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MessaggioInviato: 04/09/2013, 18:14 
dobbiamo metterci in testa che quello che e' possibile da noi,su altri mondi e' possibile magari con modalita' differenti,in base alle situazioni ambientali del posto................[;)]


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MessaggioInviato: 28/09/2013, 19:53 
Usando il telescopio spaziale Kepler un gruppo di ricerca internazionale ha prodotto la prima mappa delle nuvole di un esopianeta, Kepler-7b


Non si può certo rimproverare a Kevin Heng di avere costantemente la testa fra le nuvole. Questo ragazzo dai tratti orientali è un astrofisico di origine statunitense da qualche anno approdato in Svizzera, dove ora dirige un gruppo di studio sugli esopianeti ed esoclimi al Center for Space and Habitability dell'Università di Berna. E il suo pallino è proprio lo studio del clima sui mondi alieni, attraverso la comprensione delle dinamiche atmosferiche.
Assieme a colleghi dell'Osservatorio di Ginevra, del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e dell'Università di Oxford, Hang si è recentemente interessato a un esopianeta di tipo gioviano caldo alquanto bizzarro: Kepler-7b, uno dei primi ad essere scoperti dalla sonda NASA Kepler nel 2010. Grande una volta e mezzo Giove ma decisamente più rarefatto, Kepler-7b riflette circa il 50% della luce visibile incidente sulla sua atmosfera, un valore ben più alto di quello che gli astrofisici si aspettano per un pianeta di questo tipo.
La spiegazione più semplice dell'alta riflettività di Kepler-7b è la presenza di nuvole che lo circondino. Per dimostralo, il team internazionale a cui collabora Hang ha misurato con il satellite Kepler la luce riflessa dal pianeta durante un'intera orbita attorno alla sua stella, compiuta in meno di 5 giorni. Il gruppo di ricerca ha quindi prodotto quella che viene definita una "curva di fase", che può essere direttamente trasformata in una mappa grezza, la prima nel suo genere. Naturalmente non una rappresentazione artistica di cumulonembi, ma un insieme di puntini volteggianti nel piano cartesiano da cui i ricercatori hanno ricavato due informazioni principali. Una è, appunto, la necessaria presenza di nuvole. L'altra è la dimensione approssimativa delle particelle che compongono le nubi.
Assieme allo studio del "pianeta blu" HD 189733b del luglio scorso, a cui Heng ha collaborato, queste sono le prime ricerche empiriche che indagano in dettaglio le eso-nuvole. Ma perché tanto interesse? "Le nuvole sono per noi un disturbo", risponde Hang, "dal momento che ci impediscono di dare un'interpretazione univoca all'atmosfera di un esopianeta. Il timore è che le nuvole confondano la nostra capacità di identificare chiaramente i segni distintivi della vita quando analizziamo gli spettri di un'atmosfera esoplanetaria per determinare l'abbondanza degli elementi chimici. Questo è il motivo per cui stiamo investendo tempo ed energie per comprendere gli effetti delle nuvole."



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La ricerca è in corso di pubblicazione su Astrophysical Journal Letters, mentre lo studio sulla riflettività di Kepler-7b sarà pubblicato su Astrophysical Journal

Fonte: MEDIA INAF

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... pler7b.txt


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MessaggioInviato: 30/09/2013, 14:38 
Io credo, come sostiene il fisico Robet Foot unitamente ad altri scienziati, che i mondi hot jupiter siano in realtà speculari, con una componente più o meno rilevante di materia ordinaria, ceduta dalla stella e catturata gravitazionalmente dal pianeta. Da qui si spiegherebbe la discordanza sospetta fra la presenza massiva e la riflessione. Del resto, non dimentichiamo che non esiste ancora un modello convincente che spieghi come un mondo di tipo gioviano, che tendenzialmente ed opportunamente si forma nelle regioni esterne della nube primordiale, debba emigrare cosi vicino al suo sole. Potrebbe anche avvenire in un caso sporadico, ma qui i mondi hot jupiter spuntano come funghi...................


