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MessaggioInviato: 16/10/2013, 14:48 
Tra le ricerche più difficili mai intraprese dalla specie umana, sicuramente quella di segnali da civiltà extraterrestri, sotto il nome di SETI, è la più famosa. Questo studio fa parte della più vasta ricerca astrobiologica della vita in generale, ma è pensata per tendere l'orecchio verso eventuali messaggi e comunicazioni provenienti da intelligenze aliene. Non è facile per svariati motivi, e molti hanno a che vedere con la natura degli eventuali messaggi. Una nuova strategia arriva per in aiuto di questa ricerca, grazie al lavoro di un ricercatore di nome Michael Gillon, dell'Università di Liegi, Belgio. Il ricercatore propone un sistema per monitorare le regioni intorno alle stelle vicine per trovare la presenza di sistemi di comunicazione.

Il SETI esiste ormai da svariati decenni ma mancano segnali extraterrestri. La cosa strana è che in questi stessi decenni è diventato sempre più lampante quanto la vita dovrebbe essere comune la fuori. Grazie a indagini come Kepler, abbiamo scoperto migliaia di possibili pianeti extrasolari e alcuni persino nella zona abitabile delle loro stelle.
Quest'apparente contraddizione è anche tema di un paradosso: il così detto Paradosso di Fermi: se ci sono la fuori civiltà extraterrestri, perché non c'è già stato un contatto?

Una delle spiegazioni a questo paradosso, proposta in questa nuova ricerca, parla di sonde che hanno già esplorato l'intera galassia, incluso il Sistema Solare, ma sono passate inosservate perché non siamo ancora in grado di trovarle. Le sonde di cui si parla sono sonde auto-replicanti. Significa che una sonda arriva in un sistema planetario, trova delle risorse da minare per costruire una nuova versione di se, e si lancia verso una nuova destinazione, diffondendosi in tutta la galassia.

Ovviamente è un'ipotesi puramente teorica, ma è anche vero che rispetto alla nostra tecnologia da "infanzia dell'esplorazione spaziale", qualsiasi esplorazione galattica sembrerebbe puramente fantascientifica.
Nella ricerca, lo scienziato spiega anche come le sonde potrebbero usare le stelle dei vicini sistemi stellari per comunicare "a casa" grazie all'effetto di lente gravitazionale. Quest'effetto, previsto dalle equazioni della relatività di Einstien, riguarda la traiettoria della luce, che viene piegata e distorta per via della piega nello spaziotempo, creata dalla gravità dei corpi più massicci.



Immagine:
Immagine
53,03 KB


Questa immagine schematica mostra come la luce di una galassia lontana venga deformata dall'effetto gravitazionale di una galassia in primo piano che si comporta come una lente e fa apparire la galassia distante distorta ma più brillante, andando a comporre caratteristici anelli di luce, noti come anelli di Einstein. L'analisi della distorsione ha rivelato che alcune delle galassie lontane che formano stelle sono brillanti come 40mila miliardi di Soli, amplificate dall'effetto della lente gravitazionale fino a 22 volte. Crediti: ALMA (ESO/NRAO/NAOJ), L. Calçada (ESO), Y. Hezaveh et al.

Questo effetto crea una lente potentissima che può permettere una più rapida comunicazione interstellare. Se non ci fosse la possibilità di comunicare rapidamente, un'esplorazione della Via Lattea sarebbe impossibile. Anche perché in onde radio un segnale arriverebbe da una stella all'altra in maniera altamente diluita.

Ma dove sta, in tutto questo, l'aiuto per la ricerca SETI? L'idea è che questi sistemi di comunicazione devono essere creati lungo una linea che connette le stelle tra di loro. Quindi sappiamo dove potrebbero essere puntate le antenne di queste sonde, e dove quindi andare a origliare o verso chi mandare i messaggi.

