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MessaggioInviato: 12/06/2011, 19:00 
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Angeldark ha scritto:

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donnacinzia ha scritto:
Io mi riferivo alle interferenze sulle telecomunicazioni od a interruzioni di energia elettrica.[:I]

Ed io ho quotato tutto ma in effetti rispondevo a morlok...comunque oggi a pranzo mia figlia (maniaca del cellulare...[:D]) si lamentava che da ieri sono presenti molti disservizi nella rete telefonica radio, sbalzi continui di segnale e disservizi sull'invio degli sms.
Oddio, se poi il sole li vaporizzasse tutti questi telefonini, a me non dispiacerebbe eh...[}:)]


Dipende da dove ti trovi. Io che il cellulare lo uso per lavoro, nell'Italia centrale ti garantisco che non ci sono stati problemi di alcun genere.
Ad ogni modo se l'espulsione di massa coronale (perche' e' di questo che si tratta) fosse stata veramente forte avremmo avuto la possibilita' di osservare un'aurora boreale anche alle ns latitudini, e in questo caso si sarebbero potuti verificare dei problemi nei collegamenti radio.



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« Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire. »
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MessaggioInviato: 19/07/2011, 10:29 
Astronomia e cosmologiaIndividuati grazie al Large Binocular TelescopeScoperti due nuovi vicini per il Sole
Si tratta di due nane brune che si trovano a una distanza di soli 15 e 18 anni luce dal Sole Due nuovi "vicini di casa" del nostro sistema solare sono stati scoperti da ricercatori del Leibniz Institut per l'astrofisica a Potsdam (AIP): si tratta di due nane brune che si trovano a una distanza di soli 15 e 18 anni luce dal Sole. Per confronto, la stella più vicina al Sole, Proxima Centauri, si trova poco più di 4 anni luce, mentre le nane brune conosciute in assoluto più vicine, anch'esse scoperte dall'AIP qualche anno fa, Epsilon Indi Ba e Bb, si trovato a circa 12 luce anni di distanza.

Per la loro scoperta Ralf-Dieter Scholz e colleghi - che firmano un articolo in corso di pubblicazione su Astronomy & Astrophysics (qui il preprint su arXiv) hanno utilizzato i dati pubblicati recentemente del satellite della NASA WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer).

I due nuovi vicini, battezzati WISE 0223 J0254 e J1741 WISE 2553, hanno attirato l'attenzione per l'estremo contrasto tra la loro forte luminosità nell'infrarosso e il loro aspetto quasi invisibili nello spettro della luce visibile. Il fatto che le loro posizioni erano molto diverse rispetto a precedenti osservazioni è stato un primo indizio di loro vicinanze.

Il più brillante dei due oggetti era visibile nel cielo notturno, al momento della scoperta e i ricercatori dell'AIP hanno così potuto utilizzare il Large Binocular Telescope (LBT) a Mount Graham, in Arizona, per determinare il tipo spettrale e la distanza in modo più accurato.

"Il ruolo di LBT in queste osservazioni è stato cruciale, perché ha permesso di confermare la natura di queste sorgenti e di misurarne la distanza con buona precisione. Per questo tipo di misure servono telescopi di grandi dimensioni e con strumentazione all'avanguardia, come LBT" ha osservato Adriano Fontana, dell'INAF, l'ente che è il principale partner delle università dell'Arizona nel progetto LBT.

Entrambi gli oggetti appartengono alla tipo di nane brune più fredde, il tipo T, ma addirittura al confine con la classe ancora non ancora ben definita delle nane brune ultra-fredde di tipo Y.

Le nane brune sono anche chiamate stelle mancate, dal momento che durante la loro formazione non hanno potuto accumulare abbastanza massa per innescare le reazioni di fusione nucleare. Per questo la loro luminosità diminuisce fortemente con il tempo. Si presume che molte nane brune abbiano temperature superficiali inferiori ai 230 °C e che alcune possano avere anche temperature analoghe a quelle della superficie della Terra.

I ricercatori impegnati in questa difficile ricerca non escludono che il numero di nane brune e nane brune ultra-fredde sia piuttosto elevato e che presto potremmo scoprire che la stella a noi più vicina non sia Proxima Centauri, ma proprio uno di questi sfuggenti oggetti celesti. (gg)


http://lescienze.espresso.repubblica.it ... lo/1348706


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MessaggioInviato: 16/08/2011, 10:50 
AstrofisicaDa “Le Scienze”, n. 482, ottobre 2008Il ritorno della grande aurora
Nel 1859 una tempesta solare di incredibile violenza fece impazzire i telegrafi di mezzo mondo. Se un simile evento si ripetesse oggi, le conseguenze per la nostra civiltà tecnologica sarebbero ben più drammatiche.


di Sten F. Odenwald e James L. Green Domenica 28 agosto 1859, mentre sulle Americhe calava la notte, apparvero le fantasmagoriche luci delle aurore. Dal Maine alla punta della Florida, vivide cortine luminose invasero il cielo. Gli abitanti di Cuba videro con stupore le aurore proprio sopra di loro; i diari di bordo delle navi che si trovavano nei pressi dell’equatore descrivono luci cremisi che si innalzavano fino a metà della volta celeste.

In tutto il mondo, gli strumenti scientifici che registravano pazientemente piccole variazioni del magnetismo terrestre balzarono di colpo fuori scala, e correnti elettriche spurie si generarono nelle linee telegrafiche. A Baltimora gli operatori del telegrafo impiegarono 14 ore, dalle 22.00 alle 10.00 del giorno dopo, per trasmettere un notiziario di 400 parole.

