Scoperte, Ricerche e News in diretta dal Cosmo
Rispondi al messaggio

13/10/2012, 15:43

Come ho avuto modo di dire in queste pagine, trovo che ci siano più elementi a sostegno di questa tesi nelle peculiarità del nostro sistema che la seconda non soddisfa.

13/10/2012, 19:00

Aztlan ha scritto:

Come ho avuto modo di dire in queste pagine, trovo che ci siano più elementi a sostegno di questa tesi nelle peculiarità del nostro sistema che la seconda non soddisfa.


pure io la penso come da te affermato,ma avendo l'umanita'una conoscenza quanto mai relativa del ns uscio di casa,ho proposto la dualita' della domanda...non si sa mai... [;)] [:I]

13/10/2012, 22:34

ubatuba ha scritto:

potrebbe essere la probabile conferma dell'esistenza di un pianeta intermedio,disgregatosi in seguito un eventuale catastrofe spaziale,o magari dall'influenza mareale di giove,dando poi vita ai cosidetti pianetini [;)]

E se fosse il pianeta che poi urtò la Terra primordiale formando la nostra Luna?

14/10/2012, 00:14

byrus ha scritto:

ubatuba ha scritto:

potrebbe essere la probabile conferma dell'esistenza di un pianeta intermedio,disgregatosi in seguito un eventuale catastrofe spaziale,o magari dall'influenza mareale di giove,dando poi vita ai cosidetti pianetini [;)]

E se fosse il pianeta che poi urtò la Terra primordiale formando la nostra Luna?



Potrebbe essere. O un suo residuo dopo lo scontro......

14/10/2012, 23:14

Aztlan ha scritto:

byrus ha scritto:

ubatuba ha scritto:

potrebbe essere la probabile conferma dell'esistenza di un pianeta intermedio,disgregatosi in seguito un eventuale catastrofe spaziale,o magari dall'influenza mareale di giove,dando poi vita ai cosidetti pianetini [;)]

E se fosse il pianeta che poi urtò la Terra primordiale formando la nostra Luna?



Potrebbe essere. O un suo residuo dopo lo scontro......


purtroppo x noi andiamo sempre x ipotesi in attesa di conferme di una di queste,in rete esiste un articolo che parla di questa catastrofe,e da come fu originata,a me sembrava di averla archiviata ma purtroppo non sono riuscito a trovarla,e' molto suggestiva e intrigante,e tutto questo potrebbe avere pure marte come parte"lesa".. spero di rintracciare il contenuto dal vecchio pc,speriamo che possa esalare ankora qualke respiro.......... [;)]
Ultima modifica di ubatuba il 14/10/2012, 23:15, modificato 1 volta in totale.

01/11/2012, 20:09

L'asteroide subisce un processo di space weathering (l'alterazione della superficie esposta all'ambiente spaziale) tutto suo, diverso da quello di Luna e altri asteroidi. Lo dimostrano due ricerche pubblicate su Nature, con i ricercatori dell'INAF tra gli autori.