"Un risultato negativo ad una ricerca simile, non ci direbbe molto" spiega il Dr. Gillon. "Ma un risultato positivo rappresenterebbe una delle più importanti scoperte di tutti i tempi."
La ricerca è stata accettata per una pubblicazione sulla rivista scientifica "Acta Astronautica".

http://arxiv.org/find/all/1/all:+AND+Gi ... /0/all/0/1

http://www.link2universe.net/2013-10-16 ... terrestri/


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MessaggioInviato: 18/08/2014, 11:31 
Scienziato del SETI: “Potremmo trovare la vita aliena, ma i politici non vogliono”

È l'opinione di Seth Shostak, astronomo senior del Seti Institute. I dati suggeriscono che solo nella nostra galassia ci sono 40 miliardi di pianeti che possono ospitare la vita. Ma per trovarli sono necessarie apparecchiature sofisticate e costose. “Purtroppo, gran parte di questi strumenti è ancora sul tavolo da disegno e non nello spazio”, spiega il dottor Shostak.

La vita aliena, per il momento, può essere osservata solo in televisione e al cinema, invece che nello spazio.

Tuttavia, ci sono molti ricercatori che pensano che la vita nel cosmo sia dilagante. Essi pensano che la sua scoperta possa avvenire nell’arco di una generazione.

Questi scienziati sostengono che il loro punto di vista è supportato da fatti che erano sconosciuti ad una generazione fa. In particolare, grazie soprattutto alle osservazioni del telescopio spaziale Kepler della Nasa, ora è possibile affermare con certezza che l’universo è pieno di mondi abitabili.

Negli ultimi due decenni, sono stati scoperti migliaia di pianeti attorno ad altre stelle, con la scoperta di un nuovo pianeta al giorno. Ormai è chiaro che la maggior parte delle stelle è circondata da pianeti che le orbitano intorno, il che implica l’esistenza di almeno un trilione di questi piccoli corpi solo nella Via Lattea.

Un’analisi approfondita dei dati di Kepler suggerisce che ben uno su cinque di questi sistemi potrebbe contenere un pianeta simile alla Terra, con atmosfera e acqua liquida. In altre parole, la Via Lattea potrebbe ospitare miliardi di cugini della Terra.

Naturalmente, il fatto che siano così numerosi non significa che siano abitati. Ci sono tre modi per scoprirlo, e tutti dipendono da esperimenti sofisticati e costosi.

In primo luogo, bisogna trovare la vita nelle vicinanze del nostro pianeta, soprattutto nell’esplorazione di Marte. Finora, la maggior parte della ricerca è stata indiretta. Il compito dei rover, infatti, è stato quello di individuare i posti migliori per scavare e forse scoprire microbi fossilizzati o viventi sotto la superficie apparentemente sterile.

Ma questi non sono tentativi di trovare la vita, sono tentativi per trovare luoghi in cui potrebbe esserci la vita. Senza dubbio, Marte rimane la scommessa favorita per l’esobiologia, ma molti ricercatori preferiscono scommettere sulle lune di Saturno e Giove. Anche in questo caso, il tipo di vita che ci si aspetta di trovare è di tipo microscopico.

L’esplorazione di questi mondi potrebbe essere realizzato sia con semplici missioni finalizzate ad analizzare i flussi espulsi dai geyser naturali, sia con l’invio di sonde robotizzate equipaggiate con impianti di perforazione capaci di penetrare per dieci chilometri lo strato di ghiaccio che separa la superficie di Europa, una luna di Giove, dall’oceano liquido che si trova al di sotto.

Ma come scrive Seth Shostak su The Conversation, gran parte di questo hardware è ancora sul tavolo da disegno, non nello spazio. I progressi sono lenti, soprattutto perchè i finanziamenti sono minimi.

Un secondo sistema per trovare la vita nello spazio è quello di analizzare le atmosfere dei pianeti intorno alle stelle. Questo viene fatto attraverso una tecnica chiamata spettroscopia, grazie alla quale i ricercatori possono conoscere la composizione di un ambiente a molti anni luce di distanza.

Sebbene sia molto semplice descrivere un esperimento finalizzato a trovare ossigeno o metano su un altro mondo, nel concreto è un cosa molto difficile, perchè i pianeti sono poco luminosi e le stelle a cui orbitano intorno, al contrario, molto luminose.

Per risolvere il problema, si è pensato alla costruzione di telescopi giganti orbitanti capaci di bloccare la luce delle stelle. Si potrebbe costruire una cosa del genere in soli dieci anni, ma solo se ci sono i soldi sufficienti.

