Su GJ3470b, un pianeta di tipo nettuniano che orbita attorno a una stella nana, l'atmosfera diffonde la luce in modo simile a quanto avviene nell'atmosfera terrestre: dalla sua superficie, un essere umano potrebbe vedere il cielo azzurro come il nostro. Lo dimostra una nuova serie di dati osservativi raccolti grazie al Large Binocular Telescope, il telescopio a doppio specchio situato in Arizona, e analizzati da un gruppo di ricerca dell'Istituto nazionale di astrofisica. L'accuratezza sperimentale raggiunta è tale, secondo gli autori, che presto sarà possibile osservare, attorno a stelle nane, pianeti di dimensioni simili a quelle terrestri
Difficilmente un essere umano metterà piede su GJ3470b, un pianeta extrasolare che orbita attorno a una stella nana abbastanza vicina a noi, circa 80 anni luce, ma se mai dovesse capitare, alzando lo sguardo l’ipotetico pioniere potrebbe scorgere un cielo azzurro simile al nostro.
È quanto ha concluso un nuovo studio firmato sulla rivista “Astronomy and Astrophysics” da Valerio Nascimbeni e colleghi di un gruppo di ricerca tutto italiano dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) e del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Padova, sulla base di osservazioni effettuate con il Large Binocular Telescope (LBT), il telescopio a doppio specchio costruito in Arizona. I dati fotometrici raccolti in due diverse lunghezze d’onda hanno permesso di ricavare preziose informazioni sull’atmosfera del pianeta, nella quale probabilmente è presente pulviscolo in grado di diffondere la luce in modo simile a quanto avviene sulla Terra: idealmente, il suo colore potrebbe proprio essere l'azzurro.
la determinazione della composizione dell’atmosfera è l’ultima frontiera nel campo dello studio dei pianeti extrasolari, che di recente ha sperimentato una continua evoluzione. Nei primi anni dell'esplorazione di questi mondi lontani, tra il 1995 e il 2007, gli strumenti disponibili permettevano quasi esclusivamente la scoperta di pianeti di tipo “Giove caldo”, ovvero giganti gassosi.
Negli anni successivi, grazie alle missioni spaziali dedicate a questo tipo di osservazioni, come CoRoT e Kepler, è stato possibile osservare
pianeti di dimensioni e masse più piccole. Recentemente, infine, l'orizzonte osservativo si è ampliato e complicato ulteriormente con nuove classi di pianeti, spesso dotati di caratteristiche inattese, come le Super-Terre (masse tra 2 e 10 masse terrestri) e i pianeti nettuniani (tra 15 e 50 masse terrestri).
In questo ultimo studio, i ricercatori dell’INAF hanno concentrato la loro attenzione su GJ3470b, un raro esempio di “Urano caldo”, che orbita attorno a GJ3470, una stella nana. Queste stelle sono le preferite dai planetologi che vanno a caccia di pianeti extrasolari date le loro limitate dimensioni.
“La rivelazione dei pianeti extrasolari avviene con il metodo del transito, cioè con l’osservazione della diminuzione della radiazione emessa dalla stella per effetto del transito del pianeta sul disco stellare: chiaramente, se la stella è piccola il pianeta riesce a oscurarla molto di più”, spiega a “Le Scienze” Giampaolo Piotto, ricercatore dell’Università di Padova e dell’Osservatorio astronomico della stessa città, coautore della ricerca. “Diversamente, osservando un pianeta di dimensioni terrestri sul disco di una stella simile al Sole, dovremmo poter distinguere un effetto di diminuzione della luminosità di 80 parti per milione, una valore molto limitato”.
La stessa osservazione di un transito consente ora di studiare le caratteristiche dell’atmosfera planetaria.
“Durante il transito, il pianeta appare completamente oscuro, ma intorno c’è un ‘bordino’ che è dato dalla sua atmosfera, in cui la luce della stella viene parzialmente assorbita: a seconda della composizione dell’atmosfera stessa può passare più o meno luce”, continua Piotto. “Se osserviamo il transito a diverse lunghezze d’onda, possiamo confrontare differenti tassi di assorbimento della radiazione, e ricavare dati sulla composizione gassosa dell’atmosfera”.
il confronto dei valori di assorbimento alle diverse lunghezze d’onda, precisamente quello in corrispondenza del segnale ultravioletto (357,5 nanometri) e dell’infrarosso ottico (963,5 nanometri), è stato facilitato dalla struttura del LBT. “Il Large Binocular Telescope, un progetto a cui l’Italia partecipa per il 25 per cento, ha un doppio specchio: sul primo è montata una camera più sensibile al blu, sul secondo una camera più sensibile al rosso”, aggiunge Piotto. “in questo modo la misurazione e il confronto possono essere fatti simultaneamente.
Dall’analisi dei dati raccolti risulta che questo pianeta deve avere un “cielo” molto simile al nostro.
“Per essere più precisi, abbiamo scoperto che il pianeta non può avere un’atmosfera simile a quella di Giove, con abbondanza di idrogeno ed elio, ma ne ha una formata da molecole molto più pesanti, a cui probabilmente si mescola una certa quantità di pulviscolo che la rende più sensibile alla diffusione della luce blu”, sottolinea Piotto. “È lo stesso processo ottico che ci fa apparire il cielo azzurro e per questo si può pensare idealmente che l’atmosfera di GJ3470b abbia una tonalità cromatica simile a quella terrestre”.
A rendere ancora più interessante la scoperta è l’accuratezza senza precedenti raggiunta nelle misurazioni.
“Grazie all’enorme quantità di luce che si può raccogliere con telescopi di più di otto metri di diametro, e probabilmente anche grazie a condizioni di osservazione particolarmente fortunate, è stato possibile ottenere una 'curva di luce' che, in termini di precisione fotometrica, è la più accurata tra quelle pubblicate finora con telescopi terrestri”, conclude Piotto. “Quest’accuratezza ha una conseguenza importante: con un telescopio come LBT potremmo osservare dalla Terra anche pianeti di dimensioni simili a quelle terrestri; certo, non in orbita intorno a stelle come il Sole, ma quasi certamente intorno a stelle nane. Questi sono studi che precorrono quelli di spettroscopia delle atmosfere extrasolari che speriamo di poter fare tra un decennio con telescopi spaziali”.
http://www.lescienze.it/news/2013/10/10 ... 11-10-2013