio di mesi - è perfettamente giustificata. E' infatti possibile che si tratti di un autentico indizio di vita passata o presente su Marte. O meglio, di vita all'interno di Marte.

La grande maggioranza di metano che troviamo sulla Terra (sia in aria sia in giacimenti sotterranei) è di origine biologica, chiaramente indicata dalla preferenza dei sistemi biologici per gli isotopi leggeri, per esempio per il carbonio-12 rispetto al carbonio-13. Questo metano è prodotto per metanogenesi, un processo metabolico che sembra essere limitato ai membri del dominio di organismi unicellulari chiamato Archaea.

Marte, l'acqua antica, l'idrogeno delle profondità e la vitaUn "selfie" di Curiosity ottenuto montando diverse foto fatte dal rover a se stesso. (NASA/JPL-Caltech/MSSS)
C'è più di una via chimica per la produzione del metano, ma il più ovvio è la combinazione di anidride carbonica con idrogeno molecolare, ed è proprio questa la reazione sfruttata da un gran numero di Archea metanogeni. L'idrogeno molecolare è una potente fonte di energia chimica, e anche altri organismi, come i batteri solforiduttori, lo utilizzano. Ma dove trovano l'idrogeno?

Una fonte è la compresenza di roccia e acqua. La radioattività che proviene dalle rocce che contengono uranio può scindere le molecole di acqua (processo di radiolisi), e il successivo processo geochimico di serpentinizzazione [processo geologico che in presenza di calore e acqua altera e trasforma alcuni tipi di rocce, NdR] crea in abbondanza anche idrogeno molecolare. I sistemi idrotermali attivi sui fondali oceanici, le cosiddette fumarole nere, sono un ambiente in cui l'idrogeno viene costantemente prodotto, e dove gli organismi metanogeni prosperano.

E per quanto riguarda le profondità dei continenti, le parti più antiche della litosfera?

Le recenti scoperte in miniere sudafricane e canadesi di sacche isolate di acqua fortemente salina a straordinarie profondità – fra 1 e 2 chilometri - hanno rivelato che questi bacini hanno un'età che va dalle decine di milioni ai miliardi di anni; il record attuale è di un bacino formatosi tra 1,5 e 2,6 miliardi di anni fa.

__img3__Luoghi come questi sono, in termini relativi, ricchi di energia chimica che la vita può sfruttare, e lo fa. Ma estrapolare da un produzione locale di idrogeno molecolare in quei bacini una produzione planetaria non era certo qualcosa per cui esaltarsi.

Un nuovo studio condotto da Lollar, Onstott, Lacrampe-Couloumé, e Ballentine e pubblicato su “Nature”, suggerisce che le zone continentali profonde (cinque chilometri) potrebbero effettivamente essere un'importante fonte di idrogeno. In particolare, la parte più antica del sottosuolo continentale risalente al Precambriano (roccia di età superiore ai 540 milioni di anni circa), potrebbe generare l'idrogeno molecolare a una velocità dalle 40 alle 250 volte maggiore di quanto si pensasse: si tratta di una produzione pari a quella associata alla litosfera marina, che è molto più giovane. Questo materiale precambriano è presente nel 70 per cento circa della superficie continentale della Terra, e potrebbe contenere più acqua di tutti i fiumi, paludi e laghi presenti in superficie.

La conclusione è che la produzione mondiale di idrogeno molecolare va rivista al rialzo e – punto critico - almeno la metà di essa proviene dall'antico e profondo sottosuolo continentale, che non appare arido e inerte ma decisamente vitale.

Il collegamento fra queste scoperte e il metano su Marte è forse, oggi, una forzatura. Ma non è irragionevole supporre che l'antico sottosuolo marziano possa somigliare all'ambiente terrestre sotterraneo di origine precambriana, dove acque indisturbate si estendono in profonde fratture, e c'è un'autentica produzione di idrogeno molecolare.