Quali forze plasmano la superficie di Vesta, lasteroide (o “pianeta mancato”, come stiamo imparando a considerarlo) studiato dalla sonda della NASA Dawn? Su questa domanda si concentrano i due studi pubblicati su Nature di questa settimana, un altro capitolo dellidentikit di questo asteroide che i dati di Dawn ci stanno restituendo, tassello per tassello. Questa volta allattenzione degli studiosi è uno degli aspetti di Vesta che agli astronomi è sempre sembrato più curioso e interessante. Lapparente assenza sulla sua superficie di processi di “space weathering”, lalterazione della superificie esposta allambiente spaziale che è tipica dei corpi planetari non circondati da aria. Come appunto la Luna e molti asteroidi, salvo che su Vesta non si trovavano gli stessi effetti osservati altrove.
“Leffetto dello space weathering su Vesta è stato materia di dibattito per diversi anni: le bande di assorbimento dei materiali sono molto evidenti e fanno pensare a processi differenti da quelli in atto sulla Luna e altri asteroidi” dice Eleonora Ammannito dellIstituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dellINAF, co-autrice degli studi su Nature e vice responsabile dello strumento VIR sulla sonda Dawn.
Il primo dei due studi, che ha come prima firma Thomas McCord del Bear Fight Institute di Winthrop, negli USA, dimostra che ci sono due tipi principali di materiali su Vesta: quelli brillanti e quelli scuri. Mentre i primi, spiegano gli studiosi, sembrano materiali basaltici “indigeni” di Vesta, quelli scuri sono stati probabilmente acquisiti a causa di impatti di altri corpi ricchi di carbonio. Impatti successivi avrebbero portato questi materiali più scuri a mescolarsi al suolo dellasteroide (o “regolite”, come andrebbe correttamente chiamato).
Il secondo studio è guidato invece da Carle Pieters della Browne University, nel Rhode Islansd, e conferma che Vesta subisce un tipo di space weathering tutto suo, diverso da quello di altri corpi. Mancano infatti i composti che di solito hanno a che fare con leffetto di space weathering, ovvero le nanoparticelle metalliche (tipicamente di ferro) trovate nelle analisi di campioni lunari o da asteroidi come Itokawa. Di queste particelle non cè traccia su Vesta, in compenso il materiale esposto in superficie su diversi crateri recenti scompare gradualmente sullo sfondo man mano che il cratere invecchia. I dati spettroscopici rivelano invece che su Vesta il regolite diventa localmente omogeneo nel corso del tempo, soprattutto a causa del rimescolamento su piccola scala dei diverse componenti della superficie. Anche in questo caso, i dati depongono a favore dellidea che la principale forza attiva nel plasmare la superficie di Vesta e la composizione del regolite siano gli impatti di corpi ricchi di carbonio, piuttosto che il vento solare o i raggi cosmici come su altri corpi.
“Il contributo del team INAF ai due articoli è sostanziale: le ricerche svolte sono basate principalmente sullinterpretazione dei dati di VIR, lo spettrometro ad immagini italiano a bordo della sonda Dawn. I risultati presentati in Nature ci danno indicazioni complementari sui processi primordiali, come il trasporto di materiale ricco in acqua, e quelli tuttora in atto, come la rielaborazione della superficie per leffetto dello Space Weathering” dice Maria Cristina De Sanctis, leader dello strumento VIR sempre per lo IAPS-INAF.

Fonte: MEDIA INAF


http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... do_suo.txt

07/12/2012, 14:42

7 dicembre 2012

Cosa Sta Creando i Canali Osservati su Vesta?



Immagine:
Immagine
54,45 KB


Immagine del Cratere Cornelia, sulla superficie di Vesta, visto dalla sonda Dawn. Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Anche se la sonda Dawn ha ormai lasciato l'asteroide Vesta, che ha esplorato per un intero anno, le immagini ed i dati raccolti continuano a stupire e riservare tantissime sorprese. Una delle più enigmatiche cose su cui gli scienziati si sono soffermati sono i canali che si trovano sulle pareti diversi giovani crateri su Vesta. Un team di ricercatori guidati da Jennifer Scully dell'Università della California ha scoperto che ci sono canali stretti due tipi nelle immagini ottenute dalla camera di Dawn: alcuni sono come linee dritte lunghe mentre altri sono più sinuosi e lasciano delle tracce complesse dietro di se per poi finire in depositi a lobo. Il mistero vero però è la loro origine. Cosa sta creando questi canali?


Immagine:
Immagine
130,92 KB

Immagine ravvicinata del Cratere Cornelia su Vesta. Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

La presentazione riguardo agli studi effettuati sull'origine di questi canali è una delle diverse presentazioni scientifiche del team della missione Dawn alla riunione della American Geophysical Union. Sono stati anche presentate nuove ricerche sulla mineralogia di Vesta e su alcuni strani materiali o troppo brillanti o troppo scuri scoperti sulla superficie.