Il giovedì successivo, 1° settembre, l’astronomo inglese Richard C. Carrington stava disegnando un gruppo di macchie solari davvero insolito, incuriosito dall’enorme estensione delle aree scure. Alle 11.18, osservò un intenso lampo di luce bianca che proveniva da gruppo di macchie. Lo spettacolo durò solo 5 minuti; 17 ore più tardi, nel continente americano, una seconda ondata di aurore trasformò la notte in giorno fino alla latitudine di Panama. La luce cremisi e verde era abbastanza intensa da permettere di leggere il giornale. I minatori delle Montagne Rocciose si alzarono e fecero colazione all’una di notte, pensando che fosse sorto il Sole in una giornata nuvolosa. Le linee telegrafiche di tutta Europa e Nord America divennero inutilizzabili.
La stampa cercò qualche scienziato in grado di spiegare quello che stava accadendo, ma all’epoca le conoscenze dei fenomeni aurorali erano scarse. Si ipotizzava che fossero dovuti a materiale meteoritico proveniente dallo spazio, alla luce riflessa da iceberg delle regioni polari o a lampi di alta quota. Fu proprio la «Grande Aurora» del 1859 a inaugurare un nuovo paradigma. Nel numero di «Scientific American» del 15 ottobre di quell’anno si leggeva che «ormai è pienamente dimostrata una connessione tra le luci del nord e le forze dell’elettricità e del magnetismo». Da allora la ricerca ha appurato che i fenomeni aurorali sono generati da eventi solari di grande intensità, che emettono enormi nubi di plasma e perturbano temporaneamente il campo magnetico del nostro pianeta.

L’impatto della tempesta del 1859 non fu molto pesante: la civiltà tecnologica era ancora agli albori. Ma se un evento simile si ripetesse oggi, potrebbe danneggiare gravemente i satelliti, interrompere le comunicazioni radio e provocare blackout elettrici su interi continenti che richiederebbero diverse settimane per essere riparati. Fortunatamente, tempeste solari di quella entità si verificano in media una volta ogni 500 anni; ma fenomeni con intensità pari alla metà di quella dell’evento del 1859 si verificano ogni 50 anni circa. L’ultimo, avvenuto il 13 novembre 1960, provocò perturbazioni geomagnetiche e interruzioni delle comunicazioni radio in tutto il mondo. Secondo alcune stime, se non ci prepareremo opportunamente, i costi diretti e indiretti di una futura supertempesta solare potrebbero eguagliare quelli di un grande uragano o terremoto.

La tempesta (solare) perfetta
Il numero di macchie solari, così come altri segni dell’attività magnetica solare, aumenta e diminuisce seguendo un ciclo di 11 anni. Quello in corso è iniziato lo scorso gennaio; nei prossimi 5-6 anni l’attività solare crescerà rispetto alla relativa quiete attuale. Negli 11 anni precedenti, dalla superficie solare sono stati emessi 21.000 brillamenti e 13.000 nubi di gas ionizzato, o plasma. Questi fenomeni, chiamati collettivamente tempeste solari, sono dovuti all’incessante turbolenza del gas che costituisce la nostra stella. Per certi aspetti, si tratta di versioni ingigantite delle tempeste terrestri, con l’importante differenza che i gas solari sono pervasi da campi magnetici che li modellano e infondono loro energia. I brillamenti sono analoghi ai fulmini: sono eruzioni di particelle ad alta energia e di raggi X di grande intensità, dovuti a variazioni del campo magnetico a scala relativamente piccola per lo standard solare, con ampiezza di alcune migliaia di chilometri. Le cosiddette espulsioni di massa coronale (CME) sono paragonabili agli uragani: si tratta di colossali bolle magnetiche, con diametro di milioni di chilometri, che scagliano nello spazio nubi di plasma con massa di miliardi di tonnellate a una velocità di alcuni milioni di chilometri all’ora.
La maggior parte di queste tempeste produce solo aurore nei cieli delle alte latitudini: l’equivalente di un modesto temporale pomeridiano. Di tanto in tanto, però, il Sole scatena un uragano. Nessun essere umano vivente ha mai assistito a un’autentica supertempesta solare, ma segni di questi fenomeni sono stati scoperti in luoghi sorprendenti.
Nelle carote di ghiaccio prelevate in Groenlandia e in Antartide, sono stati scoperti picchi della concentrazione di gas nitrati intrappolati, che negli ultimi decenni sembrano associati a eruzioni documentate di particelle solari. Un picco corrispondente al 1859 si distingue dagli altri perché è il più grande degli ultimi 500 anni, e ha un’intensità quasi equivalente alla somma di tutti gli eventi principali degli ultimi 40 anni.
Per quanto violentissima, la supertempesta del 1859 non è qualitativamente diversa dagli eventi minori. Insieme ad altri ricercatori, abbiamo ricostruito quello che accadde basandoci su cronache dell’epoca e su misurazioni satellitari di tempeste più lievi degli ultimi decenni.

1. Avvisaglie di tempesta. Le condizioni che prepararono la supertempesta del 1859 si manifestarono intorno al picco del ciclo solare con la comparsa sul Sole di un grande gruppo di macchie in posizione quasi equatoriale. Le macchie erano così estese che astronomi come Carrington riuscirono a osservarle a occhio nudo (naturalmente con opportune protezioni). Al momento dell’emissione della prima CME, questo gruppo di macchie fronteggiava la Terra, collocando il nostro pianeta al centro nel mirino. Tuttavia, non è necessario che la mira del Sole sia così precisa. Quando una CME arriva all’altezza dell’orbita terrestre, generalmente si è espansa fino a un’ampiezza di circa 50 milioni di chilometri, migliaia di volte più del diametro del nostro pianeta.

