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ubatuba ha scritto:

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Aztlan ha scritto:

Stai facendo un lavoro inestimabile. Continua ad aggiornarci, ti prego! [:)]


ciao aztlan,faccio quello che posso,nel mio piccolo,avendo oltretutto un casino di hobby,mi occorrerebbe una giornata di 48 h............. [;)]



Ci mancherebbe.

Io sono già soddisfatto sapendo che ogni tanto ci posterai le ultime news.

Grazie. [;)]



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MessaggioInviato: 23/07/2013, 07:58 
Vite fredde

Esattamente al contrario di quanto potrebbe suggerirci il senso comune, le migliori probabilità di scovare pianeti simili alla Terra e magari con forme di vita ci sarebbero scrutando attorno alle stelle più fredde.


Avviso ai cacciatori di pianeti extrasolari: se cercate nuovi mondi dove trovare forme di vita, non puntate sugli esopianeti attorno alle stelle con temperature superficiali alte, ma piuttosto concentratevi su quelle più fredde. Il suggerimento, apparentemente contraddittorio rispetto a quello che potrebbe indicarci il senso comune, deriva dai risultati di uno studio in pubblicazione sulla rivista Astrobiology e guidato da Aomawa Shields, studentessa di dottorato presso l'Università di Washington.
Sembra logico infatti che la temperatura dei pianeti di tipo terrestre o in generale rocciosi dipenda dalla quantità di luce che ricevono. In particolare, a parità di luce ricevuta, dovrebbero risultare più temperati quelli in orbita attorno a stelle più calde, che emettono una maggior quantità di radiazione visibile e ultravioletta, rispetto ai pianeti attorno a stelle più 'tiepide' che producono radiazioni di più bassa energia, soprattutto nella banda dell'infrarosso e vicino infrarosso.
Il risultato dello studio invece ribalta decisamente questo scenario, indicando come pianeti orbitanti attorno a stelle fredde in realtà possono essere molto più caldi e meno ghiacciati che quelli in orbita attorno a stelle con maggiori temperature superficiali, anche se ricevono da esse la stessa quantità complessiva di luce. La ragione di questo anomalo comportamento va cercata nelle proprietà del ghiaccio, che assorbe in modo più efficiente la radiazione di lunghezze d'onda maggiori e quindi la luce nel vicino infrarosso prevalentemente emessa da stelle più fredde. Attorno a quel tipo di astri quindi, i pianeti si riscaldano maggiormente proprio grazie al calore assorbito dal loro ghiaccio. E se attorno ad essi dovesse esserci anche un'atmosfera composta da gas serra, questo fenomeno ne verrebbe rafforzato. Dunque per i ricercatori sarebbe più raro trovare pianeti completamente ghiacciati attorno a stelle di questo tipo.
Il lavoro tuttavia indica che l'intensità del fenomeno tende a diminuire tra i pianeti che si trovano ai confini estremi della fascia di abitabilità, ovvero quella zona attorno a una stella dove si può trovare acqua allo stato liquido. Allontanandosi dalla stella infatti, i pianeti tendono ad avere atmosfere sempre più spesse e ricche di biossido di carbonio e altri gas serra che bloccano in quota la radiazione, annullando così l'assorbimento di energia da parte dei ghiacci sulla loro superficie.
Per Shields gli astronomi a caccia di vita al di fuori del Sistema solare dovrebbero quindi privilegiare lo studio di pianeti in orbita attorno a stelle più calde. Ma non per questo devono abbandonare le indagini sui pianeti più freddi. "L'ultimo evento in cui la nostra Terra si è totalmente ghiacciata viene associato alla esplosione della vita pluricellulare sul nostro pianeta", sottolinea la giovane ricercatrice. "Se qualcuno avesse osservato la nostra Terra in quell'epoca, non avrebbe mai pensato - sbagliando - che ci fossero tracce di vita. Così non dovremmo mai eliminare questa classe di oggetti dalle nostre indagini. Anche lì potrebbe esserci la vita, anche se molto più difficile da rilevare".

MEDIA INAF

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... fredde.txt

le teorie dove potere trovare evetuali firme di vita nell'universo,sono numerose,a dimostrazione che la vita puo'attecchire in ogni dove senza distinzione di condizione,come in maniera simile capita sulla terra......[;)]


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MessaggioInviato: 01/08/2013, 10:29 
Esopianeti riscaldati

Il riscaldamento globale avviene anche in altri pianeti del Sistema solare, che starebbero subendo un aumento della temperatura.