"I canali lineari dritti e lunghi che vediamo su Vesta sono un esempio da manuale del flusso di materiale secco, come la sabbia, che vediamo anche sulla Luna e che ci aspettavamo di vedere anche su Vesta" ha spiegato Scully, che ha presentato le scoperte. "Ma i canali sinuosi sono molto eccitanti perché sono davvero inaspettati e stiamo ancora cercando di capire davvero qual'è la loro storia."


Immagine:
Immagine
150,16 KB
Cratere Cornelia con sopra segnati i vari canali scoperti dai geologi planetari. Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

I canali sinuosi si sono rivelati molto più lunghi, stretti e curvi dei più corti larghi e dritti canali creati dalla sabbia. Tendono ad iniziare il loro percorso con una forma a V, che sono delle regioni collassate descritte come "alcove" e si mischiano con altri canali. Gli scienziati ritengono che differenti processi hanno formato i due tipi di canali e hanno da tempo guardato alle immagini della Terra, di Marte e di tantissimi altri corpi per cercare indizi su cosa potrebbe esserci dietro.



Immagine:
Immagine
95,96 KB

Immagine ravvicinata dei canali presenti all'interno del Cratere Cornelia. Credit: NASA



Immagine:
Immagine
102,05 KB


Immagine del cratere Fonteia, con i canali che sono radicalmente diversi da quelli visti per esempio nel cratere Cornelia. Qui sono molto più corti e lineari e sono causati da cedimenti del terreno. Credit: NASA

"Sulla Terra, simili strutture, viste per esempio in posti come il Meteor Crater, in Arizona, sono scavati dall'acqua liquida" ha spiegato Christopher Russell. "Su Marte c'è ancora un forte dibattito riguardo alla loro possibile origine. Dobbiamo analizzare i canali di Vesta con grandissima attenzione prima di specificare con certezza la loro provenienza."

Dietro l'analisi dei canali presenti su Marte ci sono anni di intensi dibattiti. I primi scoperti risalgono al 2000 e furono visti nelle immagini del Mars Global Surveyor. Da allora sono stati proposti svariati meccanismi che vanno dall'acqua al diossido di carbonio ad alcuni ancora diversi che non usano sostanze esterne. Uno dei studi ad ora più citati è comunque del 2010 e suggerisce che è il processo di sublimazione del ghiaccio di anidride carbonica a produrre queste strutture particolari sul Pianeta Rosso.
Resta però da capire su Vesta quale potrebbe essere la loro origine. Anche perché la risposta avrebbe grandi implicazioni sulla mineralogia del corpo e sulla sua geologia.



Per quanto riguarda la sonda Dawn, dopo essersi lasciata dietro Vesta, è diretta verso il pianeta nano Ceres, che raggiungerà nei primi mesi del 2015.

http://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?release=2012-389

link2universe

mano mano che ci addentriamo nell'esplorazione del sistema solare nuove enigmatiche domande sorgono nella scoperta di certi aspetti a noi sconosciuti,che dimostrano la ns scarsa conoscenza del mondo che circonda............................................[;)]
Ultima modifica di ubatuba il 07/12/2012, 14:46, modificato 1 volta in totale.

05/01/2013, 12:43

L'impatto di alcuni asteroidi minori può essere la causa della presenza di materiale scuro e ricco di carbonio sul protopianeta. Lo stesso materiale è presente anche sui meteoriti HED provenienti da Vesta.



