A: «LA SUPERFICIE DI VESTA E’ RIMASTA IDENTICA A QUELLA DI OLTRE 4 MILIARDI DI ANNI FA»
L'asteroide della nostra storia
Per la sonda della Nasa «Dawn» sta per scattare l’ora X
MARIO DI MARTINO *
OSSERVATORIO PINO TORINESE - INAF
Dopo quasi 4 anni di viaggio e 2,7 miliardi di km percorsi, la sonda della Nasa «Dawn» ha raggiunto il suo primo obiettivo, l'asteroide Vesta e ha iniziato le osservazioni, che dureranno sino al luglio 2012, del maggiore della miriade di piccoli pianeti che orbitano attorno al Sole tra Marte e Giove.
Nel marzo 1807 l'astronomo tedesco Heinrich Olbers scoprì Vesta come un punto luminoso nel cielo. Poco più di 204 anni più tardi, una macchina costruita dall'uomo ha «agganciato» questo asteroide e ha iniziato ad accompagnarlo nella sua orbita attorno al Sole. Vesta ha un diametro di oltre 500 km e la sua massa è circa il 12% di quella di tutti i piccoli corpi planetari che formano la Fascia Principale degli asteroidi. Viene considerato un protopianeta, poiché si tratta di un corpo celeste molto denso, differenziato, la cui origine risale ai tempi in cui (circa 4,5 miliardi di anni fa) si formarono i pianeti maggiori.
La sua superficie, che sulla base delle osservazioni da Terra appare costituita per buona parte da basalti, è rimasta quella che era più di 4 miliardi di anni fa, a parte i crateri da impatto prodotti dalla collisione di altri corpi cosmici. Come i pianeti, Vesta aveva una sufficiente quantità di elementi radioattivi all’interno, i quali, decadendo e rilasciando calore, fusero le rocce, permettendo al materiale più leggero di galleggiare verso l'esterno in un processo di differenziazione che ha portato ad una struttura a «cipolla», con l'accumulo degli elementi più pesanti nel nucleo e quelli più leggeri verso la superficie.
Vesta ha una forma di sferoide oblato e ruota attorno al proprio asse in 5,342 ore. Le temperature superficiali si aggirano tra i -20°C con il Sole allo zenith e i -190°C al polo invernale.
«Dawn», il 16 luglio, verrà catturato dalla gravità di Vesta, quando si troverà a 16 mila km dalla sua superficie, ma le prime immagini inviate a Terra mostrano già una superficie saturata da crateri da impatto. Il primo risultato inatteso delle analisi preliminari riguarda l'enorme cratere del diametro di 460 km, situato nella regione polare meridionale (e individuato da Hubble): sebbene rappresenti la caratteristica più prominente, in realtà sembra non esistere e potrebbe trattarsi di un’illusione ottica che trasse in inganno coloro che elaborarono le immagini ottenute dal telescopio spaziale.
L'odissea di «Dawn» cominciò il 27 settembre del 2007 con il lancio da Cape Canaveral. La sonda è dotata di tre motori a ioni, che forniscono una piccola spinta per tempi lunghissimi. L’avvicinamento a Vesta è quindi lento e non si tratterà di un’immissione in orbita di tipo classico, ma di un moto a spirale verso l'asteroide, fino a una distanza minima di 200 km. Questo moto si ripeterà in senso inverso, quando inizierà il viaggio per raggiungere nel 2015 Cerere, il secondo obiettivo della missione, un ex asteroide che per le sue dimensioni (1000 km di diametro) è stato promosso al rango di «pianeta nano». «Dawn» sarà la prima sonda nella storia dell'esplorazione del Sistema Solare che orbiterà attorno a due corpi celesti.
Nella comunità scientifica grande è l'attesa di poter vedere in dettaglio quest'oggetto, per tanti versi ancora misterioso, che risale agli albori del sistema planetario. Ci si aspetta che lo studio ravvicinato di questi due mondi - Vesta e Cerere - «icone» della Fascia Principale degli asteroidi, fornirà un contributo decisivo alla soluzione degli interrogativi sulla nascita e sull'evoluzione del Sistema Solare. La missione permetterà di comparare ogni dettaglio dei due corpi, che probabilmente sono nati ed evoluti in maniera diversa. Gli strumenti di «Dawn» permetteranno quindi di determinare la composizione della loro superficie e di ottenere una mappa topografica e delle varie morfologie che la caratterizzano. «Dawn», inoltre, effettuerà misure del campo gravitazionale di Vesta e Cerere per ricavare maggiori dettagli della struttura interna.
I dati che verranno raccolti permetteranno un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo per comprendere le condizioni che erano presenti durante le prime fasi di formazione del Sistema Solare e forniranno nuove importanti informazioni sul ruolo dell'acqua nell'evoluzione planetaria. Completando l'esplorazione dei maggiori corpi planetari di natura rocciosa, questa missione sarà un ponte fra l'esplorazione del Sistema Solare.
Significativo è il contributo italiano alla missione: i ricercatori dell'Inaf e la Selex Galileo hanno progettato e realizzato il più importante degli strumenti, uno spettrometro ad immagine operante nel visibile e nel vicino infrarosso per mappare la superficie dei due oggetti. Si chiama «Vir-Ms» (Visibile-InfraRed Mapping Spectrometer).
http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni ... tp/411344/cmq la cosa piu' sorprendente riguarda il cratere di 460 km scoperto da hubble ad una prima verifica sembrerebbe(come dice l'articolo)non esistere,prob un illusione ottica,mistero cmq da risolvere
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