Se vita c'è stata o c'è, deve sicuramente aver sfruttato una fonte di energia di questo tipo, e i suoi prodotti potrebbero aver trovato la strada fino alla superficie.

Se il tempo, le riserve di energia e la fortuna consentiranno a Curiosity di trovare e analizzare un altro picco di metano e i suoi rapporti isotopici, potremmo fare una valutazione critica della sua eventuale origine biochimica, disponendo di una pronta spiegazione grazie alle profondità del nostro pianeta.

Su una scala molto più grande, è importante anche l'idea di una “abitabilità” puramente geofisica di esopianeti lontani, di biosfere controllate unicamente dal funzionamento interno di un mondo senza vita di superficie. Può essere un atto di estrema presunzione pensare che la biosfera visibile all'esterno della Terra sia un modello per la maggior parte della vita nell'universo.

Riuscire a immaginare quali possano essere le “firme” identificabili di una vita cavernicola che proviene dal profondo potrebbe indurci a prendere in considerazione mondi che altrimenti saremmo portati a ignorare. E lo stesso si dica per una migliore comprensione della generazione dell'idrogeno molecolare nella crosta planetaria, dove gli ingredienti originali di un mondo - dalla miscela di elementi alla disponibilità di nuclei radioattivi - sono ancor più legati ai ritmi cosmici della vita e della morte delle stelle.

Le tracce di metano su Marte e l'idrogeno delle profondità della Terra possono sembrare indizi tenui e indiretti, ma le loro implicazioni potrebbero essere enormi.

http://www.lescienze.it/news/2014/12/23 ... 26-12-2014


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MessaggioInviato: 07/01/2015, 19:51 
la quantità di metano rilevata non è mai la stessa ed è ciclica e questo non dovrebbe accadere nel caso del metano "abiologico" mentre è proprio il comportamento che ci aspetta dal metano prodotto dal metabolismo di organismi viventi che si sviluppa proprio attraverso i cicli vita..................................

notizia apparsa su
http://gds.it/2014/12/29/vita-su-marte- ... as_286996/


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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 03/03/2015, 18:08 
Concentrazioni di metano su Marte

Inequivocabili aumenti di concentrazione di metano nell'atmosfera marziana. La scoperta è stata presentata in un articolo scritto dal team scientifico del Mars Science Laboratory, recentemente pubblicato sulla rivista Science, e mette fine ad una lunga controversia circa la presenza di metano su Marte
di Elisa Nichelli
lunedì 2 marzo 2015 @ 14:21

Inequivocabili aumenti di concentrazione di metano nell’atmosfera marziana. E’ quanto rilevato dallo spettrometro laser sintonizzabile dello strumento SAM (Sample Analysis at Mars) a bordo del rover della NASA Curiosity, a seguito di un’esaustiva analisi di dati ottenuti nell’arco di 605 giorni marziani (chiamati SOL).

La scoperta è stata presentata in un articolo scritto dal team scientifico del Mars Science Laboratory, recentemente pubblicato sulla rivista Science, e mette fine ad una lunga controversia circa la presenza di metano su Marte. Tale controversia, iniziata più di dieci anni fa con misurazioni ottenute da telescopi terrestri, si era intensificata a seguito delle osservazioni effettuate da satelliti, alcune delle quali presentavano risultati contraddittori.

Questi nuovi e inconfutabili dati aprono la strada a nuove ricerche, che potrebbero identificare le sorgenti di questo gas (ad esempio qualche tipo di attività biologica) e i meccanismi attraverso i quali il gas viene eliminato con tali velocità.


A partire dal primo annuncio del Canada-Francia-Hawaii Telescope di Mauna Kea dell’osservazione di metano nell’atmosfera marziana, sono state condotte molte altre misurazioni con una gran varietà di strumenti, sia da Terra che da missioni satellitari come Mars Express e Mars Global Surveyor.
Dal momento che il metano può essere prodotto da attività biologica – in pratica tutto il metano presente nell’atmosfera terrestre ha questa origine – queste osservazioni avevano creato grandi aspettative circa la natura del metano marziano.