Immagine:
Immagine
15,83 KB

Non accennano a esaurirsi le novità in arrivo da Vesta, l'asteroide (o meglio, vero e proprio protopianeta) visitato dalla sonda spaziale della NASA Dawn. Lo scorso settembre quest'ultima ha scattato delle straordinarie immagini di due enormi crateri nell'emisfero sud di quello che è uno degli oggetti più antichi e meglio conservati del sistema solare. In uno studio appena pubblicato sull'ultimo numero della rivista Icarus, Vishnu Reddy e colleghi dimostrano che quei crateri contengono uno scuro materiale carbonaceo che non è "indigeno" ma è stato depositato su Vesta da asteroidi.
Il team di ricercatori del Max Plank Institute (Germania) crede che eventi simili, agli albori del nostro Sistema solare, abbiano contribuito all'evoluzione di pianeti come la Terra, portandovi il carbonio che è uno dei mattoni fondamentali della vita.
Vesta, il cui diametro è stimato attorno ai 530 chilometri, ha subito, nel corso di milioni di anni, numerosi cambiamenti. Gli scienziati hanno rilevato che il protopianeta è ricoperto sia da un materiale bianco come la neve, sia in alcuni punti anche da un tipo di materiale più scuro, nero come il carbone.
«Tutte le prove raccolte - dice Vishnu Reddy, autore dello studio - portano alla conclusione che quel materiale su Vesta sia ricco di carbonio, e sia arrivato sulla superficie in seguito all'impatto di qualche asteroide più piccolo». Reddy e il suo team hanno portato avanti un'analisi accurata del materiale presente nel cratere Veneneia, che pensano sia stato causato da un impatto avvenuto 2 o 3 miliardi di anni fa.
Non solo. Tracce di questo materiale scuro sono state trovate anche sui meteoriti HED provenienti da Vesta, ricchi di carbonio. Un'analisi spettografica ha dimostrato che il materiale presente su Vesta è lo stesso di quello portato dai meteoriti. Questo studio può fare luce sulla storia di Vesta e fare luce sui primi anni di vita del nostro Sistema solare.

Fonte: MEDIA INAF

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... _Vesta.txt

e'altamente probabile che la presenza di carbonio nel protopianeta sia dovuto all'impatto con asteroidi,ma data la ns scarsa conoscenza di tutto il sistema, potrebbero risultare novita'di maggior interesse.....[;)]
Ultima modifica di ubatuba il 05/01/2013, 12:44, modificato 1 volta in totale.

14/02/2013, 10:42

Origine dei crateri di Vesta

Una simulazione al computer conferma che la parte meridionale fu colpita in rapida sequenza da due impatti con corpi minori, che hanno determinato la topografia osservata dalla missione Dawn della NASA


Altro capitolo, su Nature di questa settimana, della biografia di Vesta. Da quando la sonda DAWN della NASA ha osservato da vicino questo asteroide (ormai promosso a vero e proprio protopianeta) nell'estate del 2011, i planetologi si danno da fare per ricostruire nei dettagli composizione ed evoluzione di questo corpo celeste, considerato tra i più antichi del sistema solare e quindi una vera miniera di informazioni sulla sua storia.
Questa volta, Martin Jutzi dell'Università di Berna e i suoi colleghi ci raccontano un momento chiave della storia di Vesta, quello in cui la sua parte meridionale fu colpita violentemente da.non uno, come si pensava inizialmente, ma due violentissimi impatti, di cui il pianeta porta ancora evidenti le cicatrici.
Le prime analisi delle immagini della sonda Dawn avevano mostrato un grande cratere nella parte sud di Vesta. Tuttavia, quando gli astronomi avevano provato a simulare al computer l'impatto di un asteroide più piccolo su quel punto di Vesta, per quanto manipolassero i vari parametri (dimensioni e velocità dell'"intruso", composizione geologica e così via) non c'era verso di ottenere risultati che combaciassero con la topologia superficiale effettivamente osservata da Dawn. Distribuzione dei rilievi e conformazione complessiva del pianeta non tornavano. Finché.finché un'analisi più approfondita dei dati di Dawn non ha rivelato che in realtà, presso il Polo Sud di Vesta, ci sono due crateri sovrapposti ma distinti: li hanno chiamati Veneneia (il più antico) e Rheasilvia (il più recente). Due crateri vuol dire due impatti, e infatti finalmente il modello costruito da Jutzi e colleghi, basato proprio sull'ipotesi di due impatti successivi, "predice" correttamente la forma di Vesta (che da sferico, come doveva essere prima degli impatti, diventò irregolare come è oggi) e la sua topografia. La simulazione usata dai ricercatori americani prevede, per la formazione di Veneneia, l'impatto di un corpo di circa 550 km di diametro, non in rotazione al momento dell'impatto e caduto su Vesta alla velocità di 5,4 km al secondo. E per Rheasilvia un "proiettile" da 66 km, questa volta in rotazione su se stesso.
La simulazione però apre nuove domande. Come detto, predice esattamente la topografia di Vesta, ma (partendo dall'ipotesi che Vesta sia un vero protopianeta, con una struttura differenziata in nucleo, mantello e crosta) finisce con una composizione della superficie del pianeta molto diversa da quella effettivamente osservata da Dawn. In particolare, vorrebbe che i due impatti avessero "sparso" sulle aree circostanti rocce ricche di un minerale chiamato olivina. Che invece non si vede. Tre le spiegazioni possibili: che l'olivina ci sia, ma le tecniche spettroscopiche usate dalla missione Dawn non siano in grado di rilevarla; che Vesta abbia una crosta spessa oltre 100 km e molto composita, per cui i due impatti avrebbero sollevato rocce dalla composizione più varia, anziché le sole olivine. Oppure, terza possibilità, che collisioni precedenti avessero già "rimescolato" gli strati più esterni dell'asteroide al momento della formazione di quei due crateri. Toccherà ancora a nuove elaborazioni dei dati di Dawn provare a rispondere.