2. La prima eruzione. La supertempesta emise non una, ma due CME. La prima potrebbe aver impiegato le usuali 40-60 ore per raggiungere la Terra. I dati magnetometrici del 1859 fanno pensare che il campo magnetico del plasma espulso avesse una conformazione elicoidale. Quando colpì la Terra, il campo puntava verso nord. Con questo orientamento, rafforzò il campo magnetico del nostro pianeta, e questo ne minimizzò gli effetti. La CME compresse la magnetosfera terrestre – la regione dello spazio in cui il campo magnetico del nostro pianeta prevale su quello solare – e fu registrata dalle stazioni magnetometriche al suolo come un improvviso prodromo di tempesta, nel gergo degli studiosi del Sole. Per il resto, passò inosservata. Tuttavia, mentre il plasma oltrepassava la Terra, il suo campo magnetico ruotò lentamente. Dopo 15 ore risultò opposto, anziché concorde, a quello terrestre, mettendo a contatto le linee di forza orientate verso nord del campo del nostro pianeta con quelle orientate verso sud del campo del plasma. A questo punto vi fu una riconnessione delle linee di forza in una configurazione più semplice, che liberò enormi quantità di energia. È questo il momento in cui iniziarono i disturbi alle comunicazioni via telegrafo e i fenomeni aurorali. In un giorno o due il plasma oltrepassò la Terra e il campo geomagnetico tornò alla normalità.

3. Il brillamento X. Le CME più violente tipicamente coincidono con uno o più brillamenti di grande intensità, e la supertempesta del 1859 non fece eccezione. Il brillamento nel visibile osservato il 1° settembre implicava temperature di quasi 50 milioni di kelvin. E di conseguenza, emise con ogni probabilità non solo radiazione visibile, ma anche raggi X e gamma. Fu il brillamento solare più luminoso mai registrato, il che testimonia la liberazione di quantità di energia colossali nell’atmosfera solare. La radiazione raggiunse la Terra alla velocità della luce, in 8,5 minuti, anticipando di parecchio la seconda CME. Se all’epoca fossero esistite le radio a onde corte, la deposizione di energia nella ionosfera (lo strato di gas ionizzati ad alta quota che riflette le onde radio) le avrebbe messe fuori uso. L’energia dei raggi X inoltre riscaldò l’alta atmosfera e la fece espandere di decine o addirittura centinaia di chilometri.
4. La seconda eruzione. Prima che il plasma del normale vento solare avesse il tempo di riempire la cavità formata dal passaggio della prima CME, il Sole emise una seconda CME che, non incontrando quasi alcun ostacolo, raggiunse la Terra in appena 17 ore. Questa volta il campo magnetico della CME era orientato verso sud al momento del contatto e il caos geomagnetico fu immediato. La sua violenza fu tale da comprimere la magnetosfera terrestre, che normalmente si estende per circa 60.000 chilometri, fino a soli 7000 chilometri o forse addirittura fino a respingerla all’interno dell’alta stratosfera. Le fasce di radiazione di Van Allen che circondano la Terra furono temporaneamente eliminate, e quantità gigantesche di protoni ed elettroni furono depositate nell’alta atmosfera. Queste particelle potrebbero spiegare le intense aurore rosse osservate in molte parti del mondo.

5. Protoni ad alta energia. Il brillamento solare e le intense CME provocarono l’emissione di protoni accelerati fino a energie pari o superiori a 30 milioni di elettronvolt. Nelle zone artiche, dove la protezione del campo magnetico terrestre è minore, queste particelle penetrarono fino a una quota di 50 chilometri e depositarono ulteriore energia nella ionosfera. Secondo Brian C. Thomas della Washburn University, la pioggia di protoni associata alla supertempesta del 1859 ridusse l’ozono della stratosfera del cinque per cento: furono necessari quattro anni perché lo strato di ozono tornasse alla normalità. I protoni con energie più elevate, superiori a un miliardo di elettronvolt, reagirono con i nuclei degli atomi di azoto e ossigeno dell’atmosfera, generando neutroni e dando origine alle anomalie nell’abbondanza dei nitrati. Una pioggia di neutroni raggiunse il suolo in quello che oggi viene chiamato «evento di superficie», ma allora non esistevano tecnologie in grado di rilevare il fenomeno. Fortunatamente, non era pericolosa per la salute.

6. Correnti elettriche colossali.
Via via che le aurore si diffondevano dalle alte latitudini verso quelle più basse, le correnti elettriche ionosferiche e aurorali che le accompagnavano indussero nel suolo intense correnti elettriche a scala continentale, che penetrarono nei circuiti dei telegrafi. Scariche di eccezionale potenza provocarono casi di folgorazione e, secondo le cronache, causarono l’incendio di parecchie stazioni telegrafiche.

Satelliti alla brace
Quando avverrà di nuovo una grande tempesta geomagnetica, le prime vittime saranno i satelliti. Anche in circostanze normali, le particelle dei raggi cosmici erodono i pannelli solari e riducono la generazione di energia del due per cento circa all’anno e interferiscono con i circuiti elettronici. Molti satelliti per comunicazioni, come Anik E1 ed E2 nel 1991 e Telstar 401 nel 1997, sono stati danneggiati o addirittura perduti in questo modo. Una grande tempesta solare può «invecchiare» un satellite di 1-3 anni in poche ore, provocando centinaia di anomalie, da comandi erronei ma innocui fino a scariche elettrostatiche distruttive.
Per capire che cosa potrebbe accadere ai satelliti, abbiamo simulato 1000 supertempeste, con intensità variabile da quella dell’evento più grave dell’era spaziale (avvenuto il 20 ottobre 1989) a quella del 1859. È risultato che le tempeste produrrebbero significative perdite economiche: il costo totale, in molti scenari, sarebbe superiore a 20 miliardi di dollari. E questo presupponendo che al momento del lancio dei satelliti siano stati previsti di un’ampia capacità di riserva dei transponder e di un margine di sicurezza del dieci per cento per l’energia. Con ipotesi meno ottimistiche, le perdite si avvicinerebbero a 70 miliardi di dollari, più o meno le entrate di un anno di tutti i satelliti per comunicazioni.
Fortunatamente i satelliti per comunicazioni in orbita geosincrona sono molto resistenti nei confronti di eventi a cadenza decennale, e la loro vita operativa è aumentata dai 5 anni circa del 1980 ai quasi 17 anni di oggi. Per aumentare la produzione di energia e ridurre la massa, i pannelli solari in silicio sono stati sostituiti con altri in arseniuro di gallio e germanio, ottenendo così anche una migliore resistenza a danni prodotti dai raggi cosmici. Inoltre gli operatori satellitari ricevono le previsioni su possibili tempeste solari diffuse dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), e quindi possono evitare di far compiere ai satelliti manovre complesse quando c’è una tempesta in arrivo. Queste strategie potrebbero senz’altro ridurre l’impatto di un evento a grande scala. Per rendere i satelliti ancora più robusti, è possibile installare scudi più spessi, abbassare il voltaggio dei pannelli solari per diminuire il rischio di scariche elettrostatiche incontrollate, aggiungere ulteriori sistemi di backup e rendere il software meno suscettibile alla corruzione di dati.
Altri effetti di una supertempesta sono però più difficili da sventare. La deposizione di energia da parte dei raggi X provoca l’espansione dell’atmosfera, aumentando l’attrito sui satelliti in orbita a quote inferiori a 600 chilometri. Il satellite giapponese ASCA incontrò simili condizioni nel corso della tempesta del 14 luglio 2000, che scatenò una serie di problemi di assetto e di perdite di potenza che alcuni mesi dopo ne provocarono il rientro anticipato. Se vi fosse una supertempesta, i satelliti in orbita bassa correrebbero un notevole rischio di bruciare nell’atmosfera entro alcune settimane o mesi dall’evento.