E se la cosiddetta fascia di abilità di un pianeta andasse spostata un po' più in là? È quanto ipotizzano alcuni ricercatori dell'Università di Washington e dell'Università di Victoria, che hanno pubblicato uno studio su Nature Geoscience. L'equipe ha provato che non è difficile, come si riteneva in passato, che un pianeta extrasolare possa raggiungere la fase del surriscaldamento globale (quella del runaway greenhouse, dell'effetto serra fuori controllo come sul pianeta Venere) e che quindi sia necessario effettuare nuovamente i calcoli sullacosiddetta fascia di abitabilità, che potrebbe essere più stretta di quanto si possa pensare.
Il processo di "effetto serra incontrollato" ha origine nei pianeti rocciosi che si trovano nella fascia abitabile di una stella, come il Sole, dove l'acqua rimane allo stato liquido. Quei pianeti, come la Terra, dove è più probabile trovare forme di vita. Grazie a dei nuovi modelli computerizzati, l'equipe di ricercatori guidata da Colin Goldblatt e Tyler Robinson ha trovato una soglia di radiazione termica inferiore rispetto a quanto dimostrato in precedenza, e ciò sta a significare che il processo di surriscaldamento potrebbe avvenire in maniera più rapida di quanto stimato finora.
L'effetto serra, come sappiamo, è un effetto benefico dovuto alla opacità dell'anidride carbonica ai raggi solari infrarossi che, dopo essere deflessi al suolo, invece di perdersi nello spazio, vengono trattenuti in atmosfera, e quindi anche il calore solare viene trattenuto. Se non ci fosse l'anidride carbonica in atmosfera a mezzogiorno la temperatura sarebbe di qualche grado sotto lo zero e l'acqua ghiaccerebbe. Quando il calore su un pianeta diventa incontrollato, però, si passa alla fase del surriscaldamento: il pianeta assorbe più energia solare di quanto i delicati meccanismi di regolazione dell'equilibrio termico possano controllare. Di conseguenza, come alcuni ipotizzano stia avvenendo sulla Terra, il pianeta si riscalda più del normale, gli oceani cominciano a evaporare riempiendo l'atmosfera di vapore acqueo, che lo renderebbe estremamente inospitale, come, ad esempio, Venere.
Studi successivi permetteranno agli esperti di determinare, quindi, con precisione l'inizio e fine della zona abitabile, ricalcolando nuovamente con dettaglio il numero di pianeti da annoverare tra quelli possibilmente abitabili.
I dati ottenuti da questa ricerca si applicano anche al pianeta Terra. Se il Sole continuasse ad aumentare il calore emesso il nostro pianeta diverrebbe decisamente inospitale. Ma ciò, assicurano gli esperti, se dovesse accadere sarebbero comunque passati un miliardo di anni e mezzo da ora. "insomma il futuro della Terra - chiosano gli autori - potrebbe essere uguale al passato di Venere".

MEDIA INAF

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... aldati.txt

quindi tale riscaldamento interessa tutto il sistema galattico,e non solo la terra(anke se noi diamo un aiutino,consideriamo pure che negli altri pianeti del ns sistema solare le temperature sono in aumento......[;)]


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MessaggioInviato: 05/08/2013, 12:00 
Fra i rari pianeti extrasolari osservati direttamente, il mondo immortalato dal telescopio giapponese Subaru è a oggi quello con massa minore