MEDIA INAF

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... _vesta.txt

ma se questi impatti in rapida sequenza fossero avvenuti non su vesta ma su un possibile pianeta sito fra marte e giove,causandone la frammentazione,con la conseguente nascita dei cosiddetti pianetini,e magari su vesta sono visibili le conseguenze di tale impatto........[;)]

07/11/2013, 11:55

Immagine:
Immagine
112,25 KB


Mappa minerale della superficie di Vesta, ottenuta dalla sonda Dawn, della NASA. Il rosso indica una roccia chiamata diogenite, formata attraverso processi magmatici nella crosta. Il verde mostra un minerale chiamato howardite, formato da frammenti spezzati durante impatti di asteroidi. In blu invece c'è l'eucrite, un tipo di roccia che si è formata nella crosta di Vesta ma più in superficie rispetto alla diogenite. Le aree rosse e gialle indicano grandi quantità di minerali ricchi di magnesio e silicio come la diogenite appunto, specialmente nell'emisfero sud. Le aree in ciano mostrano eucrite e hawardite. Credit: NASA/JPL

Vesta, il gigantesco asteroide/protopianeta presente all'interno della Fascia di Asteroidi, è tra gli oggetti più ricchi di misteri dell'intero sistema solare, ma gli scienziati pensavano di avere ormai un modello affidabile sulla sua storia evolutiva. Tuttavia, dalle nuove analisi dei dati raccolti dalla sonda Dawn, che ha passato un anno nella sua orbita mappando la superficie ad alta risoluzione, viene fuori un racconto molto diverso da quello che ci aspettavamo.

Se la storia di formazione di Vesta avesse seguito passo per passo quello le fasi della formazione dei pianeti rocciosi, come si supponeva, il calore proveniente dall'interno avrebbe creato strati separati di roccia (generalmente partendo da un nucleo per arrivare poi ad un mantello ed una crosta). In questo quadro, l'olivina dovrebbe essere concentrata tutta nel mantello. Tuttavia, come descritto in una nuova indagine pubblicata questa settimana, quello che lo spettrometro visibile-infrarosso VIR a bordo della sonda Dawn ha visto, è molto diverso. Le osservazioni dei grandi crateri nell'emisfero sud di Vesta hanno esposto la crosta inferiore e dovrebbero aver scavato nel mantello, ma mancano le prove della presenza dell'olivina! Gli scienziati hanno invece trovato chiari segni di olivina nel materiale presente sulla superficie nel materiale dell'emisfero nord.

"La mancanza di olivina pura nei bacini profondi scavati nell'emisfero sud di Vesta, insieme all'inaspettata scoperta di olivina nell'emisfero nord, indicano una storia evoluzionistica ben più complessa di quanto si inferirebbe dai modelli usati precedentemente all'arrivo di Dawn." ha spiegato Maria Cristina De Sanctis, co-investigatrice per la missione Dawn, ed a capo dell'esperimento VIR, presso l'Istituto Nazionale di Astrofisica, Roma.

