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Grigio
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Il Il "Vespa Cosmico" del Forum

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 Oggetto del messaggio: SDSS J102915+172927 stella di 13 miliardi di anni!
MessaggioInviato: 01/09/2011, 12:47 
Cita:
INAF ha scritto :
LA SCOPERTA SULLA RIVISTA NATURE
La stella che non dovrebbe esserci
Immagine

Per dimensioni e composizioni non dovrebbe esistere. È una stella di 13 miliardi di anni, che si trova nell'alone galattico della nostra Via Lattea, più piccola del sole ma quasi completamente composta di idrogeno e elio. All'inizio si ritiene si potessero formare solo stelle molto massicce dell’ordine dei milioni di masse solari.
SEGUE: http://www.media.inaf.it/2011/08/31/la-stella-che-non-dovrebbe-esserci/


FONTI INTERNAZIONALI UFFICIALI
Cita:
Osservatorio astronomico di Parigi ha scritto :
Communiqué de presse
L’étoile la plus primitive de notre galaxie
se joue des théories astrophysiques

Mercredi 31 août 2011
Une équipe européenne incluant neuf chercheurs de l’Observatoire de Paris et du CNRS a découvert à 4 000 années-lumière de distance, au cœur de la constellation du Lion, l’étoile la plus primitive connue à ce jour. Cette naine SDSS J102915+172927 située dans notre galaxie, la Voie lactée, a été observée à l’aide du Very Large Telescope de l’ESO. Un peu moins massive qu’un soleil et probablement âgée de plus de 13 milliards d’années, elle se distingue par sa très faible teneur en éléments chimiques lourds, synthétisés après le big bang. Des données qui bousculent les modèles théoriques et les scénarios astrophysiques consacrés. Ces résultats sont publiés le 1er septembre 2011 dans la revue Nature.
SEGUE: http://www.grandpublic.obspm.fr/L-etoil ... imitive-de
Cita:
Universität Heidelberg ha scritto :
Ein Stern, den es gar nicht geben dürfte
31. August 2011 – Nr. 279/2011
Astronomen beobachten 13 Milliarden Jahre alten Stern mit ungewöhnlicher chemischer Zusammensetzung
http://www.uni-heidelberg.de/presse/new ... nomie.html
Cita:
European Southern Observatory(ESO) ha scritto :
A star that should not exist
A team of European astronomers has used ESO’s Very Large Telescope (VLT) to track down a star in the Milky Way that many thought was impossible. They discovered that this star is composed almost entirely of hydrogen and helium, with only remarkably small amounts of other chemical elements in it. This intriguing composition places it in the “forbidden zone” of a widely accepted theory of star formation, meaning that it should never have come into existence in the first place. The results will appear in the 1 September 2011 issue of the journal Nature.
SEGUE: http://www.eso.org/public/news/eso1132/


MEDIA
Cita:
MEDIA INAF:
La stella che non dovrebbe esistere
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Per dimensioni e composizioni non dovrebbe esistere. È una stella di 13 miliardi di anni, che si trova nell'alone galattico della nostra Via Lattea, più piccola del sole ma quasi completamente composta di idrogeno e elio. All'inizio si ritiene si potessero formare solo stelle molto massicce dell'ordine dei milioni di masse solari. In questo video, Simone Zaggia (INAF-Osservatorio astronomico di Padova) illustra la scoperta pubblicata su Nature
[/center]


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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 01/09/2011, 12:57 
Astronomia e cosmologiaUno sguardo all'universo primordiale
La stella che non potrebbe esistere
A stupire gli studiosi è soprattutto la peculiare composizione chimica, la stessa che ha caratterizzato, secondo le attuali conoscenze, l’universo appena dopo il Big Bang Nei cataloghi astronomici viene indicata con la sigla SDSS J102915+172927 e si trova nella costellazione Leone: è una stella debole di dimensioni inferiori a quelle del Sole, ma secondo quanto risulta da una nuova campagna osservativa condotta da un gruppo di astronomi europei tra cui un nutrito drappello di italiani, è un oggetto celeste assolutamente di interesse.

Le misurazioni effettuate utilizzando gli spettrografi X-Shooter e UVES del Very Large Telescope (VLT) dell'ESO indicano infatti che la stella possiede la più bassa quantità di elementi chimici di tutte le stelle o galassie finora note (l’abbondanza di metalli è 20.000 volte inferiore a quella del Sole), essendo composta quasi esclusivamente da idrogeno ed elio. E con i suoi 13 miliardi di anni di età è probabilmente la stella più vecchia mai osservata.

A stupire gli studiosi è soprattutto la peculiare composizione chimica, la stessa che ha caratterizzato, secondo le attuali conoscenze, l’universo appena dopo il Big Bang, e che rappresenta una sfida alle teorie di formazione stellare largamente accettate.

“La teoria largamente accettata prevede che le stelle di questo tipo, con piccola massa e quantità estremamente basse di metalli, non dovrebbero esistere perché le nubi di materiale da cui si sono formate non avrebbero mai potuto condensarsi”, ha detto Elisabetta Caffau del Centro per astronomia dell’Università di Heidelberg e dell’Osservatorio di Parigi, prima autrice dell’articolo apparso sulla rivista Nature. “È stato sorprendente scoprire, per la prima volta, una stella in questa zona proibita e questo significa che potrebbe essere necessario rivedere alcuni dei modelli di formazione stellare.”

I primi elementi della tavola periodica – idrogeno, elio e litio – sono stati infatti creati, secondo i modelli cosmologici accettati, nella fase di nucleosintesi primordiale, ovvero entro nei primi 3 minuti del Big Bang. I restanti elementi più pesanti sono invece frutto delle stelle massicce e delle esplosioni di supernova, grazie alle quali sono stati trasferiti al gas interstellare, dal quale successivamente sono nate nuove stelle. In definitiva, tutto porta a ipotizzare che la stella SDSS J102915+172927 sia una delle prime stelle formatesi nell’Universo primordiale.

"Questa scoperta, per certi versi inattesa, apre a nuovi scenari nella formazione delle prime stelle e a interessanti possibilità osservative che permetteranno di conoscere meglio come e dove si siano formati i primi elementi chimici nell'universo”, ha concluso Paolo Molaro dell’INAF-Osservatorio di Trieste, che insieme con Sofia Randich dell’Osservatorio di Arcetri e con Simone Zaggia dell’Osservatorio di Padova ha partecipato alla ricerca. “Un importante risultato che premia chi con ostinazione e coraggio ha saputo spingere la propria ricerca oltre la visione dominante." (fc)
http://lescienze.espresso.repubblica.it ... lo/1349248


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