Uno dice like e subito viene in mente Facebook. Ma like è anche un suffisso, in inglese. E di quelli comodi assai: un trattino, e ti trasforma un nome in aggettivo. Così da permettere sintesi mirabili come quella che descrive l'ultimo trofeo portato a casa da Subaru, il telescopio giapponese da 8.2 metri sulla cima del Mauna Kea, alle Hawaii: a Jupiter-like planet around a Sun-like star. Che tradotto in una lingua priva del pratico like sarebbe un pianeta simile a Giove in orbita attorno a una stella simile al Sole. Niente di straordinario, dite? Già, se non fosse che quel mondo Jupiter-like (nome in codice: GJ 504 b) è il più piccolo del quale esista una fotografia: quella, appunto, scattata da Subaru.
L'ultimo censimento dice che sono circa 900, i pianeti confermati in orbita attorno a stelle diverse dal Sole. Di questi, però, pochissimi sono quelli realmente osservati attraverso un telescopio: nella maggior parte dei casi si tratta di conferme per via indiretta, vuoi perché inducono variazioni nella velocità radiale della stella madre, vuoi perché transitandole davanti ne riducono per qualche tempo la luminosità apparente. E i pochi immortalati sono tutti molto grandi e - almeno per gli standard cosmici - molto giovani: non più di 50 milioni di anni.
Peccato, perché le osservazioni dirette permettono di ottenere informazioni cruciali, come quelle relative alla luminosità, alla temperatura, all'atmosfera e all'orbita di questi mondi. D'altronde, piccoli e opachi come sono rispetto alla stella madre, riuscire ad adocchiarli è davvero un'impresa: è come cercare di vedere una lucciola mentre volteggia attorno a un faro lontano, dicono gli scienziati.
Insomma, non è roba da Instagram: per provarci, occorre la migliore attrezzatura possibile e un team di astronomi esperti. Come quelli del progetto SEEDS: formato da ricercatori del TiTech (Tokyo Institute of Technology), dell'Università di Tokyo e dell'NAOJ (l'Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone), SEEDS ha a disposizione un telescopio come Subaru - non nuovo a questi exploit - equipaggiato di tutto punto, dal coronografo all'ottica adattiva. Ma occorre anche parecchia pazienza: per avere la certezza che quello individuato fosse davvero un pianeta, e non una stella sullo sfondo, sono state necessarie ben sette osservazioni.
Il risultato ha però premiato la tenacia: il puntino isolato nei pressi di GJ 504 (una stella a circa 60 anni luce dalla Terra, visibile anche a occhio nudo nella costellazione della Vergine), con una massa stimata compresa fra le 3 e le 8 volte quella di Giove e più o meno 160 milioni di anni d'età, è l'esopianeta più piccolo e più antico che mai sia stato rilevato direttamente fino a oggi. Una tappa cruciale verso l'osservazione diretta, in un prossimo futuro, d'un mondo Earth-like. E quella sì che sarà un'immagine da condividere in bacheca.

Fonte: MEDIA INAF



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http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... rafato.txt


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MessaggioInviato: 17/08/2013, 06:37 
Kepler è rotta, la missione è a rischio:

http://www.tomshw.it/cont/news/la-sonda-kepler-e-rotta-fine-della-caccia-ai-pianeti-lontani/45788/1.html

Due delle tre ruote di reazione sono andate: impossibile puntare con precisione l' occhio dello strumento.


E io sento puzza di sabotaggio...

Aztlan



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MessaggioInviato: 17/08/2013, 10:32 
Cita:
Aztlan ha scritto:

Kepler è rotta, la missione è a rischio:

http://www.tomshw.it/cont/news/la-sonda-kepler-e-rotta-fine-della-caccia-ai-pianeti-lontani/45788/1.html

Due delle tre ruote di reazione sono andate: impossibile puntare con precisione l' occhio dello strumento.


E io sento puzza di sabotaggio...

Aztlan


Il "complottismo" ti è entrato fino alle ossa [:D]

Sono 2 mesi o più che tentano un riallineamento, ma questa terza lente non funziona più. Si esamineranno i dati ottenuti finora e non ancora studiati, alla ricerca di nuovi pianeti, e per Kepler, il team è aperto a suggerimenti per nuove missioni.

Io penso che si è rotto e basta...


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MessaggioInviato: 18/08/2013, 00:08 
Attendo news da questi signori qui:

http://exep.jpl.nasa.gov/


Il Team Scientifico sta discutendo i dettagli da un po' troppo tempo...ma sono fiducioso. [:)]

Aggiungo...la missione Kepler ha una montagna di dati ancora da analizzare. Peccato sia in mode off.
E' comunque durata oltre le previsioni iniziali...

Un applauso a Kepler Telescope, prego signori... [:D]



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MessaggioInviato: 21/08/2013, 10:42 
Morto Kepler, si va avanti

La fine della missione Kepler non rappresenta la fine della caccia agli esopianeti, come ipotizzato da qualche quotidiano, ma semplicemente un passaggio verso un futuro assai più ricco di scoperte