Le osservazioni, tuttavia, sembravano contraddittorie. Alcune suggerivano una distribuzione limitata nello spazio e nel tempo, con una sorgente nell’emisfero nord e picchi di concentrazione durante i mesi estivi. Questi fatti erano inspiegabili seguendo i modelli di circolazione generale e fotochimica attualmente utilizzati per definire il comportamento dell’atmosfera marziana.

Stando a questi modelli, se esistesse davvero metano su Marte, dovrebbe rimanerci per un tempo medio di 300 anni, e durante questo periodo dovrebbe essere omogeneamente distribuito lungo l’atmosfera. Siccome non abbiamo un modello che ci permetta di tenere conto della sua formazione, localizzazione e improvvisa sparizione, ogni osservazione veniva messa in dubbio e i risultati ottenuti venivano attribuiti a falsi positivi degli strumenti utilzzati. Tali strumenti, in effetti, lavoravano al limite delle loro capacità e i valori di concentrazione del gas che fornivano erano dell’ordine di qualche parte per miliardo su unità di volume (ppbv).

«In questo contesto, quando eravamo ormai sicuri che i dati raccolti fino ad quel momento erano quantomeno approssimativi, se non addirittura inutili, le speranze di saperne qualcosa di più risiedevano nella capacità dello strumento SAM di ottenere misurazioni più precise», ha dichiarato Francisco Javier Martín-Torres dell’Andalusian Institute of Earth Sciences.

Grazie al suo spettrometro laser sintonizzabile, SAM ha rilevato livelli basali di concentrazione di metano attorno a 0.7 ppbv, e ha osservato un episodio di aumento fino a dieci volte questo valore (circa 7 ppbv) durante un periodo di 60 sol, o giorni marziani.

Le nuove osservazioni sono basate su dati acquisiti in quasi un anno marziano (circa due anni terrestri), ovvero la durata nominale della missione. Durante questo periodo Curiosity ha esaminato circa 8 km del bacino del cratere Gale.

Tale periodo comprende tutto il ciclo completo delle stagioni marziane, i dati ambientali raccolti dalla stazione meteorologica REMS (Rover Environmental Monitoring Station) ha permesso di stabilire possibili correlazioni con i parametri ambientali misurati dallo strumento: umidità relativa, temperatura e opacità atmosferica. I dati sull’opacità atmosferica sono stati ottenuti sia col rivelatore ad ultravioletti di REMS sia con MastCam, la camera di Curiosity, utilizzata come supporto per le indagini in atmosfera.

Lo strumento REMS è stato sviluppato e utilizzato scientificamente da ricercatori spagnoli, alcuni dei quali fanno parte del team che ha condotto questa importante ricerca. L’ipotetica esistenza di variazioni stagionali nella concentrazione di metano in correlazione con alcune variabili ambientali, comunque, potrà essere confermata soltanto da misurazioni future orientate a stabilire quali fattori possano determinare l’emissione sporadica e successiva diminuzione di questo gas su Marte. Per quanto riguarda la distribuzione spaziale di questi sbuffi di metano, i ricercatori hanno concluso che sarebbero generati da episodi deboli e brevi, in luoghi molto specifici.