Ultima modifica di marino il 30/09/2013, 14:42, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/09/2013, 19:15 
Cita:
marino ha scritto:

Io credo, come sostiene il fisico Robet Foot unitamente ad altri scienziati, che i mondi hot jupiter siano in realtà speculari, con una componente più o meno rilevante di materia ordinaria, ceduta dalla stella e catturata gravitazionalmente dal pianeta. Da qui si spiegherebbe la discordanza sospetta fra la presenza massiva e la riflessione. Del resto, non dimentichiamo che non esiste ancora un modello convincente che spieghi come un mondo di tipo gioviano, che tendenzialmente ed opportunamente si forma nelle regioni esterne della nube primordiale, debba emigrare cosi vicino al suo sole. Potrebbe anche avvenire in un caso sporadico, ma qui i mondi hot jupiter spuntano come funghi...................



Le osservazioni in ambito esoplanetario sono entusiasmanti, a mio modo di vedere.
Non passa che una manciata di giorni, ormai, tra un annuncio e il successivo.
Ad ogni nuovo comunicato, ho la sensazione di avere in mano un "Boero" da scartare.
E, come per i succulenti cioccolatini al rhum, spesso c'è la sorpresina. [:o)]

Quelle che vengono ridimensionate, quando non stravolte, sono le "previsioni scientifiche" di una ventina d'anni fa. Il "non ce lo aspettavamo" è all'ordine del giorno, nella neonata ricerca esoplanetaria...

Riguardo il caso specifico dei Gioviani Caldi, personalmente propendo per una causa generata da molteplici fattori:

1) Fattore più importante, la ricerca in questo ambito è recentissima e opera tutt'ora con mezzi di "prima generazione". Da questo deriva una limitazione notevole alla tipologia di pianeti individuabili. I Gioviani Caldi incidono sullo spostamento radiale della stella madre in maniera per noi più facilmente osservabile rispetto a qualsiasi altro tipo di corpo planetario. Per ora...

2) Il nostro Sistema Solare,che fino a pochi decenni fa è stato l'unica base di conoscenza in materia di "sistemi planetari", è conseguentemente il parametro di confronto con ciò che man mano si sta scoprendo nelle nostre immediate vicinanze galattiche. Probabilmente il Sistema Solare dove siamo collocati, è una rarità rispetto alla totalità delle combinazioni planetarie esistenti.
Da qui "l'anomalia" dei Hot Jupiter. Una nostra anomalia di previsione.

3) Pianeti più vicini alla propria stella, anche nel caso di osservazione dei transiti, hanno molte più possibilità d'essere notati.
Innanzitutto per un piano ellittico quasi interamente visibile nel suo intersecare la sagoma stellare, e di conseguenza anche per la brevità della rivoluzione...in alcuni casi addirittura inferiore al giorno terrestre.


Aggiungo il rovescio della medaglia.
Pianeti di tipo terrstre, attorno ad esempio ad una stella molto simile al Sole, ad oggi sono osservabili solo mediante transito sull'astro.
Con un moto di rivoluzione pari al nostro, attorno ad un astro simile al nostro Sole...la probabilità che l'ellittica abbia un piano a noi favorevole...e lo mantenga per tre anni...proprio quelli in cui Kepler ha potuto osservarla....

Ok...alla cieca....1 solo pianeta ogni centinaio, si pone in questa condizione nei nostri confronti. (Calcolo approssimativo in maniera totale. Così [:o)]...a nasa. E MOLTO per difetto, mi sa.... [:(] )



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MessaggioInviato: 30/09/2013, 19:25 
Sì, ma ricordate che per il 2014 è "prevista" la prima scoperta di un gemello della terra. Non so in base a cosa questi fisici lo dicano, ma vabbè tant'è.

Io aspetto la scoperta di un pianeta abitabile come l'arrivo di un nuovo cuginetto (non un figlio o un nipote, per non esagerare).