Leggi anche:

Perchè la scienza considera la Vita Extraterrestre e gli Ufo argomenti tabù?

Al vaglio degli astronomi un nuovo segnale WOW intercettato dal SETI

Il terzo approccio alla ricerca esobiologica guarda oltre i microbi, cercando di intercettare segnali radio o luci laser lampeggiati che indichino l’esistenza di intelligenza extraterrestre. Più antenne e ricevitori migliori potrebbe accelerare questa ricerca, ma ancora una volta, il finanziamento e il fattore limitante.

Basti pensare che il finanziamento in bilancio per il 2015 destinato alla Nasa per la scienza planetaria e astrofisica sarà pari a circa 1,8 miliardi di euro, cioè meno di un millesimo del totale del bilancio federale degli Stati Uniti. E certamente, le cose non vanno meglio nell’Unione Europea.

Così, tutto si riduce a questo: non sappiamo per certo se c’è vita nello spazio, ma le proprietà dell’universo certamente suggeriscono che questa idea è plausibile. Trovarla sarebbe straordinariamente emozionante, ma i governi, attualmente, preferiscono investire in armamenti e altre amenità. Dunque, è solo questione di volontà.

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MessaggioInviato: 18/08/2014, 16:16 
potrebbero trovare vita aliena o prove della sua esistenza già sulla terra in pochi anni se investissero 1\100 di quanto già hanno e se solo volessero DAVVERO.

Se si vuole qualcosa si fa di necessità virtù, cosa che questi ricercatori SETI non m sembra facciano.



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MessaggioInviato: 01/11/2014, 19:48 
IL SETI ACCUSATO PUBBLICAMENTE DI ESSERE UN ENTE DI DISINFORMAZIONE.

E’ accaduto il 27 ottobre scorso, durante una conferenza organizzata dal SETI (l’ente che si occupa della ricerca di vita extraterrestre) presso il Paramount Theater di Charlottesville, in Virginia. Sul palco la famosa astronoma Jill Tarter impegnata nella presentazione delle attività di ricerca scientifica svolte dal SETI per l’individuazione di altre forme di vita nell’universo.

Improvvisamente, una persona del pubblico chiede di poter prendere la parola e rivolgere, alla scienziata impegnata sul palco, una domanda.

L’uomo esordisce ringraziando la Tarter per l’introduzione e poi la incalza dicendo: “La ringrazio molto Dr. Tarter per la sua presentazione. Ma perché non ci dice qualcosa sul perché il SETI, grande e serio ente scientifico, presenti così pochi elementi sull’esistenza di vita intelligente senza tener alcun conto dell’enorme quantità di prove esistenti da molto tempo anche nello spazio ed ammette che la sua organizzazione si comporta in realtà come un agente involontario della disinformazione?”

Dopo alcuni momenti di gelido silenzio creato dall’evidente disagio prodotto dall’intervento dello spettatore, la Tarter risponde alle pubbliche accuse dicendo: “Beh, quello che le dico è ciò che io faccio attivamente. Sono nel consiglio del SETI per dare un'occhiata ai dati che mi vengono forniti come potenziale prova di un possibile contatto ... e quello che posso affermare è che nel corso del tempo e sulla base della mia esperienza non esistono attualmente dati di qualità che uno scienziato potrebbe convalidare. Il caro vecchio Carl Sagan diceva - affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie - io invece affermo che ci sono grandi storie là fuori, ma quello che oggi manca è la prova definitiva. Io ed i miei colleghi siamo interessati a rispondere a tutte le domande, ma se questo è il modo per trovare una risposta alle sue affermazioni le dico che non esiste alcuna prova che giustifichi ciò che lei ha appena detto”.