È morto il re, viva il re! La NASA piange la fine delle capacità operative della sua missione Kepler, che ha dato un importante contributo alla scoperta di pianeti intorno ad altre stelle vicine. Ma l'ESA ha già pronta la missione GAIA, che partirà a novembre e di pianeti ne scoprirà cento volte tanti. Insomma, andiamo sempre più velocemente verso il giorno nel quale potremo puntare il dito verso una stellina qualunque e dire: "ecco dove sta E.T.".
I fatti sono noti: la NASA annuncia che alla sua missione Kepler, lanciata nel 2009, si sono rotti i giroscopi. Normale, dopo quattro anni , la durata prevista della missione: il sistema di puntamento di un satellite astronomico ha il suo punto debole nei giroscopi, che, per quanto ben fatti, ne hanno sempre una. Fine delle osservazioni di Kepler e perciò fine della caccia agli esopianeti ? ma proprio no, e per tanti motivi.
Kepler, finora, aveva trovato 135 oggetti, su un gran totale di 940 esopianeti oggi conosciuti: una percentuale significativa ma non determinante. Ma Kepler, anche se non più operativo, ha già prodotto la bellezza di 3548 "candidati" esopianeti, cioè oggetti da verificare con osservazioni da terra. E nei dati di Kepler sono nascosti migliaia e migliaia di casi interessanti, ancora tutti da studiare. Insomma, speriamo che il bottino della missione non sia limitato ai 135 finora nel sacco.
Ma, soprattutto, tra tre mesi partirà GAIA, con il nuovo lanciatore russo-europeo Soyuz, per analizzare in dettaglio le posizioni di un miliardo (mille milioni!) di stelle. Cioè, facciamo notare, l'uno per cento delle stelle della nostra Galassia, quella che in queste notti si vede così bene. Sarà un'esplorazione astronomica epocale, di gran lunga la più grande mai tentata dalla razza umana, dall'astronomo greco Hipparcos, che a occhio nudo catalogò quasi mille stelle (e se vi sembran poche, provateci voi.), ai moderni telescopi europei ed americani, spaziali e non, che in totale ne hanno messe insieme si e no qualche milione. GAIA cioè farà in un colpo solo quello che la astronomia mondiale ha fatto in duemila anni: moltiplicherà per mille (circa) il numero di stelle inchiodate in cielo.
Gran parte della scienza di GAIA sarà gestita proprio dall'Osservatorio Astrofisico di Torino, dell'INAF: sono loro, e Mario Lattanzi in particolare, che mi dicono che, misurando così tante stelle con così grande precisione, GAIA scoprirà anche decine di migliaia di nuovi pianeti. E soprattutto ne scoprirà tanti "vicino" a noi, diciamo a meno di cento anni luce dalla Terra. E qui viene il bello, perché di questi oggetti vicini sarà presto possibile analizzare la luce, sia con gli attuali telescopi a terra (come il Telescopio Nazionale Galileo dell'INAF, dotato di uno strumento dedicato proprio a questo), sia con i futuri "mostri" della astronomia, come il telescopio europeo ELT, che avrà uno specchio di 40 metri di diametro. Forse non saremo subito capaci di dirvi se ET è davvero verde, ma prima o poi (io scommetto tra pochi anni) un pianeta giusto con una atmosfera "abitabile" lo troveremo, garantito. E allora ci sarà la coda per comprare il biglietto.

Fonte: MEDIA INAF

http://www.skylive.it/NotiziaAstronomic ... avanti.txt

sarebbe alquanto risibile se il programma x la scoperta di esopianeti,venisse chiuso,magari verra'ridisegnato con sistemi ancora + specifici in grado di analizzare in modo + approppriato la possibilita' di vita su pianeti extra solari....[;)]


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MessaggioInviato: 21/08/2013, 12:15 
Non sapevo di questo satellite GAIA pronto a partire, non so come mi era sfuggito. Ed è strano visto che mi ero informato appositamente su questo tipo di missioni e ne avevo scoperte molte. Infatti da qui al 2022 sono in programma una serie di satelliti o strumenti per lo studio dei pianeti extrasolari. Per darvi dei nomi da tenere d'occhio, ricordatevi di: CHEOPS, ECHO, PLATO e FINESSE. Queste sono tutte missioni progettate per, o con finalità simili, alla scoperta e studio di exopianeti.

Tornando a Gaia, questa è la descrizione che ne fa wikipedia italia:

http://it.wikipedia.org/wiki/Satellite_Gaia

Cita:
L'altissima risoluzione ottica degli strumenti a bordo di GAIA permetterà anche l'identificazione di eventuali pianeti extrasolari: si stima che entro il termine della missione, previsto per il 2018, sarà possibile individuare circa 8000 pianeti extrasolari e circa 1000 sistemi solari; il pianeta più piccolo individuabile da GAIA è uno con massa pari a quella di Giove, cioè 300 volte quella della Terra, e con periodo orbitale fino a 10 anni. Alla massima distanza osservabile (200 parsec) GAIA potrà individuare pianeti di 2-3 masse gioviane distanti tra 2 e 4 unità astronomiche dalla loro stella, mentre a distanze intorno a 25 parsec sarà possibile individuare pianeti di massa simile a quella di Saturno (95 masse terrestri) a distanza compresa tra 1 e 4 unità astronomiche [1].