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MessaggioInviato: 07/10/2013, 15:25 
Si Rigel, analisi molto interessante e oculata, ma l'anomalia dei gioviani caldi non nasce dalla legge di Bode o solo dall'osservazione comparativa della struttura del nostro sistema solare, bensì da considerazioni in ambito della planetologia e della gravità, che trascendono dalle conoscenze locali. Gli hot jupiter sono pochi rispetto al numero di stelle in osservazione e rappresentano un'anomalia che potrebbe, e ripeto potrebbe, essere spiegata con l'ipotesi della materia speculare. Mondi oscuri, costituiti prevalentemente da materia specchio(interagente solo gravitazionalmente e debolmente, a livello termodinamico) con una componente catturata, più o meno discreta, di materia ordinaria.



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MessaggioInviato: 08/10/2013, 21:22 
Cita:
marino ha scritto:

Si Rigel, analisi molto interessante e oculata, ma l'anomalia dei gioviani caldi non nasce dalla legge di Bode o solo dall'osservazione comparativa della struttura del nostro sistema solare, bensì da considerazioni in ambito della planetologia e della gravità, che trascendono dalle conoscenze locali. Gli hot jupiter sono pochi rispetto al numero di stelle in osservazione e rappresentano un'anomalia che potrebbe, e ripeto potrebbe, essere spiegata con l'ipotesi della materia speculare. Mondi oscuri, costituiti prevalentemente da materia specchio(interagente solo gravitazionalmente e debolmente, a livello termodinamico) con una componente catturata, più o meno discreta, di materia ordinaria.


Non intendevo sminuire la tua ipotesi, che trovo invece molto interessante e...plausibile. [:)]

Il mio era un appunto su quanto possa incidere la nostra odierna capacità d'osservazione, sul dato statistico.

In soldoni, i Gioviani caldi sono destinati ad essere scoperti TUTTI (Per quanto riguarda le zone del braccio galattico osservate e che osserveremo nel futuro recente) molto prima di ogni altra categoria di pianeti che possano ruotare attorno alle medesime stelle osservate.

Per questo, credo, ne stiamo rilevando molti. A causa delle tecniche osservative odierne.

Ritengo il fatto che siano un'anomalia come frutto di un limite osservativo attuale, molto più che di un dato reale sul loro effettivo numero rispetto al totale dei pianeti esistenti. Per questo credo che cercarne "un perchè" venga oggi falsato anche dallo stato delle cose nella scienza astronomica.

Una volta che conoscessimo tutti i pianeti delle stelle che si stanno osservando, probabilmente l'anomalia diventerebbe...eccezione che conferma la regola.

Sarebbe più facile accettare che ci sia un effettivo gigante gassoso simile a Giove, in quella posizione, una volta che sapessimo che è un caso ogni...100 mila sistemi planetari...ad esempio. [8D]

Comunque la tua è un'ipotesi tutt'altro che campata per aria. Molto intrigante, per giunta...dato che supporrebbe uno stato fisico della materia ad oggi ancora da osservare in tutte le sue eventuali caratteristiche.



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MessaggioInviato: 11/10/2013, 09:57 
Su GJ3470b, un pianeta di tipo nettuniano che orbita attorno a una stella nana, l'atmosfera diffonde la luce in modo simile a quanto avviene nell'atmosfera terrestre: dalla sua superficie, un essere umano potrebbe vedere il cielo azzurro come il nostro. Lo dimostra una nuova serie di dati osservativi raccolti grazie al Large Binocular Telescope, il telescopio a doppio specchio situato in Arizona, e analizzati da un gruppo di ricerca dell'Istituto nazionale di astrofisica. L'accuratezza sperimentale raggiunta è tale, secondo gli autori, che presto sarà possibile osservare, attorno a stelle nane, pianeti di dimensioni simili a quelle terrestri
Difficilmente un essere umano metterà piede su GJ3470b, un pianeta extrasolare che orbita attorno a una stella nana abbastanza vicina a noi, circa 80 anni luce, ma se mai dovesse capitare, alzando lo sguardo l’ipotetico pioniere potrebbe scorgere un cielo azzurro simile al nostro.