Le luci si spengono
I satelliti, comunque, sono stati progettati per funzionare a dispetto dei capricci della meteorologia spaziale. Le linee di distribuzione elettrica, viceversa, sono fragili anche nelle condizioni migliori; si stima che ogni anno l’economia statunitense perda circa 80 miliardi di dollari a causa di cali di corrente e blackout locali.
Durante una tempesta solare, si manifestano problemi del tutto nuovi. I grandi trasformatori sono messi a terra elettricamente e quindi suscettibili di danni causati da correnti continue geomagneticamente indotte. Queste correnti fluiscono nel trasformatore da cavi collegati al suolo e possono provocare picchi di temperatura di 200 gradi centigradi o più negli avvolgimenti, causando la vaporizzazione del liquido di raffreddamento e arrostendo letteralmente il trasformatore. E anche se quest’ultimo riesce a evitare un simile destino, la corrente indotta può saturare il nucleo magnetico durante una metà del ciclo della corrente alternata, distorcendo le forme d’onda a 50 o 60 hertz. Una parte della corrente è trasformata in frequenze che i dispositivi elettrici non sono in grado di filtrare ed eliminare. Anziché ronzare a una tonalità pura, i trasformatori comincerebbero a balbettare e strillare. E poiché una tempesta magnetica influenza i trasformatori su scala continentale, è probabile che si verifichi in breve tempo un collasso della regolazione di tensione su più reti nazionali. I sistemi per la distribuzione di energia elettrica funzionano con un margine di sicurezza così ridotto che non occorrerebbe molto per sopraffarli.
Secondo gli studi di John G. Kappenman della Metatech Corporation, se oggi avvenisse una tempesta magnetica come quella del 15 maggio 1921, causerebbe un blackout su metà del Nord America. Una tempesta molto più violenta, come quella del 1859, potrebbe rendere inutilizzabile l’intera rete elettrica. Anche altre zone industrializzate sono vulnerabili, ma il Nord America è più a rischio per la sua vicinanza al Polo Nord magnetico. A causa dei danni fisici ai trasformatori, per riparare o sostituire tutti i componenti guasti potrebbero occorrere settimane o addirittura mesi. Nel 2003 Kappenman dichiarò al Congresso degli Stati Uniti che «soccorrere e assistere una popolazione colpita che potrebbe essere di oltre 100 milioni di persone sarà una sfida ardua».
Una supertempesta interferirebbe anche con i segnali radio, inclusi quelli dei sistemi di navigazione satellitare. Oltre a perturbare la ionosfera, attraverso cui si propagano i segnali di temporizzazione, gli intensi brillamenti solari aumentano il rumore radio alle frequenze usate dal GPS. Ne risulterebbero errori di posizione di 50 metri o più, che renderebbero quasi inutile il sistema. Il 29 ottobre 2003, una tempesta solare bloccò il Wide Area Augmentation System, una rete radio che migliora l’accuratezza delle stime del GPS, e gli aerei di linea dovettero affidarsi ai sistemi di backup di bordo.
Le particelle ad alta energia interferiranno con le comunicazioni radio degli aerei, specialmente alle alte latitudini. La United Airlines tiene costantemente sotto controllo le condizioni meteorologiche spaziali e in diverse occasioni ha dirottato voli in rotta polare a quote e latitudini più basse per evitare interferenze radio. Una supertempesta potrebbe costringere a cambiare la rotta di centinaia di voli non solo sopra il Polo, ma in tutto il Canada e negli Stati Uniti settentrionali. Simili condizioni avverse potrebbero perdurare per una settimana.