Pur rimanendo nei limiti della cortesia, il botta e risposta avvenuto nel corso della conferenza è comunque stato un evidente segno di insofferenza, diffidenza e scarsa fiducia dell’opinione pubblica nei confronti del reale impegno profuso dal SETI, come ente di ricerca. A parziale giustificazione dello stesso vi sono però alcuni aspetti che spiegano gli scarsi risultati ottenuti: tra questi, le enormi difficoltà economiche dovute ai continui tagli sul budget finanziario effettuati dall’amministrazione americana (che hanno quasi costretto il SETI alla chiusura, per fortuna scongiurata da inaspettate donazioni private) che per l’evidente vastità dell’universo, dove ci sono “un sacco di posti dove guardare” rispetto ai mezzi messi a disposizione per la ricerca.

“Nonostante tutto” conclude la Tarter “anche se siamo scoraggiati dalla grandezza di questa ricerca, siamo anche incredibilmente ispirati perché gli strumenti che utilizziamo ogni giorno sono esponenzialmente i migliori possibili”. Sarà vero?

Lascio a voi ogni valutazione in merito…

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MessaggioInviato: 02/11/2014, 02:26 
il seti non serve a nulla almeno percome opera -_-



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MessaggioInviato: 26/11/2014, 18:19 
Il 16 novembre 2014 è il 40esimo anniversario del messaggio di Arecibo, una comunicazione interstellare trasmessa dal radiotelescopio di Arecibo, a Puerto Rico, verso Messier 13, un gruppo di stelle situato a più di 22 mila anni luce di distanza. Il contenuto del messaggio fu deciso dall’astrofisico e fondatore del SETI (un programma scientifico dedicato alla ricerca di vite extraterrestri) Frank Drake, con l’aiuto di alcune altre personalità, come l’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan. L’idea era che il messaggio utilizzasse una stringa di 1.679 cifre binarie: in questo modo, se una qualche civiltà aliena avesse ricevuto il messaggio sarebbe stata in grado di riconoscere 1.679 come un numero semiprimo (un numero che è anche il prodotto della moltiplicazione di due numeri primi), ovvero multiplo di 23 e 73. “Ah”, avrebbero pensato allora nella loro lingua, “Questa stringa binaria di origine sconosciuta è intrigante! Proviamo a guardare le informazioni che contiene distribuite su una griglia 23×73 e vediamo cosa emerge”.

Quando gli 1 e gli 0 della stringa binaria vengono sistemati su una griglia di questo tipo, il risultato è una specie di sommario pixellato della storia dell’umanità diviso in sette parti. La prima mostra i numeri da uno a dieci. Nella seconda ci sono i numeri atomici di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto e fosforo. Segue un’immagine stilizzata di un essere umano, una rappresentazione della Terra all’interno del sistema solare – con Plutone mostrato come pianeta, una questione su cui ci sono ancora alcuni dibattiti – e un’immagine del telescopio di Arecibo che, ad un occhio del 2014, sembra probabilmente il logo di Gmail.

Anche se gli abitanti di Messier 13 dovessero rispondere immediatamente al messaggio – che esiste ancora oggi – dovremmo comunque aspettare almeno 43.960 anni per ricevere qualcosa. Ma il messaggio di Arecibo non fu concepito come una vera forma di comunicazione interstellare. Era soprattutto una dimostrazione di quello che il radiotelescopio era in grado di fare. Il “piatto” del telescopio era stato rinnovato proprio nel 1974 e il messaggio inviato nello spazio fu una specie di modo per attirare l’attenzione dei media sulla celebrazione.

Gli ipotetici abitanti di Messier 13 probabilmente non diventeranno mai i nostri amici di penna, ma la difficoltosa questione della comunicazione interstellare continua ad attirare i terrestri. Dall’epoca del messaggio di Arecibo, almeno altri otto messaggi radio sono stati diffusi nello spazio, tutti negli ultimi 15 anni. Nel 2001 l’astronomo russo Alksandr Zaitsev e un gruppo di ragazzi russi trasmisero una serie di messaggi collettivamente conosciuti come il “messaggio dei teenager”. Mirati verso sei stelle situate tra i 45 e i 68 anni luce di distanza, i messaggi includevano musica folk russa e brani di famosi compositori come Beethoven e Vivaldi. Tutta la musica era suonata sul theremin (uno strano strumento musicale elettronico che si suona senza contatto fisico). Zaitsev si riferì ai messaggio come al “Primo concerto di theremin per extraterrestri”. Inviato dal radar planetario di Eupatoria, in Crimea, la trasmissione fu il primo messaggio radio musicale ad essere inviato nello spazio. Dopo, ce ne sono stati altri: nel 2008 la NASA trasmise la canzone dei Beatles “Across the Universe” mirando alla Stella Polare.