È quanto ha concluso un nuovo studio firmato sulla rivista “Astronomy and Astrophysics” da Valerio Nascimbeni e colleghi di un gruppo di ricerca tutto italiano dell’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) e del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università di Padova, sulla base di osservazioni effettuate con il Large Binocular Telescope (LBT), il telescopio a doppio specchio costruito in Arizona. I dati fotometrici raccolti in due diverse lunghezze d’onda hanno permesso di ricavare preziose informazioni sull’atmosfera del pianeta, nella quale probabilmente è presente pulviscolo in grado di diffondere la luce in modo simile a quanto avviene sulla Terra: idealmente, il suo colore potrebbe proprio essere l'azzurro.

la determinazione della composizione dell’atmosfera è l’ultima frontiera nel campo dello studio dei pianeti extrasolari, che di recente ha sperimentato una continua evoluzione. Nei primi anni dell'esplorazione di questi mondi lontani, tra il 1995 e il 2007, gli strumenti disponibili permettevano quasi esclusivamente la scoperta di pianeti di tipo “Giove caldo”, ovvero giganti gassosi.

Negli anni successivi, grazie alle missioni spaziali dedicate a questo tipo di osservazioni, come CoRoT e Kepler, è stato possibile osservare

pianeti di dimensioni e masse più piccole. Recentemente, infine, l'orizzonte osservativo si è ampliato e complicato ulteriormente con nuove classi di pianeti, spesso dotati di caratteristiche inattese, come le Super-Terre (masse tra 2 e 10 masse terrestri) e i pianeti nettuniani (tra 15 e 50 masse terrestri).

In questo ultimo studio, i ricercatori dell’INAF hanno concentrato la loro attenzione su GJ3470b, un raro esempio di “Urano caldo”, che orbita attorno a GJ3470, una stella nana. Queste stelle sono le preferite dai planetologi che vanno a caccia di pianeti extrasolari date le loro limitate dimensioni.

“La rivelazione dei pianeti extrasolari avviene con il metodo del transito, cioè con l’osservazione della diminuzione della radiazione emessa dalla stella per effetto del transito del pianeta sul disco stellare: chiaramente, se la stella è piccola il pianeta riesce a oscurarla molto di più”, spiega a “Le Scienze” Giampaolo Piotto, ricercatore dell’Università di Padova e dell’Osservatorio astronomico della stessa città, coautore della ricerca. “Diversamente, osservando un pianeta di dimensioni terrestri sul disco di una stella simile al Sole, dovremmo poter distinguere un effetto di diminuzione della luminosità di 80 parti per milione, una valore molto limitato”.

La stessa osservazione di un transito consente ora di studiare le caratteristiche dell’atmosfera planetaria.

“Durante il transito, il pianeta appare completamente oscuro, ma intorno c’è un ‘bordino’ che è dato dalla sua atmosfera, in cui la luce della stella viene parzialmente assorbita: a seconda della composizione dell’atmosfera stessa può passare più o meno luce”, continua Piotto. “Se osserviamo il transito a diverse lunghezze d’onda, possiamo confrontare differenti tassi di assorbimento della radiazione, e ricavare dati sulla composizione gassosa dell’atmosfera”.

il confronto dei valori di assorbimento alle diverse lunghezze d’onda, precisamente quello in corrispondenza del segnale ultravioletto (357,5 nanometri) e dell’infrarosso ottico (963,5 nanometri), è stato facilitato dalla struttura del LBT. “Il Large Binocular Telescope, un progetto a cui l’Italia partecipa per il 25 per cento, ha un doppio specchio: sul primo è montata una camera più sensibile al blu, sul secondo una camera più sensibile al rosso”, aggiunge Piotto. “in questo modo la misurazione e il confronto possono essere fatti simultaneamente.