Forse Vesta ha subito una differenziazione causata dal calore interno, ma solo parziale. Questo potrebbe aver creato delle "pozze di olivina" piuttosto che uno strato globale. Forse il mantello esposto nell'emisfero sud è stato coperto in seguito da altro materiale e questo non ha permesso alla sonda Dawn di vedere le tracce del vero mantello.

"Queste recenti scoperte di Dawn ci stimolano molto a mettere alla prova differenti idee riguardo all'origine di Vesta" ha spiegato Carol Raymond, vice-investigatrice capo presso il JPL. "Ci hanno anche mostrato quanto possiamo imparare in più ad andare in orbita intorno a posti come Vesta, per completare i frammenti che ci arrivano dallo studio di asteroidi da lontano."

Per quanto riguarda la missione Dawn, attualmente si sta dirigendo verso il pianeta nano Cerere, che è la sua seconda destinazione, ed a cui arriverà nei primi mesi del 2015.

http://www.jpl.nasa.gov/news/news.php?release=2013-321
http://www.link2universe.net/2013-11-07 ... ua-storia/

07/11/2013, 20:22

Ciao Uba, visto che c'erano due discussioni aperte su Vesta, riporto qui gli altri post (anche se datati) e continuiamo qui!

30/09/2009

Messaggio di 2di7

La loro formazione risulterebbe legata alla prime fasi della vita di Giove

In ambito astronomico lo studio dei crateri è uno dei sistemi maggiormente utilizzati per stimare l'età di un corpo solido. Proprio ricorrendo a tale meccanismo, di recente un gruppo di scienziati italiani ha avanzato una nuova ipotesi circa la formazione di Vesta e Cerere, per dimensioni gli asteroidi più grandi della cosiddetta Fascia principale.
Secondo gli esperti dell'Istituto Nazionale di Astrofisica di Roma, Vesta e Cerere rappresentano due dei corpi celesti più risalenti dell'intero Sistema Solare. In particolare, la loro struttura morfologica risulterebbe figlia dei primi stadi di sviluppo del vicino gigante gassoso Giove. "L'approssimarsi del nucleo del pianeta al suo livello critico – spiega Diego Turrini, esponente del team di ricerca – avrebbe causato un sensibile incremento degli impatti a bassa velocità di piccoli corpi rocciosi in orbita nei pressi degli asteroidi, portando alla formazione di numerosi crateri bassi e uniformi sulle loro superfici".

Una volta consolidatosi il nucleo, tra i 3.8 e i 4 miliardi di anni fa, per via della sua notevole forza gravitazionale, Giove avrebbe iniziato ad attrarre anche oggetti di grandezze superiori, quali comete e altri asteroidi, dando così vita a quello che viene comunemente definito il Late Heavy Bombardment, letteralmente il "tardo bombardamento pesante". "Nonostante la presenza dominante dei corpi rocciosi – prosegue il dottor Turrini – invero in quest'ultima fase furono le collisioni con quelli ghiacciati, provenienti dalle zone estreme del Sistema Solare, a lasciare i segni più evidenti".

Per validare la loro teoria, ai ricercatori italiani non resta che attendere la prossima missione della NASA denominata Dawn. Essa, infatti, porterà l'omonima navicella spaziale ad incrociare da vicino sia Vesta che Cerere, rispettivamente nel 2011 e nel 2015. "Se riuscissimo ad avere le prove della sussistenza di un livello di crateri uniformi – conclude Turrini – ciò supporterebbe la nostra ipotesi circa la formazione dei due asteroidi durante le prime fasi di vita di Giove, cioè prima del bombardamento".