La questione di come comunicare con gli extraterrestri è uno dei problemi di cui si occupa quotidianamente il SETI. Questa settimana l’organizzazione ha tenuto un workshop in California dal titolo “Comunicare attraverso il cosmo”. Un tema comune di queste conferenze è che gli esseri umani tendono a dare per scontato che le eventuali intelligenze extraterrestri riusciranno a capire quello che cerchiamo di dirgli. Ma la conoscenza scientifica e la fisiologia di una civiltà non umana potrebbero essere così differenti da rendergli del tutto indecifrabile una composizione di Beethoven o una figura umanoide stilizzata.

Anche quello che viene ritenuto il linguaggio universale, la matematica, potrebbe non essere la migliore lingua franca dello spazio. Durante una conferenza tenuta dal SETI, il matematico Carl DeVito ha posto una domanda a cui è complicato trovare una risposta: «I numeri naturali, 1, 2, 3, 4…sono una creazione della mente umana oppure esistono veramente, indipendentemente da noi?». Potete vedere il suo intervento qui, ma per semplicità ecco la sua risposta: «Penso che i numeri naturali esistano effettivamente, ma il resto della matematica potrebbe non esistere da nessuna parte tranne che nelle nostro menti».

Degli otto messaggi interstellari inviati a partire dal 1999, il primo a raggiungere il suo bersaglio sarà il “Messaggio dalla Terra”, inviato verso il pianeta extrasolare Gliese 581 c nell’ottobre 2008. Dovrebbe arrivare nei primi mesi del 2029. La trasmissione, una specie di capsula del tempo digitale, venne inviata dalla oggi defunta RDF Digital – una controllata della società di produzione britannica proprietaria del format “Cambio moglie”. A formulare il messaggio contribuì anche Bebo, un social network fallito nel 2013. Le 501 fotografie e messaggi di testo trasmessi vennero selezionati da Bebo tramite un voto degli utenti via web. In circa quindici anni, gli abitanti di Gliese 581 c, ammesso che ce ne siano, riceveranno un diluvio di informazioni a proposito di pop star britanniche ormai scomparse.

Anche se le varie trasmissioni spaziali inviate negli ultimi anni erano diverse tra di loro sia per tono che per contenuto, avevano tutte un messaggio in comune: «Noi siamo qui e siamo fatti così». Che raggiungano altre civiltà, in fondo, è irrilevante. La possibilità di raccontare cos’è l’umanità a una civiltà extraterrestre è una prospettiva troppo allettante anche se probabilmente per il momento impossibile. Ci fa sentire importanti anche se abitiamo, come scrisse Carl Sagan nel suo libro “Pale Blue Dot”, su «un granello di sabbia solitario avvolto dal grande buio cosmico».

http://www.ilpost.it/2014/11/16/messaggio-arecibo/


Ultima modifica di ubatuba il 26/11/2014, 18:20, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Il SETI torna in funzione.
MessaggioInviato: 27/03/2015, 15:22 
SETI: UNA NUOVA STRUMENTAZIONE PER LA RICERCA DI VITA NELLO SPAZIO.

Gli scienziati del SETI (l’ente americano che si occupa della ricerca di forme di vita extraterrestri) avranno un’arma in più, a loro disposizione, per le indagini e l’individuazione di nuove forme di vita.

Il nuovo strumento, chiamato NIROSETI, installato negli ultimi giorni (15 marzo 2015) presso il Lick Observatory dell’Università della California (monte Hamilton, San José) permetterà ai ricercatori di effettuare osservazioni del cielo utilizzando lo spettro dell’infrarosso.

Shelley Wright, la scienziata che ha guidato lo sviluppo di questa nuova strumentazione, è convinta infatti che “la luce infrarossa potrebbe costituire un ottimo mezzo di comunicazione interstellare tra civiltà avanzate”.