Quindi diciamo che non è il massimo per la scoperta di Earth-like planets.


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MessaggioInviato: 21/08/2013, 13:34 
purtroppo darth non abbiamo capacita'decisionale,e dobbiamo accontentarci di quel che passa il convento..........[;)]


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Purtroppo lo so... Fosse per me, ne costruirei uno bello grosso, mobile che piazzerei in orbita puntato su una stella vicina a turno. Almeno conosceremmo i nostri vicini, per iniziare.


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MessaggioInviato: 21/08/2013, 18:57 
Cita:
DarthEnoch ha scritto:

Purtroppo lo so... Fosse per me, ne costruirei uno bello grosso, mobile che piazzerei in orbita puntato su una stella vicina a turno. Almeno conosceremmo i nostri vicini, per iniziare.


purtroppo organizzano missioni mai specifiche,tipo viking,prob non vogliono farci conoscere certe verita'.........


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MessaggioInviato: 22/08/2013, 13:26 
Cita:
ubatuba ha scritto:

Cita:
DarthEnoch ha scritto:

Purtroppo lo so... Fosse per me, ne costruirei uno bello grosso, mobile che piazzerei in orbita puntato su una stella vicina a turno. Almeno conosceremmo i nostri vicini, per iniziare.


purtroppo organizzano missioni mai specifiche,tipo viking,prob non vogliono farci conoscere certe verita'.........


C'erano due missioni straordinarie in progetto da NASA e ESA. Quella made in USA era la TPF (Terrestrial Planet Finder), l'europea era chiamata Darwin. Entrambe prevedevano X piccoli telescopi in orbita diretti sullo stesso obiettivo. La luce di una stella, così proveniente da angolature diverse sarebbe stata rielaborata da un ulteriore satellite in orbita, annullandosi tra le varie componenti e lasciando visibili solo i possibili pianeti in orbita attorno ad essa. In pratica avremmo avuto le prime foto ad alta definizione di pianeti extrasolari.
Rinviante di anno in anno per gli alti costi e la difficoltà tecnica, si giunse alla decisione di fondere le due missioni in una unica missione internazionale. Alla fine della fiera sono state annullate entrambe.

Ero così entusiasta all'idea, che non posso descrivere la mia delusione alla notizia dell'annullamento.

Boh, non so che pensare.

ps.: gli obiettivi specifici delle missioni erano le stelle vicine.


Ultima modifica di DarthEnoch il 22/08/2013, 13:28, modificato 1 volta in totale.

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A circa 40 anni luce dalla Terra, nella costellazione dell’Ofiuco, un pianeta extrasolare denominato Gj 1214b orbita attorno alla sua stella (una nana rossa). Scoperto nel Dicembre 2009, è stato da subito classificato come una super-terra dal diametro e massa ben definiti. Ma ciò che lo contraddistingue è un’atmosfera ricca di acqua. La conferma è arrivata grazie ad uno studio di astronomi giapponesi, che utilizzando due telecamenre ottiche del Subaru Telescope in luce blu, hanno potuto osservare con estremo dettaglio i transiti su GJ 1214, la stella attorno alla quale orbita. I ricercatori, quindi, attraverso i dati delle telecamere, hanno potuto scoprire un’atmosfera dominata da grandi nubi, proprio come quelle della Terra. Il termine super-terra è attribuito ai grandi pianeti rocciosi che popolano gli altri sistemi planetari e che hanno una dimensione a metà strada tra quelli interni e quelli giganti del nostro sistema solare. Il termine si riferisce quindi esclusivamente alla massa del corpo, senza considerarne altri parametri. Le prime osservazioni cominciarono nel 1992, anche se è soltanto dal 2005 che furono scoperti attorno a stelle della sequenza principale. Il team prevede di condurre nuove osservazioni per poter confermare la scoperta.

http://www.meteoweb.eu/2013/09/gj-1214b ... ua/224250/


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Sembra una terra immersa in acqua:

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Non è possibile abitare un pianeta simile? Ha circa il nostro stesso nucleo, ma il doppio dell'atmosfera. Magari con città galleggianti?

Certo resta il problema "temperatura".


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