Lo spettrometro laser di SAM osserva in due canali nella regione dell’infrarosso, più precisamente il primo si trova attorno a 2.7 μm di lunghezza d’onda e il secondo a 3.27 μm. Il secondo canale è specificamente pensato per la rilevazione di metano. Ha una risoluzione di 0.0002 cm-1, che permette di rilevare il metano attraverso la sua impronta spettrografica di tre linee molto ben definite, e la procedura applicata (l’assorbimento della luce laser attraverso un campione contenuto in una cella chiusa) “è semplice, non invasiva e sensibile”, come vanta lo stesso articolo.
La cella di contenimento può essere riempita di gas ambientali marziani, o portata nella condizione di vuoto per ottenere misure contrastanti, come quelle ottenute aumentando artificialmente alcune concentrazioni. “Questo ci permette di avere dei margini molto ridotti di errore e garantisce l’accuratezza dei risultati, che possono essere considerati del tutto conclusivi”, ha detto Martín-Torres.
Secondo il ricercatore spagnolo le nuove domande poste da questi risultati superano di gran lunga le risposte che fornisce. “È una scoperta che chiude per sempre la questione della presenza di metano nell’atmosfera marziana, ma che pone anche altre domande, più complesse e difficili da chiarire, come ad esempio la natura delle sue sorgenti. Noi crediamo che possano risiedere in una o due sorgenti addizionali, che non erano state contemplate dai modelli fino ad ora. Tra queste sorgenti non dobbiamo escludere la metanogenesi biologica. Un’altra nuova domanda riguarda la bizzarra evoluzione del metano nell’atmosfera marziana dopo la sua emissione. Entrambe le domande dovrebbero essere affrontate con nuovi strumenti progettati allo scopo mirato di trovare queste risposte”.

Il nuovo arrivato MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile Evolution) della NASA fornirà immediatamente continuità nello studio di questi argomenti. Nel futuro prossimo, il Trace Gas Orbiter, sviluppato congiuntamente dall’ESA e dall’Agenzia Spaziale Russa (Ruscosmos), misurerà la concentrazione di metano su larga scala, permettendo di stabilire un unico contesto entro cui inquadrare i risultati ottenuti e di approfondire le nostre conoscenze sulle dinamiche del metano su Marte.

http://www.media.inaf.it/2015/03/02/cur ... -su-marte/


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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 04/03/2015, 16:07 
Metano su Marte, possibile presenza di forme di vita

La sonda della Nasa Curiosity ha rilevato nel corso di una lunga esplorazione la presenza di gas metano sul suolo marziano

....

Risale a quasi dieci anni fa la prima, controversa, rilevazione di metano nell’atmosfera marziana. Da quel giorno in poi una serie di spiegazioni contrastanti sono state fornite dai più grandi astronomi ed astrofisici, senza però mai giungere ad una risposta definitiva, almeno fino ad oggi. Risale infatti a queste ore la pubblicazione su Science del resoconto finale sull'anno marziano trascorso dal rover della Nasa Curiosity nei pressi del cratere Gale, che hanno dimostrato l'effettiva presenza del gas.



L'acquisizione dei dati è durata ben 605 sol (corrispettivi dei giorni terrestri su suolo marziano) e durante questo periodo sono state rilevate particolari oscillazioni della concentrazione di metano, che hanno tra l'altro acceso dibattiti sull'effettiva presenza dell'idrocarburo sul suolo marziano. Come ben spiegato nel pubblicato, questo “effetto” è da attribuire al fatto che il gas è presente ad una concentrazione appena al di sopra della soglia di sensibilità della sonda (da 0,7 a 7 parti per miliardo in volume, ppbv).



Il metano (formula chimica CH4) comunque è un elemento presente in diversi corpi celesti del Sistema Solare e, in tutti i casi, la sua origine può essere vulcanica, geofisica o biologica. Nell'atmosfera terrestre si può rilevare una concentrazione di metano pari a 0,00016% (2 ppm), quasi tutto di derivazione biologica; su Marte il quantitativo di gas è ben lontano da quello terrestre ma il fatto che questo sia soggetto a fluttuazioni nel corso del tempo ed in relazione alla posizione permette potenzialmente di escludere la derivazione vulcanica e geofisica. Tradotto: sul pianeta rosso potrebbe esserci vita (ad esempio forme primitive di batteri metanogeni).