Dall’analisi dei dati raccolti risulta che questo pianeta deve avere un “cielo” molto simile al nostro.

“Per essere più precisi, abbiamo scoperto che il pianeta non può avere un’atmosfera simile a quella di Giove, con abbondanza di idrogeno ed elio, ma ne ha una formata da molecole molto più pesanti, a cui probabilmente si mescola una certa quantità di pulviscolo che la rende più sensibile alla diffusione della luce blu”, sottolinea Piotto. “È lo stesso processo ottico che ci fa apparire il cielo azzurro e per questo si può pensare idealmente che l’atmosfera di GJ3470b abbia una tonalità cromatica simile a quella terrestre”.

A rendere ancora più interessante la scoperta è l’accuratezza senza precedenti raggiunta nelle misurazioni.

“Grazie all’enorme quantità di luce che si può raccogliere con telescopi di più di otto metri di diametro, e probabilmente anche grazie a condizioni di osservazione particolarmente fortunate, è stato possibile ottenere una 'curva di luce' che, in termini di precisione fotometrica, è la più accurata tra quelle pubblicate finora con telescopi terrestri”, conclude Piotto. “Quest’accuratezza ha una conseguenza importante: con un telescopio come LBT potremmo osservare dalla Terra anche pianeti di dimensioni simili a quelle terrestri; certo, non in orbita intorno a stelle come il Sole, ma quasi certamente intorno a stelle nane. Questi sono studi che precorrono quelli di spettroscopia delle atmosfere extrasolari che speriamo di poter fare tra un decennio con telescopi spaziali”.

http://www.lescienze.it/news/2013/10/10 ... 11-10-2013


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MessaggioInviato: 12/10/2013, 12:18 
E' la prima volta che in un sistema planetario extrasolare si ha la prova dell'esistenza contemporanea di corpi rocciosi e di acqua, i due componenti chiave per la presenza di pianeti di tipo terrestre. La scoperta arriva dall'osservazione di un sistema di pianeti che orbitano inattorno a una nana bianca, una stella giunta al termine della sua vita: dirottati dal campo gravitazionale dell'astro, gli asteroidi si sono frantumati e vaporizzati, rendendo possibile l'analisi spettroscopica della loro composizione (
frammenti di un asteroide che conteneva enormi quantità di acqua sono stati osservati per la prima volta in prossimità di una stella giunta alla fine della sua evoluzione, e trasformatasi in una nana bianca. Le analisi condotte da ricercatori delle Università di Cambridge, Warwick e Kiel rivelano che l'asteroide, la cui massa è costituita al 26 per cento da acqua, è molto simile a Cerere, il più grande asteroide della fascia principale del nostro sistema solare.

Come spiegano gli autori in un articolo pubblicato su “Science”, ciò suggerisce che la stella GD 61, distante circa 150 anni luce da noi, un tempo fosse al centro di un sistema che ospitava pianeti simili alla Terra. Tutti i pianeti rocciosi si formano infatti grazie all'accumulo di asteroidi, che ne rappresentano i “mattoni” costitutivi.

Di fatto, è la prima volta che si osserva al di fuori del nostro sistema solare la presenza congiunta di due elementi chiave per l'esistenza di pianeti abitabili: una superficie rocciosa e l'acqua. Sulla Terra, la cui massa è composta d'acqua solo per lo 0,02 per cento, si pensa che gli oceani che ricoprono tanta parte della superficie siano il prodotto dell'impatto di una miriade di asteroidi costituiti prevalentemente da ghiaccio d'acqua. La nuova scoperta dimostra che lo stesso sistema di trasporto e deposito dell'acqua può essersi realizzato anche nel sistema planetario di quella lontana stella morente.

Rappresentazione di un asteroide roccioso e ricco d'acqua frantumato dalla forte gravità della nana bianca GD 61. (Cortesia Mark A. Garlick/ space-art.co.uk/University of Warwick/University of Cambridge)
Secondo i ricercatori, l'acqua proveniva molto probabilmente da un corpo celeste di almeno 90 chilometri di diametro - ma probabilmente ancora più grande - che orbitava attorno a GD 61 prima che la stella diventasse una nana bianca, circa 200 milioni di anni fa.