Come prepararsi
Strano a dirsi, la crescente vulnerabilità della nostra società alle tempeste solari è accompagnata da una consapevolezza sempre più ridotta del pericolo. Analizzando il rilievo dato dai giornali alle notizie di meteorologia spaziale a partire dal 1840, abbiamo scoperto che intorno al 1950 si è verificato un cambiamento significativo. Prima di allora, le tempeste magnetiche, i brillamenti solari e i loro effetti spesso ricevevano grande attenzione, con ampi articoli in prima pagina. Per esempio, il 24 marzo 1940, il «Boston Globe» annunciava con un titolone in apertura: Tempesta magnetica colpisce gli Stati Uniti. Dagli anni cinquanta, invece, queste notizie sono sepolte nelle pagine interne.
Eppure anche le tempeste relativamente lievi hanno costi elevati. Nel 2004, Kevin Forbes, della Catholic University of Amer-ica, e Orville Chris St. Cyr, del NASA God-dard Space Flight Center, hanno analizzato l’andamento del mercato dell’energia elettrica dal 1° giugno 2000 al 31 dicembre 2001, concludendo che le tempeste solari avevano incrementato il prezzo industriale dell’elettricità di circa 500 milioni di dollari. Dal canto suo, lo U.S. Department of Defense ha stimato che i danni ai satelliti militari provocati dall’attività solare ammontano a circa 100 milioni di dollari all’anno. Inoltre, tra il 1996 e il 2005, le compagnie di assicurazione hanno speso quasi due miliardi di dollari per coprire perdite e danni di satelliti commerciali, molti dei quali dovuti a eventi meteorologici spaziali.
Avere previsioni più accurate delle tempeste solari e geomagnetiche sarebbe di grande utilità. Con un preavviso adeguato, i controllori dei satelliti possono rimandare manovre delicate e porre rimedio ad anomalie che potrebbero sfociare in emergenze critiche; le compagnie aeree potrebbero preparare in anticipo una programmazione ordinata di spostamenti delle rotte; le aziende elettriche potrebbero individuare i componenti vulnerabili delle reti e minimizzare le interruzioni del servizio.

La NASA e la National Science Foundation lavorano da tempo per migliorare le capacità predittive nel campo della meteorologia spaziale. Oggi lo Space Weather Prediction Center della NOAA fornisce bollettini quotidiani a oltre 1000 aziende private ed enti statali. Il suo budget annuale di sei milioni di dollari è ben poca cosa in confronto ai quasi 500 miliardi di entrate dalle industrie che si servono di quelle previsioni, ma la sua attività deve basarsi su satelliti progettati più per scopi di ricerca che per condurre osservazioni efficienti e a lungo termine di meteorologia spaziale.
Secondo alcuni ricercatori, le nostre attuali capacità di previsione in questo settore sono confrontabili con le previsioni del tempo atmosferico degli anni cinquanta. Dal punto di vista del monitoraggio, occorrono sonde spaziali poco costose e durevoli che rilevino le condizioni meteorologiche nello spazio usando semplici strumenti di serie. D’altra parte, sono necessari ancora molti studi per comprendere a fondo la fisica delle tempeste solari e prevederne gli effetti. Se vogliamo salvaguardare la nostra infrastruttura tecnologica, dovremo raddoppiare gli investimenti nella previsione, nella messa a punto di modelli e nella ricerca di base, in modo da poterci concretamente preparare alla prossima supertempesta solare.


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MessaggioInviato: 16/08/2011, 11:32 
Cita:
donnacinzia ha scritto:
questo vuol dire che statistiche o no, si conosce sempre x approssimazione e neanche gli studiosi- scienziati hanno certezze.
E dire che hanno scritto " Alcuni scienziati hanno detto che si è trattato della più impressionante eruzione osservata finora dal Solar Dymanics Observatory della NASA." [V]

Donnacinzia.... emmmhhh.... io credo tu stia facendo una gran confusione [:D]
Le eruzioni solari ci sono, di recente anche molto intense e fino a qui non mi pare che ci sia molto da discutere.
Se però tu ti riferisci a notizie che preannunciano la fine mondo, in questo caso provocate da eruzioni solari, beh... poco attendibili queste fonti visto che sono tutto tranne scienza.


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Qui le ultime dal sole (SDO)
http://sdo.gsfc.nasa.gov/data/


Questo un interessante video pubblicato pochi giorni fa dalla NASA, in cui spiega cosa potrebbe accadere in caso di una tempesta solare di Classe X

Cita:
Solar Flares: What Does It Take to Be X-Class?
<EMBED WIDTH="640" HEIGHT="385" SRC="http://www.youtube.com/v/8h1_QI8EboA" HIDDEN="false" AUTOSTART="true" LOOP="true" volume="100"></EMBED>


Solar flares are classified according to their strength. The smallest ones are B-class, followed by C, M and X, the largest. A powerful X-class flare can create long lasting radiation storms, which can harm satellites, communications systems, and even ground-based technologies and power grids.
http://www.nasa.gov/mission_pages/sunea ... lares.html





Cita:
<EMBED WIDTH="640" HEIGHT="385" SRC="http://www.youtube.com/v/vVNhSPYNCvE" HIDDEN="false" AUTOSTART="true" LOOP="true" volume="100"></EMBED>

On August 9, 2011 beginning at 3:48 AM EDT, the sun emitted an Earth-directed X6.9 flare, as measured by the NOAA GOES satellite. These gigantic bursts of radiation cannot pass through Earth's atmosphere to harm humans on the ground, however they can disrupt the atmosphere and disrupt GPS and communications signals. In this case, it appears the flare is strong enough that it could cause some radio communication blackouts. It also produced increased solar energetic proton radiation -- enough to affect humans in space if they do not protect themselves.

There was also a coronal mass ejection (CME) associated with the flare. CMEs are another solar phenomenon that can send solar particles into space and affect electronic systems in satellites and on Earth. However, this CME is not traveling toward Earth and should not affect it.

AIA 304 movie (red one):

Credit: NASA/SDO/Helioviewer
Caption: An x-class flare began at 3:48 AM EDT on August 9, 2011 and peaked at 4:05 AM. The flare burst from sun spot region AR11263, before it rotated out of view. The image here was captured by NASA's Solar Dynamics Observatory (SDO) in light at 304 Angstroms.


AIA 131 movie (blue one):

Credit: NASA/SDO/Helioviewer
Caption: Shown here at short wavelengths of just 131 Angstroms—which are typically displayed in blue -- this movie from SDO offers an even more dramatic version of the Aug. 9 x-class flare.