Tutte ipotesi e “domande legittime, che devono ancora trovare risposta. Per intanto siamo adesso certi che la concentrazione di metano passa da 0,7 a 7 ppbv. I dati sono stati ottenuti lungo un intero anno marziano, che corrisponde a circa due anni terrestri, durante il quale Curiosity si è mosso per circa 8 km all’interno del cratere Gale”, ha spiegato Francisco Javier Martín-Torres ricercatore dell’Andalusian Institute of Earth Sciences (CSIC-UGR) durante l'esposizione dei risultati ottenuti dal rover nel corso dell'anno marziano..

http://www.pontilenews.it/articolo.php? ... at=SCIENZE

se la variazione di ch4 e' variabile in base a determinate condizioni,che possa trattarsi di un fatto endogeno sarebbe da escludere,quindi sarebbe da tenere in considerazioni i batteri metanogeni,e riconsiderare quindi i primi risultati viking da cui si deduceva la presenza di una qualke forma batteriologica pur se primiiva [:264]


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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 06/03/2015, 09:09 
Se l'origine del gas fosse geologica, non si capisce perché è localizzato solo in alcuni luoghi del pianeta e non ovunque, vista la sostanziale omogeneità morfologica del terreno sull'intero pianeta. Tra l’altro, l'aumento e la riduzione del gas pone un’altra questione, non indifferente: data una quantità di metano, essa può rimanere nell’atmosfera per circa 300 anni, prima di fuggire nello spazio, ma in questo lasso di tempo dovrebbe espandersi nell’atmosfera del pianeta, non rimanere localizzato.

Perché non succede? Perché non lo si rileva un po’ ovunque nell'atmosfera del Pianeta Rosso?

da focus


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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 08/03/2015, 10:43 
Immagine

Il braccio di Curiosity è fermo dal 28 febbraio a causa di un malfunzionamento e da Terra hanno deciso di tenerlo così per effettuare tutti i check del caso, anche se non riguardano direttamente il braccio robotico ma alcuni circuiti ad esso associato. Questa foto è stata scattata il 4 marzo dalla Navigation Camera

https://www.facebook.com/Link2Universe/ ... =1&theater


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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 09/03/2015, 11:55 
Effettuando una perforazione nel terreno ed una serie di analisi dell’atmosfera, è stata rilevato un aumento della concentrazione di metano nell’atmosfera


http://www.centrometeoitaliano.it/astro ... 015-25528/


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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 09/03/2015, 14:48 
Che ci siano degli organismi che consumano il metano prodotto da eventuali batteri? Un vero e proprio ecosistema in miniatura...



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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 09/03/2015, 15:45 
Metano L'aveva scoperta Viking 1976

Vita su Marte? L’aveva scoperta Viking nel 1976 http://aliveuniverseimages.com/speciale ... -curiosity

Dopo 39 anni - 2014/2015 http://aliveuniverseimages.com/speciale ... -curiosity



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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 09/03/2015, 18:23 
purtroppo di tutti quei dati solo una piccola parte e' stato analizzata,in quanto nell'ultimo esperimento fatto sul posto,i dati risultavano negativi sulla presenza di microbatteri sul pianeta,ma questo era dovuto ad un errato metodo x esplicare l'esperimento,in effetti levin straat e soci anni dopo appurarono che il medesimo esperimento effettuato sulla terra,con lo stesso sistema, dava come lo stesso risultato negativo............................. [;)]


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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 09/03/2015, 19:56 
ubatuba ha scritto:
purtroppo di tutti quei dati solo una piccola parte e' stato analizzata,in quanto nell'ultimo esperimento fatto sul posto,i dati risultavano negativi sulla presenza di microbatteri sul pianeta,ma questo era dovuto ad un errato metodo x esplicare l'esperimento,in effetti levin straat e soci anni dopo appurarono che il medesimo esperimento effettuato sulla terra,con lo stesso sistema, dava come lo stesso risultato negativo............................. [;)]