“La scoperta di acqua in un grande asteroide significa che nel sistema GD 61

esistevano, e forse ancora esistono, i mattoni fondamentali dei pianeti abitabili, e probabilmente anche intorno a un consistente numero di altre stelle simili”, ha detto Jay Farihi, primo autore dell'articolo.

Finora le osservazioni astronomiche sui pianeti extrasolari hanno potuto misurarne solo la dimensione e la densità, ma non la composizione: l'unico modo per riuscirci attraverso l'analisi spettrale sarebbe infatti quello di frantumare e scomporre il pianeta. Che tuttavia, è proprio ciò che accade quando il sistema ruota intorno a una nana bianca, la cui estrema attrazione gravitazionale finisce per risucchiare e triturare i suoi pianeti.

Puntando lo spettrografo Cosmic Origins a bordo del telescopio spaziale Hubble verso la nana bianca GD61, i ricercatori hanno quindi potuto osservare lo spettro dei detriti di asteroidi che stavano cadendo sulla stella “inquinandone” l'atmosfera.

"Perché gli asteroidi passino abbastanza vicino alla nana bianca da essere frantumati e poi divorati da essa, la fascia degli asteroidi deve essere stata turbata da un oggetto massiccio come un pianeta gigante", ha aggiunto Farihi. "Gli asteroidi ci dicono quindi che il sistema 61 GD aveva o ha pianeti rocciosi di tipo terrestre, e che molto probabilmente là ci sono ancora pianeti giganti.”

http://www.lescienze.it/news/2013/10/11 ... a-1842634/

........lentamente il puzzle si compone...................[^]


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MessaggioInviato: 14/10/2013, 13:24 
Scoperto un pianeta interstellare a ‘soli’ 80 anni luce dalla Terra



lunedì 14 ottobre 2013, 12:01 di Renato Sansone


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37,78 KB


Credit: David A. Aguilar (CfA)

Un team internazionale di astronomi ha confermato la scoperta di un giovane pianeta che non orbita attorno ad alcuna stella. Questo pianeta, libero di fluttuare nell’universo, a “soli” 80 anni luce di distanza dalla Terra, è stato denominato PSO J318.5 – 22, e possiede una massa pari a sei volte quella di Giove. Si stima che l’oggetto si sia formato soltanto 12 milioni di anni fa, rappresentando un pianeta neonato in relazione alla storia del cosmo. Dopo una prima osservazione con il telescopio del progetto Pan-Starrs 1, il corpo è stato osservato con l’ausilio di altri grandi telescopi delle isole Hawaii, mostrando proprietà simili a quelle dei giganti gassosi orbitanti intorno a stelle giovani. Eppure, questo pianeta neonato vaga nello spazio senza un’orbita particolare. “Di pianeti simili non ne abbiamo mai visti“, spiega il ricercatore a capo del progetto, il Dott. Michael Liu, dell’Istituto di Astronomia dell’Università delle Hawaii. “Ha tutte le caratteristiche dei giovani pianeti trovati intorno ad altre stelle, ma vaga alla deriva senza orbitare intorno ad una stella“, spiega lo scienziato. Negli ultimi dieci anni i pianeti extrasolari sono stati scoperti ad un ritmo incredibile, specie attraverso l’utilizzo della tecnica del transito o con metodi indiretti. Ad oggi sono circa un migliaio, ma solo alcuni sono stati osservati direttamente nei telescopi. Generalmente i pianeti extrasolari, specie quelli vicini alle rispettive stelle, sono molto difficili da studiare, in quanto sono abbagliati dalla luce della stella vicina. PSO J318.5 – 22, al contrario, vaga nel buio del cosmo, ed è per questo un oggetto molto più semplice da analizzare, e “potrebbe fornire una ricostruzione sul funzionamento interno dei pianeti gassosi giganti come Giove, poco dopo la nascita“, spiega il dott. Niall Deacon del Max Planck Institute for Astronomy in Germania e co-autore dello studio. Come spesso accade, le più grandi scoperte vengono effettuate casualmente. Non è diverso questo caso, dal momento che il team era intento in una ricerca sulle nane brune. Esse possiedono una massa più grande di quella di un pianeta, ma più piccola di 0,08 volte la massa del Sole, corrispondente a 70 masse gioviane che è considerata la massa minima perché abbiano luogo le reazioni di fusione nucleare proprie delle stelle. Grazie alla loro temperatura relativamente fresca, le nane brune sono molto deboli e presentano un colore rossastro. Per aggirare tale problema, il team ha scandagliato il cielo ogni notte con una macchina fotografica sensibile alla luce, quando hanno osservato un oggetto stravagante nel campo inquadrato, con tracce termiche ben più rosse delle nane brune. Grazie alla sua distanza e al movimento nello spazio, i ricercatori hanno concluso che PSO J318.5 -22 appartiene ad un gruppo di stelle giovani chiamato ‘Associazione di Beta Pictoris‘, composto da 17 sistemi stellari, che comprendono un totale di 28 singole stelle. La scoperta sarà pubblicata nel prossimo numero di Astrophysical Journal Letters.