Dario Massara
Fonte: prometeomagazine.it


Qui il link alla missione Dawn: http://dawn.jpl.nasa.gov/


07/11/2013

2di7 ha scritto:

ASTEROIDE VESTA: UNA STORIA COMPLICATA RACCONTATA DALL'OLIVINA

Immagine
In rosso: diogeniti (materiale formatosi attraverso processi magmatici profondi nella crosta)
In verde: howardite (roccia di superficie composta da materiali diversi, scavati, espulsi e mescolati da impatti meteorici)
In blu: eucrite (roccia formata nella crosta di Vesta ma non così in profondità come la diogenite)
Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/ASI/INAF


Proprio quando gli scienziati pensavano di aver la giusta teoria sulla storia dell'asteroide Vesta, un nuovo studio basato sui dati della missione Dawn della NASA suggerisce che la formazione è stata molto più complicata del previsto.

L'ipotesi suggeriva che l'asteroide avesse seguito un iter simile a quello dei pianeti.

Dall'analisi del vasto sistema di depressioni (http://www.aliveuniverseimages.com/flas ... lo-pianeta) nella fascia equatoriale, gli scienziati ritenevano che il calore interno, presente alle origini, fosse stato trattenuto grazie alle grandi dimensioni del corpo celeste e questo avesse permesso alla roccia fusa più leggera di galleggiare verso l'esterno e, a quella più pesante, di affondare verso l'interno.
Il risultato è che la struttura di Vesta appare non tanto diversa da quella della Terra, o da quella di altri pianeti e lune più grandi, ossia a cipolla, con un nucleo, un mantello e una crosta.
In questo caso l'olivina si sarebbe dovuta concentrare nel mantello.

continua: http://www.aliveuniverseimages.com/flas ... ll-olivina

08/11/2013, 10:06

ciao 2di7,con lo studio di vesta e prox di cerere,e sperabile avere maggiori indicazioni sulla formazione del sistema solare e della ns terra in particolare........cmq su vesta di sorprese ne abbiamo avuto......[;)]

07/02/2014, 15:28

L'acqua sull'asteroide Vesta sarebbe stata 'portata' da Giove. La migrazione del giovanissimo gigante gassoso nelle regioni più interne del Sistema Solare, avvenuta 4,5 miliardi di anni fa, ha destabilizzato i piccoli corpi celesti ricchi di acqua che si sono scagliati sui corpi più grandi come Vesta.
A indagare questo turbolento periodo della storia del nostro sistema planetario è un lavoro di Diego Turrini, dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (Iaps) dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Vladimir Svetsov dell'Accademia delle Scienze Russe a Mosca, pubblicato sulla rivista Life.

La ricerca, spiega l'Inaf, ha ricostruito, con l'ausilio di simulazioni al computer, l'ambiente primordiale presente attorno al Sole 4,5 miliardi di anni fa e l'esito degli impatti di corpi ricchi di acqua (simili alle attuali comete) su Vesta. ''La formazione di Giove, unita alla sua migrazione - osserva Turrini - ha scatenato una profonda destabilizzazione dei piccoli corpi celesti che popolavano il Sistema Solare in formazione''.

I ricercatori hanno voluto verificare se questa fase caotica potesse spiegare l'immissione nelle regioni interne del Sistema Solare di detriti ricchi di materiale organico e di acqua che poi avrebbero impattato i corpi principali, così come Vesta, determinandone le abbondanze osservate oggi in superficie e nei meteoriti caduti sulla Terra che in passato si sono staccati dall'asteroide.

Per Turrini la ricerca “non solo conferma questo scenario, ma addirittura indica la possibilità che Vesta sia stata letteralmente 'inondata' di acqua, in un rapporto con le sue rocce simile a quello che c'è sulla Terra tra massa solida e oceani. La differenza è che, su Vesta, gran parte di quell'acqua è evaporata''. Secondo i ricercatori Giove si sarebbe spostato di circa 70 milioni di chilometri dalla sua posizione originale e il grosso dei 'proiettili' cosmici, autori del bombardamento, probabilmente avevano un diametro compreso tra uno e due chilometr
http://www.ansa.it/web/notizie/speciali ... 29112.html