Ultima modifica di GIANLUCA1989 il 16/08/2011, 12:08, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 20/08/2011, 21:15 
i Nasa Annuncio Nasa 18 Agosto: Un video mostra un enorme tempesta solare che inghiotte la terra
Annuncio Nasa 18 Agosto: Un video mostra un enorme tempesta solare che inghiotte la terra

Per la prima volta, gli scienziati hanno osservato l'evoluzione di una grande tempesta solare, dalla sua origine al sole fino alla sua collisione con la Terra 93 milioni miglia più tardi. L'aspetto senza precedenti di questa espulsione di massa coronale (CME), è stato rivelato il 18 agosto nel corso di una conferenza stampa della NASA.

Dalle immagini di una sonda STEREO della NASA elaborate con nuove tecniche grafiche, emergono i particolari sulle forme e i cambiamenti di un'espulsione di massa coronale mentre giunge sul nostro pianeta. Una tempesta solare vista nei minimi dettagli mentre è in viaggio verso la Terra alla velocità di oltre un milione di chilometri all’ora. La ricostruzione è stata realizzata dai ricercatori del Southwest Research Institute e del National Solar Observatory, partendo dai dati e dalle riprese di una sonda della missione STEREO che nel 2008 ha tenuto sotto osservazione una eruzione solare. In termini tecnici si è trattato di una espulsione di massa coronale, o CME (da Coronal Mass Ejection), che vista da Terra può essere definita come una sorta di tempesta solare. Le immagini ottenute da quelle riprese mostrano il flusso di plasma e altre particelle emesso dalla CME mentre scorre e cambia forma nel corso dei tre giornidi viaggio impiegati per arrivare sino a noi.

Come descritto nel relativo articolo pubblicato sull’Astrophysical Journal, è emerso come il flusso prodotto dalla CME non sia uniforme ma presenti continui cambiamenti di forma dovuti all’interazione con il campo magnetico del Sole: in alcuni punti sono presenti zone di vuoto, in altre piccole bolle e strutture a V. Così per la prima volta abbiamo visto la struttura fine di una tempesta solare e, sempre per la prima volta, siamo stati in grado di risalire alla parte di corona solare dalla quale ha avuto origine.

Questa scoperta dovrebbe aiutare i ricercatori a capire meglio come si evolvono le tempeste solari e la velocità con cui giunge verso il nostro pianeta. E che, a sua volta, dovrebbe migliorare le previsioni spaziali, dandoci più tempo per prepararsi agli impatti potenzialmente dannosi. "E 'un grosso passo avanti, un passo incredibile!"Alysha Reinard, della National Oceanic and Atmospheric Administration Meteo Space Center. "Ora possiamo vedere la CME in movimento attraverso il cieloe questo ci aiuta ulteriormente per le nostre previsioni". annuncia


L'obbiettivo: Tracciare una tempesta solare

Le CME sono miliardi di tonnellate di nubi di plasma solare espulse dal sole con velocità fino a 3 milioni mph (5 milioni di km orari) che possono colpire la Terra devastando il nostro pianeta, provocando perturbazioni di segnali GPS, comunicazioni radio e reti elettriche

Il mertio va alla sonda della NASA Stereo-A, che ha ripreso un'enorme CME scoppiata nel dicembre 2008. Stereo-A orbita sostanzialmente attorno al sole davanti al nostro Pianeta, così non è stata in grado di guardare il passaggio delle nuvole e cambiare mentre si muoveva nello spazio verso la Terra. (La sonda gemella, Stereo-B, é in ritardo rispetto alla Terra nella sua orbita.)

Il video mostra le particelle del vento solare in fuoriuscita dal sole, mutandosi in un imponente muro di plasma diretto verso il nostro pianeta.
Il video ha permesso ai ricercatori di determinare le caratteristiche chiave della CME e questo potrebbe indicare con precisione l'orario di arrivo a terra. E misurando la luminosità della nube, gli scienziati sono riusciti ad inchiodare la sua massa.




La difficoltà nella misura delle particelle solari

Le CME sono estremamente luminose subito dopo l'eruzione, ma quando attraversano lo spazio, diventano molto difficili da rintracciare. Nel momento in cui una tipica CME raggiunge l'orbita di Venere, per esempio, è un miliardo di volte più debole della superficie della Luna piena.

Così gli scienziati hanno lavorato duramente per molti anni sviluppando Stereo-A. "Questo è un problema di estrazione straordinariamente difficile", ha detto Craig DeForest del Southwest Research Institute di Boulder, Colorado "Un'enorme quantità di dati e anni di duro lavoro ci hanno portato a sviluppare algoritmi matematici in grado di farci vedere in un video le particelle solari ".

Questo dovrebbe aiutare gli scienziati a capire meglio la grandezza delle espulsioni solari e il momento preciso in cui impatteranno sulla Terra. "In passato, le nostre migliori previsioni dei tempi di arrivo delle CME avevano un errore di ±4 ore", ha detto Reinhard durante il comunicato. "Grazie a questi algoritmi riportati in un video potremmo ridurre significativamente l'errore."

Inoltre, i nuovi risultati danno la possibilità di poter identificare le regioni attive sotto la superficie del sole, in questo modo è possibile prevedere con un intero giorno d'anticipo, forse due, un esplosione solare.

"E 'un momento davvero dinamico nella storia della eliofisica" , ha detto Madhulika Guhathakurta, scienziato del programma Stereo presso la sede della NASA a Washington, D.C.

Per ottenere questa ricostruzione i ricercatori hanno dovuto lavorare per molti mesi sulle immagini ottenute dalla sonda, applicando su ognuna un insieme di tecniche di elaborazione grafica necessarie per mettere in evidenza i dettagli, altrimenti non visibili perché “sommersi” dalla luce circostante. Basti pensare che la luminosità delle piccole bolle è a malapena 10 miliardi di volte inferiore a quella della luna piena e 10.000 volte più debole della luce dovuta al fondo stellato.

Non soprende quindi che solo oggi vediamo pubblicati i particolari di una tempesta avvenuta ormai ben tre anni fa.