http://www.meteoweb.eu/2013/10/scoperto ... ra/231995/

le distanza sembrano accorciarsi anke se lentamente...................[;)]


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Cita:
ubatuba ha scritto:




le distanza sembrano accorciarsi anke se lentamente...................[;)]


Sarebbe ora. Dopo la "morte" di Kepler la ricerca ha avuto uno stop inaudito. Ora si tratta di confermare i candidati e analizzare i dati ancora non controllati, per il resto c'è poco da fare. Si aspettano i prossimi anni e nuovi satelliti per sperare di trovare qualcosa di sensazionale...


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Cita:
ubatuba ha scritto:





Scoperto un pianeta interstellare a ‘soli’ 80 anni luce dalla Terra



lunedì 14 ottobre 2013, 12:01 di Renato Sansone


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Credit: David A. Aguilar (CfA)

Un team internazionale di astronomi ha confermato la scoperta di un giovane pianeta che non orbita attorno ad alcuna stella. Questo pianeta, libero di fluttuare nell’universo, a “soli” 80 anni luce di distanza dalla Terra, è stato denominato PSO J318.5 – 22, e possiede una massa pari a sei volte quella di Giove. Si stima che l’oggetto si sia formato soltanto 12 milioni di anni fa, rappresentando un pianeta neonato in relazione alla storia del cosmo. Dopo una prima osservazione con il telescopio del progetto Pan-Starrs 1, il corpo è stato osservato con l’ausilio di altri grandi telescopi delle isole Hawaii, mostrando proprietà simili a quelle dei giganti gassosi orbitanti intorno a stelle giovani. Eppure, questo pianeta neonato vaga nello spazio senza un’orbita particolare. “Di pianeti simili non ne abbiamo mai visti“, spiega il ricercatore a capo del progetto, il Dott. Michael Liu, dell’Istituto di Astronomia dell’Università delle Hawaii. “Ha tutte le caratteristiche dei giovani pianeti trovati intorno ad altre stelle, ma vaga alla deriva senza orbitare intorno ad una stella“, spiega lo scienziato. Negli ultimi dieci anni i pianeti extrasolari sono stati scoperti ad un ritmo incredibile, specie attraverso l’utilizzo della tecnica del transito o con metodi indiretti. Ad oggi sono circa un migliaio, ma solo alcuni sono stati osservati direttamente nei telescopi. Generalmente i pianeti extrasolari, specie quelli vicini alle rispettive stelle, sono molto difficili da studiare, in quanto sono abbagliati dalla luce della stella vicina. PSO J318.5 – 22, al contrario, vaga nel buio del cosmo, ed è per questo un oggetto molto più semplice da analizzare, e “potrebbe fornire una ricostruzione sul funzionamento interno dei pianeti gassosi giganti come Giove, poco dopo la nascita“, spiega il dott. Niall Deacon del Max Planck Institute for Astronomy in Germania e co-autore dello studio. Come spesso accade, le più grandi scoperte vengono effettuate casualmente. Non è diverso questo caso, dal momento che il team era intento in una ricerca sulle nane brune. Esse possiedono una massa più grande di quella di un pianeta, ma più piccola di 0,08 volte la massa del Sole, corrispondente a 70 masse gioviane che è considerata la massa minima perché abbiano luogo le reazioni di fusione nucleare proprie delle stelle. Grazie alla loro temperatura relativamente fresca, le nane brune sono molto deboli e presentano un colore rossastro. Per aggirare tale problema, il team ha scandagliato il cielo ogni notte con una macchina fotografica sensibile alla luce, quando hanno osservato un oggetto stravagante nel campo inquadrato, con tracce termiche ben più rosse delle nane brune. Grazie alla sua distanza e al movimento nello spazio, i ricercatori hanno concluso che PSO J318.5 -22 appartiene ad un gruppo di stelle giovani chiamato ‘Associazione di Beta Pictoris‘, composto da 17 sistemi stellari, che comprendono un totale di 28 singole stelle. La scoperta sarà pubblicata nel prossimo numero di Astrophysical Journal Letters.