25/03/2014, 19:56

Durante la recente Conferenza delle Scienze Lunari e Planetarie, una delle ricerche mostrate riguardava alcuni strani canali scavati sulla superficie di Vesta, l'asteroide studiato da vicino dalla sonda Dawn tra il 2011 e 2012. La cosa che li rende intriganti è che sembrano scavati da un liquido come l'acqua. Ma non ci sono indizi che fanno pensare all'acqua su Vesta, quindi che cosa potrebbero essere? La ricerca è stata presentata dalla geologa planetaria Jennifer Scully, che ha identificato due diversi tipi di canaloni scavanti in 170 posti su Vesta. Di questi, la maggior parte erano sistemi lineari causati probabilmente dalla caduta di detriti dal bordo alto dei crateri. Ma alcuni sono molto curvilinei ed interconnessi, con tanto di alcove tipiche del passaggio dell'acqua.

Il posto più interessante da questo punto di vista era il cratere Cornelia, visto qui sotto.



Immagine:
Immagine
112,2 KB

Mosaico del Cratere Cornelia, sulla superficie di Vesta. Notate i canali sul bordo.Credit: NASA/JPL/Emily Lakdawalla

Scully ha trovato canaloni curvilinei in solo 8 posti su Vesta ed erano tutti crateri relativamente giovani. Inoltre, questi canaloni si sono formati nella metà superiore del cratere. In fondo ai canaloni si notano depositi a lobate simili a quelle create da fiumi terrestri. Non solo, ma questi depositi hanno spesso superfici piene di pozzi. Geologicamente questo si osserva di solito quando qualcosa di solido ma volatile viene trasformato in gas e sfugge rapidamente nello spazi



Immagine:
Immagine
150,16 KB

Cratere Cornelia con sopra segnati i vari canali scoperti dai geologi planetari. Credit: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA

Può essere che sotto la crosta di Vesta ci siano "tasche" di ghiaccio d'acqua? La presenza del ghiaccio spiegherebbe la morfologia di questi canaloni e Scully durante la sua presentazione sottolinea come non ci siano segni di altre possibili spiegazioni (almeno alla risoluzione delle immagini della sonda Dawn). Per esempio, si potrebbe pensare che siano stati scavati dalla lava. La roccia fusa può creare simili canaloni, ma in realtà (da come vediamo in altri posti come Marte), ci sono specifiche e notevoli differenze riguardo a come questi canali finiscono e come scavano nella roccia.

Non è la prima volta che si parla della possibilità di acqua su Vesta, e alcune precedenti ricerche hanno indicano che in teoria sarebbe possibile per delle pozze di ghiaccio sopravvivere a lungo sotto la crosta superficiale. Il problema è riuscire a dimostrare direttamente la presenza del ghiaccio o trovare delle correlazioni con la possibile origine del ghiaccio. Se fosse stato portato da comete o asteroidi ricchi di carbonio (che di solito sono quelli che hanno anche acqua), allora il ghiaccio dovrebbe presentarsi anche in altri posti su Vesta dove ci sono segni di impatti di asteroidi ricchi di carbonio, ma non ci sono tracce dell'acqua.

Per adesso resta un mistero, e sarebbe molto interessante tornare a studiare più in dettaglio Vesta, con un'altra missione dedicata e magari un lander. O chissà, magari tra molti molti decenni, vedremmo una missione umana su quest'asteroide, come inizio di un'avventura oltre i limiti dell'orbita di Marte.

http://www.planetary.org/blogs/emily-la ... vesta.html

http://www.link2universe.net/2014-03-25 ... eta-vesta/

...se cio' fosse confermato sarebbe l'ennesima constatazione che le ns teorie riguardanti lo spazio sono campate in aria.................[;)]
Ultima modifica di ubatuba il 25/03/2014, 19:57, modificato 1 volta in totale.

20/06/2014, 17:13

Immagine:
Immagine
49,93 KB

Meraviglioso primo piano ravvicinato della superficie dell'asteroide Vesta. Le lunghe striature sono spesse meno di 1 km e sono create da polvere spostata dall'impatto di numerosi asteroidi nel tempo.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =1&theater
Rispondi al messaggio