Immagine

http://www.invasionealiena.com/spazio/a ... terra.html


Ultima modifica di ubatuba il 20/08/2011, 21:18, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 21/08/2011, 09:41 
Ma la tempesta solare è ancora in corso? Fino ad ora non ho avuto problemi né con internet né con il telefonino.


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MessaggioInviato: 22/08/2011, 20:53 
...NASA: Le tempeste solari non fanno più paura
Una nuova tecnica permette di individuare la formazione di macchie solari con due giorni di anticipo. E quindi di prendere provvedimenti tempestivi. Sara’ uno strumento molto utile per gli astronauti, la cui incolumita’ puo’ essere messa in pericolo dalle turbolenze del campo magnetico solare, ma anche per le telecomunicazioni terrestri, che rischiano il blackout durante le tempeste magnetiche piu’ potenti. Lo studio su Science




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È in arrivo un meteo spaziale ancora più preciso, preannunciando anche con due giorni di anticipo una tempesta solare. Un gruppo di ricercatori dell’ Università di Stanford ha infatti messo a punto una nuova tecnica che permette di predire la comparsa delle macchie solari sulla superficie del Sole, molto spesso segnale dell’arrivo di turbolenze del campo magnetico solare. Il metodo, descritto sulla rivista Science, potrebbe avere ricadute molto importanti sulle attività umane nello Spazio e sulla Terra. Da un lato sarà un ottimo strumento per gli astronauti in missione, la cui incolumità viene messa a rischio dall’attività solare, dall’altro lato servirà a rendere più efficienti le telecomunicazioni esterne, riducendo il rischio che forti tempeste magnetiche provochino inattesi blackout. Fino a ora le previsioni del meteo spaziale non sono state in grado di mettere in guardia tempestivamente le società elettriche, le compagnie aeree, la Nasa e altri. L’avvertimento dell’arrivo di una tempesta solare arrivava solo dopo la comparsa delle macchie solari, cioè troppo tardi.




Ecco perché gli scienziati di Stanford sono così entusiasti di aver trovato un metodo più efficiente di previsione. “È un risultato importante”, ha detto David Hathaway, fisico solare del Marshall Space Center di Huntsville (Alabama) della Nasa: “ Per molto tempo abbiamo sperato di vedere le tempeste di macchie solari prima che si presentino”.

Gli esperimenti che hanno portato a questa nuova tecnica sono stati coordinati da Stathis Ilonidis, uno studente laureato in fisica a Stanford. I ricercatori hanno usufruito dei dati raccolti dal telescopio spaziale Soho (Solar and Heliospheric Observatory), nato da un progetto congiunto dell' European Space Agency e della Nasa.

In questo modo hanno scoperto che le turbolenze magnetiche all’origine delle macchie si generano 65mila chilometri sotto la superficie della stella, e possono essere molto più forti di quanto previsto dalle attuali teorie. La loro risalita verso la superficie avviene con una velocità compresa tra 0,3 e 0,6 chilometri al secondo, e può generare macchie solari nel giro di uno o due giorni dopo il primo avvistamento.

Il nuovo metodo, come hanno precisato gli scienziati, potrebbe fornire previsioni tempestive di brutto tempo spaziale, ma prima di essere davvero utile dovrà essere migliorato e raffinato ulteriormente. Una sfida, questa, che la scienza non può non cogliere In questo periodo il nostro Sole è stato molto attivo, tant’è che una quindicina di giorni fa si è temuto per l’arrivo di una potente tempesta solare. In generale però stiamo uscendo da una fase decennale di alta attività in cui il Sole è stato coperto da dozzine di macchie scure e ha sputato verso il nostro pianeta enormi flares e palle di gas surriscaldato grandi quanto interi pianeti.

Ora invece stiamo entrando in una nuova fase più tranquilla, ma in questo passaggio dal primo al secondo periodo ci ritroviamo in una zona di pericolo, dove non è esclusa la comparsa di macchie solari.


A rischio c’è anche la stessa vita delle persone. Uno studio da poco pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters, per esempio, ha riferito che i raggi e le miliardi di particelle extraterrestri provenienti dal Sole possono minacciare la sicurezza degli aerei e dei passeggeri. Mike Lockwood, docente di fisica dell’ambiente spaziale della Reading University, è convinto che le persone che effettuano regolarmente voli di lungo raggio siano in pericolo a causa dell’esposizione alle radiazioni solari. E la situazione sembrerebbe destinata a peggiorare.




Secondo Lockwood, in futuro, quelli che voleranno verso il Canada o verso la costa occidentale degli Stati Uniti almeno due o tre volte all’anno dovrebbero prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di sottoporsi a screening scrupolosi per verificare la presenza di danni cellulari potenzialmente cancerogeni. A dosi molto elevate, infatti, le radiazioni solari possono provocare il cancro.

Nella maggior parte dei casi la Terra fa da scudo alle radiazioni, ma quando si vola ad alta quota, per esempio sopra i poli, questa protezione salta.“ Non voglio essere allarmista”, ha precisato Lockwood: “ Si tratta di un problema serio e deve far pensare, ma non deve spingere le persone a non prendere più l’aereo”.

http://www.invasionealiena.com/spazio/a ... paura.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Eruzione solare: GPS e cellulari in black-out
MessaggioInviato: 02/08/2018, 22:25 
Non bisogna aspettare un eruzione solare per spegnere la civiltà

Cita:


Ransomware blocca una città, si torna a scrivere a macchina


In Alaska Matanuska-Susitna, un distretto amministrativo dell'area metropolitana della città di Anchorage, e la città di Valdez, sono state messe in ginocchio da un attacco ransomware che ha bloccato tutti i computer, i server e persino gli smartphone, mettendo fuori uso tutto, dalle attività commerciali a quelle online, fino agli uffici pubblici, costringendo gli impiegati a tornare a utilizzare le macchine da scrivere.