http://www.meteoweb.eu/2013/10/scoperto ... ra/231995/

le distanza sembrano accorciarsi anke se lentamente...................[;)]



Un pianeta così grande potrebbe avere tanti satelliti delle dimensioni di Marte o della Terra che gli orbitano intorno, similmente al modello di Giove... interessante... potrebbe avere anche abbastanza energia infrarossa da irradiare (energia termica) verso i sui satelliti... e magari su uno di questi satelliti c'è una certa quantità d'acqua...
Tutto in teoria ovviamente...
...comunque un pianeta gigante vagante è una novità assoluta per me


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MessaggioInviato: 15/10/2013, 09:46 
le sorprese a questi livelli saranno sempre + possibili,siamo all'inizio della lunga strada,e magari le ns astruse teorie dovranno adeguarsi a ben + sorprendenti realta,cmq data l'abbondanza di novita' alla nasa è iniziata la valutazione di «nuove potenziali missioni» per Kepler, sperando che il tutto sia valutato in tempi relativamente brevi,x evitare che il tutto non cada nel dimenticatoio(mission viking insegnano) [;)]
da dire che innnumerevoli dati trasmessi da kepler devono ankora essere analizzati e studiati.e quindi le sorprese possono ancora essere dietro l'angolo [:I]


Ultima modifica di ubatuba il 15/10/2013, 09:48, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 15/10/2013, 17:31 
A pochi giorni dalla partenza della missione dell'ESA, GAIA sono molti gli studi sulle potenzialità di questo promettente satellite. Tra i risultati emergono anche le possibili sinergie con i progetti da Terra per la ricerca dei pianeti extrasolari
speriamo possa avere la fortuna di kepler..............................[;)]


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Speriamo di certo, ma da quello che ho letto, per come è progettato GAIA, avrà la facoltà di trovare solo pianeti all'incirca grandi quanto Giove. Ora, mettiamo pure che ne scopra di più piccoli, perché di solito poi si scopre che usando qualche trucchetto si può migliorare la precisione (come avvenne con Kepler che doveva scoprire Nettuniani e ha scoperto anche pianeti della grandezza di Marte = Mezza Terra), ma da Gioviani a Terrestri il salto è grosso. Quindi diciamo che sul numero di pianeti che scoprirà c'è da essere ottimisti, sulla loro dimensione... eh.. forse non tanto.


Ultima modifica di DarthEnoch il 15/10/2013, 19:24, modificato 1 volta in totale.

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