Magari averlo fatto prima di spedire la sonda su Marte questo test avrebbe giovato alla missione ^_^



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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 09/03/2015, 20:17 
ma vedi max levin straat e soci hanno fatto questa "scoperta"agli inizi del 2000,solo che alla nasa anzike'confezionare una sonda aggiornata all'uopo,da inviare su marte,ha preferito inviare le solite sonde che non fanno altro che confermare tante cose che gia' si sapevano,lasciando un vuoto sulla presenza batteriologica sul pianeta rosso............................. [:289] [:289]


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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 14/03/2015, 11:45 
Mille indizi non fanno una prova. In giurisprudenza questo è vero, in fondo è meglio un colpevole libero che un innocente in galera. Ma a vedere i dati che che le sonde automatiche su Marte restituiscono ogni giorno fanno credere che forse una prova definitiva sulla presenza o meno di forme di vita sul pianeta non è tanto lontana da essere scoperta. È notizia del dicembre scorso che lo strumento Tunable Laser Spectrometer (TLS) (che fa parte della schiera del laboratorio automatico Sample Analysis at Mars (SAM)) a bordo della Mars Science Laboratory Rover (Curiosity) 1 ha mostrato nell’arco di 605 sol (i giorni marziani) corrispondenti a quasi un anno marziano, segnali di almeno un importante cambiamento episodico nella concentrazione di metano atmosferico [1] che è passato da 0,7 ppbv a circa 7 ppbv per un periodo di circa 60 sol per poi ridiscendere ai valori precedenti. L’origine di questo improvviso aumento di metano, ma soprattutto la sua repentina discesa, non è semplice da spiegare; come del resto la quasi costante presenza di metano sul Pianeta Rosso.

PIA19087-MarsCuriosityRover-GaleCrater-MethaneChart-20141216Come dimostra la tabella qui a fianco, su Marte c’è pochissimo metano persistente nell’atmosfera ma c’è. Le radiazioni solari ultraviolette che arrivano fino al suolo marziano indisturbate, dissociano queste molecole [2] in tempi piuttosto brevi, circa 300 – 350 anni o giù di lì. Questo significa che comunque una o più fonti rilasciano più o meno continuamente metano nell’atmosfera marziana [3] contribuendo a mantenere la debolissima ma costante presenza di questo gas. Finora i risultati dei satelliti come il Mars Express e il Mars Global Surveyor e le osservazioni da Terra 2 avevano mostrato risultati abbastanza contraddittori che potevano essere scambiati come cattiva interpretazione dei dati, tant’è che lo stesso Curiosity fino al 2013 non aveva mai mostrato che tenui tracce del discusso gas [4] facendo così pensare che su Marte non vi fosse alcuna attività metanogena importante in atto.

Ora però i nuovi dati, che sono stati oggetto di studio anche di un team guidato da Francisco Javier Martín-Torres, dell’Istituto andaluso di Scienze della Terra (CSIC-UGR) [5], mostrano che invece una qualche attività sporadica metanogenica su Marte esiste. Adesso che l’esistenza di questi pennacchi è stata confermata da strumenti presenti sulla superficie, ora resta da capirne le origini.
Il confronto con i dati meteorologici raccolti dallo stesso Curiosity nello stesso arco di tempo potrà far luce se si tratta di fenomeni stagionali o meno; un altro passettino in avanti per carpire i misteri del Pianeta Rosso.

http://www.altrogiornale.org/curiosity- ... -su-marte/

tanto tempo sprecato sin dal tempo dei viking,con + convinzione ora magari si sarebbe avuto conferma,di come questo metano viene prodotto......... [:291] [:291]


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 Oggetto del messaggio: Re: curiosity:metano su marte......
MessaggioInviato: 15/03/2015, 18:22 
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... e non ce ne siamo mai accorti! [:246]



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