"Il cyber-attacco ha causato ingenti danni e perdita di produttività, e la situazione potrà protrarsi ancora per un tempo indefinito quanto prolungato", aveva commentato martedì scorso Ted Leonard durante un'assemblea.
Ransomware

‎Secondo un ‎‎rapporto‎‎ del direttore IT del distretto amministrativo, Eric Wyatt, l'attacco è stato portato avanti su più fronti contemporaneamente utilizzando il trojan Emotet, il ransomware BitPaymer e un'intrusione hacker vera e propria all'interno della rete del distretto. Un attacco su vasta scala e in grande stile insomma. ‎‎Alcuni dei malware utilizzati erano addirittura dormienti nei PC sin dallo scorso maggio, mentre l'attacco ha raggiunto il suo culmine lo scorso 23 luglio quando la porzione cryptolocker del malware ha avviato la cifratura di tutti i dati presenti sui vari computer. Tutte le 500 postazioni di lavoro sono state colpite e 120 dei 150 server. Secondo il rapporto infine si trattava di un attacco zero-day, che ha sfruttato cioè exploit prima sconosciuti.


I funzionari hanno affermato che sia il distretto amministrativo di Matanuska-Susitna che la città di Valdez stanno già collaborando con l'FBI per investigare sull'origine, la natura e le motivazioni dell'attacco e per ripristinare tutti i servizi anche se molti dati amministrativi sarebbero andati persi, come affermato dagli stessi vertici del distretto amministrativo. ‎




https://www.tomshw.it/ransomware-blocca ... hina-96473


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 02/08/2018, 22:35 
Adama ha scritto:
Ma com'è che nessuno ne ha parlato e non sta succedendo praticamente niente? La Nasa diventa come i mistificatori dei cataclismi adesso? [:o)]


Bravo,con la tecnologia che hanno,vi potrebbero far vedere qualsiasi cosa!
Usando il condizionale poi,si salvano il c...o perché,se non dovesse succedere niente....
Gli imbrogli aumentano esponenzialmente,spettacolarmente,ufficialmente [:302]

BISOGNA PURE CHE IL NUOVO OSSERVATORIO SOLARE DIA MOSTRA DI SÈ!

Cmq domani vedremo!

Nota scientifica:se una G1 può causare danni del genere,una G5 che fa...stende il pianeta per anni?
Aahh,ma a questo ci pensano i vari G-summit governativi!
INOLTRE,NOTATE COME IN QUESTI GIORNI LUNA E SOLE SIANO DIVENTATI SUPERSTAR: la regia aliena e i suoi alienati umani,evidentemente,si stanno hollywoodizzando a palla,senza alcun ritegno e dignità!
QUANTI SFORZI INUTILI E RIDICOLI PER GIUSTIFICARE E DARE..."LUSTRO" AD UN FALLIMENTO PLANETARIO
EPOCALE!!!


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 Oggetto del messaggio: Re: Eruzione solare: GPS e cellulari in black-out
MessaggioInviato: 04/08/2018, 14:03 
Il mio Cell funziona bene,non mi pare ci siano problemi di interferenze solari.
La nasa eviti di giocare su queste cose tanto per avere audience.


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 Oggetto del messaggio: Re:
MessaggioInviato: 31/12/2018, 19:12 
Rubina71 ha scritto:
Ma la tempesta solare è ancora in corso? Fino ad ora non ho avuto problemi né con internet né con il telefonino.


La loro tattica mediatica è gonfiare gli eventi per sembrare invulnerabili, uragani catastrofici di categoria 5 da cui si esce quasi idenni, tsunami spaventosi da cui ad esempio è risorto il Giappone di Fukushima, asteroidi miracolosamente neutralizzati, e perchè non anche tempeste solari vinte dalla loro scienza? Non è questo il regno della divina provvidenza cristiana?

Vedrai che quando capiterà un vero accidente all'occidente nemmeno lo diranno in Tv, i risultati si vedranno direttamente, ma finchè loro dirigono il pollaio si lodano.



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Correte correte... che per pagare i mercanti e i loro camerieri dovrete rubare sempre di più, e attenti a non dimenticarvi la carta di credito a casa... che se vi rompete il muso per strada neppure il carroattrezzi viene più a prendervi.
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 Oggetto del messaggio: Re: Re:
MessaggioInviato: 31/12/2018, 19:27 
Morley ha scritto:
Rubina71 ha scritto:
Ma la tempesta solare è ancora in corso? Fino ad ora non ho avuto problemi né con internet né con il telefonino.


La loro tattica mediatica è gonfiare gli eventi per sembrare invulnerabili, uragani catastrofici di categoria 5 da cui si esce quasi idenni, tsunami spaventosi da cui ad esempio è risorto il Giappone di Fukushima, asteroidi miracolosamente neutralizzati, e perchè non anche tempeste solari vinte dalla loro scienza? Non è questo il regno della divina provvidenza cristiana?

Vedrai che quando capiterà un vero accidenteall'occidente nemmeno lo diranno in Tv, i risultati si vedranno direttamente, ma finchè loro dirigono il pollaio si lodano.

Mi sbaglio, o l'occidente ti sta proprio sullo stomaco.
Est borned, oriented o ......

CMQ: buon anno nuovo, laico o di qualsiasi religione tu/VOI voglia/TE. [:278]



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 Oggetto del messaggio: Re: Eruzione solare: GPS e cellulari in black-out
MessaggioInviato: 31/12/2018, 19:42 
Sono troppo distante dal mondo per avere sullo stomaco l'occidente, il dato di fatto è che l'infernale regime anticristico si fonda sul nuovo impero romano d'occidente ed ha infettato il pianeta intero con la sua "scienza e coscienza" demoniache.

Il catastrofismo mediatico è anche un vano tentativo di esorcizzare le catastrofi vere, per tranquillizzare gli oppidi beoni che lo ascoltano e che così votano lo status quo.



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 Oggetto del messaggio: Re: Eruzione solare: GPS e cellulari in black-out
MessaggioInviato: 31/12/2018, 19:42 
gps?

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Sistemico

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