Il comunicato ufficiale, emesso dall’Università californiana che ha accompagnato l’introduzione della nuova tecnologia, parla chiaro: il NIROSETI darà la possibilità di raccogliere più informazioni rispetto ai precedenti rivelatori ottici, registrando i livelli di luce emessi nel tempo, in modo che i modelli possano essere analizzati come potenziali segni di altre civiltà, un risultato che potrebbe costituire un’idea innovativa sul modo di rilevare eventuali comunicazioni extraterrestri.

Dello stesso avviso il fondatore del SETI, l’84enne Frank Drake, che nell’esprimere la sua personale soddisfazione per l’innovazione ha voluto sottolinearne non solo la totale convenienza come metodo di ricerca ma ha anche commentato che i segnali infrarossi “sono così forti che basterebbe soltanto un piccolo telescopio per riceverli. I piccoli telescopi possono offrire più tempo di osservazione e ciò è positivo, perché abbiamo la necessità di cercare fra tante stelle, per avere una minima possibilità di successo. Anche se questa tecnologia non è del tutto nuova, essa è stata appena perfezionata ed adattata per essere utilizzata sui telescopi. La Wright ha spiegato che ha impiegato otto anni per mettere a punto la nuova tecnologia."
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il team del NIROSETI

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 Oggetto del messaggio: Re: Il SETI torna in funzione.
MessaggioInviato: 08/04/2015, 19:28 
La NASA annuncia le “prove definitive” della vita aliena: “adesso sappiamo dove cercare e sappiamo come cercare”
“La vita aliena? Adesso sappiamo dove cercare. Sappiamo come cercare. Abbiamo la tecnologia, e siamo sulla strada per migliorarla”, l’annuncio della NASA fa scalpore
mercoledì 8 aprile 2015, 14:20 di F.F.


spazio sistema solareMentre le missioni NASA esplorano il nostro sistema solare alla ricerca di nuovi mondi, scoprono la presenza di acqua nei posti più sorprendenti. L’acqua non è altro che uno dei tanti tasselli della ricerca di pianeti abitabili e della vita lontano dalla Terra, eppure, dà indicazioni più sorprendenti di quel che si pensa.

“Le attività scientifiche NASA hanno permesso numerose scoperte relativamente all’acqua negli ultimi anni che ci hanno ispirato a continuare a investigare sulle nostre origini e sulle affascinanti possibilità di altri mondi, e della vita, nell’universo,” dichiara Ellen Stofan, chief scientist NASA durante un convegno organizzato dalla stessa Agenzia sulle probabilità di trovare vita aliena nello spazio. “Nell’arco della nostra vita, forse potremo davvero sapere se siamo soli nel sistema solare e oltre.”

spazio futuroGli elementi chimici dell’acqua, idrogeno e ossigeno, sono tra i più presenti quantitativamente nell’universo. Gli astronomi distinguono la firma dell’acqua nelle gigantesche nubi molecolari tra la stelle, nei dischi di materiale che rappresentano sistemi planetari appena nati, e nelle atmosfere di pianeti giganti che orbitano attorno alle stelle. Ci sono molti luoghi nell’universo in cui si ritiene possa essere presente acqua allo stato liquido, e molti altri in cui è presente allo stato gassoso. L’acqua si trova in oggetti primitivi come le comete e gli asteroidi, o nei pianeti nani come Cerere. Le atmosfere dei quattro giganti gassosi (Giove, Saturno, Urano e Nettuno), potrebbero contenere enormi quantità di acqua, come anche le loro lune e anelli (allo stato solido).

“Penso che avremo forti indicazioni di vita lontano dalla Terra entro un decennio, e penso che ne avremo prove definitive entro 20 o 30 anni,” continua Ellen Stofan. “Sappiamo dove cercare. Sappiamo come cercare. Abbiamo la tecnologia, e siamo sulla strada per migliorarla. Ecco perché penso che siamo assolutamente sulla buona strada.“

http://www.meteoweb.eu/2015/04/la-nasa- ... re/426798/


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 Oggetto del messaggio: Re: Il SETI torna in funzione.
MessaggioInviato: 08/04/2015, 19:44 
(Cosa devono cercare, i "marziani"?) [:246]



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